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#lavori creativi
l-incantatrice · 4 months
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Paola Cortellesi,inebriata dal successo del suo ultimo film,ha proposto di modificare le fiabe perché troppo maschiliste,a partire da Biancaneve che era costretta a fare la colf per i sette nani. Innanzitutto farei presente alla Cortellesi che il lavoro di domestica non è un lavoro umiliante e di serie B,perché tutti i lavori hanno la stessa dignità. Non tutte sono fortunate come lei,che è diventata famosa e ha un sacco di soldi; c’è chi per arrivare alla fine del mese deve fare lavori meno creativi e gratificanti. Inoltre Biancaneve si è offerta spontaneamente di accudire i sette nani in cambio della loro ospitalità e protezione. E poi il suo omicidio è stato ordinato da un’altra donna,la matrigna cattiva; ma il cacciatore,un uomo,impietosito ha deciso di risparmiarle la vita. Infine,quando Biancaneve muore mangiando la mela avvelenata,viene salvata dal Principe azzurro,un altro uomo. In poche parole la povera ragazza ha sofferto a causa di una donna ed è sempre stata salvata da uomini.E vogliamo parlare di Cenerentola? Anche lei maltrattata e vessata da altre donne,la matrigna e le sorellastre. Oppure la Bella addormentata ,vittima del maleficio di una fata cattiva,un’altra donna anche lei. Insomma la Cortellesi avrebbe fatto meglio a stare zitta
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fashionbooksmilano · 1 year
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Alexanderr McQueen Working Process
Photographs by Nick Waplington
Damiani, Bologna 2013, 304 pagine, 200 illustrazioni, cartonato con sovracoperta, 24,5 x 30,5 cm, ISBN  9788862082952
euro 50,00
email if you want to buy :[email protected]
Nel 2008 Alexander McQueen incaricò il fotografo Nick Waplington di documentare la sua ultima collezione Autunno 2009 dall’inizio fino all’ingresso in passerella. La collezione da lui denominata The Horn of Plenty [Cornucopia] vede McQueen rivisitare l’archivio costruito in quindici anni di lavoro e riutilizzarlo in una nuova collezione. Si trattava in effetti di una sua personale ricognizione, in cui il set era costituito di specchi rotti e di un mucchio gigantesco di resti degli allestimenti di show precedenti. Secondo i critici questa modalità rifletteva il sentire di McQueen nei confronti del fashion system e del suo modo di obbligare i designer a essere geni creativi, contemporaneamente relegando ogni collezione nel cestino della spazzatura della storia non appena effettuata la vendita. A Waplington fu garantita una facilità di accesso senza precedenti a McQueen e al suo staff, compresa Sarah Burton, attuale direttore creativo del marchio. Ogni fase del processo creativo è documentata, ma la cosa più interessante è che il layout del libro è stato disegnato da McQueen in persona, che si servì di immagini fissate su bacheche. Il libro era pronto per la pubblicazione quando McQueen morì e il libro rimase in sospeso fino a ora. Il libro viene pubblicato esattamente come lo aveva impaginato McQueen, come tributo alla sua personalissima collezione. Nick Waplington è un artista che lavora con la fotografia, la pittura e la scultura. I suoi lavori sono conservati in molte importanti collezioni nel mondo, tra cui al MoMA, a New York, e alla Tate Gallery, a Londra.
16/03/23
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wanpanmas · 5 months
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Wanpanmas conto alla rovescia di Natale
Un evento mondiale per le festività che segue una lista di prompt per fanfiction, fanart e altri contenuti creativi! Tutte le ship sono le benvenute. Usate il tag della ship e il tag #wanpanmas2023. I contenuti NSFW sono permessi purchè siano taggati. L’evento avràinizio il giorno 19 dicembre e continuerà fino al 25 dicembre, ma potrete inviare i vostri lavori fino al primo di gennaio!
Lista dei prompt 19/12: Notte stellata 20: Torta di Natale 21: Tenere al caldo 22: Vischio 23: Maglione brutto 24: Appuntamento 25: Argomento libero
Aspettiamo con impazienza i vostri contributi!
