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#ducato di toscana
roehenstart · 2 months
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Don Pietro de' Medici. Anonimo. Museo del Prado.
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dolce-tenebra-toscana · 8 months
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@bruttomisandro perché i tuoi discorsi hanno cosi senso ma sono anche cosi meme 🤣
Siena ha letteralmente la sua Steel Ball Run personale da secoli e me ne accorgo adesso 🤣🤣🤣🤣
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We are making an AU out of this, i f*ucking swear 🤣🤣
Welcome to the Steel Palio Run 🤣🤣🤣
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clorophillarium · 2 years
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Traversata ai Casoni di Suvero
Da tempo accarezzavo l’idea di una lunga traversata sull’ alta via dei Monti Liguri. Partendo dal Colle del Faggio (Colla Craiolo) ho unito insieme diverse tappe del percorso, per poi concludere questa magnifica cavalcata al Valico dei Casoni, sopra Suvero, dopo poco meno di 50 chilometri. Al mattino mio padre e Luca, mi hanno accompagnato nel tratto iniziale, e dopo, con Stefano, abbiamo terminato l’ultima parte, di circa 10 chilometri. È bello avere dei compagni di viaggio, e al tempo stesso è anche bello rimanere da solo e allo ‘scoperto’ per gran parte della giornata. Il percorso è sinuoso e invitante, quasi sempre corre alto sui crinali tra Taro, Vara e Lunigiana. Una volta in cima al bellissimo Monte Gottero, ho scelto di scendere dalla Foce dei Tre Confini fino a Adelano, attraverso la Via Regia. Non è raro imbattersi ancora in alcuni cippi di confine o di termine, antichi blocchi di pietra perfettamente conservati. Li immagino impassibili custodi di tempo e di memoria e mi sento di affidare a loro, simbolicamente, l’invisibile passaggio del mio cammino. Questi cippi di pietra scolpiti e incisi, delimitavano la Repubblica di Genova (e il Regno di Sardegna dopo) con il Ducato di Parma e il Granducato di Toscana. Scendo nel territorio di Zeri, in provincia di Massa e mi piace tantissimo attraversare paesaggi e realtà diverse tra loro. Amo entrare e uscire dai paesi, come una presenza leggera, forse come farebbe un pellegrino, senza rumore. Qui osservo un signore dietro alla finestra della sua cucina e gli chiedo se posso bagnarmi nel lavello esterno; non credo che con questo caldo si aspettasse che qualcuno fosse in giro… E poco dopo, sotto una minuscola veranda, due vecchietti si godono un refolo di vento che inaspettatamente arriva e si dissolve, regalando un sollievo anche a me che li osservo. Il crinale risale e piega verso il passo del Rastello e infine verso il Valico dei Casoni. Mi volto indietro e osservo l’ inconfondibile e ora lontano Monte Gottero, e penso che in realtà arrivo da molto più in là ancora. Mi sento bene, anche se sono chiaramente stanco, ma è come se la fatica fosse la chiave per capire il momento esatto in cui va tutto bene
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michelangelob · 2 years
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I Medici: i migliori libri che li raccontano la dinastia fiorentina
I Medici: i migliori libri che li raccontano la dinastia fiorentina
La potente casata dei Medici ha fatto il brutto e il cattivo tempo a Firenze per lungo tempo. Seppur con interruzioni, a partire dal 1434 con Cosimo il Vecchio fino al 1737 con Gian Gastone de’ Medici deceduto senza eredi, i Medici ebbero un enorme potere sulla città prima, sul ducato e sul Granducato di Toscana poi. Quali sono i libri più interessanti che raccontano le vicende della casata e le…
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jacopocioni · 3 months
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Andrea del Castagno, pittore
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Andrea del Castagno è stato un grande pittore italiano, nacque nel 1419 in Toscana nell'Alto Mugello nel paese chiamato Castagno Comune di San Godenzo, di cui in seguito lo userà come cognome, facendosi conoscere come Andrea del Castagno. Era figlio di Bartolo di Simone di Bargilla e di Lagia. La famiglia viveva del loro lavoro di contadino. In quel tempo vi furono le guerre fra Firenze e Milano, per l'egemonia del Nord Italia. Nel 1423 Firenze si alleò con la Repubblica di Venezia contro il Ducato di Milano per contrastare l'espansionismo dei Visconti. In seguito si unì con Francesco Sforza contro la crescente minaccia di Venezia. Il pittore per non subire le scorrerie degli eserciti in lotta deve lasciare la sua terra trasferendosi nella fortezza di Belforte. Poterono ritornarci dopo la pace effimera del 1427. E' stato uno dei protagonisti della pittura fiorentina del XV° secolo. Si trova annoverato insieme ad altri artisti presenti in quel tempo a Firenze: Giovanni da Fiesole detto "il Beato Angelico", Filippo Lippi, Domenico Veneziano e Paolo di Dono detto "Paolo Uccello". Il suo stile subì l'influenza di altri due grandi artisti Tommaso di Mone di Antonio Cassai detto "Masaccio" e Donato di Betto Bardi detto "Donatello". Da loro sviluppò la resa prospettica, il chiaroscuro, drammatizzato nei personaggi rappresentati. Andrea arrivò a Firenze nel 1440 sotto la protezione di Bernardetto dè Medci  esponente del ramo cadetto della famiglia Medici di Ottajano. E' conosciuto con il soprannome di Andrea degli impiccati, gli fu dato quando ebbe l'incarico di dipingere sulla facciata del Palazzo del Podestà l'immagine dei fuggiaschi Rinaldo degli Albizi e Ridolfo Peruzzi condannati per aver ordito una congiura contro Cosimo "il Vecchio" dè Medici.
