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#malattie infettive
gregor-samsung · 1 year
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“ La mattina del 3 marzo 2004 la porta 537 si aprì e Kelly Warfield uscì dalla Segreta. La aspettavano nella sala d’attesa la madre e il figlio (per cui aveva ottenuto un permesso speciale), che andò a casa con lei. Il pomeriggio di quello stesso giorno ritornò all'USAMRIID*, dove i colleghi organizzarono una festa di fine isolamento, con tanto di discorsi e palloncini colorati. Parecchi mesi più tardi, dopo un periodo di sospensione, una lunga serie di analisi del suo sistema immunitario, di esami e supervisioni al limite dell'offensivo, oltre a una certa insistenza da parte sua, ottenne nuovamente il nullaosta per entrare nei laboratori di livello 4. Poteva tornare a stuzzicare la bestia che avrebbe potuto ucciderla. «Non ha mai pensato di non tornare a lavorare su Ebola?» le chiesi. Rispose di no. «Perché le piace tanto il suo lavoro?». «Non lo so di preciso» disse, e si fermò un attimo a riflettere. «Perché proprio Ebola? In fondo fa al massimo un centinaio di vittime all'anno». Non è una malattia di impatto globale e nonostante i toni apocalittici di certi autori è probabile che non lo diventerà mai. Per Warfield l’interesse aveva basi scientifiche. Per esempio, era affascinata dal fatto che un organismo tanto semplice fosse tanto letale. Ha un genoma minuscolo, quanto basta per costruire le sole dieci proteine che servono a formare le strutture di sostegno e a farlo replicare (un herpesvirus, per contro, ha una complessità genetica circa dieci volte superiore). Nonostante ciò il virus Ebola è feroce, capace di uccidere un uomo in soli sette giorni. «Come può una cosa così insignificante e rudimentale essere così orribilmente pericolosa?» si chiedeva Warfield. «Lo trovo davvero affascinante». “
* Istituto di ricerca sulle malattie infettive dell’esercito statunitense: un laboratorio per la guerra biologica riconvertito alla ricerca sulle malattie e sulle biodifese con sede nel Maryland.
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David Quammen, Spillover. L’evoluzione delle pandemie, (Traduzione di Luigi Civalleri; collana La collana dei casi), Edizioni Adelphi, 2014.
[ Edizione originale: Spillover. Animal Infections and the Next Human Pandemic, W.W. Norton & Company, Inc., 2012 ]
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area1789 · 2 years
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sanitadomani · 1 year
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Hand, per la diagnosi dell’epatite C
sanitadomani.com – Giunge alla V edizione il progetto HAND, acronimo di Hepatitis in Addiction Network Delivery, per sensibilizzare sulla necessità dello screening per l’epatite C, tecnicamente chiamata infezione HCV. Il progetto è rivolto alle categorie di persone maggiormente a rischio, a comincire da coloro che sono definiti PWID (People Who Inject Drugs), ovvero chi fa uso di sostanze…
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Perché nel mio disperato tentativo di provare amore… io amore non posso darlo. Non nella quantità e nell’intensità che si dovrebbe ricevere.
Perché nel mio sapere di non poter dare quell’amore… provo ancora la paura che qualche malattia possa portare via la mia possibilità di essere amata.
Perché nella mia serena tristezza… spero ancora di trovare una qualche triste serenità.
Serenità.
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scogito · 3 months
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"...Vi è un altro potenziale fattore di rischio sempre più presente nella letteratura scientifica, ovvero il possibile ruolo causale dei vaccini a mRNA nell’insorgenza e/o progressione di forme tumorali. L’utilizzo di vaccini a mRNA nel contesto delle malattie infettive non ha precedenti e molte sono ancora le incognite al riguardo, visto che non è chiaro da quali cellule dell’organismo, dopo l’inoculo, venga prodotta la proteina Spike, quanta se ne produca, per quanto tempo e dove si distribuisca.
E’ tuttavia accertato che la proteina Spike indotta dal vaccino ha una azione pro-infiammatoria e può interagire con complesse funzioni biologiche dell’organismo, in particolare interferendo con la produzione di citochine, sostanze modulatrici del sistema immunitario.
Segnalo poi che questi prodotti non sono stati testati né per genotossicità né per cancerogenicità e nulla sappiamo dei loro effetti a lungo termine. Di fatto risultano pubblicati sia casi di nuova insorgenza che di rapida progressione di tumori già esistenti a distanza di brevissimo tempo dagli inoculi, ma di ancor maggiore interesse sono i lavori che indagano i possibili meccanismi alla base di tutto questo.
L’argomento è ovviamente molto complesso, ma ancora una volta sarebbe coinvolto il sistema immunitario dell’ospite che, stimolato in modo abnorme con i ripetuti inoculi, perderebbe la propria efficienza. In particolare sarebbe alterata la sorveglianza immunitaria nei confronti delle cellule tumorali a seguito della diminuita produzione di interferone, ma si avrebbe anche una esagerata produzione di un fattore di crescita (TGFbeta), sostanza in grado di indurre in cellule già differenziate, una “regressione” verso lo stato mesenchimale (stato proprio delle prime fasi della vita embrionale), con capacità di metastatizzazione e maggiore aggressività biologica".
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mezzopieno-news · 1 year
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IL CONGO È UFFICIALMENTE LIBERO DALLA DRACUNCULIASI
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato aver certificato ufficialmente la Repubblica Democratica del Congo come libera dalla trasmissione del Dracunculus medinensis, il parassita che causa la dracunculiasi, la cosiddetta malattia del verme della Guinea.
La dracunculiasi è una malattia parassitaria paralizzante, trasmessa principalmente dall’ingerimento di acqua stagnante contaminata da pulci d’acqua infette da parassiti. Sebbene raramente fatale, la malattia è molto debilitante e può lasciare le persone colpite incapaci di muoversi. Con la certificazione del Congo, l’OMS ha ora certificato 200 Paesi, aree e territori come liberati dalla dracunculiasi. Sei Paesi in tutto il mondo rimangono ancora da affrancare da questa malattia, inclusi cinque Paesi endemici (Angola, Ciad, Etiopia, Mali, Sud Sudan) e un Paese precedentemente endemico (Sudan, ora in fase di precertificazione). “Sono lieto di iniziare il mio nuovo incarico con una notizia così positiva”, ha affermato Ibrahima Socé Fall, neo-nominato direttore del Dipartimento per il controllo delle malattie tropicali trascurate dell’OMS. “Ora dobbiamo concentrarci sulla certificazione del Sudan come prossima pietra miliare sulla strada verso l’eradicazione globale della malattia del verme di Guinea”.
Il governo della Repubblica Democratica del Congo è ora impegnato, secondo le raccomandazioni post-certificazione dell’OMS, a mantenere la sorveglianza della malattia. Questo fa parte del più ampio sforzo per interrompere la trasmissione in tutti i restanti focolai e nei Paesi endemici, con l’obiettivo di una eradicazione a livello globale della malattia.
