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#Titina De Filippo
perfettamentechic · 5 months
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26 dicembre … ricordiamo …
26 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2019: Sue Lyon, attrice statunitense, conosciuta principalmente per aver interpretato il personaggio di Lolita nell’omonimo film. (n. 1946) 2000: Jason Robards, nome completo Jason Nelson Robards Jr., attore statunitense. Esordì sugli schermi in età matura. (n. 1922) 1998: Hurd Hatfield, William Rukard Hurd Hatfield, è stato un attore cinematografico, teatrale e televisivo statunitense.  (n.…
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adrianomaini · 9 months
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Truffe e camuffamenti per sopravvivere: il trasformismo di Totò
Uomini o caporaliIn Siamo uomini o caporali (1955), rinchiuso in una clinica psichiatrica con l’accusa di aver cercato di uccidere un capo comparse di Cinecittà, Totò Esposito (Totò) espone allo psichiatra la propria idea secondo la quale l’umanità sarebbe divisa in una maggioranza di uomini, destinati a subire, e in una minoranza di caporali, che vessano i primi:«L’umanità io l’ho divisa in due…
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bagnabraghe · 9 months
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Truffe e camuffamenti per sopravvivere: il trasformismo di Totò
Uomini o caporaliIn Siamo uomini o caporali (1955), rinchiuso in una clinica psichiatrica con l’accusa di aver cercato di uccidere un capo comparse di Cinecittà, Totò Esposito (Totò) espone allo psichiatra la propria idea secondo la quale l’umanità sarebbe divisa in una maggioranza di uomini, destinati a subire, e in una minoranza di caporali, che vessano i primi:«L’umanità io l’ho divisa in due…
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lospeakerscorner · 1 year
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Titina De Filippo
Un ciclo di incontri sulle donne che hanno segnato la storia della cittá: Titina De Filippo CITTÁ  METROPOLITANA DI NAPOLI – Intesa Sanpaolo, con sede a Palazzo Zevallos Stigliano in via Toledo, propone alle Gallerie d’Italia nell’ambito della mostra Artemisia Gentileschi a Napoli, un ciclo di cinque incontri, curato da Elisa Novi Chavarria e Giovanni Muto, dedicati ad altrettante donne che, come…
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pinknachowitch · 2 years
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#titinadefilippo #umbertospadaro #antonellalualdi
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ugomaggengo · 2 years
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Padre Pio e Filumena Marturano
Padre Pio e Filumena Marturano
Filumena Marturano era un personaggio reso famoso dalla grande attrice Titina De Filippo che anche lei bussò la porta del convento di San Giovanni Rotondo per parlare con Padre Pio; ecco cosa avvenne (guarda il video).
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #226 - Roberto Murolo, La Grande Canzone Napoletana (3cd), 2012
Il mese di Giugno ho pensato di dedicarlo ad una piccola panoramica sulla musica di una delle città-mondo, la ci canzone è una delle forme musicale più famose, conosciute e apprezzate del mondo. La canzone napoletana ha una storia, come molte delle cose napoletane, che si perde nella Storia millenaria della città, si intreccia con gli incontri di Napoli da sempre crocevia di genti, culture e pensieri, con la capacità determinante di reinterpretare questi stimoli in forme e caratteristiche uniche. Sebbene molto complessa, l’origine primaria della canzone popolare napoletana si può far risalire alla cosiddetta villanella napoletana, una composizione in musica di storie in lingua napoletana, che ebbe molto successo in tutta Europa: nella commistione tra temi popolari e colti (espressione centrale di tutta la produzione culturale napoletana) la più famosa villanella è probabilmente Si Li Femmene Purtassero La Spada. A ciò verso la fine del ‘700 