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#parodistici
adrianomaini · 9 months
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Truffe e camuffamenti per sopravvivere: il trasformismo di Totò
Uomini o caporaliIn Siamo uomini o caporali (1955), rinchiuso in una clinica psichiatrica con l’accusa di aver cercato di uccidere un capo comparse di Cinecittà, Totò Esposito (Totò) espone allo psichiatra la propria idea secondo la quale l’umanità sarebbe divisa in una maggioranza di uomini, destinati a subire, e in una minoranza di caporali, che vessano i primi:«L’umanità io l’ho divisa in due…
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bagnabraghe · 9 months
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Truffe e camuffamenti per sopravvivere: il trasformismo di Totò
Uomini o caporaliIn Siamo uomini o caporali (1955), rinchiuso in una clinica psichiatrica con l’accusa di aver cercato di uccidere un capo comparse di Cinecittà, Totò Esposito (Totò) espone allo psichiatra la propria idea secondo la quale l’umanità sarebbe divisa in una maggioranza di uomini, destinati a subire, e in una minoranza di caporali, che vessano i primi:«L’umanità io l’ho divisa in due…
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abatelunare · 2 years
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Lavori testuali
Lavorare su un testo altrui richiede un minimo sindacale di rispetto. Le eventuali modifiche devono essere necessarie o inevitabili. Nel senso che se il testo va bene così com’è, è del tutto inutile andarci accanto. Cambiarlo per partito preso o per il puro gusto di farlo è una cazzata di quelle disumane. Gli interventi da effettuarsi devono essere coerenti con il contesto e con il modo di scrivere dell’autore. Se, per dire, io descrivo una bettola, non farò parlare l’oste in punta di forchetta, a meno di non avere intenti parodistici. Devono anche proporsi di migliorare il testo su cui si sta lavorando. Altrimenti, tanto vale. Lo so che sono concetti ovvi. Ma mi è capitato di verificare che non lo sono abbastanza.
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carmenvicinanza · 1 month
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Valerie Solanas
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«Per bene che ci vada, la vita in questa società è una noia sconfinata. E poiché non esiste aspetto di questa società che abbia la minima rilevanza per le donne, alle femmine dotate di spirito civico, responsabili e avventurose non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione completa e distruggere il sesso maschile».
Incipit di SCUM Manifesto di Valerie Solanas, controversa scrittrice protagonista della controcultura statunitense degli anni Sessanta. 
È stata una donna e un’artista scomoda, che ha prodotto uno dei testi più iconoclasti, incendiari e parodistici del femminismo.
Con un’operazione inedita e potente, escludendo qualsiasi atteggiamento vittimistico, ha usato l’umorismo e la satira per denunciare gli sbilanciati rapporti di potere basati sul sesso.
Marginalità e scrittura sono state dimensioni inscindibili nella sua vita costellata di violenza fisica ed economica, discriminazione, dinieghi e reclusioni.
Nata il 9 aprile 1936 a Ventnor City, nel New Jersey, per tutta l’infanzia era stata abusata sessualmente dal padre. Dopo il divorzio dei genitori, sua madre si era risposata e poiché anche il patrigno non era propriamente una brava persona, l’aveva spedita in collegio. A quindici anni aveva già partorito una bambina che venne cresciuta come una sorella. Successivamente era rimasta incinta di un uomo sposato e molto più grande di lei, che le aveva imposto di dare in adozione il bambino a una coppia che, in cambio, aveva finanziato i suoi studi universitari.
Nonostante i traumi della sua giovane esistenza, nel 1958, si era laureata in psicologia nel Maryland e iniziato a frequentare un master di psicologia evolutiva all’università del Minnesota, ma dopo un anno aveva abbandonato, denunciandone il sistema di selezione fortemente sessista.
Vivendo di espedienti, aveva cominciato a vagabondare per il paese. Arrivata a New York, si era fatta conoscere negli ambienti underground come scrittrice e femminista radicale, dichiaratamente lesbica e per questo boicottata dagli uomini che, anche nella controcultura, detenevano il potere.
Nel 1966 ha scritto il racconto autobiografico Come conquistare la classe agiata. Prontuario per fanciulle, in cui la protagonista vive di accattonaggio e taccheggio, per contribuire alla “causa socialista”, mettendo alla berlina il variegato mondo di maschi che incontra.
