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#figurazioni
imoviez · 2 years
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CASTING FIGURANTI PER FILM - RETRIBUITO
CASTING FIGURANTI PER FILM – RETRIBUITO
      Casting call. Per la realizzazione di un progetto in preparazione, si effettua casting finalizzato alla selezione di attori e attrici       Nello specifico si cercano : ragazzi e uomini max 45 anni, con taglio di capelli classico, che sappiano nuotare, disponibili a viaggiare. NO TATUAGGI     MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE Vi preghiamo di candidarvi solo ed esclusivamente se avete le…
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SENSI DELLARTE - di Gianpiero Menniti 
L'INASPETTATO
Edgar Degas (1834 - 1917) dipinge "Ballerina che fa un saluto", 1878, conservato al Museo d’Orsay a Parigi. Le forme scompaiono nel colore, riappaiono tra sfumature e contrasti. Nel 1890 dipinge "Russet Landscape" (Paesaggio color ruggine) e nel 1892 compie sperimentazioni ulteriori con la tecnica del "monotype" che coniuga incisione, disegno e pittura. Ulteriori poichè già nel 1876 aveva prodotto opere come "Dancer Onstage with a Bouquet" (Ballerina sul palco con un Bouquet, collezione privata). Potremmo chiuderla qui aggiungendo che si tratti di una direzione di "ricerca" poco nota dell'artista francese.  Qualcosa che nasce nel medesimo contesto dei soggetti tradizionali della sua pittura. Certo. Ma perchè? Ne realizzò circa centoventi di stampe con questa tecnica. Eppure, negli anni '90 del XIX secolo scompaiono le classiche figurazioni per dare vita a immagini che annullano la forma sondando esperienze visive abissali. Tuttavia, sullo sfondo delle altre due opere citate, queste rappresentazioni emergevano. L'irrazionalismo non è una corrente viva nel solo Novecento: è già negli aforismi di Nietzsche, nelle immagini poetiche di Baudelaire e nelle strutture visive dell'Impressionismo. Degas s'immerge in questa radicale percezione, l'anticipa nell'arte, la rivela facendo segno alla parola del suo tempo. La realtà non possiede un fondamento e la concezione tragica pervade la lunga stagione che segue alla rivoluzione scientifica e illuminista dei due secoli precedenti. Per dirla con le parole di Dostoevskij, tratte da "I fratelli Karamazov" (1880): 
«Se Dio e l’immortalità dell’anima non esistono tutto è possibile».
Nel 1882, ne "La gaia scienza", Nietzsche afferma perentoriamente:
«Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? [...] Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione?».
In entrambi i casi, la fine della "cristianità" - non significa la fine del "cristianesimo" - s'annida nell'espressione figurativa che abbandona ogni certezza e muta in invocazione metafisica: semplicemente, la vocazione alla verità s'infrange con il baratro delle inattingibili origini. Il '900 comincia da lì, anche da un inaspettato Degas.
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ticonsiglio · 2 years
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Toscana: casting attori e figurazioni per film genere thriller
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Fabriano trasformato in set per film 'Come crimini e misfatti'
Una trentina di comparse pronte a fare il loro debutto sui grandi schermi grazie alla produzione del film “Come crimini e misfatti”, che sarà girato a Fabriano (Ancona) e nel comprensorio, regista Alessio Pascucci. Il primo giorno di casting si svolgerà domani, 18 aprile, dalle 10 alle 18, al salone ‘Chiara Luce Badano’ della Parrocchia della Misericordia a Fabriano. “Tra comparse e figurazioni…
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lorenzospurio · 2 months
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N.E. 02/2024 - Intervista a Silvio Aman. A cura di Adriana Gloria Marigo
La sua ricerca, partendo da Armide e andando a ritroso attraversando le ultime sillogi Garten e Sonetti fosforescenti entra nelle stanze dell’Humanitas e del Logos, in un incontro con l’inestinguibile rapporto tra Essere ed Essenza e con la provvisorietà dell’Esistenza. Anche in quest’ultima raccolta, Armide,si può scorgere la metafora del reale nelle numerose figurazioni immaginifiche…
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libroazzurro · 2 months
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È PIÙ SACRO VEDERE CHE CREDERE – LA GRAZIA
Un giorno Ibn Arabi, mentre passeggiava attorno a una piscina, conobbe una ragazza bellissima che disse di chiamarsi Grazia, o di essere la Grazia. E allora lui le chiese: “In che senso lo sei, se a causa tua mi perseguiteranno?”. Lei lo baciò: era lo splendore. 
Nell'immagine, uno dei bozzetti preparatori delle figurazioni che Veronica Leffe sta realizzando per “I semi di Gianagagava”, secondo capitolo del “Libro azzurro”.
Testo di Pier Paolo Di Mino.
Ricerca iconografica a cura di Veronica Leffe.
Potete trovare questa nota archiviata su:
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italiaefriends · 2 months
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"Favole & dintorni" di Riccardo Rescio
Le favole sono come specchi magici che riflettono la complessità della vita umana…… Le storie, i racconti e le favole che ci vengono raccontate non sono solo puro esercizio di fantasia, ma spesso sono allegorie, metafore e figurazioni della vita.Pertanto, non dovrebbero essere considerate solo come racconti della buona notte o come coinvolgenti momenti di intrattenimento per bambini.Sono,…
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luigifurone · 3 months
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5. (Love story)
L’aula era rimasta deserta, svanita l’eco delle voci. Restai accanto alla cattedra, in piedi, coi pugni serrati poggiati sul tavolo. Avevo condotto la lezione in maniera impeccabile, come richiesto dal mio ruolo. Gli sforzi fatti per mantenermi fermo erano rimasti invisibili. Non l’avrei creduto possibile, neppure io, che ero il solo a sapere quali spaventose onde stessero giocando con la mia anima. Mentre il dolore e la disperazione facevano scempio, dentro di me, di ogni respiro, mi irrigidivo in quella posa come un tronco antichissimo.
