Tumgik
#minava
araekniarchive · 9 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
@mnvart // Kaveh Akbar, 'Calling A Wolf A Wolf' // @PinkRangerLB on Twitter // @kosmogrl // @devinsturk, '15 Proverbs for the Fellow Chronically Ill' // Jasmine Deporta // Anaïs Nin, House of Incest // the gentle wisdom uquiz by @inkskinned // Rora Blue, 'Sweet Dreams' // Hala Alyan, Dear Layal
10K notes · View notes
mnvart · 9 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
18 notes · View notes
mashabgatova · 14 days
Text
Tumblr media
0 notes
amore-perso · 4 months
Text
Parte 2
"Speciale deriva da species, che significa spettacolo, scena vista, qualcosa che risalta agli occhi di chi sa guardare"- è quello che mi disse guardandomi negli occhi con quella luce soffusa che proveniva dalla luce del corridoio, lasciata accesa per la fretta di cogliere al balzo l'occasione di sdraiarsi accanto a me. "Immagino che tu sia colui che sa guardare" -dissi- "non è forse speciale anche la persona che riconosce chi altri lo sia?" -non perdeva mai l'occasione per esaltare le sue qualità, pure troppo, forse anche fino a risultare odioso a volte. Ma a quel punto cominciò a sfiorarmi il viso, io risultai sicuramente infastidita, perché mi girai meglio dalla parte opposta, in ogni caso gli facilitai la presa, in quella posizione poteva tenermi stretta, con una mano sulla guancia, toccandomela meglio, c'era più contatto. Il mio cuore iniziava a battere più veloce ma riuscivo a tenere la calma, forse facilitata dal sonno, che ancora la sua presenza non mi permetteva di prendere. Mantenni quella posizione per tanto, dopo qualche minuto mi iniziava a piacere la sensazione della sua mano calda posta quasi sulla mandibola, a sfiorare la parte del viso a metà tra guancia e collo, tra castità e desiderio. Cominciavo a rilassarmi e quasi ad addormentarmi, quando la sua mano cominciò a spostarsi, scese giù, nel tragitto per qualche secondo mi sfiorò il seno, scese ancora giù. Per un attimo ebbi paura o forse sperai, forse lo pensai perché in realtà lo volevo, che cominciasse a toccarmi meglio. La sua mano cercava qualcosa, disperatamente quasi, era la mia mano, la prese, incastrò le sue dita con le mie, ci giocò per qualche minuto e poi la portò al suo viso. Ovviamente la posizione iniziale, in cui lui mi stava abbracciando da dietro, così non era più comoda per me, dovetti girarmi.
Se la teneva stretta, come a dire "accarezzami, non togliere la mano", è quello che feci: iniziai a sfiorare la leggera ombra di barba che aveva col dorso della mano, i suoi occhi iniziarono ad addolcirsi, non erano come al solito e passai a delle carezze migliori. Ora mi trovavo lì, quasi a pancia in giù, per metà appoggiata al suo petto, con il braccio che mi faceva da cuscino e la mia mano che smetteva di accarezzargli il viso solo per passare qualche secondo sul suo petto. Lui vide nel mio sguardo la paura di caderci ancora, la paura di crederci, di stare davvero bene a causa della mancanza di fiducia nei suoi confronti. Non potevo fidarmi, ogni volta che ero stata bene lui spariva, né un messaggio, né una chiamata, come potevo credere al suo bisogno di ricevere il mio amore, le mie attenzioni... Mi conosceva, leggeva nel mio sguardo ognuna di queste domande e iniziò a parlarmi di quello che lo portava a essere in quel modo.
Da un ragazzo così cosa vi aspettereste? Nulla di specifico, non mi raccontò del perché lo faceva da sempre, né cosa successe nel particolare: si limitò a parlarmi della sua unica relazione, avuta qualche anno prima, quindi comunque dopo che aveva già l'abitudine di sparire. Aveva sofferto, tradito dal suo migliore amico, non aveva perso solo la sua ragazza, sentiva che tutto quello che aveva fatto per entrambi non era stato apprezzato, si sentiva perso e un po' abbandonato. Io ero lì ad accarezzarlo nel tentativo di calmare il suo sfogo, a guardare nei suoi occhi mentre mi raccontava la sua storia, quando mi colpì una frase specifica "per me tu sei un mondo". Vi spiego: non stava parlando di me, ma era uno di quelli che ci metteva anima in quello che faceva, anche io, per cui lo capivo benissimo, e il fatto di non essere apprezzato o che nulla gli veniva riconosciuto lo minava dall'interno, parlava di questa ragazza come un mondo conquistato dopo tanto e che lui aveva contribuito a costruire, un luogo dove trovare rifugio, benessere, qualcosa di enorme, che lo avvolgesse e in cui perdersi, con le sue piccole e uniche caratteristiche. Per lui ero così, con altre diverse piccole e uniche caratteristiche: realmente eravamo dei mondi, dei piccoli pianeti, ognuno differente dall'altro, compresi appieno ciò che voleva dire. Tuttavia, la frase mi colpì perché dolorosa, mi immaginai nella mente un piccolo astronauta, che pur avendo scoperto un pianeta bellissimo per lui, decise di scoprirne un altro e focalizzarsi su questo, considerando il primo solo quando aveva voglia. Pertanto, presa un attimo dall'impulsività, gli risposi "un pianeta che però hai frequentato a intermittenza", lo avevo beccato. Sembrava realmente dispiaciuto della scelta che aveva fatto ma il secondo mondo, a quanto disse, era per lui l'unico che all'epoca poteva frequentare. Effettivamente anche io ero spesso sfuggente, lato che alla lunga poteva dare fastidio, scambiandolo per volontà di non ricambiare i suoi sentimenti. Continuavo a guardarlo negli occhi, quella sera c'è stata un'intimità che in 10 anni non si era mai creata. Mi disse che avrebbe tanto voluto stare con me così da tempo e che non si era mai creata l'occasione, ma che se quell'attesa fosse stata necessaria per provare quello che provava in quel momento, ne valeva la pena. "Sto bene" -disse guardandomi negli occhi- "sto proprio bene, con te così, non ho mai guardato nei tuoi occhi così a lungo e tu non hai mai guardato così i miei, tutto questo mi rende colmo di benessere". Era vero, c'era una strana magia che rendeva diversi i nostri sguardi quella sera, io sentivo la sua gioia, la sua sincerità e il suo reale senso di benessere nello stare così.
