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#io e te la soluzione
ragazzoarcano · 9 months
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MI FAI STARE BENE E DI STARE BENE
NON MI STANCO MAI....
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sonego · 5 months
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domanda ma anche le vostre conversazioni con vostro padre finiscono al 99% con lui che vi dice che non capite un cazzo e siete ignoranti
#io: vabbè non sono d'accordo con te#lui: non capisci un cazzo sei ignorante#trova le differenze#non è neanche un'esagerazione è letteralmente così che è finita la discussione di stasera sui femminicidi#che poi avevo ragione io nel senso. ovviamente entrambe le parti solitamente pensano di aver ragione#ma quando la sua soluzione riguardo a come migliorare la situazione femminicidi in italia è: fare niente. beh..#e quando la sua unica argomentazione è che in germania e norvegia succede di più ma non fanno tutto sto casino#e quando dice che non c'è niente di eccezionale in questa situazione è normale e se ne parla tanto solo perché viene usata la questione come#distrazione di massa.......#non so. forse avevo ragione io LMAO#ah dimenticavo che mi ha chiamato emotivo#ah sì la famosa emotività che rovina qualsiasi tipo di argomentazione che fai. e che gli uomini NON hanno eh#fa ridere perché posso andare avanti con la transizione quanto voglio ma per mio padre (e per molti altri uomini) sarò sempre#una ragazza. troppo emotiv troppo ignorante troppo stupid#eh vbb. non sono una donna ma non sono neanche un uomo e grazie a dio#(disclaimer questo è come mi sento io. riguardo a me stesso. non riguardo ad altre persone trans in particolare uomini trans#schifo bleah ugh che devo specificare ma purtroppo la gente tende ad essere transfobica lmao e anche se ovviamente sono trans io stesso#voglio solo dire: niente di male nel transitioning come uomini vvb uomini trans sono solo felice io personalmente di non essere uomo <3)
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ninfaribelle · 4 months
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Non amare i mezzi amanti
Non intrattenere mezzi amici
Non vivere mezza vita
e non morire di mezza morte
Se scegli il silenzio, allora taci
Quando parli, fallo finché non hai finito
Non tacere per dire qualcosa
E non parlare per tacere
Se accetti, allora esprimilo schiettamente
Non mascherarlo
Se ti rifiuti, sia chiaro
perché un rifiuto ambiguo non è altro che una debole accettazione
Non accettare mezza soluzione
Non credere alle mezze verità
Non sognare mezzo sogno
Non fantasticare sulle mezze speranze
Metà strada non ti porterà da nessuna parte
Mezza idea non ti porterà alcun risultato
Metà vita è una vita che non hai vissuto,
Una parola che non hai detto
Un sorriso che hai rimandato
Un amore che non hai avuto
Un’amicizia che non conoscevi
La metà è un mero momento di incapacità
ma tu sei capace per te non sei un essere a metà
Sei un tutto che esiste per vivere una vita
non mezza vita.
(Khalil Gibran - Ph. Io)
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angelap3 · 1 month
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Non la leggerà nessuno...è troppo lunga
Noi siamo nel nostro corpo e anche fuori. Non c’è nessuno che raccoglie il sudore con cui abbiamo aperto la portiera di una macchina in un pomeriggio estivo, non c’è nessuno che conserva lo sguardo con cui abbiamo guardato un cane in un’alba invernale. La nostra vita non ha un dio che la segue e neppure un dio che la precede. Si svolge in disordine, nel disordine delle altre creature. Da qualche parte c’è un albero che potrebbe rimproverarci di avergli staccato una foglia in un momento di distrazione. Non ricordiamo il nome di un vecchio che davanti a una fontana riempiva una bottiglia d’acqua. Non c’è un deposito per queste scene.