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Lavorò con Domenico Veneziano insieme a Piero della Francesca e altri assistenti, alla realizzazione degli affreschi andati perduti delle Storie della Vergine, che si trovavano nella chiesa di Sant'Egidio. Per lo Spedale di Santa Maria Nuova realizza una crocifissione e santi, dove nella sua opera si nota un influenza masaccesca. Trasferitosi a  Venezia realizza insieme a Francesco da Faenza nell'abside della cappella di San Tarasio, nella chiesa di San Zaccariali affreschi con Dio Padre, Santi e i quattro Evangelisti. Lavora anche nella Basilica di San Marco realizzando i cartoni per i mosaici con le storie della Vergine (Visitazione e morte della Vergine) negli anni 1442/1443. Rientrato a Firenze lavora nel convento delle benedettine di Sant'Apollonia, fra (forse) il 1445 e il 1450, alle scene della passione di Cristo, la Crocifissione, la Deposizione dopo la morte, la resurrezione e l'Ultima Cena. Alcuni di questi affreschi sono stati staccati e conservati nel Museo a lui dedicato nel paese di Castagno Comune di San Godenzo. Gli affreschi rimasti nel luogo in cui sono stati realizzati, sono molto rovinati ma ancora leggibili.
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Per la villa del Gonfaloniere di Giustizia Filippo Carducci, dipinge ritratti di uomin e donne illustri. Molti sono stati staccati e conservati al Museo degli Uffizi, mentre altri sono rimasti alla villa. I ritratti sono: Madonna con Bambino Angeli e Adamo ed Eva, un altro di Eva, Davide con ai piedi la testa del gigante Golia e di Pippo Spano. Agli Uffizi è conservato un affresco rappresentante il Vate Dante Alighieri e la Madonna di casa Pazzi facente parte della collezione Contini Bonacossi.
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Nel 1455 torna a lavorare per i frati Serviti, alla Basilica della Santissima Annunziata, dipinge degli affreschi con la Trinità, San Girolamo Due Sante San Giuliano e i Redentore. Nella Loggia dei Servi di Maria dove si trova l'Oratorio di San Francesco Poverino, per la confraternita di San Girolamo e San Francesco Poverino in San Filippo Benizi. Per la compagnia del Santo Benizi, realizza una statua in terracotta rappresentante San Girolamo. Per i Duomo di Santa Maria del Fiore, dipinge un monumento equestre dedicato al Capitano della Repubblica nel 1432 durante la battaglia di San Romano Niccolò Mauruzi da Tolentino, accanto a quello dedicato al Capitano John Hawkwood detto "Giovanni Acuto" di Paolo Uccello. Andrea del Castagno morì giovanissimo di peste il 19 agosto 1457 e sepolto nella Basilica della Santissima Annunziata. Il Vasari nel suo capolavoro "Vite" scrisse che Andrea del Castagno aveva ucciso il suo amico e maestro Domenico Veneziano in un impeto di gelosia, ma erano solo chiacchiere raccolte qua e la, con le quali screditò Andrea già morto quando nel 1461 morì Domenico. L'errore che smontò la falsa accusa venne scoperto tempo dopo, quando dai registri mortuari furono trovati un altro Andrea e un altro Domenico, protagonisti di quel delitto di cui era stato accusato l'Andrea pittore.
