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#alberi di palme
hope-now-and-live · 26 days
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Le sei fate delle Indie Orientali, 2024
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notebook91286 · 1 year
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sciatu · 9 months
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OASI DEL GELSONMINETO
Oggi abbiamo visitato il paradiso. Abbiamo lasciato Siracusa scendendo verso sud. Volevamo trovare una di quelle lunghe spiagge dalla sabbia rosa e il mare di un azzurro trasparente. Superiamo Fontane Bianche e scendiamo ancora più a sud. Ad un certo punto lungo la strada vediamo dei turisti con ombrelloni e asciugamani scendere da una strada laterale bianchissima. Ci fermiamo anche noi parcheggiando a lato della candida strada. Un sentiero ci porta verso una stradina sterrata che passando sotto la statale, immette in campi vastissimi che ospitano piccoli ulivi e sono circondati da alti pini o grandi acacie che ne segnano il bordo. Camminiamo per quasi dieci minuti e malgeado i filari di ulivi e le recinsioni, sembra di camminare in una savana. Si sentono solo le cicale qualche uccello che chiama di albero in albero ed il ento che smuove le cime delle acacie. Un lungo sentiero porta in prossimità della spiaggia nascosta da delle siepi di alberelli e di pini messi sul limitare a proteggere i terreni retrostanti dove venivano coltivati filari di profumati gelsomini. La spiaggia è di sabbia finissima ricolma di detriti di alberi portati dal mare e l’acqua è caldissima. La piccola baia è delimitata da due promontori. Quello a sinistra ha sulla punta un bunker della seconda guerra mondiale, quello a destra degrada lentamente verso il mare. Vedo che su quest’ultimo che molti bagnanti salgono scomparendo nella fitta macchia fatta da palme e cespugli di oleandri e alberelli di yuka. Li seguo per curiosità e inaspettatamente vi trovo un sentiero che costeggia un muro di pietre a secco , passa sulla cima del promontorio e quindi ne mostra l’altro lato, quello non visibile dalla spiaggia. Arrivato su quel lato ho una visione incredibile, dove la scogliera scende scoscesa e frastagliata in un mare color smeraldo dalla perfetta trasparenza. Si sente solo il mare entrare e uscire dalle grotte che ha scavato alla base della scogliera ed il vento urtare la roccia frastagliata e disperdersi tra la fitta vegetazione. Niente di umano appare tra gli scogli o lungo il sentiero. Non vi è plastica vetro o avanzi umani di una qualsiasi civiltà, esiste solo il vento, il mare ed il sole così come era dall’inizio dei tempi. Resto incantato ad ascoltare parlarsi il mare e il vento ed il mio stupore diventa una tangibile emozione, si cristallizza in un prezioso, unico ricordo. Questa è la Sicilia che mi brucia nel cuore, questa l’origine di ogni bellezza che riconosco, questo il senso di ogni verso che vorrei scrivere. Questo è il mio paradiso.
Today we visited paradise. We left Syracuse going south. We wanted to find one of those long beaches with pink sand and a transparent blue sea. We pass Fontane Bianche and go further south. At one point along the way we see tourists with umbrellas and towels coming down froma white street. We also stop by parking at the side of the white road. A path takes us towards a dirt road which, passing under the Provence road, leads into vast fields that host small olive trees and are surrounded by tall pines or large acacias that mark the border. We walk for almost ten minutes and past the rows of olive trees and the fences, it feels like walking in a savannah. You can only hear the cicadas, some birds calling from tree to tree and the sound that moves the tops of the acacias. A long path leads near the beach hidden by hedges of small trees and pines placed on the edge to protect the lands behind where rows of fragrant jasmine were grown. The beach is of very fine sand filled with debris from trees brought in by the sea and the sea water is very warm. The small bay is bordered by two promontories. The one on the left has a World War II bunker at its tip, the one on the right slopes slowly towards the sea. I see that on the latter many bathers go up disappearing into the thick scrub made up of palm trees and oleander bushes and yuka trees. I follow them out of curiosity and unexpectedly find a path that runs along a dry stone wall, passes on the top of the promontory and then shows the other side, the one not visible from the beach. Arriving on that side, I have an incredible vision, where the cliff drops steeply and jagged into an emerald sea with perfect transparency. You can only hear the sea flowing in and out of the caves it has dug at the base of the cliff and the wind hitting the jagged rock and dispersing among the dense vegetation. Nothing human appears between the rocks or along the path. There is no glass plastic or human remains of any civilization, there is only the wind, the sea and the sun as it was from the beginning of time. I am enchanted listening to the sea and the wind talking to each other and my amazement becomes a tangible emotion, it crystallizes in a precious, unique memory. This is Sicily that burns in my heart, this is the origin of every beauty I recognize, this is the meaning of every verse I would like to write. This is my paradise.
