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surfer-osa · 2 days
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Rabbia proteggimi.
Quando mi avvicino a mio padre per fargli una carezza sulle gote lui strizza gli occhi come se dovesse arrivargli un pugno.
Probabilmente è un riflesso della sua infanzia, di tutte le botte che ha ricevuto che a loro volta erano il rimando di quello che hanno fatto a suo padre in un campo di concentramento.
Ho iniziato a prenderle sin da piccola e per i motivi più stupidi, essenzialmente perché ero solo una bambina. Sono finita più volte con la faccia nel piatto, pieno o vuoto non faceva la differenza per lui, ho preso tanti di quegli schiaffoni che mi facevano girare il viso dall’altra parte (non perché volessi porgere la guancia dall’altra parte), ho ricevuto tanti calci, mi veniva impedito di mangiare. C’erano anche la violenza verbale, le minacce e la cosa peggiore di tutte: il trattamento del silenzio. Non mi parlava per settimane, evitava di guardarmi, non rispondeva.
L’unico modo che conoscevo per reagire era provocare mio padre dicendogli che non mi faceva male e non abbassare mai lo sguardo (perché fa veramente male vedere che non riesci a spezzare una persona). Dentro morivo ogni volta, mi costava più delle percosse che arrivavano da una persona che avrebbe dovuto proteggermi, crescermi e confrontarsi con me. Ho fatto di tutto per andare avanti, per pormi come un cuscinetto tra di lui da una parte e dall’altra mia madre e mio fratello indifesi.
Non ho ripetuto gli schemi, ho mandato in frantumi il cerchio, non sono diventata come lui e ho la certezza che non diventerò mai così. Lo rivendico con tutta me stessa, mi aggrappo a tutta la rabbia che ho perché mi protegga.
Ora la demenza ci ha regalato dei rapporti diversi e in lui emerge quel bambino spaventato che veniva preso a cinghiate quando sarebbe bastato solo ascoltare cosa aveva da dire o dargli una carezza.
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surfer-osa · 2 days
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Oddio, mi sa che in confronto ho dormito tantissimo.
Secondo il mio nuovo orologio, stanotte ho dormito 2 ore e mezza di cui ben 8 minuti di sonno profondo.
Che burlone.
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surfer-osa · 2 days
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Mi sono sentita estremamente vecchia quando un ragazzo mi ha chiesto il nome e, mentre mi stringeva la mano, al mio "tu invece come ti chiami?" mi ha risposto che aveva un nome un po' difficile.
Mentre pensavo a "Elvezio Oldorico Giumenta Piercazzo Orso Maria Putrefatto" lui, scandendo piano, ha detto B-r-i-a-n aggiungendo un mortificante "non so se lo conosci?".
Caro Brian devo parlarti di un film bellissimo...
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surfer-osa · 2 days
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Per tutte le volte che sei stato famiglia senza vincoli di sangue ma forte più di ogni legame genetico, per ogni momento condiviso e per aver regalato al mio cane geriatrico le carezze di cui aveva bisogno.
Grazie ❤️
QUA CI SAREBBE STATO UN TITOLO ALTISONANTE MA QUESTA VOLTA NO
Trovo difficile spiegare quello che sto per raccontarvi, non perché provi vergogna o esitazione ma perché ho impiegato 23 giorni a capire cosa stesse succedendo e tutte le volte che mi fermavo con l'intenzione di parlarne, sentivo che le parole scritte non avrebbero reso il senso di quello che stavo provando.
Questa volta lo butto giù e basta, ben consapevole che le parole immiseriscono ciò che una volta fuori dalla testa non sembra poi così universale o interessante.
L'errore più grande che ho fatto in questi cinque anni (conto un anno prima della pandemia ma forse sarebbero pure di più) è stato credere di avere un equilibrio emotivo tale da poter prendere in carico i problemi e le sofferenze delle persone della mia famiglia.
Non solo, mi sono fatto partecipe e a volte risolutore dei problemi dei miei amici e una volta che sono stato in gioco mi sono reso disponibile ad ascoltare chiunque su questa piattaforma avesse bisogno di supporto, aiuto o di una semplice parola di conforto.
Ho sempre detto che una mano tesa salva tanto chi la stringe che chi la allunga e di questo sono ancora fermamente convinto.
