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#UNione Europea
gregor-samsung · 24 days
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“ Il presupposto, quasi esplicito, su cui sorse l’UE fu che i paesi ‘peccatori’ (Italia e Grecia in particolare) avevano vissuto fino ad allora al di sopra delle loro possibilità, eccedendo in spesa pubblica ovviamente non immediatamente redditizia. Ricordiamo le prediche in proposito. Certo, ogni tanto ci viene detto che basterebbe l’importo dell’italica evasione fiscale per risanare il debito che ci strangola e ci rende sorvegliati speciali all’interno della UE. Ogni volta però si conclude, con un sospiro, che si tratta di un male incurabile. E allora, ancora una volta, non resta che «pestare» quelli che «stanno sotto». E anche, forse soprattutto, a tal fine, si provvede ad instaurare, di volta in volta, un esecutivo «europeista». Il teorema non fa una grinza. Salvo che in un punto fondamentale, che vorremmo qui brevemente tratteggiare: alle vere e ataviche carenze italiane potrebbe porre rimedio un gigantesco investimento che incrementi proprio la pubblica amministrazione, ma questo è l’esatto contrario di ciò che «chiede l’Europa». È lamento quotidiano, e ben fondato e largamente condiviso, che da noi manchi adeguato e sufficiente personale in tanti settori vitali: magistratura (giudici e cancellieri: il commissario UE alla giustizia ce lo rimproverava cifre alla mano esattamente il 9 luglio scorso), ispettori del lavoro (le morti bianche sono il nostro flagello quotidiano), scuola (abbiamo ancora le vergognose classi-pollaio di gelminiana memoria particolarmente pericolose sotto ogni rispetto), guardie carcerarie (le vicende e i pestaggi recenti sono una macchia), sistema sanitario nazionale (il lamento in proposito fu molto forte quando l’epidemia sembrò soverchiante). E si potrebbe seguitare. Ci ordinano contemporaneamente di ridurre la spesa pubblica, di far funzionare il nostro paese (e di saldare prima o poi il debito). Arduo: «né pentère e volere insieme puossi / per la contradizion che nol consente» (Inferno, XXVII, 119-120). “
Luciano Canfora, La democrazia dei signori, Laterza (Collana: i Robinson / Letture), gennaio 2022. [Libro elettronico]
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toscanoirriverente · 7 months
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La norma sull'utilizzo delle fonti rinnovabili stabilisce standard non raggiungibili, creando solo frustrazione, mancanza di credibilità e costi elevati. Ecco perché sarebbe meglio un approccio più pragmatico e meno ideologico
Azzeccare previsioni è relativamente semplice, purché non riguardino il futuro. Questa volta però una previsione la facciamo: non vi è alcuna possibilità che gli obiettivi fissati nell’aggiornamento della Direttiva europea (RED III) per quanto riguarda le fonti rinnovabili possano essere raggiunti. Almeno in Italia, ma gli altri stati europei non stanno meglio. L’obiettivo fissato è che al 2030 siano rinnovabili il 42,5% dei consumi finali di energia più un obiettivo non vincolante (ma che significa?) del 45%. Attenzione, questo obiettivo non riguarda la sola energia elettrica, se fosse così già quasi ci saremmo, ma il 42,5 di tutta l’energia. Quindi dobbiamo nello stesso tempo aumentare la quota di energia elettrica prodotta con le rinnovabili e aumentare la quota di elettricità sul totale di energia consumata. E la differenza è enorme. L’elettricità infatti è oggi solo il 21,5 per cento del totale dell’energia consumata.