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morelin · 1 year
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Chiese di Castelvetrano
A Castelvetrano (Trapani) ci sono diverse chiese. Ho avuto modo di visitarne 3 che ritengo essere davvero delle chicche imperdibili. La prima è la chiesa di San Domenico, considerata la “Cappella Sistina della Sicilia” quindi dovete assolutamente vederla! E’ una delle più alte espressioni del manierismo siciliano, decorata con marmi e stucchi. La vostra attenzione sarà attratta in particolare dal grandioso Albero di Jesse e dalla cappella del coro.
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La seconda è la Chiesa Madre che nonostante sia meno decorata rispetto alla chiesa di San Domenico, presenta due ricchi archi trionfali composti da frutta, fiori e putti.
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Infine la chiesa della SS. Trinità di Delia, incastonata in un giardino ricco di cicas, dracene, alberi secolari e palme. 
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E’ costruita secondo i canoni dell’architettura normanna-bizantina quindi dimenticate stucchi e ricche decorazioni ma meravigliatevi davanti alla bellezza di arcate, nicchie e finestrelle.
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Particolari le diverse porte d’entrata previste dal rito greco: dalle porte laterali accedevano gli uomini, che prendevano poi posto nelle corrispondenti navate laterali, mentre la porta centrale veniva destinata alle donne, che si posizionavano in una zona riservata delimitata da transenne lignee.
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charlievigorous · 2 years
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Per fare un mondo nuovo ci vuole una nuova concezione di vita e di vivere. L'acqua del lavandino deve assere usata per la merda nel water. E non solo questo.
Gli alberi non servono a niente se non danno frutta. Vedo ed ho sempre visto solo alberi che non danno frutta. Nelle città, ma anche al mare e in montagna. Non ho mai visto un melo in mezzo ad un bosco, oppure un pesco in riva al mare. Eppure ho visto delle palme tropicali nei posti più improbabili e impensabili... Qui c'è una carenza di coscienza multipla.
Bandire la canapa o limitare e impedire la coltivazione di altre piante come il tabacco, ha generato un cortocircuito generale. Provate a immaginare un mondo in cui facendo una passeggiata, si può cogliere un frutto e fermarsi a mangiare, gratis!!!! Senza pagare nulla, niente e nessuno.
Così anche l'acqua per mandare via la merda dal water. Invece no, anzi, ora sta arrivando la privatizzazione dell'acqua. Vogliono quotare in borsa l'acqua (se non lo hanno già fatto). Stanno togliendo le fontane dalle città. Una bottiglia di acqua all'aeroporto costa 5€. E tutto questo giusto prima dell'emergenza idrica. La siccità di cui piace parlare tanto... Basta!
Ci vuole un nuovo mondo con nuovi esseri umani. Oppure l'unica alternativa è la morte. Tanto il pianeta vive ugualmente bene, anzi, forse meglio senza più inquinamento, pesticidi e sfruttamento negli allevamenti...
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daniela--anna · 2 months
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🌳 CIANI PARK, LUGANO
A true green oasis in the city centre, the park is a place of attraction for residents and tourists.
It is considered among the most beautiful parks in Switzerland due to its privileged position on the lake shore, the imposing trees, the large play area and the beautiful pedestrian paths that branch out among statues, fountains and flower beds.
🌳 Composed of a very rich subtropical flora and Mediterranean-type vegetation (examples include palms, exotic shrubs, roses, azaleas, magnolias and camellias), it extends over an area of over 63,000 m².
🌳History
Historic residence built between 1840 and 1843 at the behest of the brothers Giacomo and Filippo Ciani, members of a family of Blenio origin based in Milan since at least the eighteenth century, in 1868 Villa Ciani was inherited by the Milanese doctor Antonio Gabrini (1814-1908) and passed , upon his death, to the Milanese Dell'Acqua family.
🌳In 1912 it was taken over by the Municipality of Lugano which used the park as a public walk and the villa as a museum.
Following the construction of the adjacent Palazzo dei Congressi (1968), the polygonal-plan riding school attached to the villa was demolished.
🌳In the immediate vicinity of the place where the villa stands today, there existed, in medieval times, an ancient castle built in 1498 by Ludovico Sforza (known as il Moro) and destroyed by the Swiss, after the bloody conquest of Lugano, in 1517.
🌳DESCRIPTION FEATURES
A few steps from the lively center of Lugano, the Ciani Park extends, a destination for many tourists who flock there to admire what is considered one of the most beautiful Swiss parks.
Overlooking the lake, with its 63,000 square meters of surface area it constitutes the green lung of the city.
Parco Ciani, thanks to its enviable position a stone's throw from the center of Lugano, is the place where both the people of Lugano and tourists relax, walking in the shade of the centuries-old trees: the paths wind through the beautiful flower beds, embellished with statues and fountains, and insinuate themselves among the well-kept English lawns.
