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#Metti una sera a teatro
la-novellista · 2 months
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iviaggisulcomo · 2 years
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"Sembra quasi che se metti la musica (e i libri, probabilmente, e i film, e il teatro e qualsiasi cosa procuri emozioni) al primo posto, non riuscirai mai a chiarire la tua vita amorosa, e non arriverai mai a considerarla come un prodotto finito. Ci troverai sempre qualcosa da ridire, starai sempre in subbuglio, e continuerai a criticare e a cercare di dipanare la matassa finché non va tutto a rotoli e devi ricominciare daccapo.
Forse noi viviamo troppo protesi verso un apice, dico noi che assorbiamo emozioni da mattina a sera, e di conseguenza non riusciamo mai a sentirci semplicemente contenti: noi dobbiamo essere o disperati, o al settimo cielo, e questi sono stati d'animo difficili da raggiungere in una relazione stabile e solida."
(Nick Hornby, Alta fedeltà)
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francescacammisa1 · 2 years
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Sembra quasi che se metti la musica (e i libri, probabilmente, e i film, e il teatro, e qualsiasi cosa procuri emozioni) al primo posto, non riuscirai mai a chiarire la tua vita a morosa, e non arriverai mai a considerarla come un prodotto finito. Ci troverai sempre qualcosa da ridire, starai sempre in subbuglio, e continuerai a criticare e a cercare di dipanare la matassa finché non va tutto a rotoli e devi ricominciare daccapo. Forse noi viviamo troppo protesi verso un apice, dico noi che assorbiamo emozioni da mattina a sera, e di conseguenza non riusciamo mai a sentirci semplicemente contenti: noi dobbiamo essere o disperati, o al settimo cielo, e questi sono stati d’animo difficili da raggiungere in una relazione stabile e solida.
Nick Hornby – Alta fedeltà
Ph William Claxton 
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micro961 · 7 months
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Tiberio Ferracane - U’ pisci spada
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Uno dei tre singoli che coronano il libro dell’artista torinese dedicato a Domenico Modugno
La vita italiana nelle canzoni di Domenico Modugno. A 30 anni dalla sua scomparsa, l'artista torinese ci regala un libro, tre brani a corredo e un progetto che approderà ad un disco.

«La mia scelta di interpretare “U’pisci spada” rientra in un progetto ampio che si inserisce nella presentazione del libro “Mister Volare, 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Domenico Modugno” - Paola Caramella editrice - e che terminerà nella produzione di un disco a lui dedicato. La potenza lirica e l’accompagnamento essenziale (nel disco del 1954 si accompagna con la sola chitarra) mi ha convinto ad affrontare questo brano con il solo utilizzo della mia voce per meglio esprimere la drammaticità di questa storia d’amore tra due pesci spada, in cui la femmina viene arpionata e il maschio pur di starle accanto si lascia catturare e morire con lei.» Tiberio Ferracane
“U’ pisci spada”, lato B della “Donna riccia”, è un brano di Domenico Modugno del 1954 che esce per l’etichetta RCA italiana. Rientra in quella cultura popolare e da cantastorie che tanto ha pervaso soprattutto l’inizio carriera di Modugno. La lingua utilizzata è il siciliano, ma di certo fu scritto nel dialetto vernacolo sanpietrano che tanto assomiglia a quello messinese. Mimmo racconta che la storia è vera ed è accaduta davanti alla costa calabrese. Dice altresì che è la prima sua canzone che ha cantato in pubblico.
“U’ pisci spada” è uno dei tre brani che arricchiscono il progetto editoriale di Tiberio Ferracane intitolato “MISTER VOLARE – 20 anni di vita italiana attraverso le canzoni di Modugno” edito da Paola Caramella. Un pamphlet asciutto e incisivo che attraverso lo strumento dell’intervista, ci restituisce pagine dense di storia, episodi, ritratti e aneddoti, facendoci assistere come fossimo a teatro in prima fila alla crescita, alla maturazione e alla consacrazione di Domenico Modugno, intrecciando le sue canzoni con i ricordi, i momenti salienti, le sfide affrontate dalla sua famiglia.
