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#la memoria del cuore
tonichhyy · 5 months
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surfer-osa · 2 months
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Di' grazia.
Non riesco ancora a scrivere di te come vorrei ma se lo facessi renderei definitivo il fatto che non ti vedrò più (ed io continuo a vederti).
Mi punisco, nel momento in cui dovrei addormentarmi gli occhi si spalancano anche se sono saldamente chiusi. La mente torna al tuo ultimo respiro e al mondo che in quel momento è scomparso attorno a noi. Si ripresenta il vuoto, il desiderio di non essere mai esistita per non dover gestire quel dolore e tutto questo mi provoca ulteriore male perché tu sei stata “pieno” e lo sei ancora.
Quindi, mamma, allungo le mani al buio e cerco il lettore mp3 che lascio sempre carico nella federa del mio cuscino. Infilo le cuffiette e faccio partire un disco di cui ho parlato proprio ieri sera.
Grace di Jeff Buckley esplode nel mio spazio nella stessa maniera in cui lo fece nell’autunno del 1994.
Ero nella mia cameretta e avevo le cuffiette. Non riuscivo a dormire perché mi sentivo aliena e non sapevo come maneggiare quel sentimento di estraneità.
Stanotte avevo il lettore mp3, trent’anni fa avevo il walkman a cassetta e stavo ascoltando Planet Rock su Radio2. Il giorno dopo, in terza media, mi avrebbero avvistata per i corridoi di scuola con un’espressione facciale teneramente ebete.
Conosco a memoria ogni parola e tutte le partiture, sperimento ad ogni ascolto quel senso di estasi e rappresentazione. Sì perché Grace parla di tutto e di tutti noi anche se non lo sappiamo e anche se non l’abbiamo mai ascoltato (provo a non essere giudicante ma amic* car* è una lotta persa: vi sto giudicando abbassando gli occhiali in segno di disapprovazione).
Stanotte sentivo il cuore sincronizzarsi alla musica quando la mia gatta Tatì è piombata sul letto per scappare da suo fratello Heavy. Lui si è letteralmente stampato sulla pediera del letto mentre lei è riuscita a spiccare il volo per poi planarmi addosso con le 4 zampe aperte tipo tuta alare di Patrick de Gayardon (o, meglio, come un petauro dello zucchero).
A quel punto l’incanto è scomparso, come la regolarità del mio battito, ed ho lasciato che la musica sfumasse.
Asleep in the sand with the ocean washing over.
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intotheclash · 1 month
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E pensare che basterebbe pochissimo. Basterebbe spostare a stacco la nostra angolazione visiva. Guardare le cose come fosse la prima volta. Lasciare fuori campo tutto il conformismo di cui è permeata la nostra esistenza. Dubitare delle risposte già pronte. Dubitare dei nostri pensieri fermi, sicuri, inamovibili. Dubitare delle nostre convinzioni presuntuose e saccenti. Basterebbe smettere di sentirsi sempre delle brave persone. Smettere di sentirsi vittime delle madri, dei padri, dei figli. Smascherare, smascherare tutto: smascherare l’ amore, il riso, il pianto, il cuore, il cervello. Smascherare la nostra falsa coscienza individuale. Subito. Qui e ora. Sì, basterebbe pochissimo. Non è poi così difficile. Basterebbe smettere di piagnucolare, criticare, fare il tifo e leggere i giornali. Essere certi solo di ciò che noi viviamo direttamente. Rendersi conto che anche l’ uomo più mediocre può diventare geniale se guarda il mondo con i suoi occhi. Basterebbe smascherare qualsiasi falsa partecipazione. Smettere di credere che l’ unico obiettivo sia il miglioramento delle nostre condizioni economiche perché la vera posta in gioco... è la nostra vita. Basterebbe smettere di sentirsi vittime del denaro, del lavoro, del destino e persino del potere, perché anche i cattivi governi sono la conseguenza naturale della stupidità degli uomini. Basterebbe rifiutare, rifiutare la libertà di calpestare gli altri, ma anche la finta uguaglianza. Smascherare la nostra bontà isterica. Smascherare la nostra falsa coscienza sociale. Subito. Qui e ora. Basterebbe pochissimo. Basterebbe capire che un uomo non può essere veramente vitale se non si sente parte di qualcosa. Basterebbe abbandonare il nostro smisurato bisogno di affermazione, abbandonare anche il nostro appassionato pessimismo e trovare finalmente l’ audacia di frequentare il futuro con gioia. Perché la spinta utopistica non è mai accorata o piangente. La spinta utopistica non ha memoria e non si cura di dolorose attese. La spinta utopistica è subito. Qui e ora.
