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#virilità
serenamatroia · 1 year
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maxciti · 2 years
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L'Invenzione della virilità di Sandro Bellassai
L’Invenzione della virilità di Sandro Bellassai
Un saggio edito da Carocci, uscito nel gennaio 2012, è uno degli ultimi che ho ospitato nella mia libreria: L’invenzione della virilità di Sandro Bellassai. A differenza della mia abituale condotta in termini di lettura, si tratta di un volume zeppo di sottolineature, commenti e note scritte a mano ai margini del testo, questo per la paura che qualcuna delle osservazioni dell’autore mi…
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sonego · 3 months
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comunque ogni volta che leggo commenti del cazzo su matteo su twitter chiudo l'app e mi prendo un tè se no starei ad incazzarmi in continuazione
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pietroleopoldo · 1 year
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Noi come popolo non apprezziamo abbastanza gli Scapigliati
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kon-igi · 8 months
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CARI AMICI UOMINI
Dopo avere letto una pletora di articoli di giornale polemichetti e frignosetti sull'argomento, mi permetto, in quanto tesserato da 50 anni presso il Patriarcato, di raccontarvi come andrà a finire.
Intanto due o tre considerazioni sulle donne.
Le donne non devono essere 'conquistate'... Le donne hanno voglia di trombare tanto quanto voi, quindi se non le state trombando significa che non vi vogliono trombare. Punto.
Non dovete convincerle, non le dovete ammansire o ammaliare, non stanno facendo 'le difficili'... non vi vogliono trombare per una serie di motivi che voi non capite o che magari non hanno voglia di spiegarvi, anche perché magari ci sono donne stronze (o stanche o a cui girano i coglioni per fatti loro) che non hanno voglia di dare spiegazioni.
Non vi hanno fatto perdere tempo facendovela annusare.
Magari è successo l'esatto contrario, perché loro si aspettavano un uomo più interessante, perdendo così tempo prezioso nel credervi migliori di quanto non siate poi risultati.
Nessuno deve niente a nessuna. E viceversa.
Impacchettate le vostre palle blu e segatevi a casa. Ri-punto.
Ho incontrato parecchi omuncoli tambleri con le palle e l'orgoglio feriti che, frignanti per le aspettative tradite, sentivano di dover in qualche modo pareggiare i conti...
Mi piacerebbe insultarvi in modo colorito e fantasioso ma credo che il vostro specchio ogni mattina stia facendo un lavoro migliore del mio.
E vi svelo un segreto, a voi che vi sentite demascolinizzati da tutte queste donne disinibite, rompicoglioni e pretestuose con le loro lotte femministe.
Le donne sono disinibite?
Scopatevi una bambola gonfiabile ascoltando in loop l'mp3 di vostra mamma che vi dice che voi valete.
Le donne sono pretestuose e rompicoglioni con le loro lotte?
Credo che 10.000 anni di patriarcato abbia conferito loro questo diritto e se a volte alcune polemiche possono sembrare davvero pretestuosamente costruite, pazienza... ci sta che per i primi tempi qualcha uomo possa pagare le colpe dei propri padri, dei propri nonni, dei propri bisnonni, di tutti i parenti defunti dal principio alla fine sino ad arrivare a quel coglione di Agamennone. Si difenderà e sarà riabilitato, lusso poco concesso all'altro 50% dell'umanità.
Se la vostra virilità è così fragile da sentirsi minacciata dalla normalità, allora si merita di essere distrutta senza rimorso alcuno.
Prima ci fate pace con questa consapevolezza, prima smetterete di lagnarvi e accetterete questa nuova normalità, più giusta perché restituisce allle donne il diritto negato da sempre di sentirsi intere.