Il libro contiene anche 3 tracce pianoforte-voce cantate e suonate da Tiberio Ferracane a cui si può accedere con un codice QR dedicato. I brani sono “U’ pisci spada”, “Tu si na cosa grande” e “Vecchio Frack”.
Il libro è disponibile sul sito www.paolacaramella.it e presso tutte le principali librerie e online.
Tiberio Ferracane è un cantautore e interprete, compositore e musicista, insegnante di musica e canto, specializzato in musica e dislessia. 
Nasce a Torino nel gennaio del 1964. Figlio di siciliani profughi dalla Tunisia, che agli inizi del ‘900 erano emigrati in quella terra, dividendosi tra agricoltori e operai, per costruire la ferrovia. 
 Si diploma in organo elettronico e perfeziona in organo liturgico, si diploma inoltre come autore di testi alla scuola di Mogol (C.E.T.).
Dal 2013 a oggi è presidente, socio fondatore oltre che responsabile ed insegnante, nei laboratori musica e canto dell’Associazione Un Mondo in 3D. Doposcuola DSA-BES. www.unmondoin3d.com
Autore e interprete di spettacoli di “teatro-canzone” quali: 
"Marisa tra le nuvole" commedia d'amore, sogno e trasformismo. "Il sale sulle note" viaggio tra le maggiori scuole della canzone d'autore e la cucina regionale. "Ritratti d'Autore" monografie dei più grandi Cantautori e interpreti della canzone d'Autore. “Metti una sera al cinema”
LAVORI DISCOGRAFICI: Album, “Tiberio Ferracane” (2006) – Cantautore Singolo, “L’uomo senza memoria” (2007) – Cantautore Album, “Tiberio Ferracane” (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Singolo, Cosa Rimarrà Di Me (2008) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Che cosa rimarrà di noi” (2009) Edizioni Notebook - Cantautore Album, “Metti una sera al cinema” (2016) – Interprete Album, “Magaria” (2022) Edizioni Moovon – Cantautore – Interprete 

Contatti social
Faebook: https://www.facebook.com/Tiberio-Ferracane-146415408805544 Instagram: https://www.instagram.com/tiberioferracane Youtube: https://www.youtube.com/user/MrTiberioferracane Spotify artista: https://spoti.fi/33pOQyY Spotify playlist libro Mister Volare: https://t.ly/PSlE
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telodogratis · 2 years
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A Torino undici cuori di aquila per matare i granata
A Torino undici cuori di aquila per matare i granata
Una serata come quella di stasera a Torino in tanti tifosi rosanero l’aspettavano L’articolo A Torino undici cuori di aquila per matare i granata proviene da PalermoLive.Calcio, Sport, coppa italia, TorinoPalermo Metti una sera a cena…una di quelle sere che da tempo sognavamo. Il Palermo appena tornato nel calcio che conta sarà di scena alle 21,15 in un importante teatro. Lo stadio Olimpico di…
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teatroarciliuto · 4 years
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@TeatroArciliuto | Giovedì 20 Febbraio 2020 Metti una sera a (S)cena con L’Umanario o del Peccato Originale (@Teatroarciliuto) (@Arciliutopress) (@promosocialit) (@atuttosocial) Giovedì 20 febbraio 2020, al Teatro Arciliuto in Roma,  TTT - Tasting Theatre Team - Metti una sera a ...
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fuoridalcloro · 3 years
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“Sembra quasi che se metti la musica (e i libri, probabilmente, e i film, e il teatro, e qualsiasi cosa procuri emozioni) al primo posto, non riuscirai mai a chiarire la tua vita amorosa, e non arriverai mai a considerarla come un prodotto finito. Ci troverai sempre qualcosa da ridire, starai sempre in subbuglio, e continuerai a criticare e a cercare di dipanare la matassa finché non va tutto a rotoli e devi ricominciare daccapo. Forse noi viviamo troppo protesi verso un apice, dico noi che assorbiamo emozioni da mattina a sera, e di conseguenza non riusciamo mai a sentirci semplicemente contenti: noi dobbiamo essere o disperati, o al settimo cielo, e questi sono stati d'animo difficili da raggiungere in una relazione stabile e solida”.