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personal-reporter · 5 months
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Presepe Monumentale 2023 a Città della Pieve
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Come ogni anno è molto atteso l’evento clou del Natale  di Città della Pieve, nel cuore dell’Umbria, che è il Presepe Monumentale del Terziere Castello, giunto alla 57a edizione, un percorso visitabile dal 25 dicembre al 7 gennaio che combina creatività e tradizione secolare del presepe umbro. Molto particolare anche il Calendario dell’Avvento Luminoso realizzato dal Terziere Casalino che, tutte le sere alle 18 e fino al  24 dicembre, vedrà nella piazzetta del pozzo le finestre luminose aprirsi e svelare la loro storia. Inoltre nei weekend sarà possibile gustare le prelibatezze del Ristoro dell’Elfo e divertirsi con il Ludobus e in Via Vittorio Veneto ci saranno come ogni anno i Mercatini di Natale a cura dell’Associazione Città della Pieve Promotion, oltre tanto intrattenimento per grandi e piccoli con spettacoli teatrali a tema, musical, laboratori e spettacoli di magia. Pur sviluppatasi dall’età medievale, Città della Pieve conobbe senz’altro la presenza umana almeno sin dall’epoca etrusca, confermata da numerosi rinvenimenti archeologici.. In epoca romana, il colle dove sorge il borgo fu noto come Monte di Apollo, per la presenza di un tempio dedicato al dio del Sole. Le prime origini della futura Città della Pieve come centro abitato risalgono, tuttavia, al VII secolo d.C., quando cadde sotto la dominazione dei Longobardi, che fortificarono il colle, posto ai confini del Ducato di Tuscia, in funzione di avvistamento della città di Perugia. Nel centro fortificato  fu realizzata una chiesa intitolata ai Santi Gervasio e Protasio, martiri assai venerati presso i Longobardi. Il piccolo castrum conobbe poi  un sensibile incremento demografico e, attorno all’anno Mille, sotto l’egida di Perugia, fu munito di una cinta muraria ed elevato a castello, assumendo il nome di Castel della Pieve. Nei decenni il borgo crebbe ulteriormente, grazie allo sviluppo dei commerci e delle attività economiche, fra cui  la produzione del laterizio e la lavorazione del ferro battuto, nonché di un tessuto assai pregiato e ricercato come il panno cremisi. Nel 1188, Castel della Pieve cadde sotto la dominazione di Perugia, che la pose a controllo del Chiugi e nel 1228, approfittando del conflitto scoppiato fra le truppe imperiali e senesi e le città di Orvieto e Perugia, il borgo si ribellò, proclamandosi libero comune sotto la protezione dell’imperatore Federico II di Svevia. Perugia nel 1250, dopo la morte di Federico II,  riprese il comando del borgo e, per evitare una nuova ribellione, il governo vietò che Castel della Pieve potesse ulteriormente espandersi perché non diventasse ancor più potente. Tra il 1448 ed il 1450, nacque a Castel della Pieve Pietro Vannucci, noto come il Perugino, fra i più celebri artisti del Rinascimento italiano, di alcune delle cui opere si sarebbe arricchita anche la sua città natia. Nel 1529 papa Clemente VII pose Castel della Pieve sotto il  controllo pontificio e, nel 1600, il castello fu elevato da papa Clemente VIII a Città, così il toponimo divenne Città di Castel della Pieve, che a breve, per e per l’eccessiva somiglianza con Città di Castello, divenne Città della Pieve. Sul finire della prima metà del XVII secolo, le ambizioni di dominio da parte di papa Urbano VIII sul Ducato di Castro condussero ad un conflitto che coinvolse anche Città della Pieve. Nel 1643 il borgo, difeso da un piccolo contingente papale comandato da Frizza Napolitano, fu espugnato dall’esercito toscano, guidato dal principe Mattias de’ Medici e dal condottiero aretino Alessandro Dal Borro. L’occupazione toscana durò oltre un anno, fino a quando Città della Pieve non tornò nel dominio pontificio. Da allora rilevanti interventi architettonici e la bonifica della Val di Chiana impressero a Città della Pieve l’aspetto odierno, nel quale, in un impianto urbanistico di origine medioevale, si sono alternati tesori rinascimentali, barocchi, manieristi, rococò e neoclassici  tutti da scoprire. Read the full article
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thefakefactory · 2 years
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LUDOVICO ARIOSTO LETTERE DALLA GARFAGNANA.mp4 from the fake factory on Vimeo.
LUDOVICO ARIOSTO: LETTERE DALLA GARFAGNANA
Un’immaginaria lettera di Ludovico Ariosto al Duca di Ferrara Alfonso d’Este, permette di rievocare i pensieri e i ricordi del poeta, mentre lo spazio si trasforma in un’esperienza immersiva nei versi della Satira IV, scritta dall’Ariosto negli anni in cui risiedeva alla Rocca come Governatore della Garfagnana.