Giorgio Gaber - Un'idiozia conquistata a fatica
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ragazzoarcano · 2 months
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“La memoria del cuore elimina i cattivi ricordi e magnifica quelli buoni, e grazie a questo artificio, siamo in grado di superare il passato.”
— Gabriel García Márquez
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susieporta · 3 months
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Dove c'è intesa ci sono incastri perfetti
Frederick William Burton, Incontro sulle scale della torretta - Hellelil and Hildebrand (1864)
l pittore inglese Frederick William Burton realizza nella seconda metà dell’Ottocento questo quadro ispirato ad una ballata del periodo medievale, dove cavalieri e damigelle sono i protagonisti di storie tormentate e dal finale tragico. In questo caso la principessa si innamora dell’uomo sbagliato, la sua guardia del corpo, ed il loro sentimento sarà destinato a portarli alla morte.
Il quadro nasce in un ambiente raffinato, culturalmente legato ai Preraffaelliti in cui la pittura si mette al servizio della poesia, e ruota intorno ad una composizione stretta, mentre una luce pulita sfiora i vestiti rappresentati con tecnica precisa e teatrale.
L’attimo dipinto è un attimo rubato, l’incontro fugace sulle scale della torretta, dove la mancanza di spazio permette ai corpi di sfiorarsi, alle braccia di incontrarsi, dove la chimica dell’amore esce allo scoperto in un brivido silenzioso.
Gli innamorati non si guardano, chiudono gli occhi per sentire ancora meglio il contatto che gli è negato e imprimerselo nella memoria, per parlarsi attraverso l’incontro rapido e nascosto, e abbandonarsi a quell’irresistibile attrazione che non ha motivo, che non ha ragione, anzi, che sanno sarà la loro rovina. Ma non gli importa.
E lui la trattiene piano, abbracciando il braccio, assaporando il suo odore, trovando quello che cerca, quello che gli basta, in quella stoffa.
Un’immagine struggente non solo se si conosce il finale della storia, in cui lui combatte per amarla e alla fine si fa uccidere per lei, lei muore perché non ha senso vivere senza di lui, ma anche per la bellezza e la forza dell’istante.
Frederick William Burton ci regala l’emozione dell’amore disperato perché sbagliato, ma anche di quello più dolce, più intenso e agognato, quello che spezza il respiro, ma fa battere il cuore, e rende la vita un alito caldo che va vissuto fino in fondo. Quello per cui, alla fine, sappiamo che ne era valsa la pena.
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sciatu · 8 months
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LA TONNARA DI VENDICARI
Colonne che si perdono nel cielo mura che racchiudono la luce finestre che non fermano il vento porte che non dividono scale che salgono verso il passato sono così anche i nostri ricordi ruderi rimasti nella memoria avanzi di vite precedenti resti precari di emozioni spente dove candida e pura si aggira la nostra coscienza cercando senso e motivo di un tempo che non sa cancellare di cose e persone rimaste impigliate nella rete fitta del cuore a confondersi con sogni e dolori. Ruderi come i nostri ricordi che non sono più vita ma che la riassumono ali invisibili dell’anima per seminare le speranze di domani. Non sono così i sogni ed i desideri? vestigia lasciati dal tempo dentro la rete della memoria parti di una realtà cancellata pezzi di un puzzle disfatto semi che l’anima raccoglie onde che si ripetono all’infinito. Il mare qui è solo un coro che ci ricorda continuamente la nostra provvisoria presenza che per altri diverrà ricordo, ambito sogno, inquieto desiderio come questi avanzi di tonnara che guardano l’orizzonte del mare a sfidare eterni il cielo.