Per capire di che cosa stiamo parlando è meglio cominciare dai consuntivi, che al contrario delle previsioni presentano numeri certi. Nel 2022, secondo i dati del MASE, solo il 19% dei nostri consumi finali erano da rinnovabili. Sole, vento, idro, geo, ma anche rinnovabili termiche, compresa la legna da ardere, e un po’ di biometano. Nel 2014 era al 17,1. In 8 anni siamo quindi cresciuti di 2 punti. Nei prossimi 7 dovremmo crescere di 23, 5 punti, 12 volte in più del tasso di crescita registrato fin qui. Anche se facessimo oggi tutta l’elettricità con le rinnovabili, cosa impossibile, ci fermeremmo al 31,8, più di 10 punti sotto l’obiettivo. In Europa le cose vanno appena meglio. Siamo al 21% medio, appena due punti sopra l’Italia, grazie soprattutto ad alcuni paesi del Nord Europa, come Svezia e Finlandia, ricchi di idroelettrico e legname.
Da noi la discussione è tutta centrata sulle rinnovabili elettriche, ma occorre capire che in realtà si tratta di perseguire, come detto, un doppio obiettivo. Non solo aumentare la produzione da rinnovabili, ma contemporaneamente aumentare di molto la quota di consumi energetici soddisfatti dall’elettricità. Dal 21,5 % di oggi al 29% nel 2030.  Sembrano pochi  8 punti. Ma il combinato disposto fra le due cose, più rinnovabili e più elettricità nei consumi finali in un tempo così breve, comporta obiettivi irrealizzabili. Stessa cosa per le altre rinnovabili termiche.
Diversi studi, TERNA, Confindustria, Università di Padova, hanno fatto i conti e indicato cosa occorrerebbe fare.  Bisognerebbe da oggi al 2030  installare 700.000 pompe di calore all’anno. Immatricolare 1 milione di auto elettriche all’anno. Nel 2022 sono state 50.000. Installare 120 GW di nuove rinnovabili al ritmo di quasi 20 all’anno contro i 3 dell’anno scorso e almeno 120 GWh di sistemi d accumulo. Aumentare di 15 volte la produzione di biometano. Naturalmente il mix può cambiare, ma siccome nessuno di questi obiettivi singolarmente ha serie possibilità di essere raggiunto le cose non cambiano. Non credo ci sia un solo esperto di problemi energetici che possa ritenere questi obbiettivi realizzabili. Rimane da capire perché l’Europa si ostini ad alzare l’asticella di obiettivi chiaramente non raggiungibili, creando solo frustrazione, mancanza di credibilità e costi elevati. E perché l’Italia che pure ha fatto molti compiti a casa non faccia presente che forse un po’ di  realismo servirebbe. Negli stessi giorni dell’approvazione della Direttiva la Presidenza spagnola ha predisposto un documento dai toni più che allarmistici sulla carenza di una serie di materiali necessari per soddisfare tutte le esigenze. Con il rischio che i costi vadano alle stelle e la dipendenza dalla Cina, dice il documento,  raggiunga lo stesso livello di quella precedente dalla Russia. Suona quindi surreale il commento del relatore tedesco Markus Pieper del Ppe secondo il quale “questa direttiva dimostra che Bruxelles può essere poco burocratica e molto pragmatica”. Il punto è che la Ue si è incastrata da sola ponendosi un obiettivo, quello delle zero emissioni al 2050, che la costringe a stabilire  tappe intermedie altrettanto velleitarie. L’unico risultato per il momento è la perdita di competitività dell’industria europea, la creazione di mercati, auto elettriche e rinnovabili, per i produttori cinesi, l’aumento dei costi per imprese e famiglie. Nel frattempo il contributo delle emissioni europee al totale mondiale continua a scendere. Soprattutto perché crescono quelle degli altri.
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noneun · 1 year
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La CARNE SINTETICA non esiste!