Progetto e regia: Stefano Fake & The Fake Factory
Testo: Noemi Negri Voce : Michele Mariotti Consulenza storica: Piero Biagioni
ROCCA ARIOSTESCA A CASTELNUOVO IN GARFAGNANA In occasione del Cinquecentesimo anniversario dell’arrivo di Ludovico Ariosto in Garfagnana Il “Restauro della Rocca per la creazione di un Polo Museale su Ludovico Ariosto e la Garfagnana del’500” è un progetto del Comune di Castelnuovo di Garfagnana sostenuto da Segretariato Generale – Servizio II del Ministero della Cultura nell’ambito del Piano Stralcio “Cultura e Turismo”, Intervento “Ducato Estense”
con il contributo di Regione Toscana e Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca da un’idea di Marco Dezzi Bardeschi
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bumbaro · 2 years
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Cervantes in "Armi".
Non tutti sanno che a Lepanto c'era anche lui
tra i combattenti che parteciparono a una delle più grandi battaglie che l'occidente fu chiamato ad affrontare.
Cervantes, uomo d'arme e dal carattere bellicoso, fu ferito a una mano e prese il soprannome di "Monco di Lepanto" ma conosciamo meglio la sua vita d'arme ai più sconosciuta data la grandezza della sua opera letteraria.
Universalmente noto per essere l'autore del romanzo Don Chisciotte della Mancia, uno dei capolavori della letteratura mondiale di ogni tempo, egli è non di meno un uomo d'armi e soldato di ventura.
Miguel de Cervantes Saavedra nasce a Alcalá de Henares, il 29 settembre 1547, figlio di Rodrigo e di Leonor de Cortinas, Miguel è il quarto di sette figli. Nella sua vita piena di viaggi e avventure è ricordato come scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo.
Per tutta l’infanzia è costretto a seguire la sua famiglia in lunghi viaggi a causa degli scarsi guadagni del padre, da un paese all'altro, finché nel 1568 egli si trova a Madrid dove frequenta il collegio "El Estudio" diretto da Juan López de Hoyos.
Nel dicembre del 1569 arrivò a Roma, in fuga per l'accusa di aver partecipato a un duello, cercando d’evitare la condanna al taglio della mano destra e a dieci anni d'esilio data l’accusa di aver ferito un certo Antonio de Segura.
In Italia è prima cortigiano alla corte degli Acquaviva e successivamente nel Ducato di Atri in Abruzzo.
Sempre nel 1570 si arruola nella compagnia comandata da Diego de Urbina, capitano del reggimento di fanteria di Miguel de Moncada, famoso militare statista spagnolo che parteciperà alle cosiddette “Guerre italiane”
e sarà tenente di Juan de Austria nella guerra di Granada e nella battaglia di Lepanto , oltre che viceré di Maiorca e della Sardegna, che allora serviva sotto Marcantonio Colonna grande Ammiraglio Italiano e viceré di Sicilia grande protagonista della battaglia di Lepanto, sia come politico sopraffino in grado di appianare i dissapori tra Spagnoli e Veneziani ( a lui si deve l’alleanza) sia come condottiero, tanto che nella battaglia di Lepanto guidando la nave ammiraglia dei Colonna e affiancato dalla imbarcazione reale di Giovanni d'Austria catturarono l'ammiraglia della flotta turca. Cervantes, dedicò al figlio di Marcantonio Colonna, Ascanio ( cardinale e vescovo Cattolico), La Galatea, un romanzo pastorale che può essere considerato,, tra le sue opere giovanili, la più impegnativa della sua produzione.
Successivamente si mise al servizio del cardinale Giulio Acquaviva (1570) in quel periodo ufficiale relatore del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, e lo seguì a Palermo, Milano, Firenze, Venezia, Parma e Ferrara. Nel 1571 entrò a far parte della Armata Cristiana contro i Turchi, sulla galea Marquesa che faceva parte della flotta della Lega Santa, che sconfisse quella Turca nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre dello stesso anno.
La terza Lega Santa era una coalizione militare e politica, promossa nel 1571 da papa Pio V, dopo il saccheggio di Nicosia, città sull'isola di Cipro, da parte degli ottomani ma la causa scatenante dell'alleanza fu l'attacco turco alla città veneziana di Famagosta, il 22 agosto 1570.
Il papa mobilitò i sovrani cristiani in difesa della città, strenuamente difesa dalla guarnigione locale. Le nazioni che risposero all'appello furono la Repubblica di Venezia e la Spagna di Filippo II. Successivamente si aggiunsero i Cavalieri di Malta, la Repubblica di Genova, il Granducato di Toscana, il Ducato d'Urbino, il Ducato di Parma, la Repubblica di Lucca, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Mantova ed il Ducato di Savoia.
L'alleanza dei principi cristiani venne ratificata a Roma il 25 maggio 1571, alla presenza del Papa. In rappresentanza di Filippo II erano presenti il cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, don Francesco Pacheco e l'ambasciatore Luis de Zúñiga y Requesens, mentre per la Serenissima presenziarono l'ambasciatore Michele Soriano ed il procuratore Giovanni Soranzo.
