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#avere anche i brividi
sonego · 4 months
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consider: carlitos @ jannik
#music tag#e considerate anche:#carlos continua a pensare a jannik e non sa più dove sbattere la testa ha bisogno di buttare fuori un po' i sentimenti in qualche modo#così si mette a cercare canzoni d'amore italiane#e finisce per ascoltare questa e anche se all'inizio non sa bene cosa dica solo le Vibes sono molto Lui#e così cerca il testo ed è tipo oh my god that's me...... e l'ascolta a ripetizione ottanta volte finché juanki non minaccia di rompergli#tutte le racchette se non la smette#(si mette le cuffie e continua)#un giorno in modo del tutto disinvolto (cioè per niente) chiede a jannik se ascolta mengoni#e arrossisce quando aggiunge “because there is one song of him that i really like... makes me uh.. think of someone”#jannik tipo math lady meme cercando di capire la canzone (gliel'avrebbe detta) e la persona (dio se glielo vorrebbe dire)#e un altro giorno tempo dopo sono sul tetto di un albergo a roma che si fanno compagnia in silenzio dopo una sconfitta (di jannik magari?)#e carlitos prende il cellulare e mette la canzone#jannik è sorpreso ma ascolta in silenzio. non la conosceva ma è molto bella e si ritrova a guardare carlos#e sente qualcosa di un po' strano. al petto. come una leggerezza che gli fa girare la testa e sentire più caldo di quando non ci sia ma#avere anche i brividi#guarda carlos e lo continua a guardare. carlos si gira e gli sorride. quasi timido. strano per lui#“this song... do you remember when i told you his song made me think of someone?”#il cuore di jannik batte un po' troppo forte. la sua gola è un po' troppo secca. si sente un po' troppo in alto in alto in alto come stesse#volando e carlos fosse lontanissimo eppure se allungasse le mani potrebbe toccarlo#e così lo fa. le allunga ed è proprio lì. così vicino. una carezza sulla guancia che è come risuonasse forte nell'aria#unita alla voce di mengoni e circondata dalle stelle del cielo romano#non poteva che andare così. “voglio essere importante per te. e non per la gente” dice carlos#e jannik non sa perché ma sente una lacrima bagnargli il viso. fa un passo in avanti. e un altro. e abbraccia carlos come se ne dipendesse#della sua vita. “you are. carlos you are. important...” si stacca quanto basta per fissarlo negli occhi e dirgli con voce quasi sussurrata#“per me.”#(this got out of hand. help.)
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sofysta · 2 months
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Tienimi Stretta, come accadeva quando facevamo la pace dopo aver litigato, ed il mio cuore era ancora impazzito di rabbia, ma contro il tuo petto, alla fine, seguiva i tuoi battiti e tutto svaniva si dissolveva come una nuvola spazzata dal vento, e c'era solo il rumore dei nostri pensieri a farci da sfondo.
E c'eri tu con i tuoi occhi nei miei, gli stessi che in quel giorno, con la pioggia che batteva forte sui marciapiedi di Firenze, mi avevano fatto tremare le ginocchia e sai, riesci ancora a farmi sentire così piccola al tuo sguardo, così indifesa, così...tua
Tienimi Stretta, dopo che abbiamo fatto l'amore, con le lenzuola che sanno ancora di passione, con quel noi stroppiciato sui cuscini, con quel sapore che ancora rimane sulle labbra come un apostrofo, che resta lì, sospeso, a mezz'aria. Un po' come i nostri pensieri, come quelle parole non dette che però ci rotolano sulla pelle appiccando un incendio di brividi.
Tienimi Stretta, quando piango e non ho bisogno di dirti perché, e tu resti al mio fianco, con il tuo profumo che mi abbraccia ed il tuo respiro che mi accarezza, e sai di casa, di sicurezza e non ho più paura di guardare i miei incubi allo specchio e alla fine sorrido, e la vedo la vera me, quella che vuole lottare che lotta per te, per noi...
Tienimi Stretta e basta, anche quando fa male solo guardarsi, anche quando tutto attorno sembra solo un buco nero pronto ad inghiottirci, tu tienimi stretta e respira, respira con me e stringimi e alla fine, con il solo rumore dei nostri cuori sai cosa sentirai? Le nostre anime che si incastrano fra loro come due metà perfette...e allora Tienimi Stretta ancora un po'
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kon-igi · 10 months
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QUEL POST CON CUI EMPATIZZERANNO IN TRE (ME COMPRESO) Parte 1
Non è una storia triste, non ci sono plot twist né morali strazianti per cui togliete pure il secchio da sotto la sedia ché i testicoli rimarranno al loro posto (figura retorica gender-inclusiva).
L’altro giorno @der-papero ha rebloggato un mio post in cui c’era l’immagine di una mazza ferrata per ‘resettare’ un pc dicendo ‘Non fare male ai computer che sono stati i miei unici amici per tanti anni! (o qualcosa del genere) ed è a quel punto che io ho pensato la stessa cosa, anche se in modo più specifico e meno informatico del suo.
Dal 1979 a oggi ci sono stati degli ‘amici’ che sono diventati una sorta di pietra miliare temporale a cui posso tornare con la memoria in modo microscopico e con una precisione quasi eidetica, al punto che li posso usare come una personalissima radiodatazione al carbonio per conoscere gli eventi contestuali occorsi in un dato periodo.
Quando ero piccolo ho sempre creduto che tutti giocassero ai videogames, sia con la propria console a casa che nei bar o nelle sale giochi e invece ho lentamente scoperto che non solo quasi nessuno aveva un console per videogames a casa ma che anche i cabinati che erano nelle sale giochi o nei bar per molti non erano affatto un’attrattiva.
Beh... per il sottoscritto le cose andavano in modo molto differente.
Alle console che ho posseduto dedicherò la seconda parte di questo post ma ora vi dico che sul viale pedonale principale di Viareggio (quello del carnevale, per intenderci) c’erano due sale giochi ENORMI (posso confermarlo a distanza di anni che non era solo lo sguardo di bimbo) e mio nonno paterno lavorava li vicino, ragion per cui mi bastava mendicargli mille o duemila lire, cambiare tutto in monete da 200 lire (i gettoni dovevano ancora arrivare) e giocare come se non ci fosse un domani.
Io non so se la seguente descrizione possa avere un senso per la maggior parte di voi ma dovete considerare quanto fosse ENORME il trip sinestesico nell’entrare in uno di quei luoghi: prima di tutto passavi dalla luce del sole a una penombra che assomigliava molto a un buio luminoso, poi le tue orecchie venivano sopraffatte da parecchi decibel di musichette a 8 bit che si mescolavano a formare un meraviglioso cachinno eustordente e infine l’odore di sigaretta che permeava ogni centimetro cubo dell’ambiente con una coltre di fumo in cui lampeggiavano gli schermi dei cabinati come finestre su altri mondi.
(in effetti a posteriori posso capire perché la mia passione non fosse così condivisa)
Ho parlato del 1979 perché quello fu l’anno in cui da flipper, biliardini e altri giochi analogici (che io schifavo) si passò al primo videogame completamente elettronico a grafica vettoriale: ASTEROIDS.
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Ora, siccome sono ben consapevole che la maggior parte di voi non ha la minima idea di cosa io stia parlando, sappiate che quando parlavo di finestre su altri mondi era proprio quella la sensazione che allora si provava: dalla visione passiva di un programma televisivo su tubo catodico passavi a poter FARE COSE SULLO SCHERMO, un qualcosa che pochi fra voi possono capire quanto fosse pazzesco.
E quello per me segnò un altro modo di considerare lo scorrere del tempo.
Per esempio, nell’Agosto del 1983 giocai per quindici giorni a Moon Patrol nel piccolo bar dell’Isola del Giglio dove andai in vacanza coi miei genitori 
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mentre al Bar Sombrero del mio quartiere nell’inverno del 1984 a Mag Max e Kung Fu Master, quest’ultimo a scrocco perché avevo imparato come accedere al sensore che veniva toccato dalla monetina e dava 1 credito
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la stessa estate, nella sala giochi in pineta, scoprii e finii Bubble Bobble (l’intro musicale mi dà ancora i brividi) mentre il Juke Box mandava in loop una canzone che dopo ho scoperto essere Sweet Dreams degli Eurythmics. 
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Trojan nel bar Moreno sotto a una tenda minuscola, R Type al chiosco sul viale dei tigli, Tiger Road al bagno Aretusa, Circus Charlie nel bar della stazione vecchia vicino al biliardo dal panno verde consumato e segnato dalle sigarette, Knuckle Joe in un hotel in Val d’Aosta per la gita di terza media, Wiz nel bar vicino casa di mia nonna materna, Bomb Jack al maneggio dove Diego con 200 lire giocava tutto il giorno e regalava crediti, Bank Panic al bar del cinema all’aperto e New Zeland Story in quello del palazzetto dello sport mentre mangiavo un Paciugo all’amarena, prima Green Beret e poi Iron Horse nella pasticceria sotto casa di mia nonna paterna con l’odore di sfoglie alla crema, Robocop e Xain’d Sleena al bar del liceo, finiti entrambi a memoria prima che suonasse la campanella, i tornei di Dark Stalker con i miei amici al bar della stazione nuova e poi ancora X-Men e Avengers.
Centinaia di giochi che meriterebbero decine di post perché con mille lire potevo andare in un mondo dove non ero più il ciccione sfigato che non sapeva giocare a pallone... ero quello che poteva sconfiggere i nemici e alla fine vincere, sempre.
L’ultimo arcade cabinato a cui giocai - e poi dopo quella data praticamente scomparvero per essere sostituiti dalle Slot Machine - fu Metal Slug, in data 1997, dopo aver lasciato Figlia Grande all’asilo nido nel piccolo ritaglio di tempo prima di andare nello studio medico dove avevo appena cominciato a lavorare.
