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#Vera Gheno
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Ieri era tutto più bello il canto tra le fronde degli alberi tra i miei capelli il vento Ora nevica sulle mie palpebre il mio corpo è pesante come roccia e non c’è motivo di cambiare marciapiede e non c’è motivo per andare alle montagne. Ti aspettavo in fondo alla strada nella pioggia andavo a capo chino ti vedevo lo stesso ma non riuscivo a sfiorarti la mano Ti aspettavo su una panchina le ombre degli alberi cadevano sulla ghiaia fresca come anche la tua ombra mentre ti avvicinavi Ti aspettavo una volta di notte sul monte crepitavano i rami quando li hai scostati dal tuo viso e mi hai detto che non potevi restare Ti aspettavo a riva con l’orecchio incollato a terra sentivo il tonfo dei tuoi passi sulla sabbia morbida poi si fece silenzio Ti aspettavo quando arrivavano i treni lontani e le persone tornavano tutte a casa mi hai fatto un cenno da un finestrino il treno non si è fermato Domani uscirò in strada morti camminano per queste vie anche io sarò pallida se solo sapessi dove andare da chi e perché chiodi puntuti e smussati chiudono porte montano grate tutt’attorno sulle finestre così si edificano così si edifica la morte.
Ágota Kristóf, Tr. Fabio Pusterla e Vera Gheno, dalla raccolta di poesie Chiodi
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queerographies · 4 months
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[Fuori le palle][Victoire Tuaillon]
Che cosa vuol dire essere uomo oggi? Victoire Tuaillon indaga l’aspetto storico, sociale, filosofico e filologico del dominio maschile, affrontando i temi più attuali e controversi della mascolinità in un racconto teso a capirne meccanismi e conseguenze. Quando nasce il mito della virilità? Perché le città, gli oggetti d’uso quotidiano e il mondo del lavoro sono declinati al maschile-neutro? Cosa…
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s-memorando · 10 months
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Vera Gheno: "Parole d'altro genere"
Un libro, questo di Vera Gheno, che soddisfa tutte le aspettative. Un’antologia che partendo dalla premessa che le donne della cultura letteraria sono state sempre discriminate, fa un excursus nella storia della letteratura, andando a recuperare quelle donne scrittrici che sono state sempre messe in ombra dai colleghi maschi. Partendo dal dato di fatto che in un antologia della letteratura in uso…
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thosestreetsareyours · 2 months
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i, too, am Italo Calvino coded in the way i always read and reread and rethink everything i write before considering it acceptable
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raffaeleitlodeo · 1 year
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Un papà che sta con i figli è un papà, non un mammo. Un uomo che condivide con la propria partner il peso dei lavori di casa è un uomo che condivide con la propria partner il peso dei lavori di casa, non "uno che aiuta". Una donna al vertice è una donna al vertice, non una che è andata a letto con le persone giuste. Una donna al volante è una donna al volante, non un pericolo costante. Una donna brizzolata è una donna brizzolata, non una che non si cura. Una donna che lavora è una donna che lavora, non una che trascura la famiglia. Una donna che nella vita ha avuto tanti partner è una donna che nella vita ha avuto tanti partner, non una ninfomane. Una donna che parla in maniera assertiva delle cose che conosce bene è una donna che parla in maniera assertiva delle cose che conosce bene, non una aggressiva. Una donna che ti dice no all'ultimo momento è una donna che ti dice no all'ultimo momento, non "dice no ma in realtà è sì". Una donna che urla durante una lite è una donna arrabbiata, non un'isterica. Una donna che vive da sola è una donna che vive da sola, non una zitella. Una donna con figli è una donna con figli, non una Donna con la D maiuscola. Una donna eccentrica è una donna eccentrica, non una pazza. Una donna non sposata è una donna non sposata, non una signorina. Una donna senza figli è una donna senza figli, non una madre mancata. Una donna sessualmente disinibita è una donna sessualmente disinibita, non una tr*ia. Una donna vestita in maniera sexy è una donna vestita in maniera sexy, non un "bocconcino". Una femminista è una donna che desidera una società senza iniquità sociali, non una “che ce l’ha con gli uomini”. Una professoressa è una professoressa, un'avvocata è un'avvocata, una medica è una medica, un'ingegnera è un'ingegnera, una giudice è una giudice, una dottoressa è una dottoressa, non una "signora". Una ragazzina a cui piace vestirsi comoda è una ragazzina a cui piace vestirsi comoda, non un maschiaccio.