The Park is divided into two areas.
The first, near Villa Ciani, can be reached from the main entrance, located at the end of the lakefront.
Here the park presents characteristics of both the Italian garden and the English garden: the large flower beds alternate with clearings of very green grass and trees and shrubs from all over the world.
The second area goes from the dock to the Cassarate river and has a more "wild" and decidedly native feel: in fact, there are oaks, lime trees, plane trees and maples, all typical of the Ticino woods.
Inside this wooded area there is an area for children, full of play equipment and suitable for all ages.
Inside Parco Ciani there are also several buildings: Villa Ciani, the Palazzo dei Congressi, the dock, the Cantonal Museum of Natural History and the Cantonal Library.
🌳PARCO CIANI, LUGANO
Vera e propria oasi verde nel centro città, il parco è luogo di attrazione per abitanti e turisti. Viene considerato tra i parchi più belli della Svizzera per la sua posizione privilegiata in riva al lago, gli alberi imponenti, la grande area giochi e i bei percorsi pedonali che si diramano tra statue, fontane e aiuole fiorite.
🌳Composto di una ricchissima flora subtropicale e vegetazione di tipo mediterraneo (ne sono un esempio palme, arbusti esotici, rose, azalee, magnolie e camelie), si estende su una superficie di oltre 63000 m².
🌳Storia
Dimora storica costruita tra il 1840 e il 1843 per volere dei fratelli Giacomo e Filippo Ciani, membri di una famiglia di origine bleniese basata a Milano almeno dal Settecento, nel 1868 Villa Ciani fu ereditata dal medico milanese Antonio Gabrini (1814-1908) e passata, alla sua morte, alla famiglia milanese Dell'Acqua.
🌳Nel 1912 fu rilevata dal Comune di Lugano che adibì il parco a pubblico passeggio e la villa a museo. In seguito alla costruzione dell’attiguo Palazzo dei Congressi (1968), fu demolito il maneggio a pianta poligonale attaccato alla villa.
🌳Nelle immediate vicinanze del luogo in cui oggi sorge la villa esisteva, in epoca medievale, un antico castello costruito nel 1498 da Ludovico Sforza (detto il Moro) e distrutto dagli Svizzeri, dopo la sanguinosa conquista di Lugano, nel 1517.
DESCRIZIONE CARATTERISTICHE VEDI ANCHE
A pochi passi dal movimentato centro di Lugano, si estende il Parco Ciani, meta di moltissimi turisti che vi si riversano per ammirare quello che è considerato uno tra i più bei parchi svizzeri.
Affacciato sul lago, con i suoi 63’000 metri quadrati di superficie costituisce il polmone verde della città. Il Parco Ciani, grazie alla sua invidiabile posizione a due passi dal centro di Lugano, è il luogo dove sia i luganesi che i turisti si rilassano, passeggiando all’ombra degli alberi secolari: i vialetti si snodano tra le belle aiuole fiorite, abbellite da statue e fontane, e si insinuano tra i curatissimi prati all’inglese. Il Parco è diviso in due zone. La prima, nei pressi di Villa Ciani, si raggiunge dall’ingresso principale, situato alla fine del Lungolago. Qui il parco presenta caratteristiche sia del giardino all’italiana che del giardino all’inglese: le ampie aiuole fiorite si alternano a spiazzi di erba verdissima e ad alberi e arbusti provenienti da tutto il mondo. La seconda zona va dalla darsena fino al fiume Cassarate e ha un’impronta più “selvaggia” e decisamente autoctona: si trovano infatti querce, tigli, platani e aceri, tutti tipici dei boschi ticinesi. All’interno di quest’area boschiva è situata la zona per i bambini, ricca di attrezzature di gioco e adatta a tutte le età. All'interno di Parco Ciani si trovano, inoltre, diversi edifici: la Villa Ciani, il Palazzo dei Congressi, la darsena, il Museo Cantonale di Storia Naturale e la Biblioteca Cantonale
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webconcetto · 2 months
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Sotto il cielo azzurro e limpido,
tra l'ombra danzante degli alberi,
si trova un angolo di pace:
un parco dove la natura abbraccia la città.
Qui, i sentieri di pietra serpeggiano,
tra palme e fiori in fiore,
e ogni passo è un invito
a rallentare, a respirare, a sognare.
In questo spazio verde, cuore pulsante,
la bellezza si svela in ogni angolo,
e anche nel più piccolo dettaglio,
si nasconde un universo da esplorare.
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incamminoblog · 2 months
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don Lucio D'abbraccio"Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!"