Elizabeth era morta. Ed io non avevo potuto salvarla, io, il ricercatissimo, il famoso medico. Nemmeno l’aveva salvata il mio mentore, il dottor Phillis, e tutta la scienza in generale. E neppure le preghiere. Nella mia professione l’avevo già incontrata, la morte, con le sue facce tumefatte o smunte, con lo strazio e la desolazione. Ciò che però la mia esperienza non aveva mai conosciuto era la morte di Lizzy. Quello che avevo costruito, quello che credevo di essere, quella illusoria solidità che portavo a camminare tra una lezione ed una cena, non li aveva ancora toccati, lei.
Il dottor Hutchinson era un uomo gretto. Il suo aspetto trasudava malizia, ma dovevo riconoscergli una capacità nella professione almeno pari alla mia. In quei giorni, a malincuore, mi ero anzi disposto a seguirlo nella battaglia futura, come un soldato che sappia di essere di tanto di meno del suo generale. Di quanto avevo negletto la sua persona, i suoi modi disgustosi, il suo lubrico barcamenarsi ai confini del lecito, della misura in cui lo avevo tenuto lontano, ora colmavo la mia sottomissione al suo ideale.
Quella sera presi una carrozza, diretto alla sua abitazione. Fu come avevo previsto. Mi accolse col sorriso che mostrava le rare volte che capitava di vederlo in società. Una maschera, indubbiamente, con molte sfumature, che non avevo voglia di contare. Mi fece accomodare nel salone, che, al contrario della sua smorfia, mi lasciò stupefatto. Linde biblioteche colme di volumi, perfettamente allineati. Hutchinson notò la mia incertezza e mormorò soddisfatto: “La scienza richiede ordine. Ma anche il coraggio di andare oltre, pena la fine: pena la morte.”
Quelle parole mi arrivarono dentro come la lama di un pugnale. Un brivido freddo mi corse dallo stomaco alle tempie, come fossi stato scoperto. Non avevo detto ancora nulla del motivo della mia visita e già quell’uomo mi parlava della morte e della necessità di andare oltre, più in là dell’ordine ... della mia mediocrità. Mi consolava, quasi, consegnarmi a quelle mani. La speranza che avevo riposto in questa visita sembrava una questione del tutto scontata, ora. Hutchinson pareva sapere perché fossi venuto: allora forse aveva anche quell’altra tremenda sapienza, quella che a me, disperatamente, mancava.
La salma di Elisabeth era stata composta da pochi giorni. Giaceva nel cimitero di Caredown Hill. Nei lunghi mesi che avevano preceduto il decesso, l’ineluttabilità della sua fine era diventata sempre più presente, ai miei pensieri. Soffocando le lacrime, mi accadeva di pensare al monumento funebre che avrei voluto edificare per onorare la sua memoria. Si succedevano immagini diverse, tutte accomunate, però, dal fatto di essere in qualche modo figurazioni alate. Che volasse la sua anima, assieme alla mia. Che non rimanesse prigioniera della terra che la voleva per l’eternità. Era un buio tremendo, la morte di Elisabeth. Un buio spaventoso. Era inconcepibile che fosse così irreparabile. Che non ci fosse alcun modo per avere almeno ancora qualche ora, per le parole non dette, per un’ultima carezza, un ultimo abbraccio. Ancora qualche stagione da passare assieme, un mazzo di primule, un tramonto, un’allegra serata, senza altre incombenze.
Mi sentivo così impotente, così ... mediocre, appunto. Se ci fosse stato qualcosa, o qualcuno, in grado di darmi ancora uno di questi momenti con lei, avrei rinunciato al mio orgoglio insapore.
Di Hutchinson tutto si mormorava, tranne che avesse la puzza sotto il naso. Lui ne faceva anzi quasi un vanto, col suo impareggiabile stile, del frequentare gli strati più malmessi della società. Là trovava non solo i compagni per le più disgraziate avventure, ma anche i suoi principali fornitori. La sua cattiva reputazione si era solidificata dai tempi dell’Università. Allo stesso tempo, la sua preparazione era indubbia. All’epoca la teneva nascosta quel tanto che bastava a stupire qualche malcapitato pieno di vanità, e a gettarlo nella trappola che aveva già malignamente preparato.
Tuttavia, erano le voci sugli strani esperimenti ad avergli alienato ogni comune simpatia. La Polizia non era mai riuscita ad addebitargli nulla, tantomeno avevano potuto fare le varie commissioni di inchiesta. Ne era uscito sempre pulito, e, come spesso accadde, ancora più sospetto. Per la gente era qualcosa a metà tra lo stregone ed il folle. Noi medici ne davamo un giudizio più articolato, non per questo, comunque, più  positivo.