Nick Hornby - Alta Fedeltà
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spettriedemoni · 4 years
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Lettere a mio figlio 44
Ciao Tigrotto,
stai crescendo in fretta, sei sempre più alto. Ieri sei arrivato a citofonare a tua nonna senza essere preso in braccio e senza arrampicarti sul passeggino. Sei sempre stupito quando vedi passare gli autobus e ti emozioni ogni volta. Hai imparato a leggere i numeri grazie agli autobus. Stai pure imparando a leggere numeri con due cifre. Avevi già cominciato con il ventilatore a dire il vero ma ora con gli autobus hai fatto passi avanti ancora più marcati.
Tendi a confondere il 9 con il 6 ma a volte ho la sensazione che tu ci stia prendendo in giro. Insisti che un sei sia un nove e viceversa e poi ci guardi con quell'aria furbetta che ti caratterizza il viso. Una faccia da delinquente che sorride sorniona.
La sera è sempre complicato convincerti a lavarti i denti ma ancor più complicato è farti addormentare perché vuoi "giocare a nascondino" sotto il lenzuolo. Scalci tanto sotto il lenzuolo e poveri noi quando finiamo a tiro delle tue gambette che agiti come un mulinello.
Sei tenero quando mi chiedi di restare con te a letto e mi metti un braccio al collo. Dura poco però: subito dopo di rigiri finché non trovi una posizione e ti addormenti. A volte fai finta di piangere se ti diciamo di no. Tua madre dice che in questo sei un attore nato. Parli spigliato, usi espressioni ricercate e vuoi raccontare tutto quello che ti passa per la mente o che hai vissuto poco prima.
Al mare continui a correre e a giocare e poi, tornando a casa, vuoi venire in braccio a me o a tua madre. Ti aggrappi con mani e piedi e appoggi la testa sulla spalla mia o di tua mamma. Lei ti chiama "koala" quando fai così e ti porto volentieri a quel modo anche se ormai sei sui 16 chili.
Tua madre dice che sarebbe utile, appena arrivi all'età giusta, farti fare un corso di teatro o di recitazione. Chi lo sa se vorrai. Di sicuro farai quello che vorrai tu, senza problemi.
È la tua vita ed è giusto che sia tu a decidere cosa fare e come viverla.
Il nostro compito è quello di sostenerti, qualunque siano le tue scelte.
Quelle spetterà a te farle.
Ti vogliamo bene.
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unpenny · 4 years
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Sembra quasi che se metti la musica (e i libri, probabilmente, e i film, e il teatro, e qualsiasi cosa procuri emozioni) al primo posto, non riuscirai mai a chiarire la tua vita amorosa, e non arriverai mai a considerarla un prodotto finito. Ci troverai sempre qualcosa da ridire, starai sempre in subbuglio, e continuerai a criticare e a cercare di dipanare la matassa finché non va tutto a rotoli e devi ricominciare daccapo. Forse noi viviamo troppo protesi verso un apice, dico noi che assorbiamo emozioni da mattina a sera, e di conseguenza non riusciamo mai a sentirci semplicemente contenti: noi dobbiamo essere o disperati, o al settimo cielo, e questi sono stati d'animo difficili da raggiungere in una relazione stabile e solida. Forse Al Green è responsabile di molte più cose di quante mi sia mai reso conto.
Nick Hornby, Alta fedeltà 
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pathemata-mathemata · 4 years
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Un po' di noi
Ti ho visto la prima volta una sera di giugno, faceva caldo e in paese si festeggiava il patrono. Ricordo che ero seduta su di una sedia bianca a bordo campo mentre guardavo le mie amiche ballare i balli di gruppo in mezzo alla pista. Ad un certo punto mi sono voltata e ti ho visto, serio e orgoglioso, camminavi avanti e indietro con le mani dietro la schiena per darti l'aria importante, ma lo sguardo lo avevi perso chissà dove, come i pensieri. Ho pensato fossi interessante ma che con te non avrei mai avuto nessuna possibilità, infondo io non sono il tipo che attacca bottone. Ti ho cercato con lo sguardo un altro paio di volte prima di alzarmi e andarmene a casa, perché la serata non era poi così divertente ed io avevo appena litigato con il mio ragazzo. Non pensavo ti avrei più rivisto e, forse, nemmeno me ne importava tanto, eri uno sconosciuto che mi aveva colpito, così come a volte capita che un passante ti possa suscitare un certo interesse con uno sguardo ma non ti azzarderesti mai ad avvicinarti. Ammetto di non averti nemmeno riconosciuto quando, mesi dopo, ti ho visto presentarti alla platea al teatro.