Nel 1967 ha redatto la prima edizione dello SCUM Manifesto, frutto di due anni di lavoro, che attacca in maniera feroce il patriarcato e la figura maschile. Vendeva le copie per strada, a 25 centesimi alle donne e a un dollaro agli uomini. SCUM letteralmente significa feccia e si riferiva a coloro che, come lei, vivevano di accattonaggio e prostituzione, sperimentando il peggio della vita. Queste donne, considerate il rifiuto della umanità, dovevano essere artefici della rivoluzione per cambiare il mondo, eliminando i maschi, responsabili della costruzione di un modello economico e sociale che porta verso la distruzione.
In quegli anni orbitava, anche se mai accettata davvero, intorno alla Factory di Andy Warhol. All’artista aveva consegnato l’unica copia del suo dramma Up Your Ass che lui aveva promesso di far pubblicare per poi cambiare idea ritenendolo troppo scurrile, rifiutandosi di restituirgliela. Successivamente le aveva offerto il ruolo di comparsa in I, A Man e utilizzato sue frasi senza mai citarla in una serie di film da lui prodotti (in particolare Women in Revolt) nonostante lei gli avesse chiesto più volte di non farlo.
Il 3 giugno 1968, nauseata da quel mondo e da come veniva trattata, ha compiuto il gesto che, più del suo lavoro, l’ha consegnata alla storia, ha sparato a Andy Warhol, riducendolo in punto di morte. 
Al processo si era difesa da sola sostenendo che Warhol esercitava un eccessivo controllo su di lei con l’intento di rubarle il lavoro. Giudicata colpevole, era stata condannava a tre anni. Gli esami psichiatrici diagnosticarono che il suo gesto era stata una reazione schizofrenica di tipo paranoico con un’accentuata depressione. Venne, così, rinchiusa nell’ospedale psichiatrico femminile di Matteawan, noto per gli abusi perpetrati sulle prigioniere; trasferita nella divisione psichiatrica di Bellevue, era stata sottoposta a isterectomia.
Della risonanza mediatica della sparatoria ne aveva approfittato l’editore Maurice Girodias, dell’Olympia Press (con cui Valerie Solanas aveva già firmato un contratto per la pubblicazione di un romanzo) che, nell’agosto del 1968, aveva pubblicato il Manifesto trasformando SCUM nell’acronimo S.C.U.M., ovvero Manifesto per l’Eliminazione Fisica dei Maschi, manipolando il testo senza il consenso dell’autrice.
Negli anni successivi è entrata e uscita da varie istituzioni psichiatriche, continuando a combattere strenuamente per l’integrità e il controllo delle sue opere e il riconoscimento dei diritti d’autrice, per i quali non ha mai percepito compensi.
Tra un ricovero e un altro, ha vissuto a Washington in una comune per sole donne, poi a New York, è stata trovata senza vita e in avanzato stato di decomposizione, il 25 aprile 1988, nel Bristol Hotel di San Francisco. I suoi effetti personali, compresi gli scritti, sono stati bruciati con lei, per volere di sua madre.
Dileggiata in vita, si è teso a cancellarne il ricordo da morta, solo dopo molti decenni dalla sua dipartita, si è cominciato a rileggere la sua opera con uno sguardo diverso.
Il suo femminismo violento e radicale ha attribuito al potere maschile ogni cosa negativa sulla terra. Per prima ha attaccato Freud sull’invidia del pene, ribaltandone il punto di vista.
Ha auspicato l’eliminazione degli uomini per rimettere in senso la società e ridisegnare le città, convinta di poter risolvere i più grandi problemi esistenziali.
Nell’atto unico Up Your Ass, messo in scena per la prima volta solo dopo trentacinque anni, l’ironia è la cifra dominante di una commedia esilarante che non risparmia niente e nessuno.
Nonostante siano passati più di cinquant’anni, i testi di Valerie Solanas sono ancora perturbanti, e colpiscono, oltre che per l’assenza di qualsiasi forma di vittimismo, per la lucidità e la lungimiranza di questa donna controversa, a cui va riconosciuto il merito di mettersi in gioco fino in fondo, in una spietata coerenza tra idee e vita che ha pagato a caro prezzo.
La sua figura è talmente potente e la sua opera così divisiva che è stata a lungo cancellata in quanto facilmente strumentalizzabile come stereotipo della lesbica pazza e della femminista che odia gli uomini.
