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#neorealismo italiano
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Finirà Pina, finirà.
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taisantanna · 6 months
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danataiko · 2 months
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musicaintesta · 2 years
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Ingrid Bergman
Stromboli (Terra di Dio)
di Roberto Rossellini
1950
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byronthesecond · 2 years
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Ladri di biciclette
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Umberto D. stasera è stato quasi catartico
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bagnabraghe · 7 months
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La violenza del mondo secondo Martin Scorsese
Martin Scorsese al Festival internazionale del cinema di Berlino (2008). Fonte: Wikipedia Esponente della New Hollywood, Scorsese è considerato uno dei più importanti registi della storia del cinema. Abbiamo accennato al fatto che egli tende a rappresentare un mondo crudo e violento; lo fa perché quello è il modo in cui è fatto il mondo secondo lui: la realtà in cui viviamo è così. Questo modo…
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adrianomaini · 7 months
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La violenza del mondo secondo Martin Scorsese
Martin Scorsese al Festival internazionale del cinema di Berlino (2008). Fonte: Wikipedia Esponente della New Hollywood, Scorsese è considerato uno dei più importanti registi della storia del cinema. Abbiamo accennato al fatto che egli tende a rappresentare un mondo crudo e violento; lo fa perché quello è il modo in cui è fatto il mondo secondo lui: la realtà in cui viviamo è così. Questo modo…
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39 - I LOVE ITALY - AMARCORD FEDERICO FELLINI
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telefonamitra20anni · 2 months
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Mastrojanni uomo e attore. La "j" non è un caso.
C'è sempre stato confine sottile tra l'uomo e l'attore. Un filo invisibile che ha legato l'arte e la vita. I più conoscono Marcello come l'attore romano, talento e seduttività indolente, distintivo italiano di maschio latino, abile conquistatore e divo in divisa. Nella sua sconfinata carriera di attore, ha giocato a nascondino con l'uomo senza però tralasciare che, in qualche modo, ne fruisse della sua verità, che la svelasse e delineasse un profilo d'umanità. Mastrojanni attore era istintivo, propositivo, proattivo, poliedrico, instancabile, concentrato, adatto, misurato, minuziosamente attento alle indicazioni del regista, talentuosissimo, naturale, accomodante, abbastanza tollerante, quasi sindacale con un occhio ben attento alla spontaneità, ma soprattutto fruitore di verità. Un immagine amicale e familiare, Il baricentro perfetto tra neorealismo, commedia, cinema e teatro d'autore senza sopperirne in bravura. Marcello, suo modo, era la sintesi della sua professione, perché l'uomo non esclude l'attore e viceversa. Il mestiere d'attore lo ha allenato ad essere paziente, stimolato alla fantasia, ad avere una visione d'insieme di psicologie atte alla costruzione del personaggio ed alla sua più opportuna ricerca. Alla base di tutto questo, però c'era l'uomo, caratterista di se stesso, che alimentava il vissuto, ricercando in se il pregio e il difetto da raccontare, l'elemento perdente da rendere vincente. Un dualismo sinergico e sostanziale, che lo liberava, lo stimolava alla conoscenza di sé. Marcello era bellezza e assolutezza, l'uomo docile e schivo, il padre premuroso, il marito fallibile, il compagno da accogliere, l'amico fedele, e talvolta la sua stessa antitesi. Se l'attore era istinto, l'uomo era ambivalenza tra quest'ultimo e il raziocinio. Lui era pigrizia opportuna, fedeltà non convenzionale, carisma e convivialità. Tutto un mondo racchiuso e raccontato dentro il suo nome e cognome, ed una "j" messa lì, per fare quella distinzione tra l'uomo e l'attore, sebbene basti chiamarlo Marcello perché sia sufficiente per collocare un epoca, un uomo e la sua storia.
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moonyvali · 2 years
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LUTTO DELLA REPUBBLICA
"Sono passati tre quarti di secolo precisamente 76 anni dalla nascita della nostra amata Repubblica. Dopo due guerre mondiali ed una sconfitta e mezzo, l'Italia si tirava su le maniche e ripartiva alla grande. Era il 2 giugno del 1946 si andava a referendum con il 53% dei voti ci liberavamo dalla monarchia. Un anno e mezzo dopo entrava in vigore la nostra oramai stuprata e calpestata, vilipesa ed umiliata, compianta ed amata costituzione.
