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#enzo pascolo
nofatclips · 3 years
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Vergine di fine Agosto by Flo from the album La mentirosa - Regia: Alfonso Postiglione
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hollandersecondo · 4 years
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Torino nelle canzoni
Alcune città sono grandi dive, fotografate, adulate, citate fino alla noia. Parigi, Roma, New York. Protagoniste di innumerevoli film, di romanzi, e di canzoni. E appunto di canzoni, volevo parlare, anzi di testi. I parolieri sono spesso abili artigiani capaci di adattare parole e rime alle capricciose esigenze delle note musicali. Creatori di frasi d'effetto, di assonanze magari semplici ma immediatamente evocative all'orecchio di un ascoltatore spesso distratto. Molti testi letti senza ascolto diventano insignificanti se non infantili senza una musica di supporto. A volte, più raramente, i parolieri sono poeti e allora i loro versi vivono di vita propria, belli anche se muti. In alcuni casi i testi delle canzoni sono vere storie, brevi racconti e cronache di un tempo, di un sentimento. Io sono nato e vivo in un luogo che non è appariscente. Torino non è una star, e fino a pochi anni fa era nota solo per essere sede di una fabbrica di automobili. Poi le cose sono cambiate, negli ultimi tempi sono arrivati i turisti  ed una certa notorietà internazionale. Non sono comunque tantissime le canzoni dedicate o ambientate a Torino. Tutte però sono in qualche modo significative e strettamente legate ad un ben preciso momento storico nella vita della città.  Esistono naturalmente antiche ballate e canzoni in dialetto torinese, canti popolari, canti di osteria, ma in questa sede  prendo in  esame solo testi in Italiano.
La più antica che mi viene alla mente è “ Ciao Torino “ autori Lampo e Prato, anno 1949. A dire il vero, è leggermente controverso il fatto che il testo originale sia stato scritto in Italiano. Secondo alcune fonti era in Torinese, secondo altre fu tradotta in dialetto da quel Gipo Farassino di cui ci occuperemo tra poco. Testo estremamente semplice:
“Ciao Torino, io vado via, vado lontano a lavorare. Io non so che cosa sia, sento il cuore tremare.”
Semplice eppure rivelatore: ci fu un tempo, neppure troppo lontano, in cui anche Torino era terra di emigranti, di gente che doveva andarsene, per cercare condizioni di vita migliore.
Poi, il boom economico, il miraggio della Grande Fabbrica che offriva a tutti un posto di lavoro. Ecco  “ La mia città “ del 1969 .  Parole e musica di Gipo Farassino. Gipo, artista molto amato a livello locale, autore dialettale, attore, uomo politico, scrisse anche canzoni in italiano, raccolte in un album dal titolo “ Due soldi di coraggio “  Ne “La mia città “ crea un ritratto triste da Neorealismo, la città-fabbrica priva di gioia, dove gli operai in tuta blu sono soldatini in fila, quasi burattini mesti.
“Un mare di fredde ciminiere un fiume di soldatini blu un cielo scordato dalle fiabe un sole che non ti scalda mai. Questa mia città ti fa sentir nessuno ti strozza il canto in gola ti spinge ad andar via. Questa mia città che spegne le risate che sfugge a tanta gente resta la mia città “
Ma il boom è anche espansione urbana, periferie dove i prati con pecore al pascolo lasciano il posto ai palazzoni dell'edilizia speculativa. Ne “ L'auto targata Torino”  del 1973, musica di Lucio Dalla parole di Roberto Roversi, un vento contestatario dal sapore leggermente populista contrappone una Torino da cartolina alla cruda realtà di quei “ Terroni “ che erano i predecessori di una lunga serie di gente venuta da “ altrove” Le facce diverse in cerca di lavoro, non sempre amate da chi è ormai immemore di un tempo in cui i poveri nel mondo si chiamavano Italiani.