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Fonte: World Health Organization
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e-o-t-w · 5 months
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Eyes on the world #172
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Edizione pre-natalizia delle solite news della settimana.
Tanto di cui parlare e tanti i fronti da tenere d’occhio. Iniziamo dalla questione Israele-Hamas (come di consueto), per poi tornare alle ultime novità sulla guerra – mai terminata – in Ucraina. Un occhio di riguardo anche alle questioni nostrane, alla COP28 che ci siamo lasciati alle spalle, per finire in Venezuela e alla prima legge al mondo a tema AI.
Meglio cominciare subito 👇
🇮🇱 LE ULTIME TRA ISRAELE-HAMAS: LA RIPRESA DEL CONFLITTO, LA POSIZIONE DEGLI USA, LA SITUAZIONE A GAZA
(1) Ricominciamo da dove avevamo lasciato, ovvero alla ripresa delle ostilità dopo la tregua di qualche giorno tra #Israele e #Hamas, con quest’ultimo aveva rilasciato poco meno della metà degli ostaggi rapiti prima che il conflitto vero e proprio ricominciasse. Nelle ultime settimane si è assistito a un leggero (ma non troppo) cambio di comportamento da parte degli #StatiUniti nei confronti di Israele, già una decina di giorni fa quando il dipartimento di Stato americano aveva annunciato di voler negare il visto ai coloni israeliani presenti in Cisgiordania responsabili degli attacchi contro civili palestinesi. Da tempo il segretario di Stato Antony Blinken ha chiesto proprio al governo israeliano di fare di più per fermare gli attacchi diretti verso i palestinesi. Nel frattempo, come detto, il conflitto è andato avanti, con l’esercito israeliano che – tra le altre cose – ha fermato e portato con sé centinaia di uomini nei pressi di Jabalia e altre zone a nord della Striscia per sospetti legami con Hamas. Gli attacchi non si sono fermati, specialmente dopo l’ingresso a #KhanYunis, la città più grande presente nel sud della Striscia, in risposta – in base a quanto riferito – a lanci di missili provenienti da Siria e Libano verso il proprio territorio. L’obiettivo di Israele è sempre lo stesso dall’inizio del conflitto: distruggere totalmente Hamas, qualunque cosa significhi o qualunque sia il tempo necessario per farlo. L’#ONU intanto, attraverso i suoi organi (Consiglio di sicurezza e Assemblea generale) ha provato ad approvare una risoluzione che chiedeva il cessate il fuoco umanitario, immediato e permanente, in tutta la Striscia di Gaza. Quella proposta dal Consiglio è stata bloccata dagli Stati Uniti, che hanno diritto di veto, mentre quella dell’Assemblea è stata approvata, ma non è vincolante quanto quella emanata dal Consiglio (ancora non accolta). A Gaza comunque la situazione è sempre più grave, dal momento che a livello umanitario i civili stanno vivendo un vero e proprio incubo. Mancano cibo e acqua su tutto e le cure sanitarie iniziano a scarseggiare, favorendo l’incremento delle malattie infettive (riscontrato anche dall’#OMS). Il clima è pressoché uguale anche nei pressi del varco di Rafah, al confine con l’#Egitto, l’unico passaggio operativo tra la Striscia e l’estero. E dei tunnel sotterranei dove Hamas nasconderebbe i propri quartieri generali si è più parlato? Assolutamente sì. L’esercito israeliano, secondo fonti americane, pare sia intento ad allagare tali tunnel per renderli inutilizzabili e – allo stesso tempo – far uscire i soldati di Hamas allo scoperto. La scelta di allagarli è stata accolta in modo contrastante dagli Stati Uniti in primis, che – come detto in precedenza – hanno cominciato a criticare più aspramente il governo israeliano di Benjamin #Netanyahu per la gestione del conflitto. Il presidente americano Joe #Biden ha a più riprese invitato Israele a cambiare approccio, limitando i bombardamenti indiscriminati e focalizzandosi più sul salvare le vite dei civili palestinesi. Sembra che gli USA abbiano indicato la fine dell’anno 2023 come termine di questa fase della guerra, per passare alla successiva fatta di attacchi su scala ridotta e lasciando ai palestinesi la possibilità di prendersi cura di civili feriti/sfollati. In chiusura, un episodio che potrebbe cambiare le carte in tavola, anche solo parzialmente. Ieri l’esercito israeliano ha fatto sapere di aver ucciso per errore tre israeliani tenuti in ostaggio da Hamas, durante un combattimento a Shejaiya, un quartiere di Gaza. Sembra che un soldato dell’esercito abbia scambiato i tre per nemici, ma solo dopo aver esaminato la zona e i corpi si è scoperto che fossero ostaggi. Ciò ha provocato diverse proteste partecipate da centinaia di persone contro il governo e l’esercito, con i manifestanti che chiedevano a gran voce nuovi accordi per la liberazione degli oltre 130 ostaggi ancora nelle mani di Hamas.
🇺🇦 SCONTRO AD AVDIIVKA, UCRAINA E MOLDAVIA IN UE, FONDI CONGELATI: COSA SUCCEDE IN UCRAINA
(2) Ebbene sì, bisogna tornare a parlare della guerra in #Ucraina, mai sopita e mai messa in stand-by durante gli ultimi mesi. Ci sono nuovi sviluppi intanto sul piano militare, poiché al momento il conflitto ruota intorno alla città di Avdiivka, a pochi km a nord da Donetsk. L’area è pressoché circondata da truppe russe, con quelle ucraine che provano a resistere ma potrebbero non avere sufficiente forza per respingere del tutto l’attacco. La controffensiva ucraina andata avanti in estate ha perso slancio e la Russia ha dimostrato a più riprese di poter tornare a colpire in qualsiasi momento. La cittadina è particolarmente importante per l’Ucraina perché collegata ad altri centri controllati dai russi, potenzialmente a rischio in caso di vittoria dell’Ucraina. Intanto milioni di persone sono rimaste a lungo senza internet a causa di un attacco informatico a Kyivstar, il principale operatore telefonico ucraino; si tratterebbe del più grande e grave attacco informatico dall’inizio della guerra nel 2022. Il problema sembra essere stato risolto parzialmente già nella serata di martedì. Nel frattempo il presidente russo Vladimir #Putin ha tenuto la consueta conferenza stampa di fine anno, nella quale ha sottolineato – ancora una volta – quali siano gli obiettivi russi in Ucraina, ovvero denazificare e demilitarizzare il paese. Nulla di nuovo insomma. Da notare come l’anno scorso, probabilmente per le difficoltà russe sul campo, la conferenza non avvenne del tutto. Spostando un attimo il focus altrove, grosse novità sono arrivate negli ultimi giorni dal Consiglio Europeo, l’organo che comprende i 27 capi di stato dei membri dell’UE. È stato annunciato l’inizio dei negoziati per far aderire Ucraina e Moldavia all’Unione, dopo che 26 rappresentanti su 27 hanno votato a favore. L’unico che non si è espresso, come spesso accade, è il leader ungherese Viktor #Orban, che ha lasciato l’aula durante la discussione. I due paesi coinvolti dovranno ora dimostrare di possedere alcuni criteri fondamentali per entrare in UE, tra cui rispetto della democrazia e dello stato di diritto, ma anche la presenza di un’economia di mercato libera e concorrenziale. In seguito l’adesione dovrà essere approvata da tutti i 27 leader coinvolti e da