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vaerjs · 6 months
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🎨 In onore della Giornata Internazionale dell3 Artist3, vi presento Simona Ponzù Donato, un’artista siciliana di Messina 🌟. Fin da piccola, Simona ha coltivato la sua passione per l’arte, studiando e affinando la sua tecnica pittorica all’Accademia di Belle Arti di Catania. Ma la sua arte è molto più di semplici pennellate su tela; è una forma di espressione profonda e terapeutica. 🖌️
Con colori vibranti e un messaggio sociale potente, Simona trasforma le sue emozioni e il suo impegno per sensibilizzare sulla salute mentale in opere d’arte che parlano direttamente al cuore. I suoi dipinti e le sue illustrazioni toccano argomenti che spaziano dalla natura alla violenza e alla salute mentale, riflettendo la complessità della vita umana. 🌿🌊🧠
Ha dedicato la sua arte a promuovere il cambiamento positivo nelle persone e nella società. Ogni pennellata è una voce che parla per coloro che possono identificarsi nei suoi lavori. Il suo impegno artistico va oltre la tela, con laboratori creativi e progetti che ispirano e guariscono. 🌈
Unendo il suo talento, la sua passione e la sua dedizione all’arte, Simona ci mostra che l’arte può essere un mezzo di cambiamento e di guarigione, un’arma potente nell’attivismo sociale. 🤝
Scoprite i lavori di Simona Ponzù Donato sul suo sito e seguitela su Instagram per essere parte di questo viaggio artistico e di trasformazione. 💪🎨
@simonaponzudonato @disegnichehodentro
#SimonaPonzùDonato #Artivismo #SaluteMentale #GiornataInternazionaleDegliArtisti
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weirdjanuary · 1 year
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🇮🇹 Stoffe (di Aliexpress) per realizzare le fodere per i miei lavori all'uncinetto. Quella a righe rosa e bianche l’ho già usata per la mia ultima borsa (a cui farò una foto nei prossimi giorni). Sono sempre contenta quando arriva materiale per i miei hobby creativi <3 --- 🇬🇧 Fabrics (from Aliexpress) to make the linings for my crochet works. I’ve already used the pink and white striped one for my latest bag (I’ll take a pic of it in the next few days). I’m always happy when material for my creative hobbies arrives <3
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gregor-samsung · 2 years
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“ Nello stesso anno 1903, in cui Taylor annuncia a Saratoga, in una riunione di ingegneri americani, l'uscita del suo libro principale, e in cui Ford apre la sua azienda a Detroit, in Europa, a Vienna, si inaugura appunto la Wiener Werkstätte. È la cooperativa, cui ho già accennato, fondata da Klimt, Schiele, Hoffmann e altri geni dell'estetica. Vi si produce di tutto, dalle cartoline alle carte da parati, dalle posate ai mobili, da interi palazzi a interi quartieri di città. E si produce con criteri assolutamente diversi da quelli di Taylor: scarsa divisione del lavoro, poca standardizzazione, poca specializzazione, poca sincronizzazione, poca centralizzazione, poca massimizzazione. Con straordinari risultati creativi. Gruppi come questo verranno considerati come gli ultimi bagliori dell'artigianato rinascimentale. Invece erano i primi germi della società postindustriale. Oggi, un'azienda organizzata secondo i principi di Taylor e Ford è destinata a fallire; se invece è organizzata secondo i principi della Wiener Werkstätte, riesce a prosperare. Accanto a ciò, sul crinale del Novecento avvenne tutta una serie di innovazioni profondissime delle quali, sul momento, non si colse tutta la novità: tra il 1870 e il 1890, Lobacevskij dimostra l'imperfezione del postulato della retta e scardina le basi di tutta la geometria euclidea. Nel 1899 Schönberg compone «Notte trasfigurata» con cui smantella i presupposti della musica tonale ponendo le basi della dodecafonia. Nel 1900 Freud pubblica «L'interpretazione dei sogni» e rivoluziona tutta la psicologia classica. Nel 1905 Einstein pubblica i suoi primi lavori sulla relatività e costringe la fisica a una completa revisione. Nel 1907 Picasso espone «Les demoiselles d'Avignon» con cui inaugura il cubismo, distrugge l'equilibrio dell'opera e, con esso, l'unità percettiva della simmetria. Nel 1918 Le Corbusier concepisce il Modello Domino con cui elimina d'un colpo solo tutti i criteri costruttivi dell'architettura tradizionale. Nel 1922 Joyce pubblica l'«Ulisse» con cui sostituisce l'opera aperta al romanzo concluso. Nel 1934 Enrico Fermi provoca la fissione dell'atomo dell'uranio, inaugurando l'era nucleare. Nel 1953 Crick e Watson scoprono la struttura del D.n.a. e aprono la strada alla biologia molecolare, destinata a diventare la grande scienza del ventunesimo secolo. Così, dentro la società industriale, si annidano e crescono i germi della società postindustriale. Proprio in quei campi, l'arte e la scienza, che l'industria aveva snobbato. “
Domenico De Masi, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse (collana Interventi), Roma, 1997¹; pp. 44-45.