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derearchiviatoria · 3 years
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Farnese theatre Parma, Italy 1617–1618 Giovanni Battista Aleotti (1546–1636), architect Paolo Monti (1908–1982), photographer Renato Rizzi (1951–), model Durante il loro ducato bicentenario, i Farnese si dedicano alla costruzione di numerose architetture dal carattere monumentale e autocelebrativo, destinate alla fruizione da parte dell’aristocrazia piuttosto che dei cittadini. Alcune di queste architetture sono troppo fastose anche per i nobili stessi, come nel caso del teatro Farnese che rimarrà abbandonato per gli eccessivi costi di manutenzione. Allestito tra il 1617 e il 1618 nella sala d’armi su progetto di Giovan Battista Aleotti, vuole dimostrare la ricchezza dei Farnese al granduca di Toscana Cosimo II de’ Medici che avrebbe dovuto sostare a Parma nel suo pellegrinaggio verso Milano. Cosimo II, a causa di una malattia, si vede costretto ad annullare il viaggio, e il teatro rimane inutilizzato per dieci anni. Per l’inaugurazione del teatro Farnese si deve attendere il 21 dicembre 1628 quando, in occasione delle nozze tra Odoardo Farnese e Margherita de’ Medici, si rappresenta al suo interno l’opera Mercurio e Marte di Claudio Monteverdi. Il grandioso spettacolo è arricchito da un torneo tra cavalieri che ricorda la precedente funzione della sala e da una naumachia che richiede l’installazione di serbatoi sotto il palco. Si tratta anche di una delle prime apparizioni in assoluto dell’arco scenico, del golfo mistico e delle scene mobili. Tuttavia questa complessa macchina teatrale si rivela troppo onerosa, e sarà utilizzata solo altre otto volte durante il ducato farnesiano (1652, 1660, 1664, 1668, 1690, 1714, 1728, 1732), per poi cadere definitivamente in rovina nell’Ottocento. Valerio Poltrini, Il Novecento alla Pilotta. Progetto per l'ampliamento del complesso della Pilotta a Parma, 2021, pp. 67–69
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roehenstart · 7 months
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Ferdinando III de' Medici. By Cristofano Allori.
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ducavalentinos · 5 years
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[...]1503: Cesare Borgia (a sinistra), Duca di Romagna, controlla le città di Ravenna, Forlì, Cesena, Cervia,Rimini, Pesaro, Urbino e Senigallia. Il 18 agosto, a Roma, partecipa assieme al padre, papa Alessandro VI, ad una cena a casa del cardinale Adriano Castellesi di Cornaredo. Tutti e tre i partecipanti al banchetto si ammalano ufficialmente di febbri malariche, anche se molti parlano di avvelenamento. Il cardinale muore, mentre il Papa e suo figlio Cesare si riprendono, decisi più che mai a punire eventuali avvelenatori e ad aumentare il potere dei Borgia in tutta Italia. 1505: Cesare Borgia viene ricevuto con tutti gli onori a Ferrara e a Modena, dove sua sorella Lucrezia è moglie del duca Alfonso d'Este. L'alleanza tra gli Este e i Borgia si fa più forte e coinvolge anche i Gonzaga di Mantova, grazie alla duchessa mantovana Isabella d'Este Gonzaga, abilissima mente politica e tessitrice di intrighi, come del resto era anche sua cognata Lucrezia. 1509: Papa Alessandro VI fa dono della Marca del Piceno, da Ancora fino ad Ascoli, al figlio Cesare Borgia, già Duca di Bologna, di Modena e di Romagna, che diventa così uno dei principi più potenti d'Italia. Il Conclave elegge in fretta e furia Giovanni de' Medici nuovo Papa col nome di Leone X, secondo quanto era stato preventivato dallo stesso Rodrigo Borgia con la nomina di cardinali a lui favorevoli. Leone X, per consolidare la propria posizione, riconosce Cesare Borgia come Duca di Bologna, Modena, Romagna e del Piceno, e gli dona anche il Ducato di Urbino in cambio della sua protezione militare, e dell'alleanza tra i Borgia, i Medici e il Papato, che creano un blocco politico-militare centro italico. Questa unione viene organizzata diplomaticamente dal segretario particolare del Granduca di Toscana, Niccolò Machiavelli. I am stunned and I want to cry because this  is the fiction I need! this is the fiction I deserve. The creativity along with the political and historical knowledge this person had to set up this au is just...amazing. Gosh, I wish we could have a book like that. It’d forever be on my list of favorites. *sighs*
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fashionbooksmilano · 5 years
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Le uniformi italiane
nelle tavole del codice Cenni
a cura e testi di Rinaldo Cruccu
Editoriale Nuova, Milano 1982, 300 pagine,  ISBN: 9884000011
euro 55,00
email if you want to buy [email protected]
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Il libro è costituito da 147 tavole a colori, stampate su una sola facciata, retro bianco con descrizione della tavola. L’opera è tratta dalla imponente raccolta di figurini militari di Quinto e Italo Cenni appartenente all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Sommario tavole: REGNO DI SARDEGNA (13 tav:) - REPUBBLICA CISALPINA (4 tav.) - REPUBBLICA CISPADANA 1796/1797(1 tav.) - REPUBBLICA ITALIANA 1802 (1 tav.) - REGNO d’ETRURIA 1801 (1 tav.) - REGNO D’ITALIA 1807/1812 (5 tav.) - REGNO DI NAPOLI (3 tav.) - STATO PONTIFICIO (11 tav.) - DUCATO DI PARMA ( 6 tav.) - DUCATO DI MODENA (6 tav.) - DUCATO DI LUCCA (2 tav.) - GRANDUCATO DI TOSCANA (11 tav.) - GOVERNI PROVVISORI (8 tav.) - REGNO D’ITALIA (75 tav.)