“Questo luogo del cielo è chiamato Torino lunghi e grandi viali, splendidi monti di neve sul cristallo verde del Valentino illuminate tutte le sponde del Po. Mattoni su mattoni sono condannati i terroni a costruire per gli altri appartamenti da cinquanta milioni “
Alla fine la Contestazione non genera solo figli innocui. Arrivano gli anni difficili della violenza, dello scontro duro. La città è spesso un campo di battaglia, una terra di nessuno dove anche il modo di vestire, il locale dove andare a bere un caffè, diventano etichetta politica. Il cantautore torinese Enzo Maolucci, nel suo album “ Barbari e Bar “ del 1978, con un linguaggio diretto ed efficace, dipinge un'immagine allo stesso tempo realistica e beffarda di una Torino che ha un tantino perso l'aplomb, di una città moderna che non ha la statura della grande metropoli, anche se una élite forse radical-chic vorrebbe fare sfoggio di inutile snobismo. E' centrale in questo racconto la presenza di bar e caffè, luoghi di ritrovo mondano, covi dissidenti, porti per rifugiarsi lontano dalla folla.
“ Il Gran Bar è fatto apposta per fascisti stravaganti. In cremeria adesso ci trovi i comunisti più osservanti. La Gran Madre è una gran piazza, il Po è li' vicino per chi si ammazza.
Si ammazzano a Torino, sai, Torino che non è Nuova York Si ammazzano a Torino, sai, Torino di Barbari e Bar.
Dal Bar Elena esco in via Po, vado col pensiero... Pugni in tasca, sbornia triste, palle in giostra, muri sporchi di ideali messi in mostra.
Adoro andarmene in vetrina, specchiarmi cinico e beffardo, finché un'edicola sirena seduce il mio sprezzante sguardo. Il compromesso storico, l'Amerika col Kappa, convergenze parallele, la crisi del romanzo e poi...”
Ma non tutti vanno al Bar Elena. Nella banlieue, qui come a Londra, ragazzi Punk strillano arrabbiati il loro “ No future “ Loro sono “Rough” band street punk molto locale e molto molto alternativa, che nel 1982 interpreta con  grinta giustamente ( Punkescamente ) sgangherata  “Torino è la mia città”
“Crescer nella noia senza sapere cosa fare Crescer nella noia senza un futuro in cui sperare In un città dove non succede mai niente Torino è la mia città “
La rabbia stanca. Ancora di più la rabbia senza soluzione, la violenza fine a se stessa. Finiscono gli anni della P38, torna la voglia di normalità. Il Privato non è più Politico. Siamo alla fine del secolo e del millennio. Anno 1999, un'altra Band torinese, molto nota, questa, molto amata, Subsonica, canta una città che riesce ancora ad ispirare l'amore, ne “ Il cielo su Torino “
“Per il tuo amore che è in tutto ciò che gira intorno acquista un senso questa città e il suo movimento fatto di vite vissute piano sullo sfondo Un altro giorno un'altra ora ed un momento dentro l'aria sporca il tuo sorriso controvento il cielo su Torino sembra muoversi al tuo fianco”
La città è un organismo vivente, e come tutto ciò che vive è in continuo divenire. Gli esami non finiscono mai, come diceva Eduardo. Si allontana lo scontro armato, eppure altri scontri, forse più subdoli, incombono. Torino diventa città multi etnica, dove ci si diverte, finalmente, ma dove le fabbriche chiudono, dove si spaccia e si consuma droga, e non tutti i nuovi arrivati sono buoni cittadini. “ Tanco del Murazzo “ di Vinicio Capossela, sempre sul finire del secolo, anno 1996, descrive un Noir deve ci si fa, e ci si pesta, con Slang duro e impietoso. Ed i Murazzi, lungo fiume di bar e locali per i giovani abitanti della notte, diventano terra di nessuno, frontiera pericolosa.