Naturalmente lo finii ma finì anche col chiudersi quella parentesi durata appena vent’anni ma lunga una vita intera.
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Chi di voi è abbastanza vecchio da capirmi?
@axeman72​? @renatoram​? @ilnonnodiinternet​​? 
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crazy-so-na-sega · 9 months
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ti spiego....
COME FUNZIONA (Far nascere un'emergenza che non esiste) IL FINE Se lo scopo è (esempio) impedire che venga mangiata carne bovina, bisogna creare una realtà virtuale, simulare gli eventi e poi dettare un'agenda che consenta di arrivare allo scopo (iniettare un finto vaccino per ridurre la popolazione mondiale). IL MODUS OPERANDI 1) Tramite i media viene divulgata una notizia assolutamente inventata, ma plausibile, in modo che gli imbecilli che guardano i telegiornali inizino a provare i primi brividi. " A Lima sono stati ricoverate 10 persone (di cui una subito deceduta) con sintomi simili alla meningite batterica fulminante. Le 10 persone, di nazionalità ghanese, si sono sentite male dopo aver consumato tre giorni prima, durante un battesimo, una cena a base di carne cruda di manzo mantecata con ananas e spezie del luogo. Le notizie sono frammentarie, possiamo solo confermare che la carne bovina del locale è stata posta sotto sequestro per verifiche di laboratorio" Poi il giorno dopo "Si estende l'EPIDEMIA di meningite batterica da carne bovina (ECCO CREATA LA CORRELAZIONE), 287 (numero a cazzo) casi si sono verificati sempre a Lima, ma anche 142 (a caso) in argentina ed 1 caso sospetto a Lisbona (ECCO CHA ARRIVA LA PAURA). NOTA In questa fase tutti i casi di meningite batterica del mondo devono essere correlati alla carne bovina (ordini Gates & C) in modo che la pandemia (fake) sembri diffondersi a macchia d'olio con il relativo terrore nelle popolazioni. Poi il giorno dopo IN ANTEPRIMA TG MONDO "Non si ferma la pandemia da meningite da carne bovina, le autorità peruviane ne hanno vitato il consumo ed anche il Cile, la Colombia ed il Portogallo hanno deciso di limitarne consumo, solo cotta. (si fa così vedere che si cerca di mantenerne il consumo, LA NORMALITÀ). Riunione d'urgenza all'OMS e la Commissione Europea sta vigilando sugli sviluppi. DURANTE IL TG Non si ferma l'ondata di meningite batterica da carne bovina, 1784 contagiati ed 11 morti in Perù, ai quali si aggiungono i 175 contagiati e 18 morti in Portogallo e 12 casi in Francia, tutti letali. Il primo sospetto caso in Italia è seguito dallo Spallanzani di Roma, sentiamo ora cosa ci dice il prof Bassoni nel merito: "Esiste una pandemia fuori controllo di meningite batterica da carne bovina, consiglio il non consumo della stessa, di lavarsi le mani al contatto della carne e di non recarsi al lavoro con la febbre. Questa meningite è contagiosissima, ma a breve sarà pronto un vaccino per arginare il contagio, vaccino realizzato sull'anomala variante di questa meningite che, dalle prime ricerche risulta avere una tasso di mortalità altissimo. Consiglio comunque di farsi il vaccino tradizionale contro la meningite, disponibile, per fortuna, in tutta Italia, ma dobbiamo aspettarci queste nuove mutazioni perché il #CambiamentoClimatico sta agendo anche sui batteri. Ora il panico è fra la gente. In questo esempio ho dimenticato il MIO FINE, Sostituite la parola meningite batterica con COVID e l'ordine di Gates & C di ricondurre tutti i morti d'influenza al COVID stesso. AVETE CAPITO COME VI HANNO FOTTUTO iniettandovi merda purissima già pronta prima dell'epidemia ? Svegliamoci e riprendiamoci la nostra libertà.
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sarà...ma a me quelli che -ti spiego- stanno sulle palle....:-)
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bicheco · 8 months
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"Sottosopra"
"Sottosopra"
L'onorevole Giacomo Triglia, 65 anni, sottosegretario al turismo, leghista dai tempi di Bossi, marito (quasi) fedele, padre e nonno amatissimo, aveva un solo difetto: il sonno pesante. Per questo quando si risvegliò, solo, sopra il pedalò, al tramonto, in mezzo al mare, capì subito che il riposino doveva essere stato piuttosto lungo e che non sarebbe stato facile tornare a casa. Quando il sole sparì all'orizzonte, cominciò ad avvertire i primi brividi di freddo e si pentì di aver fatto quella vacanza in Sicilia, una terra bellissima ma anche arretrata a livello di organizzazione. Ripensò ai giorni belli di quando urlava "sporchi terroni!", ma allora era solo un ragazzo e la politica era molto diversa. Il mare buio e nero, per fortuna, rimaneva calmo e questo alimentava la speranza, Giacomo era certo che alle prime luci dell'alba i soccorsi lo avrebbero trovato. Il mare però non aspettò il sorgere del sole per svegliarsi. Le onde crescevano sempre più così come la paura del povero onorevole. Quando fu buttato in acqua si sentì perso, riuscì ad aggrapparsi a un'asse di legno, tutto quello che rimaneva del pedalò. Passò un'ora, o forse due, il tempo in quei momenti cessa di esistere, e poi, dal nulla, una mano nera tesa verso di lui: "Amico, amico: aggrappati". Un barcone di migranti, stracolmo di persone gli stava offrendo spazio. Giacomo non....
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io-e-la-mia-mente · 3 months
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Da che ho memoria sento dire : " ho tutto il peso sulle mie spalle , ho dolori alla schiena perchè da lì passa tutto il peso dei pensieri " ... Si dice che per ogni detto ci sia sempre un fondo di verità, così come per le favole o per i proverbi , quindi perchè per le spalle e la schiena si dovrebbe fare eccezione ? Da parte mia, e qui mi collego al secondo post che mi è stato chiesto di scrivere , posso solo dire che la schiena e le spalle sono punti importanti per il benessere del nostro corpo , basti pensare a quanto un individuo possa trarne piacere dalla loro manipolazione , seppur a volte dolorosa e goduriosa allo stesso tempo, per la presenza di varie contratture ( chi non ne ha mai avuta una alzi la mano , e la alzi anche chi , nel manipolarla , non ha mai provato una sorta di piacere fisico accompagnato dal rilassamento ) .. Posso dire di aver provato , oltre al piacere del classico massaggio , delleeeee , come dire, scariche di piacere causate dall'abbattersi , sulla mia schiena , di quei momenti di sadismo che avevano pervaso la Sua mente, fino ad arrivare a guidarne le mani .. Ho portato per giorni i segni del Suo passaggio , la cosa brutta era che non li potevo vedere se non davanti ad uno specchio , ma li sentivo, tutti .. Cercavo di sfiorarli come meglio potevo, accarezzando la base del collo e poi giù , in fondo , dove finisce la schiena e iniziano i glutei .. E' bello poter vedere i segni e accarezzarli nei giorni avvenire ma , per averli , delle pene si devono sopportare ed io le ricordo benissimo , tutte quante .. Ricordo le Sue unghie graffiarmi la pelle, dal collo ai glutei , ricordo come i brividi , dapprima a fior di pelle , poi sempre più profondi, mi facevano inarcare e poi chiudere le spalle .. Ancora risuona nelle mie orecchie , quel sibilo , che la frusta faceva vibrando nell'aria , prima di giungere, con uno schiocco acuto , sulla mia schiena , nuda e già provata dalle tante percosse precedenti , portando con se i gemiti del mio dolore e il bagnato tra le mie cosce .. Il ripetersi costante di quelle azioni , perpetuate nel tempo , a me parso infinito , era quasi divenuto come una cantilena , con i suoi ritmi, con le sue cadenze , con le pause e le riprese , dove la mia schiena aveva la sola funzione di fungere da spartito bianco , su cui il Maestro stava scrivendo le Sue note , e , i miei urli altro non erano che la Sua musica finita .. Non rimpiango nulla di quei momenti, rimpiango invece il fatto che non potrò riviverli presto .. Non giudicate il mezzo con cui una persona giunge o prova piacere, non giudicate il modo in cui due persone scelgono di vivere il proprio rapporto di coppia .. Siamo in un paese libero , con troppe teste che dicono di essere prive di tabù , e di avere una mentalità aperta ma che si comportano esattamente al contrario .. Sono felice di essere come sono , e di riuscire a vivere ciò che sento , mostrando il perbenismo in pubblico , anche se a mio avviso è sbagliato fingere , e il perverso nel privato ( se si vuole vivere sereni purtroppo non si può sempre mostrare ciò che siamo , non si può dire che ci piace essere frustati o legati come salsicce, si potrebbe finire con il restare soli o venire ricoverati in qualche struttura sanitaria ) , e tutto mai da sola , sempre con il mio amato Padrone
schiava-di-ING
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ragazza-whintigale · 3 days
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𝖄𝖆𝖓𝖉𝖊𝖗𝖊 𝕬𝖗𝖙𝖍𝖚𝖗 𝕻𝖊𝖓𝖉𝖗𝖆𝖌𝖔𝖓 𝖝 𝖗𝖊𝖆𝖉𝖊𝖗
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𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Four Knights of the Apocalypse
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento Yandere, sangue, rapimento, abuso di potere, ossessione, prigionia, giochi mentali 
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 3576
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Non credeva fosse possibile cambiare così tanto.
Questo era quello che pensava (nome), chiusa nella sua stanza con Arthur seduto davanti al camino aspettandosi forse una specie di spiegazione da parte sua. Ma ancora era scomparsa per 16 anni, chissà cosa sarà successo e cosa l’avrà cambiato, anche se in realtà non lo voleva davvero saperlo. Non quando ha ritenuto opportuno e di suo diritto, mandare diversi cavalieri a riprenderla con la forza e a portarla da lui.