Domenica delle Palme anno B Mc 14,1-15,47 Con i simboli delle palme e dei rami d’ulivo il pensiero corre subito alla folla che stese i propri mantelli sulla strada, mentre gli altri tagliavano rami dagli alberi, e li stendevano sulla strada. È l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, secondo il Vangelo di Matteo (cf Mt 21,8), con rami verdeggianti («fronde tagliate nei campi» secondo Marco…
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copihueart · 2 months
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PENSIERI DI PRIMAVERA
CAPELLI
Se i capelli fossero fili di brina a tessere la loro ragnatela tra le fate delle foreste, legherebbero ogni essere magico nel loro cerchio e sveglierebbero gli spiriti delle acque, spegnerebbero le luci delle lucciole e si mischierebbero nel verde delle fronde degli alberi o tra gli steli d’erba.
Perché i capelli non sanno dire bugie, sanno rannicchiarsi tra i cespugli e chiudere gli occhi aspettando l’inverno, quando il bianco li colora con il suo pallore. Adesso che sono come nuovi, vestiti di stoffe e di seta, che ostentato i loro colori non fanno in tempo ad asciugarsi che il rumore del sole incide le loro venature e il vento nel lento andare li scompiglia. Nei trascorsi del loro viaggio sempre complicato disobbediscono alle stelle, nei passaggi tra le palme e le spiagge, tra l’arcobaleno e il cielo e si annidano nella musica che nessuno li disturbi, trapezisti del loro disordine e della loro melanconie.
I capelli insolenti parlano basso, hanno sempre fame e le loro vibrazioni si espandono nell’aria, nei mille cerchi concentrici e s’insinuano nei pianerottoli, tra i vestiti d’epoca, nella nudità delle alcove a dissipare armonie e movimenti nel fluttuare dei tempi.
Sono i capelli, quelli lisi e malandati che cercano vendetta, quelli dai colori chiari che ostentano una certa aria giovanile, quelli nero corvino che ti riportano nel regno dei vivi, che ti lasciano l’impronta dei loro turbamenti. Capelli che guariscono dalle loro piaghe e diventano inseparabili, che intuiscono e continuano ad apparire, lucidi nella loro solitudine ad immaginare le giornate con la loro eredità, silenziosi e felici, poeticamente vestiti dei loro sentimenti. Spesso consunti dentro quell’odore di vecchio e ardenti nel fuoco delle pannocchie di granturco ad arieggiare il balsamo delle stanze vuote, nei sospetti lasciati dai fiori nei vasi, tra i vetri incandescenti delle finestre assolate , a farsi fotografare nella loro immutabile routine, tra un quartetto d’archi e gli esercizi da fare in palestra.
I capelli nella loro lettura, entusiasti dell’idea della convivenza, con le loro soluzioni e i loro ammiccamenti, per farti cedere ed invogliarti, nei telai della loro tessitura, immortalati negli arazzi, compagni di ballo e di merende. Offesi da un rapporto teso in un momento di particolare frustrazione a perdere le ciocche nel loro funerale. Lungi dal soffrire o provocare fastidio , a correre in bicicletta sulle colline, altezzosi tra i colori della terra, trascurando le scombinate figure e le speziate vanità. Capelli immaginando la loro reclusione nella pesantezza dell’atmosfera, a gareggiare in una folle corsa verso l’ignoto, a cercare istruzioni e indossare maschere, tra centinaia di migliaia nel resto del mondo.
Capelli che sviluppano una dipendenza, che non si sentono mai nominare, che sono obbligati in questa reclusione e che invece anelano alla libertà. Capelli chiusi in un cappello di sbieco, inceneriti dall’inclemenza dei deserti, che recitano con un’enfasi esagerata, nelle loro diagnosi che non lasciano scampo , che non hanno casa ne padrone , che sono sempre disponibili, che riescono a mettere insieme le loro voci, che si perdono tra le grinfie degli specchi, che sono famosi nei loro occhiali e nella moro montatura. Che si adornano, imbellettano, si rifanno un nome, si cullano nel loro stile bohèmien, tra una parentesi di gonne corte e maglioncini aderenti , per compiacere gli amanti, che sono la conferma di ogni sospetto e portano a spasso ogni desiderio, con le loro ossessioni da telenovela.
Capelli arrampicati nei piccoli lucernari ad inventare legende, enormi e cavernosi contro l’aria pulita, che cadono come lampadine fulminate e si nascondono negli strati di polvere ad estendere perimetri di merletti e di organze finite col misurare il tempo. Capelli pieni di tesori e misteri, di aure dorate, di virtù, che impiegano mesi interi a sbrogliarsi , che si scoprono fragili e traballanti , che pendono dalle travi e che tessono legami.
Capelli come i tuoi che sono destinati a custodire cose di valore, come le nostre anime, che sono il nostro scambio proibito, l’aroma del tuo fascino, la letizia , che sono confidenza e vanto, che avanzano con sospetto ed indecenza e lasciano una scia dettata dai nostri appetiti.