Erano gli anni 50, - gli anni del miracolo economico - e l'Italia patria dell'ingegno metteva il turbo. Le industrie fiorivano - e non solo grazie agli aiuti del piano Marshall- la rapida trasformazione da paese agricolo a potenza industriale fu` repentina e formidabile. Il made in Italy conquistava il pianeta; anche il mondo dell'arte guardava ammirato- il cinema italiano spopolava e faceva scuola oltre oceano - erano gli anni del neorealismo. Erano gli anni della piccola grande Italia. l'Italia laboriosa e geniale, l'Italia dei nostri nonni, un'Italia guidata da una classe dirigente innamorata della propria Nazione che guardava al Futuro.
Erano gli anni dei grandi uomini, erano gli anni di Enrico Mattei e poi di Olivetti, erano gli anni delle conquiste sociali, del benessere e della crescita, erano gli anni in cui l'Italia scalava le classifiche e si preparava a diventare una superpotenza.
Poi giunsero gli anni '90 e tutto cambiò. Cadeva il muro di Berlino finiva la guerra fredda , arrivava il Britannia, ma soprattutto arriva il vero tsunami: il processo di Mani Pulite. Finiva la nostra tanto amata Prima Repubblica che nel bene e nel male, con tutti i suoi difetti, i suoi limiti e le sue contraddizioni aveva reso grande il nostro Paese. Un Paese fiero che seppur colonia statunitense e membro dell'alleanza atlantica faceva sentire forte e chiaro la sua voce( Sigonella) ed udite udite: giocava un ruolo da potenza regionale nel Mar Mediterraneo, "incredibile".
Ed arriviamo purtroppo ai nostri amari e tristi giorni. Trent'anni anni di politiche suicide, di adesione al sistema neoliberista, un sistema totalmente inadatto alla nostra dimensione Nazione alle nostre esigenze, alle nostre peculiarità. Trent'anni anni di cessioni di sovranità, trent'anni anni di svendita dei nostri gioielli di famiglia, trent'anni di rapina delle multinazionali, trent'anni anni di smembramento del nostro "sistema paese", trent'anni di furti ai danni della nostra amata Nazione.
Adesso dopo due anni e passa di politche "lacrime e sangue" di "coercizioni e vessazioni" dovute alla disastrosa gestione pandemica, gli abusivi scagnozzi del governo Draghi ci stanno trascinando in uno scontro politico, economico e forse militare contro la seconda superpotenza nucleare del mondo fregandosene deliberatamente della volontà popolare, e, cosa ancor più grave, letteralmente sbattendosene della nostra carta costituzionale: "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa agli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Dopo due anni di coma farmacologico da pandemia la nostra amata Repubblica non ce l'ha fatta ed è spirata via, uccisa da questi pazzi criminali che ci governano.
Sentite condoglianze."
Francesco Centineo
Pro Italia Torino
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chez-mimich · 6 months
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C’È ANCORA DOMANI
Per una volta cominciamo dal pubblico in sala e non dal film: una sala gremita alle quindici di domenica pomeriggio, di questi tempi almeno, è sempre qualcosa di sospetto. Infatti si percepisce che non si tratta del pubblico abituale amante del cinema, ma prettamente di un pubblico televisivo, trasferitosi al cinema per via della regista-interprete Paola Cortellesi; un pubblico che commenta le scene più pregnanti come è abituato a fare nel salotto di casa, davanti alla televisione, col marito o con la moglie. Ma queste sono osservazioni di contorno, benché abbiano una loro pertinenza. Paola Cortellesi è stata attrice (ma soprattutto intrattenitrice), ma mai regista, e questo lo si nota dopo poche inquadrature e bisogna, tuttavia, ammettere che il film non è di cattiva qualità. E’ un prodotto con una sua dignità costruito intorno a Delia, proletaria romana, e ad Ivano il marito-padrone che usa più le mani che i sentimenti per tenere in piedi una famiglia che vive di privazioni e stenti. Sarà il probabile fidanzamento della figlia maggiore Marcella a far deflagrare la situazione: la ragazza infatti si innamora del figlio del proprietario del bar più elegante del quartiere, ma quando Delia si accorge che anche Marcella sta per finire nelle mani di un uomo-padrone, decide( probabilmente) di fuggire con il primo amore, un meccanico male in arnese che sta per trasferirsi al nord. Questo esile impianto narrativo si intreccia con le vicende dell’immediato secondo dopoguerra, con gli americani ancora di stanza a Roma e il primo