si aggiunsero i ritmi della tarantella e poi idee, personaggi e stili dell’opera buffa, altra invenzione napoletana, fino ad arrivare a fine ‘800 quando Napoli fu una delle capitali delle produzioni musicali. Decine di editori musicali ebbero il merito di recuperare, raccogliere, riproporre talvolta aggiornandoli, centinaia di brani antichi. Le canzoni venivano riproposte dai cosiddetti posteggiatori, ossia dei musici vagabondi che suonavano le canzoni o in luoghi al chiuso o davanti alle stazioni della posta o lungo le vie della città, talvolta spacciando anche le copielle, fogli contenenti testi e spartiti dei brani parzialmente modificati. Se a ciò aggiungiamo il fatto che a cavallo del ‘900 i maggiori poeti, scrittori e intellettuali si cimentarono nella scrittura di canzoni popolari, le quali vennero “diffuse” anche la massiccia emigrazione meridionale, si può comprendere la dimensione del successo, massiccio nei primi 50 anni del ‘900, della canzone napoletana nel mondo. Uno dei più grandi esponenti della canzone classica napoletana è stato Roberto Murolo. Nato nel 1912, penultimo dei sette figli di Lia Cavalli e del poeta Ernesto Murolo, è imparentato con Eduardo, Peppino e Titina De Filippo dato che suo padre era l’ennesimo figlio illegittimo di Eduardo Scarpetta. Bravissimo nel nuoto e nei tuffi (campione italiano nel 1933), che gli regalava una notevole capacità polmonare, impara a suonare la chitarra. Ma la prima esperienza in musica è con un gruppo a cappella, il Mida Quartet, con cui suona anche in Europa tra il 1938 e il 1946. Inizia la carriera musicale nel 1948, subito con notevole successo, per il suo stile elegante, la sua voce seducente, dolce e melodiosa, accompagnato sempre dalla sola chitarra. Ha anche una carriera cinematografica, e sembra andare tutto bene, fin quando nel 1954 viene arrestato per corruzione di minore: vicenda mai del tutto chiarita, con Murolo che si è sempre dichiarato innocente. Condannato in primo grado a 3 anni e 8 mesi di reclusione, resta in carcere fino al processo d'appello, svoltosi a porte chiuse il 25 marzo 1955, che gli ridurrà la pena a 11 mesi con il beneficio della condizionale, determinandone l'immediata scarcerazione. Murolo uscirà sconvolto e amareggiato, in un primo momento anche pensando addirittura di non cantare mai più. Decide, però, di proseguire la sua carriera, avvedendosi di un pubblico sempre pronto ad applaudirlo. Inizia qui il periodo più fulgido della sua carriera: con la casa discografica Durium inizia un progetto mastodontico ma fondamentale di antologia dei brani della canzone napoletana, che si sviluppa in due serie di dischi, Vecchia Napoli - Raccolta di canzoni popolari napoletani anteriori al 1900 in sei volumi e la storica Napoletana. Antologia cronologica della canzone partenopea in 12 volumi che parte dal 1200 e arriva agli anni ‘60 del ‘900. Pubblicherà anche delle monografie sui grandi autori della canzone napoletana, Salvatore Di Giacomo, Ernesto Murolo, Libero Bovio ed E. A. Mario, ma ad inizio anni ‘70 decide di interrompere la produzione discografica continuando solo ad esibirsi dal vivo. Già dagli ‘60 è considerato uno dei cantori più sublimi della canzone napoletana. Nella sua sterminata discografia, ho scelto questa antologia molto recente, La Grande Canzone Napoletana (edizione 3cd, ne esiste anche una a due cd con copertina diversa) del 2012 che in tre cd per complessive 36 canzoni racchiude il meglio delle sue esibizioni, caratterizzate dalla sua innata eleganza, dal dolce accompagnamento di chitarra (la sua preferita era una preziosa chitarra del 1838 della liuteria Guadagnini di Torino) con uno stile anche piuttosto lontano dall’idea della canzone napoletana, molto espansiva nelle esibizioni. Si inizia con una delle prima canzoni napoletani, Michelemmà, scritta forse all'epoca delle prime invasioni turche (nel 1600): significa forse "Michela è mia", oppure è un intercalare, tipo: "Michela là, Michela là". Nel testo si parla di "scarola" che potrebbe significare "schiava", ma alcuni propendono per "ragazza riccia" per metafora con la capigliatura simile all’ortaggio. Le scelte racchiudono le canzoni più famose: quelle a tema delle partenza come Santa Lucia, Munastero ‘E Santa Chiara o Era De Maggio, una delle più belle di tutta la storia della canzone napoletana, qui in una delle sue interpretazioni più famose e sentite. Murolo è elegante anche nelle canzoni più allegre, come A Tazza ‘ Cafè, O’ Surdato ‘Nnamurato, o Tammurriata Nera, scritta da E. A. Mario e Eduardo Nicolardi, che vide un certo trambusto nel reparto maternità presso l'ospedale di Napoli Loreto Mare, di cui era dirigente amministrativo. Una giovane aveva dato alla luce infatti un bambino di colore e di fatto non era l'unica in quel periodo ad essere rimasta incinta da militari americani afroamericani di stanza a Napoli (la canzone è scritta nel 1944). Ma forse il meglio lo offre nelle stupende canzoni d’amore napoletane: Reginella, scritta nel 1917 da Libero Bovio e musicata da Gaetano Lama a tempo di valzer: lui vede la sua amata in tiro per via Toledo, circondata da sciantose (che deriva da chanteuse dei cafè-chantant), ricorda di quando stavano insieme, di quando non mangiavano che pane e ciliegie e vivevano di baci, di quando lei cantava e piangeva per lui, di quando il cardellino cantava insieme a lei; ora lui invita il cardellino a scappare dalla gabbia che ha volutamente aperto, a volare via come se n'è volata la sua Reginella, a non continuare a piangere la sua padrona che non c'è più ma a cercarsene un'altra più sincera. O Dicitencello Vuje, di Rodolfo Falvo (musica) ed Enzo Fusco (testo) disperata dichiarazione d'amore di un uomo nei confronti della donna amata, resa in maniera indiretta. L'uomo infatti parla rivolgendosi ad un'amica dell'amata riferendosi alla donna desiderata con l'appellativo cumpagna vosta (vostra amica). L'uomo le chiede di riferirle che per lei ha perso il sonno e la fantasia (aggio perduto 'o suonno e 'a fantasia), che la passione "più forte di una catena" (è na passione, cchiù forte 'e na catena, verso usato in altre canzoni famosissime, tipo Caruso di Lucio Dalla e persino Gianna Nannini in Fotoromanza) lo tormenta e non lo fa più vivere (ca mme turmenta ll'anema... e nun mme fa campá). Soltanto nell'ultima strofa del brano il protagonista confessa di amare in realtà, la sua interlocutrice e quando vede una lacrima sul suo volto le dice che è proprio lei la donna che ama ("levammece sta maschera, dicimme 'a verità", togliamoci questa maschera, diciamo la verità). In scaletta anche altre gemme come Luna Rossa, Te Voglio Bene Assaje, Marechiaro (uno dei cavalli di battaglia di Murolo), ‘E Spingule Frangese (la spilla da balia, che si chiama francese in napoletano perchè si dice spingula 'e nutriccia, francesismo di nourrice ovvero balia, nutrice) e altre. Murolo tra l’altro, visto il successo, stabilisce anche un primo stile di pronuncia delle canzoni, che verrà considerato classico, che suona “differente” anche per i locali per l’uso limitato delle parole tronche (tipiche tra l’altro del dialetto). Negli anni ‘90 riebbe una nuova e meritata fama con il disco, bellissimo, Ottantavoglia Di Cantare (1992) per i duetti Don Raffaè, con Fabrizio De André - che aveva interpretato La Nova Gelosia nel suo album Le Nuvole (1990) dopo averne ascoltato la versione di Murolo - e Cu' Mme, con Mia Martini su testo di Enzo Gragnaniello. Nel disco interpreta anche Cercanno 'Nzuonno, ancora con Gragnaniello, Na Tazzulella 'E Cafè con Renzo Arbore e Basta 'Na Notte con Peppino Di Capri. Nel 1995 viene nominato, dal Presidente Oscar Luigi Scalfaro, grande ufficiale della repubblica per i suoi meriti artistici; a questa onorificenza si aggiunge, il 23 gennaio 2002, la nomina a Cavaliere di gran croce, conferita dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi. Muore a Napoli nel 2003, lasciando un’eredità musicale infinita e inarrivabile per grandezza, filologia e per uno stile, anch’esso napoletano, elegante, simpatico e pacato.