Columns that are lost in the sky, walls that enclose the light, windows that do not stop the wind, doors that do not divide, stairs that go up towards the past, our memories are like this too, ruins left in the memory, leftovers from previous lives, precarious remains of spent emotions, where candid and pure, our conscience wanders, looking for meaning and reason, of a time that he does not know how to erase, of things and people entangled, in the thick net of the heart, to be confused with dreams and pains. Ruins like our memories, which are no longer life, but which summarize it, invisible wings of the soul, to sow the hopes of tomorrow. Aren't dreams and desires like this?, vestiges left by time, within the network of memory, parts of an erased reality, pieces of an undone puzzle, seeds that the soul collects, waves that repeat themselves endlessly. The sea here is just a chorus, which continually reminds us of our temporary presence, which for others will become a memory, a coveted dream, a restless desire, like these ruins remains, which look at the horizon of the sea, eternally challenging the sky.
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ninoelesirene · 11 months
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Ogni anno, nei giorni che precedono l’anniversario della tua morte, comincio a sentirmi strano; più o meno a partire dal compleanno di Chiara, il 25 maggio. Lo so perché fu la sera in cui il medico di guardia mi chiese di raggiungerlo nella sua stanza e mi disse che non ce l’avresti fatta: “Sta morendo della sua malattia”. Si limitò a descrivere, con pudore. Tornai poco dopo al tuo capezzale. Dormivi con fatica. Ricordo di aver guardato in basso, fissando la parte di pavimento compresa tra le mie gambe e l’angolo del letto. 22 anni ancora da compiere.
Mi ha pervaso uno speciale smarrimento, dal 2004 a questa parte. Si vede sempre meno, mi pare, ma succede ancora. È come se il corpo avesse memoria di quelle ore: la vita sfuggiva ai tuoi occhi, alle braccia che mi strinsero, alle mani adorate e mi contagiava.
Per molto tempo ho pensato fosse un privilegio averti dentro, sentire il marchio sulla pelle, sul cuore. Quanto ti ho amata.
Oggi è diverso. A ridosso di quel giorno ti sento, ma non attraversi più lo spazio che abito. Il mio corpo è mio, e ha imparato a dimenticare, a tenerti accanto senza trascriverti come un tatuaggio. Mi manchi immensamente, ma sei al di fuori e, per fortuna, ora ci sono io con me.
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viendiletto · 3 months
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Nino Benvenuti: «Senza ricordi non c’è futuro»
Campione olimpico nel 1960, campione mondiale dei Pesi superwelter tra il 1965 e il 1966 e dei pesi medi dal 1967 al 1970, Giovanni (Nino) Benvenuti è stato uno dei migliori pugili italiani di tutti i tempi e il suo nome troneggia tra i grandi del pugilato internazionale. È entrato nell’immaginario collettivo in una notte di aprile nel 1967 quando 18 milioni di italiani seguirono la diretta del suo incontro con Emile Griffith al Madison Square Garden di New York. Di quel match che gli portò il titolo di campione mondiale dei pesi medi, ma anche dell’infanzia a Isola, dei primi passi nella boxe, del significato dell’essere pugili, del rapporto con gli avversari sul ring e di tanto altro Nino Benvenuti – insignito nel 2018 dalla Can comunale del premio Isola d’Istria –, parla in un’intervista esclusiva di Massimo Cutò pubblicata di recente sulla Voce di New York, che riproponiamo.
[...]
Chi è un pugile?
“Uno che cerca sé stesso sul ring. Uno che vuole superare i propri limiti come faceva Maiorca in fondo al mare o Messner in cima alla montagna. La sfida è quella: fai a pugni con un altro da te e guardi in fondo alla tua anima”.
Lei cosa ci ha visto?
“La mia terra d’origine, una verità che molti continuano a negare. La storia di un bambino nato nel 1938 a Isola d’Istria e costretto all’esilio con la famiglia. Addio alla casa, la vigna, l’adolescenza: tutto spazzato via con violenza, fra la rabbia muta e la disperazione di un popolo. Gente deportata, gettata viva nelle foibe, fucilata, lasciata marcire nei campi di concentramento jugoslavi”.