Poteva darsi che profanasse le tombe per procurarsi dei corpi. Ma che ci fossero sostanze adatte a rianimare i cadaveri, sembrava a tutti una pretesa tanto ridicola quanto blasfema, un qualcosa la cui sola minima considerazione bastava a mortificare l’intelletto. E anch’io m'ero schierato, finché Lizzy era rimasta in vita, dalla parte di quella folla pomposa.
“Cosa è venuto a fare, qui?”, mi chiese. Aveva mandato via l’uomo che gli faceva da domestico, per cui eravamo soli. Il fuoco crepitava e anch’io mi sentivo così, secco, un pezzo di legno asciugato dal calore e pronto a bruciare senza incertezze. Mancava poco, sentivo solo un passo, lungo un attimo, tra me e la fiamma che m’avrebbe consumato. Le mie parole uscirono bramose, ma le ascoltavo inerme, come se non fossi più io a decidere di loro.
“Voglio Elisabeth. Voglio che viva.”
Sono del tutto certo che in alcuni momenti noi siamo solo spettatori delle nostre azioni. Esse ci vivono e noi le stiamo a guardare. Quella volta, ad esempio, fu così per me e credo sia stato lo stesso anche per Hutchinson. Non posso pensare che furono le mie parole a convincerlo. Piuttosto il mio sguardo, la mia determinazione. Piuttosto qualcosa che sorprese anche lui. Non ero tra i suoi più accaniti detrattori. Ero semmai la sua controparte luminosa, quello che lui sarebbe diventato se avesse deciso di seguire una vita ortodossa. Io vedevo in lui lo stesso mio morboso desiderio di conoscere, di sapere, ma ancora di più, sempre di più.
Comunque sia, non mi rise in faccia, né mi cacciò. Non mi accusò nemmeno di essere uno dei suoi aguzzini o una spia della polizia. Si fece solo serissimo per qualche secondo. Poi il suo ghigno tornò, splendente più che mai, come si fosse abbeverato ad una fonte portentosa. Mi disse che era risaputo che dalla parte sotterranea del mondo non era mai tornato nessuno, o forse uno, ad essere precisi. Che chiunque pensasse di poter fare qualcosa in tal senso doveva essere un folle. E che se proprio avesse voluto provarci, avrebbe dovuto al contempo essere disposto a fare cose più che riprovevoli, almeno per la morale comune. Fuori di dubbio che bisognasse agire segretamente e al di là della legge, pena la vita stessa. E che, cosa non ultima per importanza, questo folle avrebbe dovuto disporre di un'ottima quantità di sterline da spendere, senza nulla pretendere in cambio. “Infine” - mormorò – “il delitto non solo rende complici. Il delitto unisce nella dannazione... lo comprende, questo?”.
A quanto pare, avevo tutti i requisiti. Trovai alquanto opportuno non partecipare allo scavo. Non avrei retto, se la morte avesse preteso troppo da Elisabeth. Mi limitai, per il momento, a fornire le monete necessarie. Hutchinson si dimostrò fin troppo professionale e cortese. Mi assicurò che sarebbe stata usata la massima rispettosa attenzione. Non aveva alcun bieco interesse nel commettere atti sacrileghi, non necessari. Per quanto strano possa sembrare, gli credetti. Sentivo che potevo fidarmi di lui. Lizzy sarebbe stata trattata con la dignità che meritava. Se le sue condizioni fossero state, ahimè, troppo gravi per poter condurre l’esperimento, sarebbe stata rimessa a giacere là dove era stata destinata.
Il concetto di fondo, sebbene bizzarro, aveva un che di razionale. Se si staccano le zampe ad una rana, si spellano e le si cosparge di sale, queste tornano a muoversi per qualche attimo. Non c’è alcun cuore che batta, nessun cervello, una pura e semplice reazione chimica. Esperienze del genere non sono poi neanche troppo infrequenti. La testa del ghigliottinato che conserva ancora qualche riflesso, la testa del serpente e via, di questo macabro passo. Hutchinson spingeva il suo sguardo un pochino oltre. Magari esisteva qualche sostanza in grado di riattivare la fisiologia di un organismo, forse solo per pochi minuti o chissà. Non si trattava di rendere immortali le persone. Era piuttosto un richiamare le gocce della vita, nel caso la morte le avesse dimenticate nel corpo, nel caso fosse stata così distratta.
Hutchinson affermava che anche noi viviamo grazie a qualche sostanza, nel senso che forse siamo le rane di un esperimento per ora invisibile. Una polvere di un quarzo ancora da scoprire, ed ecco nascere un’intera rappresentazione di sentimenti, piaceri, credenze. Diceva pure che nel futuro, o ripescando nell’antichità, si sarebbe potuta trovare la sostanza per indebolire la volontà e rendere tutti gli esseri umani ossequienti; erano questioni puramente chimiche.
Altro fattore importante, mi ricordò, come aveva già detto la sera del nostro incontro, era il coraggio. Chi aveva il coraggio, aveva già quasi tutto il potere. Chissà quali altri panorami si sarebbero aperti ad una mente capace, con i dovuti strumenti.
Se era un discorso fallace, non me ne accorsi. Mi sentivo sedotto dalle sue parole, tanto quanto dalla possibilità di rivedere Elisabeth.
La morte l’aveva risparmiata. Non mi sarei aspettato di trovare in lei maggiore freschezza di quella che la malattia le aveva concesso, ero anzi preparato al peggio. La mia guida nel mondo degli Inferi mi rassicurò al riguardo, lui, che l'aveva vista. Non avrei trovato nulla di più che la sofferenza, mi disse, e il candido velo della tomba, sul suo volto. Ero stato fortunato anche per un altro motivo: secondo le conoscenze di Hutchinson, se la materia fosse stata così ben conservata, le possibilità di una riuscita sarebbero aumentate notevolmente.