“Il fiume è giallo, lento fango d'Orinoco scorre tra i fuochi, gli spacci, i mangiafuoco scende il murazzo, c'è una macchina bruciata kebab arrosto e folla a grappoli in parata le ragazze aspettano di uscire fuori per ballare e intanto provano le scarpe nuove e ridono da sole dentro casa, lei lo guarda e resta lì senza parlare fuori tutto accade anche senza di noi nel grotto spingono e si bercian Patuan l'anfe che sale, caldo a fiotti, nervi tesi Envisia serve al banco acqua minerale ondeggiano sulle ginocchia tutti uguale guarda lo specchio e vede in fondo che per occhi adesso ci ha due buchi neri e nel riflesso dell'abisso vede il pozzo che era un tempo anima sua”
Ma voglio chiudere con una nota più tenera.
“Torino sulla luna “è una canzone scritta da Giuseppe Peveri in arte Dente con Fabio Barovero, per la colonna sonora del film “La luna su Torino” di Davide Ferrario, pellicola del 2014. Con voce poetica, l'autore coglie con un guizzo vincente quella che è forse  l'anima più vera di Torino:
“Linea d’orizzonte, vertici i punti piani e gli spazi paralleli, pendii abitudini inutili pressioni, altitudini inizia la fine tutte le cose si incontrano qui”
In questa città di geometrie e di grandi chiaroscuri, dove molte cose iniziarono in sordina, nel bene e nel male, per poi diffondersi ed allargarsi lontano, in questa città dove si cerca di non esagerare mai, andando spesso all'avanguardia quasi controvoglia, dove genti tanto diverse da apparire a prima vista incompatibili riescono a convivere nonostante tutto, in questa città che a volte non pare Italiana, è bello camminare, guardando ascoltando e pensando che davvero tutte le cose s'incontrano qui.
Di    BRUNO BRUNI
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italianaradio · 4 years
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Celebrata la giornata nazionale dell’albero al borgo di Brancaleone Vetus (Immagini e Video)
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/celebrata-la-giornata-nazionale-dellalbero-al-borgo-di-brancaleone-vetus-immagini-e-video/
Celebrata la giornata nazionale dell’albero al borgo di Brancaleone Vetus (Immagini e Video)
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Celebrata la giornata nazionale dell’albero al borgo di Brancaleone Vetus (Immagini e Video)
Celebrata la giornata nazionale dell’albero al borgo di Brancaleone Vetus (Immagini e Video) Lente Locale
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Immagini e Video di Enzo Lacopo © 2019
BRANCALEONE VETUS – È stata istituita dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e riconosciuta con l’art. 1 della Legge 14 gennaio 2013, n. 10. Questa legge ha abolito anche l’articolo 104 del Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, che prevedeva l’istituzione all’interno del Regno d’Italia di una giornata con analoghe finalità. Si celebra il 21 novembre, il suo scopo è promuovere la tutela dell’ambiente, la riduzione dell’inquinamento e la valorizzazione degli alberi e si affianca ad iniziative analoghe di alcune associazioni. Quest’anno il meteo ha consigliato di rinviarla al mercoledì pomeriggio e alle 14,30 ci si è ritrovati al borgo di Brancaleone a preparare le buche per piantumare gli alberelli e la rete di protezione per preservarle dagli animali al pascolo brado. Intorno alle 15,30 si è iniziata la manifestazione alla presenza della Dott.ssa Isabella GIUSTO, commissario prefettizio, e delle associazioni promotrici. Il presidente della Pro Loco, Carmine Verduci, ha portato i saluti a nome delle associazioni che rappresenta, pro loco e Kalabria Experience, ma anche a nome degli scout e di altri sodalizi. Un saluto anche dal presidente dell’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, Arturo Rocca, che rappresenta anche il movimento Movimùndi insieme a Gabriella Reitano e Rosa Angelone. Per l’occasione sono stati donati due alberelli di carrubo, procurati dall’associazione Do ut des per il progetto di Leo di Africo, che sono stati piantumati sulla via intitolata al compianto Gianni Carteri. Nell’occasione Arturo Rocca ha donato alla pro loco una grande foto raffigurante l’icona della Madonna del Riposo ridisegnata dalle suore iconografe di Crochi di Caulonia su commissione proprio di Gianni Carteri. La Dott.ssa Giusto ha avuto parole di lode per l’iniziativa e si è detta incantata dal panorama che si gode dall’alto del borgo tanto da non poterlo immortalare con le foto per quanto è suggestivo. Si è passati quindi alla piantumazione prima sul sentiero che conduce alla grotta della Madonna del Riposo e poi sulla via intitolata a Gianni Carteri. Le piante sono state tutte protette con paletti e rete per evitare che siano distrutte dagli animali. Carmine Verduci ha rassicurato che la pro loco si prenderà cura di innaffiarle durante la stagione secca. Al termine delle operazioni vi è stata una degustazione di dolci tipici offerti dalle pasticcerie del luogo. Tutta la manifestazione è stata documentata dal reporter free lance Enzo Lacopo è sarà visibile su varie testate on line. 