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bicchiere · 2 years
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A me le persone che sostengono che l'intelligenza artificiale non possa sostituire l'umano nei lavori creativi fanno molta tenerezza.
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enkeynetwork · 24 days
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newtechworld · 1 month
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NiPoGi CK10 Mini PC: Recensione dettagliata e prestazioni eccezionali
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Recensione del NiPoGi CK10 Mini PC: Prestazioni Potenziate per Lavoro e Intrattenimento
Se stai cercando un mini PC che offra prestazioni elevate per una vasta gamma di utilizzi, il NiPoGi CK10 è una scelta da tenere in considerazione. Con una combinazione di potenza di elaborazione, spazio di archiviazione generoso e connettività avanzata, questo mini PC si distingue per la sua versatilità e affidabilità.
Specifiche Tecniche:
Processore Potente: Dotato di un processore Intel Core i5-12450H di 12a generazione, il NiPoGi CK10 offre un funzionamento fluido e reattivo. Con 8 core e 12 thread, questo processore gestisce facilmente una vasta gamma di attività, dal lavoro d'ufficio all'editing video professionale.
Memoria e Archiviazione: Con 32 GB di RAM DDR4 a doppio canale e un SSD M.2 da 1024 GB, questo mini PC offre prestazioni veloci e affidabili. Inoltre, è possibile espandere lo spazio di archiviazione fino a 4 TB, garantendo ampio spazio per file e applicazioni.
Connessioni Avanzate: Grazie alla tecnologia WiFi 6 e Bluetooth 5.2, il NiPoGi CK10 assicura una connettività senza problemi per dispositivi wireless. Con porte USB 3.0, USB-C, HDMI, VGA e LAN Gigabit, è possibile collegare facilmente monitor, periferiche e altro ancora.
Prestazioni e Utilizzi:
Il NiPoGi CK10 eccelle in una varietà di utilizzi, tra cui:
Lavoro d'Ufficio: Gestisci facilmente le tue attività lavorative quotidiane grazie alla potente elaborazione e alla connettività affidabile.
Editing Video e Fotoritocco: Grazie alla grafica Intel UHD e al supporto per display triplo 4K UHD, questo mini PC offre prestazioni fluide per lavori creativi.
Intrattenimento Domestico: Collega il NiPoGi CK10 al tuo sistema home theater e goditi video e contenuti multimediali in alta definizione.
Utilizzo Quotidiano: Con un design compatto e un sistema operativo preinstallato, questo mini PC è pronto per l'uso immediato per le tue attività quotidiane.
Design e Accessori:
Il design compatto del NiPoGi CK10 lo rende ideale per ambienti in cui lo spazio è limitato. Inoltre, il supporto VESA consente di montare il mini PC sul retro di un monitor o di una TV, risparmiando ulteriormente spazio sulla scrivania.
Conclusioni:
In sintesi, il NiPoGi CK10 Mini PC offre prestazioni elevate e versatilità in un design compatto e affidabile. Con un potente processore Intel Core i5, ampio spazio di archiviazione e connettività avanzata, è una scelta eccellente per chiunque cerchi un mini PC potente e affidabile per lavoro o intrattenimento.
Per acquistare il NiPoGi CK10 Mini PC su Amazon e sostenere il nostro lavoro, visita il seguente link di affiliazione: Acquista ora su Amazon.
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bergamorisvegliata · 2 months
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EMISFERO DESTRO CHIAMA
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NOI ACCETTIAMO SOLO L'AMORE CHE PENSIAMO DI MERITARE Ci sarebbe da fare un discorsetto lunghetto su questo concetto, che pare ovvio ma è subdolamente celato. Siamo dei "contenitori", e abbiamo una percezione di noi, di chi siamo, di come siamo.
Dentro a questo scafandro abbiamo accumulato esperienze, vissuti, traumi, ingiustizie, dolori, sconfitte, perdite e chi più ne ha più ne metta. Soprattutto abbiamo accumulato ferite, causate da episodi che possono aver compromesso la percezione di noi, generando alcuni #recintipercettivi individuali.
Soprattutto se siamo stati predati, privati di qualcosa di importante (come amore e approvazione) tenderemo a credere di non meritarli, e quand'anche la vita ci portasse a vivere Amore pieno e totale, tenderemmo a metterlo in dubbio, a credere che finirà, o a pensare che sia troppo bello per essere vero.