—Dario Bressanini
La carne sintetica non esiste. Esiste, invece la carne coltivata in vitro o in un bioreattore. Quindi adesso parliamo un po' dell'ultimo disegno di legge del governo, lo facciamo un po' a pezzi. Ma prima voglio chiarire questa cosa: l'uso di termini errati e volutamente utilizzati per colpire alla pancia delle persone non al cervello per stupire è una delle tecniche di disinformazione più vecchia. Allora: un elemento sintetico è un qualche cosa che è fatto da zero in un laboratorio chimico, quindi si assemblano le molecole direttamente. In questo caso si parla solo di colture cellulari, cioè sono cellule animali che crescono, si duplicano, si nutrono, si moltiplicano esattamente come fanno in un organismo vivente, solo che viene fatto in un bioreattore. Cominciamo col dire che quel disegno di legge non vieta niente, quindi il trionfalismo del ministro è del tutto fuori luogo. Non vieta niente per due motivi: il primo è che questi prodotti non esistono, non ci sono, per cui non c'è niente da vietare. Come fare un decreto legge un disegno di legge per non so vietare il consumo della carne dell'abominevole uomo delle nevi, OK? Ma anche se esistessero da qualche parte nel mondo, e non in Italia, beh non potrebbe vietare niente perché di fatto sarebbero già vietati. Perché ogni nuovo cibo, ogni novel food, come viene chiamato, deve prima essere preventivamente approvato dall'Unione Europea. Cosa che non è accaduta e non accadrà per vari anni a venire. Quindi non c'è niente da vietare al momento perché è già tutto vietato. Se in un futuro prossimo, perché ci sono svariate startup che in giro per il mondo che stanno lavorando su questo, perché si stima che sarà un mercato di svariati miliardi. OK quindi ci sono dei delle startup che presumibilmente nei prossimi anni tireranno fuori questi prodotti. Cosa succederà a quel punto? Beh succederà che chiederanno l'autorizzazione all'Unione Europea, l'EFSA, l'autorità Europea per la sicurezza alimentare farà le sue considerazioni, così come la faranno l'FDA e le altre agenzie in giro per il mondo. Nel momento in cui tutti i testi di sicurezza alimentare verranno passati e superati, in quel momento daranno l'OK e in quel momento questo disegno di legge varrà meno della carta straccia perché nessuno si può opporre alla libera circolazione delle merci nel mercato europeo.
[...]
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scogito · 1 year
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Comunque leggere sempre le etichette.
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principekamar · 2 months
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🌈 🌈 🌈 Love wins in Greece! 🌈 🌈 🌈 
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rosaleona · 11 months
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Penso si possa dichiarare ufficialmente che nel mar Egeo sono affogate 600 persone perché è altamente improbabile che possano trovarsi altri sopravvissuti.
I 104 superstiti dichiarano che nella stiva, al momento del naufragio, dormivano donne e bambini e che questi ultimi erano almeno 100.
Hanno arrestato una ventina di scafisti che sono i pesci piccoli di questa lunga catena.
La maggiore responsabile di queste morti è l'Unione Europea che rifiuta i corridoi umanitari e paga i due continenti confinanti perché tengano i migranti bloccati lì, a morire lontano dai nostri occhi, così che ci possiamo sentire a posto con la coscienza.
E nuovamente, i mezzi d'informazione hanno due pesi e due misure per trattare le notizie. Fossero morti in un sol colpo 600 civili ucraini, di cui 100 bambini, quanto si sarebbero (giustamente) indignati? Quanto questa tragedia avrebbe aperto i tg per giorni?
Per chi muore fuggendo dai talebani o da Al-qaida o dall'Isis invece non c'è indignazione.
E sappiamo tutti che ci saranno altri naufragi, persino peggiori di questo.
L'umanità mi avvilisce.
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leparoledelmondo · 4 months
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Programma Fit for 55
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"Fit for 55" è un programma elaborato dall’Unione Europea che punta a traghettare i Paesi membri e l'economia europea verso la sostenibilità. Alcuni dei punti di questo piano sono: 
-il divieto di vendita per tutte le caldaie a gas a partire dal 1° settembre del 2029; 
-stop alle auto con motore termico, alimentate da benzina o diesel, nel 2035; taglio del 25% delle polveri sottili nel 2030; 
-salto di classe obbligatorio entro il 2030 per gli edifici in classe energetica G eD; 
-riduzione del 15% dei rifiuti da imballaggio pro capite al 2040.