Si sentiva alquanto inquietata e sospettosa sul modo rapido con cui l’hanno trovata. Solo 1 giorno di ricerche e Camelot era a 1 mese di distanza a piedi, contando che non avrebbero potuto sapere dove era, questo era decisamente sospettoso. Ma l’unica cosa che potevi distinguere oltre al terrore e al disgusto, era la delusione. Lui le aveva sempre detto che l’amore significava in qualche modo lasciare andare le persone affinché fossero felici, almeno prima di partire ti disse questo e forse eri diventata più romantica di quanto lo fossi a suo tempo.
Nessuno sguardo caldo e dolce che racchiude sempre un po’ della sua infantilità, nessuna considerazione allegra sulla crescita che la giovane di Camelot poteva aver dimostrato in 16 anni. Solo quello sguardo pieno di malvagia soddisfazione nel vederla difficoltà ed fuori luogo.
Questo non era decisamente amore.
❝ Dove sei stata in questi 16 anni? ❞La sua voce attraversò le silenziose mura della stanza, provocando un nodo di brividi lungo tutto il corpo di Lady (nome). Cosa poteva dire? Era attualmente imprevedibile. Mentire era rischioso, chissà cosa le avrebbe fatto se l’avesse scoperto e la verità era troppo complessa da spiegare, anche se avvolte (nome) si convinceva che non esisteva una spiegazione. ❝ In giro.❞ Forse lui avrebbe potuto anche rammentare come la sua amata non fosse mai stata una persona che amava le lunghe spiegazioni . Dalla sua espressione sembra ricordarlo ora.
Un sorriso più profondo unito al divertimento gli balló nelle iridi e sulle belle labbra. Distolse comodamente lo sguardo dalla figura tesa come corde di violino, per portarlo sulle fiamme del camino. Una volta , (Nome) avrebbe giurato che il riflesso del focolare nelle sue iridi, avrebbe in qualche modo dovuto portarle una sorta di calore e conforto, ma questo non avvenne. Forse era troppo cresciuta per definirsi ancora una immatura sognatrice, che non avrebbe mai capito la differenza tra affetto e ossessione, ma ora lo era. Lady (Nome) é abbastanza grande da capirlo, e semplicemente il nodo allo stomaco era l’ennesima tra le conferme. Doveva andarsene.
La ragazza si guardò attorno il più discretamente possibile, cercando di non far trapelare intenzioni che non avesse già esposto prima. Niente era davvero passato sotto i suoi occhi, che potesse esserle di aiuto. ❝ Sei molta carina così.❞ Si era distratta, o forse era meglio dormire che si era concentrata troppo; e non aveva notato che ora la stesse guardando. Lo sguardo era cambiato, come decine di volte in quell’ultima ora di imbarazzanti discorsi a senso unico.
In cui dalle labbra sottili di Lady (Nome) uscivano solo brevi frasi per accontentarlo. Era qualcosa di dolce e malinconico, come se si volesse scusare di cosa le aveva fatto, ma non si è lasciata ingannare. (Nome) abbassò lo sguardo verso la veste color cipria e non disse nulla. Prima che lui potesse venirla a vedere di persona, Alla giovane di Camelot era stato fatto un bagno, vestita, ed infine acconciata. Forse questa era una tradizione utilizzata a Camelot, tuttavia lei nata e cresciuta a Camelot e poteva vantarsi di conoscere abbastanza Arthur, almeno così aveva sempre creduto. Era tutto un trucco per metterla a disagio.
Un vestito rivelatore, che la metteva in mostra agli occhi del re, nessun segreto, segno o pensiero poteva essergli nascosto. I capelli acconciati abbastanza stretti da rendere difficile il corretto scorrere del sangue. Il forte profumo di incenso e fiori gelsomino era lo stesso che aveva odorato all’entrata di Arthur. Infine quei pesanti ornamenti legavano come un collare attorno al suo delicato collo, al pari di un animale al guinzaglio.
❝ Grazie… immagino sia opera tua.❞ Era stata scortese? Lo sperava sinceramente . Si è impegnata a mettere tutto il disdegno e il rancore possibile nella sua voce e sperava davvero che lo notasse. O prima o poi l’avrebbe fatto. Ma ancora sembrava velatamente farlo, dato che rise sommessamente alle sue parole. ❝ Perspicace come sempre, (nome). e questa situazione ti deve mettere così alle strette da renderti nervosa.❞ Non mosse un muscolo.
Non era come se lo stesse nascondendo in effetti, ma questo non voleva dire che lui potesse sottolinearlo. Era palese che quella situazione non le piacesse e il fatto che lui l’avesse detto non l’avrebbe dicerto cambiato, ovviamente. ❝ Non mi sembra di averlo mai nascosto.❞ Aveva risposto schietta e scortese, solo dopo un attimo di silenzio. Lui non parlò allora lo hai fatto tu, ma non sembrava turbato dalla tua impertinenza.
❝ Devo dire che sei cambiata molto in questi 16 anni.❞ Aveva premuto di nuovo il dito sulla ferita, forse il Re di Camelot voleva farla sentire in qualche modo in colpa. Non che ci fosse riuscito un granchè, e non avrebbe certo finto il contrario. Aveva continuato a divagare ancora in discorsi sul passato e sul tempo in cui era stata via. A volte erano domande retoriche che avrebbero dovuto farla sentire in colpa ma che non lo hanno fatto e altre volte invece erano innocenti ricordi che lei aveva deciso di dimenticare per tutto il tempo dell’incontro.
Anche se ad un certo punto aveva smesso ascoltarlo in verità, concentrandosi su una via di fuga. La sua presenza di Arthur era quello che più le rendeva difficile farlo, era ovvio non le avrebbe permesso di fuggire così tranquillamente, quindi doveva distrarlo.
Solo allora i suoi occhi caddero sul set da the in ceramica, che era posato su un tavolino in mezzo a loro. Strano, Lady (Nome) non ricordava che fossero mai stati là, e non deve essere da molto. La bevanda ambrata all’interno della tazzina fumava ancora intensamente, quindi era relativamente da poco tempo che è stata versa. Tuttavia non aveva visto nessuno entrare. Un’idea balenò nella sua confusa mente, forse non la migliore delle soluzioni che avrebbe potuto pensare per risolvere un problema, ma rimaneva l’unica idea che le era venuta in mente.
Con lenti movimenti si mossé lentamente e con eleganza, prendendo il manico sottile della tazzina e per poi lanciare il contenuto sul volto del Re. Grugnì piegandosi su se stesso cercando di alleviare almeno in parte il suo bruciore. La ragazza ne approfittó per correre verso la porta di uscita. Voleva andarsene il prima possibile.
(Nome) allungò la mano per afferrare la maniglia che però scomparve. Rimase pietrificata, come era possibile? Merlin non era presente e Arthur gli aveva chiesto di andarsene e di non intervenire in alcun modo. Quindi come era possibile? Cercò di spingere la porta nella vana speranza che si potesse aprire, ma non funziona. Lady (Nome) inizió a colpire ripetutamente il legno della porta con le mani strette in pugni. Era ovvio che non si sarebbe aperta, non aveva mai avuto un grande forza fisica, e solo ora poteva rammaricarsi con te stessa per non aver cambiato la cosa prima. I colpi, man mano che passa il tempo, si trasformarono in graffi. Neppure questo era di aiuto e osava dire fosse anche più doloroso per le sue mani. Le unghie raschiavano insistentemente il legno fino a consumarsi. Era doloroso ma non si é fermata nemmeno quando le sue ginocchia sono crollate a terra e il suo respiro divenne affannoso oscurando a poco a poco la sua vista. Per quanto (Nome) cercarse di tenere aperti gli occhi era tutto inutile. Si sentiva stanca e affannata, quando poi le mani di Arthur fermarono le sue era stato ancora più difficile, non caderci definitivamente. Alla fine lo hai fatto.
❝ Stai tranquilla (nome), passerà molto presto.❞ Non voleva sapere cosa intendesse, e scivolò nell’oscurità.
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Quando si svegliò, tutto era al suo posto tranne lei stessa. Il fuoco era ancora acceso e le poltrone erano rimaste lì, non erano state spostate. La porta era ancora chiusa e Arthur non era più lì. Un sospiro di sollievo lasció le labbra della giovane ricercatrice, era ovvio che non fosse un sogno. Tutto questo guardando le mani, prive di qualsiasi segno. Le sue unghie erano perfette, curate e dipinte di un tenue colore rosato. Identiche a come lo erano quando le domestiche le avevano curate per lei dopo il bagno. La porta non portava segni dei suoi graffi che era sicura di aver lasciato e la maniglia c’era. Era frustrante non sapere cosa stesse succedendo.
Questo posto avrebbe dovuto portare un calore famigliare e ricordi felici, ma non lo fece. Arthur avrebbe dovuto scherzarci sopra con dolci e innocenti battute. Questo posto non le ricorda niente di così piacevole come la sua infanzia e Arthur era visibilmente cambiato, in peggio ovviamente.
L’unica cosa positiva, che in questo momento poteva trovare era che Arthur non c’era. Sarebbe stato stupido da parte su non approfittarne per guardare meglio l'ambiente e cercare una via di fuga.
(Nome) ha spostato le coperte che avvolgevano il tuo corpo.
Nonostante il torpore dei sensi e la vestaglia leggera che indossava che non apportava molto calore. Il movimento alzò per l'ennesima volta un forte odore, però questa volta diverso. Sembrava un profumo che avrebbe usato un uomo e che sarebbe rimasto impresso sulla sua amata dopo aver passato del tempo con lui. Solo che in tutto questo, (Nome) non era la sua amata e non voleva passare del tempo con lui.