QUESTO comprometterà l'esperienza e confermerà la credenza "io non merito" o "io non valgo". Fino alla prossima ripetizione.
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Ora: io ci lavoro da tutta la vita, su questa allucinazione, e nonostante i numerosi lavori fatti in decenni, ho sempre trovato un incaglio lì, proprio lì. E allora, di recente, ho scoperto che questa falla non è la conseguenza di tutti i traumi subiti, ma la causa.
Cosa intendo? Che prima di mettere piede in questa psico-prigione chiamata Terra, avevo già addosso un programma limitante, che ha poi compromesso il corso degli eventi. L'ho scelto io? Evidentemente, NO.
Da sempre so, intuitivamente, che l'ipotetico circo delle reincarnazioni a scopo "evolutivo" non è scelto da noi, almeno non come funziona ora. E ne ho appena avuto la conferma rimuovendo un fetentissimo programma inconscio, che le mie parti animica e mentale non volevano assolutamente avere tra le palle.
Mi esprimo chiaramente e non ci vado più per il sottile: veniamo programmati, e questi programmi sono parte dei #recintipercettivi extra-planetari, e sono un limite feroce per l'espressione di alcuni di noi.
Saperlo e non credere più alle balle di certa spiritualità, è un primo passo. Poi occorre levare questi ostacoli, e infine far scendere tutto nel piano fisico e cognitivo, cambiando anche le credenze radicate, ma nascoste, tipo: "io non merito". Un passaggio senza l'altro, non è sufficiente e non risulta efficace, perché schemi e programmi si reinstallano, perciò vanno rimossi su ogni piano.
E quindi, per concludere, occorre cambiare la percezione di chi noi Siamo, abbandonando ogni genere di opinione negativa, svilente e limitante che ci siamo raccontati fino ad oggi, fino alla più piccola parolina innocente, tipo: "ma sì, ma tanto io…..". "Ma sì" un cassius. Come ben spiega Vadim Zeland
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nel Reality Transurfing, cambiamo drasticamente il rapporto con la realtà, che cambierà il rapporto con noi stessi, che cambierà la risposta della realtà.
È un circolo, sta a noi lasciarlo vizioso o renderlo virtuoso.
P.S.: gli habitué del copia incolla sono pregati di citare la fonte, e possibilmente inserire anche il link, thanks. 😎
*Detto e fatto Elisa Renaldin, grazie ancora per la tua disponibilità a che "Bergamo Risvegliata" possa pubblicare e diffondere le tue bellissime riflessioni.
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carmenvicinanza · 2 months
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Mati Diop
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Restituire significa rendere giustizia. Possiamo sbarazzarci del passato come un fardello spiacevole che ostacola solo la nostra evoluzione, oppure possiamo assumerci la responsabilità e usarlo come base per andare avanti. Dobbiamo scegliere.
È fondamentale che il cinema e la letteratura diano non solo visibilità a chi è oppresso, ma che lo rappresentino anche in maniera autentica
Quella tra il Senegal e la Francia è una storia violenta, ma io e la mia generazione la stiamo superando per scriverne una nuova.
Mati Diop è la regista e sceneggiatrice che ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino 2024 con Dahomey.
Nel 2019 è entrata nella storia per essere la prima regista nera a presentare un film in concorso a Cannes per poi aggiudicarsi il Grand Prix della Giuria.
Il suo lungometraggio d’esordio, Atlantics, che ha vinto anche il premio inaugurale Mary Pickford al Toronto Film Festival era stato selezionato come candidato dal Senegal agli Oscar.
Nello stesso anno, Vanity Fair l’ha inserita nella sua lista delle cinquanta persone francesi più influenti al mondo.
È nata a Parigi il 22 giugno 1982 da madre francese e padre senegalese, il musicista Wasis Diop, ha respirato arte sin da piccola, suo zio paterno è Djbril Diop Mambéty, il celebre regista senegalese di Touki bouki e Iene.
Ha studiato al laboratorio di ricerca artistica del Palais de Tokyo e poi al centro di studi nazionale d’arti contemporanee Le Fresnoy, dove si è laureata, nel 2007. Dopo il liceo ha svolto diversi lavori, dalla cameriera alla figura che crea paesaggi sonori per il teatro.
Ha esordito nel mondo del cinema come attrice, nel 2008, recitando nel film di Claire Denis 35 rhums, per il quale ha ricevuto una candidatura al Premio Lumière per la migliore promessa femminile. 