ogni singolo stato membro. Come detto, l’unico che resta da convincere potrebbe essere proprio Orban; a questo proposito, la Commissione Europea ha fatto sapere di aver sbloccato fondi per circa 10 miliardi di euro diretti all’Ungheria, dopo averli bloccati un anno fa con l’accusa di aver messo in piedi un governo corrotto e illiberale. Basteranno per persuadere Orban? Lo scopriremo presto. Sempre in tema di fondi e aiuti, è l’Ucraina – in tutto ciò – a rischiare più di ogni altro paese, dal momento che sempre il Consiglio Europeo ha rinviato l’approvazione di nuovi finanziamenti all’Ucraina per via dell’opposizione – ancora una volta – del premier ungherese Orban. Oltre 50 miliardi di euro sono stati così congelati, e vanno uniti agli aiuti che l’amministrazione americana di Joe Biden era in procinto di inviare a Kiev. Anche questi però sono stati bloccati dal #Congresso e nemmeno la visita del presidente ucraino #Zelensky ha cambiato le carte in tavola. Per ciò che riguarda l’invio di armi, questo non sembra essere a rischio né da parte dei paesi dell’UE né da parte degli USA, ma i primi dubbi arrivano dall’Italia, dove – a causa dei troppi provvedimenti in discussione – un nuovo invio di armi (quello attuale termina a febbraio) potrebbe essere rimandato, visto anche il problema con le scorte che sta colpendo i depositi italiani (c’è difficoltà a reperire materie prime utili alla produzione di nuove armi). Ultimo aggiornamento, ma non per importanza, riguarda l’oppositore n.1 di Vladimir Putin Alexei #Navalny, in carcere ormai da più di un anno. Sembra che di lui non ci sia più traccia almeno da una settimana. Le prime voci parlavano di una malattia, altre di un trasferimento (non si sa dove), ma di informazioni certe neanche l’ombra.
🌧 TERMINA LA COP28, FIRMATO L’ACCORDO. ECCO LE NOVITÀ PER CONTRASTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO
(3) In settimana si è anche conclusa la 28^ conferenza sul clima, la #COP28, andata in scena negli Emirati Arabi Uniti. Mercoledì è stato approvato l’accordo sui nuovi impegni presi dalla comunità internazionale per contrastare il cambiamento climatico, rivisto ad hoc dopo le critiche ricevute per la scarsa incisività della prima bozza. La sezione più ripresa del testo è stata quella che annuncia “l’allontanamento graduale” dall’uso di #combustibili fossili, fonti d’energia il cui utilizzo provoca l’emissione di gas serra, ovvero i principali imputati per il riscaldamento globale. Per la prima volta nella storia della COP, nel documento finale sono stati menzionati esplicitamente i 3 combustibili per eccellenza interpellati nella decisione: carbone, gas e petrolio. Tuttavia, secondo diversi analisti e attivisti, allontanarsi gradualmente non è abbastanza per provare a far rientrare il problema, anche se va detto che quello raggiunto è un risultato comunque positivo nonostante l’iniziale scetticismo da parte del presidente della COP28 stessa Sultan Ahmed Al Jaber (anche amministratore delegato dell’azienda petrolifera statale degli Emirati). In ogni caso, l’evento ha deluso le aspettative, già basse per via della scelta del paese ospitante (tra i più grandi produttori di petrolio). Le stesse critiche hanno colpito il prossimo stato che organizzerà la COP, ovvero l’#Azerbaijan, che – specialmente con la guerra in Ucraina – ha assunto un ruolo sempre più centrale in ambito di combustibili fossili per l’Unione Europea. Tornando all’edizione appena conclusa, nel documento finale i paesi dell’#ONU sono invitati a triplicare la produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030, a ridurre le emissioni di metano e gradualmente anche l’uso delle centrali elettriche a carbone non dotate di impianti per la cattura e il sequestro delle emissioni di anidride carbonica. All’inizio dell’evento i paesi più ricchi hanno istituito un fondo per aiutare i paesi più danneggiati dagli effetti del cambiamento climatico; si parla – al momento – di 700 milioni di dollari complessivi.
🇮🇹 VIA DELLA SETA, MES, PATTO DI STABILITÀ, LEGGE DI BILANCIO, MIGRANTI E ALBANIA: IL PUNTO SULL’ITALIA
(4) Continuiamo con diverse faccende rimaste in sospeso nel nostro paese, di natura prevalentemente politica ed economica. Intanto la scorsa settimana, un po’ lontano dai riflettori, l’#Italia ha deciso di uscire dalla cosiddetta “Nuova Via della Seta”, ovvero il progetto promosso dalla #Cina che prevede ingenti investimenti per costruire infrastrutture in tutto il mondo. L’Italia era stato l’unico paese del G7 ad aderirvi ed è il primo al mondo a uscire dal progetto. Lo ha fatto attraverso una nota consegnata ad alcuni diplomatici cinesi, senza che il governo italiano o cinese commentassero o annunciassero ufficialmente il ritiro. Quasi tutti i governi occidentali si sono opposti al progetto – #USA in primis – perché visto come l’ennesimo tentativo cinese di ampliare il proprio raggio d’azione e influenza politica ed economica nel mondo. Nel corso degli anni i governi italiani che si sono succeduti hanno visto con sempre più scetticismo la natura dell’accordo, arrivando persino a non discutere la decisione finale in merito in parlamento. Un’altra questione spinosa che il governo sta affrontando riguarda il #MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. Si tratta di un’istituzione europea intergovernativa che racchiude tutti i paesi che hanno l’euro; questi mettono in comune del denaro e lo utilizzano in caso di necessità, dal momento che i problemi di uno possono ripercuotersi anche su altri stati limitrofi. Il fondo creato con il MES aiuterebbe anche le banche in crisi monetaria, basti vedere quanto accaduto negli USA negli ultimi mesi (dove la situazione ha retto grazie a un accordo molto simile). Tuttavia, pur essendo stato fissato un termine per il 31 dicembre, l’Italia continua a essere l’unico paese dell’Eurozona a non aver approvato internamente la riforma, rinviando la decisione a oltranza. Il MES è uno strumento da sempre osteggiato dai partiti attualmente al governo, perché – a detta loro – limiterebbe la libertà dei singoli paesi di compiere autonomamente precise scelte in campo economico, e approvarlo adesso praticamente rinnegherebbe quanto sostenuto negli ultimi anni. In realtà l’Italia vorrebbe vincolare l’approvazione del MES alla revisione di un altro patto, quello di #Stabilità, fatto con le istituzioni europee. Questo riguarda i conti pubblici degli stati europei, che devono essere mantenuti in ordine senza fare troppo ricorso al debito, al fine di non far pesare su altri paesi eventuali default. Le norme che regolano questo patto erano state sospese nella primavera del 2020 per via del #Covid e la loro riforma era stata più volte rinviata per via della guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica. Dal 2024 dovrebbero tornare operative, con qualche modifica, che però l’Italia non ritiene sufficientemente netta per superare vecchi vincoli, percepiti come troppo stringenti. Da qui lo stallo attuale che (forse) a breve potrebbe risolversi, in un modo o nell’altro, pur essendoci ancora parecchie discussioni – anche piuttosto accese – tra i partiti.