Vera Gheno, Facebook
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moonfishlagoon · 2 years
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Venetian language & gender-neutrality
Vèneto! Known colloquially as “dialect,” (e.g., “speaking dialect”) Venetian is nevertheless a distinct language still spoken in the Venetan region of Italy. My current writing project takes me to the centro storico of Venice in CE 2080. The centro storico is the historic center - where you think of when you think of Venice. Tourists, canals, etc.; the mainland being terreferma.
At this point in my worldbuilding, a third neutral gender is widely accepted across large swaths of the world. So, how to reconcile this with the distinctly gendered grammar of Vèneto while still being respectful of a language that is not my own?
The first question: are there resources discussing this online? No, of course not! That would be too easy! (if you have these resources, please send them to me posthaste.) A series of Reddit posts in my new favorite subreddits, r/linguistics, r/Veneto, and r/Venezia, have clued me in to the fact that:
Venetian speakers are largely conceptualized as elderly and rural, thus:
Presumably aren’t thinking about gender neutrality, and moreover:
Aren’t posting about it online if they are
This is clearly a biased and seemingly-ignorant point of view. Yet if there are Venetian-speakers out there talking about this, I’m probably largely out of the loop because, most significantly of all factors, I don’t speak Vèneto. Crushing.
Investigation in this direction thus stymied, I turned instead to Italian, which has in recent times been investigating that curious beast known as neutering your language.
Surprising no one, most of the English-language writing on this topic is horribly bigoted! Much bemoaning of the dissolution of the integrity of the Italian language. Sound familiar?
I gleaned enough from these rantings to understand that Italians are playing with a lot of gender-neutral options. I’ll use the word “tutti” (“all”) as an example. If you’re familiar with gender neutral efforts in Spanish, these will likely strike you as familiar. Our options, among others, are:
Just using the masculine - tutti
An asterix - tutt*
Leaving off the ending - tutt
A ‘u’ - tuttu
An at sign - tutt@
A schwa - tuttə
For even more, see Italian linguist Vera Gheno’s breakdown on Facebook. (And wow, I just found a bibliography about the schwa on her FB page, time for another deep dive ...)
Only one of the above options seems useable to me in a narrative context, and that’s the schwa. It’s easy on the eyes, it looks basically like a letter, and it makes a comprehensible and distinct noise. Furthermore, gendering in Vèneto and Italian seems to work in similar ways, so I feel fairly confident that I can apply the schwa to Venetian endings as I would Italian ones and not be making a mockery of myself. (Fairly confident, I said!)
Authorial side-bar - using the schwa will also signal to readers that I am doing something different with language; likely even those unfamiliar with Venetian and Italian.
Next question: what about singular nouns??? All the examples I’ve found with the schwa are for plural nouns, and googling (or duck-duck-go-ing) is getting me nowhere. After about half an hour of wishing I could just go to Venice, I found a Reddit thread that linked to a marvelous article:
Linguaggio inclusivo in italiano: guida pratica per chi scrive per lavoro (e non) by Ruben Vitiello
With some help from Firefox’s Simple Translate extension, I dove into this lovely, thorough, and most importantly not bigoted guide on the schwa. Not only does it talk about the schwa, but it has fantastic background on choosing ungendered language, speaking about trans people, and the history of gender neutral endings in Italian. This article is a goldmine.
It also contained one parenthetical that made all the research worth it: “sua forma semplificata (un solo simbolo sia per singolare che plurale)”.
“Its simplified form (only one symbol for both singular and plural)”.
That’s all I needed to know! The schwa is used for singular and plural endings. Ruben Vitiello, I owe you my life.
With hours of research under my belt, I now feel fairly confident in my choice to use the schwa for a hypothetical future Venetian that exists in a world which recognizes a third neutral gender.
If anyone reading this wants to share their thoughts, please feel free! If you speak Venetian, I’m actually begging you to chime in!
And now, on to the next research hole ... Adìo!