L’esperienza con la famosa regista le ha fatto comprendere che la sua strada era dietro alla macchina da presa e ha iniziato girando diversi cortometraggi.
Sporadicamente ha continuato la carriera d’attrice, in film come Simon Killer (2012), Fort Buchanan (2014) e Hermia & Helena (2016) e Incroci sentimentali (2022).
Nel 2019 la grande svolta della sua carriera è avvenuta con l’uscita del suo primo lungometraggio Atlantics, selezionato al Festival di Cannes, che l’ha vista, trentaseienne, in concorso con un film girato a Dakar in lingua Wolof.
Il film, tratto dal suo omonimo cortometraggio del 2009, tratta il tema della migrazione attraverso una poetica storia di fantasmi, sul trauma, la perdita e la persistenza dell’amore.
Distribuito a livello internazionale da Netflix, è arrivato a un soffio dalla cinquina finale dei titoli candidati all’Oscar come Miglior Film Straniero.  Una collisione tra la sua ricerca cinematografica e la riesplorazione dell’identità africana da un punto di vista femminile e comunitario. Un ribaltamento della narrazione, l’immigrazione vista dal punto di vista di chi decide di restare invece di partire.
La casa di moda Chanel, per la sfilata Métiers d’art 2022 2023 di Chanel, ha scelto di esplorare diversi dialoghi creativi attraverso un film diretto da Mati Diop, Tokyo Trip in cui la protagonista è stata Mama Sané vista in Atlantics. 
Il 24 febbraio 2024, il suo secondo film, Dahomey,  che racconta la restituzione al Benin di 26 oggetti trafugati del Regno di Dahomey durante la guerra di colonizzazione, ha vinto l’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino.
Una profonda riflessione sul post-colonialismo (mai veramente affrontato), un documentario fantasy che è, allo stesso tempo, un manifesto politico e un film d’arte.
Mostra come una società che si riconnette con la propria eredità acquisisca forza e futuro. I temi dell’identità, della memoria e della perdita, sono sempre al centro delle opere di Mati Diop.
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lamilanomagazine · 2 months
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Giorgio Armani chiude la Milano Fashion Week 2024
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Giorgio Armani chiude la Milano Fashion Week 2024. Oggi, domenica 25 febbraio si concludono le sfilate in presenza per la Settimana della Moda di Milano. Doppio appuntamento con Giorgio Armani. Ultimo giorno di show fisici per la Milano Fashion Week, con oggi, infatti, si chiudono le giornate dedicate alle sfilate in presenza mentre la giornata di domani sarà dedicata alla presentazione online delle collezioni. La giornata di oggi si è aperta con il debutto di Feben, stilista di origini etiopi e cresciuta in Svezia che ora lavora a Londra; il marchio sfila grazie al supporto di Dolce&Gabbana, che la scorsa stagione ha portato in passerella Karoline Vitto. Oggi è stata la volta dell'attesissimo Giorgio Armani con un doppio show, il primo alle 10.30 e il secondo alle 11.30. Mentre alle 13.30 ha sfilato Chiara Boni – La Petite Robe seguita alle 14.30 da Anye Records. Ha chiuso l'ultimo giorno di défilé Francesca Liberatore alle 17.30 lasciando spazio ai brand che presenteranno online lunedì. Si chiude così la Settimana della Moda di Milano, che ha visto il ritorno di Marni in Italia in occasione del suo trentesimo anniversario, oltre all'esordio dei nuovi direttori creativi di Moschino, Tod's e Blumarine. Ora gli addetti ai lavori dovranno guardare a Parigi dove si conclude il fashion month.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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designmiss · 10 years
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Caricature campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi: #coglioneno https://www.design-miss.com/caricature-campagna-di-sensibilizzazione-per-il-rispetto-dei-lavori-creativi-coglioneno/ I creativi spesso si sentono dire frasi come queste della caricatura, frasi che sono state riprese dai tre video della campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavori creativi: #coglioneno. […]
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wanpanmas · 1 year
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Wanpanmas conto alla rovescia di natale
Un evento mondiale per le festività che segue una lista di prompt per fanfiction, fanart e altri contenuti creativi! Tutte le ship sono le benvenute. Usate il tag della ship e il tag #wanpanmas2022. I contenuti NSFW sono permessi purché siano taggati.
L’evento avrà inizio il giorno 19 dicembre e continuerà fino al 25 dicembre, ma potrete inviare i vostri lavori fino al primo di gennaio!