Un piano ambizioso ma indispensabile se vogliamo limitare i danni del cambiamento climatico e considerate che l’attuale Parlamento della UE si avvia nella corsa di fine mandato (tra pochi mesi ci saranno le elezioni per eleggere un nuovo Parlamento europeo). 
E l’Italia recepisce questo piano d’azione?
Ci sono non poche difficoltà nel rispettare gli obiettivi, presenti e futuri, imposti da Bruxelles. Secondo il database della Commissione, dal 2017 a oggi sono state aperte 1.471 procedure di infrazione contro il nostro Paese (di cui 83 sono ancora aperte) e l’ambiente è tra i settori che in questi sei anni ha collezionato più procedure (276 infrazioni, di cui 17 ancora aperte). E pensare che potremmo essere uno dei Paesi "motore" del cambiamento.
Photo by Michael-Perfecto on Unsplash
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infosannio · 11 months
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Stop ai tirocini gratuiti in Europa, ma il governo Meloni si oppone
Al Parlamento europeo passa la proposta che introduce una retribuzione obbligatoria per gli stagisti. Lega e Fratelli d’Italia si astengono (europa.today.it) – Niente più stage gratuiti in tutta l’Unione europea e regole chiare sulla loro durata e sulla protezione sociale dei tirocinanti. È quanto prevede la proposta del Parlamento Ue che è stata votata oggi a Strasburgo. Tra gli italiani, hanno…
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Armata Rossa: sì o no in base all'evenienza. L'annuale cancellazione della memoria storica.
Da quasi un anno i telegiornali del gruppo Mediaset, e purtroppo non solo, utilizzano sistematicamente l’appellativo “Armata Rossa” per riferirsi alle azioni dell’esercito russo, o almeno, a quello che gli imputano.L’Armata Rossa era l’esercito dell’Unione Sovietica, un paese che non esiste più da 32 anni, diverso per composizione, dimensioni, economia e politica rispetto a quello che è l’attuale…
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explo-bit · 1 year
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Giusto rimuoverla dalla vicepresidenza e sospenderla dal partito, è necessario però riflettere che questo avvenga solo dopo evidenti indizi di corruzione e non a fronte di prese di posizione alquanto insostenibili e fuori ogni evidenza, anche contro i principi propri del suo schieramento. Si chiedano anche come sia possibile che determinati soggetti arrivino ai vertici del partito e delle istituzioni e al modo con il quale costruiscono il consenso.
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gregor-samsung · 1 year
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“ In Ucraina i nazisti, che sono parte dell’apparato statale, ammazzavano tutti quelli che erano contrari alle loro idee, principalmente persone di sinistra. Alcuni forse potevano essere d’accordo con la politica di Putin, però chiamarli “putiniani” è un insulto alla loro memoria, perché molti di loro non erano d’accordo con la Russia; volevano un’Ucraina indipendente, comunista oppure liberale, ma senza il nazismo e gli oligarchi. Per questo uso il termine “di sinistra”. Anche il mio amico Oles Busina era di sinistra, ma non sopportava Putin, lo criticava sempre e voleva un’Ucraina indipendente sia dai russi sia dagli occidentali, e soprattutto era antifascista e denunciava la deriva nazista in Ucraina. Proprio in nome dei nostri amati diritti civili non è ammissibile l’uccisione del mio amico Oles Busina, grande patriota ucraino, antropologo e storico, scrittore e poeta. Colpevole di essersi schierato contro la glorificazione del nazismo da parte del governo golpista di Kiev e per questo freddato a colpi di pistola davanti a casa propria. Nessuno dei nostri difensori dei diritti umani che spesso accusano la Russia di Putin di mancanza della libertà si è mai esposto contro il regime golpista attualmente al potere in Ucraina, colpevole dell’uccisione di Olga Moroz, caporedattore di «Neteshinskij