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intotheclash · 16 days
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Con cosa posso trattenerti? Ti offro strade difficili, tramonti disperati la luna di squallide periferie. ...Ti offro le amarezze di un uomo che ha guardato a lungo la triste luna. Ti offro i miei antenati, i miei morti, i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo: il padre di mio padre ucciso sulla frontiera di Buenos Aires due pallottole attraverso i suoi polmoni, barbuto e morto, avvolto dai soldati nella pelle di una mucca il nonno di mia madre - appena ventiquattrenne - a capo di trecento uomini in Perù, ora fantasmi su cavalli svaniti. Ti offro qualsiasi intuizione sia nei miei libri, qualsiasi virilità o vita umana. Ti offro la lealtà di un uomo che non è mai stato leale. Ti offro quel nocciolo di me stesso che ho conservato, in qualche modo - il centro del cuore che non tratta con le parole, nè coi sogni e non è toccato dal tempo, dalla gioia, dalle avversità. Ti offro il ricordo di una rosa gialla al tramonto, anni prima che tu nascessi. Ti offro spiegazioni di te stessa, teorie su di te, autentiche e sorprendenti notizie di te. Ti posso dare la mia tristezza, la mia oscurità, la fame del mio cuore cerco di corromperti con l'incertezza, il pericolo, la sconfitta. (Jorge Luis Borges)
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fuoridalcloro · 7 months
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“Il punto G è nell’udito, chi lo cerca più in basso perde il suo tempo e anche il nostro. Gli amanti professionisti, e non mi riferisco solo ai leggendari Casanova, Rodolfo Valentino e Julio Iglesias, ma anche ai moltissimi uomini che collezionano conquiste amorose per confermare numericamente la propria virilità, visto che qualitativamente è una questione di fortuna, sanno che il miglior afrodisiaco per una donna sono le parole”.
Isabel Allende - Afrodita
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susieporta · 7 months
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La saggezza del pene.
Mi prendo la responsabilità di aprire la bocca su un tabù di quelli con la T maiuscola.
Scrivo dopo una seduta profondamente toccante con un uomo.
Scrivo perché so che quello che sto per dire non è una cosa rara che capita a pochi, è invece una storia collettiva di dolore che tocca il maschile e lo piega a metà.
Pene grosso o pene piccolo?
Potenza o Impotenza?
Sarai amato o sarai rifiutato?
Così come tantissima dell’insicurezza delle donne vive nel disagio e nell’imbarazzo legato al loro corpo, anche per gli uomini la “sicurezza interiore” spesso passa da un’esame di virilità che spesso avviene da ragazzini.
Ed è proprio da ragazzini che si passa questa specie di spartiacque tra i fighi che ce l’hanno grosso e gli sfigati che ce l’hanno piccolo.
Perché ai ragazzini non glielo insegna nessuno che il valore di un uomo non sta alla pari con la misura del suo pisello.
I ragazzini crescono negli spogliatoi da calcio e tra una doccia e un’altra se ne raccontano di stronzate.
.. e tra una doccia e un’altra tutti ci provano a guardare in sordina verso il pisello dell’altro e a farsi due conti.
Poi se sei fortunato incontri la prima fidanzatina/o innocente e un po’ naive come te che ti farà sentire il suo grande eroe nonostante la misura che porti in mezzo alla gambe.
Ma soprattutto nonostante la tua “prestazione”.
Se sei meno fortunato le prime esperienze sessuali e di confronto con il tuo pene possono essere un disastro.
Per l’uomo con cui ho lavorato l’esperienza che ha segnato la sua storia è stata l’incontro con una ragazza che lo ha in leggerezza umiliato commentando alla misura del suo pene.
L’umiliazione a 13/14/15 anni non è qualcosa che si può risolvere capendo con la testa che cosa è avvenuto.
L’umiliazione verso i genitali è un colpo al centro dello stomaco dove si proverà vergogna per il resto della vita.
Se la sessualità per le donne è spesso un gran bel panorama di vergogna, giudizio, condizionamenti, paure generazionali, colpa del prete e traumi della madre.
Anche la vita sessuale degli uomini è tappezzata di ferite individuali e collettive profondissime.
Il pene è qualcosa di cui vergognarsi, e c’è sempre un motivo buono.
Te ne vergogni perché è sempre pronto per fare sesso.