Lista dei Prompt
19/12: Fiaba 20: Segreto 21: Animale domestico 22: Oh, non avresti dovuto farlo 23: Notte 24: Festa/Celebrazione 25: Argomento libero
Aspettiamo con impazienza i vostri contributi!
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scenariopubblico · 4 months
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Corpi, letteratura e ricordo: il dialogo con Marco D'Agostin
Danzatore e performer trevisano, classe 1987, D'Agostin ha portato a Scenario Pubblico First Love (2018) uno dei suoi lavori più autobiografici. Incontrandolo abbiamo scoperto più a fondo la storia dello spettacolo e di questo artista sensibile e visionario.
Vogliamo addentrarci in First Love, un lavoro legato a delle emozioni vissute quando eri bambino. Chiediamo quindi, da dove è nata l’urgenza di iniziare questa ricerca? Quando è iniziato e come si è sviluppato il processo creativo? Tutto è iniziato con un fraintendimento. Anna Cremonini, direttrice artistica di Torinodanza, stava cercando per il progetto Corpo Links Cluster dei coreografi che non solo creassero degli spettacoli o dei progetti i quali dovevano restituire un’immagine non stereotipata della montagna, ma anche che conducessero una parte dei processi creativi in prossimità di luoghi montani, lontani dalla provincia. Lei credeva che il mio spettacolo Avalanche parlasse di montagna, lo aveva intravisto in una newsletter…così mi ha chiamato per chiedermi se potevo adattarlo al progetto. Io le ho detto di no ma anche del fatto, però, di avere il sogno di fare uno spettacolo su Stefania Belmondo e lo sci di fondo e sul risolvere il rebus di questa mia vita divisa in due, prima da sciatore di fondo agonista quasi professionista e poi da danzatore, e capire che cosa della prima esperienza era confluito nella seconda e come la danza mi faceva riosservare lo sci.
Il primo momento della creazione è stato un incontro con Stefania Belmondo a cui avevamo chiesto di partecipare a una parte del progetto con interviste, incontri…lei è stata sempre molto timida in realtà. Ha assistito alle prove ma era distaccata per una forma di timidezza "montana". Gran parte del processo di lavoro si è svolto a Pragelato che è la località in cui nel 2006 si sono svolte le olimpiadi di sci di fondo. In questo piccolo villaggio montano ho lavorato parzialmente in uno chalet della Pro loco, ovvero la sala prove immersa nella pista da sci che però, allora, era estate quindi era tutto verde. Ho lavorato con con venti bambini, dai 6 ai 10 anni, che di inverno sciavano e d’estate erano lì per frequentare il centro estivo. Altro incontro è stato quello con Tommaso Custodero, una figura cardine. Tra tutti i maestri di scii incontrati durante il primo sopralluogo solo a lui è interessato molto esserci. Così ha seguito il lavoro fatto con i bambini e le bambine creando un ponte tra la danza e lo sport. Con lui ho fatto i primissimi ragionamenti su come certi movimenti potevano essere considerati ritmicamente. Lui stava facendo degli studi di scienze motorie ma prima era stato uno sciatore di fondo molto bravo, ed era interessato ai legami tra lo yoga e l’arrampicata, si informava su cosa fosse la danza contemporanea…un personaggio veramente speciale: lui ha capito subito cosa intendevo fare.
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Poi, nella prima parte di lavoro con Chiara Bersani come aiuto drammaturga e Luca Scappellato con le musiche, sempre a Pragelato, c’è stato un momento di ricognizione, studio, messa in prova dei materiali maturati con i bambini e le bambine. Poi il lavoro è stato costruito attorno all’evocazione di questa telecronaca che ci riaccompagna tutti in quella domenica pomeriggio del febbraio 2002 registrata su un VHS e ascoltata mille e mille volte. È una voce che proprio riemerge nella memoria. Non ho fatto nessun lavoro mimetico consapevole, l’ho lasciata davvero riaffiorare. L’idea di essere il telecronista insieme allo sciatore è diventata il dispositivo che mi ha permesso di costruire una competizione con me stesso. Una cosa così faticosa da fare che diventava una gara anche per me. Una gara di cui sceglievo io la disciplina. Andavo così a risarcire un po' quel bambino che ero stato che aveva sofferto molto di fare quello che sport che non amava. E dall’altra parte tutto il lavoro sul corpo quindi, questa idea non solo di tradurre letteralmente i movimenti dello sci in danza ma anche di usare il corpo come un paesaggio. Ci sono dei momenti in cui le mani evocano dei paesaggi montani, si restituisce anche un’astrazione con quella gestualità che all’inizio non è ginnica competitiva invece sul finale lo diventa.