Tutto ciò mi aveva inebriato: le sue parole, i suoi occhi, un suo sorriso sincero che non avevo mai visto prima, lo stare vicini, le carezze, il suo entusiasmo nel parlare dei suoi sentimenti verso me, tutto. Mi persi anche io nel suo entusiasmo, mi feci prendere, i miei pensieri legati ai suoi e non mi accorsi che era a un millimetro da me che cercava di baciarmi. Non me la sentivo di baciarlo, ma era lì e un po' di desiderio c'era, comunque realizzai quello che stava accadendo realmente solo quando le sue labbra erano già sulle mie e di colpo andai via. Quello che ne risultò fu un mezzo bacio a stampo, storto, con uno schiocco a vuoto, orribile, perché subito mi allontanai, mi tolsi il piumone di dosso e, messe le scarpe e il cappotto, corsi via, lasciandolo lì, solo nel letto.
Continua
13 notes · View notes
bolladonnas · 9 months
Text
𝐫𝐞𝐜𝐨𝐯𝐞𝐫𝐲, 𝔭𝔬𝔳.
                          above the chaos rose, like the                              phoenix beyond the ashes.                             searching for power, he                                     clung to the pain.
trigger warning: o texto abaixo contém menção a auto mutilação e sangue.
Tumblr media
os riscos a muito haviam ficado para trás, os ignorou quando decidiu ser isca na caçada, quando permitiu que o veneno do basilisco entrasse na sua corrente sanguínea, crendo que conseguiria manipulá-lo. ignorou as consequências dos seus atos permitindo ser afetada pelo monstro, pelos dias que seguiam-se, tornando-se alucinada, uma persona doente. não que estivesse em plena forma do seu juízo, ainda existia uma maldição a percorrendo, mas constantemente, estava sendo lembrada de quem era e quem queria tornar-se: seguir perdendo o controle não estava em seus planos. na calada da noite, enquanto todos dormiam, direcionou-se a estufa; tinha uma pequena bolsa a tira colo, a perna ainda mostrava-se dificultosa no caminhar mas a consciência estava apegada ao que importava.
naquela noite, afastava-se das vozes que a percorriam, que a incentivavam a continuar doente; cansada daqueles sentimentos turbulentos esperava encontrar tranquilidade dentre suas ações. adentrou a estufa colocando a bolsa sobre a mesa disposta no lugar, sentando-se em um dos bancos disponíveis. frascos foram colocados sobre a mesa, dispostos em ordem de importância; antúrio, avelós, belladonna, azaleia: venenos que provinham de plantas. ao lado dos frascos colocou uma adaga prateada, a fitando com receio, parecia brilhar diante dos olhos como se lesse suas intenções. também da bolsa retirou uma cumbuca preta, a preenchendo com pequenas gotas dos venenos que tinha a disposição, mas também com outras ervas medicinais: ginseng, ashwagandha, abuta e pequenas gotas de óleo de tacaneto. o odor que a mistura inalava a deixou meramente tonta, mas concentrou-se em seguir tornando tudo homogêneo.
a bandagem que envolvia a perna direita foi desfeita revelando o ferimento que deveria estar cicatrizado, mas que ainda minava sangue e o veneno do basilisco; a carne podre ao redor da ferida indicava uma infecção, cujo odor era insuportável. preciso seguir em frente. a destra envolveu o cabo da adaga com força, os olhos fechados enquanto a lâmina rasgava a pele, abrindo ainda mais a ferida. belladonna mordeu a língua na tentativa de conter o grito de dor, o corpo tremia a implorando que parasse mas seguiu em frente, expondo ainda mais a carne. com a ferida aberta, concentrou-se no veneno que a percorria, o manipulando para que saísse; o sentiu passar pelo tórax, órgãos, recorrendo com força a corrente sanguínea até que saísse pela abertura da perna. sentia-se fraca na medida que era impossível expulsar o veneno sem que sangue lhe escapasse também, a consciência mandando os sinais do esgotamento mas dali em diante, a ação precisava ser rápida.
o veneno transformou-se em uma bola de cor preta a sua frente, pulsando enquanto o manipulava em direção a mistura que havia feito. não reconhecia os riscos, mas sentia-se pronta para ir além. ao contrário do que poderia ser imaginado, não queria se livrar do veneno, não, sentia que ele poderia deixa-la mais forte, mais competente; precisava apenas, amenizar os danos que ele a causava, como apodrecia o corpo. as ervas, os venenos juntamente com o que extraia do próprio corpo tinha cheiro de carnificina, de morte; e talvez pudesse acabar naquele estado se sua ideia não desse certo.
a perna doía, sangue lhe escorrendo, fazendo uma poça no chão; as mãos envolveram a cumbuca, ignorando a ânsia que a tomava quanto mais perto a mistura ficava das narinas. é necessário...pensou enquanto trazia o pote aos lábios, bebendo de uma única vez o preparo. o gosto era terrível, lhe amargou a boca, a deixou tonta; segurou-se na mesa a sua frente com força, esforçando para que não desmaiasse e foram longos minutos até que tudo passasse. as vozes calaram-se, a consciência parecia límpida, tranquila enquanto tinha a certeza de que havia obtido êxito.
não era o fim contudo...mostrava-se apenas o começo do poder provindo do caos.
17 notes · View notes
godfather-autumn · 5 months
Text
Tumblr media Tumblr media
High School Musical So So Away
I'm trapped and my back's up against the wall. I see no solution or exit out. I'm grinding it out, no one can see. The pressure's growing exponentially. I'm trying to keep up to speed with you. Your lane changing is oscillating me.