Come se non bastasse, c’è anche il disegno di legge di #bilancio da approvare, ovvero quello che farà chiarezza su quale sarà la politica economica del paese nel 2024. La maggioranza anche in questo caso sembra in difficoltà, dal momento che la premier Giorgia #Meloni vorrebbe approvarlo senza che i parlamentari possano proporre o inserire emendamenti per modificarla, anche se alcuni sembrano essere necessari. Il provvedimento ha bisogno del semaforo verde entro il 31 dicembre, ma pare non ci siano i presupposti per rispettare la scadenza. Persino alcuni gruppi di maggioranza avevano intenzione di proporre alcune modifiche, tagliate fuori – apparentemente – dalle scelte della premier. Dopo diverse riunioni e confronti particolarmente accesi, all’interno della stessa maggioranza si è deciso di non rispettare l’iniziale vincolo posto dalla premier, perdendo così di fatto tempo utile all’approvazione della legge (potrebbe riparlarsene tra il 27 e il 29 dicembre). E in tutto ciò, tra gli emendamenti, è passato sotto traccia anche un alleggerimento del contributo che lo Stato darà per la costruzione del #Ponte sullo Stretto, imponendo alla regione #Sicilia uno sforzo da 300 milioni di euro in più rispetto al previsto senza alcun preavviso. Ultima questione (quante cose oggi), ma non per importanza, riguarda il tanto discusso accordo sui #migranti tra Italia e #Albania di qualche mese fa. La Corte Costituzionale albanese infatti ha fatto sapere di voler esaminare i due ricorsi contro il provvedimento in questione e la decisione sulla possibilità di approvarlo è stata rinviata al 18 gennaio, invece che a questo giovedì. I ricorsi sono stati presentati da due membri dell’opposizione al premier Edi Rama, affermando che l’accordo violerebbe la costituzione albanese e i patti internazionali che anche l’Albania è chiamata a seguire. L’accordo è stato quindi momentaneamente congelato.
🇻🇪 IL VENEZUELA RECLAMA CON FORZA UN PEZZO DELLA GUYANA. INTERVIENE L’ONU, IL BRASILE OSSERVA
(5) In tutto questo c’è anche un’altra questione che tiene con il fiato sospeso una parte di mondo (il #Sudamerica in questo caso). Protagonisti della storia il #Venezuela e la #Guyana, due stati confinanti che potrebbero contendersi un pezzo di terra molto florido. La zona in questione fa parte proprio della Guyana ed è nota come Guayana #Esequiba, territorio ricco di petrolio e risorse naturali che in Venezuela da circa due secoli rivendica come proprio. C’è stato persino un referendum (molto partecipato, a quanto pare) per l’annessione del territorio, senza alcuna autorizzazione della Guyana, che ha provocato diverse tensioni tra i due stati. Giovedì il presidente venezuelano #Maduro e l’omologo della Guyana Mohamed Irfaan Ali si sono incontrati per discutere della situazione. Il primo ne fa, prevedibilmente, una questione di “identità nazionale”, ma è chiaro che le scoperte fatte sul territorio hanno avuto un ruolo fondamentale nel tentativo di annetterla al Venezuela. I toni della discussione erano diventati più tesi in seguito all’invio di un contingente dell’esercito venezuelano al confine con il territorio in questione, ma l’#ONU è intervenuta su richiesta della Guyana per smorzare la tensione. All’incontro di emergenza del Consiglio di sicurezza ha preso parte anche il presidente brasiliano Lula in qualità di osservatore, che a sua volta ha invitato Maduro a dialogare. Nel frattempo lo stesso #Brasile si è cautelato inviando nuove truppe e mezzi armati nella parte settentrionale del paese, che confina con entrambi gli stati (Venezuela e Guyana). Tornando all’incontro di giovedì tra i due presidenti, durato circa due ore, entrambi si sono impegnati – in un comunicato congiunto – a non usare la forza in alcun caso per rivendicare la Guayana Esequiba, appellandosi al diritto internazionale per risolvere la questione, ma senza dare una vera e propria soluzione. In ogni caso, fra tre mesi i due presidenti si incontreranno nuovamente in Brasile per discutere sul tema.
💻 PRENDE FORMA IN EUROPA L’AI ACT, IL PRIMO PROVVEDIMENTO UFFICIALE A TEMA IA
(6) Parlamento e Consiglio dell’Unione Europea sono le prime istituzioni al mondo ad aver trovato un accordo per regolamentare l’Intelligenza Artificiale. Il provvedimento, chiamato #AI Act, ha l’obiettivo di indicare quali siano gli usi consentiti di tale tecnologia e quali possano violare la privacy e i diritti della comunità internazionale. Il testo verrà presto rivisto da tecnici specializzati, incaricati di trovare una formulazione definitiva, che poi Parlamento e Consiglio dovranno votare. La proposta venne presentata alla Commissione Europea nel lontano 2021, ma il progresso tecnologico incessante non ha consentito di trovare una quadratura degna di questo nome fino ad ora. Al suo interno si trattano diversi temi, passando dal tema della disinformazione online al riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine, dalle automobili a guida autonoma fino all’assunzione di personale servendosi di IA e algoritmi. Specialmente per ciò che riguarda il riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine, il dibattito è stato intenso, essendoci in mezzo alla questione la privacy dei cittadini e il rischio di misure eccessivamente restrittive. Alla fine si è optato per il divieto, se non in 3 specifiche casistiche: ricerca di vittime, evidente minaccia di attacco terroristico e indagini su reati gravi. Non potranno essere usate tali tecnologie per valutare i comportamenti dei cittadini o per identificare i cittadini in base a idee politiche, religione od orientamento sessuale, così come sarà vietato utilizzare foto prese da internet per creare database di riconoscimento facciale o sviluppare algoritmi in grado di causare danni fisici e psicologici ai cittadini. Inoltre, sistemi di AI definiti “ad alto impatto” - come #GPT-4 di #OpenAI – dovranno sottostare a regole molto stringenti in termini di trasparenza sul suo addestramento, prima di essere messo sul mercato, in virtù del suo potenziale impatto sulla popolazione e possibile sviluppo futuro.
Alla prossima 👋
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silenziodorato · 4 months
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Volete le fonti attendibili come tutti noi ma non salteranno MAI fuori che i malori improvvisi in netto aumento sono dovuti al vaccino perché si scatenerebbe il disastro da parte di chi si è inoculato. I vaccinati non fanno altro che smentire ogni nostra supposizione o teoria perché hanno paura di riconoscere che abbiamo ragione e che potrebbero essere i prossimi sulle epigrafi. Ci sta.
