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#picassiano
oscarangelreysoto · 1 year
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"Picassian Days" Wake up, brush your teeth, shower and shave, eat bread with olives, receive friends, turn on the lamp, read the newspapers, paint. Acrylic paint and pencil on book covers. 21 x 14 cm. "Días picassianos" Despertarse, cepillarse los dientes, ducharse y afeitarse, comer pan con aceitunas, recibir a los amigos, encender la lámpara, leer los periódicos, pintar. Pintura acrílica y lápiz sobre portada de libro. 21 x 14 cm. #acrylicpaint#oscarrey#oscarangelreysoto#oscaratelier#oreystudio#picassian#fineart#figurative#collage#pencil#contemporaryart#artistoninstagram#contemporary#picassiano#body#painting (hier: Berlin, Germany) https://www.instagram.com/p/CqiFDAkIDOq/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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moradadabeleza · 1 year
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Luis Tentor
Picassiano.
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holybatusibatman · 7 months
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Ep. 44-45: The Clock King's Crazy Crimes / The Clock King Gets Crowned
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Villano: Rey Reloj
Clock King/Rey Reloj da el salto de la viñeta a la pantalla por primera vez, pero no es el único: El mismísimo creador de Batman, Bill Finger (jódete, Bob Kane) co-escribe este episodio. Pero no nos hagamos muchas ilusiones, ya aviso que el episodio es de lo más regular.
No es que crea que Rey Reloj sea un villano con poco juego, y de hecho Walter Slezak lo hace muy bien, pero es que aporta muy poco carisma a estas alturas. El gimmick de los relojes se agota pronto, cliffhanger incluído, y me atrevería a decir que hasta la treta de falso artista que se saca de la manga para su gran asalto, Progress Pigment, igual habría resultado más interesante. ¡No me digáis que no es impresionante ese artilugio tan picassiano!
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Por la razón que sea, no volveremos a ver a Rey Reloj en la serie. Tampoco volveremos a ver a Finger a los guiones, que me da más pena todavía por todo lo que tuvo que pelear el buen hombre por su creación. Con todo, ojo, no es que se trate de un mal episodio, con un aspecto visual de lo más interesante. Al cacharro antes mencionado, añadir un combate final dentro del mecanismo de un reloj bastante gracioso. Y un cameo ventanil del mismísimo Sammy Davis Jr.
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Puntuación: 3/5
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HNO. OSCAR GALO
El Artista Pop Art Picassiano mas famoso
e importante del mundo.
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victorphestudio · 2 years
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[21 Aniversario - @colormalegro ] 2012,... Fue el año del 75 aniversario de la obra de Guernica de #Picasso. 2012 el año que conocí al poeta @josemiguelmolerocid con el que desde entonces y gracias a este proyecto, nos mantenemos como compañeros en multitud de viajes" creativos,... Ahora en el 85 aniversario lo recordamos juntos. En esta muestra presento el grafismo que creé para cubrir la publicidad del evento, creando un logo al estilo picassiano como seña identificativa, y un montaje tipográfico relacionado con el hecho histórico del Guernica y su aniversario. Se realizan para merchandaising, camisetas y cartelería. Malegro / VPH © 2001-2022 #21aniversario #identidad #identidadcorporativa #naming #branding #logotipo #imagencorporativa #victorperez #victorperezestudio #victorperezart #desavio #concierto #75aniversario #andalucia #sevilla #málaga #losbermejales #marca #simbolo #design #logo #staff #camisetas #tshirts #buscandocolores #evento #picasso #guernica75 https://www.instagram.com/p/CidsdSXodQR/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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pietroalviti · 2 years
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Ceccano, la guerra al Festival Francesco Alviti, con la nuova Guernica dei ragazzi del Liceo
Ceccano, la guerra al Festival Francesco Alviti, con la nuova Guernica dei ragazzi del Liceo
Le sconvolgenti figure della Guernica di Picasso, la vita travolta suo malgrado dalla violenza di una guerra totale, mai sperimentata prima se non al fronte, arricchite dai colori delle nazioni contendenti per esprimere la speranza di poter superare la tragedia rappresentata dalle gigure bianche e nere del capolavoro picassiano. L’opera, che accompagnerà tutto il Festival Francesco Alviti per…
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lamilanomagazine · 3 months
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Milano: MUDEC, apre al pubblico la mostra "Picasso la metamorfosi della figura"
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Milano: MUDEC, apre al pubblico la mostra "Picasso la metamorfosi della figura". Picasso non considerava come 'primitiva' l'arte che lo ispirava, non vedeva un 'prima' e un 'dopo' nell'arte. "Non c'è né passato né futuro nell'arte – sottolineava –. Se un'opera d'arte non può vivere sempre nel presente, non ha significato". Pablo Picasso infatti seppe, più di ogni artista della sua generazione, comprenderle e reinventarle. Con questa mostra il MUDEC Museo delle Culture di Milano propone al pubblico di leggere la ricchissima produzione di Picasso – dalle opere giovanili fino alle più tarde – alla luce del suo grande interesse per le fonti artistiche 'primigenie', per l''arte primitiva', e racconta questa costante rielaborazione intellettuale e l'eredità artistica della sua visione attraverso un progetto espositivo appositamente pensato per essere ospitato nel Museo che racconta le culture del mondo e la loro reciproca e costante influenza. Col