voto femminile alla porte. Paola Cortellesi profonde il massimo sforzo e ottiene un apprezzabile risultato, imbastendo un film dignitoso, ma sceglie per la sua narrazione un bianco/nero piuttosto prevedibile e che, inutile dirlo, vuole richiamare le atmosfere del neorealismo italiano (solo che la signora Cortellesi non è Roberto Rossellini e forse avrebbe dovuto ricercare modelli più vicini al suo pubblico e alle sue capacità). Ritmo sincopato, qualche piccola divertente gag, qualche misurato sconfinamento nella surrealtà, con qualche buona trovata (come il ballo tra Ivano e Delia) strizzando l’occhio ad un pubblico di bocca buona alla ricerca di conferme alle proprie convinzioni, ma nulla di più. Se si tratta di fare della divulgazione al grande pubblico del politicamente corretto, il bersaglio è stato centrato in pieno, se invece Cortellesi pensa che basti un b/n, che fa molto “Giornata particolare”, e crede di essere nel Barrio “Roma” di Alfonso Cuaron, allora è parecchio fuori strada. Ma diamo tempo al tempo, una prima regia un po’ acerba non significa che non ne possano seguire altre migliori. È ancora giovane e ha tanto tempo davanti…
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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Romanzi italiani del 900: racconti di un secolo di cambiamenti
I romanzi italiani del 900 hanno saputo catturare le sfumature della società, la politica, la cultura e le emozioni di un Paese che ha vissuto due guerre mondiali, profonde trasformazioni sociali e una rapida modernizzazione. Per questo motivo la letteratura italiana nel Novecento è un affascinante mosaico di stili, voci e storie che riflettono il tumultuoso periodo storico attraversato dall'Italia durante quel secolo. I primi anni del 900: il Futurismo Gli inizi del Novecento italiano hanno visto emergere il movimento futurista, che ha cercato di abbracciare il cambiamento e l'innovazione nella letteratura, nell'arte e nella società. Un esempio notevole di romanzi futuristi è "Zang Tumb Tumb" di Filippo Tommaso Marinetti, un'opera che sperimenta con la forma e il suono delle parole per esprimere l'entusiasmo per la modernità e la tecnologia. Questo movimento ha contribuito a gettare le basi per il modernismo letterario in Italia. I romanzi italiani del 900 e la Seconda Guerra Mondiale La Seconda Guerra Mondiale è stata un'incredibile fonte di ispirazione per gli scrittori italiani dell'epoca. - "Il giardino dei Finzi-Contini" (1962) di Giorgio Bassani narra la triste pagina della persecuzione degli ebrei. - "La casa in collina (1948) di Cesare Pavese analizza la guerra in quanto impegno storico e civile. - "Il sentiero dei nidi di ragno" (1947) è uno dei più bei romanzi sulla Resistenza. - "La ciociara" (1957) di Alberto Moravia rappresenta un'altra tragica pagina del conflitto: lo sbarco degli alleati Il dopoguerra, con tutte le difficoltà della ripresa economica, ha ispirato, invece, la nascita di una vera e propria corrente letteraria che ha coinvolto la letteratura e il cinema: il neorealismo. I romanzi neorealisti più emblematici sono: - "Ragazzi di vita" (1955) di Pier Paolo Pasolini; - "Una questione privata" (1963) di Beppe Fenoglio; - "Se questo è un uomo" (1947) di Primo Levi; - "La romana" (1947) di Alberto Moravia. I romanzi postmoderni Gli anni '60 hanno portato una nuova onda di romanzi italiani che riflettevano i cambiamenti sociali e culturali in corso. "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958, ha catturato l'atmosfera di una società aristocratica in declino. Altro autore esemplare di questo periodo fu Leonardo Sciascia che con i suoi romanzi accese un faro sulla Sicilia e sul fenomeno della mafia. Ricordiamo "Il giorno della civetta", "A ciascuno il suo", "Il caso Majorana". Negli anni '70 e '80, l'Italia ha assistito a una rinascita letteraria con l'emergere di autori postmoderni come Umberto Eco, che ha scritto "Il nome della rosa" (1980), un romanzo che mescola storia, mistero e teologia. I romanzi che in una certa misura hanno segnato gli anni Novanta del Novecento sono "Castelli di rabbia" (1991), "Oceano mare" (1993), "Seta" (1996) di Alessandro Baricco. In copertina foto di Priscilla Du Preez 🇨🇦 su Unsplash Read the full article
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nazsefik · 1 year
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Sperduti nel buio è un film muto italiano del 1914 diretto da Nino Martoglio.