Il suo nome, ancora oggi, segna il limite di rispettabilità e ragionevolezza che il femminismo deve osservare per essere tollerato, la lettura delle sue opere è ancora un atto eversivo.
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micro961 · 3 months
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Luca Amoroso - “Gli Stessi Giorni”
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Il cantautore presenta il singolo che lancerà un album di proporzioni bibliche di prossima uscita per rivoluzionare la scena musicale
“Gli Stessi Giorni” è l’eclettico e rivoluzionario singolo del poliedrico cantautore Luca Amoroso, sui principali stores digitali, distribuito da The Orchard del gruppo Sony Music e dal 26 gennaio nelle radio italiane in promozione non solo nazionale ma anche oltreoceano. Il singolo si appresta ad essere un classico del panorama musicale e discografico slegandosi da ogni moda attuale e generando un flusso di attenzione a sé stante. Rock, progressive, melodie indie pop, voce decisa, malinconica ed estremamente intensa, un grido esistenziale che annuncia un attesissimo album dalle proporzioni bibliche di prossima uscita. E le premesse ci sono tutte: abbattere le barriere del mainstream spalancando le porte per tutte quelle anime sensibili e vulnerabili, una folla oceanica desiderosa di verità e musica rigettando finzioni e apparenze. Il cambiamento è iniziato!
“La canzone Gli Stessi Giorni fa parte di un grande album che va interpretato come una bibbia, o almeno una bibbia personale. La canzone si trova all’inizio, dove il protagonista vive tutti gli stessi giorni tormentato da domande esistenziali e dubbi sulla propria figura, su questo mondo e la sua interazione con le persone. Stanco di questo meccanismo si appella ad un Dio, che possiamo intendere chiunque si voglia. Dio inteso anche come un filo di vento che accarezza una foglia. Ed inizia il suo percorso molto duro di cambiamento, attraverso diverse e lunghe tappe.” Luca Amoroso
Ascolta il brano https://open.spotify.com/intl-it/track/6f8SPiaj12SVToxYUjYBPK?si=826197b0173f445f
Storia dell’artista
Enfant Prodige, Luca Amoroso, dopo essere nato a Roma nel 18/08/1997, inizia a 3 anni ad improvvisare suonando i tasti di una piccola tastiera a Pavia, luogo dove si trasferì con la sua famiglia. A 6 anni compone scherzosamente le sue prime melodie a voce accompagnate da testi parodistici e simpatici che cantava alla mamma.  A 8 anni il primo vero approccio con uno strumento impara infatti a suonare la chitarra, grazie a suo padre, che gli insegna i primi accordi principali. Inizia a scrivere le sue prime canzoni intorno a quell’età. Dotato di orecchio assoluto, e con un piccolo quadernino dove erano scritti tutti gli accordi esistenti, impara presto tutti gli accordi fondamentali. A 9 anni la prima esibizione live, suonando la chitarra e cantando. Nel frattempo, Luca registra le sue composizioni su un registratore a cassetta, regalatogli dalla mamma. A 10 anni, deducendo gli accordi dalle note della chitarra, impara a suonare la tastiera, affascinato soprattutto dall’Arpsicorde, predecessore del Pianoforte. A 11 impara la batteria assieme al grande batterista italiano Ezio Zaccagnini. Nel frattempo, continua i live assieme a suo padre e successivamente con diverse band nel fervido ambiente musicale dei Castelli Romani dell’epoca sia come batterista e cantante, sia come chitarrista e cantante. Continuano i live e a 15 anni impara a suonare il basso. Contemporaneamente si dedica alla composizione di poesie, sia in italiano che in greco antico. A 22 anni inizia la composizione del suo primo album da professionista, molto atteso, intenso e altrettanto complesso, che scorre con un filo conduttore alle spalle, il cui processo di creazione e registrazione lo impegnerà per due anni: il titolo dell’opera è “Mondo Perdona”. Dopo il successo dei due singoli “Il Mio Dio Non C’è” e “Millefiori”, l’album esce il 19 novembre del 2022, seguito poi dal terzo estratto “Azimo” che ha riscosso un forte successo tra pubblico e critica. Attualmente Luca Amoroso è impegnato nella lavorazione di un album di proporzioni bibliche che presto vedrà la luce.
Instagram: https://instagram.com/misunne?utm_medium=copy_link Facebook: https://www.facebook.com/luca.amoroso.581 YouTube: https://youtube.com/channel/UC-saFmNg7sS6OPu_MYEFAEw
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spettriedemoni · 3 years
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Obbligo o verità?