ritorno al "primitivismo", intorno al 1925, l'artista trae gli strumenti del linguaggio plastico da esempi africani, ma anche da esempi neolitici e proto-iberici (della Spagna preromana), prende spunto dall'arte oceanica, dall'antica arte egizia e da quella della Grecia classica (vasi a figure nere). Picasso inventa trasposizioni, rimodella figure dai volumi sproporzionati, in una costante metamorfosi delle figure che spesso hanno una forte connotazione erotica, e che governeranno l'evoluzione della sua pittura e della sua scultura, soprattutto nei momenti di crisi personale o sociale. Nasce da questo concept la mostra "Picasso. La metamorfosi della figura", prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e promossa dal Comune di Milano-Cultura, con il patrocinio dell'Ambasciata di Spagna in Italia e il sostegno di Fondazione Deloitte, Institutional Partner della mostra. L'esposizione, curata da Malén Gual, conservatrice onoraria del Museo Picasso di Barcellona, insieme a Ricardo Ostalé, apre al pubblico dal 22 febbraio e porta al MUDEC di Milano oltre quaranta opere del maestro spagnolo, tra dipinti, sculture, insieme a 26 disegni e bozzetti di studi preparatori, del preziosissimo Quaderno n. 7 concesso dalla Fondazione Pablo Ruiz Picasso - Museo Casa Natal di Malaga. Fondamentale per questa mostra, infatti, è l'accompagnamento in questo percorso assolutamente peculiare e inedito di tutti i principali musei spagnoli che possiedono le più importanti collezioni di Picasso in quella che fu sempre la sua patria, la Spagna: in primis la Casa Natal di Malaga, ma anche il Museo Picasso di Barcellona e il Museo Reina Sofia di Madrid, oltre a numerosi collezionisti privati. Insieme all'apporto dell'Administration Picasso - presieduta dalla figlia Paloma Ruiz-Picasso - e degli eredi, che hanno creduto nel progetto espositivo confermando importanti prestiti, la mostra "Picasso. La metamorfosi della figura" chiude dunque idealmente un lungo 2023 di celebrazioni del 50° anniversario della morte del pittore con una mostra che è fortemente e volutamente 'spagnola' nell'identità del progetto, ma 'universale' nel cuore della visione artistica che di Picasso propone al pubblico. Il progetto sarà anche l'occasione per rivedere ospitata al MUDEC, dopo anni, la "Femme nue" appartenente alle collezioni civiche milanesi, meraviglioso dipinto che fu fondamentale preludio al capolavoro picassiano "Les Demoiselles d'Avignon", in dialogo con magnifici dipinti di maschere. In un gioco di specchi e rimandi che dal più remoto passato guarda al contemporaneo, la selezione della produzione del Maestro spagnolo presentata in mostra è in dialogo con un corpus di fonti antiche e reperti archeologici ed etnografici, grazie anche alle ricche collezioni del MUDEC e alla collaborazione delle conservatrici del Museo al progetto. La mostra, dunque, guarda al primitivo per spiegare come l'opera di Picasso abbia affondato le sue radici nel passato, ma guarda anche al presente per fornire una chiave di lettura della evoluzione della pittura contemporanea e delle nuove generazioni di artisti africani che si sono trovati a confrontarsi con il genio spagnolo, e ne hanno assorbito/rifiutato – sicuramente rielaborato - il suo linguaggio e la sua visione. La mostra racconta il processo creativo di Picasso anche attraverso le videoinstallazioni a cura di Storyville raccolte sotto il titolo A Visual Compendium, che accompagnano il visitatore lungo il percorso della mostra. Info su www.mudec.it... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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pacogonzalez72 · 5 years
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Autorretrato picassiano
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Sebastián Hidalgo Sola y las peripecias de un Picasso
Sebastián Hidalgo Sola y las peripecias de un Picasso
El reconocido experto en arte, nos adentra en la historia de la obra  más importante del llamado “período azul” picassiano, que el artista pintó en Barcelona en sus años de penurias económicas. En el verano de 1903, Picasso pintó La familia Soler, un lienzo sin precedentes en su obra y trabajo atípico en la pictografía del artista. Es un tríptico que el artista realizó en Barcelona para la…
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oscarangelreysoto · 1 year
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"Picassian Days" Wake up, brush your teeth, shower and shave, eat bread with olives, receive friends, turn on the lamp, read the newspapers, paint. Acrylic paint and pencil on book covers. 21 x 14 cm. "Días picassianos" Despertarse, cepillarse los dientes, ducharse y afeitarse, comer pan con aceitunas, recibir a los amigos, encender la lámpara, leer los periódicos, pintar. Pintura acrílica y lápiz sobre portada de libro. 21 x 14 cm. #acrylicpaint#oscarrey#oscarangelreysoto#oscaratelier#oreystudio#picassian#fineart#figurative#collage#pencil#contemporaryart#artistoninstagram#contemporary#picassiano#body#painting (hier: Berlin, Germany) https://www.instagram.com/p/CqiE5mloFaY/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Hno Oscar Galo Artista Picassiano ( Toro Pop Art Picassiano
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Barrio ‘Picassiano’ 🕊
📍M Á L A G A 
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Damaris Hurtado Pérez: Pablo Picasso: Biografía, obras y exposiciones
Pablo Picasso es, sin lugar a dudas, uno de los artistas plásticos más famosos del mundo. Su obra trasciende todo tipo de fronteras y de clasificaciones; tan vasta y diversificada como única, supuso un antes y un después en la producción artística a nivel mundial. Polémico, controvertido, con un talento sin límites y una insaciable necesidad de crear, su frase más conocida refleja fielmente su personalidad: “cuando llegue la inspiración, que me encuentre trabajando”.