La giovane di Camelot raccolse velocemente una giacca trovata appoggiata sul bracciolo di una delle poltrone e la indossò. Era sua, lo sapeva eppure quella vestaglia era troppo rivelatrice e trasparente per non provare freddo nonostante il fuoco acceso. Raggiunse una delle grandi finestre coperte da pesanti tende per impedire alla luce di entrare, forse per lasciarla riposare. Guardando attraverso la superficie poteva dire con certezza che sarebbe stato impossibile fuggire da qualsiasi finestra di quella stanza.
Non era al pari di una di quelle principesse rinchiuse su una torre, ma comunque la torre é abbastanza in alto da assicurarti una morte rapida, non appena avrebbe toccato il suolo. Forse l’ennesima misura di sicurezza per impedirle di poter scappare, anche se pensavi fosse improbabile. Dalle fattezze e la grandiosità della stanza (Nome) poteva chiaramente dire che era quella dove Arthur dormiva, rendendo l’altezza casualmente strategica. Se davvero avessero temuto per questo, Merlin avrebbe avuto di sicuro qualche incantesimo per risolvere la cosa.
Scosse il capo, non era davvero tempo per pensieri tanto aggrovigliati. Presto sarebbe tornato alla riscossa con qualche altra conversazione, e lei avrebbe trovato un modo per tirarla a suo vantaggio.
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Era dura non trovare un qualsiasi motivo per scagliarsi contro di lui. Per questo aveva iniziato a evitarlo e la cosa era risultata più semplice da quando le era stato permesso di aggirarsi liberamente all’interno dei confini castello. Era quasi divertente, poteva quasi definirlo come un gioco se non fosse che perdere, non significa effettivamente perdere qualcosa, ma avere a che fare con colui che più temeva attualmente.
Questo però non lo ha fermato dal trovarla veramente quando voleva assolutamente vederla.
Quel castello non era normale. Non era un classico con torri e muri antiche. No.
O almeno, questi c’erano, ma non erano nel posto in cui dovrebbero essere. Torri e muro o semplici mattoni separati tra loro erano fermi nello spazio a mezz’aria. Senza fili o pilastri che potessero reggerli. Alberi e piante contorti o spezzati, si dividevano in forme mostruose, altri si alzavano in altezza con rami maestosi. No fiori, no frutti, no foglie. Niente di questi essere sembrava avere vita propria o ancora sembrano non avercela proprio una via.
Camelot era un'ombra assurda e oscura di quello che era stato una volta, e di quello che Lady (Nome) poteva ricordare così teneramente.
Ricorda ancora l’amaro stupore e il disgusto, quando l’ha portato fuori dal castello del re, sospeso su tutto quell’orribile spettacolo. La sua amata città natale sembrava un'accozzaglia di pattume ammassato dove lui governava con orgoglio.
(Nome) ricordò le lacrime che hanno minacciato di uscire e la disperazione mista a disgusto, ma non era arrivata ancora così in basso da concedergli le sue lacrime. Ma gli aveva gridato contro, nessuno ti avrebbe potuta trattenere dall’odiarlo apertamente. Era la cosa ti riusciva meglio in questo periodo è ne andavi fiere. Tutti i cavalieri presenti si erano fermati dalla propria marcia per guardare la favorita del Re di Camelot e temere pietosamente per la sua vita.
Lo aveva preso per il bavaglio e aveva continuato ad interrogarlo su questo.
Non ha detto niente.
Assolutamente niente riguardo a questo. Solo che lei avrebbe prima o poi capito che era anche per il suo bene.
Lady (Nome) decise segretamente a se stessa che lo avrebbe fermato. I loro occhi si scontrarono, mentre se lo sei promise e lui guardava solo con soddisfazione quello spettacolo straziante che ballava e vorticava mele iraconde iridi della sua amata. Conservava ancora quel fuoco che poteva ricordare e Arthur ne fu soddisfatto
(Nome) era sicura che il primo passo fosse capire quale assurda magia o maledizione lo affligge. Non ne sapeva molto di questo genere di cose, nessuno lì era disposto a darle più informazioni di quelle che aveva già. Ricordava amorevolmente che da qualche parte ci fosse una libreria. Almeno una volta c’era, ora non lo sapeva più. Annesso che potesse esserci dentro a quel chaos che era camelot e il suo castello.
Velocemente Lady (Nome) apprese che non sarebbe stato facile muoversi per quei luoghi. Le sale intricate e i corridoi infiniti portano a posti che non ricordava o che semplicemente non c’erano mai stati. Ogni ‘porta’ che attraversava portava a qualche punto diverso del castello e la maggior parte delle volte cambiava ogni giorno. La stessa porta non portava mai allo stesso luogo due volte consecutive.
Questo l’ha destabilizzato. Non sapere quale porta, con il quale una volta avrebbe familiarizzato, l’avrebbe portata nel posto che desiderava e sapeva ci fosse dietro, è in assoluto il modo più destabilizzante di torturarla. Annesso che Arthur la consideri una tortura. Anche gli alberi sono porte, o meglio dire portali, ognuno aveva il proprio incantesimo. Ma (Nome) non era una maga e di conseguenza non possedeva magia.
Solo qualche volta é riuscita a trovare la biblioteca, e il suo orgoglio si sarebbe comunque infranto l'istante successivo in cui Arthur ha sorpassato la stessa porta da cui era entrata ma che sospettava non fosse la stessa da cui era arrivata.
Non ha ricevuto nemmeno la possibilità di aprire un libro, nemmeno una di quelle due volte che era stata lì.
Astutamente, ha cercato un modo di dare un senso a questo posto, segnando su un taccuino quali porte portava in quali luoghi.
Ma era tutto inutile. Ogni giorno cambiava e non c’era un ciclo regolare con cui si sarebbe ripetuta quella sequenza di stanze.
Per questo era qui. Passando scale alla cieca e aprendo porte in vana speranza di un qualcosa. Forse lui poteva comandare anche questo susseguirsi di porte e stanze sempre diverse. Dargli un senso allora sarebbe inutile in ogni caso.
(Nome) incimpò sul tuo vestito ma non cade, è riuscita ad appoggiarsi al muro in tempo. Se si potesse chiamare ancora così ovviamente.
❝ TU non dovresti essere qua. ❞ Il suo viso si alzato alla frase sibilata con stupore. Un qualcuno che assomigliava ad una bambina decisamente graziosa e delicata per un posto come questo, era davanti a te. Voleva pensare che non fosse un posto per lei ma qui niente aveva davvero un senso.
Sembrava conoscerla visto la casualità con cui si è riferita a (Nome), tuttavia era sicura di non conoscerla.
Presupponendo fosse di Camelot era da sedici anni che non ci metteva piede, e lei non sembrava aver più di 10 anni ad occhi. Ma poteva sbagliarsi, é incredibilmente facile farlo in questo luogo. Invece se non fosse stata di Camelot non poteva dire con certezza dove si potessero essere incontrate prima.
❝ Ehm… Ciao piccola… ci conosciamo per caso? ❞ I suoi occhi sembravano stupiti di quanto le parole di (Nome) potessero essere delicate nei suoi confronti. La’ espressione della bambina le diceva questo ma ora come ora (Nome) non era sicura. Aveva un comportamento davvero strano.
❝No…❞ Prese una piccola pausa. Un piccolo respiro. Il tempo sembrava quasi scorrere più lentamente mentre la (colore) aspetta pazientemente che continuasse. ❝ Tu non mi conosci e non ci siamo mai incontrate prima. Ma io ti conosco. ❞ Ci capiva ancora meno ad essere sincera.
❝Non riesco a capire… ❞ Ha allungato una mano, piccola e minuta, adatta alla bambina che era. ❝ Non temere, avevo previsto un nostro incontro… ti spiegherò tutto.❞
Guinevere, questo è il nome della bambina, le ha spiegato tutto sul serio. Ogni cosa. Alcune cose erano vaghe altre decisamente dettagliate.
Da quello che (Nome) poteva supporre con il suo livello di compressione, la bambina poteva essere paragonata ad una qualche sorta veggente, anche se non era proprio così. Kaleidoscope. Si era riferita così in merito alla sua capacità.
Le ha spiegato che aveva previsto che loro si sarebbero incontrate. Non sapeva come, quando e dove ma lo aveva visto. Anche se non aveva mai pensato fosse in questo genere di situazione.
Poi le ha parlato di quello che è successo nei suoi più di 16 anni di lontananza da Camelot. Della guerra santa e del Chaos. Le ha rivelato i piani di Arthur, le ha rassicurato che tutto prima o poi sarebbe finito. Ma non aveva previsto il ritorno della stessa (Nome) - o rapimento -. Le ha spiegato in quale modo questi poteri funzionavano e come li controllava Arthur. Le ha rivelato il motivo per cui lei si trovata qua, e che Lady (Nome) non faceva parte del piano di Arthur. Era solo un capriccio che avrebbe tenuto per sé.
È stato straziante per molti versi ascoltarla e poteva quasi crollare su se stessa. Provò un minimo pietà per Arthur, ma non ha smesso comunque di odiarlo per quello che ha fatto.
❝ Cosa posso fare per fermarlo? ❞ Lady (Nome) giocó inconsciamente con le sue stesse dita, cercando di diminuire la tensione. I suoi occhi grandi la guardavano quasi sorpresa. (Nome) era palesemente impotente, lo sapeva già da sola ed era certa lo sapesse anche Guinevere. ❝ Niente... ❞ Stranamente non riuscì a sentire la delusione da questa affermazione pesare sullo stomaco. Si sentiva come una specie di principessa da salvare, anche se non era una principessa e non si vedeva nemmeno come tale.
❝ … dobbiamo aspettare. Ma ne usciremo di qui.❞ Ha giocato con le sue mani ancora, avvolte prendendo anche l’abito soffice insieme.