Che non saranno mai abbastanza, nel nostro esistere anticonvenzionale, che sono un baffo alle apparenze, alle maldicenze chiuse nei bauli , che sono padroni delle nostre coscienze, prove del vero. Che cercherò di trattenere, che vorrò assaggiare, la loro pasta di mandorle e il loro profumo di vaniglia, che sporcherò di zucchero a velo, che levigherò di miele, che annoderò al mio cuore, che saprò sussurrare e corrispondere, arruffare e corrompere, ritrovare in ogni dimora, che pensavo ormai di conoscere e invece si rinnovano ogni volta disegnando l’esistenza.
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ALBERI SACRI
"Gli indiani Hidatsa del Nord America credono che ogni oggetto naturale abbia il suo spirito o, meglio, la sua ombra. A queste ombre si deve una certa considerazione, o rispetto. Si crede che alcuni grandi alberi abbiano un'intelligenza che, se convenientemente avvicinata, può aiutare in varie imprese.
L'abbattere questi giganti è considerata una cattiva azione, e quando c'era bisogno di grandi travi, usavano soltanto gli alberi già caduti. I più anziani dicevano che molte disgrazie del loro popolo erano causate dalla moderna mancanza di rispetto per i diritti dei grandi alberi.
Anche gli Irochesi credono che ogni specie di alberi, piante ed erbe abbiano il loro spirito. Era costume rendere grazie a questi spiriti.
Fra gli abitanti di lingua ewe della Costa degli Schiavi (Africa) il dio Huntin dimora in alcuni alberi giganti della foresta. Gli alberi in cui egli abita vengono circondati da una cintura di foglie di palma, e ad esso vengono offerti sacrifici di galline, e a volte anche di esseri umani, che vengono legati al tronco o deposti ai piedi dell'albero.  Anche gli alberi che non contengono la dimora di un Huntin non possono essere tagliati senza che il boscaiolo offra un sacrificio per purificarsi dal sacrilegio che stà commettendo. Omettere il sacrificio è un'offesa che può essere punita anche con la morte.
Tempo fa tra i monti Kangra del  Punjab si soleva sacrificare una fanciulla a un vecchio cedro, e le famiglie del villaggio fornivano a turno la vittima.
Quando si abbatte una quercia, essa emette delle strida o dei lamenti, che si possono udire lontano un miglio, come se il genio della quercia si lamentasse. Alcuni stregoni affermano di aver udito il pianto degli alberi sotto la scure. Alberi che sanguinano o emettono grida di dolore o d'indignazione quando sono colpiti dall'ascia o bruciati, si incontrano spesso nei libri o nei racconti, in tutte le culture."
- da Magia e culto degli alberi di J.G.Frazer -
Anche senza offrire alcun sacrificio umano, e neppure di galline, portiamo rispetto a queste magnifiche creature, spiriti viventi che mettono in comunicazione la Terra con il Cielo, il Buio con la Luce, lo Spirito con la Materia. Gli antichi hanno saputo coglierne l'essenza, la maggior parte di noi invece passano distratti e veloci senza nemmeno accorgersi di essi. Solo qualche tempo incontrai una signora nel bosco che si soffermava davanti ad ogni grande albero, lo toccava e recitava una breve preghiera. Io rimango sempre affascinato da queste creature meravigliose e a volte stravaganti, ogni volta che entro nel bosco, mi sembra di entrare in una fiaba. 
Questa bellimma queerca campeggia all'ingresso dell'abitato di Viazzano, sulla strada che costeggia il fiume Ceno tra Fornovo e Varano Melegari.
.......
"The Hidatsa Indians of North America believe that every natural object has its own spirit or, rather, its shadow. To these shadows we owe some consideration, or respect. Some large trees are believed to have intelligence which, when conveniently approached, can aid in various feats.
Cutting down these giants is considered a bad deed, and when large beams were needed, they only used trees that had already fallen. The elders said that many of their people's misfortunes were caused by modern disrespect for the rights of large trees.
The Iroquois also believe that every species of trees, plants and herbs have their own spirit. It was customary to give thanks to these spirits.
Among the Ewe-speaking inhabitants of the Slave Coast (Africa) the god Huntin dwells in some giant trees of the forest. The trees in which he lives are surrounded by a belt of palm leaves, and sacrifices are offered to him from hens, and sometimes even human beings, who are tied to the trunk or placed at the foot of the tree. Even trees that do not contain a Huntin's abode cannot be cut down without the lumberjack offering a sacrifice to purge himself of the sacrilege he is committing. Omitting the sacrifice is an offense that can also be punished with death.
Long ago in the Kangra Mountains of Punjab it was customary to sacrifice a girl to an old cedar, and the families of the village took turns providing the victim.