Te ne vergogni perché non è mai pronto.
Te ne vergogni perché si eccita quando non dovrebbe e te ne vergogni perché si eccita quando dovrebbe.
Te ne vergogni quando ”dura a lungo “.
Te ne vergogni quando “dura poco”.
La comunicazione tra la mente e il pene di un uomo è spesso pari a zero.
Tra il cuore e il pene forse arriviamo a due su una scala di dieci.
Il pene è abbandonato.
Segregato dietro la cerniera dei pantaloni.
Colpevolizzato e demonizzato per tutto il male che ha fatto nei secoli.
Giudicato perché serve solo a quello.
Il pene porta pena, mi disse una volta un uomo.
Si porta appresso pressione.
Ansia da prestazione.
Paura di fallire.
E poi sì certo, è possibile che FUNZIONI il minimo indispensabile per vivere una vita sessuale mediocre “abbastanza”.
Ma il pene non è una funzione.
Così come non lo è la vagina.
Sono organi di senso, altamente intelligenti che SENTONO e sono connessi alla vita intera dell’organismo.
Pensare con il pene non vuol dire pensare solo al “sesso”.
Il centro energetico del sesso, come quello della mente, del cuore, del plesso solare è un centro di potere.
È un centro di conoscenza.
Ciò che rende il pene una pena è la tua disconnessione, il NON ascolto, l’abuso, le credenze limitanti.
Ma soprattutto i traumi, le memorie e le ferite che porta il tuo pene.
Solo attraverso la riconessione con questa parte sacra del corpo un uomo può riconquistare la sua autentica virilità.
Virilità.
Non significa ce l’ho più grosso di te e posso prendere ciò che voglio, distruggendo e senza voltarmi.
Questa è la piaga del patriarcato: gli anni di abuso del potere di un maschile immaturo e sofferente.
Virilità è la bellezza potente del Fallo come simbolo di forza, di presenza, di sicurezza, di energia.
Il Fallo che penetra il cuore della terra per portare Vita.
Il Fallo che porta il SEME della VITA.
Il Fallo che feconda la terra perché sia abbondante di frutti.
La guarigione del “pene” è una guarigione collettiva.
Non è solo degli uomini.
È anche delle donne.
È di tutti coloro che hanno realizzato che qualcosa nella nostra società è andato perso ed è nostro diritto e dovere ricordare.
È di chi parlerà ai ragazzi maschi del potere e della sensibilità che portano in mezzo alle gambe e di come rispettarsi e rispettare con amore e consapevolezza.
È di chi saprà fermarsi ogni volta che l’atto sessuale diventa una gara carica di pressione e potrà piangere invece che continuare a tenere.
Il pene ha bisogno di piangere e di gridare.
A volte eiaculare è pianto e grido trattenuto per troppo a lungo.
🖤
Federica Clemente
#Tantrasciamanico
#maschilematuro
#sessualitasacra
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idettaglihere · 5 months
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so che è una cosa che dovrebbe essere basilare ma siccome non lo è io trovo estremamente attraente quando un uomo esprime le proprio emozioni, piangendo per esempio, senza aver paura che questo mini la sua virilità; stessa cosa con la gentilezza, dolcezza e pacatezza
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vintagebiker43 · 5 months
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Autentica virilità
Vi è mai capitato di andare a vedere un western e scoprire che il vostro vicino di poltrona, per immedesimarsi, è venuto al cinema vestito da capo indiano, con tanto di penne in testa? O vedere Rashomon in mezzo a un pubblico in costume da samurai? O Ratatouille in una sala piena di persone travestite da ratto?
A Spilimbergo, in Friuli, si è potuta vivere un’esperienza simile. Una specie di “realtà aumentata”, con parte del pubblico convinta di essere nel cast del film. Proiettavano Comandante, ambientato nella Seconda guerra mondiale, e una decina di persone è entrata in sala con l’uniforme nazista.