Estude enquanto os outros dormem! Prazer, esse é o início da história, o motivo de Outono assumir a liderança entre as madrinhas de Aurora daquele jeito. Punho de ferro, às vezes rabugento, sempre mandão. Foi como se uma chave virasse dentro de si, abrindo os olhos para uma problemática que ele nem sabia existir... Uma que fechava o caminho que tinha escolhido simplesmente por não existir cargos com o seu sexo. E então, o riso sumiu e a cara enfiou nos livros. Devorando uma quantidade absurda de conhecimento ao mesmo tempo que minava o corpo com a exaustão. Outono se encontra naquele limiar entre saudável e burnout, sendo o melhor da turma nas matérias associadas a padrinhagem, mas... Custando alto demais. Valeria a pena?
3 notes · View notes
444names · 5 months
Text
Names generated from Old Spanish forenames
Acherna Acuanchez Agustia Agustra Agutiegue Agutinez Aguzmadon Alcalos Alervaz Alipera Allonimé Almantingo Alomás Aloperva Ancheci Anchid Anchorigo Anciaguez Ancoso Ansolopez Antomasal Antominez Antomás Antondri Arrejor Arrenta Arrigo Arroso Avalarasco Avarcalta Avarcin Aviantel...
Bacuan Bacuñate Balanchero Balipercía Ballespedo Balobrete Balores Balvaz Bancias Bantegonz Banuenitán Bardiegue Barfández Barredino Barrega Barrego Barrel Barresal Barris Barrue Bartias Bartina Bartíne Bastes Bauraldo Bautingovi Bautinos Benancés Bencos Berada Beradorega Berdiaguez Bespedo Biralbenez Biraledes Biruez Biruylos Blanciaz Blarcia Blarray Blastóban Bleguz Blenavarre Breyas Brontolos Buranan Burgino Burgonigo Cabachez Cabautiago Cablate Cablejoso Cablez Cabria Cabriola Cadona Calchan Caldez Calicena Cancho Cantas Cantiego Canzárano Capizalope Carcho Careyes Carlobla Carmoja Carmonez Carrelinez Carres Carrez Carruzmate Cartos Cascuña Cascón Caspina Caspitán Castada Casteon Castóbarro Cazquel Cazquez Cifonio Cingustral Cisconez Cistínes Colopedez Conitán Conitándo Contebar Cosegra Cosmerpaña Criastón Crigos Cristro Céspez Derodrez Destrada Dieraldel Digutinos Domilleón Donsote Dorano Ectoboso Ectoleonta Ectolos Elastro Enavillan Esalos Esando Espizal Esquillano Farcía Farrautos Farrero Farruela Fartiela Felaque Fernán Flosalbez Floscuñona Fontaspas Fonzales Foronio Fraldorete Fralos Framon Framonz Franchor Fraste Frastía Fratego Frauriv Frautin Frutinte Fruylor Fruylos Fruzmancio Galcar Galdero Galedo Galenan Gallarvaz Galomedez Galomella Garciasco Garcifor Garcotes Garfán Garres Garrondo Garronez Garrosoto Gartía Gasmez Gastron Gastía Ginastran Giradate Goménez Grantes Gredez Guilando Guillan Guillarrez Gurgas Gutinez Gámedo Gámerchid Gámero Hecian Hectolmero Hectorio Herayas Herconzo Hernadalva Hernava Herodrino Herodríoso Herosco Herpazquiv Herrez Hidatinan Hillaquel Huerchenis Huerrodri Huevartín Istiasco Ivegon Ivernández Jaimon Jarregas Jerado Jeranuez Jerpabrid Jerresquez Jervar Jimosaldo Joridal Joromigona Jualdo Jualta Juansandes Laguiz Landere Laquiz Laramoja Legrespina Lencéspez Lerrer Lobredo Lomernanos Lopezal Lorrastín Lorrera Losegos Lucabrivel Lucancifon Lucarre Lucianciaz Lucias Luisla Lunado Madocto Madonda Madros Mallez Manchando Mancin Mandel Mandes Marcía Marfández Marmontos Marmor Marodrea Marrencés Marrernán Marrerreda Marrez Marria Marronsola Marrosmez Marrutina Martía Mascolme Mascos Mastraya Mastínes Mastínez Mateal Matellez Maternánde Matespe Matilles Medate Mellego Menada Menancia Mencho Mencos Mentiérez Mernanon Mernán Mernáncio Miguristín Millarres Millena Minava Minguz Minonicos Mojaime Monigo Monterna Montone Moranto Moredro Morodriego Morrea Morrego Morrio Morromé Mosandro Moscón Mosobos Mosolopez Murigontor Muñate Muñateba Muñonda Muñone Muñonsalta Muñontola Nadalenimé Naviada Niscón Olomigo Olorro Olucifor Onananuez Pabarez Pabros Paleda Palina Parrel Pasanona Pascuñonue Pazalego Pazque Pazquez Pañate Peraya Percos Perdugo Pernández Perrerge Pervarron Pinosante Porias Porrado Pérrez Pérruiv Radalta Ramoso Rancho Ranciondo Reralchez Rinonuevo Rivernándo Rodrernán Rodriv Rodrés Rominos Roméne Ronteballa Ruegarva Ruylobrez Ruyloro Rígutia Sadonigo Salendro Salineo Salinez Saliperna Sallarro Santianue Santomeros Sanuez Sebaler Sebalopez Sebalá Sebanchano Sebartor Sebartín Segondro Segontori Segrauran Seguez Sevillas Simela Simerres Siméne Sobrencés Solarrez Solasme Solmarro Sotegue Sotolucin Sándro Tillanoso Tiérerón Tiérrigos Toblaguez Tolava Tolobas Tomenancho Tomeros Torantiado Torgon Toribes Torrodrés Tosmes Tronuez Truila Varrierel Vartin Vartineo Vazquena Vegonta Velate Velcartos Vellánda Verandez Vercabrio Vernado Vernán Vernáncés Vianto Vildel Vildonis Vildor Villascuan Villedez Villeguez Villosmedo Villán Ximoromás Ximéneo Ximónicera Záleón Zárediguez
1 note · View note
jinnikaz · 1 year
Note
“ you know how i feel about you… you’ve always known. “ // theo & mia
ainda estava um pouco extasiada pelas ações do outro. o coração havia explodido no peito de maneira frenética, ao theodore cruzar o salão em um rompante e vir em sua direção. havia o encarado durante todo o percurso, fitado cada passo que diminuía a distância entre os dois e parecia derrubar a barreira invisível que as famílias haviam criado entre os dois.  desde toda a confusão entre amelia e michael, ela e seu irmão mais novo nunca mais haviam se atrevido a interagir em público, para evitar os boatos que já eram fortes e permeavam aquela amizade. haviam tratado um acordo silencioso de segredo, que fora desafiado quando o ruddick materializou-se à sua frente e tirou a mais nova para dançar. o pai de mia havia ficado tão chocado que não teve tempo de impedi-lo de levá-la, e no segundo seguinte, tinha a mão junto a dele para começarem a girar pelo salão.