When an oak is felled, it makes screams or moans, which can be heard a mile away, as if the genius of the oak were complaining. Some sorcerers claim to have heard the weeping of the trees under the ax. Trees that bleed or cry out in pain or indignation when struck by the ax or burned are often encountered in books or stories, in all cultures."
- from Magic and Tree Cult by J.G.Frazer -
Even without offering any human sacrifice, or even chickens, we respect these magnificent creatures, living spirits who put the Earth in communication with Heaven, Dark with Light, Spirit with Matter. The ancients were able to grasp its essence, but most of us pass by distracted and fast without even noticing them. Only some time I met a lady in the woods who pausing in front of every big tree, she touched it and said a short prayer. I am always fascinated by these wonderful and sometimes extravagant creatures, every time I enter the woods, it seems to me to enter a fairy tale.
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davidecitton · 6 months
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Nella camera delle voluttà
quando io verrò a trovarti a Nîmes
mentre prendiamo il tè
nell’ora breve dell’intimità
come mi abbellirà la tua bellezza
E noi faremo mille porcherie
malgrado tutti i mali della guerra
troveremo per noi belle sorprese
gli alberi in fiore le Palme
Pasqua e le prime ciliegie
Noi leggeremo nello stesso letto
nel libro del tuo stesso corpo
- è un libro che si legge bene a letto –
noi leggeremo il poema incantato
delle grazie del tuo grazioso corpo
Noi passeremo domeniche dolci
più dolci che non sia la cioccolata
giocando insieme il gioco delle anche
a sera sarò sfatto
tu pallida e con le labbra bianche
Un mese dopo te ne partirai
la notte calerà sopra la terra
invano io ti tenderò le braccia
magica di mistero
mia Circe sparirai...
Guillaume Apollinaire
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lamilanomagazine · 7 months
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Napoli: ha riaperto il parco "Re Ladislao".
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Napoli: ha riaperto il parco "Re Ladislao". Il Parco Re Ladislao è stato restituito alla città di Napoli dopo anni di incuria e abbandono. L'ampio giardino "segreto", che consta di 4.500 metri quadri, è stato inaugurato questa mattina alla presenza del sindaco Gaetano Manfredi, dell'assessore alla Salute e al Verde Vincenzo Santagada e della presidente della IV Municipalità Maria Caniglia. Da oggi, infatti, i due ingressi di via cardinale Seripando e Vicolo Primo Pontenuovo resteranno aperti tutti i giorni dalle 7.00 alle 18.00. SCHEDA TECNICA: Il giardino è un esempio emblematico di hortus conclusus, giardino medievale recintato, in questo caso da alte mura, tipico dei monasteri e dei conventi. Il giardino, di pianta geometrica, univa finalità estetico-contemplative a esigenze pratiche e produttive: si tratta di un giardino storico creato ad uso e consumo dei frati dell'antico monastero che vi coltivavano essenzialmente piante e alberi per scopi alimentari e medicinali. La giacitura pianeggiante, la presenza di una abbondante disponibilità di acqua di irrigazione su tutta la superficie e la fertilità del terreno sono ambiente ottimale per questo parco che è uno scrigno di biodiversità mediterranea e conserva ancora tracce della antica funzione di hortus conclusus con il giardino dei semplici, adibito alla coltivazione di erbe officinali ed aromatiche usate dagli speziali del monastero e alberi da frutto principalmente agrumi allo scopo sia alimentare che per creare un ambiente contemplativo. Tra i numerosi alberi da frutto presenti troviamo: aranci, limoni, mandarini, pompelmi, olivi, fichi, peschi, peri, kaki, nespoli. Gli arbusti, le specie erbacee e le piante rampicanti presenti sono: alloro, pittosporo, oleandro, mirto, rosa, yucca, cycas, biancospino, vite americana, glicine, Buganville. Inoltre in questo parco insiste una particolare varietà di specie di palme tra cui Washingtonia, Phenix Canariensis, Trachycarpus e Chamaerops nonché un esemplare di Cedrus libani. Il prato presente sulle grandi aiuole è prato polifita presumibilmente spontaneo. GLI INTERVENTI DI MANUTENZIONE: L'intervento ha riguardato il rifacimento della pavimentazione dei vialetti, l'irreggimentazione delle acque meteoriche, il ripristino dei muretti in tufo a vista e dei cordoli in tufo. È stato realizzato un nuovo impianto di adduzione idrica. Nell'area sono state collocate delle panchine allo scopo di favorire la socializzazione e il relax dei fruitori. Per quanto riguarda alberi, piante ed essenze, si è provveduto agli abbattimenti, alle potature e alla rimozione di ceppaie, nonché al reimpianto di alberature e arbusti. È stata realizzata l'integrazione, in corrispondenza dei vuoti lasciati dagli alberi rimossi, del numero di alberature e di piante arbustive a prevalente fioritura colorata e