Non volli chiedere quante altre volte avesse evocato qualcuno da quell’algida riva, e non sapevo più, in realtà, neppure cosa aspettarmi. Coi mezzi che gli avevo procurato, e date le condizioni della salma, aggiunse, pur non essendoci alcuna garanzia, si poteva sperare in un discreto successo. Attimi, forse? Forse ore?
Attimi? Ore? E allora? Che avrei fatto?
Il laboratorio era nella cantina. Vi si accedeva da un passaggio molto ben camuffato. Il freddo e l’odore acre mi fecero quasi svenire. Lo stanzone era immerso in una luce grigiastra. C’erano meno attrezzature di quelle che mi sarei aspettato. Ma la mia attenzione, ovviamente, fu subito rapita dal cassone metallico posizionato al centro di quell’ambiente sinistro. Non potevo non capire che dietro quelle basse paratie, fra poco, avrei visto Lizzy. Mi avvicinai titubante.
Elisabeth. Era lei.
Le orbite s’erano molto scurite e risaltavano sul pallore del viso, ma per il resto, per il resto era lei, era lei, mio Dio, così come quando aveva chiuso gli occhi per l’ultima volta, sul suo capezzale. “Non la tocchi!” – s’affrettò a dirmi Hutchinson – “Almeno per ora”. Mi trattenni, irrigidendomi come fossi stato sul punto di commettere un peccato. Tutto il corpo di Elisabeth era avvolto da una veste nera, che seguiva perfettamente il contorno del suo corpo ossuto. Anche il capo era circondato da quel tessuto scuro e lucido, ricoperto da qualche sostanza catramosa. Solo il viso era tenuto scoperto. Da quello strano paramento uscivano, ad intervalli regolari, lungo la linea mediana degli arti, svariati tubicini collegati ad una pompa abbastanza voluminosa. Il corpo galleggiava in una fanghiglia, in cui era immerso per metà. Quel cassone pareva il sarcofago di qualche divinità pronta a risvegliarsi da un sonno lungo secoli. Ebbi paura, davvero paura.
Non mi spaventava questa tremenda attrezzatura ... era l’enormità del fatto, che mi toglieva il fiato. Io avrei richiamato Lizzy dal suo sonno sacro, il sonno che la divinità aveva posto a sigillo di ogni vita. Con quale diritto? Per il vantaggio di chi avrei sottratto la mia amata al riposo benedetto, sebbene giunto così frettolosamente? Quale sogno avrei interrotto, a quale schiera di angeli avrei conteso la sua bella anima? Come potevo voler disporre di un bene così intimo senza chiedere nulla al suo legittimo proprietario, ma anzi prendendone possesso con la frode?
“Deve avere coraggio, adesso. È questo il momento. Oppure nulla.” Aveva ragione, ancora, Hutchinson. Il peso di quella orrenda strada portava ad una luce, forse, ma tirandomi indietro sarei precipitato in un buio ancora più grande. “E sia.” - dissi. Lo vidi piegarsi sulle manopole della pompa, girarle con precisi movimenti. Con leggeri sbuffi i tubicini si riempirono di un liquido scuro, che, poco alla volta, cominciò a filtrare nel nero pastrano. Cercavo di cogliere ogni minimo movimento sul volto di lei, ma non accadeva nulla. Il tempo s’era dilatato come mai in vita mia. Ad un certo punto, là dove la tunica cerata toccava la fronte della mia bella, cominciò a colare lo stesso liquido scuro che passava nei tubi. Ebbi l’impressione che quel vestito e che lei stessa ne fossero saturi. Piccoli rivi le scorrevano ora sulle guance come lacrime paurose. Temevo che qualcosa di troppo brutto stesse per accadere e mormorai ad Hutchinson di finirla. Non ne potevo più. "È normale, resista. Ancora qualche attimo e sarà finita.” I fiumiciattoli, infatti, si ingrossarono appena per poi rattrappirsi e sparire. Sul volto di Lizzy non c’era più quella malvagia ragnatela, per fortuna. Anzi, forse m'illudevo, ma avrei detto che il pallore era scomparso.
Sì. Il pallore era scomparso. Mi avvicinai al volto per esserne sicuro. Nessuno avrebbe potuto fermarmi, ora. L’incarnato non era più chiaro come il grigio del ghiaccio. Non aveva ancora il colore della vita, ma di certo qualcosa che gli somigliava. Ero a qualche centimetro dal suo viso quando vidi una palpebra di Elisabeth fremere. Rimasi paralizzato.
Le palpebre s’alzarono, lentamente, come un pesantissimo sipario che s’apra nel silenzio. La sclera bianca ne venne tutta scoperta. Ancor più sommessamente, poi, sorsero due soli neri, messaggeri di un’alba contraria alla natura. Le pupille presero impercettibilmente a muoversi, poi cominciarono a roteare, a riprendere possesso, almeno così sembrava, della luce del mondo e delle sue cose. Alla fine, quelle meste traiettorie incontrarono il mio sguardo.