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Com'è stato l'incontro con Stefania Belmondo? Lei che per te è stata un mito, ti ha dato particolari suggestioni che hai trasformato in materiale? Con Stefania Belmondo ho affrontato grandi conversazioni sull’amore, non era interessata a parlare di sport e della gara…quella non era nemmeno la sua preferita tra l’altro. Voleva parlare più della vita e questo è stato significativo. La cosa molto bella per cui poi l’incontro è stato fondamentale è che lei mi ha ispirato la scena finale. Mi raccontava che era ancora molto legata alla montagna e allo sci e che ancora oggi a più di vent’anni della chiusura della sua attività professionistica andava a sciare e le piaceva molto farlo di sera. Qualche settimana prima del nostro incontro, mi ha raccontato, si è trovata a sciare molto tardi, il sole era sceso e, salita la luna piena, lei si era trovata nei boschi. All'improvviso aveva iniziato a nevicare e si era commossa. Allora ho pensato…dobbiamo regalare a Stefania quella nevicata. Quindi, l’idea finale di questo lavoro creato con Alessio Guerra, light designer, è una nevicata al chiaro di luna. Tutto il prezioso lavoro è la domanda: che cos’è il primo amore per me? Lo sci, la montagna, Stefania Belmondo, l’adolescenza…però alla fine c'è la neve che è la cosa che ci riconduce tutti e tutte, è magica per tutti anche per chi non la vive…e ci riconduce a quell’infanzia, quella gioia bambina, quella nostalgia. La caduta della neve è un fatto nostalgico e quindi secondo me il lavoro doveva finire con questa immagine.
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Il lavoro di drammaturgia è stato centrato più sul documento video o anche su ricerche altre? La premessa è che io e Chiara collaboriamo ormai da dieci anni nelle creazioni altrui in modi sempre diversi. A volte attraverso lo studio e la ricerca, altre volte con messaggi vocali mandati nel cuore della notte, altre volte ancora con improvvisazioni fisiche. I ruoli e le modalità cambiano sempre in base al progetto. First Love è uno spettacolo così incarnato in me, con un’idea così netta che non ha una grossa bibliografia. Il lavoro con Chiara si è concentrato sul cercare di capire come rendere il corpo un paesaggio e sul cercare di capire come il passato di quel Marco bambino cresciuto in una provincia si innestava all’interno di questo racconto. L’emersione del dialetto in quel punto centrale in cui subentra la voce maschile che incita il Marco bambino, è la voce di mio padre…quella scelta è frutto del lavoro fatto con Chiara. Insieme al documento video della gara gli altri video erano delle VHS che un vicino di casa dei miei genitori ha ritrovato e in cui riprendeva le gare di me da bambino. Un documento molto prezioso specie per le voci fuori campo. Si sentono, infatti, le voci di mio papà, mia mamma, vicini di casa e amici che ci hanno raccontato tanto. Mi hanno rimesso in contatto con dei ricordi che avevo un po’ sommerso. Infine il focus è stato posto su un testo - io sono convinto che in ogni spettacolo entrano tutti i testi che hai letto nella tua vita - l’unico su cui abbiamo fatto attivamente dei ragionamenti, uno degli scritti autobiografici di Walter Bonatti. Un testo molto bello perché racconta del proprio rapporto con la montagna, di quest’idea di essere messo a confronto con la propria finitudine e piccolezza e solitudine. Poi c’erano queste pagine meravigliose in cui lui diceva che quando uno scalatore si trova di fronte a una parete da scalare le decisioni che prende rispetto a come scalarla non sono solo logiche ma hanno anche una natura estetica. Quindi in base alla via che sceglievi, ai movimenti che sceglievi per percorrerla…l'idea che anche nel gesto atletico c’è sempre e comunque una componente estetica.