ela, por sua vez, estava meio tonta. custava à acompanhar os passos da dança, que por tantas vezes havia ensaiado com aquele mesmo parceiro, mas seu caos interior tornava árdua a tarefa de lembrar até o mais básico dos movimentos. tentava não pensar nos olhares que estavam grudados na dupla, mas era uma tarefa árdua, porque sabia que boa parte do salão julgava o desafio silencioso que eles haviam interposto às suas famílias com aquela atitude. mergulhada em uma linha de pensamentos confusa e que minava aos poucos sua sanidade, fora um desafio para mia processar as palavras que foram lançadas em sua direção.
o cenho franziu-se levemente numa primeira resposta, perpetuando sua quietude por alguns minutos prolongados. piscou algumas vezes, encarando-o atônita, enquanto o corpo parecia entrar no automático para continuar acompanhando os passos da dança. “e o que fazemos com isso?” a voz pareceu lhe escapar antes mesmo de seu raciocínio voltar a ela. se tivesse pensado um pouco mais, talvez não fosse aquela resposta que ofereceria a ele, mas aproveitou que já havia o feito para continuar. “eu sei dos seus sentimentos, você sabe dos meus. e então…?! a reciprocidade é confort��vel, theo, mas não é o suficiente no mundo real.” o tom provavelmente soava mais cortante do que era sua intenção, mas tampouco tentou tosá-lo. 
foi só ali que ela pareceu recuperar o controle sobre seu corpo. voltou a senti-lo aos poucos, tornar-se ciente dos membros, identificar os pontos em que sua figura estava junto da de theo, perceber o ambiente em volta e recuperar seus sentidos básicos aos poucos. encarou os olhos que lhe observavam de cima e respirou fundo, diminuindo o ritmo aos poucos até que cessasse sua movimentação por completo, abandonando a dança antes que esta estivesse oficialmente findada. por mais que sempre fosse convidativo escapar daquela realidade para adentrar aquela que havia construído com ele, aquela onde apenas os dois existiam, não era mais suficiente ficarem naquilo para sempre. 
“preciso mais do que isso. mereço mais.” sua voz era baixa, soprada com intensidade apenas para ele. o olhar ainda estava fixo nos olhos dele, temendo o momento que precisasse encarar o ambiente questionador que esperava-os fora daquela pequena bolha na qual haviam entrado. “sinceramente, é exaustivo amar tanto em segredo.” fora sua última confissão, antes de escolher se afastar. estava irritada, frustrada. não com ele, mas com aquela situação, com a impossibilidade de amá-lo como gostaria, e gostaria que fosse de forma chamativa, barulhenta, estrondosa. caótica. exatamente como era o nível de seu sentimento por ele.
Tumblr media
12 notes · View notes
privateclubcultura · 2 years
Text
Rime Di Tempesta
RelaxBeach© (Tutti i Diritti  Riservati.) 22/07/2022  
Ho sempre tenuto a freno questa mia inquietudine l‘ho mascherata l’ho nascosta l’ho tenuta a freno l’ho vinta nell’apparenza dei miei gesti quieti.
Mentre dentro il mio cuore dentro la mia mente ogni cosa s’agitava e tumultuosa la mia anima chiedeva libertà e minava l’equilibrio dei miei pensieri la chiarezza delle mie parole il senso di ogni senso.
Ma passioni vorticose ancor m’accendono, oggi fiamme prorompenti di follia ancor mi stringono fluide come lava che scende giù per il crine di un vulcano le mie parole ancor s’abbattono e dilagano come rime di tempesta che dentro di me imperversano agitando il mio spirito scuotendomi l’anima ed ogni attimo che passa e che il desiderio si diffonde inquieto del ridondante silenzio dalla quiete del mio mondo ascolto il vento e ne faccio parte perdendomi!
RelaxBeach© (Tutti i Diritti  Riservati.) 22/07/2022  
Tumblr media
5 notes · View notes
matto77 · 2 years
Text
Un guasto occulto mi minava in basso, un lutto orlava ogni mio gioire: l’infinito anelando, udivo intorno nel traffico o nel chiasso, un dire furbo: Quando c’è la salute c’è tutto; e intendevan le guance paffute, nel girotondo di questo mondo. Ribellante gridava la mia pena: ho sbagliato pianeta!
Da Curriculum - Clemente Rebora
4 notes · View notes
Text
ISKAM TEB TEB TEB RAZBERI! NE MI MINAVA I VINOVNIJA SI TI... DA BJAHA DEN, DVA, TRI, DA BOLI..
1 note · View note
fzckgrayson · 2 months
Text
Tumblr media Tumblr media
𝖶𝖨𝖫𝖫𝖨𝖠𝖬 + 𝗆𝗈𝗋𝖾 𝖺𝖻𝗈𝗎𝗍 𝗁𝗂𝗆.
Will Grayson costumava ser um raio de sol, irradiando alegria e gentileza a todos ao seu redor. Seus olhos brilhavam com a inocência da infância, mas o lar que ele conhecera como um refúgio seguro estava prestes a se desmoronar.
A felicidade de Will começou a desaparecer quando os sorrisos de seus pais tornaram-se meras máscaras. À medida que as discussões se tornavam mais frequentes, seu coração absorvia a tensão que pairava no ar. A cumplicidade que ele admirava estava desaparecendo, substituída por uma frieza que começava a gelar seu próprio coração.
Uma noite, Will fez uma descoberta devastadora. Ao escutar uma conversa que deveria ter sido privada, ele percebeu que a traição se infiltrara em sua família. Um dos seus pais estava envolvido em um relacionamento extraconjugal, que minava os alicerces da confiança.