 El artista más influyente de la Historia contemporánea
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 “La línea del destino. Pablo Picasso en Vallauris”, 1952. Fotografía de Robert Doisneau.En bcn.cat/museupicasso/es
 Pablo Picasso es, sin lugar a dudas, uno de los artistas plásticos más famosos del mundo. Su obra trasciende todo tipo de fronteras y de clasificaciones; tan vasta y diversificada como única, supuso un antes y un después en la producción artística a nivel mundial. Polémico, controvertido, con un talento sin límites y una insaciable necesidad de crear, su frase más conocida refleja fielmente su personalidad: “cuando llegue la inspiración, que me encuentre trabajando”. El arte de Picasso es multiforme y cambiante; el artista se nutrió del pasado y del presente para crear sus obras, anticipando lo que vendría años e incluso décadas después. Porque el arte contemporáneo jamás sería lo que hoy es sin la influencia de Pablo Picasso: un artista que pasó por su época como un tren sin frenos, arrollando las fronteras del arte del siglo XX y abriendo nuevos e insospechados caminos creativos.
 El despertar del talento: los primeros años 
Pablo Ruiz Picasso nace en Málaga en 1881. Según Pierre Cabanne, uno de sus biógrafos, fue un niño independiente y con carácter. Cuando tan solo cuenta con dos años de edad, se traslada con su familia a la casa de su abuela materna, donde también residen dos de las tías del niño. Durante su infancia, la presencia femenina fue una constante; en muchas ocasiones, Picasso fue el centro de atención. En su libro “Mi vida con Picasso” Françoise Gilot, una de sus parejas, citaba estas palabras del artista: “Cuando yo era niño, mi madre me decía: ‘Si llegas a ser soldado, serás general. Si cuando seas mayor eres monje, llegarás a ser Papa’. Pero en lugar de todo eso fui pintor y terminé siendo Picasso”. Su padre, José Ruiz y Blasco, era pintor y trabajaba como ayudante de dibujo en la Escuela de Bellas Artes de Málaga. También era Conservador del Museo Municipal. Su influencia fue determinante para encauzar la carrera del niño hacia el arte; de hecho, fue el primer profesor que tuvo el futuro artista durante su infancia y su juventud.
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  “Ciencia y caridad", 1987. Museo Picasso de Barcelona. En wikiart.org
 Pablo Picasso demostró desde el principio su talento para el dibujo y la pintura. Hoy se conserva una obra suya pintada a los seis años, El pequeño picador amarillo, en donde ya se vislumbra su dominio de los volúmenes y el color, así como la originalidad de su punto de vista y su planteamiento de las escenas. Durante la adolescencia empieza a pintar obras realistas de magnífica factura como La primera comunión, donde aparece su hermana Lola, o Ciencia y Caridad (1897), un impresionante interior que parece prefigurar su siguiente etapa, el Periodo Azul. En los años siguientes Picasso se matriculará en la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando de Madrid. Sin embargo, sus biógrafos coinciden en señalar que el artista acudía rara vez a las clases; en su lugar, pasaba la mayor parte del tiempo en el Museo del Prado analizando la obra de maestros como Zurbarán, Velázquez, Goya o El Greco.
 París, suicidio y precariedad. La Etapa Azul
En 1900, la pintura de Pablo Picasso ya ha experimentado una evolución sorprendente que le hace destacar por encima de la mayoría de sus coetáneos. Sin embargo, el reconocimiento de su talento y de su arte todavía estaría por llegar. Los inicios del siglo XX son años de precariedad para el artista, que por entonces vive en Barcelona y frecuenta el café Els quatre cats. El establecimiento reunía por entonces a los intelectuales y artistas más vanguardistas de la ciudad; es precisamente en este local donde organiza la primera exposición de sus obras. El año siguiente viaja a París y queda deslumbrado por el Museo del Louvre y el Museo de Luxemburgo, así como por la obra de Tolouse-Lautrec o Degas, entre otros. Ese mismo año tiene lugar su primera exposición en la capital francesa; en los tres siguientes crea las obras pertenecientes a la Etapa Azul.
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 "La habitación azul”, 1901. Colección Phillips. En Wikipedia
 El imaginario picassiano de este periodo se decanta por figuras estilizadas y delgadas, con una clara influencia de artistas como El Greco. Los tonos son fríos, especialmente azules y verdes en distintas gradaciones. Se puede percibir la influencia de pintores como Gaugin en los duros recortes y perfiles de las zonas de color, así como la temática social que también se refleja en las pinturas de Manet o Tolouse-Lautrec. En 1901 se suicida Carlos Casagemas, artista de talento e íntimo amigo de Picasso (de quien se había distanciado tras una discusión). Aunque el pintor no estaba presente en el momento del suicidio, le afecta profundamente. Como él mismo comentaría más adelante: “empecé a pintar en azul cuando me enteré de la muerte de mi amigo”. Fueron años difíciles para Picasso, cuya sensibilidad hacia los más débiles y sus propias dificultades para vender su obra hacen que se encuentre inmerso en una época oscura, sombreada por la depresión, que queda reflejada en sus trabajos.