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Celebrata la giornata nazionale dell’albero al borgo di Brancaleone Vetus (Immagini e Video) Lente Locale
Celebrata la giornata nazionale dell’albero al borgo di Brancaleone Vetus (Immagini e Video) Lente Locale
Immagini e Video di Enzo Lacopo © 2019 BRANCALEONE VETUS – È stata istituita dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e riconosciuta con l’art. 1 della Legge 14 gennaio 2013, n. 10. Questa legge ha abolito anche l’articolo 104 del Regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267, che prevedeva l’istituzione […]
Celebrata la giornata nazionale dell’albero al borgo di Brancaleone Vetus (Immagini e Video) Lente Locale
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Enzo Lacopo
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francescafiorini · 6 years
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ELEM - "Miroir", il nuovo video/brano tratto dall'album Godere Operaio" uscito il 26/1 per Mahana Bay Label
ELEM – “Miroir”, il nuovo video/brano tratto dall’album Godere Operaio” uscito il 26/1 per Mahana Bay Label
CREDITS
Realizzato da: Loredana Antonelli
Coreografie: Chiara Orefice
Service: Okotek Videomapping
Cinematografia: Enzo Pascolo
Scenografie: Oscar Javier Montenegro De Huerta
realizzato con il sostegno dell’asilo – www.exasilofilangieri.it
Music: Elem
Mixed: Marco Messina, Danilo Vigorito
Mastered: Danilo Vigorito
  Info sul video: “Il nuovo video di ELEM nasce dall’ammirazione per un film girato…
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hollandersecondo · 7 years
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Una città nelle canzoni ( Torino )
Alcune città sono grandi dive, fotografate, adulate, citate fino alla noia. Parigi, Roma, New York. Protagoniste di innumerevoli film, di romanzi, e di canzoni. E appunto di canzoni, volevo parlare, anzi di testi. I parolieri sono spesso abili artigiani capaci di adattare parole e rime alle capricciose esigenze delle note musicali. Creatori di frasi d'effetto, di assonanze magari semplici ma immediatamente evocative all'orecchio di un ascoltatore spesso distratto. Molti testi letti senza ascolto diventano insignificanti se non infantili senza una musica di supporto. A volte, più raramente, i parolieri sono poeti e allora i loro versi vivono di vita propria, belli anche se muti. In alcuni casi i testi delle canzoni sono vere storie, brevi racconti e cronache di un tempo, di un sentimento. Io sono nato e vivo in un luogo che non è appariscente. Torino non è una star, e fino a pochi anni fa era nota solo per essere sede di una fabbrica di automobili. Poi le cose sono cambiate, negli ultimi tempi sono arrivati i turisti  ed una certa notorietà internazionale. Non sono comunque tantissime le canzoni dedicate o ambientate a Torino. Tutte però sono in qualche modo significative e strettamente legate ad un ben preciso momento storico nella vita della città.  Esistono naturalmente antiche ballate e canzoni in dialetto torinese, canti popolari, canti di osteria, ma in questa sede  prendo in  esame solo testi in Italiano.