❝ E se le cose cambiassero…? ❞ Guinevere sbatté gli occhi con un'espressione accigliata. ❝ Hai detto che il fato non può essere modifica o ci saranno gravi conseguenze… ma se lui riuscisse ad evitare tutte le conseguenze…❞
(Nome) è una persona molto negativa e paranoica per natura, anche se la bambina non lo aveva visto questo, lo ha intuito. Ogni domanda che aveva posto durante la loro chiacchierata era qualcosa di assolutamente catastrofico.
❝ Delle conseguenza ci sono sempre… e lui le affronterà se decidesse di proseguire per questa stra-❞ ❝ Quali conseguenze? ❞
Una voce allegra, quasi al limite del fastidioso arrivó da dietro. Successivamente (Nome) venne avvolta da due braccia, rimase rigida anche quando appoggia il mento sulla spalle e le parlò. Un sussurro basso, ma non troppo, tanto che anche Guinevere lo aveva sentito. ❝La mia signora sta forse complottando contro di me? ❞
Il fianco le mancò o forse lo stava solo trattenendo, come se avesse qualcosa da nascondere. Ma ancora Lady (Nome) non aveva capacità, poteri o abilità straordinarie per poter essere utilizzata per i suoi scopi, era più un capriccio che si era concesso nei suoi piani.
Qualcosa dal passato che non era riuscito ancora ad abbandonare del tutto, nonostante fosse stato lui a permetterle di andarsene in primo luogo.
❝ Avrei qualche possibilità forse? ❞ Era retorica la domanda, con unica risposta. No. Ma lui sembrava quasi divertito. ❝No, mia cara… ❞ disse e poi si allontanò, andando a sedere in una poltrona che non ricordava fosse lì - o forse non c’era mai stata -. Congiunge le mani mentre i suoi gomiti sono appuntati sui bracciolo. ❝ Ma guarda qui… potremmo quasi sembrare una famiglia… ❞ Il primo sguardo fu rivolto a (Nome), con note amorevoli parlò ❝… la madre ❞ si voltò su Guinevere induro lo sguardo. ❝… e la figlia irrispettosa. ❞ Sapeva che le aveva raccontato tutto, non che avesse dubbi. Poi si voltò di nuovo verso la ragazza di cui era ancora innamorato, tornando calmo e rilassato. ❝ O ma giusto! Lei non è nostra figlia… Ma potrebbe essere un buon spunto.❞
Mai! Le guance della (colore) si tinsero e mentre le sue mani strinsero il tessuto già arricciato della gonna. ❝Toglitelo dalla testa, non accadrà mai!❞ Canticchia sommessamente. ❝ Non dare fretta al tempo (nome). C’è un tempo e un luogo per tutto. Quando saremo pronti accadrà senza che nemmeno te ne accorgerai…. ❞ Appoggia il viso al palmo della mano e avrebbe voluto spaccargli la faccia.
❝ …abbiamo tutto il tempo che vuoi. ❞
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haiku--di--aliantis · 3 months
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Di giorno lei è impegnata in mille modi: a scuola e nel sociale. È un'insegnante di storia e geografia stimata e sempre aggiornata sulle tecniche di insegnamento e sui programmi. Molto rispettata dal corpo docente e dai suoi studenti. Energica ma cortese; colta ad ampio spettro e generalmente sorridente. A nessuno nega un consiglio o un aiuto disinteressato. Costituisce, insieme ad altre persone, un punto d'incontro e d'ascolto per la comunità e per la locale parrocchia. È lei stessa un vero esempio di integrità morale e una evidente portatrice di sani valori.
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Sempre a disposizione, la sua persona è una vera risorsa per chiunque possa eventualmente aver bisogno di lei. Scrive articoli di costume nella cronaca locale del quotidiano online della cittadina in cui vive. Suo marito e i suoi figli non potrebbero desiderare di meglio. La casa in cui vivono è uno specchio che riflette la vita sana di una famiglia modello. Lei stessa poi veste sempre in modo assolutamente classico, castigato. Sobrietà sembra essere il suo secondo nome. Tra l'altro, è anche un'ottima cuoca. Infine, fa spesso volontariato nel centro anziani vicino casa.
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Però il giovedì pomeriggio, suo giorno libero, esce invece prepotentemente fuori la sua natura più intima e segreta: col suo giovane Master conosciuto online diventa una vera cagna in calore che desidera la sottomissione: una Schiava che vuole con tutta l'anima essere dominata e anela prendere il cazzo in corpo ovunque. Ha brividi di piacere quando lui la schiaffeggia in viso.
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E quando le fa diventare viola le natiche con la cinghia. Affamata di sborra, ama masturbare e far venire il suo amante sul suo viso e sul suo petto. Gli succhia l'uccello avida, lo serve adorante e lo implora in ginocchio con voce tremante di strizzarle forte i seni e di maltrattarla a dovere. Desidera sentirsi intimamente una porca immorale e una femmina profondamente umiliata, senza più alcun pudore.
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Vuole essere tutto ciò che pubblicamente deplora e condanna. Quando il Master non c'è, scopa in assoluto segreto anche con un maturo vedovo conosciuto su Tinder tempo addietro. Lo va a trovare a casa in un vicino paese. Ama in particolar modo prenderlo in culo strillando di dolore: lui ce l'ha bello grosso e duro. Oppure, da brava schiava, le piace segarlo con cura e vederlo godere sborrando. Poi però lo fa drizzare di nuovo e, da esperta troia, gli succhia anche l'anima. Lo fa venire ancora nella sua bocca. Adora ingoiare la sua sborra e cornificare il coniuge.
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No, il suo non è amore, lo fa per il puro gusto di farlo: perché suo marito è un uomo meraviglioso, generoso, senza un difetto. Uno che se la scopa ancora per amore, dopo tutti questi anni. La porta in palmo di mano. Infine, si ricompone in fretta e torna in famiglia. Bacia suo marito appena rientrato dal lavoro con trasporto. L'una sua faccia non potrebbe esistere senza l'altra.
Aliantis
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Old love (Eric Clapton)
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susieporta · 5 months
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(AL FUNERALE CON CAINO) - L’avviso di un sms arrivato: “Mi accompagneresti tu?” mi scrive l'altro giorno un signore che, nel tempo lungo della galera, mi è diventato un po’ amico. “Dove devi andare?” gli chiedo via sms. “Vorrei andare al funerale di Giulia. Ma da solo non ho il coraggio”. Lui è un signore ancora giovane che, anni fa, quand'era ragazzo, ha commesso la stessa mattanza che ha commesso Filippo. Oggi, dopo aver scontato tutta la pena che la giustizia gli ha inflitto, è un libero cittadino che si sta rimettendo faticosamente in piedi.
“Certo che ti accompagno, così andiamo assieme!” gli rispondo. “Non voglio entrare in chiesa, però: stiamo fuori, in Prato della Valle. Poi ti riconoscono e io non voglio le telecamere addosso. Mi bastano ancora quelle di quella volta”. Colgo la più bella delle occasioni inaspettate: partecipare al funerale di Giulia con Alessio (nome di fantasia) che è come fosse Filippo. Una cerimonia da brividi: guardavo il volto di lui, il volto di quelli vicini a lui, respiravo il silenzio freddo delle esequie funebri. Il silenzio della piazza attonita.
Al momento della comunione, un signore vicino a noi due, vedendolo così preso dalla cerimonia, gli chiede: “Ma se ti capitasse una cosa del genere, tu cosa faresti?” Non sa che quest'uomo, accanto a me, ha ucciso anche lui una donna. Quella che avrebbe voluto fosse "sua". Il mio amico scrolla la testa, tace, la abbassa. Io capisco tutta la sua fatica, l'altro capisce che anche il mio amico, in un'occasione simile, non saprebbe come comportarsi. Dall'altare parla il papà di Giulia: Alessio mi stringe la mano e da come me la stringe percepisco che le parole di Gino Cecchettin stanno incidendo la sua memoria come fossero un punteruolo. Aspettando il tram, mi dice: “Oggi, per me, è finita la galera: dovevo vedere coi miei occhi, respirare, le conseguenze di un gesto simile a quello che ho fatto io, visto che quella volta il funerale di lei io non l'ho visto nemmeno per televisione. Mi sono sempre chiesto cosa si provasse”. Colgo la palla al balzo: "Cosa si prova, Alessio?" Mi allontana dolcemente con la mano.
Siamo andati via dopo le parole di Gino, attaccate addosso come fango e diamanti: “Io non so pregare, ma voglio sperare”. Ha messo i soldi nella macchinetta, ha comprato il biglietto del tram, anche per me: “Prossima fermata: stazione”.
Anche oggi, per l'ennesima volta, Dio mi ha rieducato: mi ha fatto partecipare al funerale di Abelegiulia accompagnato (e invitato) da Cainoalessiofilippo. Ci sono giorni, questo è uno di quelli, che il Vangelo ti scotta in mano. Ma non lo puoi passare come se stessimo giocando in oratorio a “palla avvelenata”: devi accettare di tornare a casa con le tue ustioni.
Seduto accanto a Caino che non parla più.
E ad Abele che, nel frattempo, potrebbe essersi messo in moto per andare a recuperare il suo Caino personalizzato.
Cosi sia #sullastradadiemmaus
Don Marco Pozza
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ambrenoir · 7 months
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Cristo Velato - Cappella Principe Sansevero- Napoli
Vi siete mai chiesti il significato del Cristo Velato?
Guardate il velo che lo ricopre. Dà i brividi vero? È così morbido e realistico che non sembra possibile che sia fatto di marmo. Sembra addirittura che il lenzuolo si muova, come sospinto da un lieve soffio di vento. O da un respiro. Per secoli si credette che la sua incredibile trasparenza fosse opera dei poteri di Raimondo De Sangro, il quale avrebbe adagiato sulla statua un vero e proprio velo che si sarebbe marmorizzato attraverso un processo alchemico.