Una memoria sempre viva?
“Ho cercato di non smarrirla, per quanto doloroso fosse. Riaffiora in certe sere. Ti ritrovi solo e sale una paura irrazionale”.
Riesce a spiegare questo sentimento?
“Il passato non passa, resta lì nella testa e nel cuore. A volte mi sembra che stiano arrivando: Nino scappa, sono quelli dell’Ozna, la polizia politica di Tito viene a prenderti. Un incubo che mi tengo stretto perché senza ricordi non c’è futuro”.
Che cosa accadde in quei giorni?
“Isola d’Istria odora di acqua salata. È il sole sulla pelle. La nostra era una famiglia benestante, avevamo terra e barche, il vino e il pesce. Vivevamo in una palazzina di fronte al mare: papà Fernando, mamma Dora, i nonni, io, i tre fratelli e mia sorella. Siamo stati costretti a scappare da quel paradiso”.
Come andò?
“Mio fratello Eliano fu rapito e imprigionato dai poliziotti titini, colpevole di essere italiano. È tornato sette mesi dopo, un’ombra smagrita, restò in silenzio per giorni. Mia madre si ammalò per l’angoscia. È morta nel ‘56 di crepacuore: aveva 46 anni. Attorno si respirava il terrore delle persecuzioni. Un giorno vidi dalla finestra della cameretta un uomo in divisa sparare alla nostra cagnetta, così, per puro divertimento”.
Finché fuggiste?
“Riparammo a Trieste dove c’era la pescheria dei nonni. Fu uno strappo lacerante, fisico. Così la mia è diventata in un attimo l’Isola che non c’è. Non potevamo più vivere lì dove eravamo nati”.
[...]
Quant’è difficile invecchiare?
“Dentro mi sento trent’anni, non ho paura della morte. Sono allenato. Sul ring risolvevo i problemi con il mio sinistro, la vita è stata più complicata però ho poco da rimproverarmi. E ho ancora un desiderio”.
Quale?
“Vorrei che un giorno, quando sarà, le mie ceneri fossero sparse da soscojo. È lo scoglio di Isola d’Istria dove ho imparato a nuotare da bambino”.
Intervista di Massimo Cutò a Nino Benvenuti per La Voce di New York, 23 luglio 2022
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francesca-70 · 1 year
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...❤️...
Mamma, negli anni ho potuto vedere in quanti modi meravigliosi hai reso speciale la vita della nostra famiglia. I momenti d'amore, l'allegria, le ricorrenze, ricordi che porteremo con noi per tutta la vita.
Ma soprattutto, ho potuto vedere come con ogni tuo gesto tu ci abbia insegnato il vero significato dell'amore.
Se riuscissi a rubare al cielo una fetta di felicità, la donerei a te mamma, perché la mia felicità è vederti sorridere
Grazie mamma perché mi hai dato la tenerezza delle tue carezze,
il bacio della buonanotte, il tuo sorriso premuroso,
la dolce tua mano che mi da sicurezza.
Hai asciugato in segreto le mie lacrime, hai incoraggiato i miei passi,
hai corretto i miei errori, hai protetto il mio cammino,
hai educato il mio spirito, con saggezza e con amore,
mi hai introdotto alla vita.
E mentre vegliavi con cura su di me, trovavi il tempo per i mille lavori di casa.
Tu non hai mai pensato di chiedere un grazie.
Grazie mamma.
...❤️...
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A MIA MADRE❣
Lei guarda fuori dalla finestra senza sapere quello che vede realizzando gli anni passati, senza sentire il calore del sole accarezzare la sua pelle, Lei riposa, sente la fragranza dolce dei ricordi che gli anni crudelmente hanno dato fine. Ricordi amari tormentano i suoi pensieri, avvolgendola in una tristezza che distrugge l'anima. Scappa da questa prigione in un istante di lucida memoria, rifugiandosi in un sonno colmo di tranquillità e pace.