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lesbianandgeek · 8 months
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That time Shakespeare met the neapolitan playwright Eduardo de Filippo
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We all know Shakespeare and the greatness of his plays, which are still relevant today. As we all know Shakespeare’s last play was The Tempest, of which there are numerous versions and adaptations. One of the certainly lesser-known adaptations outside Italy is the Neapolitan version by the Neapolitan playwright and actor Eduardo de Filippo. Eduardo de Filippo and siblings Titina and Peppino were the natural children of Luisa de Filippo and Eduardo Scarpetta, who, however, was married to an aunt of Luisa’s by whom she had other children. The three siblings grew up in the Neapolitan theatrical milieu while also working with their half-brother Vincenzo Scarpetta. Eduardo wrote his first play in 1920 and founded his own company in 1931. During his very long career, Eduardo wrote and brought more than forty comedies to the theater and cinema. In 1983, at the request of the publishing house Einaudi, his rewrite of Shakesspeare’s The Tempest came out. It is Eduardo himself who explains the reason for choosing this work “The tolerance, the benevolence that pervades the whole story. Although he has been treated unworthily by his brother, the king of Naples and Sebastian, Prospero does not seek revenge but rather their repentance. What more timely teaching could an artist have given to the man of today, who in the name of a religion or an ideal kills and commits unheard-of cruelties, in an escalation that who knows where it will take him?”
Eduardo tried to rewrite the Shakespearean text while maintaining fidelity to the original text. The originality of Eduardo’s rewriting of The Tempest lies in the language, in the rendering of language that. in the Neapolitan style, maintains the same sense of expressions and personalities as forged by the English playwright.
The Neapolitan language used by Eduardo almost faithfully brings back not only expressions, and words, but also all the musicality of the original text. While remaining faithful in terms of plot and characters, however, Eduardo’s Tempest presents itself as a new creature, a child yes of its 600s counterpart, but above all it remains the theatrical testament of the Neapolitan playwright in which he leaves all his poetics.
At first, Eduardo uses the Italian translations of Salvatore Quasimodo and Cesare Vico Lodovici, but the differences existing between the two versions lead him to choose the English text as a starting point. The choice is dictated by a desire to approach Shakespeare and The Tempest in an unmediated way. Eduardo decides to render in Neapolitan a version entirely in verse, while the English original often alternates between blank verse and prose. The Neapolitan chosen by Eduardo is not that of his century but that of the seventeenth century, but he contaminates it with linguistic expressions from the seventeenth century reach to the end of the twentieth century, to the point of including Italian vocabulary. Language is the area in which Eduardo’s dramatic invention is tested. If in substance Eduardo’s The Tempest remains faithful to Shakespeare’s masterpiece in theme and setting, the form with which the work is clothed shows a new nature: the use of such a structured dialect as well as the introduction of phrases, allusions, and gestures, drawn from the culture that to that linguistic code they belong to, give the work an otherness that goes far beyond the idiomatic datum, an austere and essential Neapolitaness on the theatrical level. It is not surprising, then, that Ariele leaves Ferdinand in a space described almost as the blue grotto of Capri, that the malignant witch Sicorace is referred to as originating in Benevento, or that Gonzalo thanks San Gennaro for finding himself safe and sound on the island. There are also proverbial expressions, slang, gastronomic references, and allusions to Neapolitan songs in the text, so that the general sense of Shakespeare’s lines is saved in substance, but culturally transcended in verbal expression.
