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#la superba
rallytimeofficial · 2 months
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Il ritorno di Giacomo Ogliari, un podio al Motor Rally Circuit di Pavia in Rally2
🔴 🔴Il ritorno di Giacomo Ogliari, un podio al Motor Rally Circuit di Pavia in Rally2 📸 Alquati
Lacrime e sorrisi. Giacomo Ogliari ha un volto che fa trasparire le sue emozioni, contrastanti, ma intense. Ritornato ad indossare tuta e casco ad un anno di distanza dall’ultima volta, il pilota milanese in forza alla scuderia La Superba, ha vissuto un weekend particolare farcito da tempi di valore assoluto e lo struggente ricordo dell’amata sorella, recentemente scomparsa e sempre al seguito…
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eternalcalifornia · 7 months
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"La maggior parte delle persone non sa amare né lasciarsi amare, perché è vigliacca o superba, perché teme il fallimento.
Si vergogna a concedersi a un’altra persona, e ancor più ad aprirsi davanti a lei, poiché teme di svelare il proprio segreto.
Il triste segreto di ogni essere umano: un gran bisogno di tenerezza, senza la quale non si può resistere."
Sándor Márai -La donna giusta-
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melissa-io · 2 months
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Lascia che pensino che sei strana e pericolosa
perché ti sei allontanata da loro.
Lascia che ti considerino superba e presuntuosa perché non ami mescolarti con la massa.
D'altra parte tu, alle pecore, hai sempre preferito il lupo.
Mely🩷
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sciatu · 2 months
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Comi na navi nto mari luntanu passasti i frunti ritta e supebba e tuttu quantu chiddu chi vaddavi di luci e d’amuri mu dumavi. Eri tuttu chiddu chi disiava a vita chi i sempri vulia aviri du piaciri chi putia mazzari da luci chi mi putia nubbari mi muriu ogni otru amuri picchi non eri tu a so patruna eri a puma di Eva p’ Adamu p’essiri com’a Diu chi prigamu Passavi lenta comi liunissa matri e padruna di ogni re nte to occhi c’era ogni me disiu chi cu tia nasciu, pi tia muriu ti vaddava stunatu e cunfusu picchì mi piddi nta luci chi eri mi piddì, mi piddi nto to passari l’unica gioia chi vulia pruvari Comi na navi chi passa luntanu ti puttasti tutti i me disii lassannumi senza paci e valia lassannu nto scuru l’anima mia
Come una nave nel mare lontano, mi sei passata di fronte dritta e superba e tutto quello che guardavi lo illuminavi di luce e d'amore. Eri tutto quello che desideravo, la vita che da sempre avrei voluto avere, il piacere che poteva uccidere, la luce che poteva accecare. Mi è morto ogni altro amore perché non eri tu la sua padrona, eri la mela che Eva dava ad Adamo per essere come quel Dio che preghiamo. Passavi lenta come una leonessa, madre e padrona di ogni re, nei tuoi occhi c'era ogni mio desiderio nato per te e per te morto. Ti guardavo stordito e confuso perché mi sono perso nella luce che eri, mi sono perso, mi sono perso al tuo passare, unica gioia che volevo provare. Come una nave che passa lontano, ti sei portata tutte le mie voglie mi hai lasciato senza pace e forza , hai lasciato al buio la mia anima.
Like a ship in the distant sea, you passed in front of me straight and proud and everything you looked at was illuminated with light and love. You were everything I wanted, the life I always wish to have, the pleasure that could kill, the light that could blind. Every other love died for me because you weren't the owner of the love, you were the apple that Eve gave to Adam to be like the God we pray to. You passed slowly like a lioness, mother and mistress of every king, in your eyes there was every desire of mine born for you and dead in you. I looked at you stunned and confused because I lost myself in the light that you were, I lost myself, I lost myself as you passed by, the only joy I wanted to feel. Like a ship passing far away, you brought all my desires, you left me without peace and strength, you left my soul in the dark.