Vestnik», giornale dalle cui pagine lei e i suoi colleghi si esprimevano contro il regime. Nessuno si scandalizza per l’uccisione del deputato del parlamento ucraino Oleg Kalashnikov, organizzatore delle manifestazioni in sostegno del governo legittimo ucraino, oppositore del golpe. Nessuno qui in Occidente chiede al governo ucraino perché sono stati impunemente massacrati come oppositori del regime il procuratore Oleg Melnichuk, Oleksandr Peklushenko, già governatore dell’oblast di Zaporizhya, il capo del consiglio regionale di Kharkiv Aleksei Kolesnik, il segretario del Partito comunista della provincia di Starobeševe Vyacheslav Kovshun, il vicedirettore delle ferrovie ucraine Nicolai Sergienko e molte, moltissime altre persone colpevoli soltanto di aver espresso idee contrarie al governo. L’Occidente preferisce ripetere a sfinimento il mantra sulla presunta “democraticità” dell’Ucraina, anche se si tratta del paese più corrotto tra le repubbliche ex sovietiche, e per comprendere questo non serve prestare ascolto a nessuna propaganda russa, basta leggere i rapporti delle organizzazioni internazionali che monitorano la situazione in Ucraina, dai quali emergono denunce pesantissime, da far gelare il sangue anche al più insensibile tra gli esseri umani. I politici occidentali, però, preferiscono buttare miliardi di euro strappati ai propri contribuenti in quel contenitore contaminato irrimediabilmente dall’illegalità, dalla propaganda e dall’odio che è l’Ucraina di oggi, pur di sfruttarla come un campo di battaglia contro la Russia di Putin. L’Occidente, ovvero gli USA, non vuole perdere la sua egemonia militare ed economica nel mondo, che da unipolare di una volta ormai è diventato multipolare. In tutto questo, le vere vittime sono gli ucraini, che indottrinati dalla propaganda trentennale, che gli ha raccontato di tutto pur di cementificare nelle loro coscienze tre elementi: l’odio per la Russia, la fiducia negli oligarchi pro occidentali e soprattutto un nazionalismo radicale ed estremo che si basa non sull’amore verso la propria nazione, ma sull’odio nei confronti degli altri. Un nazionalismo macchiato dagli episodi più drammatici e più bui della storia ucraina. “
Nicolai Lilin, Ucraina. La vera storia, Piemme (collana Saggi PM), Novembre 2022¹; pp. 109-111.
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toscanoirriverente · 2 years
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Giorno 230
Si dice che la politica sia l’arte del possibile.
Non si tratta certo del mio settore di esperienza, ma ritengo che se è vero, questo lo sia ancor più quando per politica ci si riferisce in particolare a quella internazionale, campo d’azione della diplomazia.
In questo caso per la diplomazia di questi giorni ci sono almeno due cose che sono assolutamente impossibili.
La prima è che Putin accetti una qualsiasi proposta di trattativa – tantomeno una soluzione – che non sia basata sull’accettazione sostanziale delle annessioni appena effettuate. Ormai ha legato ad esse, quali risultato tangibile della sua strategia anti-occidentale e anti-ucraina, il suo destino personale e anche la sua eredità storica. Una qualsiasi rinuncia in merito, a questo punto si risolverebbe in base alla sua stessa retorica in una inaccettabile amputazione territoriale per la Russia, e lui non potrebbe sopravvivere politicamente ad una tale perdita.
La seconda, di contro, è appunto che Zelensky accetti anche solo di trattare sulla base di concessioni territoriali rispetto ai confini internazionalmente riconosciuti, soprattutto nel momento in cui le sue Forze Armate stanno lentamente ma inesorabilmente riconquistando i territori recentemente occupati. L’umore popolare, il morale dell’esercito e la determinazione dei membri del Parlamento sono tali che seppure ritenesse di accettare anche solo in linea di principio qualche sacrificio territoriale, verrebbe immediatamente rimosso e sostituito con una figura più risoluta.