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In relazione al tuo lavoro nella danza, hai o hai avuto delle figure di riferimento che hanno ispirato le tue modalità di ricerca e creazione? Nell’ambito della danza ho dei maestri nei confronti dei quali ho un debito di riconoscenza maggiore rispetto ad altri che sono sicuramente Claudia Castellucci, Nigel Charnock e Alessandro Sciarroni. Più avanti anche Chiara Bersani e Marta Ciappina che faccio fatica a considerare maestre perché sono le mie migliori amiche, sono le persone con cui collaboro, però sicuramente anche l’incontro con loro è stato fondamentale e più alla pari. Poi, in realtà, io sono un grande appassionato di letteratura. Tra le figure più ispiranti per me c'è sicuramente Amelia Rosselli una poetessa che scriveva in un modo che sembra musicale in senso esatto, ma che in realtà rispondeva a un istinto psicologico. Quest’idea secondo cui quando stai scrivendo una coreografia c’è qualcosa di istintivamente psicologico, di non esatto che ti ispira… l'idea di come si affina questo istinto, cosa vuol dire psicologico… sono tutti quesiti che mi interessano. È stato sempre misterioso questo rapporto tra psicologia e musica che c’è in Rosselli. Annie Ernaux, ai quali sto dedicando sempre più progetti, che, secondo me, ha un scrittura che dà istruzioni per il corpo e ha un bellissimo modo di viaggiare tra passato e presente - che è una delle altre cose presenti nella mia scrittura coreografica e nella mia ricerca. Poi ancora tanti romanzi che hanno a che fare col tempo profondo perché una delle mie ossessioni è sempre quella di ricordarsi. In First Love questa cosa non c’è, ma in generale mi interessa il fatto di ricordarsi che quel tempo effimero e brevissimo della performance di sessanta minuti c’è e che quel tempo è anche sempre parte di un tempo più grande che è quello delle ere geologiche, che gli scienziati chiamano Deep Time. È quella sensazione che io provo quando leggo alcuni romanzi che ti fanno respirare con le montagne. Tipo la Nube Purpurea di Shiel, Trilogia della città di K. di Kristóf.
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Tra i temi che più emergono parlando con te ci sono sicuramente la memoria, una certa nostalgia, la curiosità, un modo di creare anche poetico...Che ruolo ha per te la danza nella società di oggi? Innanzitutto, bisognerebbe capire quale danza, ci sono tante danze… quella in discoteca ha un ruolo, la danza di tradizione ha un altro ruolo, quella classica ecc. Se la domanda è che ruolo ha la danza che facciamo noi, credo che non abbia nessun ruolo ma semplicemente perché non deve averne uno. Ti rispondo citando un autore che si chiama Jonathan Gottschall che ha scritto un libro intitolato L’istinto di narrare. Nel suo testo cerca di capire come mai gli esseri umani, di fatto, procedano raccontandosi sempre delle storie. A un certo punto parla del rapporto tra due tribù immaginarie del passato. In una tribù le persone lavorano, mangiano, dormono tutto il giorno e basta e nell’altra invece oltre a fare queste cose i componenti perdono anche del tempo per stare davanti a un fuoco a raccontarsi delle storie. Lui dice: «chi ti immagini che in una potenziale lotta fra queste due vincerebbe?». L’istinto ti farebbe dire, vincono quelli che non si raccontano storie perché risparmiano del tempo e quindi hanno più forza ed energia. La realtà è che la storia ci dimostra che ha vinto l’altra tribù, quella delle storie che è quella da cui noi dipendiamo. L’essere umano per vivere ha bisogno anche di qualcosa che non ha una funzione specifica, che non mira alla sua sopravvivenza. Quindi l’idea è che la danza (e il suo ruolo) sia molto marginale ma essenziale; la sua ragione è misteriosa deve rimanere misteriosa. Penso veramente a questo. Cerchiamo di rispondere, ossessionati, a questa domanda che ci pone il mondo, ma a noi non interessa veramente. L’istituzione ha bisogno di capire perché ci finanzia, perché ne abbiamo bisogno, qual è il ruolo... Eh però la sfida è veramente uscire da quella dinamica.  L' "istituzione" deve fidarsi di questo mistero che è sopravvissuto finora.
a cura di: Sofia Bordieri
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francyfan-bukowsky · 4 months
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le mie pareti d'amore
è in nottate come questa, che mi riprendo ciò che posso,
vivere costa fatica, scrivere non costa nulla.
è che le donne erano facili
ma erano tutte piuttosto simili:
a loro piaceva vedere ciò che scrivevo sotto-forma di libro finito
ma c'era sempre qualcosa da ridire sulla
battitura effettiva
dei nuovi lavori
che le infastidiva...
non ero in competizione con loro
ma loro diventavano competitive con me
in forme e stili che non consideravo
né originali né creativi
sebbene per me
loro fossero di sicuro
alquanto sorprendenti.
adesso vagano libere
con se stesse insieme alle altre
e hanno nuovi problemi
per altri versi.
tutte quelle adorabili ragazze:
sono felice di essere con loro con lo spirito
piuttosto che con la carne
perché ora posso pestare su questa cazzo di macchina senza preoccupazioni.
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Da: Sull' amore
Charles Buk🖤wski
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