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michelangelob · 5 years
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Domani 27 agosto sarà possibile visitare Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli gratuitamente per ricordare la nascita del Gran Ducato di Toscana. Infatti, il 27 agosto del 1569, con la bolla papale di Pio V, fu proclamato Cosimo I granduca della Toscana. Nelle stories trovate il link alla guida al Giardino di Boboli . . https://ift.tt/2zl2nFA . . #michelangelobuonarrotietornato #palazzopitti #granducaditoscana #CosimoI #artblogger #storytelling #arte #giardini #giardino #bellezza #garden #life #trip #travelblogger #travel #florence #firenze #lifestyle #Tuscany #madeinitaly — view on Instagram https://ift.tt/2Ht6UKS
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jacopocioni · 11 months
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Ugo di Toscana
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Era figlio del marchese Uberto e di Willa, figlia di Bonifacio duca di Spoleto e Marchese di Camerino. Nato tra il 951 e il 953, muore nel 1001. Alla madre era attribuita la fondazione del complesso della Badia Fiorentina e del convento di San Ponziano a Lucca. L’importanza del personaggio deriva anche dalle sue nobili origini che risalgono addirittura a Carlo Magno. Suo nonno era Ugo di Provenza re d’Italia e la madre di questi, Berta di Lotaringia, aveva come trisavolo Ludovico il Pio. Il padre di Ugo, Uberto, era anche lui marchese di Toscana e per un breve periodo duca di Spoleto e marchese di Camerino, titoli che saranno acquisiti anche dal figlio. Suo zio Lotario sposerà Adelaide di Borgogna che rimasta vedova divenne la moglie di Ottone I; sua zia Alda era invece la consorte di Alberico II figlio di Marozia. Dalla loro unione nascerà Ottaviano che sarà papa con il nome di Giovanni XII. Sua sorella Waldrada convolerà a nozze con il doge Pietro IV Candiano; tutti personaggi appartenenti alle classi dominanti nell’Italia del X secolo e che avranno enorme influenza sulla vita di Ugo, che godrà della fiducia dei reggenti, acquisendo sempre più potere e consolidando il governo della Toscana, assumendo quello del ducato di Spoleto e della marca di Camerino.
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Ugo da giovane fu uno scapestrato, alla morte del padre avvenuta intorno al 970, divenne Marchese di Toscana e si trasferì con la madre a Firenze facendola diventare nuovamente la capitale del Marchesato di Toscana, che sotto il dominio Longobardo era stata spostata a Lucca, ritenuta una città più sicura. Essendo distante dal mare, Lucca era al riparo da eventuali attacchi bizantini e facilmente collegata ad altre città grazie alla via Francigena, una strada molto usata all'epoca sia dai Longobardi che per gli scambi commerciali. Ugo divenne un valente uomo d’armi, ma soprattutto un ottimo diplomatico saggio e ponderato. A lui viene attribuita la costruzione di ben sette abbazie, anche se le fonti storiche ritrovate ne attestano al marchese solo tre:  San Michele a Marturi, San Gennaro a Capolona e il santuario della Verruca. Degli altri non ci sono conferme storiche documentate. Ugo è ricordato per il bene fatto alla città di Firenze, amato e stimato dai fiorentini per come aveva gestione cittadina e per averla fatta ritornare la città più importante del marchesato. Firenze allora era ancora un piccolo centro, arrivava più o meno a tremila abitanti racchiusi nella cerchia muraria, ma aveva un popoloso contado sparso nella sua periferia.