La più antica che mi viene alla mente è “ Ciao Torino “ autori Lampo e Prato, anno 1949. A dire il vero, è leggermente controverso il fatto che il testo originale sia stato scritto in Italiano. Secondo alcune fonti era in Torinese, secondo altre fu tradotta in dialetto da quel Gipo Farassino di cui ci occuperemo tra poco. Testo estremamente semplice:
“Ciao Torino, io vado via, vado lontano a lavorare. Io non so che cosa sia, sento il cuore tremare.”
Semplice eppure rivelatore: ci fu un tempo, neppure troppo lontano, in cui anche Torino era terra di emigranti, di gente che doveva andarsene, per cercare condizioni di vita migliore.
Poi, il boom economico, il miraggio della Grande Fabbrica che offriva a tutti un posto di lavoro. Ecco  “ La mia città “ del 1969 .  Parole e musica di Gipo Farassino. Gipo, artista molto amato a livello locale, autore dialettale, attore, uomo politico, scrisse anche canzoni in italiano, raccolte in un album dal titolo “ Due soldi di coraggio “  Ne “La mia città “ crea un ritratto triste da Neorealismo, la città-fabbrica priva di gioia, dove gli operai in tuta blu sono soldatini in fila, quasi burattini mesti.
“Un mare di fredde ciminiere un fiume di soldatini blu un cielo scordato dalle fiabe un sole che non ti scalda mai. Questa mia città ti fa sentir nessuno ti strozza il canto in gola ti spinge ad andar via. Questa mia città che spegne le risate che sfugge a tanta gente resta la mia città “
Ma il boom è anche espansione urbana, periferie dove i prati con pecore al pascolo lasciano il posto ai palazzoni dell'edilizia speculativa. Ne “ L'auto targata Torino”  del 1973, musica di Lucio Dalla parole di Roberto Roversi, un vento contestatario dal sapore leggermente populista contrappone una Torino da cartolina alla cruda realtà di quei “ Terroni “ che erano i predecessori di una lunga serie di gente venuta da “ altrove” Le facce diverse in cerca di lavoro, non sempre amate da chi è ormai immemore di un tempo in cui i poveri nel mondo si chiamavano Italiani. “Questo luogo del cielo è chiamato Torino
lunghi e grandi viali, splendidi monti di neve sul cristallo verde del Valentino illuminate tutte le sponde del Po. Mattoni su mattoni sono condannati i terroni a costruire per gli altri appartamenti da cinquanta milioni “
Alla fine la Contestazione non genera solo figli innocui. Arrivano gli anni difficili della violenza, dello scontro duro. La città è spesso un campo di battaglia, una terra di nessuno dove anche il modo di vestire, il locale dove andare a bere un caffè, diventano etichetta politica. Il cantautore torinese Enzo Maolucci, nel suo album “ Barbari e Bar “ del 1978, con un linguaggio diretto ed efficace, dipinge un'immagine allo stesso tempo realistica e beffarda di una Torino che ha un tantino perso l'aplomb, di una città moderna che non ha la statura della grande metropoli, anche se una élite forse radical-chic vorrebbe fare sfoggio di inutile snobismo. E' centrale in questo racconto la presenza di bar e caffè, luoghi di ritrovo mondano, covi dissidenti, porti per rifugiarsi lontano dalla folla.
“ Il Gran Bar è fatto apposta per fascisti stravaganti.
In cremeria adesso ci trovi i comunisti più osservanti. La Gran Madre è una gran piazza, il Po è li' vicino per chi si ammazza.
Si ammazzano a Torino, sai, Torino che non è Nuova York Si ammazzano a Torino, sai, Torino di Barbari e Bar.
Dal Bar Elena esco in via Po, vado col pensiero... Pugni in tasca, sbornia triste, palle in giostra, muri sporchi di ideali messi in mostra.