Come è nata la tua passione per la fumettistica? Quale il personaggio in assoluto nel quale ti rivedi e di quale vorresti avere i suoi poteri.
Obbligo se non rispondi:
• Disegna e posta il tuo personaggio più amato.
Ps: MI raccomando o Obbligo o Verità
Sarei tentato di fare obbligo, ma sono un po' impossibilitato a disegnare per cui rispondo.
La mia passione per il fumetto è nata da piccolissimo come lettore iniziando da Topolino. Pian piano si è evoluta nei fumetti supereroistici con Batman, Superman e Flash su tutti.
Come disegnatore invece è nata forse alle medie quando con il mio amico Fabrizio facevamo fumetti umoristici e parodistici per prendere in giro alcuni nostri compagni di classe.
Il personaggio più amato è sicuramente Batman i cui unici superpoteri sono la sua bravura in tutte le tecniche di lotta, nel suo fisico e nei suoi soldi. Se avessi scelto obbligo avrei disegnato lui, sicuramente.
Un po' mi rivedo in lui per il suo essere tendenzialmente solitario, tenebroso e piuttosto nottambulo.
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Conosciamo Amedeo Preziosi ed il suo nuovo singolo "Liberty City"
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Online da domenica 12 luglio, è già virale il video di “Liberty City”, il nuovo singolo di Amedeo Preziosi per Sony Music: il racconto per immagini che, nonostante tutto, ci aspetta un’estate bellissima. Liberty City Il nuovo brano "Liberty City" è un vero e proprio “inno della riscoperta della bellezza del nostro paese”, riconosciuta da tutti eppure spesso dimenticata proprio da noi che per primi dovremmo mostrare all’Italia l’amore e il rispetto che merita, questo brano è qualcosa a cui Amedeo Preziosi tiene molto: “Liberty City è nata in piena quarantena, quando ho visto persone più preoccupate dal fatto di non riuscire a passare un’estate all’estero che per il futuro del proprio paese, quando noi dovremmo essere gli ultimi a lamentarci sapendo in che paese stupendo viviamo. Non abbiamo nulla da invidiare a nessuno, abbiamo la fortuna di vivere in Italia, il paese più bello al mondo, e Liberty City vuole ricordarlo a tutti!”Amedeo Preziosi https://www.youtube.com/watch?v=jJEMlOGNlJ0 Liberty City Insomma, godiamoci questa estate anomala e facciamola diventare l’occasione per (ri)scoprirci innamorati dell’Italia. La scheda dell'artista Amedeo PreziosiMilanese, classe 1996, appassionato di tecnologia e videomaking, Amedeo Preziosi pubblica giovanissimo il suo primo video su Youtube. Grazie ai suoi video parodistici che strappano sempre una risata, in soli due anni è diventato uno degli youtuber più amati ed importanti d’Italia. Read the full article
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urielfanelli · 5 years
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RT @KeinPfusch: @andrea_gasperin "tale che" E' uno dei modi piu' parodistici di scimmiottare l'enunciazione dei teoremi matematici, caro Alfio.
RT @KeinPfusch: @andrea_gasperin “tale che” E’ uno dei modi piu’ parodistici di scimmiottare l’enunciazione dei teoremi matematici, caro Alfio.
@KeinPfusch ha twittato: @andrea_gasperin “tale che” E’ uno dei modi piu’ parodistici di scimmiottare l’enunciazione dei teoremi matematici, caro Alfio.
"tale che" E' uno dei modi piu' parodistici di scimmiottare l'enunciazione dei teoremi matematici, caro Alfio.
— Das Böse Büro. (@KeinPfusch) May 20, 2019
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– Tu credi che gli adulti sappiano quello che fanno? E’ tutta una finta, gli adulti inventano di volta in volta, proprio come fai tu. Ricordatelo e sarai felice.” [Matinee, 1993]
Joe Dante, è stato (ed è) uno dei massimi interpreti di quel particolare genere cinematografico che è la commedia fantastica/fantascientifica che ha vissuto negli anni ottanta un’epoca particolarmente feconda.