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Badia fiorentina stemma Ugo di Toscana Lo stemma araldico di Ugo era composto da strisce rosse e bianche, o di rosso e d’argento (nell’araldica spesso il bianco è associato all’argento e il giallo all’oro), che sono diventati i colori di Firenze: del Comune, del Popolo della Repubblica, anche se con piccole variazioni. Questi colori ricordati anche da Dante nel Paradiso definiti “La bella insegna”. Il poeta cita Ugo con l’appellativo di “Gran Barone”. Giovanni Villani invece parla dei suoi colori “dogati” rossi e bianchi, mentre due secoli dopo Vincenzo Borghini si riferisce allo stemma araldico descrivendolo composto da sette doghe vermiglie e bianche. I colori di Firenze insomma.
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Il ricordo di Ugo e delle sue gesta vennero immolate nel 1345 in una biografia dedicata al marchese  scritta da un certo notaio Andrea Abate, ma che riporta nella sua opera anche avvenimenti fantasiosi della vita dell’uomo.
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Monumento al Marchese Ugo di Toscana, 1481, Badia fiorentina Mino da Fiesole Nel 1481  Mino da Fiesole lo immortala in un suo monumento funebre presente ancora nella Badia Fiorentina, nel 1590 Cristoforo Allori invece lo raffigurò in un dipinto che si trova attualmente nella galleria degli Uffizi. Mentre Raffaele Petrucci nel 1618 eseguì una statua con le sue fattezze collocandola nel chiostro grande della Badia Fiorentina. Padre Placido Puccinelli, un monaco della Badia Fiorentina nel 1643 scriverà la “Historia d’Ugo principe della Toscana” e poi ancora nel 1664 la “Historia dell’Eroiche Attioni di Ugo il Grande”.
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Ancora oggi nella Badia tutti gli anni viene celebrato l’anniversario della sua morte avvenuta il 21 dicembre del 1001, giorno per altro dedicato a San Tommaso. La celebrazione della messa solenne avviene con la partecipazione delle autorità, del Gonfalone della città e di molti fiorentini. Sul sepolcro di Ugo vengono deposti ovviamente fiori bianchi e rossi ed una corazza con un elmo che la tradizione ritiene siano stati da lui indossati. Ovviamente si tratta di una leggenda, perché dalle fattezze delle armi da difesa, si capisce che i pezzi sono posteriori alla sua epoca. Fino a qualche decennio fa venivano aggiunti sul sepolcro un bastone di comando ed un pugnale di cui però oggi se ne sono perse le tracce.
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Francesco Morandini, il Poppi, Visione di Ugo a Buosollazzo, 1568, Palazzo Pitti Nonostante sia passato molto tempo dalla sua morte, la commemorazione è ancora molto sentita dai fiorentini, che ancora oggi gli sono grati, consapevoli che grazie a lui Firenze oggi è il capoluogo della Toscana. Viene raccontato un aneddoto per cui Il Marchese Ugo morì vicino Pistoia, ma per non essere sepolto in quella città, venne rivestito velocemente con la sua armatura messo nuovamente a cavallo e fatto rientrare a Firenze grazie alla complicità di un servitore che sorreggeva la salma mentre cavalcava. Non sappiamo però se si tratta di un fatto storico o di una semplice leggenda. La salma fu deposta in una cassa di ferro con inciso il suo nome e l’anno di morte “Hugo Marchio Mi” ed inserita in un prezioso sarcofago di porfido. Il dominio di Ugo si estenderà su buona parte dell’Italia centrale, dal Tirreno all’Adriatico, che il marchese governerà con ampia autonomia amministrativa, spesso sostituendosi all’autorità imperiale.
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Riccardo Massaro Read the full article
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aste-laser-invest · 2 years
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cento40battute · 6 years
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L’Emilia ci svela i suoi segreti e la sua storia attraverso un percorso turistico affascinante e suggestivo tramite quelle donne che hanno lasciato il segno nei secoli in luoghi preziosi del territorio
Fin da piccoli tutti noi abbiamo sentito le storie di eroi ed eroine, di avventure nei boschi incantati e nei magici castelli, probabilmente è proprio per questo che quando si sente parlare di “castello” ne siamo tutti attratti e affascinati. E allora ecco che nasce un tour dedicato proprio ai castelli e alle dimore storiche, che a loro volta tramandano le vicende di grandi donne a partire dal medioevo fino all’età moderna, un viaggio nei Castelli delle Donne in Emilia.
Un viaggio incantato nei Castelli delle Donne tra i paesaggi emiliani..
Castello di San Pietro – Credit Castelli del Ducato di Parma e Piacenza
Castelli delle Donne, valorizza il territorio emiliano che da sempre è protagonista di vicende storiche soprattutto nelle zone comprese tra Parma, Piacenza e Reggio Emilia.
Qui troviamo borghi antichi, monumenti che ci ricordano grandi avvenimenti storici, tra i colli, i boschi e gli immensi giardini scopriamo castelli e dimore che valorizzano la storia e l’arte ma anche la vita di grandi donne.