Adoro andarmene in vetrina, specchiarmi cinico e beffardo, finché un'edicola sirena seduce il mio sprezzante sguardo. Il compromesso storico, l'Amerika col Kappa, convergenze parallele, la crisi del romanzo e poi...”
Ma non tutti vanno al Bar Elena. Nella banlieue, qui come a Londra, ragazzi Punk strillano arrabbiati il loro “ No future “ Loro sono “Rough” band street punk molto locale e molto molto alternativa, che nel 1982 interpreta con  grinta giustamente ( Punkescamente ) sgangherata  “Torino è la mia città”
“Crescer nella noia senza sapere cosa fare Crescer nella noia senza un futuro in cui sperare In un città dove non succede mai niente Torino è la mia città “
La rabbia stanca. Ancora di più la rabbia senza soluzione, la violenza fine a se stessa. Finiscono gli anni della P38, torna la voglia di normalità. Il Privato non è più Politico. Siamo alla fine del secolo e del millennio. Anno 1999, un'altra Band torinese, molto nota, questa, molto amata, Subsonica, canta una città che riesce ancora ad ispirare l'amore, ne “ Il cielo su Torino “
“Per il tuo amore che è in tutto ciò che gira intorno acquista un senso questa città e il suo movimento fatto di vite vissute piano sullo sfondo Un altro giorno un'altra ora ed un momento dentro l'aria sporca il tuo sorriso controvento il cielo su Torino sembra muoversi al tuo fianco”
La città è un organismo vivente, e come tutto ciò che vive è in continuo divenire. Gli esami non finiscono mai, come diceva Eduardo. Si allontana lo scontro armato, eppure altri scontri, forse più subdoli, incombono. Torino diventa città multi etnica, dove ci si diverte, finalmente, ma dove le fabbriche chiudono, dove si spaccia e si consuma droga, e non tutti i nuovi arrivati sono buoni cittadini. “ Tanco del Murazzo “ di Vinicio Capossela, sempre sul finire del secolo, anno 1996, descrive un Noir deve ci si fa, e ci si pesta, con Slang duro e impietoso. Ed i Murazzi, lungo fiume di bar e locali per i giovani abitanti della notte, diventano terra di nessuno, frontiera pericolosa.
“Il fiume è giallo, lento fango d'Orinoco scorre tra i fuochi, gli spacci, i mangiafuoco scende il murazzo, c'è una macchina bruciata kebab arrosto e folla a grappoli in parata le ragazze aspettano di uscire fuori per ballare e intanto provano le scarpe nuove e ridono da sole dentro casa, lei lo guarda e resta lì senza parlare fuori tutto accade anche senza di noi nel grotto spingono e si bercian Patuan l'anfe che sale, caldo a fiotti, nervi tesi Envisia serve al banco acqua minerale ondeggiano sulle ginocchia tutti uguale guarda lo specchio e vede in fondo che per occhi adesso ci ha due buchi neri e nel riflesso dell'abisso vede il pozzo che era un tempo anima sua”
Ma voglio chiudere con una nota più tenera.
“Torino sulla luna “è una canzone scritta da Giuseppe Peveri in arte Dente con Fabio Barovero, per la colonna sonora del film “La luna su Torino” di Davide Ferrario, pellicola del 2014. Con voce poetica, l'autore coglie con un guizzo vincente quella che è forse  l'anima più vera di Torino:
“Linea d’orizzonte, vertici
i punti piani e gli spazi
paralleli, pendii abitudini inutili pressioni, altitudini inizia la fine tutte le cose si incontrano qui”
In questa città di geometrie e di grandi chiaroscuri, dove molte cose iniziarono in sordina, nel bene e nel male, per poi diffondersi ed allargarsi lontano, in questa città dove si cerca di non esagerare mai, andando spesso all'avanguardia quasi controvoglia, dove genti tanto diverse da apparire a prima vista incompatibili riescono a convivere nonostante tutto, in questa città che a volte non pare Italiana, è bello camminare, guardando ascoltando e pensando che davvero tutte le cose s'incontrano qui.