nuove piantumazioni di essenze odorose e aromatiche tra le più significative della vegetazione mediterranea. È stato, infine, predisposto un impianto di videosorveglianza in corrispondenza dei varchi LE DICHIARAZIONI MANFREDI: "È stato recuperato uno spazio verde molto importante perché si tratta di un parco storico della città con un valore architettonico di grande rilievo in un luogo molto significativo vicino alla Chiesa di San Giovanni a Carbonara. È solo il primo passo per il pieno recupero di tutta questa insula perché ci sarà anche a brevissimo il recupero del vecchio convento abbandonato da molte decine di anni e che il Demanio, grazie ad una forte sinergia con il Comune ha avviato a recupero e che verrà riaperto con degli usi temporanei a partire dal 2024. Questo consentirà di valorizzare ancora di più questo parco che ha la necessità di essere molto vissuto per evitare i fenomeni di degrado degli anni precedenti. Noi stiamo preparando insieme all'Assessore al verde ed al servizio Parchi e Giardini un piano di manutenzione che ci consentirà la gestione di tutti i parchi che verrà realizzato in parte con personale comunale ed in parte con personale esterno" SANTAGADA: Per il Parco di Re Ladislao abbiamo un piano di manutenzione settimanale che prevede non solo la pulizia del parco ma anche la manutenzione e, laddove necessarie, anche le potature. Per aperture e chiusure abbiamo già un servizio programmato da parte di Napoli Servizi e un custode all'interno del parco che sarà aperto dalle 7 alle 18 ma con un orario flessibile che possiamo anche cambiare a seconda delle esigenze e della stagionalità. Si tratta di un recupero davvero importante che ridona questo parco a un'area importante della città da un punto di vista storico. Lo abbiamo fatto grazie a un finanziamento della Città Metropolitana con dei vincoli importanti da parte della Soprintendenza che abbiamo totalmente rispettato lasciando il battuto di tufo originale e mantenendo e recuperando la struttura che abbiamo trovato nel rispetto anche di quella che è la storia importantissima di questo parco. CANIGLIA: Il recupero di questo parco ha grande importanza per dimostrare quanto la nostra azione politica sia diretta all'ascolto ed ai problemi soprattutto di bambini e famiglie. La riapertura di questo parco si aggiunge a quella del Parco di Santa Maria La Fede meno di un anno fa ed alla creazione di un'area giochi in Piazza Nazionale. Sono tutte azioni concrete che vanno nella direzione di dare risposte ai bisogni dei cittadini che purtroppo da anni non potevano godere degli unici due parchi della Quarta Municipalità. È uno straordinario risultato che siamo riusciti ad ottenere in sinergia con il Sindaco Manfredi e l'Assessore Santagada.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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La tempesta Hilary devasta Cathedral City: nella pala del bulldozer due donne si tengono per mano
Alberi abbattuti, fiumi in piena e fango, misto a detriti, ovunque. È la scia di devastazione lasciata dalla tempesta tropicale Hilary, che ha colpito con gravose inondazioni la California meridionale. Se Los Angeles ne è uscita indenne, al netto dei disagi provocati dalle inondazioni, altre aree sono state pesantemente colpite. È il caso di Cathedral City, vicino Palm Springs, nel sud della…
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pietroalviti · 1 year
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Ceccano, le palme a Castel Sindici, partecipazione e commozione
Il lungo racconto della Passione di Gesù, nella tradizione dell’evangelista Matteo, ha risuonato stamane sotto i grandi alberi di Castel Sindici, con tanti fedeli accorsi alla Madonna della Pace per la benedizione dei ramoscelli d’olivo e poi in processione fino a Castel Sindici dove c’è stata la celebrazione della messa, inizio dei riti della Settimana Santa. qui le foto per restare…
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personal-reporter · 1 year
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L’ingresso di Gesù a Gerusalemme
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Con la Domenica delle Palme, ricordo dell’entrata trionfale di Gesù a Gerusalemme per andare incontro alla morte, inizia la Settimana Santa dove si rievocano gli ultimi giorni della vita terrena di Cristo e vengono celebrate la sua Passione, Morte e Risurrezione. Il racconto dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme è presente in tutti e quattro i Vangeli, ma con alcune varianti, se quelli di Matteo e Marco raccontano che la gente sventolava rami di alberi, o fronde, Luca non ne fa menzione mentre solo Giovanni parla di palme. Quell’episodio rimanda alla celebrazione della festività ebraica di Sukkot, la festa delle Capanne, dove i fedeli arrivavano in massa in pellegrinaggio a Gerusalemme e salivano al tempio in processione, dove ciascuno portava in mano e sventolava