 La Etapa Rosa: primeros pasos hacia la abstracción
En el año 1904, el siempre cambiante arte de Pablo Picasso experimenta una transformación progresiva que lleva a sus pinturas a adquirir nuevas tonalidades. De los tonos fríos y sombríos de su periodo anterior, las imágenes pasan a adquirir matices rosados, rojizos y anaranjados, cálidos y mucho más “confortables”. Es la Etapa Rosa de la pintura de Picasso, que abarca los años entre 1904 y 1906 (coincidiendo con su relación con Fernande Olivier, considerada una de las personas que más influyó en la evolución de su pintura). Los años de depresión parecen haber quedado atrás: el imaginario del artista se puebla de familias y troupes de artistas circenses, así como de personajes sacados de la Comedia del Arte italiana. Estas referencias llegan para quedarse: Picasso volverá a esta temática de forma recurrente a lo largo de su vida.  
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  "Familia de saltimbanquis”, 1905. National Gallery of Art, Washington DC. En Wikipedia
 Aunque las obras de la Etapa Rosa parecen abandonar el espíritu sombrío de los años anteriores, los personajes siguen mostrando actitudes melancólicas e introspectivas. Sin embargo, este periodo supone una importantísima evolución en el arte de Picasso: las imágenes ya no se centran en el tema reflejado, sino que el tema empieza a ser un mero vehículo para el desarrollo de la pintura en sí. El estilo único del artista empieza a cobrar vida propia; formas y volúmenes de color empiezan a fluir, en pos de una esencia mucho más abstracta. Si bien el realismo sigue muy presente en esta etapa (sobre todo en rostros y detalles), las zonas de color casi planas, la línea negra que subraya los volúmenes y los fondos difuminados de las obras avanzan muchas de las claves del arte abstracto y el cubismo que vendrían décadas después.
 El arte africano y el Cubismo Analítico/Sintético
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 “Les demoiselles d’Avignon”, 1907. Museum of Modern Art, NY. En Wikipedia.
 El arte africano, y muy especialmente las máscaras talladas y decoradas procedentes del continente, ejercieron una enorme influencia sobre muchos artistas de vanguardia de la primera mitad del siglo XX. Las expediciones que se realizaban a distintos puntos del planeta, y muy especialmente a las regiones más apartadas de África, propiciaron el interés de la sociedad occidental por el arte y la cultura de las regiones más remotas. Pablo Picasso descubre estas máscaras en casa de su amigo Henri Matisse, y muy especialmente en una exposición organizada en el Palais de Trocadero de París. El interés que despiertan en él es equivalente al que entonces generaban en otros países y movimientos, como el Dadá en Zúrich y Berlín o el expresionismo alemán de Die Brücke (El puente). Entre los años 1907 y 1909 Picasso crea una serie de obras influenciadas por los rasgos duros y marcados de estas máscaras. Es la época de Les demoiselles d’Avginon (1907), una de las pinturas más importantes de la trayectoria del artista y uno de los puntos de inflexión clave de su transición hacia el cubismo.
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 "Les oiseaux morts", 1912. Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía. En Wikipedia
 En realidad, esta etapa está fuertemente unida a la del cubismo analítico. Son muchos los expertos que las consideran un solo periodo, aunque también hay numerosos investigadores que establecen una separación a partir del año 1909. De hecho, en 1907 Pablo Picasso y su amigo y colega Georges Braque empiezan a trabajar para asentar las bases del cubismo, del que serían generadores y máximos exponentes junto con artistas como Juan Gris. En esta etapa sus obras se visten de colores neutros, grises y tierras. Por primera vez, ambos empiezan a incorporan a sus lienzzos una técnica fundamental: el collage, muchas veces pictórico (periódicos, trozos de madera y otros materiales, pintados en imitación a los auténticos).  
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  “Arlequin”, 1917. Museum of Modern Art, NY. En moma.org
 Los años transcurridos entre 1912 y 1919 implican una constante evolución en las obras cubistas de Pablo Picasso. Lejos de asentarse en un estilo y un movimiento que le garantizaba éxito y reconocimiento, el artista sigue investigando y alterando las imágenes de sus lienzos. Las obras continúan incluyendo la técnica del collage y empiezan a reflejar la figura humana: el tema del arlequín vuelve a aparecer, mientras que las sucesivas parejas del artista posan para modelos en distintas obras (Mujer con guitarra, 1911). En esa época son muchos los artistas que dejan su trabajo para luchar en el frente, durante la I Guerra Mundial. Él, por el contrario, permanece en su estudio y no abandona su producción.
  Del Neoclasicismo al Guernica
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 "Un assis s’essuyant le pied", 1921. Berggruen Museum. En Wikipedia
 La obra de Picasso es viva, cambiante y siempre evolutiva. Sin encasillarse jamás en un estilo (una actitud abrazada por muchos de sus colegas), nunca dudó en recabar inspiración de todos los movimientos, escuelas y tendencias que le rodeaban o le precedían. Tras acercase a la abstracción a través del cubismo, finalizada la I Guerra Mundial Picasso empieza a crear obras de inspiración claramente neoclásica. Son imágenes figurativas donde la presencia humana es poderosa, con volúmenes marcados y potentes juegos de luces y sombras. Aunque estas obras parecen significar un paso atrás en la evolución de su arte, no es así; la influencia surrealista provoca un nuevo acercamiento al primitivismo por parte de Picasso, que realiza piezas tan trasgresoras como Les trois danseuses (Las tres bailarinas, 1925). 