O menino que costumava distribuir sorrisos tornou-se silencioso, refugiando-se em seu próprio mundo emocionalmente isolado. O brilho nos seus olhos agora era uma sombra de melancolia, e sua alegria anterior estava enterrada sob camadas de desilusão.
Will evitava os conflitos em casa, mas a ferida aberta se refletia em suas relações com os outros. Tornou-se cauteloso, relutante em confiar e receoso de se envolver emocionalmente. A cada dia, a frieza que desenvolvera como uma armadura o afastava mais do calor humano que costumava buscar.
1 note · View note
onedreh · 2 months
Text
Fleumático
  A história se passa no interior do Paraná. Um prédio decadente de oito andares, sua fachada desgastada e aquelas janelas quebradas eram testemunhas do tempo implacável e do abandono que o envolvia naquele condomínio de pequenos quartos. Contudo, o verdadeiro enigma residia para além daquelas paredes corroídas. O ambiente era impregnado por chuvas incessantes, névoas espessas e um silêncio absoluto que reverberava pelos corredores desertos.
Foi nesse lugar sombrio que Tomas Reed decidiu buscar refúgio. Um homem atormentado por um passado turbulento, ele ansiava por solidão e isolamento. O edifício abandonado parecia prometer a paz tão desejada por ele, um refúgio onde poderia tentar escapar das garras de suas próprias memórias. Tomas Reed, um ex-enfermeiro de meia-idade, personificava uma calma aparente e um sorriso educado, que escondiam seu profundo abismo de apatia e desmotivação. Por anos, ele esteve aprisionado em uma rotina árida, cumprindo suas obrigações profissionais e pessoais sem jamais alcançar verdadeira realização. Competente em suas funções, ele era apenas um espectador passivo de sua própria vida, incapaz de se conectar com as pessoas ao seu redor ou com o significado de suas ações.
Essa falta de motivação e conexão emocional corroía sua existência de maneiras sombrias. Relações superficiais e vazias refletiam sua incapacidade de se abrir para o mundo, enquanto uma insatisfação crescente o assombrava incessantemente. Tomas estava aprisionado em um ciclo de angústia, ciente de suas falhas e incapaz de encontrar um propósito significativo.
Além disso, carregava o peso dos erros que o assombravam diariamente. Como enfermeiro, testemunhou pacientes sucumbindo sob seus cuidados, suas mãos incapazes de oferecer o alívio prometido, enquanto famílias desmoronavam em tristeza ao tomar conhecimento de sua falibilidade. Esses espectros do passado o assombravam implacavelmente, alimentando um ciclo interminável de autopunição.
Essa desconexão e autoaversão também permeavam sua vida amorosa, onde as relações eram marcadas pela superficialidade e falta de comprometimento. Embora nunca tenha ferido intencionalmente com gestos ou palavras, a ausência do impulso de amar era notável em fotos, aniversários e datas comemorativas. Como filho e irmão, Reed debatia-se para expressar afeto e apoio genuínos, deixando um rastro de desilusão e distância emocional nas ocasiões em que mais precisavam dele.
Reed ansiava por uma redenção que parecia cada vez mais distante, enquanto sua alma se afundava mais profundamente na escuridão de sua própria melancolia. 
Enquanto buscava refúgio do mundo, vizinhos curiosos observavam suas idas e vindas, em uma comunidade tão pequena e isolada quanto uma vila perdida nas serras. Os trabalhadores da serralheria próxima, habitantes dessa localidade remota, lançavam-lhe olhares desconfiados, envoltos pela solidão das montanhas que cercavam aquele lugar esquecido. Uma atmosfera de isolamento e mistério o envolvia, enquanto a sensação de ser vigiado por olhos invisíveis crescia, consumindo sua tranquilidade em meio à vastidão silenciosa das montanhas.  
Assombrado por encontros perturbadores na sinistra escadaria do prédio. Sombras sinistras se torciam e deslizavam atrás dele enquanto subia ou descia os degraus, envolvendo-o em um abraço gélido de terror. Uma presença maligna parecia segui-lo incessantemente, sussurrando ameaças inaudíveis em seus ouvidos, mas quando ousava enfrentá-la, nada além do vazio sombrio se estendia diante de seus olhos. Essa macabra dança entre realidade e ilusão minava implacavelmente sua sanidade, deixando-o acuado em um turbilhão de medo e paranoia, onde a segurança era apenas uma miragem fugaz. 
Foi numa noite encharcada pela chuva torrencial, quando a tempestade rugia ferozmente lá fora, que a energia elétrica do edifício sucumbiu ao caos, mergulhando o ambiente em um negrume profundo, enquanto Tomas se entregava ao acalanto de um banho reconfortante. No silêncio perturbador da escuridão, os trovões ribombavam, iluminando momentaneamente uma visão macabra e inquietante: uma mulher pendurada de cabeça para baixo à janela do banheiro. Seu sorriso doce e pacífico contrastava com as feridas purulentas e ensanguentadas que ela carregava consigo. Consumido pelo pânico, Tomas acolheu seu próprio corpo trêmulo, mergulhando na solidão do canto do banheiro, enquanto os olhos cerrados buscavam desesperadamente negar a realidade distorcida diante dele, deixando-o imerso num turbilhão de terror e confusão, onde os limites entre sonho e pesadelo se fundiam em um ritual sinistro.    Ao despertar após a noite aterradora, envolto em um frio gélido que penetra até os ossos, como se os dedos da própria morte o acariciassem com sua cruel aflição. Uma dor lancinante, qual agulhas finas cravejadas em sua carne, irrompe de suas mãos, envolvendo-o em uma agonia insuportável. Cada movimento é um tormento agonizante, e ele mal consegue cerrar os punhos, pois a dor pulsa em seu âmago como uma maldição inescapável. A sensação de queimação aumenta a cada segundo, como se um frio profundo e penetrante congelasse lentamente seus dedos, transformando-os em mármore frio e sem vida.
De repente, a paralisia toma conta de suas mãos. Ele não consegue mais movê-las, como se estivessem presas em um bloco de gelo. Uma dormência fria e impiedosa se espalha, roubando-lhes toda sensibilidade e vida. Lentamente, as cores de seus dedos se transformam, desvanecendo-se para um branco gélido e azulado, como se o próprio sangue tivesse sido congelado em suas veias, privando-os cruelmente de vitalidade.