il lulav, un piccolo mazzetto composto dai rami di tre alberi, la palma, simbolo della fede, il mirto, che lo era della preghiera che s’innalza verso il cielo, e il salice, la cui forma delle foglie rimandava alla bocca chiusa dei fedeli, in silenzio di fronte a Dio, legati con un filo d’erba. Spesso al centro c’era anche una specie di cedro, l’etrog, che era il buon frutto che Israele rappresentava per il mondo. Il cammino era ritmato dalle invocazioni di salvezza in quella che col tempo divenne una celebrazione corale della liberazione dall’Egitto: dopo il passaggio del mar Rosso infatti, secondo la tradizione, il Messia atteso si sarebbe manifestato proprio durante questa festa. Gesù, quindi, fece  il suo ingresso a Gerusalemme, sede del potere della Palestina, acclamato come si faceva con i re e a cavalcioni di un’asina, in segno di umiltà e mitezza. I Vangeli narrano che Gesù arrivato con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme, la sera del sabato, e subito il Figlio di Dio mandò due del suoi seguaci nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui ma,  se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito. I discepoli fecero quanto richiesto e, trovati i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli, poi Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme. Qui la folla, radunata dalle voci dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente rendevano onore a Gesù. La liturgia della Domenica delle Palme, si svolge inizialmente  al di fuori della chiesa, dove  i fedeli si radunano e il sacerdote benedice i rami di ulivo o di palma, che,  dopo la lettura di un brano evangelico, sono distribuiti ai fedeli, poì comincia la processione verso la chiesa. Dentro la chiesa continua la celebrazione della Messa, che si distingue per la lettura della Passione di Gesù, tratta dai Vangeli di Marco, Luca, Matteo, secondo il calendario liturgico, infatti  il testo della Passione non è lo stesso che si legge nella celebrazione del Venerdì Santo, che è quello del Vangelo di San Giovanni. Il racconto della Passione viene letto da tre lettori rappresentanti il cronista, i personaggi delle vicenda e Cristo stesso ed è articolato in quattro parti, l’arresto di Gesù; il processo giudaico; il processo romano; la condanna, l’esecuzione, morte e sepoltura. Al termine della Messa, i fedeli portano a casa i rametti di ulivo benedetti, come simbolo di pace, scambiandone parte con parenti ed amici. In molte regioni il capofamiglia usa un rametto, intinto nell’acqua benedetta durante la veglia pasquale, per benedire la tavola imbandita nel giorno di Pasqua. La Domenica delle Palme è celebrata dai cattolici, dagli ortodossi e dai protestanti, e cade durante la Quaresima, che termina il Giovedì Santo, primo giorno del Triduo Pasquale, ma non cade sempre nello stesso giorno perché è legata direttamente alla Pasqua, la cui data cambia ogni anno ed è fissata in base alla prima luna piena successiva all’equinozio di primavera del 21 marzo. La data della Pasqua per i cattolici oscilla così tra il 22 marzo e il 25 aprile dato che,  se la luna piena si verifica di sabato 21 marzo, la Pasqua cade il 22 marzo, cioè  la domenica immediatamente successiva all’equinozio. Per gli ortodossi la data della Pasqua è tra il 4 aprile e l’8 maggio perché usano il calendario giuliano e non quello gregoriano come i protestanti e i cattolici. Read the full article
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parrotandpalm · 2 years
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Non possiamo fare a meno di? In foto: forse di essere noi stessi? La camicia in caldo cotone color cipria 140.00 - un tessuto morbido composto da più strati di soffice cotone - il perfetto colore da miscelare al verde militare di questo gilet ricamato a mano 222.00 che ci trasporta in un viaggio tra le vigne che “arrossiscono” - il pantalone dai taschini anni ‘70 - millerighe in velluto morbido color salvia 157.00 e i nostri veli di seta 39.00 da portare al tuo “fianco” - come lo indossiamo noi di PARROT AND PALM. Oggi ci siamo svegliati con una leggera foschia nel cielo, e gli alberi nascosti da un velo di futuribile autunno - che ancora caldo ci culla verso la voglia di maglioni caldi, grandi sciarpe e berrettoni per scaldarci. Buon venerdì a tutti! Ordini, info e spedizioni su whatsapp +393484712749 ☎️ 🌈 🦜 PARROT AND PALM 🌴 - via Maria Vittoria 28 G, Torino. . . . . . #parrotandpalm #shoppingonline #shop #picoftheday #inspiration #details #shipping #pink #shoppingonline #mood #style #gilet #handmade #lookoftheday #look #outfitoftheday #turin #inspiration #beautifuldestinations #accessories #italianstyle #torino #likeforlikes #instalike #bestoftheday #details #igersitalia #igerstorino #embroidery (presso Parrot and Palm) https://www.instagram.com/p/CjaLFqzt1Ft/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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