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  "Guernica", 1937. Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía. En Museoreinasofia.es
  En 1927 Picasso conoce y se enamora de la adolescente Marie-Therese Walter, quien será la modelo de una de sus series de grabados más conocida: la Suite Vollard, finalizada en 1937. La colección está formada por un centenar de piezas de inspiración neoclásica en las que aparece por primera vez una de las figuras más icónicas del artista, el Minotauro. A continuación, Picasso regresa a la inspiración primitiva, cubista (e incluso expresionista) para pintar la que es probablemente la más famosa de sus obras: Guernica (1937), una poderosa denuncia de los horrores de la guerra inspirada en el ataque a la localidad vasca por parte de bombarderos alemanes e italianos, durante la Guerra Civil española.
 Las tres últimas décadas: de 1940 a 1973
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  "Cabeza de toro", 1942. Museo Picasso de Málaga. En museopicassomalaga.org
 Durante la II Guerra Mundial, Pablo Picasso permanece en un París ocupado por la Alemania nazi. Su producción sigue siendo constante, y a la pintura, la escultura y el grabado se le suman la poesía y la dramaturgia (escribió dos obras teatrales). Tras la liberación de la capital francesa en 1944 el artista se centra en la escultura: una disciplina en la que comienza trabajando la alianza entre objetos, en la línea del concepto ready made iniciado por Marcel Duchamp. Esta investigación da como fruto obras como Cabeza de Toro (1952), y más adelante, La Cabra (1950). El original de yeso de esta escultura esconde distintos objetos de desecho recuperados de un vertedero: las ubres del animal son jarrones de terracota; el vientre, una cesta de mimbre; el lomo, la hoja de una palmera… Posteriormente el artista encargaría su fundición en bronce, en la cual los objetos quedan perfectamente integrados.
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  "La cabra", 1950. Museum of Modern Art, NY. En slobidka.com
 Al tiempo que trabaja en su producción escultórica, Picasso no abandona la pintura. Su admiración por el trabajo de Velázquez, uno de los artistas que más estudió durante sus visitas de juventud al Museo del Prado, da lugar a la serie Las Meninas (1957): un total de cincuenta y ocho lienzos que analizan, recrean y diversifican el original. La suite incluye también nueve obras que reflejan un palomar y un retrato de Jacqueline Roque (con quien se casó en 1961), realizado posteriormente. La idea del artista no era copiar o remedar a Velázquez, sino investigar las posibilidades de la obra original vista por otros ojos. Acerca de esta serie, Picasso declaró: “Si alguien se pusiese a copiar Las Meninas, totalmente con buena fe, al llegar a cierto punto y si el que las copiara fuera yo, diría: ¿Y si pusiera esta un poquito más a la derecha o a la izquierda? Yo probaría de hacerlo a mi manera, olvidándome de Velázquez”. 
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   Las Meninas (serie) 1957). Museo Picasso de Barcelona. En Wikipedia
 Durante los últimos años de su vida, Picasso se inspira en su esposa Jacqueline Roque para realizar más de setenta retratos. La producción del artista en su última etapa mezcla y combina todos los estilos desarrollados a lo largo de su vida. Es una producción compulsiva que se traduce en un constante flujo de creatividad, y que en algunos casos llega a avanzar algunas de las tendencias que llegarían tras su muerte en 1973. A día de hoy, la influencia de su trayectoria artística se refleja en todos los órdenes y las disciplinas del arte actual: desde la pintura a la escultura hasta la arquitectura, la instalación y la creación multimedia.
 Exposiciones
 Picasso (2008)
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 Esta exposición, organizada por el Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía de Madrid en colaboración con el Museo Picasso de París, reunió más de cuatrocientas piezas realizadas por Pablo Picasso. La muestra fue entonces una oportunidad única para admirar un cuerpo de obra de un tamaño realmente espectacular, formada en su mayor parte por los “picassos de Picasso”, es decir, las piezas de las que el artista nunca quiso desprenderse. Con el Guernica como protagonista y centro de atención, la exposición se concibió en cuatro secciones estructuradas de forma cronológica que abarcan la obra de Picasso desde sus 14 años hasta el año 1972, previo a su fallecimiento.
 Esculturas de Picasso (2015)
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 En el año 2015, el Museo de Arte Moderno de Nueva York (MoMA) organizó la exposición Picasso Sculpture alrededor de esta faceta creativa del artista malagueño. Picasso realizó cientos de obras tridimensionales en técnicas que iban desde el object trouvé hasta la cerámica. La muestra reunió más de un centenar de piezas realizadas durante toda la vida del artista, haciendo especial hincapié en la utilización de los materiales y el desarrollo de sus procesos.
 Retratos de Picasso (2016)
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 El retrato y el autorretrato fueron géneros pictóricos que Pablo Picasso exploró en numerosas ocasiones. Desde los primeros intentos realizados en su adolescencia, con el protagonismo de su madre y de otros miembros de su familia (incluido él mismo) hasta sus famosos retratos de Jacqueline, pintados en los últimos años de su vida, la evolución de los mismos refleja claramente la propia de la pintura de Picasso. La National Gallery de Londres reunió un importante número de obras de este tipo, realizada con distintas técnicas: dibujo, pintura, escultura y grabado.