Si ritiene che il film sia andato perduto. L’ultima copia del film fu trafugata da soldati tedeschi dal Centro Sperimentale di Cinematografia durante la seconda guerra mondiale e di essa si sono perse le tracce.
È da molti critici considerato il padre più antico del Neorealismo per il suo carattere di cinema realistico regionale.
È considerato il primo film realista della storia, precursore del realismo russo, francese ed italiano. Il film ricavato dall’omonimo dramma di Roberto Bracco (1901), fu prodotto nel 1914 dalla Morgana film di Catania e diretto da Nino Martoglio. I protagonisti erano Giovanni Grasso e Virginia Balistrieri.
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love-nessuno · 2 years
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LUTTO DELLA REPUBBLICA
Sono passati tre quarti di secolo precisamente 76 anni dalla nascita della nostra amata Repubblica. Dopo due guerre mondiali ed una sconfitta e mezzo, l'Italia si tirava su le maniche e ripartiva alla grande. Era il 2 giugno del 1946 si andava a referendum con il 53% dei voti ci liberavamo dalla monarchia. Un anno e mezzo dopo entrava in vigore la nostra oramai stuprata e calpestata, vilipesa ed umiliata, compianta ed amata costituzione.
Erano gli anni 50, - gli anni del miracolo economico - e l'Italia patria dell'ingegno metteva il turbo. Le industrie fiorivano - e non solo grazie agli aiuti del piano Marshall- la rapida trasformazione da paese agricolo a potenza industriale fu` repentina e formidabile. Il made in Italy conquistava il pianeta; anche il mondo dell'arte guardava ammirato- il cinema italiano spopolava e faceva scuola oltre oceano - erano gli anni del neorealismo. Erano gli anni della piccola grande Italia. l'Italia laboriosa e geniale, l'Italia dei nostri nonni, un'Italia guidata da una classe dirigente innamorata della propria Nazione che guardava al Futuro.
Erano gli anni dei grandi uomini, erano gli anni di Enrico Mattei e poi di Olivetti, erano gli anni delle conquiste sociali, del benessere e della crescita, erano gli anni in cui l'Italia scalava le classifiche e si preparava a diventare una superpotenza.
Poi giunsero gli anni '90 e tutto cambiò. Cadeva il muro di Berlino finiva la guerra fredda , arrivava il Britannia, ma soprattutto arriva il vero tsunami: il processo di Mani Pulite. Finiva la nostra tanto amata Prima Repubblica che nel bene e nel male, con tutti i suoi difetti, i suoi limiti e le sue contraddizioni aveva reso grande il nostro Paese. Un Paese fiero che seppur colonia statunitense e membro dell'alleanza atlantica faceva sentire forte e chiaro la sua voce( Sigonella) ed udite udite: giocava un ruolo da potenza regionale nel Mar Mediterraneo, "incredibile".
Ed arriviamo purtroppo ai nostri amari e tristi giorni. Trent'anni anni di politiche suicide, di adesione al sistema neoliberista, un sistema totalmente inadatto alla nostra dimensione Nazione alle nostre esigenze, alle nostre peculiarità. Trent'anni anni di cessioni di sovranità, trent'anni anni di svendita dei nostri gioielli di famiglia, trent'anni di rapina delle multinazionali, trent'anni anni di smembramento del nostro "sistema paese", trent'anni di furti ai danni della nostra amata Nazione.
Adesso dopo due anni e passa di politche "lacrime e sangue" di "coercizioni e vessazioni" dovute alla disastrosa gestione pandemica, gli abusivi scagnozzi del governo Draghi ci stanno trascinando in uno scontro politico, economico e forse militare contro la seconda superpotenza nucleare del mondo fregandosene deliberatamente della volontà popolare, e, cosa ancor più grave, letteralmente sbattendosene della nostra carta costituzionale: "l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa agli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Dopo due anni di coma farmacologico da pandemia la nostra amata Repubblica non ce l'ha fatta ed è spirata via, uccisa da questi pazzi criminali che ci governano.
Sentite condoglianze.
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Francesco Centineo
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Cinema e Resistenza: 12 film antifascisti
Cinema e Resistenza: 12 film antifascisti
Dal neorealismo agli anni 2000 sono molti i film che hanno raccontato l’Antifascismo e la Resistenza. Eccone una dozzina tra i più rappresentativi, in ordine cronologico decrescente. 12 L’uomo che verrà  2009  diretto da Giorgio Diritti Distribuito a gennaio 2010, nella versione originale è in dialetto bolognese con sottotitoli in italiano. Il film è stato presentato in concorso al Festival…
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