Regista che più degli altri, forse anche più di Spielberg, ha saputo restituire la nostalgia dell’infanzia e di un cinema ormai quasi scomparso, riportandolo in una dimensione e in un’epoca quasi magica, dove il sense of wonder degli spettatori era stimolato più dalla loro stessa fantasia che da quello che effettivamente si vedeva sullo schermo. Un’epoca dove il livello di sospensione dell’incredulità era su una soglia molto più bassa di quella di oggi e bastava veramente poco per volare con la fantasia. Dante fu uno dei primi a usare, anche prima di Tarantino, il gusto della citazione non con intenti parodistici, ma come omaggio ai film della propria infanzia, quelli di serie B, proiettati in doppi spettacoli, che tanto influenzeranno la propria formazione, permettendogli di sfornare opere apparentemente realizzate per un pubblico di ragazzini, ma apprezzati soprattutto dagli adulti
  Iniziata la carriera con un paio di film horror (Piranha, 1978 e L’Ululato, 1981), è notato da Steven Spielberg che produce le successive opere del regista: Gremlins (1984), il suo film di maggior successo di pubblico, il sequel Gremlins 2 (1990), più scatenato e anarchico del primo, e Salto nel Buio (1987), che riprende il tema del film Viaggio Allucinante (1966), la miniaturizzazione umana con un viaggio all’interno di un corpo umano, in modo scanzonato e divertente, con ottimi effetti speciali.
Altri film del genere realizzati dal regista sono i corali Ai Confini della Realtà (1983) e Donne Amazzoni sulla Luna (1987), e poi Explorers (1985) e Small Soldiers (1998).
Non una pellicola di fantascienza, ma dedicata ai B-movie degli anni cinquanta e sessanta, soprattutto a quelli realizzati dal vulcanico William Castle, uno dei suoi film più interessanti: la commedia nostalgica Matinèe (1993), dove Dante restituisce al pubblico tutta l’atmosfera dei mitizzati anni della sua infanzia.
La seconda guerra civile americana (1997) è invece una scatenata satira sulla politica america dove lo stato dell’Idaho minaccia la secessione dall’Unione, rischiando di scatenare una seconda guerra civile americana.
  Ecco la sua filmografia completa:
The Movie Orgy (1968)
Hollywood Boulevard (1976), co-regia con Allan Arkush
Piranha (1978)
L’ululato (The Howling, 1981)
Quelli della pallottola spuntata (1985, 2 episodi: Un campione onesto e Una copertura da ridere)
Ai confini della realtà (Twilight Zone: The Movie, 1983) – un episodio
Gremlins (1984)
Explorers (1985)
Ai confini della realtà (The Twilight Zone, 1985, 1 episodio: L’uomo ombra)
Storie incredibili (1985-1986, 2 episodi)
Donne amazzoni sulla Luna (Amazon Women on the Moon, 1987), un episodio
Salto nel buio (Innerspace, 1987)
L’erba del vicino (The ‘Burbs, 1989)
Gremlins 2 – La nuova stirpe (Gremlins 2: The New Batch, 1990)
Gli acchiappamostri (1991-1992, 5 episodi)
Matinee (1993)
Runaway Daughters (1994)
Picture Windows (1995, 1 episodio)
La seconda guerra civile americana (1997), film TV
Small Soldiers (1998)
Night Visions (2001, 2 episodi)
Looney Tunes: Back in Action (2003)
Trapped Ashes (2006), un episodio
Masters of Horror (Candidato maledetto nella prima stagione (2005) e Contro natura nella seconda stagione (2006)
CSI: NY (1 episodio: La casa dei fantasmi nella quarta stagione (2007)
The Greatest Show Ever (2007)
The Hole (2009)
Splatter (2009) , web series
Hawaii Five-0 (2011-2015, episodi 2×07, 3×20, 4×02, 4×07, 5×03, 5×06 e 5×16)
Burying the Ex (2014)
Le streghe dell’East End (2014-2015, episodi 2×06 e 2×11)
Salem (2015, episodio 2×07)
DCs Legends of Tomorrow, (2016, episodio 1×08)
Joe Dante, il ragazzino che fingeva di essere un adulto. - Tu credi che gli adulti sappiano quello che fanno? E' tutta una finta, gli adulti inventano di volta in volta, proprio come fai tu.
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abctheron · 7 years
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Hamster, our King of WFP!
Hamster, our King of WFP!