 Piedad y terror en Picasso. El camino a Guernica (2017)
  {youtube}kbVc6vL2EME|900|506{/youtube}
 El Guernica es una de las obras pictóricas más famosas del mundo. En 2017, el Museo Centro de Arte Reina Sofía (a cuya colección pertenece) organizó una exposición sobre la gestación, el desarrollo y la influencia de esta pieza articulada en torno a ella. Durante la década anterior a su realización, Pablo Picasso desarrolló un cuerpo de obra impregnado de una visión desolada y extraña sobre la humanidad. El sufrimiento de seres humanos y animales presente en el impactante escenario del cuadro se refleja en los bocetos y en otras de las pinturas del artista, que formaron parte de la muestra.
 Picasso y el museo (2018)
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 A pesar de que el título de esta exposición hablaba sobre la relación de Picasso y las instituciones museísticas, la muestra no se realizó en un museo sino en el Círculo de Bellas Artes de Madrid; concretamente, en las salas Picasso y Goya. La selección de obras permitió a los visitantes descubrir la influencia de los grandes maestros de los mejores museos del mundo (con especial atención al Museo del Prado, un lugar de referencia para el artista malagueño y la influencia más importante durante su juventud).
 Calder-Picasso (2018)
 {youtube}6Erj83jRhY0|900|506{/youtube}
 El diálogo entre obras de artistas es siempre enriquecedor y ayuda a descubrir matices imposibles de detectar en solitario. Para generar esta interacción, el Museo Picasso de Málaga organizó una exposición a finales del 2019 y principios del 2020 con obras de Alexander Calder y Pablo Picasso. Los nietos de ambos artistas, Alexander S. C. Rower (Presidente de Calder Foundation) y Bernard Ruiz-Picasso (Copresidente de FABA), participaron en la puesta en marcha de la muestra.
   Libros
 "Picasso: una biografía. 1881-1906". John Richardson, 1995
El gran interés de esta biografía de Pablo Picasso, publicada en 1995, no solo está en la calidad de la escritura de Richardson. La relación de amistad que mantuvo con el artista tiene mucho que ver con el acceso que su viuda, Jacqueline, le dio a sus papeles privados y sus documentos. El libro es la primera parte de una completa biografía de cuatro volúmenes e incluye más de setecientas fotografías, muchas de ellas no publicadas hasta esa fecha.
 "Fama y soledad de Picasso". John Berger, 2013
John Berger es uno de los escritores más importantes e influyentes de las últimas décadas del siglo XX y la primera del XXI. Según el autor, ““toda la pintura trata del diálogo entre la presencia y la ausencia. El arte de Picasso, en su sentido más profundo, se sitúa en la frontera entre las dos, en el umbral de la existencia, de lo recién comenzado, de lo inacabado”. Se trata de una biografía crítica, lejos de la complacencia, que examina la figura de Pablo Picasso como artista, pero también como la polémica persona que fue. Un texto imprescindible para profundizar en la vida y la obra del creador.
 “Picasso”. Colección Taschen 25, 20073
La editorial Taschen, todo un referente en libros de arte y de artistas, es la responsible de esta magnífica edición perteneciente a su colección Taschen 25. Calificado por The Times como “la introducción definitiva al alcance y la influencia de la obra de Picasso”, el contenido está estructurado en diecisiete capítulos que incluyen cerca de mil quinientas imágenes a color, así como numerosas fotografías en blanco y negro. La edición consta de dos volúmenes, magníficamente editados.
  - Pablo Picasso: Biografía, obras y exposiciones -                                    - Alejandra de Argos -
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lafotoestaenlacalle · 4 years
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Ángel con tenaza y retención de líquidos en los pies con niño Picassiano #lafotoestaenlacalle (en Quebradas, Alajuela, Costa Rica) https://www.instagram.com/p/B9PlRMoHZuX7kVGsUghfbApHe0Z947xJLmUyQs0/?igshid=1kt2dp6jyquku
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mariotirone · 5 years
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"Eva", 120x60, picassiano, Mario Tirone in arte Italo Ramonti, mygalleryofart #albisolasuperiore #viacolombo84 (Liguria, Italia)
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giancarlonicoli · 5 years
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Gianfranco Vissani non Giancarlo
6 APR 2019 15:01"SONO COME RODOLFO VALENTINO. LE DONNE TORNANO TUTTE DA ME, PERCHÉ PENSO SEMPRE PRIMA AL LORO PIACERE E POI AL MIO - FARE LO STESSO SESSO TUTTE LE SERE, MI FA DIVENTARE UN LEONE IN GABBIA. ORA STO BENE DA SOLO. LA VITA CONIUGALE DOPO TANTI ANNI DIVENTA UN PROBLEMA. TI ALZI LA NOTTE, TI SCAPPA UNA SCOREGGINA. LEI ALL'INIZIO TACE, POI..." "IL CIBO AFRODISIACO? NON ESISTE. È IL GESTO CHE È AFRODISIACO. UN CERTO MODO DI MANGIARE LE OSTRICHE, SE NON VOMITI DOPO. IL PEPERONCINO? NO, QUELLO BRUCIA E BASTA” POI PUNGE BASTIANICH, CRACCO, BARBIERI:''GLI VOGLIO BENE, NON MI IMPORTA CHE SIA GAY''
Giancarlo Dotto per Diva e Donna
“Scusami il deshabillé…”. Gianfranco Vissani appare ballonzolando in tutto il suo anarchico splendore, canotta della salute, pantaloni scuri e immancabili scarpe rosse di pelle con le sue iniziali. “Ho perso 25 kg…” fa lui trionfante, mezzo bifolco e mezzo cardinale, saltando ogni convenevole. “…Scusami mezz’ora, mi aspetta il mio pasto, lombatina ai ferri e broccoli”, sospira con gli occhioni liquidi. Non fai in tempo a immaginarlo il già smisurato omone con venticinque chili in più addosso che lui è già sparito negli anfratti della tana che ha ereditato dal padre quasi mezzo fa, una baracca o poco più che lui ha trasformato in un luogo di culto oltre che in un ristorante pluristellato Michelin. Duemila metri quadri da visita guidata e sballo sensoriale garantito.