Ora ho il cuore come un pulcino e la punta si solleva, si apre, come se potessi nutrirlo di qualcosa. Posso solo scrivere, caro mio cuore, non posso darti altro a quest’ora. Sono le due di notte, non posso chiamare nessuno. Qui non ho neppure la connessione, non posso connettermi con qualche nottambulo in rete. Domani mattina, se vuoi, possiamo andare in un paese. Facciamo quello che abbiamo fatto sempre. Io guardo e tu se vuoi mi fai paura, mi fai credere che ti stai spaccando, lo hai fatto tante volte. La morte passa per il cuore. O forse sei tu caro mio cuore a passare per la morte e io ti seguo mentre fingo di fare la mia vita, io sto con te, cerco di proteggerti perché sei tu che mi fai camminare, sei tu che ti gonfi nell’amarezza e ti fai timido nella gioia. Ora io potrei dormire, lasciarti solo in questa stanza. Non so cosa fai di notte quando non ci sono, quando mi giro nel letto per finire un sogno. Io e te insieme non abbiamo risolto niente, non ci siamo dati nessuna felicità, l’abbiamo sempre evitata. Io e te quando stiamo con gli altri siamo a disagio, perché parliamo tra di noi e non con loro. Ora tu sei diventato una ripida salita e vorresti che io salissi fino in cima. A volte ti fai lago con un mulinello in mezzo. E mi ricordo di quando stavi appoggiato al centro di una ragnatela. In macchina, quando prendevo un fosso, temevo che potessi cadere, come se nel corpo ci fosse il vuoto, come se avessi solo te caro mio cuore nel mio corpo. Per farti spazio me ne sono uscito pure io dal mio corpo, non so quando è accaduto. E non ho lasciato entrare niente, è un cinema senza sedie il mio corpo, una chiesa senza banchi. Sei di nuovo deluso questa sera, lo so, tu ti fai sempre deludere. La realtà non è il tuo posto, non so se il tuo disagio dipende da come marcia il mondo, penso che sia per altro, e non lo sappiamo né tu né io cosa sia.
Ora mi fai male o sono io che ti faccio male. Io so che non sei un muscolo ma una bestia. Chi vede in me una bestia è perché sta vedendo te. Io quando scrivo cerco di farti vedere, mi piace esporti ma non ci riesco. Come si fa a dire quello che sento adesso sulla tua punta, un misto di amaro e debolezza, una crepa e un coltello, tu sei una voragine con me dentro. Ma ogni cuore ha un peso, ogni cuore si strofina a un muro, ogni cuore ha un buio alle sue spalle che nessuno illuminerà mai. I cuori sono come i paesi, non ce ne sono due uguali. Comunque dovremmo farcela ad arrivare fino a domani e può darsi anche che ci sia il sole. Lo so che il sole ti piace e ti fa stare tranquillo. Non saremo felici, stanne certo, ci sarà sempre qualcuno che proverà a incentivare la nostra pena, a sminuire la gioia appena accenna a prendere corpo. Non sono paranoico, credimi, è che forse io e te non stiamo bene insieme, sappiamo solo spiarci, siamo troppo gelosi uno dell’altro. Ora non so più che dirti, che dire. Non ti so dare una soluzione, un luogo, una vita che ci possa esaudire. Posso darti la mia impazienza come tu mi dai la tua. So che fino a quando moriremo sarà sempre così, non avremo pace. E va bene, lo abbiamo detto, lo abbiamo ripetuto, chi voleva saperlo lo ha saputo...
Franco Arminio (Lettera al mio cuore)
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papesatan · 6 months
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Un insetto capovolto si trascina a fatica fuori della mia finestra. L’osservo un po’, ma penso a me. Alla rabbia che sento, quella che mi fa urlare pazzo invasato, quando mi mancano di rispetto, pretendendo tutto senza dare niente. Una volta ho spaccato una sedia per questo. Un bambino pestifero di nome Dachi aveva preso a infastidire una compagna, tirandole grumetti di colla nei capelli. Ripreso più volte, il birbone aveva continuato le sue pratiche vessatorie, ghignando strafottente, come se nulla fosse. All’ennesimo reclamo della povera Carlotta, mia intoccabile protetta, mi alzo, bollendo di sangue demonio e, raggiunto il banco a balzi, sferro un tracotante calcione all’incolpevole sedia accanto a Dachi, disintegrandola completamente. “La prossima volta al posto della sedia ci sarà la tua testa!” urlo odiandomi fuori di me. Dachi mi fissa morto in volto, silenzio ovunque intorno, ne godo la pace per un istante, sentendomi a pezzi come la sedia, so d’aver esagerato, fa sempre male cavar fuori il lupo. A fine serata, mi siedo accanto a Dachi e dico: “Mi dispiace per quello che è successo. Perché fai sempre il monello e mi fai arrabbiare? Ciò che è successo è una cosa brutta, te ne rendi conto, vero?” “Sì… le sedie costano” “Ma no, non c’entra la sedia, quella si ricompra. Usare la violenza non è mai bello. Non è una soluzione, capisci? Credi mi diverta spaccare sedie? Non serve a niente e fa solo male. Ed io non ti farei mai del male, lo sai, vero?” annuisce “Mi prometti che d’ora in poi mi ascolterai e farai il bravo?” annuisce ancora, prima di lasciarsi andare a un ghigno birichino. Una causa persa, ma rido anch’io, carezzandogli i capelli. La sedia avrei dovuto incorniciarla a monito perenne, invece ahimè, l'ho buttata.