Adesso osservate il corpo di Cristo. È disteso su un materasso marmoreo, le ginocchia contratte, scavate dalla fatica e dal dolore, la testa sollevata sui cuscini, gli occhi socchiusi. Se guardate con attenzione, vedrete delle lacrime che tremolano sulle sue palpebre. Io ogni volta che la osservo provo un senso di commozione. E ho visto persone piangere e inginocchiarsi davanti a questa statua. Perché in questa scultura c’è tutta la sofferenza dell’uomo umiliato, percosso e trafitto.
Se però lo osservate con più attenzione, noterete un dettaglio che a molti sfugge. Sulla tempia di Cristo vedrete una vena che sembra ancora pulsare. E guardate i suoi arti. Sembrano ancora contratti, come se potessero muoversi da un momento all’altro. Perché? Perché quest’incredibile scultura non raffigura, come molti credono, un uomo morente, che ha appena esalato il suo ultimo respiro, ma un uomo che è sul punto di risvegliarsi e di emetterne uno nuovo: quello della rinascita dopo la morte!
Il Cristo Velato racchiude un messaggio di speranza e di riscatto, è il simbolo della rinascita alla quale l’anima, dopo aver attraversato la sofferenza (simboleggiata dalla Croce), può aspirare. Ed ecco anche perché il Cristo è velato. Il velo nasconde i misteri dell’esistenza agli occhi dei viventi. Cos'è la morte, sembra dirvi lo scultore, se non un leggerissimo velo, quasi impalpabile, che non attende altro che essere svelato?
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dottssapatrizia · 1 year
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PROPOSITI PER IL NUOVO ANNO
E' passato un altro anno,manca poco,davvero poco e ne comincerà uno nuovo. Mi emoziona sapere che qualcosa finisce e qualcosa di nuovo sta per cominciare. Amo i nuovi inizi perché sanno di pulito. Di nuove possibilità... che, però, mi spaventano anche! Quest' anno è stato l'anno in cui il dolore mi ha scavato dentro. Ho riportato a galla,nella mente momenti spiacevoli ... ho vissuto, nuovamente, il togliermi ogni speranza, la precarietà delle cose, la solitudine... ma tutto deve andare avanti! Comincio questo nuovo anno e mi lascio alle spalle il male ricevuto in maniera gratuita. Ho capito che ci sono persone che non si fermano davanti a niente,ma ho anche avuto modo di dimostrare a me stessa che nulla può uccidermi davvero e che la mia personalità mi ha sempre permesso di continuare ad andare avanti a testa alta e non perché io sia perfetta e non commetta errori (forse ne commetto più di altri) ma la mia dignità nessuno la calpesterà mai. Posso farlo io... Posso giudicarmi io,essere dura con me stessa,ma non permetterò mai a nessuno di giudicarmi,di umiliarmi. Ho scoperto che se si possiede una personalità si viene odiati da chi una personalità non ce l'ha,da chi vorrebbe essere e non è. Quest'anno è stato anche un anno in cui mi sono messa in gioco. Ho provato forti emozioni,rendendomi conto che nessuna emozione è sbagliata proprio perché non le possiamo controllare,ed è questo che le rende vere,spontanee. E M O Z I O N I...solo a pronunciarla e a pensarla questa parola,mi fa venire i brividi e mi fa avere voglia di vivere ancora di più. Quest'anno lo chiudo con il sorriso nel cuore se penso alle persone speciali che ho conosciuto,quelle che mi hanno aiutata ad andare incontro a me stessa,che mi hanno fatta sentire protetta,amata,accettata... un po' le ho conosciute qui,e un po' nel reale. Da Layla a Eleonora, da Giovanna e Giovanni del gruppo dei camperisti, Antonella e Osvaldo, da Teresa a Marco insieme a tutti gli amici del "IL CERCHIO È CHIUSO " con i quali sto condividendo un dolore immenso e Luca ma ci sono anche altre persone speciali che ho incontrato qui sopra durante quest'anno,persone che mi hanno letta, condividendo con me momenti tristi,momenti di riflessione..persone che mi hanno incoraggiata e a volte anche rimproverata,ma che comunque mi hanno dato qualcosa,sia attraverso i commenti che attraverso i loro post...E poi le mie amiche che mi vivono fuori,all'aria aperta: (queste sono meno ... ma va bene così !!). Chiudo quest'anno con la mia solita voglia di amare le piccole cose... che poi tanto piccole non sono visto che sono quelle che mi fanno provare vera gioia e soddisfazione. Chiudo quest'anno apprezzando la bellezza di sfiorare le altre anime e prendendone il buono,quello che serve a me per andare avanti.. e poi lo chiudo lasciandomi alle spalle la sofferenza. Lo chiudo con tanta voglia di vivere,ma anche con la voglia di migliorare perché c'è tanto ancora su cui lavorare,ma PROPRIO TANTO! Ma soprattutto lo chiudo e lo riapro con il nuovo e incondizionato amore della mia Bea...
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moonyvali · 1 year
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Ci sono due modi per leggere un libro: potete leggerli con la pancia, come fanno in molti, o potete leggerli con il cuore.
Potete leggere Orgoglio e pregiudizio, pensando soltanto a chi sposerà chi, potete leggere Il conte di Montecristo domandandovi: «ma alla fine Edmond Dantes riuscirà ad ottenere la sua vendetta?» E Raskolnikov invece riuscirà a farla franca? Potete cioè accostarvi alla letteratura in modo distratto, essere assorbiti unicamente dalla trama, pensando «e che succede ora?».
O potete leggere non soltanto per leggere, per passare il tempo, fare cioè della letteratura un momento sacro, uno specchio dove vedere ciò che semplicemente nella vita passa inosservato. La letteratura si differenzia dalla vita in questo: la vita è piena di dettagli che passano inosservati, mentre la letteratura insegna a notare: «a notare, per esempio, come spesso mia madre si strofini le labbra appena prima di darmi un bacio; come la neve fresca «scricchioli» sotto i piedi; come le braccia di un neonato siano così piccine da sembrare legate con uno spago.»
La letteratura vi insegna a guardare. E soprattutto vi insegna a capire. A domandarvi perché. Perché Raskolnikov uccide? Perché Elisabeth Bennett è incapace di accettare l’amore di Mr. Darcy? Perché Thomas Buddenbrook odia il fratello tanto profondamente? Cosa spinge il giovane Pips di Grandi speranze? La letteratura fa ciò che la vita non fa: vi offre quel momento di quiete dal caos della vita di tutti i giorni. Vivere significa essere assorbiti da mille impegni, da eventi, accadimenti, doveri; la letteratura invece vi da la possibilità di innalzare il vostro sguardo al di sopra di questa superficie, di vedere più in alto o più in basso; vi trascina nel cuore delle storie che racconta e al tempo stesso vi permette di osservarle con distacco, è come guardare una tempesta, come avere un occhio nel cuore del ciclone. Da i brividi, sapete?
E voi, come legggete?
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X #libri #letteratura #cultura
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girulicchio · 3 months
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Rappresaglia
La risposta razionale è ponderata, calibrata, equilibrata. La risposta razionale, tuttavia, è immaginaria o di facciata. Qualcosa scatta, inevitabilmente, e muove altri istinti, forti e inarrestabili, come cani rabbiosi incatenati a paletti poco saldi nel terreno. E se resti a guardarli, impaurito e non intrepido, vivi con tensione ogni attimo che separa la loro corsa dal tuo guaito. La parte razionale, ponderata, calibrata ed equilibrata, di facciata, si mostra pronto al sacrificio, grida di non aver paura della morte, come se non stesse combattendo una battaglia, piuttosto attende l'intervento saggio e divino. L'irrequietezza parla attraverso il sudore, anche quando tenti di trattenere i brividi, anche quando imposti la voce per nasconderne il tremolio. E una differenza c'è - deve esserci - tra la stanza in cui butti giù i pensieri e definisci con cura la tua risposta, razionale, ponderata, calibrata ed equilibrata, e il luogo dell'azione, in cui tale risposta va data, applicata alla realtà, tra le mille variabili inevitabilmente ignorate. La differenza è che i cani sono carri armati e anziché essere legati debolmente sono già in marcia verso di te. Anziché sperare in un intervento di qualunque entità superiore governi il fato, il sentimento maggiore ti piega, in ginocchio, a piangere e pregare a mani giunte il tuo stesso nemico, nel tentativo di smuovere sufficiente pietà ad essere salvato. Allora, l'immagine di te, di una persona salda, di principio, retta e corretta, crolla al suolo, in attesa che anche il fisico segua la via dell'animo. E intanto che aspetti, ti rendi conto di quanto poco sarebbe stato utile essere dalla parte del giusto, avere la fiducia chiesta, aver porto l'altra guancia. Forse, nell'iniziare già l'elaborazione del lutto, pensi che non ci sia spazio né per la rabbia, né per la depressione, che hai già provato a trattare ed è inutile negare. Ti rendi conto che la schermaglia preparatoria ha supplito a tutto il resto. L'unico pentimento che puoi avere, a tratti, è quello di aver tenuto bassa l'asticella e aver dato agio di pensarti debole, con l'idea che fosse un piccolo gioco, ma con il risultato di aver concesso un'inspiegabile potere. Che modo inutile, rispondere ad una dichiarazione di guerra con il sacrificio di sé stessi.
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francesca-70 · 2 years
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MA CHE NE SA STA GENTE ...
Mi sveglio la mattina senza sapere più niente,
non voglio pensare più a niente
mille paure ma se ci penso che cosa cambia?
Forse, mi sale solo il cuore in gola e più rabbia
e per questo che me ne sto zitto come un gatto sotto un balcone al riparo ad aspettare che passi anche questo temporale
e intanto canto, canto anche da stonato perché fa tutto meno male...