È una cosa che non potrò mai dimenticare. Tremavo, in preda al terrore, incapace di fare alcunché. Un attimo dopo si schiusero anche le labbra. Cominciai a lacrimare, piangevo, in preda ad una emozione che non riuscivo a contenere. Non potrei giurare che uscisse un fiato, da quella bocca, però mi parve di sentire un leggerissimo e roco soffio. Un brivido, infine, le percorse tutto il corpo. Il delirio delle sostanze stava facendo il suo effetto. Il braccio che era più vicino a me si sollevò. Le dita della mano erano contratte in uno spasmo, semidistese, come stessero cercando di afferrare qualcosa. Ero tentato di prendere quella mano e di baciarla, baciarla, scaldarla dal gelo di quel luogo che la teneva in catene. Il corpo di Elisabeth fu scosso, violentemente, due volte. La voce di Hutchinson mi giunse lontanissima. “Presto, presto!!! L’effetto sta finendo!!!” Il braccio di Lizzy, come un palloncino che si sgonfi, si stava accasciando. Anche la bocca si stava richiudendo, come il giorno che svanisce. La stavo perdendo di nuovo. Mi buttai su di lei, le mie labbra corsero alle sue, nel più maldestro tentativo di baciarla che avessi mai potuto immaginare. Ma la sua bocca si seccò, nell’attimo stesso in cui la toccai. La mano che nella foga le avevo stretto giaceva gelida e madida nella mia, fragile come un ramoscello nato da poco. Se una fiammella s'era accesa, ora, inesorabilmente, regnava di nuovo la tenebra.
Mi ci vollero mesi per capire appieno perché Hutchinson avesse accettato la mia richiesta. Più che la mia specialità, gli interessava scoprire se l’amore potesse avere qualche risonanza particolare sugli effetti delle sue sostanze. L’avrei ucciso, quando mi disse che l’esperimento non era andato come avrebbe desiderato, che si era risolto in pochi spasmi, che le previsioni ottimistiche non avevano colto nel segno. Ma ormai ero in un altro mondo, le cose di questo le guardavo come ad ombre che mi erano indifferenti.
Fu un caso che non mi tolsi la vita quella sera stessa. Il pensiero di Elisabeth mi salvò. Avevo un disperato bisogno di capire, di sapere. Mi rifugiai lontano da tutti, condividendo i miei pensieri e le mie notti insonni con la consolazione dell’alcol. Mi aveva scorto, in quello stato di veglia apparente? Aveva sentito la morsa della mia mano, ultimo omaggio alla sua persona? E la mia bocca, le aveva dato ancora un alito caldo da conservare per l’eternità? C’era stato, ancora, un attimo di vita? A cosa era servito?
Non lo saprò mai. Forse solo quando la raggiungerò, ammesso che possa sederle accanto. Credo piuttosto, infatti, che sarò reietto nello stesso inferno che è tanto simile ai giorni in cui sto vivendo, da quella sera in poi. Fino ad allora dovrò accontentarmi di camminare in questo mondo come il pazzo che sono, fuggendo ai miei incubi ed implorando col capo sanguinante il perdono di Elisabeth. L’amore … la vita stessa ... volevo averli ai miei ordini. Ma non c’è nulla di più sfuggente. E non abbiamo altro.
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mypickleoperapeanut · 4 months
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"Alla ricerca dei sogni e della fantasia" di Pompeo Maritati
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Le favole terzo millennio desiderano idealizzare un mondo migliore, dove, come nelle tradizionali favole, il bene vince sul male e la solidarietà visse felice e contenta” Pompeo Maritati Vorrei condividere con voi il mio pensiero sull’importanza che hanno le favole per la formazione mentale, psicologica e sociale della società moderna. Sono sicuro che molti di voi avranno letto almeno una volta nella vita una favola, magari da bambini, e ne avranno tratto una lezione, un insegnamento, una morale. Le favole sono storie che ci parlano di valori universali, come l’amore, l’amicizia, la giustizia, il coraggio, la saggezza. Ci fanno sognare, immaginare, riflettere. Ci aiutano a crescere e a capire il mondo che ci circonda” Pompeo Maritati
Le storie e le favole che ci vengono raccontare, non sono solo puro esercizio di fantasia, ma spesso sono allegorie, metafore e figurazioni della vita, pertanto non dovrebbero essere considerate solo come racconti della buona notte o come coinvolgenti momenti di intrattenimento per bambini, ma opportunità di riflessioni sulle morali che possono contenere, per essere recepite dai grandi e poter essere spiegate ai bambini.