La sua eleganza e la sua grandezza rimarrà per sempre chiusa in un incubo di confusione e paura, anni di sofferenza e guerra sono freschi nella sua memoria, non si ricorda il presente, il suo cuore cerca le persone da lei tanto amate nel passato, soffrendo per loro ogni giorno, la tristezza è l'incapacità di ritenerli nella sua memoria. É tutto quello che ci rimane... trovare la pace è il suo desiderio... accettare la realtà è l'unica possibilità. Dedico questa alla mia più cara amica, alla donna che mi ha dato la vita, alla donna che oggi non mi conosce più, ma so che nel suo cuore sa che io la amo, madre grazie di esistere.
...❤️...
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canesenzafissadimora · 4 months
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Quanto ti spogli, i miei occhi ti vestono di una meraviglia che si rinnova di volta in volta, perché nuda sei sempre totale e mai già vista. La tua pelle conserva il riflesso lunare delle notti estive, e le tue caviglie hanno memoria del mare che per te inventai, e i tuoi piedi bianchi trovano asilo nelle mie mani, e ti bacio le spalle e il cuore, entro nella tua anima e bevo il tuo piacere, il tuo dolore.
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Luigi Mancini
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conte-olaf · 4 months
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La rievocazione fascista delle scorse ora a Acca Larentia  è un qualcosa che si ripete ormai da anni, lo stesso giorno, con le solite modalità, saluti romani e i soliti appelli ‘presente’, alla lettura dei nomi. E il giorno dopo la solita indignazione e le prese di distanza, come si trattasse di qualcosa di non prevedibile, di inaspettato e nessuno ne riconosce la matrice. Acca Larentia non è l’unico episodio del genere: negli ultimi anni i simboli fascisti sono ovunque, imbrattano le lapidi dei partigiani che ci hanno dato la libertà, sono nelle piazze, nelle discriminazioni, nell’occupazione dei ruoli di potere, sono nelle dichiarazioni strampalate, ma non casuale, delle maggiori cariche dello Stato che riscrivono la storia. 
Siamo in un periodo in cui in una città, come Massa che ha offerto tanti giovani alla Resistenza e pagato con tante vittime civili l’occupazione nazifascita,  si discute se  intitolare una strada al repubblichino Almirante e in una vicina, Lucca, si nega intitolazione di una strada al partigiano e presidente della Repubblica Sandro Pertini. Ma gli esempi sarebbero tanti. 
Siamo in uno Stato in cui l’Avvocatura fa apposizione nei confronti dei familiari delle vittime delle stragi nazifasciste che  chiedono di accedere al fondo istituito per i risarcimenti come vittime del nazismo e si oppone alle sentenze di risarcimento. 
Un atteggiamento incomprensibile e inaccettabile, che rischia di annichilire la memoria ed ogni sua forma, espressione, traccia, testimonianza che da 80 anni grida giustizia e verità, trasformando e vanificando ciò che per noi rappresenta il cuore del patrimonio identitario nazionale, un valore imprescindibile sul quale poggiano i fondamenti della Carta costituzionale. La linea oppositiva dell’organo che rappresenta lo Stato nelle controversie legali non solo desta forti preoccupazioni nei rappresentanti istituzionali che alcuni giorni fa hanno deciso di convocare un incontro presso la sede della Regione Toscana, fare il punto sulla questione e concertare i passi successivi, ma soprattutto ci fa chiedere se siamo ancora in un Stato democratico e antifascista, se si può considerare democratico uno Stato che chiede alle vittime delle stragi pacchi di certificazioni e di fare causa ad uno Stato, quello tedesco, per avere un risarcimento e permete ad una  sua istituzione di opporsi alla giustizia aspettando che i superstiti, i pochi che rimangono,  muoiano con la sensazione di uno Stato nemico, ostile, come se non fossero stati sufficienti decenni di oblio di Stato. 
Che Stato vogliamo ? Non questo, di certo 
Il Sindaco di Stazzema 
Maurizio Verona 
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cywo-61 · 7 months
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Usate meno il cellulare e ricominciate a collezionare emozioni con lo sguardo e conservatele nel cuore. Sfiorate mani perché la pelle ha memoria, perdetevi in un bacio che accelera i battiti del cuore, lasciatevi andare ai sogni. Vivete ogni attimo al massimo per non avere rimpianti, non sapete cosa potreste perdervi.