Ma che ne sa sta gente che parla, che sono cresciuto con due spiccioli nella tasca e con un cuore grande,
ma che ne sanno i figli di papà che mi abbracciano pensando di essere uguali ma io con questi qua non ci scambierei nemmeno le mutande,
con le mani che non sanno di nessun mestiere
e io per campare
non ho fatto lo scrittore,
ma ho creato arte con un po' di fantasia e qualche fiore...
Ma che ne sanno quelli che mi dicono bravo e poi ridono alle spalle,
per mettersi in gioco ci vogliono le palle,
ma che ne sanno quelli che non hanno mai dormito sotto le stelle,
quelli che non hanno mai avuto i brividi sulla pelle...
Ma che ne sa sta gente, che mia madre invece di insegnarmi ad avere successo,
a insegnarmi ad esser furbo
mi insegnava a chiedere permesso,
l'amore per il prossimo e il rispetto,
quello che se non ci nasci dentro
non lo compri nemmeno con tutti i soldi del mondo...
Ma che ne sa sta gente che ho accanto
che ho capito tutto,
fanno finta di aiutarmi e poi mi rispondono non ci sono riuscito mi dispiace tanto...
Mi sono sempre stancato di tutto e tutti,donne, auto, moto e a volte pure degli amici,
io che son cresciuto come un lupo sopra queste montagne di problemi, in solitudine,
li su le stelle sembrano meno lontane...
Strano dentro lo so, ma sai che fastidio se avessi amato il mare tutti quei chilometri per tornare sempre stanco e con addosso tutta quella salsedine...
Ho sempre voluto fare tutto solo senza chiedere aiuto
come un testardo
ma nessuno senza aiuto va troppo lontano,
nessuno sopravvive da solo nessuno umano...
Troppi cuori cattivi sulla strada che ogni giorno incontro,
in un mondo che meritava altro
per questo non sono pronto,
no no non sono pronto...
Amo quelle persone che non conoscono la parola giudicare,
amo quelle persone che sanno realmente cosa vuol dire amare,
viva le belle persone, quelle che ti allontanano senza saperlo dai dottori,
quelle che sanno farti sorridere anche nei momenti peggiori...
Ma che ne sa sta gente di quando ridevo con ogni amico vero
e la sera quando tornavo a casa guardavo quelle stelle piene di sogni mentre esprimevo il mio di desiderio,
questo desiderio...
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Buongiorno ❤️
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io-e-la-mia-mente · 4 months
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In piedi , Legata , Immobile
Quante volte una schiava si è trovata in questa situazione o la sogna nei sonni agitati ? credo un pò tutte .. Essere in balia delle perversioni del proprio Padrone è qualcosa di spettacolare , sapere di essere un Suo giocattolo e usata a piacimento , ogni qual volta lo desidera , è eccitante .. Cosa non farei per essere in quella situazione in questo preciso momento , purtroppo , per adesso , posso solo aggrapparmi ai bellissimi ricordi di quando mi ci sono trovata .. Ricordo perfettamente i brividi provati , mentre in piedi , mi legava .. sentivo le Sue mani sfiorarmi la pelle , e nel frattempo i nodi prendevano forma , e più diventavano un disegno più non riuscivo a muovermi , e , quando sono arrivata al punto di non poter fare più movimenti , senza aver bisogno del Suo aiuto , Lui si è fermato .. Ricordo le Sue mani accarezzarmi, la Sua voce pronunciare .. " ciao schiavetta ".. , e con fare divertito farmi sentire di essere impotente ( a questo punto navigavo già in profonde lande umide ) .. Ricordo ancora come in piedi , appoggiata a Lui con spalle e viso , mi fece allargare la gambe , ricordo come affondò le Sue dita in ciò che gli apparteneva e ricordo come ho sentito scivolare qualcosa di bagnato lungo le cosce, fino al ginocchio .. Ricordo come mi sono lasciata andare sul Suo petto , mentre non capivo più cosa stesse succedendo .. Ricordo la Sua voce dirmi che ero una gran maiala per quanto stessi godendo , ricordo quanto volessi sedermi e quanto invece restavo in " posizione " sorretta da Lui .. Ricordo di essere stata sfinita fino in fondo ma ricordo anche che la tregua , non arrivò poi tanto presto .. In piedi, ancora tremante , lo vidi prendere quell'attrezzo che tanto non mi piace ( che invece Lui adora ) , l'ho sentito appoggiarlo sui seni e poi giù in mezzo alle gambe e poi ancora su , dove la Sua mano si era già impossessata della mammella , che forte stringeva e , in men che non si dica , delle raffiche di dolore hanno invaso tutto il mio corpo , dai seni , alle cosce, ai glutei e poi ancora sui seni , a ripetizione .. E' strano come provassi dolore , come cercassi in tutti i modi di allontanarmi ma, allo stesso tempo , di come non lo facessi poi con tanto impegno , come non ho mai usato la parola stabilita per interrompere tutto .. Ricordo come , tremante e piangente , mi abbia stretta a Lui , di come , una volta calmata , mi abbia usata ancora , e ancora , e ancora , per godere della mia bocca , e non solo .. Cosa ricordo ancora ? che ho goduto come non mai , che ha goduto insieme a me e come , quella notte , abbiamo dormito abbracciati e ci siamo svegliati felici di essere uno nelle braccia dell'altro.. Ne voglio ancora Padrone
schiava-di-ING
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namelessalessandra · 5 months
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Vita da Kooks
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Rafe Cameron x Reader
(Per la mia bestie @smoothvodka ✨)
Sintesi: Sarah ti invita a passare una giornata sullo yacht con lei, Topper e suo fratello Rafe
Warnings: credo nessuno ma se ne trovate ditemelo!
Il sole brilla riscaldando la mia pelle già abbronzata e mi scosto i capelli biondi ancora più chiari a causa del sole mentre ringrazio Topper per la birra che mi passa.
-Grazie per esser venuta e non avermi lasciata sola con questi due idioti- la voce di Sarah mi arriva all’improvviso e mi giro a guardarla. Mi ha chiesto questa mattina di unirmi a loro per la giornata in barca perché suo fratello si era invitato all’ultimo momento e lei voleva avere tempo per stare sola con Topper. Non era stato un problema per me dato che Rafe Cameron era uno dei ragazzi più belli delle Outerbanks.
Così mi ero infilata il costume più sexy che possedessi: rosso e che lasciava poco spazio all’immaginazione, avevo aggiustato i capelli e messo un prendisole nero semitrasparente.
-Non c’è di che, Sarah- le risposi dandole una piccola spallata prima di fare cenno a Topper con gli occhi
-come sta andando?- le domandai sorridendo maliziosa, Sarah sorrise abbassando il viso imbarazzata prima di guardare il ragazzo e poi me
-per ora abbiamo solo parlato un po’, niente di che- rispose scrollando le spalle. Era giunto il momento di intervenire.
-Okay, lascia fare a me- sussurrai prima di prendere un sorso della mia birra e alzarmi. Gli occhi dei due ragazzi si spostarono su di me che ancheggiai di proposito.
Vidi Topper alzarsi dicendo qualcosa a Rafe prima di andare verso Sarah. Lo sguardo di Rafe scivolò lungo tutto il mio corpo un paio di volte prima di soffermarsi sul mio viso. Mi leccai le labbra che avevo colorato di rosso e, quando fui abbastanza vicina, lui spalancò le gambe e mi porse una mano. La afferrai e mi sedetti sulla sua gamba sentendolo subito circondarmi i fianchi col braccio. Fece un tiro dalla canna che teneva tra le mani prima di avvicinarla alle mie labbra. Gli sorrisi e feci anche io un tiro lasciando che lui mantenesse la canna per me. Le mie labbra sfiorarono le sue dita.
-Che ne dici di andare a prendere un po’ di sole dall’altro lato? Lasciamo un po’ di privacy ai due piccioncini- dissi poi avvicinando il viso al suo orecchio, appoggiai di proposito una mano sul suo petto, in parte scoperto dalla camicia lasciata aperta. Con le dita giocai con la sua collana dorata. Lui guardò le mie labbra e poi i miei occhi, mi sorrise.
Entrambi ci alzammo, la sua mano cercò la mia e, mentre ci spostavamo verso l’altro lato dello yacht, lanciai un’occhiata a Sarah facendole un occhiolino. Mi sorrise alzando le sopracciglia. Non le avevo mai detto di provare interesse per suo fratello ma credo lo avesse capito da sola. Una volta raggiunto il punto adatto, io e Rafe ci sdraiammo sulla stessa sdraio bianca, il suo braccio intorno al mio bacino mentre io, stesa su un fianco, giocavo con la sua collana ancora una volta.
-Non credevo saresti venuta anche tu con noi- fu lui il primo a parlare, alzai gli occhi per guardarlo in viso e sorrisi divertita
-stai dicendo che non mi vuoi qui, Rafe Cameron?- domandai fermando la mia mano dal giocare col gioiello, Rafe accennò una risata
-assolutamente no, tutto il contrario. Speravo che venissi- rispose poi e le mie dita ripresero a muoversi contro il ciondolo mentre mormoravo un ‘hm’ e abbassai lo sguardo sul suo petto.
-E come mai lo speravi?- domandai allora, Rafe iniziò a muovere le dita sul mio fianco sfiorando il tessuto del mio bikini. Sarah e Topper dall’altro lato misero della musica che arrivò fino a noi.
-Perché volevo stare solo con te- sussurrò Rafe avvicinando le labbra al mio orecchio, dei brividi percorsero la mia pelle e lui se ne accorse.