Nel linguaggio gergale del web, le WFP (acronimo di War Flashbacks Parodies) sono per l’appunto dei filmati parodistici del classico cliché cinematografico hollywoodiano del momento War Flashback, in cui l’eroe di turno si ferma a ricordare un momento drammatico del suo passato militare: nella finzione filmica, il protagonista è ripreso immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre in…
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micro961 · 11 months
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Luca Amoroso - L’album “Mondo Perdona”
L’artista romano con la sua musica varca i confini del cantautorato esplorando nuovi mondi emozionali
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“Mondo Perdona”, il primo album da professionista di Luca Amoroso, rappresenta “l’album dell’assenza”. Da una mancanza di punti di riferimento parte una ricerca che si conclude alla fine dell’album, dando speranza. Nella copertina c’è l’artista, nudo, senza maschere, che si ritira in una cornice rurale disabitata da esseri umani, ma solo da animali. Fuori da questa cornice c’è un mondo provato e malvagio, che ha causato quella ferita che si vede sulla fronte. Allora decide di ritirarsi in questo Locus Amoenus, nel quale è in armonia con sé stesso e conduce una vita serena all’insegna della pace e della tranquillità (simboleggiata dall’ Agnello), curando le sue ferite, fisiche e non. Il titolo dell’album è parte di una poesia che Luca ha scritto, di cui la prima frase è: “Luca, il Mondo, Perdona!”. Quindi “Mondo Perdona” in questa ottica è un’esortazione comune: “Tu, Il Mondo, Perdona”. Un mondo che si cerca di perdonare nonostante le sue angherie, la sua natura spietata, i suoi abitanti a sangue freddo, un mondo che alla fine, a pensarci bene, andrebbe solo compatito. Ma si fa difficoltà. L’album è su tutti i principali Stores digitali.
 Track By Track
https://direzione816.wixsite.com/servicepromo/lucaamorosomondoperdona
 Storia dell’artista
 Enfant Prodige, Luca Amoroso, dopo essere nato a Roma nel 18/08/1997, inizia a 3 anni ad improvvisare suonando i tasti di una piccola tastiera a Pavia, luogo dove si trasferì con la sua famiglia. A 6 anni compone scherzosamente le sue prime melodie a voce accompagnate da testi parodistici e simpatici che cantava alla mamma.  A 8 anni il primo vero approccio con uno strumento impara infatti a suonare la chitarra, grazie a suo padre, che gli insegna i primi accordi principali. Inizia a scrivere le sue prime canzoni intorno a quell’età. Dotato di orecchio assoluto, e con un piccolo quadernino dove erano scritti tutti gli accordi esistenti, impara presto tutti gli accordi fondamentali. A 9 anni la prima esibizione live, suonando la chitarra e cantando. Nel frattempo, Luca registra le sue composizioni su un registratore a cassetta, regalatogli dalla mamma. A 10 anni, deducendo gli accordi dalle note della chitarra, impara a suonare la tastiera, affascinato soprattutto dall’Arpsicorde, predecessore del Pianoforte. A 11 impara la batteria assieme al grande batterista italiano Ezio Zaccagnini. Nel frattempo, continua i live assieme a suo padre e successivamente con diverse band nel fervido ambiente musicale dei Castelli Romani dell’epoca sia come batterista e cantante, sia come chitarrista e cantante. Continuano i live e a 15 anni impara a suonare il basso. Contemporaneamente si dedica alla composizione di poesie, sia in italiano che in greco antico. A 22 anni inizia la composizione del suo primo album da professionista, molto atteso, intenso e altrettanto complesso, che scorre con un filo conduttore alle spalle, il cui processo di creazione e registrazione lo impegnerà per due anni: il titolo dell’opera è “Mondo Perdona”. Dopo il successo dei due singoli “Il Mio Dio Non C’è” e “Millefiori”, l’album esce il 19 novembre del 2022.