La combinazione di queste due impossibilità rende del tutto improponibile spingere per un negoziato di pace, e continuerà a renderlo tale fintanto che le due impossibilità permarranno.
Se qualcuno ancora si chiede come mai nessuno si fa veramente avanti per tentare una mediazione, la risposta è questa: nessun aspirante mediatore è disposto a “bruciarsi” in un tentativo chiaramente destinato a cadere nel vuoto più totale.
Apparentemente fa eccezione Erdogan, che in realtà si limita ad esprimere una disponibilità solo generica, in quanto è pressato dal proprio calendario elettorale e ha bisogno di mostrare presenzialismo e autorità a livello internazionale per cercare di sollevare le sue personali prospettive politiche.
Tutte le altre personalità tali da poter avere un ruolo di mediazione nel conflitto (il Segretario Generale dell’ONU, i Presidenti di India e Cina, il Papa...) evitano accuratamente di impegnarsi in questo momento sfavorevole per evitare di perdere l’opportunità di tentarlo in seguito in un momento più opportuno.
Questo è un dato oggettivo, e il disperato desiderio di fasce pur consistenti di opinione pubblica occidentale di veder avviato un processo di pace immediato non può cambiare le cose: anche dimostrazioni pubbliche con milioni di persone in piazza a Roma o a Berlino lascerebbero le parti in conflitto del tutto indifferenti.
L’impossibilità di procedere per via diplomatica verso al risoluzione del conflitto lascia per il momento aperta la sola via militare, ed infatti le operazioni proseguono, anche se rallentate dalle condizioni meteorologiche sfavorevoli e dal crescente depauperamento delle risorse logistiche di entrambe le parti.
In teoria il rallentamento delle operazioni militari aprirebbe a sua volta uno spazio di possibilità alla diplomazia, ma permanendo le condizioni attuali questa rimane come abbiamo visto del tutto impotente.
Cosa può annullare queste due impossibilità incrociate che rendono impossibile ogni trattativa?
Il rifiuto di trattare da parte di Putin può essere rimosso unicamente togliendo di mezzo lo stesso Putin: è lui a creare con la sua politica determinata di taglio dei ponti alle proprie spalle le condizioni per il suo stesso rifiuto. Solo un cambio al vertice del Regime russo potrebbe portare ad un annullamento delle annessioni da lui volute e quindi ad una situazione per cui queste non debbano essere una precondizione ad ogni trattativa.
La rimozione di Putin può essere ottenuta unicamente per opera della Nomenklatura del Regime stesso, una volta che questa si renda conto fino in fondo che la guerra non può essere conclusa militarmente in maniera soddisfacente, e che la permanenza al potere dell’attuale autocrate non serve più gli interessi della Russia e della Nomenklatura stessa. Per raggiungere questa condizione, occorre che la pressione militare ucraina – sostenuta dal costante supporto occidentale – prosegua fino a rendere ineluttabile l’eventualità di una sconfitta militare definitiva per la Russia.
Per evitare tale esito inaccettabile, la Nomenklatura procederà alla rimozione dell’ostacolo alle trattative, rappresentato appunto da Putin.
Il rifiuto a trattare da parte di Zelensky NON può essere rimosso con l’eliminazione di Zelensky: la posizione del Presidente ucraino infatti è quella di un rappresentante eletto della sua Nazione e non quella di un autocrate, e quindi è come già detto rappresentativa della volontà della popolazione e del Parlamento.
Per sovvertire la volontà di combattere piuttosto che cedere territori da parte degli ucraini occorrerebbe rendere loro impossibile continuare a sostenere militarmente il conflitto.
Poiché l’intera forza della “seconda potenza militare” del mondo si è rivelata incapace di ottenere tale risultato, l’unico modo sarebbe arrestare il sostegno militare occidentale all’Ucraina. Per raggiungere questa condizione, la propaganda russa sta svolgendo la sua fortissima pressione sull’opinione pubblica occidentale, nella speranza che questa a sua volta costringa i Governi a interrompere “per amor di pace” tale sostegno.