Li guidava un consigliere locale di Fratelli d’Italia, che ha poi spiegato trattarsi di una “presenza scenica con alcuni elementi delle associazioni d’arma”, tra le quali la nota sezione provinciale del Fante (motto: “I fanti sempre presenti!”). Scopo della “presenza scenica” era rendere onore, in uniforme nazi, alla “autentica virilità” della quale il film offre esemplare testimonianza.
Ovvio che si tratti di fascisti, si spera di una certa età. Meno ovvio come ci si possa esporre, oltre che alla reazione di disgusto di chi ancora crede che il nazismo sia disgustoso, a una figura così ridicola di fronte ai propri concittadini, costernati dalla mascherata.
“Ma quello lì vestito da nazista, sarà mica il Bepi?”. Sì, è proprio il Bepi. Al quale, come eventuale attenuante, possiamo concedere di non avere mai visto quelle puntate di Happy Days nelle quali il capofamiglia Howard Cunningham, per andare alle riunioni del suo club, la “Loggia del Leopardo”, esce di casa con un enorme berretto maculato. E tutti ridono.
Ve lo dico spesso, ma mai abbastanza: questi qui, non bisogna mai smettere di prenderli per i fondelli.
- Michele Serra -
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blacklotus-bloog · 8 days
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I brandelli di pizzo nero, celano la tua carne bianca, ansima e palpita, convulsa, rapita, chiede e pretende me. Mi lanci la sfida, poi ti lasci sfiorare, ti concedi, ti neghi e alimenti il mio fuoco. Fiero affondo la mia virilità nella tua carne, ed il mio sguardo nei tuoi occhi di indomita fiera. Affondi i denti e le unghie nelle carni frementi e non vi è nè dominio nè prostrazione. Poi bagliore. I cuori e i respiri lenti si placano, le membra madide cedono, intrecciate e confuse, stremate giacciono sul campo. Si assopiscono le anime, ancora complici, ognuna orgogliosa di se e fiera dell'altra. La gabella del piacere appena riscossa dalla carne è la moneta per attraversare lo Stige della passione e pagare la salvezza di due anime...
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BLACK LOTUS
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t-annhauser · 4 months
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Io e l'alcol
Io e l'alcol non siamo molto amici, però a volte, attirato dal bei colori gialli della bottiglia, mi viene voglia di assaggiare un po' di Strega, oppure di annusare l'Amaro del Capo; il whisky, invece, solo sulle ferite, come i cowboy quando devono estrarre una pallottola (si strappa un lembo di camicia dal braccio e se lo mette in bocca, per fare da bite dentale). La mia tecnica per lo Strega e per tutti i distillati che abbiano una gradazione alcolica superiore ai 12 gradi, è di appoggiare il labbro femmineo al bicchierino e di far evaporare l'alcol all'esterno, inalando poi l'aroma col naso, come se fosse un Vicks Vaporub. È dura la vita dei maschi Beta, scherzati fin da piccoli, virilità sempre messa in discussione, pochi peli in faccia, io nel far west avrei potuto fare giusto il chierichetto o il prete, e anche così mi sarei trovato in difficoltà nel passaggio della transustanziazione del vino (ma le chiese riformate bevono vino durante l'eucarestia? boh). (ma la fanno l'eucarestia? boh). (magari a Santa Fe, o a Lafayette). (questa cosa del flusso di coscienza alla Mr Bloom mi sta prendendo un po' la mano). Ho in progetto di assaggiare anche la vodka, ma sempre con la tecnica precedentemente detta "del Vicks Vaporub": mi spalmo la vodka sul petto e poi la inalo di notte.
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abr · 2 months
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Al posto dell’abusato “restiamo umani”, “torniamo uomini”. È l’esortazione ripetuta nell’ultimo libro di Emanuele Ricucci, “Indecenti” (Passaggio al Bosco), pagine in cui aleggiano Nietzsche, Jünger, Veneziani. Leggendolo, accuso Ricucci di starsene sulle generali, di fare della filosofia, di non fornire esempi. Mi riprometto di farli io gli esempi pratici di uno scandaloso ritorno alla virilità. Ma adesso che sto scrivendo mi ricordo che esprimersi, manifestarsi, è quasi impossibile. Molti esempi che ho sulla punta delle dita sono illegali, e quelli non illegali sono intollerabili. Proprio indecenti. 