Comunque a quello che mi ha dato del ritardato ricambio il complimento. Dire novax solo perché ho scelto di non farmi inoculare qualcosa che è stato pronto in pochi mesi significa semplicemente che non mi sono fidato di QUESTO vaccino ma ho fatto benissimo tutti gli altri compreso antinfluenzale. Capra.
E molti sono esattamente nella mia situazione, non ci hanno visto chiaro durante la "pandemia" e vedere virologi e presunti esperti dire uno il contrario dell'altro in tv non ha fatto che alimentare i nostri dubbi.
I siti comunque dove puoi trovare fonti attendibili sono: pickline, disinformazione.it, guarda fuori dal coro che almeno loro la verità non hanno paura di dirla, la Dottoressa Barbara Balanzoni che nonostante sia stata radiata per il suo coraggio lei continua a dire la verità, vedi Montagner che aveva detto che sarebbero morti molti vaccinati, il paragone, la verità, ecc.. le fonti ci sono ma avete bisogno di credere solo a quelli che condividono il vostro stesso pensiero per non aver paura.
In ogni caso i vaccini ad mRNA saranno stati studiati da 20 anni ma preparare un vaccino in neanche un anno contro qualcosa che neanche si sapeva bene come agiva o si diffondeva è assurdo.
E hanno cambiato parecchie versioni sul magico vaccino. Prima immunizzava e poi no, prima era sicuro e poi rischi miocarditi o pericardite o addirittura di rimanerci secco, prima non contagiavi e ora contagi, prima non prendevi il covid e poi si, prima non finivi in ospedale e poi basta vedere che molti in terapia intensiva o con danni da vaccino sono proprio i cretini che ci hanno creduto. Se invece di curare con Tachipirina e vigile attesa avessero CURATO non sarebbe servito il vaccino ammazzatutti. Io non so cosa hai visto tu in ospedale mentre facevi il tuo tirocinio ma di certo il covid non era mortale. Dimostrami che non c'è un aumento di malori improvvisi e decessi e dammi tu le fonti attendibili se sostieni che io non stia ragionando correttamente.
Caro anonimo, buonasera.
Mi hai scritto un messaggio davvero lungo, perciò, cerco di rispondere.
La prima cosa che dici è che le fonti attendibili e scientifiche che ti ho richiesto non le hai e non ci sono “perché si scatenerebbe il disastro da parte di chi si è inoculato.” Ora, io tralascio volontariamente l’assurdità di questa affermazione perché chi si è vaccinato ha scelto di farlo e, inoltre, ti ripeto per la millesima volta che non ci sono questi malori e questi effetti indesiderati di cui parli. Vorrei direttamente passare alla parte in cui citi “disinformazione.it” e “pickline”, ma hey aspetta non avevi detto che non hai fonti perché si scatenerebbe un disastro? E questi siti cosa sono? Te lo dico io, fonti.
Disinformazione.it non ne parlo perché manco serve sprecarci parole
Pickline (anche qui boh) ha degli articoli sulle vaccinazioni covid. In un articolo risalente al 17 settembre 2023 viene detto in breve che due milioni di euro sono stati sprecati perché il covid cambia nel tempo e dunque certe dosi non erano più funzionali: che questo sia vero o no, se io ho del cibo scaduto lo butto anche se l’ho pagato, non è che lo mangio lo stesso e mi faccio venire un’intossicazione alimentare perché non posso sprecare soldi. Poi c’è un articolo del 31 ottobre 2023 sulle morti improvvise che dice che due giovani di 13 e 22 sono morti improvvisamente e c’è scritto che i cittadini si chiedono se “esiste un legame tra le morti improvvise, i danni al cuore, le pericarditi silenti, fattori genetici, malattie infettive pregresse e non, Covid incluso, eventuali vaccini effettuati”. Va bene, ci sono le parole “covid” e “vaccini” ma, se hai mai fatto una comprensione del testo più o meno verso le elementari, potrai vedere anche tu che questa è una domanda NON risposta da nessun medico o scienziato e SENZA basi scientifiche. Più o meno è come fare un articolo dicendo “molti cittadini si chiedono se gli unicorni esistano.” Eh, sono felice che se lo chiedano, ma la risposta? Non c’è, fine. E non c’è perché Non. Ci. Sono. Basi. Scientifiche. Non. Ci. Sono. Dati. Oggettivi. E. reali.
Altro articolo, il 5 agosto 2023, tornando indietro. Parla delle “morti sospette” dopo il vaccino del Covid e l’accesso ai dati su queste morti. In pratica sto articolo vuole dire che il ministero ha dei dati che non vuole fornire sulle morti avvenute entro 14 giorni dal vaccino e secondo questi no vax (perché questo sono) praticamente il ministero non fornisce questi dati perché le morti sono dovute al vaccino. Ovviamente, come tutti gli articoli dei no vax, è tutto infondato e basato sul nulla, proprio come l’unicorno di cui parlavo prima. A volte bisognerebbe ripassare il metodo scientifico. O forse no perché spoiler: non siete e non siamo tutti scienziati, anche se dopo il covid ha iniziato ad andare di moda.
Poi citi gente che è inutile commentare, insulti l’anonimo che ti ha insultato quindi sostanzialmente lo ripaghi con la stessa moneta, successivamente dici di non essere novax dopo avere detto TUTTE le argomentazioni dei novax, avere inoltrato articoli basati sull’aria fritta e su robe novax, e dopo avere detto testuali parole: “In ogni caso i vaccini ad mRNA saranno stati studiati da 20 anni ma preparare un vaccino in neanche un anno contro qualcosa che neanche si sapeva bene come agiva o si diffondeva è assurdo.”
Su questa mi ci voglio soffermare, non solo perché è letteralmente la frase standard dei novax, ma anche perché fa morire dal ridere la contraddizione interna che c’è. Praticamente dici che i vaccini a mRNA saranno pure studiati da 20 anni ma il vaccino è stato preparato in un anno. Prontoo? Parlo con le tue sinapsi? Ci siete? Se una cosa è studiata da 20 anni, ossia 240 mesi, non è preparata in un anno, ma come te lo devi dire? Can we try in english? Ad ogni modo, ti invito NUOVAMENTE a dirmi cos’è l’mRNA, perché continui a parlare “di roba che c’è dentro al vaccino” eppure non mi sai spiegare cosa c’è. Sei contro a una cosa che non sai cos’è sostanzialmente e ti arrabbi che noi che sappiamo cosa c’è perché lo studiamo siamo pro.
Le versioni sul vaccino non sono cambiate, l’idea di base è sempre stata quella, mio caro anonimo, fare un vaccino ad mRNA. Il virus è ciò che cambia, perché ci sono tante varianti, dunque bisogna starci dietro. Al giorno d’oggi il Covid è così, come dite voi “una semplice influenza” proprio grazie al vaccino, ma se avessi un minimo di conoscenza scientifica e non leggessi novax.sonocontroilvaccinosenzamotivo.it lo sapresti.