Siccome l’Occidente appare coeso nel suo sforzo di sostenere l’Ucraina fino a spezzare la prima condizione di impossibilità alle trattative diplomatiche, il Regime russo attuale per salvarsi deve assolutamente cercare di ottenere prima che sia troppo tardi la cancellazione della seconda condizione.
Per questa ragione la maggior parte delle azioni russe a questo punto devono essere lette in base agli effetti che si propongono di ottenere sull’opinione pubblica occidentale piuttosto che sulla stessa Ucraina.
La mobilitazione, il continuo tentativo di coinvolgere altri Paesi quali la Bielorussia, le campagne denigratorie sulle leadership occidentali, i sabotaggi ai gasdotti, i tentativi di attacchi “ibridi” e le stesse sconclusionate minacce nucleari, fanno tutti parte di uno stesso schema, volto a presentare il rischio di un qualche “allargamento” del conflitto e quindi a spaventare l’opinione pubblica occidentale quanto basta da farla sollevare contro i propri Governi e costringerli a cambiare politica.
Coloro che in Occidente spingono per arrestare il sostegno all’Ucraina con la convinzione che questo serva a impedire l’allargamento del conflitto e magari anche a portare ad una sua conclusione – seppure al prezzo di costringere l’Ucraina ad un sacrificio che non è disposta a compiere – dovrebbero rendersi conto di essere funzionali allo sforzo di Putin per salvare il proprio Regime e sottomettere un Paese libero.
So bene che la larga maggioranza di queste persone sono assolutamente in buona fede, e che trovano offensivo essere equiparate a meri strumenti di un dittatore: loro sono convinte di essere mosse da motivazioni etiche onorevoli.
Ma se è così, allora dovrebbero forse provare a chiedersi se aiutare un Regime autocratico a sopravvivere e prevaricando un popolo libero rappresenti una motivazione eticamente superiore a quella di sostenere quello stesso popolo libero contro un Regime autocratico.
L’ultima speranza dell’orso Vladimiro è proprio che queste persone scelgano di continuare a sostenere lui, il suo Regime, e il suo tentativo di prevaricazione.
Orio Giorgio Stirpe
#guerrainucraina
#Ucraina
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ermeteferraro · 16 days
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Europa con l'elemetto e il nucleare? No, grazie! (2)
Sull’Europa sta spirando un crescente vento di guerra, che si manifesta in modo eclatante nelle esternazioni dei vertici della U.E., ma meno clamorosamente nelle ‘grandi manovre’ nel campo della difesa comune ed in altri ambiti strategici, in vista dell’aspra battaglia per le prossime elezioni del Parlamento europeo. Recentemente, infatti, sono risuonate le allarmanti dichiarazioni della…
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scogito · 2 years
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Immagina, puoi.
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andre83us · 17 days
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Quale Europa? Confronto in vista delle elezioni: Claudio Sardo e Francesco Giubilei
a cura di Andrea Musacci Potenza democratica, unita, forte e sostenibile  David Sassoli nel ricordo di Claudio Sardo: «il nostro destino» L’Europa come grande «potenza democratica» che a livello globale possa essere all’avanguardia nella difesa della democrazia e dello sviluppo sostenibile. È questa la grande visione che ha alimentato l’esistenza di David Sassoli, ex giornalista e Presidente…
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aaquilas-blog · 20 days
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Assaporiamo la verità, non solo gelati
Chi mi segue sa quanto sia allergica ai ragionamenti pressappochistici, ai pensieri fallaci. Alla pubblicazione di contenuti scritti da chi non ha la minima competenza in materia. Adesso, con il riavvicinarsi delle votazioni europee torna a circolare una pic che è di una faziosità da orticaria e tutto per convincere la gente che è meglio votare contro l’Unione Europea perché con l’euro si…
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