The idea that takes shape is far from Eduardo’s theater, and its cultural tradition, but it manages to enthuse the artist to the point that he decides to play all the characters in The Tempest by himself. The only exception is Miranda, the only female presence. The project is completed with the inclusion of a musical part. The performance of The Tempest is thus the third stage of the process completed by Shakespeare after the translation of the text and its recording. On stage are more than 150 puppets about five feet in height, many more than the characters envisaged in the Shakespearean text. The fusion of the different languages deployed takes into account their specific registers and creates a unique and unrepeatable result, in which the dominant aspect is still Eduardo’s voice and presence.
Source: Dalla scena elisabettiana al teatro di figura: La tempesta di Shakespeare nella traduzione di Eduardo De Filippo di Annamaria Sapienza.
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ruivieira1950 · 1 year
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Eduardo, Peppino & Titina De Filippo
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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I più bei film ambientati a Napoli, viaggio nella storia del cinema
Napoli è una città ricca di storia, cultura e bellezza, che ha ispirato registi e attori di tutto il mondo. Nel corso degli anni, sono stati girati a Napoli numerosi film, alcuni dei quali sono diventati dei classici del cinema italiano e internazionale. I film di Vittorio De Sica Vittorio De Sica è uno dei registi italiani più importanti del XX secolo, e ha contribuito a far conoscere Napoli al mondo intero attraverso i suoi film. I suoi film ambientati a Napoli sono caratterizzati da una forte umanità e da un realismo che ha reso immortali le immagini della città. Ieri, oggi, domani (1963) è un film cult del cinema italiano, che racconta le storie di tre donne napoletane interpretate da Sophia Loren, Marcello Mastroianni e Vittorio De Sica. Il film è ambientato in diversi luoghi della città, tra cui il centro storico, il quartiere Sanità e la spiaggia di Mergellina. Ladri di biciclette (1948) è un altro capolavoro del cinema italiano, che racconta la storia di un padre napoletano che perde la sua bicicletta, indispensabile per il suo lavoro. Il film è ambientato nel centro storico di Napoli, e le sue immagini sono diventate iconiche. L'oro di Napoli (1954) è un film corale che racconta la storia di diversi personaggi napoletani, tra cui un pescivendolo, una prostituta e un giovane innamorato. Il film è ambientato in diversi luoghi della città, tra cui il mercato di Mergellina, il quartiere Sanità e il porto. Questi tre film rappresentano alcuni dei capolavori del cinema italiano, e sono un'immersione nella vita e nella cultura napoletana. I personaggi, le storie e le immagini di questi film sono rimaste impresse nella memoria di milioni di persone in tutto il mondo. I film di Totò Col binomio Napoli - Cinema non può che uscire la parola Totò. Il principe della risata ha girato un numero molto alto di pellicole ambientate nella sua Napoli. Elencarli tutti sarebbe molto difficile, quindi, ecco tre proposte da vedere: Totò, Peppino e la malafemmina (1956) è una commedia napoletana che racconta la storia di Totò (Antonio) e Peppino, da Napoli arrivano a Milano per raggiungere il nipote Gianni per persuaderlo a non abbandonare i suoi studi e convincere la ballerina Marisa a lasciarlo. Fra esilaranti gag ed equivoci, i Caponi scopriranno con sorpresa che la realtà è un'altra... In Miseria e Nobiltà (1954) Totò veste i panni di Felice Sciosciammocca, un uomo divorziato e senza soldi che vive insieme alla famiglia del figlio e lavora di sovente come scrivano al Teatro San Carlo. Il film è incentrato sulla vita delle due famiglie, che condividono la mancanza di cibo e le continue richieste di pagare l’affitto del proprietario di casa. Totò d'Arabia (1965) è una commedia dove Totò, ex-militare italiano al servizio, come domestico, presso l'Intelligence