Ma per aiutare qualcuno devi stare bene tu per primo, altrimenti ci si sorregge e si condivide il dolore, salvo poi cadere assieme.
In questi anni ho parlato molto di EMPATIA e di sicuro questa non è una dote che mi manca ma c'è stato un momento - non saprei dire quando e forse è stato più uno sfilacciamento proteso nel tempo - in cui non ho potuto fare più la distinzione tra la mia empatia e la mia fragilità emotiva.
Sentivo il peso, letteralmente, della sofferenza di ogni essere vivente con cui mi rapportavo... uno sgangherato messia sovrappeso con la sindrome del salvatore, insomma.
Sovrastato e dolente.
Mi sentivo costantemente sovrastato e dolente e più provavo questa terribile sensazione, più sentivo l'impellente bisogno di aiutare più persone possibile, perché questo era l'unico modo per lenire la mia sofferenza.
Dormivo male, mi svegliavo stanco, mangiavo troppo o troppo poco, lasciavo i lavori a metà e mi veniva da piangere per qualsiasi cosa.
Naturalmente sempre bravo a dispensare consigli ed esortazioni a curare la propria salute mentale ma lo sapete che i figli del calzolaio hanno sempre le scarpe rotte, per cui se miagola, graffia e mangia crocchette, bisognerà per forza chiamarlo gatto.
E io l'ho chiamata col suo nome.
Depressione.
La mia difficoltà, ora, a parlarne in modo comprensibile deriva da un vecchio stigma familiare, unito al fatto che col lavoro che faccio sono abituato a riconoscere i segni fisici di una patologia ma per ciò che riguarda la psiche i miei pazienti sono pressoché tutti compromessi in partenza, per cui mi sto ancora dando del coglione per non avere capito.
All'inizio ho detto 23 giorni perché questo è il tempo che mi ci è voluto per capire cosa sto provando, anzi, per certi aspetti cosa sono diventato dopo che ho cominciato la terapia con la sertralina.
(per chi non lo sapesse, la sertralina è un antidepressivo appartenente alla categoria degli inibitori della ricaptazione della serotonina... in soldoni, a livello delle sinapsi cerebrali evita che la serotonina si disperda troppo velocemente).
Dopo i primi giorni di gelo allo stomaco e di intestino annodato (la serotonina influenza non solo l'umore ma anche l'apparato digestivo) una mattina mi sono svegliato e mi sono reso conto di una cosa.
Non ero più addolorato per il mondo.
Era come se il nodo dolente che mi stringeva il cuore da anni si fosse dissolto e con lui anche quell'impressione costante che fosse sempre in arrivo qualche sorpresa spiacevole tra capo e collo.
Però ho avuto paura.
La domanda che mi sono subito fatto è stata 'Avrò perso anche la mia capacità di commuovermi?'
E sì, sentivo meno 'trasporto' verso gli altri, quasi come se il fatto che IO non provassi dolore, automaticamente rendesse gli altri meno... interessanti? Bisognosi? Visibili?
Non capivo ma per quanto mi sentissi meglio la cosa non mi piaceva.
Poi è capitato che una persona mi scrivesse, raccontandomi un fatto molto doloroso e chiedendomi aiuto per capire come comportarsi e per la prima volta in tanti anni ho potuto risponderle senza l'angoscia di cercare spasmodicamente per tutti un lieto fine.
L'ho aiutata senza che da questo dipendesse la salvezza del mondo.
Badate che non c'era nulla di eroico in quella mia sensazione emotiva... era pura angoscia esistenziale che resisteva a qualsiasi mio contenimento razionale.
E ora sono qua.
Non più 'intero' o più 'sano' ma senza dubbio meno stanco e più vigile, sempre disposto a tendere quella mano di cui sopra - perché finalmente ho avuto la prova che nessun farmaco acquieterà mai il mio amore verso gli altri - con la differenza che questa voltà si cammina davvero tutti assieme e io sentirò solo la giusta stanchezza di chi calpesta da anni questa bella terra.
Benritrovati e... ci si vede nella luce <3
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surfer-osa · 2 days
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Artwork by Nelida Perez.