Il cellulare...a volte utile per conoscersi, ma non si vive di soli messaggi e rare telefonate. C'è bisogno di baci, abbracci e carezze, di fare l'amore e di incontri.
cywo
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occhietti · 10 months
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La memoria del cuore elimina i cattivi ricordi e magnifica quelli buoni, e grazie a questo artificio, siamo in grado di superare il passato.
- Gabriel García Márquez
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ninfaribelle · 8 months
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Se sei una donna forte
proteggiti dalle bestie che vorranno nutrirsi del tuo cuore.
Usano tutti i travestimenti del carnevale della terra:
si vestono da sensi di colpa, da opportunità,
da prezzi che si devono pagare.
Non per illuminarsi con il tuo fuoco
ma per spegnere la passione
l’erudizione delle tue fantasie
Non perdere l’empatia, ma temi ciò che ti porta a negarti la parola,
a nascondere chi sei,
ciò che ti obbliga a essere remissiva
e ti promette un regno terrestre in cambio
di un sorriso compiacente.
Se sei una donna forte
preparati alla battaglia:
imparare a stare sola
a dormire nella più assoluta oscurità senza paura
che nessuno ti tiri una fune quando ruggisce la tormenta
a nuotare contro corrente.
Educati all’occupazione della riflessione e dell’intelletto.
Leggi, fai l’amore con te stessa, costruisci il tuo castello, circondalo di fossi profondi però fagli ampie porte e finestre.
E’ necessario che coltivi grandi amicizie
che coloro che ti circondano e ti amano sappiano chi sei,
che tu faccia un circolo di roghi e accenda al centro della tua stanza
una stufa sempre accesa dove si mantenga l’ardore dei tuoi sogni.
Se sei una donna forte proteggiti con parole e alberi
e invoca la memoria di donne antiche.
Fai sapere che sei un campo magnetico.
Proteggiti, però proteggiti per prima.
Costruisciti. Prenditi cura di te.
Apprezza il tuo potere.
Difendilo.
Fallo per te:
Te lo chiedo in nome di tutte noi.
(Gioconda Belli - Ph. Io)
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millelenzuola · 29 days
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E per la barca che è volata in cielo
Che i bimbi ancora stavano a giocare
Che gli avrei regalato il mare intero
Pur di vedermeli arrivare
Per il poeta che non può cantare
Per l'operaio che ha perso il suo lavoro
Per chi ha vent'anni e se ne sta a morire
In un deserto come in un porcile
E per tutti i ragazzi e le ragazze
Che difendono un libro, un libro vero
Così belli a gridare nelle piazze
Perché stanno uccidendo il pensiero
Per il bastardo che sta sempre al sole
Per il vigliacco che nasconde il cuore
Per la nostra memoria gettata al vento
Da questi signori del dolore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
Dovrà pur finire
Perché la riempiremo noi da qui
Di musica e parole
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
Tra il silenzio e il tuono
Difendi questa umanità
Anche restasse un solo uomo
Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché le idee sono come farfalle
Che non puoi togliergli le ali
Perché le idee sono come le stelle
Che non le spengono i temporali
Perché le idee sono voci di madre
Che credevano di avere perso
E sono come il sorriso di dio
In questo sputo di universo
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apropositodime · 5 days
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Arriva una notifica di Google foto.
Le seicentomila foto che ognuno di noi ha salvate li.
Le conosco quasi tutte a memoria.
I ricordi del ventitré aprile di, un anno fa, due, tre, cinque, sei ecc...
Scorro sorrido
Oddio questa la cancello
No no la tengo.
Mamma mia, quanto erano piccoli🥰
Trecentocinquantamila solo di León 😸
Poi..
Sbaaaaam
Quella foto, due volti vicinissimi che sorridono.
Dietro, l'arco della pace.
Il mio viso, il tuo viso.
Che colpo al cuore.
Vorrei sapere solo come stai, cosa fai, sei felice.
Io spero troppo che sia così.
Che tu stia bene.
Sei fermo in quello scatto, senza tristezza.
Siamo impermanenza. ❤️
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