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italianaradio · 5 years
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Formaggi: la Calabria a “Cheese 2019” di Bra con le sue eccellenze casearie
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/formaggi-la-calabria-a-cheese-2019-di-bra-con-le-sue-eccellenze-casearie/
Formaggi: la Calabria a “Cheese 2019” di Bra con le sue eccellenze casearie
Formaggi: la Calabria a “Cheese 2019” di Bra con le sue eccellenze casearie
La Regione Calabria, attraverso il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari, è presente a Bra (Cuneo), alla dodicesima edizione di “Cheese 2019”, la manifestazione biennale più importante al mondo sui formaggi a latte crudo ed i latticini. “Si tratta di una manifestazione importantissima – ha affermato Il Consigliere regionale delegato all’Agricoltura Mauro D’Acri – alla quale la Calabria non poteva mancare, in quanto bisogna pensare alle origini ed alle antiche tradizioni del nostro territorio, storicamente vocato e ricco di piccoli allevamenti con alimentazione a pascolo naturale e trasformazione di latte a crudo. Vogliamo ringraziare, oltre che il Dipartimento Agricoltura, Alberto Carpino di Slow Food per il grande impegno profuso nella partecipazione alla fiera di Bra”. “La presenza della Calabria a Cheese 2019 è particolarmente significativa – ha aggiunto il Dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura nonché Autorità di Gestione del PSR Calabria Giacomo Giovinazzo, che ha fatto gli onori di casa allo stand istituzionale – anche perché la varietà, la bellezza e la ricchezza del nostro territorio meritano un’azione forte ed il nostro obiettivo è proprio quello di informare i cittadini circa le opportunità offerte dal Programma di Sviluppo Rurale in relazione a questo affascinante settore, che grazie anche al sostegno delle risorse comunitarie, può svilupparsi e crescere, promuovendo la qualità delle nostre produzioni ed al tempo stesso incrementando l’economia e le opportunità lavorative nei nostri territori. La Calabria è qui anche per ribadire l’importanza di metodi produttivi buoni, puliti e giusti – ha concluso Giovinazzo – ponendo attenzione sulla qualità delle materie prime, ma anche sul benessere animale e sulla tutela del territorio e del paesaggio”. La dodicesima edizione dell’evento è incentrata infatti su un tema cruciale per il futuro del cibo: “Naturale è possibile”, che idealmente costituisce una tappa del percorso che, partendo dal latte crudo, approda ai formaggi naturali, ovvero senza “bustine” (batteri selezionati in laboratorio e riprodotti industrialmente da pochissime multinazionali) per dimostrare che i formaggi senza fermenti di sintesi sono più ricchi di biodiversità ed espressione più autentica dei territori di origine. A Cheese 2019, però, non ci sono solo formaggi di qualità, bensì anche pane naturale, confetture e birre artigianali. Tutti prodotti che non sono semplicemente buoni, ma che fanno bene alla nostra salute e hanno un minore impatto sull’ambiente e sulle sue risorse. I presidi Slow Food calabresi presenti a Bra sono il Caciocavallo di Ciminà, rappresentato da Rocco Siciliano ed il Pecorino di Monte Poro, rappresentato da Gabriele Crudo, insieme al responsabile dei presidi regionali Alberto Carpino. I protagonisti dello stand regionale sono anche i formaggi caprini di Maria Procopio e Pasquale, le confetture di Enzo Barbieri, le Birre Magara di Eraldo Corti , Marco Ferrini e Asuncion Yanutolo Fernandez, le confetture di Zoe e le confetture di Dodó , il pecorino di Vincenzo Oliverio di Castelsilano, le conserve di Pomodoro e il Bergamotto di Arturo Pratticó, i Salumi del Consorzio Suino nero di Calabria. Una rappresentanza dunque di grandi profitti, espressione del territorio calabrese. Nella tre giorni della kermesse, allo stand Istituzionale della Regione Calabria sono presenti i funzionari Raffaele Denami e Girolamo Grisafi, e si susseguono gli appuntamenti che raccontano i nostri prodotti ed i nostri territori.