“Casa Vissani”, così si chiama per significare che il palato esulterà nella giusta atmosfera, magari davanti a un camino acceso, sul lago di Corbara in Umbria. A occhio e croce, l’Orco di Baschi è sempre la stesso di quando non era nessuno e ammazzava in giardino le mosche con le mani, le stesse mani semianalfabete con cui cucina da Dio. Primo e inimitabile caso di una lunga serie di chef teledivi, epigoni nemmeno paragonabili all’originale. Genio barbarico alla Caravaggio, di molti appetiti, tutti smodati, che siano i fornelli, la parola o le donne. Le donne, soprattutto. Se lui è l’altare sconsacrato, il figlio Luca, una goccia d’acqua, è il suo contraltare. Impeccabile, cerimonioso, giacca e cravatta, baciamano alle signore. “Signor Vissani”, lo chiama così il padre in pubblico, anche quando si mette fracassone a importunare clienti e personale. Luca è la terza generazione dei Vissani, il manager che traduce gli estri sulfurei del padre in un brand esportabile nel mondo.
Secondo atto, a tavola, tra un risotto mantecato picassiano, tanti sapori diversi racchiusi in piccoli cubi da miscelare con il riso, anatra pechinese, costolette d’agnello e cannoli di crema pasticcera. Via la canotta, ora il gigante sta dentro un maglione blu. Il camino è acceso. Vista sul lago, piatti e vassoi stracolmi, frutta secca, cioccolata, distillati, sigari, rose rosse. La carezza di Frank Sinatra dai diffusori. Divani bianchi, moquette beige, tovaglie di lino bianca. Su ogni tavolo un animale diverso di cristallo, oggetti costosissimi, anche 15 mila euro, il dragone rosso, il cavallo opaco, il leone nero, l’orso, la tigre. Quadri, libri, ovunque. Lui al cellulare. “…Pensavo che ti mancassi…”, fa marpione a una delle tante. “L’importante è che stai bene…”, chiude. “È una stronza. Una mia ex….Ti rendi conto? Ho mangiato ‘sta lombatina di vitella e i broccoli senza olio e senza sale. Abolito il sale. È categorico. Né pane, né pasta, né dolci”. Si siede al mio tavolo e giura che non toccherà cibo. Dopo cinque minuti è già lì che reclama a modo suo: “Me la voi porta’ ‘sta mela!...”. Falstaffiano anche negli approcci boccacceschi alle ragazze, così espliciti da risultare innocenti. “Si vede da come cammini che stanotte non hai fatto sesso…”. Non risparmia nessuno, nemmeno il maitre o la sorella Paola, la fuoriclasse dei dolci. Si lasciano tutti stressare dall’Orco, nessuno protesta, tutti gli vogliono bene.
Ti fai sempre riconoscere. Dopo aver detto che le cinquantenni cadono a pezzi, hai scatenato un casino sostenendo che le donne non possono fare le chef.
“Troppo pesante per loro. Portare le casseruole, stare in piedi dieci ore fino a notte fonda. Mi spieghi perché le donne si mettono in pasticceria? Te lo dico io, è meno faticoso. Dico una cosa brutta, loro hanno le ovaie, sono diverse da noi”.
Tua madre era un fenomeno.
“Mamma Eleonora era un treno. Una guerriera. Cucinava a tutto spiano. Non guardava in faccia nessuno”.
Ti legava al tavolo da piccolo, ammesso che tu sia mai stato piccolo.
“Mi legava a questo tavolo di marmo. Ero molto discolo a scuola, fumavo in classe. Avevo l’argento vivo. Mi punivano con le bacchettate, mi mettevano in ginocchio sui ceci. Niente da fare”.
Che facevi di così tremendo?
“Menavo di brutto, specie quando c’era una donna di mezzo. Ero un capobanda. Un ribelle. Un leader nato”.
Sei il tipico maschio paleolitico, il tuo mondo ruota intorno alle gonnelle.
“Sembra che io sia donnaiolo, ma anche loro non scherzano. Ti fanno credere che sei tu, ma in realtà sono sempre loro”.
Come corteggia Gianfranco Vissani?
“Sono come Rodolfo Valentino. Il mio primo appuntamento sono sempre sessanta rose rosse. Corteggiare una donna è poesia. Non è l’atto che m’interessa. Poi, è lei che mi deve chiedere di fare l’amore”.
Te lo chiedono ancora?
“Sempre. Sono brutto secondo te? Guardami, ho gli occhi verdi. Piaccio più ora di quando ero giovane. Sto da solo adesso. È il mio anno sabbatico. Ma le donne tornano tutte da me, perché con me si divertono. Io penso sempre prima al loro piacere e poi al mio”.