Guardo fuori della finestra: l’insetto arranca ancora a testa in giù, verso la cieca sopravvivenza. Non posso fare nulla per salvarlo, mi dico, non sono Dio e non mi piace quando l’uomo interferisce con la natura, anche se a fin di bene, giocando alla somma divinità. Applico il distacco e penso alle guerre, Russia, Ucraina, Palestina, non posso farci niente, non è affar mio. Torno ai fatti miei, ai miei lividi, al lupo e alla rabbia, alle catene e alle ferite autoinflitte, mi perdo nel dolore, dopo qualche minuto torno alla finestra: arranca ancora, sempre più stanco, resiste ancora. Niente, basta, apro la finestra e con la punta di una matita m’avvento a raddrizzarlo, ma mentre lo volto smette di muoversi. Lo fisso per un po’, aspettandomi qualcosa, un movimento, la vita. Niente, lui resta lì, morto. Getto la matita e piango di sconforto, inutile, mi son deciso troppo tardi... Mi volgo alla finestra. Non c’è più. Se lo sarà portato, funebre, il vento? O m’ha preso in giro per furba tanatosi?
Spero la seconda, sarebbe più facile perdonarmi. 
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der-papero · 8 months
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Ciao Papero. Sono appena stata al sud in quel che era casa mia, un paese di campagna, con l'abuso edilizio di fianco alle vecchie case di tufo con il portone ad arco. I miei genitori pure sono emigrati e giù mi sono rimasti pochi parenti, al nord ho un buon lavoro e una casa. Ma non ho le montagne a circondare la vallata, non ci sono le terre con le pecore a pascolare, non c'è l'arte di arrangiarsi. Faccio l'orto e le conserve come faceva mia nonna ma non ho nessuno con cui parlarne, con cui scambiare questo sapere che si va perdendo. Sono stata definita una risorsa fondamentale nella mia azienda, mi stanno facendo proposte ma tutto quel che vorrei è tornarmene in una casa che ormai non c'è più, a vivere di ricordi, dove mi basta pochi minuti per arrivare al mare, per arrivare sotto al nostro vulcano, per arrivare forse alla serenità.
Ne stai parlando con me, cosa della quale ti ringrazio profondamente. Magari puoi considerarlo un inizio, anche infinitamente piccolo rispetto a quel vuoto che provi, e che capisco più di tante altre cose.
Tanti anni fa, una blogger che io ammiro tanto, @vesna-vulovic (la cosa diciamo "buffa" è che ho dovuto smettere di essere un imbecille per poter apprezzare quello che scriveva), quando ancora aveva il vecchio blog, scrisse una frase che non dimenticherò mai, ovvero che quello che manca della nostra casa (nel caso del suo post era l'Italia) è una idea di casa che è tutta nella nostra testa, ci manca un qualcosa che da un lato ci è stato tolto con la mancanza di scelta, e dall'altro forse non esiste più, se non in pochi pezzi di spazio e tempo, che proviamo a costruire con una vagonata di pazienza e con la forza della disperazione.
A me fa male leggerle queste parole, ma non perché non siano belle o sincere, ma perché spero sempre di essere il solo a sentirle e di non vivere con l'idea che un'altra persona possa sentirsi "straniero nella sua nuova casa", ma mi accorgo che siamo un popolo importante e silenzioso, un popolo che avrebbe potuto tranquillamente buttare merda sui luoghi da dove proviene, come fanno tanti per giustificare la loro partenza, forse anche con delle ragioni reali, ma non è di ragione che stiam parlando, e invece vive costantemente in quell'amore silenzioso, tipo quello che potresti provare per i tuoi figli, anche se sono le peggiori creature di questo pianeta, perché sono il legame più forte che hai, ma poi la vita ti mette davanti a delle scelte, e da quelle non si scappa.
A me fa male anche non poterti dare alcun consiglio o soluzione, credimi, se li avessi, egoisticamente li userei per me. Non saprei cosa consigliarti sul tuo lavoro, se accettare o meno tutto quello che l'azienda meritatamente ti offre, o mandare tutto al diavolo e tornare alla tua vera casa. Se non lo facessi non mi azzarderei minimamente a puntare il dito o a rinfacciarti qualche numero da busta paga, giusto per motivare la mia miopia.