La Regione Calabria, attraverso il Dipartimento Agricoltura e Risorse Agroalimentari, è presente a Bra (Cuneo), alla dodicesima edizione di “Cheese 2019”, la manifestazione biennale più importante al mondo sui formaggi a latte crudo ed i latticini. “Si tratta di una manifestazione importantissima – ha affermato Il Consigliere regionale delegato all’Agricoltura Mauro D’Acri – alla quale la Calabria non poteva mancare, in quanto bisogna pensare alle origini ed alle antiche tradizioni del nostro territorio, storicamente vocato e ricco di piccoli allevamenti con alimentazione a pascolo naturale e trasformazione di latte a crudo. Vogliamo ringraziare, oltre che il Dipartimento Agricoltura, Alberto Carpino di Slow Food per il grande impegno profuso nella partecipazione alla fiera di Bra”. “La presenza della Calabria a Cheese 2019 è particolarmente significativa – ha aggiunto il Dirigente Generale del Dipartimento Agricoltura nonché Autorità di Gestione del PSR Calabria Giacomo Giovinazzo, che ha fatto gli onori di casa allo stand istituzionale – anche perché la varietà, la bellezza e la ricchezza del nostro territorio meritano un’azione forte ed il nostro obiettivo è proprio quello di informare i cittadini circa le opportunità offerte dal Programma di Sviluppo Rurale in relazione a questo affascinante settore, che grazie anche al sostegno delle risorse comunitarie, può svilupparsi e crescere, promuovendo la qualità delle nostre produzioni ed al tempo stesso incrementando l’economia e le opportunità lavorative nei nostri territori. La Calabria è qui anche per ribadire l’importanza di metodi produttivi buoni, puliti e giusti – ha concluso Giovinazzo – ponendo attenzione sulla qualità delle materie prime, ma anche sul benessere animale e sulla tutela del territorio e del paesaggio”. La dodicesima edizione dell’evento è incentrata infatti su un tema cruciale per il futuro del cibo: “Naturale è possibile”, che idealmente costituisce una tappa del percorso che, partendo dal latte crudo, approda ai formaggi naturali, ovvero senza “bustine” (batteri selezionati in laboratorio e riprodotti industrialmente da pochissime multinazionali) per dimostrare che i formaggi senza fermenti di sintesi sono più ricchi di biodiversità ed espressione più autentica dei territori di origine. A Cheese 2019, però, non ci sono solo formaggi di qualità, bensì anche pane naturale, confetture e birre artigianali. Tutti prodotti che non sono semplicemente buoni, ma che fanno bene alla nostra salute e hanno un minore impatto sull’ambiente e sulle sue risorse. I presidi Slow Food calabresi presenti a Bra sono il Caciocavallo di Ciminà, rappresentato da Rocco Siciliano ed il Pecorino di Monte Poro, rappresentato da Gabriele Crudo, insieme al responsabile dei presidi regionali Alberto Carpino. I protagonisti dello stand regionale sono anche i formaggi caprini di Maria Procopio e Pasquale, le confetture di Enzo Barbieri, le Birre Magara di Eraldo Corti , Marco Ferrini e Asuncion Yanutolo Fernandez, le confetture di Zoe e le confetture di Dodó , il pecorino di Vincenzo Oliverio di Castelsilano, le conserve di Pomodoro e il Bergamotto di Arturo Pratticó, i Salumi del Consorzio Suino nero di Calabria. Una rappresentanza dunque di grandi profitti, espressione del territorio calabrese. Nella tre giorni della kermesse, allo stand Istituzionale della Regione Calabria sono presenti i funzionari Raffaele Denami e Girolamo Grisafi, e si susseguono gli appuntamenti che raccontano i nostri prodotti ed i nostri territori.
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