E c'è che vorrei il cielo elementare
azzurro come i mari degli atlanti
la tersità di un indice che dica
questa è la terra, il blu che vedi è mare.
(Pierluigi Cappello, Un prato in pendio. Tutte le poesie 1992-2017).
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L’amore è quando le mie dita a toccarti diventano la punta delle tue.
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Io dico che
– secondo me –
le parole non vedono
le parole non vedono mai abbastanza
sono due occhi
rimasti dietro un muro
sono il buio di una stanza
e quello che vedono, povere,
a vederlo mi fa quasi pena
non conta
rispetto alle cose che contano
rispetto alle cose che ci hanno detto
che sono vere.
A noi, timbrati in seme.
Pierluigi Cappello
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[...] In nessun luogo ma qui io ti vorrei, cullandoti nel su e giù delle parole, [...]
Pierluigi Cappello
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Sei qui, come una cosa sottratta
in questa calma di non appartenere
[Pierluigi Cappello]
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Le parole non vedono
le parole non vedono mai abbastanza
sono due occhi
rimasti dietro un muro
sono il buio di una stanza
e quello che vedono, povere,
a vederlo mi fa quasi pena
non conta
rispetto alle cose che contano.
Pierluigi Cappello, da Dentro Gerico
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È lì che abitiamo
Piangere non è un sussulto di scapolee adesso che ho piantonon ho parole migliori di questeper dire che ho piantole parole più bellele parole più purenon sono lo zampettio delle sillabesull’inverno frusciante dei foglistanno così come stannoné fuoco né cenerefra l’ultima parola dettae la prima nuova da direè lì che abitiamo.
Pierluigi CappelloPh MLM
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Usei- il suono della pioggia
Esce oggi per La Ruota Edizioni la mia ultima pubblicazione di haiku dal titolo “Usei- il suono della pioggia”. Il libro si divide in due sezioni: Nuvole nel bicchiere e Usei-il suono della pioggia, a loro volta suddivise in quattro sezioni scansionate a seconda del tema stagionale:
Nuvole nel bicchiere Pratoline Papaveri Crisantemi Fiori di neve Usei – Il suono della pioggia Akisame Harusame…
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(...) La tersità di un indice che dica questa è la terra, il blu che vedi è mare
Pierluigi Cappello, Un prato in pendio
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In nessun luogo ma qui io ti vorrei, cullandoti nel su e giù delle parole
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era aprile e pensavo di essere
più piccolo del firmamento,
che non sei tu, non sono io
lo splendore di un sentiero tracciato
dentro il mio nome e il tuo
(Pierluigi Cappello, Un prato in pendio. Tutte le poesie 1992-2017).
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Quando sto con il mio silenzio nel tuo
il mio silenzio splende di giovinezza
e un mondo - che era nascosto - riappare.
Pierluigi Cappello
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“Risveglio” di Pierluigi Cappello – da “Azzurro elementare”, ed. Rizzoli, 2013
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Piove, e se piovesse per sempre
sarebbe questa tua carezza lunga
che si ferma sul petto, le tempie;
eccoci, luccicante sorella,
nel cerchio del tempo buono, nell’ora
indovinata
stiamo noi, due sguardi versati in un corpo,
uno stare senza dimora
che ci fa intangibili, sottili come un sentiero
di matita
da me a te né dopo né dove, amore,
nello scorrere
quando mi dici guardami bene, guarda:
l’albero è capovolto, la radice è nell’aria.
Pierluigi Cappello
#smokingago
🍀
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Con questa lingua nuda e in nessun luogo,
né visto mai in piena luce da alcun occhio,
se non dai miei guardando i tuoi celesti,
io mare chiamerei quel tuo celeste,
castello il lume del tuo tacere straniero
e primavera il solco lungo del tuo petto;
guardandoti, nella bufera di me che cresce,
sarei falchetto se non tacessi guardandoti,
in questa lingua nuda e in nessun luogo.
In nessun luogo, amore, ma soltanto in questo,
l’amore ti direi che è come un cerchio,
il sotto e il sopra, gemma e radice in rima
e nel chiarore sul filo della tua schiena,
grido il chiaro della luna del medesimo chiarore,
bellezza sono le mani strette in una treccia,
le mie, le tue, e attorno il braccio della notte
che si apre in luce, fiutandoti, e in bianco,
in nessun luogo, amore, ma soltanto in questo.
In nessun luogo ma qui io ti vorrei,
cullandoti nel su e giù delle parole,
parole come fragole ti darei,
che la vita attorno è una tempesta,
io e te mare fermo in mezzo alla tempesta
e mescolando i tuoi con i miei capelli,
più tuo, amore, il volto tuo sarebbe,
più nome il nome tuo, con tutto il resto straniero,
in questa lingua nuda e in nessun luogo.
Pierluigi Cappello, Rondeau, da Dittico, Liboà, 2004
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Dietro i vetri
Compunto, quasi un monaco, d’amorelascio le carte, vado verso doveil sole fra le tende alla finestraè smania, lumine scaleno d’ambrasull’angolo del tavolo, o una sosta;scosto le tende, roveti dai vetrie da me stesso e il mordere dell’ansia;fuori il ciliegio è immerso nel serenoma dentro il sole, fertile nell’ariatrema ogni foglia che non è più fogliae la foglia che era adesso va viae salpa la sua…
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