Posso solo inviarti un abbraccio fortissimo, per il resto so già che farai ciò che è giusto per te.
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lunamarish · 29 days
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Spiego il bourn-out.
Hai la vita che ti piace, fai ciò che ami, sei realizzata. Hai i tuoi amici, la tua routine, i tuoi hobby. Vivi nella città che ami e che ti emoziona ogni volta che cammini per strada.
Ti innamori. Ti fidanzi. Lui viene trasferito per lavoro in un'altra regione. "Vieni con me?" E che fai? Non vai? Vai. "Tanto sono solo sei mesi." Tu fai sei mesi la pendolare. 2 ore di treno andata e 2 al ritorno. Ti svegli alle 5 e torni a casa alle 9. I mesi diventano 9. Poi un anno e mezzo. Poi 4.
Dopo 4 anni di pendolarità, decidi che se non c'è possibilità di ritorno e devi lasciare il tuo lavoro, i tuoi amici, la tua città. All'inizio è stimolante, poi frustrante. Non trovi nulla che sia nelle tue corde. Accetti il colloquio di una multinazionale molto famosa. Ti prendono subito. Non vorresti ma accetti lo stesso.
Dopo sei mesi di gavetta, ti promuovono subito. Odi il lavoro, ma i colleghi ti piacciono. Ti spostano di ruolo perché un collega se ne va. Ti mettono in un ufficio strategico anche se tu non vuoi. "Sono solo tre mesi". I mesi passano, il capo ti abbandona, ti riempie di attività, ti dice di andare a delle riunioni al posto suo con clienti importanti avvisandoti all'ultimo e tu vai senza avere idea di cosa dire ma qualcosa ti inventi, ti mandano all'estero da sola, ti danno altre attività. Tu lo dici, lo ammetti, "io non ce la faccio." Il CEO viene a parlare direttamente con te. "Tu ti sottovaluti, certo che ce la fai."
Inizi a dover essere reperibile 7/7. Ti scrivono dal Giappone, dal Messico, dalla Thailandia. Devi rispondere. Da te dipende il fatturato. Di giorno fai riunioni, la notte lavori. E piangi. Inizi a soffrire di coliti, gastriti, mal di testa. Non hai più voglia di niente, vuoi solo lavorare, fare tabelle. Mentre cucini controlli le mail, mentre sei a fare un aperitivo rispondi alle mail, mentre sei in spiaggia di domenica fai una call. Non vai ai compleanni dei colleghi, non fai ferie, perché sai benissimo che se non lavori mezz'ora della tua vita resti indietro e tu non puoi restare indietro.
Inizi a soffrire di insonnia, dormi tre ore a notte (se va bene) e sei contenta, perché così puoi lavorare. Prendi 10 kg in un anno, perché mangi male e ciò che mangi sono solo patatine o pane con maionese e crudo. Mangi cioccolato e biscotti. Inizi a prendere delle pastiglie per dormire. La pressione aumenta e ogni tanto ti si annebbia la vista, ma continui a rispondere alle mail. Sei stanca, vorresti solo dormire per una settimana di fila, ma non puoi. Continui a fare call, tabelle, tabelle, ancora tabelle e call. Poi le riunioni. Tabelle. Call.
Gli occhi diventano opachi, la pelle si decolora, inizi a vestirti sempre di scuro, perdi il sorriso. Ti devono operare al dente del giudizio e tu la prima cosa a cui pensi è "sì, però facciamo presto, che devo lavorare." Un'ora dopo l'intervento sei già in ufficio. "Vai a casa." dice il tuo capo, ma tu stai lì, a rispondere ai colleghi, mail, telefono, con due antidolorifici presi contemporaneamente, anche se sul foglietto illustrativo dice di non farlo assolutamente. Senti che non ti può succedere più niente. Questa non puoi essere tu, non ti riconosci più.
Vai a casa e mentre guidi hai un mancamento. Sbandi. Ti riprendi subito. La prima cosa che fai non è chiederti se stai bene, ma controllare le mail sul cellulare. Capisci che vuoi cambiare lavoro.
Inizi a cercare un lavoro che sia meno stressante. Non trovi nulla. Troppo qualificata. Troppo laureata. Troppo giovane. Troppo vecchia.