Leggiamo e scriviamo più favole, perché le favole insegnano a vivere. Riccardo Rescio
https://www.youcanprint.it/alla-ricerca-dei-sogni-e-della-fantasia/b/40e1490b-8b89-5ae3-9144-3fc50624dd4c
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tacabanda · 6 months
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Partenope nelle monetedell'antica Neapolis Note intorno a un articolo diGionata Barbieri, in: Napoli', XI/2007 La Sirena Partenope ed i nummi neapolitanidi Gionata Barbieri (Napoli, XI-MMVII) Questo interessante articolo di Gionata Barbieri descrive, attraverso le effigi riprodotte sulle monete antiche dei primi insediamenti greci nel territorio di Napoli, una singolare evoluzione dalle figurazioni numismatiche della mitica
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imoviez · 2 years
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CASTING VARIE FIGURE PER SERIE TV - RETRIBUITO
CASTING VARIE FIGURE PER SERIE TV – RETRIBUITO
  Casting call. Per la realizzazione di un serie tv internazionale d’epoca, si effettua casting finalizzato alla selezione di varie figure Il lavoro sarà retribuito.       Nello specifico si cercano : In particolare, si selezionano artigiani e venditori, i mestieri di una volta. Menzioniamo, come da annuncio, a mero titolo di esempio: meccanici; calzolai; artigiani del…
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
RADICALE ANTITESI
"Botero" dallo spagnolo in italiano si traduce in: fabbricante di borracce. Uno di quei casi, non so quanto rari, che i latini appellavano con l'espressione "nomen omen", il destino è nel nome. Fernando Botero (1932 - 2023) lascia, come ogni artista contemporaneo, una fama controversa, divisa tra estimatori dell'originalità delle sue opere e scettici se non addirittura ostili alle sue espressioni pittoriche e plastiche. A questa condizione si aggiunge anche la percezione negativa data dal valore rilevante di mercato cui è giunta la sua produzione: un "peccato" che non viene perdonato da gran parte dell'opinione pubblica. Si tratta di un discorso trito e ritrito: il valore commerciale non ha nulla da condividere con l'apprezzamento o l'esecrazione del risultato artistico, ma rimane nel gioco di domanda e offerta trasferito sul tavolo delle scelte d'investimento. Ora, mantenendo la barra sul tema strettamente figurativo, ci si trova di fronte a creazioni originali, "significanti" che perdono la seconda, indispensabile parte della struttura del segno, il "significato". Così, appare la traccia di un estetismo che affonda le radici nella tradizione culturale latino-americana per la quale i corpi - e le cose - rispecchiano uno stato di beatitudine e di potenza vitale quando appaiono dilatate, piene, solide, tondeggianti. Si pensi a un frutto e facilmente si comprenderà questo paradigma. La vividezza è nella forma che cresce e racchiude. Una radicalità riflessa nelle immagini. Immagini irreali di mondi irreali. Tradizioni che solcano il pensiero delle generazioni per tradizione. Piacciano o non piacciano: il giudizio di gusto sul bello e sul brutto possiede fondamenta fragilissime. Quel che veramente conta è l'esito di un racconto immaginario nel quale l'espandersi colma la scena, la riempie e la riscrive destando meraviglia mediante un effetto di straniamento. Lo straniamento che induce a riflettere sulla retorica del modello classico. Anche quando tocca il sacro, non intende ridurre a grottesco ma riallacciare l'immagine religiosa alla traccia di vitale appartenenza a una differente modalità, estetica e persino etnica, di rappresentazione. In Europa, è stata accolta la pittura "naïf" e più in generale, tra il "Vecchio continente" e l'America Latina, s'è affermata la corrente artistica denominata del "Realismo Magico": da Henri Rousseau a Frida Kalho, dai nostri Felice Casorati e Antonio Donghi fino al nordamericano Edward Hopper e al tedesco Christian Schad. Si rifletta sulle opere di Diego Rivera, sulle espressioni del "Ritorno all'ordine", su "Novecento" e "Nuova Oggettività", sulle figurazioni dei regimi in Italia e in Unione Sovietica negli anni Venti e Trenta. E si pensi a una dimensione espressiva sottovalutata come i fumetti e i cartoons. Il ragionamento sull'arte contemporanea deve lasciare nell'oblio la bellezza - concetto vuoto - per aprire varchi verso un'esplorazione complessa, talvolta urticante, sempre ricca di origini e possibilità, variegata, talvolta sintetica, paradossale, spesso sorprendente. Soprattutto, estranea a una connotazione, appena accennabile in una denotazione. L'arte, invenzione umana, ha un solo scopo: lasciarsi osservare. Nient'altro.
- Fernando Botero, "Picnic", 1982, collezione privata
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lamilanomagazine · 10 months
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Milano: Il Balletto della Scala debutta al Festival Les Chorégies d’Orange