E ora delle VERE FONTI ATTENDIBILI
https://www.istat.it/it/files//2022/03/Report_ISS_ISTAT_2022_tab3.pdf dove puoi vedere grafici e statistiche dell’Istat sulle vaccinazioni che hanno diminuito i decessi (conoscendoti, non credi manco all’Istat, è sicuramente un complotto)
https://www.salute.gov.it/portale/vaccinazioni/archivioFakeNewsVaccinazioni.jsp
https://www.salute.gov.it/portale/vaccinazioni/archivioFakeNewsVaccinazioni.jsp
Infine parliamo di te, che mi hai scritto nel messaggio che pubblicherò dopo questo che mi sono ammutolita perché non so cosa dire, che mi hai fornito fonti e sono sparita. Eccomi, caro anonimo, ci metto la faccia e ci metto le conoscenze scientifiche, tu cosa ci hai messo?
Ps. Quando parli di “noi”, inevitabilmente parli dei novax, di cui fai parte, pur dicendo di non farne parte. Almeno accetta la parte in cui hai scelto di essere.
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et3rnauta · 2 years
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Su Yeman Crippa, dopo la clamorosa impresa di ieri sera, si è detto tutto.
Ma la storia veramente straordinaria è quella che arriva prima di quei 10.000 metri d’oro. E ha due protagonisti assoluti, due persone meravigliose: Luisa Fricchione e Roberto Crippa, una coppia di milanesi trapiantati in Trentino.
È il 2003 quando Luisa e Roberto volano per la prima volta in Etiopia per adottare tre fratelli, tra cui Yeman, che, a causa della guerra civile, erano finiti in un orfanotrofio a 300 chilometri dalla capitale Addis Abeba.
Un giorno scoprono che Yeman, Mulu e Mekdes hanno altri tre fratelli, che avevano diviso nel centro perché, suvvia, chi mai prenderebbe in casa sei bambini tutti insieme?
Non solo Luisa e Roberto torneranno in Etiopia per adottare i fratelli, ma negli anni successivi, portano a casa con loro anche altri due cugini, i cui genitori erano morti per gravi malattie infettive.
In tutto saranno nove i bambini di questa famiglia allargata, figli della guerra, della miseria: Yeman, Neka, Kalamu, Gadissa, Mekdes, Elsa, Asnakec, Mulu, a cui si è aggiunta Uonishet, “l’ultima arrivata”, morta qualche anno fa in un incidente stradale.
Per questo Roberto e Luisa nel 2019 saranno premiati nientemeno che dal Presidente Sergio Mattarella per “il loro straordinario esempio di solidarietà e generosità”.
“In tanti ci dicevano: ‘Ma come farete?’“ ricorda Roberto. “Otto figli spaventano, lo so. Se sei sobrio, i soldi te li fai bastare, i nostri figli hanno sempre indossato vestiti riciclati, niente robe di marche, nessuno è andato mai a sciare. Solo sulle medicine e sul cibo non abbiamo mai lesinato. ‘Le scarpe da cento euro ve le comprate da voi, quando avrete uno stipendio’, dicevo. L'esempio conta. Oggi lavorano tutti, nessuno vive più in casa, hanno trovato la loro strada. Ai miei ragazzi ho dato uno ed è tornato un milione".
Quando vedete Yeman Crippa sventolare in lacrime il tricolore, non c’è solo la firma su un passaporto. C’è una storia di vita, dolore, sofferenza, altruismo, sacrificio, umanità e l’amore di una mamma e un papà che hanno dedicato la loro vita al prossimo, e hanno ricevuto molto più di quello che hanno dato.
Come fate a non emozionarvi fino alle lacrime per una storia come questa?
L. Tosa
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utente-null · 1 year
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ok entro domani massimo martedì recupero gli appunti di oncologia, medicina interna e malattie infettive e poi da mercoledì studio pazzo per dare tutto il blocco intero perché sto gran pisello che ne do 4 su 5 che poi me ne rimane una indietro e la devo recuperare poi con gli altri blocchi e cessate varie nono grazie questo non accadrà
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diceriadelluntore · 2 years
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Epidemie
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Si dice spesso che un grande romanzo è quello che racchiude in sé, oltre sue le storie, un Tempo che il suo autore ha voluto fermare nelle sue pagine. Questa è ovviamente una delle possibili soluzioni alla domanda su cosa sia un grande romanzo, ma se vogliamo tenerla per buona, questo che ho appena finito di leggere è un grandissimo romanzo. Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006, torna con un libro che si rif�� negli intenti ai  romanzi storici dell’Ottocento, quelli di Tolstoj, di Manzoni, di Stendhal: Le Notti Della Peste (Einaudi) Lo è nella struttura, nell’incedere, nella costruzione della trama. Ma è allo stesso tempo tempo una grandiosa allegoria dei nostri tempi, soprattutto di un epocale biennio appena passato.
Tutta la storia è incentrata nei circa 240 giorni che sconvolsero l’isola di Mingher, tra aprile e ottobre del 1901: isola fittizia, è situata sulla rotta che da Alessandria d’Egitto porta a Smirne, non lontano da Creta. Perla dell’Impero Ottomano, in quei tempi sull’orlo della dissoluzione, è famosa per l’acqua di rose, la bellezza dei paesaggi e per la pacifica e centenaria convivenza tra i romei, ovvero le diverse popolazioni orientali di tutte le regioni dell'antico Impero bizantino che utilizzavano il greco come lingua franca nei servizi liturgici, per i commerci e gli affari, i musulmani e le altre minoranze. Ma dall’Asia sono arrivati, su una nave proveniente da Honk Kong, dei ratti portatori di peste. Ai primi segnali, su una nave che trasportava anche una principessa nipote del Sultano, Pakize, con suo marito medico, il dottor Nuri, scende il Dottor Bonkowski, il massimo esperto di malattie infettive dell’Impero, con il suo fido assistente, Dottor Ilias, tutte e due inviati dal Sultano. La prima cosa che trova Bonkowski è la reticenza delle autorità che non credono ci sia la peste, infatti tutto sembra scorrere come sempre: arrivano le navi dagli altri porti, le strade brulicano di commerci, i minareti e i campanili chiamano alla preghiera. Ma basta una settimana a Bonkowski per confermare, scientificamente, che è in atto un’epidemia di peste. Subito la voce percorre le strade, sono già in atto le prime azioni di contenimento e di quarantena, quando il Dottor Bonkowski viene trovato senza vita. Pochi giorni dopo stessa sorte toccherà al Dottor Ilias, avvelenato durante un pranzo. Il Sultano ordina al Dottor Nuri di indagare sulle morti dei due medici. In un drammatico crescendo  di eventi, la peste dilaga, acutizzando e frantumando quell’equilibrio che aveva regnato, magari fittiziamente, sull’isola: ogni decisione ha troppe implicazioni politiche, religiose, di diplomazia internazionale (l’isola è contesa dalle grandi potenze europee che fiutano la malattia dell’Impero intero), dove si intrecciano vecchi dissapori, nazionalismo, paura della scienza, obblighi tradizionali. L’isola ne verrà totalmente sconvolta, in modi talmente travolgenti che la Storia verrà totalmente cambiata, facendo anche di chi era lì per altri motivi radice storica e comunitaria indelebile, pedina indiretta di una nuova speranza.