Hai un mutuo da pagare di una casa che non volevi comprare in una zona dove non volevi stare, un marito accanto felice e realizzato, amici lontani che vorresti avere vicino, una famiglia che invecchia senza che tu possa vederli ancora giovani, e inizi a pensare che l'unica soluzione sia la morte. O un miracolo. Questa non è la tua vita, ti dici, è sicuramente quella di un altro. Continui a essere sempre sul pezzo, ad essere un passo avanti a tutti, puntuale, precisa.
Iniziano a preoccuparsi per te. Sai che devi rallentare, ma non puoi, non riesci più. Sei risucchiata in un vortice e non sai come uscirne. Non ti ricordi più com'è la vita "prima", anzi, a volte dubiti che ci sia stata. Ti sei snaturata a tal punto che non sai più cosa ti piace, e quello che ti piaceva non ha più nessun gusto. Non vuoi più fare niente. L'aria aperta, il sole, la musica, non ti bastano più. Quello che ti riusciva bene, non ti riesce più. Hai la memoria più corta. Non riesci a seguire un film per più di sei minuti. Sei distratta, sei seria, sei senza energia. Non hai più paura del vuoto, perchè ci sei dentro.
Vuoi solo chiudere gli occhi. E spegnerti.
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resalioo · 4 months
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Io e te siamo nella stessa direzione, ma lontani
Tra le disperate grida dei dannati
Puoi andartene e fare finta di stare bene
Perché ho come l'impressione che non passino le ore
Tu rimani la mia soluzione, vedo
Luce nei tuoi occhi chiari
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lostaff · 10 months
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Ch-ch-changes
🌟 Novità
Sul web, abbiamo reso accessibile a tutti la scheda Reblog Graphs nella visualizzazione delle note e l'abbiamo rimossa dalle impostazioni di Tumblr Labs. Dai un'occhiata a un post che ha molti reblog!
Abbiamo rinominato l'opzione di menu "Questo particolare post non fa per me" in "Ignora". Questa opzione ti consente di eliminare un post che non ti piace. Puoi vedere questa opzione nel menu dei tre puntini di un post consigliato (basato sui tuoi Mi piace, apprezzato da un blog che segui, basato su un tag che segui, postato sul feed "Per te").
Sul web, abbiamo aggiunto i permalink dei post ai timestamp nelle intestazioni dei post e nelle intestazioni dei reblog, per facilitare l'accesso diretto ai post. Dovrai abilitare "Mostra timestamp" nelle impostazioni della dashboard per vedere questi timestamp.
Anche sul web, ora puoi premere Command+clic (Mac) o Ctrl+clic (Windows) sullo spazio vuoto dell'intestazione di un post o di un reblog per aprire quel post in una nuova scheda o finestra.
🛠 Correzioni
Abbiamo risolto un problema recente che faceva sì che la scheda Seguiti mostrasse i post consigliati invece dei post dei blog che segui per alcuni utenti.
Sul web, abbiamo risolto un problema che causava il ripristino completo dello stato attivo della tastiera alla chiusura di un popover. Ora, la chiusura di un popover con la tastiera ripristinerà il focus sull'elemento in cui ti trovavi prima di aprire il popover.
Abbiamo risolto un bug sul web che contava in eccesso gli elementi dell'attività in una riga raggruppata per 1.
Sul web, lo stile del pulsante Elimina blog nella pagina delle impostazioni del blog è stato aggiornato per rendere meno facile il clic accidentale.
Sul web, il menu dei 3 puntini nell'intestazione della vista del blog mostrerà l'opzione "Ricevi notifiche" dopo aver seguito il blog.
Per tutti coloro che hanno avuto problemi nel rimuovere il badge "Top Poster Club" (i denti), questo bug dovrebbe essere stato eliminato. Riavvia l'applicazione. Facci sapere se hai ancora problemi.
🚧 In corso
Stiamo ancora indagando su un problema nelle app per dispositivi mobili che causa la riproduzione automatica dell'audio di alcuni annunci. Pensiamo di averlo individuato e speriamo di avere una soluzione molto presto.
Sul web, nella visualizzazione delle attività, stiamo ancora sperimentando le nuove etichette delle relazioni di follow e gli indicatori dei messaggi non letti. Tale modifica potrebbe essere sparita per alcuni utenti che l'avevano già avuta durante l'esperimento iniziale.
Siamo anche a conoscenza di un problema che impedisce agli utenti iOS di accettare i badge guadagnati. Sarai comunque in grado di accettarli dal web, anche in Safari su iOS.
Siamo consapevoli che attualmente esiste un bug con la riorganizzazione dei set di foto su Android. Avremo una correzione per questo nella prossima versione!