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Milano: Il Balletto della Scala debutta al Festival Les Chorégies d’Orange. Primo appuntamento internazionale dopo gli anni della pandemia, il Balletto della Scala debutta il 15 luglio al Festival Les Chorégies d’Orange che lo scorso anno ha visto trionfare il concerto di cori verdiani con l’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala diretti da Riccardo Chailly. Les Chorégies d’Orange sono il più antico festival francese, risalendo al 1869. Ma nel corso degli anni sono riusciti a mantenere tutta la loro originalità a partire dalla sede in cui si svolge ogni estate: un teatro romano risalente al I secolo a.C. perfettamente conservato, con una capienza di 8300 posti. Nella cornice del Teatro Antico il Balletto della Scala si presenta con un programma che tra novità e repertorio, farà conoscere i talenti della Compagnia: Verdi Suite di Manuel Legris, Blake Works I di William Forsythe per concludere con il ballet blanc, nel secondo atto de Il lago dei cigni di Rudolf Nureyev. La trasferta, sostenuta da Allianz, Partner delle tournée del Teatro alla Scala, ha visto anche il coinvolgimento dell’Orchestra scaligera, che ha infatti effettuato la registrazione delle musiche di Verdi Suite e del Lago dei cigni utilizzate nello spettacolo. Cinquantacinque i ballerini in trasferta, tanti i protagonisti, dai primi ballerini Martina Arduino, Nicoletta Manni, Alice Mariani, Marco Agostino, Timofej Andrijashenko, Claudio Coviello, Nicola Del Freo, ai solisti Gaia Andreanò, Caterina Bianchi, Agnese Di Clemente, Linda Giubelli, Maria Celeste Losa, Alessandra Vassallo, Domenico Di Cristo, Christian Fagetti, Federico Fresi, Mattia Semperboni, Navrin Turnbull, e gli artisti del Corpo di Ballo, impegnati nei briosi ensemble di Verdi Suite, nelle costruzioni coreografiche di William Forsythe e nelle iconiche figurazioni dei candidi cigni. http://www.choregies.fr Festival Les Chorégies d’Orange al Teatro alla Scala (programma e date) Verdi Suite: Prima creazione di Manuel Legris nel dicembre 2020 per il Balletto della Scala di cui aveva da poco assunto la direzione, Verdi Suite venne concepita come divertissement in omaggio alla danza e alla musica italiana, e alla tecnica degli artisti scaligeri. La coreografia ha preso vita su alcuni passaggi dalle musiche che Giuseppe Verdi scrisse per le danze nelle sue opere I vespri siciliani, Jérusalem e la versione francese di Il trovatore, scelti per creare un tessuto musicale ricco di brio ed energia. Un tessuto musicale che si è poi ampliato con ulteriori movimenti per il Corpo di Ballo su estratti dal Ballo della Regina (La Peregrina) del Don Carlos. In scena a Orange Martina Arduino, Maria Celeste Losa, Claudio Coviello, Marco Agostino, Mattia Semperboni nel passo a cinque, accanto a Caterina Bianchi e Navrin Turnbull e al Corpo di Ballo Blake Works I: Interpretato per la prima volta dagli artisti del balletto scaligero lo scorso maggio, su sette brani dall’album The Colour in Anything del compositore James Blake, Blake Works I rimanda, nei costumi, alla tradizione accademica e esplora le molteplici angolature di questa tradizione, che sta alla base di tutta la tecnica del balletto, ma dall’altro lato - come sottolinea il coreografo - “celebra la deliziosa tensione che nasce dall'introduzione di un'eccezione coreografica alle regole convenzionali del balletto”. Con Blake Works I creato per il Balletto dell'Opera di Parigi nel 2016 William Forsythe iniziò un progetto di esplorazione nelle musiche di James Blake, progetto settennale che proprio alla Scala, con Blake Works V, ha visto il suo coronamento e la prima versione completa. A Orange per Blake Works I emergeranno alcuni degli artisti protagonisti di quel debutto: Martina Arduino, Alice Mariani, Alessandra Vassallo, Linda Giubelli, Benedetta Montefiore, Marco Agostino, Claudio Coviello, Nicola Del Freo, Christian Fagetti, Navrin Turnbull, Edward Cooper, Alessandro Paoloni, Andrea Risso, Rinaldo Venuti. Il lago dei cigni: Il 2023 segna il trentesimo anniversario della scomparsa di Rudolf Nureyev, e la Scala lo ricorda riportando sul palcoscenico, negli storici allestimenti scaligeri, due tra i suoi balletti più amati e rappresentati. Dopo Lo schiaccianoci, che ha aperto la stagione, a settembre verrà ripreso anche il suo Lago, assente dal 2014 e di cui a Orange viene anticipato un estratto. Quando il “suo” Lago approda alla Scala nel 1990, Nureyev tiene per sé il ruolo chiave, equivoco, speculare, di Wolfgang/Rothbart. Ma è per il Principe che Nureyev crea ardue variazioni, ponendolo al centro di tutte le linee drammaturgiche. Nella lettura di Rudolf Nureyev il protagonista assoluto è Siegfried, un principe romantico dall’animo malinconico più che eroico, contemplativo e meditativo. Il coronamento di questa serata a Orange è dunque con la storia, la tradizione, il grande repertorio, con il ballet blanc del secondo atto e i suoi candidi cigni. Saranno Nicoletta Manni a incarnare il ruolo di Odette e Timofej Andrijashenko il ruolo di Siegfried; Christian Fagetti sarà Rothbart e accanto a loro Alessandra Vassallo, Gaia Andreanò, Maria Celeste Losa, Caterina Bianchi (Quattro cigni grandi) Agnese Di Clemente, Giordana Granata, Linda Giubelli, Marta Gerani (Quattro cigni piccoli) e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala FESTIVAL LES CHORÉGIES D’ORANGE 2023 Théâtre Antique - 15 luglio, ore 21.30 Corpo di Ballo del Teatro alla Scala Direttore Manuel Legris VERDI SUITE Coreografia Manuel Legris Musica Giuseppe Verdi Costumi Luisa Spinatelli Musica registrata dall’ Orchestra del Teatro alla Scala Produzione Teatro alla Scala Martina Arduino, Maria Celeste Losa, Claudio Coviello, Marco Agostino, Mattia Semperboni Caterina Bianchi, Navrin Turnbull e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala BLAKE WORKS I Coreografia e scene William Forsythe Musiche James Blake Costumi Dorothee Merg, William Forsythe Luci Tanja Rühl Produzione Teatro alla Scala Prima rappresentazione:4 luglio 2016, Ballet de l’Opéra de Paris, Palais Garnier Musica su base registrata Martina Arduino, Alice Mariani, Alessandra Vassallo, Linda Giubelli, Benedetta Montefiore, Marco Agostino, Claudio Coviello, Nicola Del Freo, Christian Fagetti, Navrin Turnbull, Edward Cooper, Alessandro Paoloni, Andrea Risso, Rinaldo Venuti e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala IL LAGO DEI CIGNI Dall’Atto II Coreografia Rudolf Nureyev da Marius Petipa e Lev Ivanov Regia Rudolf Nureyev Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij Costumi Franca Squarciapino Musica registrata dall’ Orchestra del Teatro alla Scala Produzione Teatro alla Scala Odette Nicoletta Manni Siegfried Timofej Andrijashenko Rothbart Christian Fagetti Quattro cigni grandi Alessandra Vassallo Gaia Andreanò Maria Celeste Losa Caterina Bianchi Quattro cigni piccoli Agnese Di Clemente Giordana Granata Linda Giubelli Marta Gerani e il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ticonsiglio · 8 months