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gregor-samsung · 9 months
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“ L’istituzione del Registro Nazionale degli Intellettuali e dei Radical Chic fu la prima notizia per l’intera mattina, ma non entrò neppure in #trendtopic. Il fatto che il provvedimento fosse stato presentato in difesa e non contro le suddette minoranze ne ridusse sensibilmente la viralità. Per spiegare il senso politico della legge, fu diffuso un documento in cui riassumeva per punti le ragioni in base alle quali gli intellettuali costituiscono, sempre, un pericolo per la democrazia tale da minarne l’esercizio. La lettera, firmata dal ministro in persona e redatta in forma di decalogo, era intitolata: “La questione intellettuale. La verità è semplice, l’errore complicato”. Diceva: La complessità impedisce la verità. La complessità umilia il popolo. La complessità frena l’azione. La complessità è noiosa, quindi inutile. La complessità è superba, quindi odiosa. La complessità è confusa, quindi dannosa. La complessità è elitaria, ergo antidemocratica La semplicità è popolare, ergo democratica. La complessità è un’arma delle élite per ingannare il popolo. Bisogna semplificare quello che è complicato, non bisogna complicare quello che è semplice. Olivia ripose il giornale sul sedile di fianco. Era l’unica a essersi portata un quotidiano in tutto lo scompartimento, ma la verità era che anche lei ormai riusciva a leggere i giornali soltanto in treno. Qualche posto più in là una signora chiacchierava al telefono seduta di fronte a un uomo che tentava di leggere. Fuori dal finestrino passava l’Italia – case sparse, prati e colline verdi, improvvise accensioni di cespugli colorati – e sembrava che niente fosse accaduto, e che il Paese fosse quello di sempre. Era impossibile dire se fosse stata la cultura a plasmare quel paesaggio o quel paesaggio a modellare la cultura. “
Giacomo Papi, Il censimento dei radical chic, Feltrinelli (collana I Narratori), 2019¹; pp. 40-41.
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vedova-nera · 4 months
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"Cosa ti fa credere che io voglia essere la tua Padrona?", domandò, volgendomi un sorriso beffardo.
Il tono della voce mi parve decisamente troppo alto per pronunciare quelle parole. Sembrava volesse intimorirmi o forse mettermi alla prova, attirando su di noi l'attenzione dei casuali spettatori che ci circondavano in quel momento.
Per un attimo esitai e desiderai una via di fuga, ponendo fine a quel colloquio appena iniziato, ma poi tornai a guardare i suoi occhi, l'espressione altera e imperiosa del suo volto, quel sorriso appena accennato con cui pareva deridermi. Ciò che stava avvenendo mi apparve necessario, ineluttabile e decisi di non opporre più resistenza.
"Il modo in cui mi guardi.", le risposi, sommessamente.
"E sentiamo, in che modo ti guardo?", chiese ancora, con maggior prepotenza e arroganza.
"Come se fossi fragile e inerme, disteso sotto di te, con il tuo piede premuto sul mio volto."
"È ciò che ti piace? Quello che vorresti?", mi incalzò, senza preoccuparsi di nascondere il divertimento che le procurava ascoltare le mie parole, né la volontà di avvalersi del potere che le conferiva quella mia confessione.
"No, è semplicemente ciò che sento, quel che sono.", sospirai, eccitato e avvilito da questa verità.
"Il mio schiavo, dunque?", domandò e mi sembrò che il tono della voce fosse volutamente più alto, come per costringermi a una resa che doveva essere necessariamente assoluta e incondizionata.
"Sì, il tuo schiavo.", ammisi, con il capo chino, senza osare sollevare lo sguardo.
"Il mio schiavo si adopererebbe affinché le mie scarpe siano sempre pulite, ma al momento non mi pare che siano molto lucide."
"Vuoi?"
"Voglio vederle brillare e voglio vedere quanto sai renderti utile.", comandò.
La sua voce divenne ancor più superba e spoglia di qualsivoglia attenzione o premura. Avevo appena dichiarato di essere suo schiavo, rivelando le ragioni del mio fare mite e cortese. Per quanto fosse folle, mi sentii talmente soggiogato da lei che non potei fare altro che obbedire ai suoi ordini. Senza preoccuparmi o forse ignaro di chi potesse vedermi, mi inginocchiai dinanzi a lei.