Questo è un libro monumentale, per l’idea mondo che contiene: le analogie, le sensazioni che trasmette nelle sue oltre 600 pagine, sono un motivo per ricordare ciò che tutta l’umanità ha appena passato, non si sa nemmeno ancora se definitivamente.  È un affresco che brulica di personaggi, di strade e monumenti inventati, di personaggi storici e di religioni, tradizioni, profumini e cibi esotici, e che indaga a fondo e in maniera esemplare alcuni dei problemi dei nostri giorni: il legame tra paura e potere, tra particolare e generale, tra fede e ragione, tra pratica e scienza, tra passato, presente e futuro.
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charlievigorous · 2 years
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L’UE PREPARA L’AUTUNNO-INVERNO 2023 – RESO PUBBLICO UN DOCUMENTO INQUIETANTE | NoGeoingegneria
documento pubblicato il 2 settembre, intitolato “Risposta dell’UE alla COVID-19: prepararsi per l’autunno e l’inverno 2023“, è stato preparato dalla Commissione europea (l’esecutivo dell’UE) e inviato al Parlamento europeo. Questo dimostra quanto la leadership dell’UE si sia innamorata della nuova ortodossia della biosicurezza e non fa ben sperare per la futura gestione delle malattie infettive nell’UE e nel mondo.
Immagine by "the political art of David Dees"
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filorunsultra · 2 years
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Cortina 96
La botta è arrivata quando ho visto l’arco di partenza. Nelle settimane precedenti avevo avuto tutto il tempo di metabolizzare la cosa; e in corriera, e in macchina, prima di arrivare, e la mattina mentre bevevo un pessimo filtrato con Ale e Matteo a Bassano, mi sentivo a posto con me stesso: non correrò LUT, non è una tragedia, va bene così. Ma quando arrivo a Cortina, il giovedì, vedere quell’arco mi rode.
Se c’è una cosa che adoro di Cortina, e che ogni anno mi fa sbiellare per giorni guardando Instagram la settimana successiva alla gara, sono le excusatio non petita degli atleti a cui è andata male. Ci sono le excusatio anche di quelli a cui è andata bene, e che per qualche ragione si sentono in dovere di motivare perché non gli sia andata meglio. I giorni prima della gara, invece, sono quelli in cui si mettono le mani avanti per prevenire eventuali detonazioni. Sono sempre scuse molto a fuoco, problemi precisi, e molto spesso reali, ma non sono quasi mai le vere cause dei ritiri. Insomma, a Cortina non ci si ritira per il male al ginocchio, a Cortina ci si ritira perché si fanno errori da pivelli: c’è chi parte troppo forte, chi in canotta anche se piove, quello che mangia male. «Sai, ho sbagliato l’alimentazione», ma Cristo, fai gare da vent’anni, come fai a vomitare nei primi trentacinque chilometri? Qualunque cosa capiti, non bisogna mai ammettere di essere partiti a un ritmo insensato, e a Cortina tutti partono a un ritmo insensato: «ma stavo anche benone, è che a un certo punto: blackout».
Quanto a me, per i primi due giorni a Cortina ho una scusa meravigliosa, forse una delle più belle che siano mai state inventate. C’è qualcosa di pittoresco nella mia storiella, non è un banale infortunio, c’è di più, è quasi avvincente. Ci sono l’antibiotico, la spossatezza, le notti in ospedale in un reparto con un nome che fa indietreggiare l’interlocutore. C’è tutto, è perfetto. È un po’ lunga da raccontare, e dopo le persone tendono a rivolgermi diverse domande, dopo qualche giorno diventa un po’ ripetitiva, ma diamine, fa sempre un bell’effetto: sai, ho preso una zecca correndo dietro casa, dopo un paio di settimane ho avuto dei sintomi e sono andato in pronto soccorso per degli accertamenti, sono entrato pensando di passare la notte in sala d’attesa e invece sono uscito tre giorni dopo. Mi hanno ricoverato in malattie infettive, era il ponte del due giugno e in ospedale non c’era nessun medico specialistico per dimettermi, ci hanno messo tre giorni per darmi i risultati del sierologico per la TBE. Alla fine non hanno capito se fosse Lyme ma bla bla bla. Voglio dire, se non puoi correre almeno trovati una scusa buona. Ma la vera ragione per cui non corro la gara non è la zecca, almeno non solo. Sì, tutta quella storia è vera, ma l’antibiotico l’ho finito ormai dieci giorni, e nel frattempo avrei potuto riprendere a correre, o vedere come andava. La vera ragione per cui non corro è banale come tutte le altre: in ospedale, tra una minestra e l’altra, avevo notato un tendine che mi faceva male, sopra alla caviglia. Lì per lì lo ho ignorato, ma la settimana dopo, quando ho provato a correre (sotto antibiotico), mi è partito e non ha più smesso, per due dannate settimane. La verità è che sono riuscito a infortunarmi nelle uniche due settimane di riposo degli ultimi due anni.
A Cortina c’è anche Rigo. Lui è il mio esatto opposto: ha un motore impressionante, io sono una mezzasega, lui fa il cazzone, io sono relativamente metodico, lui probabilmente non ha paura di fare cazzate, mentre io ho una paura matta di fare cazzate, per questo non ne ho mai fatte molte. Comunque, abbiamo in comune che siamo entrambi lì per fare qualcosa di diverso da correre. Mi chiede se voglio partire, per farla passeggiando, mangiando ai ristori e camminando le discese, quanto meno per vedere come va. Avevo già pensato a questa eventualità a casa, e per evitare in ogni modo di fare l’errore di cascarci ho evitato di portare a Cortina qualunque cosa necessaria in gara. Non mi sono portato nemmeno una giacca per non rischiare di trovarmi sulla linea di partenza. «Che problema c’è: ho io la giacca» «Ma non ho nemmeno lo zainetto» «Ho io anche quello». Maledetto. Comunque, nonostante le sue tentazioni riesco a non partire.
Sono a dormire all’Hotel de la Poste, un albergo storico in centro a Cortina dedicato agli atleti e alla stampa. La mattina della gara, a colazione, si taglia la tensione con un coltello. Faccio la mia seconda colazione con Tommy e Francesca, che da atleta seria passa il tempo a spiare la colazione degli altri. Kelly Wolf mangia dello yogurt bianco con della frutta, gli altri non ricordo. Le atlete presenti stanno tutte almeno a due tavoli di distanza, e non si guardano, anche se corrono in gare diverse – Kelly Wolf, Mimmi Kotka, Francesca. Gli uomini sembrano più rilassati, e il tavolo di Michele Graglia e di Cody Reed è particolarmente affollato. Per il resto c’è odore di gara nell’aria, e di detonazioni.