🌱 In arrivo
Niente da segnalare qui oggi.
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all-my-doubts · 13 days
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Da quando il malessere è diventato questa brutta parola: Depressione, ho imparato cosa significa perdere tutto. Ho perso me stesso, ho perso la capacità di apprezzare tutte le qualità che tanto mi facevano amare (almeno il mio carattere), ho perso ogni forma d'affetto, la salute fisica e non per ultima, la persona che credevo essere l'amore della mia vita. Sapete, quando si entra in questo vortice (non quello gioioso di Annalisa), nulla è più come prima, non sei piú capace di gestire le tue emozioni.. vieni trasportato su un altro pianeta, quello dell'angoscia perenne, quello dell'odio verso te stesso che ti fa perdere il controllo e diventare ciò che non avresti mai voluto essere; Niente puo' farti tornare.. le persone credono tu sia lo stesso, magari ti vedono anche uguale al solito, ma dentro, è già iniziata una guerra che prego ogni giorno possa avere una fine. Ho incontrato tanta gente che mi ha sempre detto io non avessi voglia di uscirne, che alla fine a me, piacesse tanto stare male; Nulla di più falso, lotto da tanti anni contro questo mostro e vi assicuro che annulla, cancella, disintegra e, molto spesso, non possiamo che esserne sopraffatti. Levatevi dalla testa i sensi di colpa per ciò che state passando, non ascoltate la gente, la depressione è una vera e propria malattia e come tale va trattata; Piuttosto chiedete aiuto, subito.. appena ne avete possibilità, non lasciate che come ha fatto con me.. penetri anche nella vostra anima fino a rendervi incapaci di trattenere qualsiasi forma di bene. Oggi però provo una rabbia immensa, sono stanco.. stanco di vedere nella morte l'unica soluzione, stanco di credere che non valgo niente e che meritavo di perdere ogni cosa; Attraverso la terapia (purtroppo irrinunciabile) e quella forza che vorrei tanto ritrovare dentro me, voglio tornare nella mia Itaca.. tornare sulla terraferma.
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ninfaribelle · 11 months
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Non mi sarei azzardato a distruggere nemmeno una misera prova del tuo passaggio nella mia vita. Spegnere un tuo sorriso, anche all'interno di una foto, avrebbe significato spegnere anche il mio. Cancellarti avrebbe voluto dire cancellarmi, ferirti, ferirmi, distruggerti, distruggermi, oggi come ieri, ieri come sempre. È assurdo, no? Ho conservato intatto anche il dolore, per proteggerti così, nella mia memoria. D'altronde non ci è stato concesso abbastanza tempo per deluderci. Sei una bellezza piena di rovi, se ti ci butti in mezzo per prenderla puoi uscirne indenne, più ti muovi, più ti graffi, ti graffi se resti dentro ma anche se te ne vai. Continui a farti male lo stesso in certi casi. Tu sei il mio problema e la mia soluzione, sei la consolazione e l'agonia. Ci sono sentimenti che non cadono in prescrizione. Io non credo nei miracoli ma se sono ancora capace di sorprendermi lo devo a te e se ci fosse davvero una giustizia dovrei potermi guardare negli occhi e vederti allo specchio come mio riflesso, saprei riconoscere la tua ombra adagiata sulla mia, mentre noi camminiamo ignari altrove le nostre ombre si baciano lente. Avrei voluto essere io la tua canzone. Non è accaduto però la fine non ci ha mai diviso, la fine è solo un cerchio per noi, è una pace stellata che ritrovo ogni volta per tutte le volte, una guida serena che mi indica la strada e mi riporta, come sempre, annullando le distanze, qui, da te. E non so per gli altri cosa sia abbastanza, io voglio sempre quel sorso in più che sa lasciarmi felice e insoddisfatto al punto tale da volerne bere sempre ancora un po’. Tu, il mio sorriso infinito di vita. Tu, sempre ciò che ho dentro, sempre ciò che manca.