 Instagram: https://www.instagram.com/misunne/
Facebook: https://www.facebook.com/luca.amoroso.581
Spotify:
https://open.spotify.com/track/32j3xcAWVdY6zdr53rvCy6?si=f5bb8da4a3d84060&nd=1
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micro961 · 1 year
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Luca Amoroso - Il nuovo singolo “Azimo”
Terzo singolo estratto dall’album Mondo Perdona del cantautore romano
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Esce “Azimo”, terzo singolo estratto dall’album dal titolo “Mondo perdona” dell’eclettico cantautore romano Luca Amoroso. Il brano è sui principali stores digitali e nelle radio italiane in promozione nazionale. Sin da piccoli non possiamo fare a meno di nostra madre o di nostro padre, o delle persone che ci accudiscono. “Azimo” parte da un trauma amoroso tossico, derivato da una famiglia andata a rotoli sempre di più, diventando così ormai inesistente. Dalle ferite di queste esperienze c’è il pericolo che le relazioni con le persone più importanti della nostra vita così come quelle amorose, possano diventare l’unico punto di riferimento intorno a noi, divenendone dipendenti. Questa dipendenza si basa sulla paura dell’abbandono e sulla paura di rimanere soli, senza la fittizia anima gemella. Lavorando su se stessi si riesce a superare questo stato al quale si è così appiccicati, riacquisendo uno stato di pace con sé stessi. “Azimo” inizia con queste premesse e parla di questo.
 Storia dell’artista
 Enfant Prodige, Luca Amoroso, dopo essere nato a Roma nel 18/08/1997, inizia a 3 anni ad improvvisare suonando i tasti di una piccola tastiera a Pavia, luogo dove si trasferì con la sua famiglia. A 6 anni compone scherzosamente le sue prime melodie a voce accompagnate da testi parodistici e simpatici che cantava alla mamma.  A 8 anni il primo vero approccio con uno strumento impara infatti a suonare la chitarra, grazie a suo padre, che gli insegna i primi accordi principali. Inizia a scrivere le sue prime canzoni intorno a quell’età. Dotato di orecchio assoluto, e con un piccolo quadernino dove erano scritti tutti gli accordi esistenti, impara presto tutti gli accordi fondamentali. A 9 anni la prima esibizione live, suonando la chitarra e cantando. Nel frattempo, Luca registra le sue composizioni su un registratore a cassetta, regalatogli dalla mamma. A 10 anni, deducendo gli accordi dalle note della chitarra, impara a suonare la tastiera, affascinato soprattutto dall’Arpsicorde, predecessore del Pianoforte. A 11 impara la batteria assieme al grande batterista italiano Ezio Zaccagnini. Nel frattempo, continua i live assieme a suo padre e successivamente con diverse band nel fervido ambiente musicale dei Castelli Romani dell’epoca sia come batterista e cantante, sia come chitarrista e cantante. Continuano i live e a 15 anni impara a suonare il basso. Contemporaneamente si dedica alla composizione di poesie, sia in italiano che in greco antico. A 22 anni inizia la composizione del suo primo album da professionista, molto atteso, intenso e altrettanto complesso, che scorre con un filo conduttore alle spalle, il cui processo di creazione e registrazione lo impegnerà per due anni: il titolo dell’opera è “Mondo Perdona”. Dopo il successo dei due singoli “Il Mio Dio Non C’è” e “Millefiori”, l’album esce il 19 novembre del 2022.
 Instagram: https://www.instagram.com/misunne/
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pangeanews · 4 years
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Renato Carosone: compie un secolo il gigante della musica. Si è esibito con Marlene Dietrich, ha unito lo swing alla tradizione partenopea, è il simbolo dell’Italia nel mondo
È il 7 settembre 1959 e in tv va in onda “Serata di gala” quando Emma Danieli annuncia all’improvviso, in diretta, che Renato Carosone – all’apice del successo, mentre Tu vo fa l’americano, Torero, Caravan Petrol e O sarracino sgorgano da radio, juke box e voci degli italiani – si ritira dalle scene: quella sarebbe stata la sua ultima apparizione, l’ultima performance. Non è uno sketch del varietà, è tutto vero. Proprio lui, che il 3 gennaio di 5 anni prima (nel suo 39esimo compleanno) era stato il primo musicista ad apparire sul teleschermo, acceso da solo quattro ore nelle case dei cittadini. Gli spettatori non sanno neanche se applaudire quando la presentatrice lo chiama e lui – impacciato e giovane rispetto all’immagine rimasta impressa nelle generazioni successive, con l’imbarazzo di chi non si sente così importante da dovere spiegazioni – preferisce glissare e sedersi al piano, rimandando i saluti a fine puntata. Motiverà soltanto molti anni dopo la scelta, con il semplice fatto di essersi reso conto che la produzione discografica stava evolvendo altrove, verso forme lontane dalle sue. Carosone considerò d’aver occupato la sua nicchia, che era meglio lasciar spazio ad altri. Accadeva in un mondo, quello dello spettacolo, dove ogni anno nuovi cantanti vanno a sommarsi ai precedenti, incapaci – quando non hanno più niente da dire – di uscire dal giro in cui hanno tanto faticato a entrare. Certo Carosone continuerà ineluttabilmente, in virtù di un estro dirompente, a scrivere canzoni e occuparsi di musica, specie classica (Bach, Chopin, Beethoven e naturalmente Gershwin). Si dedicherà alla pittura. Sarà richiamato più volte in Rai a esibirsi in serate celebrative ma lo showbiz, sostanzialmente, si concluse e non riprenderà mai più.