Lutando desesperadamente para reavivar a circulação em suas mãos, submergindo-as em água morna na vã esperança de aliviar a dor excruciante que as consome. Cada segundo é uma batalha contra a agonia, enquanto ele suporta a dor intensa e anseia pelo retorno lento da cor à sua pele pálida.
Enquanto busca recuperar a sensibilidade em suas mãos, ele se encara no espelho do banheiro, apenas para ser confrontado por uma visão sinistra. A imagem da moça pendurada na janela assalta sua mente, seu sorriso doce e pacífico em nítido contraste com os ferimentos profundos que a desfiguram. Tomas tenta emular o sorriso, como se fosse um devaneio fugaz de sua própria mente, uma ilusão desesperada que se esvai como fumaça diante do espelho do banheiro. No entanto, seu reflexo cruelmente distorcido revela uma imagem aterradora: seus lábios curvados parecem mais uma manifestação sinistra do que uma imitação genuína, como se um demônio interior estivesse se contorcendo para escapar de sua própria carne, preenchendo-o de um terror indizível e uma profunda confusão.
Diante do espelho, Tomas morde seu próprio lábio já rachado até o sangue brotar, uma manifestação inconsciente de sua agonia interior, um sacrifício de carne e sangue para aplacar o terror e a ansiedade que o consomem vorazmente. Enquanto o rubro líquido escorre por sua mão ainda dolorida e trêmula, uma ferida aberta pronta para as infecções que ameaçam contaminar sua carne já vulnerável, ele se vê imerso em uma insondável perplexidade. Por que esses eventos sombrios estão acontecendo com ele, ele se pergunta.   O ruído sinistro da serra ecoa pelo ar, interrompendo a monotonia do ambiente. Os gritos de desespero e caos quebram o silêncio, atormentando os ouvidos de Tomas enquanto ele observa pela janela. A notícia de que alguém na serralheria sofreu um acidente terrível se espalha rapidamente, e a tensão no prédio aumenta à medida que todos se perguntam o que aconteceu.    Apesar de relutante, uma estranha atração pelo turbilhão de caos que se desenrola na serralheria toma conta de Tomas. Seu olhar fixo na janela é interrompido abruptamente quando um estilhaço a racha, fazendo seu coração acelerar descompassadamente, enquanto ele tenta compreender o que poderia ter causado tal fenômeno. Antes que possa reagir, uma pedra perfura sua testa, deixando um ferimento pulsante, que ecoa em sua mente como uma súplica dolorosa. A confusão que já o corroía se intensifica, alimentada pela dor latejante que se espalha em sua essência. Enquanto luta para se recuperar, seus olhos avistam as figuras abaixo, gritando e fazendo gestos frenéticos com as mãos, convocando-o para o epicentro daquele caos.
Desorientado e impulsionado por uma urgência incontrolável, Reed desce apressadamente pelas escadas. Cada degrau se apresenta como uma armadilha instável e traiçoeira, como se estivesse pisando em solo desconhecido, onde o equilíbrio é uma ilusão volátil. A sensação de desequilíbrio se intensifica à medida que o ambiente ao seu redor se distorce, como se a própria realidade estivesse dançando em uma coreografia enigmática. Enquanto a adrenalina percorre suas veias, forçando-o a se adaptar a essa nova e desafiadora realidade, Tomas se vê envolvido em atitudes incertas.
Finalmente, ao chegar ao local do acidente, depara-se com uma cena inquietante. Uma mulher pálida, de cabelos loiros, uma imagem que evoca a figura da moça de sua visão anterior no banho, repousa no chão, envolta por uma aura sombria que parece sugá-lo para as profundezas da escuridão. O choque o envolve quando percebe que a paciente, misteriosamente, pronuncia seu nome com uma voz que ecoa como um sussurro dos abismos, mesmo sem ter qualquer conhecimento de seu passado como paramédico.
Ele busca a origem do sangramento e, com mãos trêmulas, põe pressão no local do ferimento, a carne ferida envolta por gaze na tentativa de estancar a hemorragia que ameaça consumir sua vida. Suas mãos, já castigadas pela queimadura gelada anterior, protestam com uma dor lancinante enquanto ele luta para conter o fluxo de sangue. A agonia de pressionar o ferimento mergulha Tomas em uma cratera de alucinações, onde vozes sussurram na escuridão e sombras deslizam como líquido em torno dele. Entre murmúrios indistintos, ele escuta a moça, seus olhos fechados, emitindo palavras enigmáticas que reverberam em sua mente atormentada. Em um momento de pânico desesperado, Tomas clama em agonia: "O que você deseja de mim???" A pálida mulher, então, agarra sua mão ferida com uma força sobrenatural, abrindo os olhos com um olhar vazio que é preenchido pelo mesmo sorriso doce e perturbador. "QUERO QUE ENTREGUE SEU CORAÇÃO NISSO, VOCÊ JUROU!" sussurra ela, sua voz carregada de uma sinistra determinação que ecoa como um eco dos confins do além.
  A-Aa aaAAHHHHHHHHHHH : Veias se dilatam em sua testa, enquanto seus olhos ardem, lágrimas brotam como torrentes há muito represadas, um líquido ocular fervente escapando de sua alma como óleo quente jorrando de uma chaga profunda. A sensação de vazio, gélida e avassaladora, consome-o, como se algo vital estivesse se esvaindo sem controle. Seu maxilar estala sob o grito desesperado que ecoa pelo ar, entrelaçado ao pranto atordoado que lhe assalta.
Aturdido pelo sussurro daquela mulher, Reed é submergido em uma reflexão angustiante acerca de suas escolhas e da natureza de suas ações, que ressoavam com repercussões aparentemente mínimas. Um desespero sufocante toma conta dele, enquanto conclui que jamais conseguirá transcender, que seu temperamento sereno e inabalável sempre será um obstáculo em seus objetivos. Ao longo da vida, nenhuma das perdas que enfrentou foi concedida sem um árduo embate, e nenhum dos triunfos que conquistou se desvaneceu sem uma resistência feroz. Sentindo-se amaldiçoado por sua incapacidade de chorar pelas perdas significativas ou celebrar as conquistas de seus próximos, ele se vê perdido em um mar de desânimo e confusão.