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Piemonte: casting figurazioni per film prodotto da Palomar, retribuzione
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personal-reporter · 10 months
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Come stelle in terra nel Duomo di Siena
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Dal 27 giugno al 31 luglio e dal 18 agosto al 18 ottobre, la Cattedrale di Siena scoprirà il suo magnifico pavimento a commesso marmoreo, frutto di cinquecento anni di espressione artistica, un viaggio simbolico alla ricerca dei più alti valori dello spirito umano, nell’evento Come stelle in terra. Il prezioso tappeto di marmi senese è unico, non solo per la tecnica utilizzata, ma per il messaggio delle figurazioni, un invito alla sapienza, a partire dalle navate con i protagonisti del mondo antico, scarmigliate sibille e filosofi, fino ai soggetti biblici sotto la cupola, nel presbiterio e nel transetto; un viaggio simbolico alla ricerca dei più alti valori dello spirito umano. Questo è il risultato di un complesso programma iconografico realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento, oltre cinquanta in tutto, i cui cartoni preparatori furono disegnati da artisti senesi, fra cui il Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi, oltre che dal pittore umbro Pinturicchio, autore del riquadro con il Monte della Sapienza. Il percorso si apre con l’iscrizione, davanti al portale centrale, per entrare nel Virginis templum, la casa di Maria, testimonianza del legame che i cittadini senesi hanno da secoli con la loro patrona, nota come Sena vetus civitas Virginis. La Madonna si definisce come Sedes Sapientiae, sede di Sapienza e la scritta è seguita dalla tarsia con l’Ermete Trismegisto, il sapiente egiziano, il primo grande teologo dell’antichità. Seguono filosofi come Socrate e Cratete nella tarsia del Pinturicchio, Epitteto, Aristotele, Seneca ed Euripide che corredano la Ruota della Fortuna, l’itinerario biblico in cui Domenico Beccafumi, rispetto agli artisti delle precedenti generazioni, rinnova la tecnica del commesso marmoreo, come nel fregio con Mosè, dove fa scaturire l’acqua dalla roccia che si inserisce tra i due pilastri che sorreggono la cupola, verso il presbiterio. In occasione della scopertura i visitatori avranno l’opportunità di viaggiare intorno al coro e all’abside dove si conservano le tarsie lignee di Fra Giovanni da Verona, eseguite con una tecnica simile, con legni di diversi colori, raffiguranti vedute urbane, paesaggi e nature morte, armadi che mostrano gli scaffali interni con oggetti liturgici resi con abilità prospettica. L’itinerario completo permette, oltre alla visita del Pavimento in Cattedrale, quella al Museo dell’Opera in cui si potranno ammirare, nella Sala delle Statue, i mosaici con i simboli delle città alleate di Siena e le tarsie originali di Antonio Federighi con le Sette età dell’Uomo. Nella Sala dei Cartoni è visibile la celebre pianta del Pavimento del Duomo delineata da Giovanni Paciarelli nel 1884, che permette di vedere tutte le tarsie e del percorso che, dall’ingresso, conduce fino all’altar maggiore, oltre all’accesso alla Cripta, sotto il Pavimento del Duomo e al Battistero. Prenotando la visita al pavimento della Cattedrale è possibile avere l’audioguida gratuita del complesso del Duomo oppure richiedere una visita guidata e, con il QR Code presente su tutto il materiale informativo,  sarà possibile assicurarsi l’accesso alla Cattedrale, evitando le code in biglietteria, presentandosi direttamente agli accessi dei musei. In occasione della scopertura straordinaria del 2023 verrà edito da Sillabe il nuovo catalogo ufficiale del pavimento del Duomo di Siena,  Un libro di marmo. Read the full article
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motolesechloe · 1 year
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Per i mari azzurri degli atlanti e per i grandi mari del mondo. Per il Tamigi, per il Rodano, per l'Arno. Per le radici di una lingua di ferro. Per una pira su un promontorio del Baltico, hel- mum behongen. Per i norvegesi che attraversano il fiume chiaro, gli scudi levati in alto. Per una nave in Norvegia, che i miei occhi non hanno. visto. Per una vecchia pietra dell'Althing. Per una strana isola di cigni. Per un gatto a Manhat- tan. Per Kim e il suo Lama che scalano le ginoc- chia della montagna. Per il peccato di superbia del samurai. Per il Paradiso su un muro. Per l'ac- cordo che non abbiamo sentito, per i versi che non ci hanno incontrato (il cui numero è il nu- mero della sabbia), per l'inesplorato universo. Per la memoria di Leonor Acevedo. Per Vene- zia di vetro e di crepuscolo.. Per la persona che Lei sarà; per quella che forse
non comprenderò. Per tutte queste cose disparate, che sono forse, come presentiva Spinoza, mere figurazioni e facce di un'unica cosa infinita, dedico a Lei, María Kodama, questo libro.
- Jorge Luis Borges
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