Service britannico viene promosso ad agente segreto con il nome di Agente 00Ø8 (pron. zero, zero, zero barrato, otto) al fine di convincere il regnante di Shamara, lo sceicco Ali El Buzur a cedere il petrolio al Regno Unito Cinema, altri film ambientati a Napoli Oltre ai film di Vittorio De Sica, altri film ambientati a Napoli meritano di essere visti. Ecco alcuni esempi: - Napoli '43 (1960) di Nanni Loy: un film drammatico che racconta la storia di un gruppo di napoletani durante la seconda guerra mondiale. - Il camorrista (1986) di Giuseppe Tornatore: un film drammatico che racconta la storia di un boss della camorra. - Gomorra (2008) di Matteo Garrone: un film drammatico che racconta la storia della camorra a Napoli. - Reality (2012) di Matteo Garrone: un film drammatico che racconta la storia di un uomo che partecipa a un reality show. - Eduardo e Carolina (2012) di Mario Martone: un film biografico che racconta la storia di Eduardo e Titina De Filippo. - Qui rido io (2021) di Mario Martone: un film biografico che racconta la storia di Eduardo Scarpetta. Napoli ed il cinema Questi film offrono un'ampia visione della città di Napoli, raccontando storie diverse che spaziano dal dramma alla commedia, dalla storia al presente. Napoli è una città che ha molto da offrire, e questi film sono un modo per conoscerla meglio. Napoli è una città affascinante e ricca di storia e cultura, che ha ispirato registi e attori di tutto il mondo. I film ambientati a Napoli sono un modo per conoscere meglio la città e la sua gente. Foto di Lajos Móricz da Pixabay Read the full article
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italiadavivere · 2 years
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Personaggi dell’Italia da Vivere: l’indimenticata Titina De Filippo
Personaggi dell’Italia da Vivere: l’indimenticata Titina De Filippo
Anno di nascita 1898, autrice di commedia, attrice, pittrice, donna carismatica ma dall’animo gentile, stessa età di un altro partenopeo d’eccezione nel mondo dell’arte e della recitazione, un certo Antonio De Curtis meglio conosciuto come Totò. Lei è Titina De Filippo, attrice indimenticata, figura finalmente rivalutata, con merito, a distanza di anni dalla morte, nel panorama nazionale della…
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perfettamentechic · 2 years
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26 dicembre … ricordiamo …
26 dicembre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2019: Sue Lyon, attrice statunitense, conosciuta principalmente per aver interpretato il personaggio di Lolita nell’omonimo film. (n. 1946) 2000: Jason Robards, nome completo Jason Nelson Robards Jr., attore statunitense. Esordì sugli schermi in età matura. (n. 1922) 1998: Hurd Hatfield, William Rukard Hurd Hatfield, è stato un attore cinematografico, teatrale e televisivo statunitense.  (n.…
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la fortuna di essere donna (1956)
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gargantua · 7 years
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Estate
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senzalinea-blog · 6 years
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“i De Filippo, il mestiere in scena”, dal 28 Ottobre al 24 Marzo al Castel dell'Ovo
“i De Filippo, il mestiere in scena”, dal 28 Ottobre al 24 Marzo al Castel dell’Ovo
La mostra monumentale, fortemente voluta dalla famiglia De Filippo e promossa dal Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo, è a cura di Carolina Rosi, Tommaso De Filippo e Alessandro Nicosia, Presidente di C.O.R. a cui si deve anche l’organizzazione generale del progetto.
L’esposizione, nata con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si avvale della…
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ilfascinodelvago · 4 years
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[La bellezza di un mondo ormai lontano]
Titina, Eduardo e Peppino de Filippo che circondano Luigi Pirandello
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