Com a respiração entrecortada e errática, seu coração pulsa freneticamente sendo o som mais nítido que consegue ouvir, como se estivesse a ponto de explodir em seu peito, enquanto sua mente oscila entre o desespero e a incerteza do futuro.   Tomas, que nunca antes ousara desafiar as profundezas de uma piscina com um salto, agora se vê diante de uma escolha que transcende os limites da coragem mortal. Com um suspiro entrecortado, ele prende sua própria respiração, ao fechar dos seus olhos, sente o solo desaparecer. Em um salto hesitante, ele lança seu corpo ao vazio, desta vez não em águas gélidas, mas nas sombras densas do desconhecido. Ele retira a luva, seus dedos tremendo enquanto observa os próprios machucados das queimaduras geladas. O mundo ao seu redor parece tingir-se de vermelho, um mar de podridão que se estende diante de seus olhos. Seu olhar então se volta para o ferimento da mulher, e sem hesitação, ele remove as gazes, uma a uma, até que a ferida esteja exposta. Uma determinação sombria toma conta de sua expressão, e ele mergulha a mão, num gesto impetuoso, sem deter-se até que ela se perca inteiramente na escuridão da ferida.   - Isso, dê tudo de sí!   --ecoou o comando na penumbra. Tomas, consumido pela ânsia, agarrou o coração dela, retirando-o lentamente, antes de devorá-lo avidamente. Os funcionários, alarmados, tentaram afastá-lo, mas suas mãos se recusavam a soltar o órgão palpitante. Desesperados, um deles recorreu a uma serra elétrica, cortando brutalmente o braço de Tomas. Entretanto, ao invés de gritos de dor, a loucura o dominou, desencadeando risadas descontroladas enquanto lágrimas corriam em torrentes. Sua visão, turvada pelo frenesi, não podia obscurecer a estranha sensação de alívio que o invadiu. Ao devorar o coração da mulher pálida, Tomas encontrou uma redenção há muito buscada. O gosto metálico da carne pulsante inundou sua boca, marcando sua alma torturada com uma ferida indelével. Submergido na escuridão, uma mistura de euforia e tristeza o acometeu. Refletindo sobre as escolhas que o conduziram a esse momento, ele compreendeu o preço que pagou por não amadurecer em seu temperamento fleumático. Contudo, em meio a esse turbilhão de emoções, uma sensação de libertação emergiu, como se ele finalmente se entregasse por completo ao seu destino.
0 notes
bergamorisvegliata · 3 months
Text
I LUOGHI DELL'ANIMA
Tumblr media
Il viaggio di oggi ci porta in un luogo mai illustrato e citato a dovere, ma che in realtà conserva molto della sua magia e della sua suggestione di bellezza nonostante il tempo che passa propenda più per uno sviluppo non solo "urbano" ma pure tecnologico ed anche esasperato per una incontrollata gestione del territorio.
Siamo in Umbria, sulle sponde del Lago Trasimeno e precisamente a San Savino che invitiamo a conoscere in questo articolo e al link al termine della lettura.
Tumblr media
In prossimità del'emissario artificiale del lago Trasimeno, su un piccolo colle, sorse, per volontà di Piero degli Atti di Todi, nel 1006 un monastero fortificato dedicato a San Savino, santo martire di Sulmona. In quel periodo di guerre continue però che opponevano Perugia alle confinanti città toscane, il castelletto fu abbattuto e perfino il monastero sparì, tanto che nel censimento del 1282 il luogo è indicato come 'villa', cioè borgo, abitato da sole 14 famiglie. Nel 1310 il Comune di Perugia fece fortificare di nuovo il paese, provvedendolo di mura elicoidali con un alto cassero triangolare, uno dei tre masti a tre lati delle fortezze del Trasimeno (con Passignano e Castiglione del Lago). Per ripopolare il paese Perugia offrì anche un ''casalino", cioè una piccola casa a quanti volessero andare a risiedervi.
Nei periodi di crescita del lago, San Savino restava facilmente isolato, e ciò offriva una maggiore sicurezza per il difficile accesso al colle. La cinta muraria si è conservata in buone condizioni ed il monumentale cassero, se pur danneggiato, mantiene ancora la sua imponenza. In cima al cassero era nato un olivo che crebbe notevolmente, finché un paio di decenni or sono fu dovuto abbattere perché minava la sicurezza della torre.
Tumblr media
Vicino alla base del piccolo colle c'è la paratoia dell'emissario artificiale del lago Trasimeno, costruito dai Romani e fatto ripristinare ai primi del 1400 da Braccio Fortebracci da Montone, all'epoca Signore di Perugia.
Cenni storici
Nonostante numerosi ritrovamenti archeologici attestino significative presenze di insediamenti altomedievali intorno alle colline che abbracciano la costa orientale del Trasimeno, il primo documento che menziona l’esistenza del piccolo borgo di San Savino data al 1006, quando, per iniziativa del conte Pietro Attone, della nobile famiglia degli Attoni di Todi, sorse sulla cima di questo colle semideserto un monastero, dedicato al santo martire di Sulmona, di cui oggi non rimane traccia alcuna se non nella toponomastica del borgo. A protezione del convento e dei suoi monaci lo stesso conte Attone iniziò la costruzione della fortezza a base quadrata, a una sola porta d’ingresso con arco a sesto acuto e una sola torre dall’insolita forma triangolare, probabilmente suggerita dalla geomorfologia del sito. Completato definitivamente intorno al 1180, il castello di San Savino fu ben presto travolto dai decenni di continue guerre e passaggi di eserciti che insanguinarono il contado perugino fino alla fine del XIII secolo, costringendo la città capoluogo impegnata nello sfibrante braccio di ferro con la vicina Cortona, a ricostruirne all’inizio del secolo successivo, le mura difensive, dotandole di merlature. La posizione elevata, dominante l’intero versante sud orientale del Trasimeno, rappresenta la testimonianza più immediata della funzione difensiva di importanza strategica per Perugia e il suo contado subito affidata al castello di San Savino, che insieme agli altri borghi fortificati della costa, costituiva un organico sistema di controllo per una zona economicamente importante e militarmente pericolosa, data la vicinanza al confine politico col libero feudo di Castiglione del Lago, per tutta l’età medievale e moderna nervo scoperto del contrabbando cerealicolo e ittico fra il comune di Perugia prima e lo Stato Pontificio poi, e il Granducato di Toscana. La cronica emigrazione che aveva colpito il borgo a causa delle guerre, riducendo la popolazione quasi esclusivamente ai monaci del convento, costrinse le autorità municipali perugine a emettere una serie di provvedimenti organici che garantivano il possesso di case e il godimento di particolari benefici agli abitanti delle vicine zone di Pian di Carpine e di Montecolognola che avessero voluto trasferirsi al castello di San Savino.