Further resources:
Lingua Veneta (dictionary)
Glosbe (dictionary)
Non-binary in Italian: Queering the Italian Language (article)
Gender neutral language (nonbinary wiki page)
Schwa (ə) and Inclusive Language, a Conversation Among Colleagues (article)
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gatto19 · 1 year
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firewalker · 2 years
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Salve, noto che è socio CICAP. Vorrei sapere la sua opinione (se ce l'ha) riguardo alcune cose. La 1° è su Vera Gheno che è diventata socia onoraria nonostante le sue posizioni pseudoscientifiche; La 2° è sulla conferenza dedicata al femminismo senza contraddittorio che, in quanto movimento sociale, è un'ideologia e non per forza produce sapere scientifico; la 3° è sul premio conferito a Valentina Petrini nonostante le sue posizioni psedoscientifiche in tema di ambientalismo (è antinuclearista)
Di Vera Gheno conosco solo il nome. So che è una linguista, nient'altro. Quindi non penso nulla. Se poi mi dai delle maggiori info per informarmi posso farmi un'opinione, ad esempio segnalami un TED, un'intervista, un libro, una sua qualsiasi comunicazione pseudoscientifica che io possa verificare (no, roba di linguistica no, perché non ne capisco nulla e non saprei come verificarlo)
Come detto, non conosco la sua conferenza sul femminismo. Sappi che io sono femminista tanto quanto Michela Murgia (o almeno, diciamo che sono quasi sempre d'accordo con lei). Forse dovresti chiarire meglio il tuo personale concetto di "pseudoscienza", perché non vedo proprio cosa c'entri il femminismo
Non ho la più pallida idea di chi sia Valentina Petrini, né di che tipo di premio sia stata insignita.
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Ti aspettavo
Ieri era tutto più bello il canto
tra le fronde degli alberi
tra i miei capelli il vento
e nelle tue mani tese
il sole.
Ora nevica sulle mie palpebre
il mio corpo
è pesante come roccia
e non c’è motivo di cambiare marciapiede
e non c’è motivo per
andare alle montagne.
Ti aspettavo in fondo alla strada nella pioggia
andavo a capo chino ti vedevo lo stesso
ma non riuscivo a sfiorarti la mano
Ti aspettavo su una panchina le ombre degli alberi
cadevano sulla ghiaia fresca
come anche la tua ombra mentre ti avvicinavi
Ti aspettavo una volta di notte sul monte
crepitavano i rami quando li hai scostati
dal tuo viso e mi hai detto che non potevi restare
Ti aspettavo a riva con l’orecchio incollato
a terra sentivo il tonfo dei tuoi passi
sulla sabbia morbida poi si fece silenzio
Ti aspettavo quando arrivavano i treni lontani
e le persone tornavano tutte a casa
mi hai fatto un cenno da un finestrino il treno non si è fermato
Domani uscirò in strada morti camminano
per queste vie anche io sarò pallida se solo sapessi
dove andare da chi e perché
chiodi
puntuti e smussati
chiudono porte montano grate
tutt’attorno sulle finestre
così si edificano così si edifica
la morte.
Ágota Kristóf, Tr. Fabio Pusterla e Vera Gheno, Chiodi .
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tenerlamappalvento · 25 days
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Buona la prima, Roberta
A cosa servono le parole?In un bel saggio sul loro “potere” Vera Gheno dice, anche rifacendosi forse al pensiero narrativo di Bruner, che le parole ci aiutano innanzitutto a costruire il “senso del sé”, a capire chi siamo, cosa vogliamo, qual è il senso del nostro essere al mondo; ci aiutano anche a scoprire la realtà, il qui ed ora della nostra esistenza incastrato nel fluire incessante dello…
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lamilanomagazine · 5 months
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Violenza sulle donne, "ricomincio da me" dopo il carcere
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Violenza sulle donne, "ricomincio da me" dopo il carcere Si intitola "No name. Il carcere negli occhi delle donne" l'appuntamento di giovedì 30 novembre sul percorso per il reintegro lavorativo e sociale delle donne detenute nel carcere di Sant'Anna. L'iniziativa, in programma dalle 17 alle 19.30 negli spazi della sala Renata Bergonzoni alla Casa delle donne di Modena, in strada Vaciglio nord 6, rappresenta uno dei momenti conclusivi del calendario "Modena contro la violenza sulle donne", promosso dal Comune e dal Tavolo comunale delle associazioni per le pari opportunità e la non discriminazione. L'evento, sostenuto con i fondi "otto per mille" della Chiesa Valdese, è a cura di Centro documentazione donna, Casa delle donne contro la violenza, Gruppo Carcere-città e Csv Terre Estensi in collaborazione con Comune di Modena. L'appuntamento si sviluppa in due momenti. Alle ore 17 è in programma un confronto in cui intervengono: Alessandra Camporota, prefetta di Modena; Roberta