(Massimo Bisotti - Un anno per un giorno)
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belladecasa · 1 year
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Non so se si è capito ma ultimamente il mio unico desiderio è la rimozione coatta della mia persona dal suolo terrestre e ho pensato che la soluzione potrebbe essere andarmene a lavorare a Leros tutta l'estate così a settembre avrei due lire e starei tre mesi vicino al mare che è l'unico elemento in grado di attenuare la mia depressione, solo che questo comporterebbe non tornare a casa nemmeno quell'unico mese da incubo in cui ci sto in maniera continuativa spezzando il cuore della mia beloved pora mamma che vive in funzione di quell'unico mese per me da incubo e farà di tutto per farmi desistere instillando in me ulteriori paranoie e senso di colpa come se non fossi fatta solo di questi due elementi e poi dovrò deludere le mie coinquiline a cui avevo detto che sarei andata in Calabria con loro e infine a luglio dovrebbe laurearsi la mia amica Ari cioè la persona più importante della mia vita l'unica persona che non mi ha mai fatto male un angelo caduto dal cielo la perfezione umana davvero voi non potete nemmeno vagamente intuire la bontà e la bellezza di Ari e infatti mi ha detto: devi fare quello che fa bene a te, non ti farei mai rinunciare per me, solo che io voglio assolutamente esserci è un momento di passaggio della sua vita ma anche della mia, per me la sua laurea è molto più importante della mia. Quindi niente sono in dissidio come sempre non so cosa fare assurdo che ci siano persone in grado di prendere delle decisioni?? Soprattutto di prendere decisioni in base ai loro bisogni?? Di fare quello che vogliono assurdo davvero per me una realtà fantasy e infatti finirò come Tony Servillo ne La Grande Bellezza che a 60 anni capisce che non deve fare cose che non gli va di fare e dire quello che pensa... Dite che a 60 anni è tardi per andare a pulire pavimenti di un hotel in Grecia a 5 euro l'ora e dire a tutti gli uomini che ho frequentato che non è vero che non fa niente ma che mi hanno rovinato la vita e alla mia coinquilina Fra che deve fare le pulizie? Risp
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notenough57 · 1 year
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Fingere. Fingere continuamente. Che sei guarita e non hai più bisogno di queste cose. Non hai più bisogno di ferirti per stare meglio. E invece non è così. Magari stai bene un anno, magari anche tre. E poi torna quella cosa che ti scatena il casino in testa, che ti fa sentire impotente. Che l'unica soluzione per sopportare quel dolore interno che ti divora e che fa marcire i tuoi organi, è farsi del male. E fingere che sei andata avanti. Tu non ci pensi nemmeno più a queste cose.
Vai in bagno, prendi la lametta o un altro oggetto e te le suoni, di santa ragione. Quasi ti piace il dolore. E il segno che ti lasci ti dà soddisfazione. Pensi "sono stata brava". Ti sei finalmente calmata. Ed è in quel momento che arriva la vergogna. E cerchi quasi di mentire a te stessa. Ti copri anche per te. Non è successo nulla. Non hai fatto niente di male. Ed esci, fingi con le persone che ti sono intorno. La maggior parte neanche se ne accorge. E ti sembra tutto tornare alla normalità. Il casino che avevi si è placato e senti solo un ronzio.
Ma in realtà non se n'è andato, è solo dormiente. Attende solo la prossima occasione per uscire. E lo sai bene, anche se ti ripeti "è stata l'ultima volta". Lo sai che non è vero.
Come si fa a scappare da se stessi?
Vorresti parlarne ma chi capirebbe una cosa del genere? Chi non ti prenderebbe per pazza? Nessuno capisce il sollievo. Nessuno capisce che non è un capriccio. Nessuno ti prenderà mai sul serio. Con questa consapevolezza ti senti ancora più sbagliata e sola. Sei pazza. Le botte te le meriti. Ti meriti ogni singola ferita. Non vali nulla.
Poi pensi alla te bambina, quanto ha sofferto. E pensi che non se lo merita altro dolore. Che meritava qualcuno che la proteggesse e le volesse bene. Nessuno c'è stato per lei. E ora si sta autodistruggendo. Ti senti ancora più in colpa perché vorresti proteggerla quella bambina, che è ancora dentro di te da qualche parte.
Vorresti dirle "Ti proteggo io, non sei sola". Vorresti poter fare ciò che non hai potuto da piccola. Ma non puoi, ormai è troppo tardi. E siete tutte e due bloccate in corpo che odiate, che vi ha portato dolore. State soffocando entrambe in un corpo troppo piccolo per potervi contenere insieme. E il dolore fisico è l'unica boccata d'aria che avete.