- Mi chiamo Marco -
Questo è tutto quello che hai detto, poi sei andato a sederti in seconda o terza fila e hai ascoltato distrattamente la lezione. Anche allora ho pensato fossi qualcosa di straordinario senza rendermi conto che già ti avevo visto. Mi ci è voluto un bel po' di tempo e la fine della mia relazione prima di ricordare dove avessi incontrato in precedenza quello sguardo serio e orgoglioso, ma allora ero già innamorata di te e non volevo ammetterlo. Se mi chiedessero quando ho cominciato a provare tutto questo risponderei che non ne ho la più pallida idea. Forse è il modo che hai sempre avuto di preoccuparti per me che mi ha trascinato nel vortice, come quella sera di gennaio in cui io non facevo altro che tossire e tu mi lanciavi qualche sguardo preoccupato fino a che ti sei fatto vicino.
- Stai bene? -
- Sì, è solo un po' di tosse e raffreddore, o forse mi sto ammalando -
- Si vede che non stai bene, ora vai a casa, ti fai un tè caldo e ti metti a letto. Non uscire per nessun motivo -
Ho pensato sembrassi mia madre in quel momento ma ho evitato di dirtelo.
- Va bene -
- Non sai quanto ti invidio, tu adesso andrai a dormire, a me tocca stare in discoteca a fare servizio fino alle cinque di mattina -
- Lo hai scelto tu -
- Lo so, ma potrei romperti le scatole e scriverti qualche messaggio così tengo sveglia anche te -
- Spengo il telefono la notte -
Non so perché ti abbia detto una cosa simile, forse perché ero nervosa per via del tuo interesse. Ogni volta che mi dicevi qualcosa di carino scappavo via come se tu avessi potuto bruciarmi con una parola. Mi spiace, non sono mai stata brava a relazionarmi con la gente, ecco perché me ne sto sempre in disparte e preferisco confondermi con la parete, e tu lo vedevi e ogni volta venivi a riprendermi e mi trascinavi di nuovo tra i vivi. Solo quando mi eri accanto capivo di respirare sul serio. Solo quando mi guardavi tu capivo di esistere davvero. E non te l'ho mai detto. Per questo ti ho perso, per le cose non dette e le cose non fatte. Come quel giorno in cui ho scoperto che uscivi con Sara. È stato come un proiettile che ti colpisce a sorpresa perché non avevi notato nessuno puntarti addosso una pistola. Credevo che non ti meritasse ma non sarei mai venuta a dirtelo, perché infondo quella che credeva di non meritarti ero io.
Per parecchio tempo mi sono chiesta cosa mai potesse trovare in me uno come te, siamo agli antipodi, siamo opposti, anche se col tempo ho imparato che ci sono dei punti in comune.
La vita continuava, nel frattempo, tra le giornate a scuole e il cielo coperto di nuvole. Mi ripetevo che non mi servivi tu per stare bene e che se con lei eri felice allora ok, ti avrei dimenticato. Ma tu non me lo permettevi. Non capivo a che gioco giocassi, come quel sabato sera in cui ti sei presentato all'improvviso cogliendo tutti di sorpresa.
- Cosa ci fai qua? -
- Ho visto sul programma dei turni che c'eri tu e ho pensato di passare a fare un giro. Ho portato anche il gelato -
Io tentavo di starti lontano, ma piano piano mi sono ritrovata accanto a te. Dicevi che dovevi scappare perché il tuo amico dava una festa nel suo locale, ma ti sei fermato per più di un'ora e poi mi sei mancato per tutta la notte.