Ero il suo schiavo, sentivo di doverla servire, di obbedire ad ogni suo comando, di sacrificare la mia dignità sul suo altare. Lo sentivo e malgrado la vergogna e la dolorosa angoscia per quella umiliazione, io stesso desideravo compiere quell'atto e dar prova della sincerità e irrevocabilità della mia sottomissione.
Mi abbassai sempre di più, fino a trovarmi con il volto sotto la suola della sua scarpa. La mia Padrona mi osservava con un sorriso divertito e soddisfatto. Io ero il suo nulla, il suo vuoto da riempire e da quel momento no avrei potuto far altro che lasciarmi plasmare da lei. Accettando di leccarle la scarpa, di raccogliere e ingoiare quel sudiciume per cui non riuscivo a provar disgusto, le avrei consegnato per sempre la mia vita.
Forse mi sarei dovuto fermare, attendere, riflettere, ma non c'era più tempo, ero come vittima di un sortilegio e continuavo a precipitare in quel baratro come se agissi al di la della mia volontà.
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Mi dimenticherai?
No...ma farò finta di sì.
Penserò che tanto non avrebbe mai funzionato. Saremmo stati felici ma faremo bene a non crederci, ci sarà più facile vivere così. Alla fine “Non mi dimenticare mai” è un modo morbido per andar via, ma è pur sempre il duro saluto di chi non resta. E forse un giorno non sarò più sicura di averti amato, fin quando ogni volta la vita, con la sua superba bellezza, non mi ributterà davanti i tuoi occhi in ciò che guarderò. Allora sarò costretta a ricordare che fin quando c'eri tu, nonostante tutto, nonostante gli innumerevoli casini, riuscivo a pensare: “andrà tutto bene”.
E comunque non ti dimenticherò perché mi mancherai.
A volte mancarsi è l'unico modo che rimane per continuare a stare insieme.
È il potere delle memoria, quello che nessuno potrà mai portarci via.
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Massimo Bisotti
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morganadiavalon · 11 months
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La mia Liguria ha il verde della foglia e il viola della bouganvillea e dell'oleandro odoroso che si gettano nell'azzuro di baie nascoste cui fanno da cornice.
E mi sbuffa via il grigio che mi si è attaccato da Milano, con il bianco della risacca di un'onda che si va a schiantare sul grigio dei ciottoli della spiaggia, che però per lei sono argento, che il grigio, dice, è solo lassù dove sei andata a vivere.
E io le sorrido e annuisco con dolcezza, e non glielo dico che anche Milano mi ha mostrato i suoi colori, ché la mia Liguria è ruvida e superba, ma non sa che anche se non mi ha più come abitante, non ha smesso di essermi casa.
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lunamagicablu · 3 months
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Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare. Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro. Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro. Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l’acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò alcune carote, in un’altra collocò delle uova e nell’ultima collocò dei grani di caffè. Lasciò bollire l’acqua senza dire parola. La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre…. Dopo venti minuti il padre spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella. Guardando sua figlia le disse: “Cara figlia mia, carote, uova o caffè?” La fece avvicinare e le chiese che toccasse le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo, mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l’uovo sodo. Dopo le chiese che provasse a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò: “Cosa significa questo, padre?” Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, “l’acqua bollente”, ma avevano reagito in maniera differente. La carota arrivò all’acqua forte, dura, superba; ma dopo essere passata per l’acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare. L’uovo era arrivato all’acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito. Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l’acqua. “Quale sei tu figlia?” le disse. “Quando l’avversità suona alla tua porta; come rispondi?” “Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza?” “Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido? Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito?” “O sei come un grano di caffè? Il caffè cambia l’acqua, l’elemento che gli causa dolore. Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore.” “Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all’avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda”. Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e la tua positività, “il dolce aroma del caffe'” … web
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susieporta · 4 months
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Per chi mi ha chiesto delle mie sensazioni sul film “Perfect Days”.