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abatelunare · 8 months
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Da una all'altra
La faccio breve, dài. Passo da una delusione all'altra. Stavolta tocca alla serie animata Disincanto di Matt Groenig, quello dei Simpson e di Futurama. Mi aspettavo lo stesso dissacrante sarcasmo delle serie che lo hanno reso famoso. Invece ha mancato parzialmente il bersaglio. La prima stagione non è male: andamento narrativo denso e serrato che semina qua e là i misteri che troveranno successivamente una soluzione. La seconda stagione è fiacca: la narrazione si perde in cose trascurabili, mentre i colpi di scena appaiono forzati e poco probabili. La terza e ultima stagione è quella più deludente: la banale conclusione è inaspettatatamente melensa, ai limiti del più efferato buonismo. Va tutto bene, sono tutti felici e tutti buoni, specie fra i cattivi, cosa che da Groenig non ci si dovrebbe aspettare. Dopo i titoli di coda c'è un ulteriore finale, che io francamente non ho capito bene. Qualche gag riuscita, qualche allusione ad altre serie televisive e a film. Un po' di sarcasmo, ma decisamente annacquato. L'ennesima occasione persa. Riprova, Matt. Magari andrà meglio. A noi, non a te.
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aitan · 9 months
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Quelli che quelli che
[Selezione da Fenomenologia della vita civile - Parte prima]
Quelli che imprecano contro il traffico dall’interno dell’ingorgo che hanno creato.
Quelli che lo dicevano anche in passato che in passato si viveva meglio.
Quelli che mormorano che la gente mormora.
Quelli che ti urlano in faccia di abbassare la voce.
Quelli che “cafone a ‘mme? Ma mo te sputo ‘nfaccia!”.
Quelli che trovano un problema per ogni soluzione.
Quelli che lasciano le mogli a casa a badare ai propri figli per andare a parlare in giro della parità dei sessi.
Quelli che lei non-sa-chi-sono-io.
Quelli che non-sono-razzista, ma-gli-zigari-però.
Quelli che pisciano alla fonte e bevono alla foce.
Quelli che fanno la guerra per trovare pace.
Quelli che si sbracciano molto per far notare quanto si sbracciano quelli che si sbracciano per farsi notare.
Quelli che ti intimidiscono con il loro strapotere e invocano per se stessi le regole della democrazia.
Quelli che il popolo ha sempre ragione finché ragiona come ragiono io.
Quelli che riempiono la rete di ragionamenti sulla dannosità o l’inutilità della rete.
Quelli che fin qui non arriveranno mai, perché non leggono più di tre righe.
Quelli che criticano a prescindere.
Quelli che scriviamo in internet le cose che si dovrebbero dire per strada.
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elorenz · 15 days
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"Qual’è, per te, lo scopo di vita?" poteva sembrare una domanda pretenziosa, esistenzialista, ma la dottoressa sapeva molto bene che, attraverso la riposta a questa domanda, si poteva individuare la struttura psicologica di una persona. Così aspettò... "Credo che sia vivere in serenità l'esistenza..." rispose il ragazzo. "Pensi di non esserlo? Hai un figlio piccolo ed una moglie che ti ama... alcune persone ci metterebbero la firma, sai?" quella frase accese un bagliore negli occhi di Carlo, bagliore che poi fu inabissato da una violenta onda di oscurità che lasciva intendere un profondo rammarico. "...La farei volentieri mettere a qualcun'altro" disse in un sussurro. "Come hai detto?" "Sa quando mi sento sereno? Quando sono da solo e passeggio nel bosco, lungo il fiume, nelle strade di campagna o nelle periferie della città... quando torno a casa e Mattia mi salta sulle ginocchia e vuole giocare io... non provo che rammarico. Il pentimento per aver messo al mondo un figlio che non riesco ad amare mi lascia senza fiato. Nessuno se ne accorge, Marta mi sorride dalla cucina ed io ricambio il suo sorriso consapevole di averla trascinata in questa pozza di fango che è la mia mente..." la misura con cui delineava le cose lasciava spazio a poca immaginazione, la dottoressa osservava inquieta muoversi le labbra ed ascoltava elaborando i pensieri, sapeva che Carlo cercava una soluzione ma sapeva anche che l'avrebbe voluta dalla sua bocca. "Carlo" disse da ultimo la dottoressa "io posso ascoltarti, posso indirizzare le tue riflessioni affinché si crei una consapevolezza ma non posso darti soluzioni, quello spetta a te... è una questione di crescita, hai ventisei anni, la strada è ancora lunga." Concluse sorridendo. Chiudendo quella porta qualsiasi persona si sarebbe disperata, Carlo era uno dei tanti qualsiasi in cerca di qualcuno che gli dicesse cosa fare e questo è sempre stato uno dei grandi problemi delle persone incapaci di reagire.
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