Trascorro la notte della gara con Tommy, a Ospitale, al diciottesimo chilometro, passano i primi tredici tutti insieme, in blocco, in un’ora e trentadue. È un ritmo folle, di solito qualcuno che fa un ritmo insensato c’è sempre, ma quest’anno passano tutti insieme nel giro di un minuto: follia. La gara è appena iniziata, ma si inizia già a sentire puzza di morti. Tommy fa assistenza ai suoi atleti durante la notte, per poi seguire Francesca nella 80 chilometri il giorno dopo. Dal canto mio non riesco a stare sveglio e verso le tre di mattina crollo sul sedile anteriore.
I primi vanno talmente veloci che tra il diciottesimo e il quarantacinquesimo chilometro facciamo appena in tempo a salire in macchina e a spostarci. La notte è fredda, e in quel momento sono sinceramente felice di non essere in gara. Le notti dolomitiche sono dannatamente fredde, e a LUT si passano una serie di depressioni umidissime, tra Cimabanche, Misurina e il Lago d’Antorno. A malga Ra’ Stua arriviamo che i primi sono appena passati. L’alba è tersa, e il cielo rosato inizia a congelare l’umidità e il sudore addosso ai corridori: è il momento più freddo della giornata, appena prima che il sole sbuchi dalla valletta di Sennes. Attorno alla ventesima posizione passa Alberto Ferretto: sta bene, mangia, ha il cervello connesso, e sta facendo una gran gara. Mi dice che è un po’ piantato in discesa per colpa del ginocchio (era la sua scusa prima di partire), ma che in salita sta benone e recupera posizioni: tanto meglio Albi, tanto adesso hai venti chilometri di salita.
Da malga Ra’ Stua il percorso si infossa in un canyon, per sbucare ai piedi della Travenanzes. Tutte le buone gare, quelle con un percorso sensato, hanno dei punti temuti da ogni corridore, dei luoghi semileggendari che tutti sperano di raggiungere e superare. La Val Travenanzes è uno di questi luoghi, in cui si possono provare tutte le esperienze che questo sport può offrire: disidratazione, insolazione, crisi di fame, conati. Alla fine della valle una breve discesa, una risalita, e poi la picchiata verso Col Gallina. Col Gallina è come le colonne d’Ercole, e una volta superate si è ormai certi di arrivare. Rispetto a venti chilometri prima i volti dei corridori sono quasi trasfigurati. Tu hai appena fatto in tempo a salire in macchina, passare per Cortina a liberare la stanza, risalire in Falzarego, e nel frattempo a quelli è passata davanti la vita.
Non si sa bene per quale ragione, il sabato della LUT ci si ritrova tutti a Col Gallina. Si va per guardare gli altri soffrire, per dare l’estrema unzione a chi si è ritirato, per lamentarsi dei propri acciacchi, o per bere una birra, forti del fatto che a soffrire, dall’altro lato del sentiero, c’è qualcun altro. A Col Gallina ci siamo sempre tutti, con delle seggioline da campeggio, un ombrellone da spiaggia e lo striscione bianco rosso e blu di Destination Unknown. Ci sono pure quelli che si sono ritirati durante la notte, e che non hanno niente di meglio da fare che venire a dispensare buoni consigli. È sempre una situazione positiva in cui si condivide l’attitudine per questo sport e si ritrovano amici che non si vedeva da mesi. Poi pensi a come sarebbero dovute andare le cose, e a come non sono andate. Pensi che ti sei anche stancato di seguire questa gara da fuori, ma tutto sommato ti sei anche stancato di pensarci, e di prepararla. E pensi che in realtà non è importante, che non è per questo che lo fai. Non è per quell’arco di arrivo, non è per le Dolomiti. È per le cose che non ci sono più. Pensi che un anno prima ti trovavi in questo stesso posto con degli amici che non sono qua, e che tutto considerato anche se quest’anno sembra fare schifo non andrà mai meglio. Poi pensi che stai diventando sdolcinato e che la retorica è una cosa da evitare, costi quel che costi, soprattutto quando si scrive.
Alle nove di sera non ho ancora capito dove passerò la notte, così Rob mi fa fare un paio di giri del paese per cercare una piazzola in cui piantare la tenda. Alla fine ci rinuncio, voglio una doccia e una presa della corrente, così vado nel campeggio in cui dorme Ste Cariboo. Anche lui avrebbe dovuto correre, ma nemmeno a lui le cose non sono andate come aveva pensato. Phil Knight scriveva che noi corridori tendiamo a paragonare ogni cosa a una corsa, la vita, il lavoro, i rapporti personali, ma la maggior parte delle volte le due cose non c’entrano niente. Ha ragione, ma mi piace pensare che l’ultrarunning ti metta di fronte a degli imprevisti, come tutti gli altri sport d’altronde, ma in questo a differenza degli altri l’imprevisto ti deve piacere.
Dopo la notte della gara, passata a urlare al ristoro di Ospitale mi è una tosse strana, e dopo qualche giorno è iniziata anche alla mia ragazza. Cortina quest’anno mi ha lasciato anche il Covid, dopo averlo evitato per due anni e mezzo. Non che ci sia da stupirsi, anzi, ma evidentemente era qui che dovevo prenderlo, insomma, quest’anno a Cortina era destino che non ci venissi. Il destino è consolatorio e non aiuta granché, ma è sempre meglio di niente. Ci penso in macchina mentre torno verso casa con Ale. Non so se l’anno prossimo la correrò, non so dirlo adesso, e non è un problema, è inutile pensarci. Prenderò quel che arriverà, come in gara: vento e pioggia, neve e sole, salute e malattia; e chi s’è visto s’è visto.
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(Il pettorale l’ho comunque ritirato, il pacco gara no. Suvvia, un po’ di dignità)
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noneun · 2 years
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Qui Pierluigi Viale fa due discorsi in realtà completamentre separati:
"Bisogna accettare la realtà e arrivare a convivere con un virus che si è così bene adattato all'uomo che non se ne andrà più."
"Se arrivi in ospedale per una colica renale, e per caso scopri che sei positivo [...] Non ha più senso poi dimettere i pazienti solo quando si sono negativizzati, perché nel frattempo occupano un posto utile ad altri."
Il titolo invece le collega, come se facendo circolare di più il virus gli ospedali si svuotassero. Cosa falsa e pericolosa da affermare.
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medicomunicare · 5 days
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Le prove scientifiche di come caffè, thè e cacao possono prevenire l'obesità
Obesità e salute pubblica Non esistono solo pandemie infettive: l’obesità è diventata un problema significativo per la salute pubblica in tutto il mondo a causa della sua prevalenza in graduale aumento. La condizione può potenzialmente aumentare il rischio di varie complicazioni di salute, tra cui malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione, aterosclerosi e malattie metaboliche infiammatorie.…
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Spallanzani, tenere alta attenzione su malattia tropicale Chagas
In occasione della giornata mondiale della malattia di Chagas, che si celebra il 14 aprile, l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ Irccs ricorda la necessità di tenere alta l’attenzione verso una delle più comuni malattie tropicali.     Malattia che rientra tra quelle dimenticate per l’assenza di farmaci pediatrici, l’assenza di farmaci approvati in Europa,…
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