-Allora il tuo desiderio è stato esaudito- sussurrai in risposta, alzai lo sguardo. Lui accennò un piccolo sorriso prima di scuotere la testa
-neanche lontanamente, questa è solo una parte di come immaginavo sarebbe andata la nostra giornata- rispose prontamente, sentii una mano stringere il mio stomaco e uno strano calore invaderlo.
-E come credi che andrà la nostra giornata?- domandai fingendo un’aria innocente, Rafe sporse il viso verso di me e lasciò un bacio poco sotto al mio orecchio, lo stesso dove aveva sussurrato pochi attimi prima.
-E dove sarebbe il divertimento? Lascerò che sia una sorpresa- rispose prontamente subito dopo, lo strillo di Sarah distrusse l’atmosfera. Subito dopo il rumore di qualcosa che cadeva in acqua. Entrambi ci alzammo e raggiungemmo il punto dove era con Topper pochi attimi fa. Nessuno dei due era più sullo yacht.
-Topper sei un idiota- lo strillo di Sarah seguito dalla sua risata ci fece affacciare. Erano entrambi in acqua, lei aggrappata a lui e si sorridevano.
-Tutto okay voi due?- domandò Rafe attirando l’attenzione, i due in acqua ci guardarono
-sì! Venite anche voi, l’acqua è stupenda!!- gridò Topper tenendo a galla se stesso e Sarah. Rafe mi guardò, io guardai giù.
-Non dirmi che hai paura?- domandò il maggiore dei Cameron sfilandosi la camicia e i pantaloni di lino, il costume blu notte contrastava con la sua pelle chiara e, per un attimo, lo osservai con attenzione.
-Le altezze non sono la mia cosa preferita- risposi tornando a guardarlo in viso. Lui mi porse una mano
-puoi aggrapparti a me. Fin quando sei con me non ti succederà nulla- rispose con dolcezza. Lasciai oscillare lo sguardo dalla sua mano al suo viso indecisa.
-Allora? Venite?- domandò Sarah, così mi decisi. Sfilai il prendisole e accettai la mano di Rafe che mi fece salire sul bordo dello Yacht. Le ginocchia mi tremavano e lui se ne accorse perché avevo stretto la presa sulla sua mano. Sì girò il poco che bastava per prendermi tra le braccia. Un braccio sotto le mie ginocchia, l’altro dietro la mia schiena. Trattenni un grido aggrappandomi al suo collo, i nostri occhi si incontrarono.
-Ti fidi di me?- domandò e quando mi vide annuire sorrise
-allora tienimi stretto e chiudi gli occhi- sussurrò, non mi diede il tempo di eseguire che il vuoto ci circondò. Strinsi la presa al suo collo nascondendo il viso nell’incavo con la sua spalla.
Il contatto con l’acqua avvenne in maniera improvvisa. Era fresca. Rafe lasciò la presa da me solo un attimo a causa dell’impatto, mentre risalivo mi sentii riafferrare dai fianchi e quando riemersi lui mi teneva a sé. Sorrisi avvicinandomi a lui
-tutto okay?- domandò guardando il mio viso in cerca di rassicurazioni. Fui felice di aver indossato del trucco waterproof. Annuii
-tutto perfetto, grazie- risposi in tempo prima di essere raggiunti dagli altri due.
-Scusa, avevo dimenticato la tua paura dell’altezza- Sarah era mortificata mentre si scusava, scossi la testa
-tranquilla. Nessun problema. E poi, Rafe era con me- risposi guardando suo fratello che mi sorrise.
Ci godemmo l’acqua fresca per tutto il pomeriggio prima di risalire. Era il tramonto quando partimmo per tornare, Sarah e Topper erano affacciati a guardare il mare mentre io sedevo sulle gambe di Rafe che guidava con attenzione lo yacht.
-Sei sexy quando porti la barca, lo sai?- domandai sorridendo, lui mi guardò sorridendo anche lui in modo malizioso
-dovresti vedere quando guido altre cose in altri posti- sussurrò e, se fosse stato chiunque al suo posto, mi sarei alzata e sarei andata via per la battuta pessima. Ma Rafe Cameron avrebbe potuto dire qualsiasi cosa al mio orecchio con quel tono di voce e avrei fatto ciò che voleva.
-Magari qualche volta potresti farmelo vedere- sussurrai in risposta al suo orecchio e gli lasciai un bacio sulla mascella. Sorrisi quando lo sentii fremere e mi allontanai.
Una volta tornati sulla terraferma il sole era quasi tramontato del tutto. Sorse il problema di come tornare a casa. Quella mattina Sarah e Rafe erano passati a prendermi e avevamo incontrato Topper già al molo.
-Hey Top, riporti tu Sarah a casa?- Rafe domandò al suo amico che, poco più avanti, camminava tenendo un braccio sulle spalle di Sarah. I due si girarono appena per guardarci e annuirono. Così arrivammo al parcheggio.
Sarah mi circondò il bacino con le braccia per salutarmi e io circondai il suo collo.
-Stasera voglio sapere tutto, chiamami appena vi separate- sussurrai al suo orecchio, lei rise annuendo e si allontanò per guardarmi.
-Certo, ama credo che anche tu avrai qualcosa da dirmi- rispose alzando e abbassando le sopracciglia in fretta. Sorrisi scrollando le spalle con finta innocenza.
-Non so, vedremo- risposi vaga, entrambe ridemmo allontanandoci, poi io salutai Topper e presi la mano di Rafe.
-Domani c’è il falò di inizio estate, ci sarai?- domandò Rafe appena entrati in auto, io risposi affermativamente mentre lo osservavo fare la retromarcia. Un braccio dietro il mio sedile, il viso sporgeva per vedere dietro e l’altra mano muoveva il volante. Era così sexy che per un attimo pensai di fargli fermare l’auto e spostarmi su di lui per una sveltina. Il momento terminò quando lui tornò a guardare avanti.
-Allora potrei passare a prenderti io. Sarah ci andrà con Topper quindi saremo soli- propose lanciandomi un’occhiata, sorrisi. Speravo me lo chiedesse.
-Sarebbe perfetto- risposi appoggiandomi contro il sedile dietro di me. Rage sorrise e lo vidi spostare la mano dal cambio fino alla mia appoggiata sulla mia gamba. Iniziai a giocare con le due dita e con gli anelli dorati che indossava.
-Magari prima di andare potremmo cenare insieme, che dici?- domandò di nuovo, alzai di scatto la testa verso di lui che mi diede una breve occhiata prima di tornare a guardare la strada. Sorrisi sentendo di nuovo il calore invadere il mio stomaco.
-Dico che va bene, Rafe Cameron- risposi vedendolo sorridere. Allungai una mano ad accendere la radio e poi tornai a giocare con le sue dita. Il resto del viaggio lo passammo in silenzio, ma fu così breve che quasi volevo chiedergli di non fermarsi. Parcheggiò l’auto sotto casa mia e spense il motore girandosi a guardarmi. La sua mano ancora sulla mia gamba.
-Grazie del passaggio- sussurrai, pensavo ad una scusa per prolungare quel momento ma non mi veniva niente in mente.
-A te per la compagnia. Di gran lunga più gradevole di quella di mia sorella e Topper- rispose facendomi ridere. Presi la mia borsa dai miei piedi e mi allungai a baciargli una guancia. Quando mi allontanai per uscire, però, la mano con cui teneva il volante poco prima mi accarezzò la mascella tirandomi verso il suo viso. Fece scontrare le sue labbra con le mie senza dire nulla.
Chiusi gli occhi ricambiando il bacio e portai una mano ad accarezzargli il collo, lasciando andare la borsa di nuovo per terra. Mi sporsi di più, sentendo la sua lingua sfiorare le mie labbra, e lui mi prese dai fianchi prima di spostarmi su di lui. Mi allontanai dal suo viso giusto il tempo di fargli spostare più dietro il sedile e mi sistemai meglio su di lui.
-Cazzo fallo ancora- sussurrò lui chiudendo gli occhi un solo secondo, mi resi conto di essere sul suo bacino. Sorrisi muovendomi di nuovo, il mio inguine coperto solo dal tessuto del costume sfregava contro il suo. Sentivo la sua erezione crescere contro di me mentre lui teneva gli occhi chiusi e la bocca spalancata. Pochi attimi dopo riaprì gli occhi, lo sguardo velato dal piacere, e mi prese dal collo attirandomi a sé quasi con violenza. Le nostre labbra si scontrarono di nuovo e gemetti dentro la sua bocca. La sua lingua sfiorava la mia, mentre continuavo a muovermi su di lui che, con una mano sul mio fianco, mi dettava il ritmo. Scese a baciarmi il collo mentre l’altra mano mi accarezzò la schiena, poi il sedere, e infine scese nel punto in cui i nostri bacini si incontravano. Chiusi gli occhi boccheggiando.
-Rafe- sussurrai, i miei movimenti diventarono scoordinati, la sua erezione sempre più dura contro di me.
Il rumore di una mano che sbatteva contro il finestrino ci fece sobbalzare, sfarai gli occhi terrorizzata dall’idea di essere stata beccata da mio padre o mia madre, ma quando vidi mia sorella guardarci con un sorriso malizioso mi calmai. Non era molto carino farsi trovare in queste condizioni, ma sempre meglio di vedere uno dei miei genitori. Tornai sul mio sedile di prima raccogliendo la borsa, il fiato spezzato e il corpo accaldato.
-Ci vediamo domani allora- sussurrai, lui annuì guardandomi. Aveva le labbra arrossate e gli occhi ancora colmi di piacere.
-A domani- sussurrò prima di darmi un bacio più casto sulle labbra. Sorrisi e uscii dall’auto guardando male mia sorella. Rage ripartii quando fummo entrate in casa e, senza rispondere a nessuno, corsi in camera. Da Sarah ancora nessuna notizia ma non mi aspettavo nulla di diverso.
Non avrei potuto far altro che aspettare il giorno dopo.
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