Tumblr media
Il risultato di questa operazione politica, dettata ancora una volta dalla necessità di mantenere il controllo della costa del lago, fu però piuttosto deludente: i magionesi non si mossero. Furono invece gli abitanti dell’Anguillara e delle vicine località lacustri a riedificare le case interne alle mura del Castello e a iniziare una prima espansione edilizia anche fuori dalle mura. Attività di importanza strategica per l’economia della zona, la pesca nel Trasimeno attirò subito le attenzioni dell’amministrazione pontificia, a tal punto da spingere papa Paolo V nel 1566 ad emanare una Costituzione con cui ordinava la costruzione e il mantenimento di un porto immediatamente a ridosso del colle e ad esclusivo servizio degli abitanti del paese, di cui oggi resta soltanto un pallido ricordo nel porticciolo, sede della lavorazione della canna palustre, nei pressi dell’oasi naturalistica. La centralità della tutela del Trasimeno nell’economia dell’amministrazione del libero comune perugino, della provincia pontificia, dello Stato unitario è testimoniata dalla costruzione dell’emissario proprio ai piedi del castello. Il 21 maggio 1462 l’acqua del lago iniziò il suo nuovo corso, dopo quello datole dai romani, per opera di Braccio Fortebraccio.
Tumblr media
Dopo i dibattiti sette-ottocenteschi legate alla ipotesi di prosciugare il lago, alla fine del secolo XIX, il 9 marzo 1896, presero il via i lavori per un’ulteriore e moderna sistemazione dell’emissario: l’inaugurazione di questa importante opera fu festeggiata con una cerimonia ufficiale a San Savino, che ospitò in quell’occasione i ministri del tesoro e delle finanze, il sottosegretario di stato per i lavori pubblici, senatori e deputati in gran numero, il sindaco di Perugia, nonché i giornalisti dei principali quotidiani nazionali. Se del monastero da cui il paese ha preso il nome, oggi non resta nulla, anche le due chiese parrocchiali entrambe interne al castello, la Chiesa di Santa Maria Maddalena e della Madonna del Rosario, non esistono più, soppresse nel 1889 e sostituite dalla nuova chiesa fuori le mura, costruita a metà del XVIII secolo e consacrata al Santo eponimo dal vescovo Franco Riccardo Firmiani. Nei suoi interni si può ammirare un bellissimo crocifisso in legno, oggetto di devozioni popolari, mentre sopra l’altare maggiore spicca una tela raffigurante San Savino che assiste un malato, su cornice di stile barocco.
Al link successivo potrete venire indirizzati ad altro sottolink che vi indirizzano ai luoghi più suggestivi e interessanti di San Savino.
0 notes
oparaisoeoamor · 4 months
Text
Tumblr media
eu sei que que eu não tenho culpa de deixar você ir da forma como tá sendo. eu não sumi simplesmente. minha chatice e meu stress já estavam contaminado tudo. e como não ser assim, depois de tudo entre a gente? quem criatura no mundo ia ficar numa boa depois que a garota da qual ele gosta acaba engravidando de outro cara? eu estava na minha cama com você quando eu vi o resultado dos exames. nem mesmo me foi dado a opção de não saber disso. ou só de saber séculos depois, quando eu já tivesse me acostumado com sua ausência. mas é isso. no fim das contas só pensamos no que nos favorece. foda-se se dói no outro. e eu sei que é ridículo, é triste, eu pedi pra assumir essa criança. pra você ver até que ponto a irracionalidade nos afeta. só que você disse que eu tava maluco, e com razão. no fundo eu sempre soube que eu não queria estar de fato com você. eu estava carente. eu estava deprimido. eu não aceitaria qualquer pessoa, mas aceitei uma que minava o tempo inteiro qualquer chance de uma relação tranquila. e eu ali, insistindo em ser aceito. que perda absurda de tempo. que bom que a ficha caiu. somente essas palavras restaram. resíduos que eu preciso jogar fora.
0 notes
costakelton · 7 months
Text
Cigarros Humanos
"Quando eu era mais jovem, lembro-me vividamente de pensar: 'Como alguém pode gostar de algo que aos poucos te destrói por dentro?' O cigarro era apenas um símbolo distante do que eu considerava destrutivo. Mas então, a vida me apresentou aos cigarros em forma de gente.
Conheci pessoas que eram como vícios, irresistíveis e perigosas para o meu coração. E, à medida que me envolvia com elas, percebia como elas podiam ser tão viciantes quanto qualquer substância. Elas eram meu escape, minha maneira de esquecer as preocupações do mundo real.
Mas com o tempo, eu também comecei a sentir os efeitos nocivos dessa dependência emocional. Ela corroía meu interior, minava minha confiança e me fazia questionar quem eu era. Percebi que, de muitas maneiras, essas pessoas eram como o cigarro que eu tanto criticava quando era mais novo.
Hoje, estou em reabilitação. Estou aprendendo a me valorizar, a reconhecer minha própria essência e a afastar esses 'cigarros humanos' da minha vida. É um processo difícil, mas estou determinado a encontrar a verdadeira felicidade, aquela que não depende de vícios ou dependências destrutivas.
A jornada de recuperação é desafiadora, mas estou determinado a encontrar a minha paz interior e a me curar dos danos causados por esses 'cigarros humanos'. Afinal, mereço amor e cuidado verdadeiros, não destruição disfarçada de prazer passageiro." 🌱❤️
0 notes