C.Langone, via https://www.ilfoglio.it/preghiera/2024/03/12/news/cosa-significa-tornare-uomini-al-ristorante-6316661/
Resistere resistere resistere: disubbidienza civile ai margini della "legalità", senza isterie, senza malanimi, in sostanza senza diventar passivi aggressivi popolazzari ululanti come loro, altrimenti avrebbero vinto.
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kon-igi · 5 months
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NON TEMO IL PATRIARCATO IN SE' MA IL PATRIARCATO IN ME
Quando ricevo un ask anonimo di cui non è possibile estrapolare il genere della persona che mi scrive, dentro di me parto dal presupposto che sia una ragazza.
Potrei addurre a mia giustificazione il fatto che 8 persone su 10 che mi scrivono appartengono al genere femminile (poi arriviamo anche a questo) ma la realtà è un'altra.
Al netto che il variegato ramo della mia famiglia è composto ad alta percentuale di figlie di eva e che ho passato 25 anni a proteggere e a cercare di far crescere serene due figlie femmine, il fatto è che si accetta istintivamente e culturalmente che sia il sesso debole ad aver bisogno e quindi a chiedere aiuto, mentre i veri uomini ce la fanno da soli e non piagnucolano come delle femminucce.
Guardate quanti stereotipi di genere nell'ultima frase e se forse in giro se ne sente usare sempre meno, alla fine il preconcetto rimane radicato, più o meno apertamente negli uomini ma istintivamente anche e soprattutto nelle donne.
Per ciò che mi riguarda, ho peccato spesso (e succede ancora) di paternalismo ma mi dico che è un riflesso condizionato dell'essere stato una presenza rassicurante e spesso risolvente nella vita delle mie figlie, per cui il mio primo istinto diventa quello di trattare l'interlocutore come se avesse sempre bisogno del mio aiuto.
E bene o male, alla fine, chi ha bisogno del mio 'aiuto' - o meglio, mi scrive per parlare di sé - nella maggior parte dei casi è una persona di sesso femminile (non me ne vogliano le persone binarie o trans ma cerchino di capire il senso di quanto vado dicendo).
Perché i maschi si vergognano.
Non tutti ma abbastanza da rendere asimmetrica le richieste.
Chiamatela maschilità tossica, virilità forzata, machismo o mascolinità egemone ma il risultato è sempre quello.
Uomini fragili perché costretti a essere sempre all'altezza di certe aspettative culturali e sociali, ai quali non è permesso chiedere aiuto per il proprio malessere.
Però non voglio fare un torto a tutti quei figli di adamo che mi scrivono e che davvero non sono pochi, comunque.
Il malessere non ha genere, semmai si declina in contesti e con azioni differenti ma alla fine - al di là che gli effetti devastanti siano più evidenti sulle donne - se faccio fatica io per primo ad aprirmi e a rigettare certi bias patriarcali, figuriamoci se posso chiederlo a uomini decisamente meno fortunati di me.
Perché fino a oggi è dipeso molto dalla fortuna... di avere avuto un padre e una madre amorevoli nel modo giusto, amici e coetanei di un certo tipo, ambienti di studio e di lavoro predisponenti a una certa visione della società.
Fino a oggi fortuna...
Domani vediamo dove ci avrà portato questa nuova sensibilità sociale, spero non effimera e di pancia come dentro di me sento il timore.