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surfer-osa · 3 days
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Per lunghissimi anni ho avuto "problemi" con Faber, magari non proprio con lui-lui ma con una parte della sua fan base che, usando parole estremamente pacate, non ha mai capito una beata minchia del suo lavoro.
Poi ho scoperto questa canzone che mi ha fatta riappacificare con un nome che non riuscivo a sentire mio e con Faber non ho più avuto riserve.
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surfer-osa · 4 days
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Padova my dear, ti stai facendo voler bene.
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surfer-osa · 5 days
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(cadono di vertigine)
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surfer-osa · 6 days
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Frociə e ribelli sempre, fascistə mai.
(Contenuto originale di: Nonunadimenobrescia)
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surfer-osa · 6 days
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Le scritte sui muri sono il punto di riferimento per ogni mia camminata.
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surfer-osa · 7 days
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Esco di casa con anfibi, pantaloncini e maglietta dei Down.
Incrocio mio fratello per strada che parcheggia sotto casa mia e facciamo due parole. Mentre sta per congedarsi si ferma a guardarmi e dice "oh ma sai che stai diventando Phil Anselmo con le tette?" ed io non so se, nel suo mondo, sia un complimento o un insulto. Propendo per il primo caso.
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surfer-osa · 7 days
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Il 25 Aprile è una giornata difficile per me. Vorrei essere felice, ci provo in ogni modo, ma finisce che sono colma di altri sentimenti in contrasto tra di loro che diventano stretti, confusi e inestricabili.
Per anni ho partecipato alle commemorazioni per la Liberazione altrove, in città e piazze lontane da dove sono nata ma poi ho iniziato a rivendicare i luoghi delle mie origini.
Lo faccio per i partigiani della mia famiglia, porto il loro cognome che qua ha una storia ben precisa. Forse questo cognome una storia ce l'ha anche altrove, soprattutto dove mio bis nonno, mio nonno e mio zio sono stati dietro le sbarre al confino coatto (innumerevoli città italiane), in campi di lavoro (Jugoslavia/Germania/Francia) e su un treno senza ritorno diretto a Mauthausen.
Da bambina mi han detto che come piglio assomiglio a mio zio Spartaco Lenin. È buffo come entrambi, gli unici della famiglia, portiamo per nome un etnonimo. Non ho mai incontrato mio zio, non l'ho potuto conoscere di persona se non tramite le testimonianze sui documenti (lettere private, verbali della questura, sentenze di tribunale, libri storici, attestazioni del CNL, l'archivio di Mauthausen e una pietra di inciampo).
Io, per tenere fede al mio nome, mi sento sempre straniera, di un altro posto che non si sa bene dove sia, ma mi porto dentro una storia precisa fatta di amore e lotta per i valori della resistenza e della giustizia sociale costi quel che costi.
(in foto mio zio con la moglie ed un'amica)
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surfer-osa · 8 days
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La mia bestie sta passando un momento difficile allora mi organizzo per portarle di persona cosine al lavoro (tisane, orsetti gommosi, adesivi pride, molotov, maschere viso) oppure allietarle l'invivibile vita d'ufficio tra un refuso e l'altro al telefono.
Qua le ricordo delle "nostre" canzoni (Royalsucker dei Venus e Spellbound di Siouxsie and the Banshees) e dei nostri concerti assieme da 27 anni a questa parte, forse i più belli perché anche lei sente la musica direttamente nel sangue come succede a me. Poi, che una sola volta mi sia capitato di non stamparle il biglietto perché avevo capito che l'avrebbe fatto lei sono piccoli dettagli (tanto avevo i biglietti sullo smartphone, nessun motivo per cagarsi in mano fuori dal Teatro degli Arcimboldi, pfui).
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surfer-osa · 8 days
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La luce di questo pomeriggio di Aprile invade lo spazio di casa con la discrezione della neve che si sta facendo largo sulle (mie) montagne.
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surfer-osa · 8 days
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Pensate se vi chiedessero cosa indossava una persona a voi cara quando è stata uccisa perché probabilmente è finita in una fossa comune e state provando a trovarla/riconoscerla.
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surfer-osa · 9 days
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Se crea tensioni sono pronta a toglierla.
Sulle tette solo cose belle (parte tre).
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surfer-osa · 10 days
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Undies, skin and scar.
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