La solitudine è un fardello che pochi possono permettersi di sopportare. C’è chi, come Hirayama, la fa accomodare in casa e le offre la poltrona migliore. Hirayama è un uomo all’apparenza semplice, se usiamo il metro di misura del ruolo che rappresenta in società. Pulisce i bagni pubblici. Ma lo fa con una grazia e una dedizione tali da portarci - arrivati già a metà film - a volergli dire grazie. Indugia sui rubinetti, strofina e lucida, usa pure uno specchietto modello dentista, per controllare i bordi interni dei water che non riesce a vedere. Tutto è armonia in lui, gentilezza, cura. Osserva il mondo in silenzio. E parla poco, Hirayama, non spreca parole. Sa quanto possano rivelarsi inutili quando al loro posto gli occhi riescono a esprimere i pensieri più profondi. Per rendere leggere le sue traversate metropolitane ascolta musica. Superba musica, a dire il vero. Non mancano Nina Simone, Van Morrison, Lou Reed, Patty Smith... Gli altri personaggi nello sfondo, ovattato e quasi onirico, sembrano a servizio di un unico obiettivo, esaltare la bellezza dell’abitudinarietà, abiurata invece dagli assetati di emozioni sempre più estreme. Ma Hirayama non ha paura di misurarsi con i soliti rituali giornalieri: sveglia all’alba, igiene personale, infilarsi la tuta da lavoro, caffè al distributore (un’unica volta ne prenderà due insieme), salire sul furgone carico dei prodotti per pulire i bagni e via al lavoro. Ritorno a casa, bicicletta, bagni pubblici per una pausa relax, doccia, pub e ritorno a casa. I ritmi sono gli stessi in un’armonica sequenza che allo spettatore all’inizio potrebbe apparire asfittica. È solo a fine pellicola che messi tutti insieme i momenti di Hirayama si riveleranno nello stupore della loro profondità, compresi gli alberi che fotografa quando è in pausa, gli occhi di una ragazza timida che pranza su una panchina vicino alla sua, i “da uno a dieci” del giovane collega Takashi, le frasi della libraia che accompagnano le vendite, dando valore a ogni libro che cede ai clienti (e sempre acquisti in offerta per Hirayama, seppure siano capolavori senza tempo. Ah, quanto ci piace incontrare librai così appassionati), la lampada che non illumina mai abbastanza, ma serve…
Nel silenzio che accompagna la pellicola per buona parte dello svolgimento, ognuno avrà modo di ripensare alle “cose della propria vita”. Compresi certi flashback che non vorremmo riportare a galla. Tuttavia, anche questi, in Perfect Days, ci riconciliano con la parte di noi destinata a restare in bianco e nero (tale e quale al film).
Andatelo a vedere, con la stessa voglia di scartare un cioccolatino al rum: dolce, breve, ma potrebbe dare alla testa, e solo nel bene.
P. S.
Gli autori citati nel film sono: William Faulkner, Aya Kōda, Patricia Highsmith.
Catena Fiorello Galeano
#perfectdays #wimwenders #film #kôjiyakusho
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principessa-6 · 7 months
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La cosa più superba è la notte, quando cadono gli ultimi spaventi e l’anima si getta all’avventura...♡᭄۫۫۫۫♡
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alonewolfr · 3 months
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La maggior parte delle persone non sa amare né lasciarsi amare, perché è vigliacca o superba, perché teme il fallimento. Si vergogna a concedersi a un’altra persona, e ancor più ad aprirsi davanti a lei, poiché teme di svelare il proprio segreto… Il triste segreto di ogni essere umano: un gran bisogno di tenerezza, senza la quale non si può esistere.
|| Sàndor Màrai
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greuceanu · 9 days
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Vreau sa termin superba carte a lui Cognetti, dar gandul la labă ma arde prea tare!
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fallimentiquotidiani · 10 months
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Comunque la famosa villa barocca abbandonata in Profondo rosso è fighissima, quasi quasi ci vivrei
Superba veramente, Argento ha un'estetica che amo
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fiordilota · 8 months
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Mi pesa questa solitudine e ammetto che non mi ci impegno neanche. Oramai ho la superba presunzione di pensare di essere eternamente incompresa. È per questo che nessun rapporto umano mi soddisfa, perché cerco qualcosa che non può esistere se non in frazioni e percentuali
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