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Maria Theresa’s contemporaries already praised (...) her “manliness of soul,” her virilità d’anima. Some even called her a “Grand-Homme”; “in the attractive body of a queen” she was “fully a king, in the most glorious, all-encompassing sense of the word.” Later historians reprised the theme, describing her as a “man filled with insight and vigor.” That a masculine soul could reside in a female body had long been a commonplace, albeit one used less to elevate women than to cast shame on men. Praising a woman for her manly bravery or resolution, her masculine courage or spirit, served above all as an indirect criticism of men (…) When a woman is said to be the better man, this casts a devastating judgment on all her male peers. The key point is that calling an exceptional woman like Maria Theresa a “real man” consolidates the sexual hierarchy rather than calling it into question. Such praise assumes that masculinity is a compliment and that the male sex is and remains superior.
For the eighteenth century, a period when the dynastic principle still largely held sway throughout Europe, there was nothing especially unusual about a female head of state. While a woman on the throne was perceived even then as less desirable, she was not yet a contradiction; the spheres of the public and the private, politics and the family were not yet categorically distinct. Maria Theresa’s contemporaries already found it remarkable that a representative of the lesser sex could wield such power. But they did not regard her rule as entirely anomalous: she was “a woman, and a mother to her country, just as a prince can be a man and father to his country.” Her rule proved that “the greatest of all the arts, that of governing kingdoms, is not beyond the soul of a lady.” What was extraordinary, in the eighteenth-century context, was less the fact that a woman held the scepter of power than that a monarch, whether male or female, took the task of government so seriously. Princes came in many forms—patrons of the arts, skirt-chasers, war heroes, family fathers, scholars, philosophers—and each prince could shape his everyday life as he saw fit. Very few approached the task of rule with the single-minded dedication of a Maria Theresa. She met the criteria of a conscientious ruler to a remarkable degree, far more than most other sovereigns of the time.
Stollberg-Rilinger, Barbara (2020). Maria Theresa: The Habsburg Empress in her Time (translation by Robert Savage)
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spettriedemoni · 1 month
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Certe cose cambiano più lentamente
Parlando qualche giorno fa con un’amica, mi sono reso conto di come sia più difficile che ad iniziare una relazione sia una donna. Nel senso: il primo bacio, tranne una sola eccezione, l’ho sempre dato io, a provarci ci ho sempre provato io e se siamo finiti insieme è stato sempre perché comunque lo avevo proposto io.
Mi sono chiesto se non sua anche questo un problema del “patriarcato” che ci vuole sempre con ruoli ben definiti anche in questo: la donna è preda mentre l’uomo è cacciatore (brutta definizione, lo so).
Premesso che io ho sempre pensato che sia la donna a scegliere da chi farsi corteggiare, è pure vero che comunque è sempre vista male se prende l’iniziativa, spaventa l’uomo, ne mina là virilità e tutti quei discorsi che non sto qui a ripetere.
Se uno ci pensa anche nei film hollywoodiani che io ricordi non si vede mai, nelle commedie romantiche e non, la donna dare il primo bacio. Perché?
Sentendo uno spettacolo di stand up comedy su Netflix, quello di Taylor Tomilson (se vi va guardatelo perché è divertentissimo) ho ascoltare un passaggio in cui diceva che le donne sono meno abituate al rifiuto rispetto a un uomo. Certo il ruolo imposto di dover essere quello che fa il primo passo ti obbliga a darti una svegliata, ma anche a prendere belle mazzate per l’autostima, però effettivamente a un certo punto, se capisci che non sei per forza ti ad essere sbagliato ma semplicemente non il tipo per quella ragazza, effettivamente fai il callo ai "no" che prendi.
A una donna questo non succede con la stessa frequenza e penso a quello che ha raccontato Andrea Delogu quando ha detto che per un anno non è riuscita a fare sesso perché sempre rifiutata per un motivo o per un altro. Tipo uno le avrebbe detto: «Non sono un uomo oggetto» un altro le avrebbe detto che temeva come, una volta andati a letto insieme, non si sarebbero più visti, lei non lo avrebbe più richiamato, sarebbe stata una cosa da una botta e via e lui avrebbe sofferto(!).
Tutte obiezioni che una volta avrei sentito uscire dalla bocca di una donna e questa cosa mi ha fatto sorridere un po’.
Forse certe cose non cambieranno i forse cambieranno molto più lentamente.
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