Pinelli, assessora comunale alle Politiche sociali; Orazio Sorrentini, direttore della casa circondariale di Sant'Anna; Grazia Zuffa, presidente della Società della Ragione; Caterina Liotti, Centro documentazione donna; Paola Cigarini, Gruppo Carcere Città; Anna Perna, Casa delle donne contro la violenza. Alle 18.45, poi, si inaugura la mostra "(In)Curabile bellezza", a cura di Federica Benedetti, con opere di Chiara Negrello, Marianna Toscani e Collettivo no name (donne detenute, volontarie e operatrici). Il programma degli eventi della rassegna diffusa "Modena contro la violenza sulle donne" si era aperto il 10 novembre e termina il prossimo week end alla biblioteca Delfini di corso Canalgrande con due appuntamenti: il laboratorio per le scuole secondarie "Chiamami così: parlare e scrivere rispettando le differenze" (venerdì 1 dicembre alle 8.30) e l'incontro con la linguista Vera Gheno intitolato "Parole d'altro genere: la scrittura nelle diversità" (sabato 2 alle 17.30). È in corso, intanto, la raccolta fondi per sostenere e attuare il progetto CasaLibera, un alloggio per accogliere in emergenza donne vittime di violenza che devono allontanarsi nel più breve tempo possibile da una casa dove è a rischio la loro incolumità e quella dei loro figli. Sarà una casa gestita da donne a loro volta uscite da situazioni di maltrattamento affiancate dalle operatrici e dalle volontarie del Centro antiviolenza di Modena (per donare a questo sito). Approfondimenti online sul sito... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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paoloferrario · 8 months
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Gheno Vera, L'antidoto. 15 comportamenti che avvelenano la nostra vita in rete e come evitarli, Longanesi, 2023
scheda dell’editore: https://www.longanesi.it/libri/vera-gheno-lantidoto-9788830455252/ Quanto tempo passiamo in rete ogni giorno? Quanti post, messaggi, frasi scritte scambiamo, spesso con persone a noi sconosciute? Siamo sicuri che lo stiamo facendo nel miglior modo possibile?Narcisismo, incompetenza, impulsività, invidia, noia. No, non è un elenco di peccati capitali 2.0, ma un assaggio di…
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raffaeleitlodeo · 2 years
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Quando, nel comunicare un messaggio, si usano termini come "noi" o "nostro", una delle conseguenze è creare un gruppo che si sente rappresentato, incluso in quel "noi"; tanto è vero che si parla anche di "noi  inclusivo", come ci insegna la comunicazione pubblicitaria.
L'ulteriore conseguenza, però, è quella di creare un altro gruppo, che è quello dei "voi", dei "loro", in generale degli "altri"; sicuramente diversi, divisi, separati dal gruppo precedentemente individuato tramite quel "noi". 
In un vecchio libro parlavo di "noivoismo" (es. "voi femministe...") e di "essismo" ("ci avvelenano con il 5g") come segnali di possibili tendenze complottiste - o perlomeno manipolatorie - a cui prestare attenzione nei messaggi che ci arrivano. 
Questo fenomeno ha anche un nome più serio, che è "othering", o "altrizzazione": la tendenza a individuare un "altro-da-sé" a cui magari addossare qualche colpa, in modo da sentirsi liberə da qualsiasi responsabilità; ma anche laddove non si parlasse esplicitamente di colpa, il gruppo dei "non-noi" viene comunque individuato in maniera più o meno consapevole come separato dal "noi", con tutte le conseguenze del caso: si sa, infatti, che l'essere umano è contemporaneamente animale sociale, gregario, tribale, come pure xenofobo, istintivamente portato a non fidarsi di chi individua come altro da sé.
Dunque, chi sono i "nostri figli" e, di conseguenza, chi sono i "figli degli altri"? Da dove viene e a cosa porta questa particolare scelta linguistica? Per me, è un messaggio che presenta un innecessario tono paternalistico, dato che continua a non mettere sullo stesso piano noi e loro, i "nostri figli" e i "loro figli". 
Non penso che le intenzioni fossero cattive, ma ritengo che si sarebbe potuto formulare il messaggio altrimenti; per esempio, "ius scholae per chi va a scuola in Italia" (senza usare neanche il maschile sovraesteso).
Vera Gheno - Facebook
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infosannio · 10 months
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La dittatura del turpiloquio
L’impatto delle parole volgari dipende dal contesto ma soprattutto da quanto potere ha chi le dice. È dovere di politici e figure pubbliche contenere gli istinti verbali: quello che dicono, forgia la società (VERA GHENO – lastampa.it) – Turpiloquio: voce dotta, dal latino tardo turpilŏquiu(m), composto di tŭrpis ‘turpe’ e -lŏquiu(m), da lŏqui ‘parlare, esprimersi’, prima attestazione anteriore…
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