Tutto questo è possibile grazie a “Destinazione Turistica Emilia”, nuovo ente pubblico di promo-commercializzazione turistica dell’area delle tre province, si vive un coinvolgente viaggio nei Castelli delle Donne.
Natalia Maramotti, Presidente dell’ente, ci ricorda che “Destinazione Turistica Emilia” comprende «50 rocche, castelli, dimore storiche di età diverse, dal Castello di Canossa degli anni 1000 a quello di Torrechiara, teatro del film Ladyhawke».
L’intento di questo particolare tour è quello di fondere in un unico percorso castelli e figure femminili: da un lato per valorizzare tutte le donne che hanno attraversato e vissuto in questa terra ma dall’altro offrire ai turisti l’opportunità di cogliere il coraggio delle donne che hanno vissuto in questi luoghi.
Donne e castelli: un legame eterno
Nei scenari emiliani abbiamo un grande patrimonio di castelli, all’interno dei quali hanno vissuto grandi donne come Matilde di Canossa, Beatrice di Lorena, Bianca Pellegrini, Maria Luigia d’Austria, Maria Bertolani Del Rio, Barbara Sanseverino e molte altre. Figure queste, che hanno generato leggende popolari e miti di grande fascino e mistero.
Se pensiamo al ruolo della donna in passato, specialmente nel Medioevo, un nome che risalta è quello della feudataria Matilde di Canossa, donna coraggiosa e intelligente che fece di suo dominio vari territori a partire dalla Lombardia fino alla Toscana.
Per conoscere bene la sua storia e visitare i suoi ruderi ci si può recare al Castello di Canossa. Influente durante la sua vita fu anche il Castello di Bianello (RE), immerso nel bosco, casa di sua madre Beatrice di Lorena, principessa di stirpe reale, e luogo in cui Matilde fu incoronata vice regina d’Italia dall’imperatore Enrico V.
Altra donna notevole a fine ‘800 è sicuramente Maria Bertolani Del Rio, scienziata e storica e tra le prime a esaminare il Castello di Sarzano, nel comune di Casina (RE). A lei dobbiamo manufatti di pregio, che tuttora identificano l’Ars Canusiana, il raffinato artigianato artistico dell’Emilia, a cui è dedicata una sala al primo piano del mastio.
I Castelli delle Donne tour continua con la Rocca Sanvitale di Sala Baganza (PR), ricca di affreschi e decorazioni cinquecentesche e comprende anche il Museo del Vino intorno al Giardino farnesiano. La residenza è legata a Maria Luigia, moglie di Napoleone, imperatrice dei francesi e duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla.
Poi ancora con il Castello di Torrechiara conosciuto per la sua “Camera d’Oro” nella quale viene celebrato l’amore che univa Bianca Pellegrini e Pier Maria Rossi; La Reggia di Colorno (PR), legata a Barbara Sanseverino.
Altra dimora preziosa è il Castello di San Pietro in Cerro (PC) la cui bellezza è riconducibile al contributo di 3 contesse: nel 1400 con Maddalena Dolzani, nel 1500 con Bianca Maria Scotti e nel 1800 con la contessa Maria Teresa Zangrandi. A quest’ultima si deve il ciclo pittorico del salone d’onore del castello. Rilevante dal punto di vista artistico è anche il Castello di Vigoleno in cui ha vissuto la principessa Maria Ruspoli Gramont che trasformò il maniero in un salotto d’arte e di mondanità nel Novecento: diventando così luogo di incontro per artisti come Max Ernst che qui dipinse “La foresta imbalsamata” e scrittori come Gabriele D’Annunzio.
I Castelli delle Donne porta i visitatori a percorrere un viaggio nel tempo a conoscere le storie delle donne che hanno vissuto e amato questi luoghi incantevoli, ma ci consente anche di apprezzare e valorizzare il patrimonio che caratterizza il nostro territorio.
Un percorso turistico unico e suggestivo che ci racconta la vita di donne che hanno in un modo o nell’altro segnato la storia della nostra terra. Pronti per questo magico viaggio?
Maria Elisa Altese
Per ulteriori informazioni visitare il sito: www.icastellidelledonne.it
Per informazioni: Destinazione Turistica Emilia Viale Martiri della Libertà, 15 - 43123 Parma - Italy Tel. +39 0521 931634 E-mail: [email protected] Sito web: www.emiliaromagnaturismo.it
Un viaggio incantato nei “Castelli delle Donne” L’Emilia ci svela i suoi segreti e la sua storia attraverso un percorso turistico affascinante e suggestivo tramite quelle donne che hanno lasciato il segno nei secoli in luoghi preziosi del territorio…
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