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Forse a vedere questo signore pacato e sorridente, ad ascoltare oggi i suoi brani o i suoi rimpasti di canzone napoletana e traditional jazz, alcune di quelle generazioni successive potrebbero pensare a un artista “convenzionale”, disimpegnato, accondiscendente verso i gusti del grande pubblico. Ma orecchiabilità non significa per forza commercialità. Oltre all’uscita di scena controcorrente c’è, tra i tanti riassunti nei libri a lui dedicati, un altro episodio-spia di una personalità divergente e “alternativa”, proprio alla fine della sua vita: l’ultima volta in sala d’incisione. La firma finale di Carosone sarà, nel 2000, per un suo fan: l’esuberante e istrionico Tonino Carotone. Prima di lasciarci, qualche mese più tardi, il maestro ricompariva nell’album d’esordio di un giovane cantante da festa della taranta, Mondo difficile. Nazionalpopolare il successo, non il prodotto.
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Carosone si è esibito accanto a mostri sacri come Marlene Dietrich e Lionel Hampton (Mambo italiano contiene uno dei migliori assoli nella storia del sax), attraversando quattro continenti: Medioriente, Nord Africa, Sudamerica, fino alla Carnegie Hall e al Madison Square Garden; da cui negli anni Ottanta ripartirà in tour, dal Canada all’Argentina. Un artista internazionale, in grado di vendere dischi ovunque all’estero senza ricantarli, in lingua originale; summa della napoletanità alla stregua di un Totò, e al tempo stesso di un’intera nazione; simbolo dell’Italia molto più globale degli attuali Pausini e Ramazzotti in un’epoca, ricordiamolo, senza internet e social. Gli Usa in particolare lo celebreranno, citandolo in film e musical. A prescindere dalla folta presenza di italoamericani, di cui Carosone rappresenta comunque – come Domenico Modugno – un portavoce dei loro racconti e ricordi, un’icona della terra d’origine. Uno che ce l’aveva fatta dopo una lunghissima gavetta, viaggiando per mare e per terra con orchestrine e compagnie di ballo, ma che conservava ancora lo spirito di chi aveva cominciato a suonare, nel 1938, per divertire i soldati al fronte eritreo e somalo, dove resterà sino alla fine della guerra sposandosi con la donna che gli resterà accanto per sempre.
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Carosone è stato dunque nazionalpopolare non per la serialità dei contenuti riproposti all’ascolto, ma per l’assoluta creatività delle composizioni e il loro speciale connubio con l’ironia dei testi di Nisa, immediati nonostante il simil-dialetto. Come nazionalpopolari – in senso quasi gramsciano – sono stati, cambiando arte, De Filippo e Troisi, per restare nella sua terra; o Camilleri, in tempi recenti. Compositore erudito, di formazione classica, profondo conoscitore dello spartito. Come l’amico del nord, Fred Buscaglione: l’altro personaggio degli anni ’50 ‘dissonante’ rispetto alle mode, che per pura coincidenza lascerà le scene, ma in maniera tragica, appena qualche mese dopo. Anche lui, diplomato al conservatorio, affidò le sue battute ai versi parodistici di un paroliere, divertendosi a giocare col dixie e la bossanova, il tango e la ballad. Così Carosone, a 100 anni dalla nascita, si distingue nella storia della musica moderna per la sua particolarissima riproposizione della lezione dello swing americano e della tradizione partenopea. Un’autentica e pionieristica fusion di generi contaminati dalla sua cultura: le radici che, nonostante il giro del mondo, tenne sempre piantate nel nostro paese.
Giuseppe Gaetano
L'articolo Renato Carosone: compie un secolo il gigante della musica. Si è esibito con Marlene Dietrich, ha unito lo swing alla tradizione partenopea, è il simbolo dell’Italia nel mondo proviene da Pangea.
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