La tua donna congeniale?
“La donna di casa. Affettuosa. Capace di essere moglie e madre. Però, noi uomini siamo un po’ porcelloni e dobbiamo stare attenti, se no prima o poi le perdiamo”.
Hai un matrimonio alle spalle.
“Sono stato stupido. Non ero pronto per andare all’altare. Mi sono sentito mancare il respiro quel giorno. Mi sono accasciato sulla macchina fuori della chiesa. E’ durato pochissimo, tre anni. Oggi la mia ex e unica moglie, Giovanna, lavora qui con noi. “Ho la mia guardiana”, mi dice Luca, mio figlio, l’unico, 42 anni”.
La vita coniugale non fa per te.
“Una donna che viene e mi dice dobbiamo fare sesso tutte le sere, le stesse sere, lo stesso sesso, io mi sento male, mi chiudo e divento un leone in gabbia. Devo uscire. Respirare aria fresca”.
Esiste o no il cibo afrodisiaco?
“Non esiste. È il gesto che è afrodisiaco, tu che ti lecchi le dita quando mangi con le mani. Un certo modo di mangiare le ostriche, se ti piacciono e non vomiti dopo. Il peperoncino? No, quello brucia e basta”.
“Casa Vissani” è il tuo tempio pagano.
“L’ho ereditato da mio padre nel 73, dopo aver fatto tanta gavetta in giro per il mondo. Sono stato il primo in Italia a mettere la cucina a vista. Eccolo arrivare…”.
Chi?
“Mio figlio Luca. E’ lui che mi ha fatto diventare un brand. Si è inventato tante cose, l’accoglienza, le sale a temi, la classica, la jazz, la rock. Piatti sempre della tradizione, ma rivalutati con creatività”.
(chiedo a Luca)  L’esuberanza di tuo padre ti crea imbarazzo?
“Quando esagera cerco di arginarlo. Lui, a livello comunicativo, sa dove toccare i tasti. E’ un talento della provocazione. Come quando dice che i vegani sono una setta e bisognerebbe ingaggiare un killer per farli fuori”.
Vissani, hai due nipoti. Che razza di nonno sei?
“Non mi devono chiamare nonno. Guai a loro se lo fanno”.
Si moltiplicano le trasmissioni di cucina.
“Non se ne può più. Sono la rovina della ristorazione. Prendi “Masterchef”, fanno sempre vedere solo il piatto finito, quello che conta è invece il procedimento. Infatti, perde ascolti”.
Rivali mediatici. Alessandro Borghese.
“Lascia perdere. Che gli vogliamo dire? Niente. Ha trovato il filone, ma lui non ha esperienza di ristorazione. Non ha niente alle spalle. Ma non lo critico, facesse quello che gli pare”.
Carlo Cracco.
“È molto bravo tecnicamente. Ma non fa più niente, ormai. E’ la pubblicità che lo fa campare, ma vale per tutti. Con la sola ristorazione non ce la fai”.
Davide Oldani.
“Lavora molto sul dolce. Il caramellato”.
Il più telegenico?
“Cannavacciuolo. Sta dappertutto”.
Ti piace?
“Preferisco Massimo Bottura. Bruno Barbieri anche è molto bravo. Gli voglio molto bene. Lo vado a trovare spesso nel suo ristorante di Bologna. Ci siamo presi subito lui e io e non m’importa che sia gay”.  
Nemici?
“Non ne ho perché sono troppo bravo nel cuore. Mi vedono sbraitare, attaccare, ma la gente sa che dico sempre la verità”.  
Joe Bastianich non è uno chef.
“È un cantautore, mi sembra…”.
Eri il cuoco di D’Alema. Oggi?
“Ho votato Salvini. Ma deve mantenere quello che ha detto, se no salta pure lui. Ma il mio amico in politica era Gianni De Michelis, un mito, uomo di rara intelligenza e grande gaudente. Ci vedevamo spesso a Roma”.
Ne “La grande abbuffata”, film geniale di Marco Ferreri, quattro uomini si suicidano mangiando fino a scoppiare. Dovessi tu suicidarti col cibo?
“Un piatto enorme di bucatini all’amatriciana. Una marea di polpette, il pollo. Coso bevo? Un rosso Caprai 25 anni”.  
Dormi bene da solo?
“Da solo sto bene. Poi, sai, anche per necessità. Dopo tanti anni diventa un problema, ti alzi la notte, vai in bagno, ti scappa magari una scoreggina. All’inizio lei non te lo dice, poi, però, ti dice tutto insieme”.
Due stelle Michelin da una vita. La  terza proprio non te la vogliono dare.
“Si vede che non ce la meritiamo”.
Sei religioso?
“Vado a messa a Pasqua, Natale e Capodanno. Posso fare un appello a Papa Francesco?”.
Fallo.
“Non guardiamo solo alle banche in Vaticano. Guardiamo alle tante persone che si spostano verso altre religioni. Ora diventano tutti buddisti, che non ti fanno mangiare la vacca o musulmani che non mangiano il maiale”.
Convinci un vegano a tornare carnivoro.
“Volete rovinare la nostra civiltà? Le nostre tradizioni? Quando vai con la macchina quanti moscerini ammazzi? Apri la bocca e li ingoi. È ciccia anche quella. Ora sono usciti i fruttariani. Mangiano solo la mela marcia a terra. Mi dici dove cazzo finiremo di questo passo?”
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