Il nostro rapporto diventava sempre più ambiguo, sapevo che ti vedevi ancora con Sara, perciò me ne restavo in disparte, ma tu ti facevi sempre più vicino, ti facevi mettere in gruppo con me e mi trattavi da principessa. Io tentavo di nascondere il mio interesse e dissimulare il tuo, ma la gente col passare del tempo ha cominciato a captare i segnali e hanno iniziato a fare il tifo per noi. Bastava che ci scambiassimo uno sguardo e per loro sembrava la fine del mondo. Eravamo belli da morire, tu per la tua sicurezza ed io per la mia timidezza. Un giorno ridendo e scherzando mi hai detto di passare alla festa del patrono così avremmo potuto bere qualcosa insieme. E così, dopo un anno esatto da quando ti avevo visto la prima volta, ci ritrovammo io e te al bancone del bar a chiacchierare della maturità che avrei affrontato da lì a qualche giorno. Odio ammetterlo ma il giorno dell'esame orale ti avrei voluto fuori dalla porta ad aspettarmi. Invece non c'eri. Non ci saresti più stato, a dir la verità. È stato l'inizio del declino che mi ha portato, al termine dell'estate, a scoprire la tua relazione con Mara, una ragazza conosciuta in palestra.
Ti ho odiato. Ti ho odiato davvero tanto, perché mi sentivo presa in giro, usata, trattata come se avessi dovuto essere la tua ennesima conquista, un numero. E ho odiato me, perché ci avevo creduto, perché mi ero lasciata ingannare dai tuoi occhi castani e le belle parole. Mi sono odiata perché non riuscivo a trattenere le lacrime, perché avevo gli occhi stanchi e i capelli in disordine, perché uscivo con gli amici e ti cercavo tra la gente, anche in quei posti dove sapevo non avresti mai potuto esserci.
- Non sei più tu -
Gli amici me lo ripetevano spesso, ed era vero. Non ero più io, perché quella piccola luce che avevo negli occhi era scomparsa e sapevo non sarebbe più tornata.
Verso la fine di settembre sei andato a Copenaghen con lei, il primo di tanti altri viaggi che avreste fatto insieme. Mi avevi detto che saresti tornato il lunedì, invece il lunedì mattina ti sei presentato d'improvviso durante il mio turno con la colazione. Non riuscivo a guardarti, scappavo sulla terrazza e speravo te ne andassi il più presto possibile, perché non sopportavo la tua presenza, non dopo che eri stato per giorni con lei. Forse avevi capito il mio disagio perché non tentasti nulla per cambiare il mio atteggiamento.
Il tempo passava sempre di più ed io e te ci vedevamo sempre di meno, poi una sera ci siamo beccati quasi per caso, dico quasi perché io ci speravo. Mi hai abbracciata così intensamente che credevo di scomparire.
- Sei la mia principessa -
Me l'hai ripetuto più volte, ed io ci credevo, ho sempre creduto alle tue parole, alle tue bugie. Quella sera abbiamo anche litigato, tanto che te ne sei andato nell'altra stanza per un po', poi sei ricomparso.
- Visto che sono tornato? -
- Sì -
- L'ho fatto solo per te -
Ci ho provato a dimenticarti, ci ho provato davvero. Negli anni a venire sono uscita con molti ragazzi, molti dei quali avrebbero fatto di tutto per me, ma io non riuscivo ad innamorarmi di nessuno di loro. Loro non erano te. Era impossibile andare avanti così ma non potevo fare altro. La tua relazione andava a gonfie vele, ormai riuscivi anche a parlare di lei in mia presenza, non ti nascondevi più, mentre io ancora nascondevo la ferita che avevi provocato. Tentavo di colmare il vuoto con qualunque cosa, avevo anche riniziato a fumare. Tu ogni tanto venivi a sapere di qualche mia storia e in quei momenti non mi parlavi, mi evitavi, fingevi che non ti interessasse ma poi ti arrabbiavi con me per cose di poco conto.
Un giorno che stavamo chiacchierando mi hai detto che saresti partito per Lisbona la settimana dopo.
- Guarda che voglio una cartolina eh -
- Ok -
La mia era stata una battuta, ma qualche settimana più tardi, mentre fuori infuriava un temporale estivo, ti sei fatto più vicino e in mano avevi qualcosa.
- Ti ho portato un segnalibro perché della cartolina non te ne saresti fatta nulla, il segnalibro invece lo puoi usare sempre, so che leggi tanto -
Non sapevo che dire. Mi avevi lasciato senza parole. Inutile dirti che dopo anni quello è l'unico segnalibro che continuo ad usare, mi accompagna in ogni viaggio e i miei amici quando se ne accorgono sorridono e non dicono nulla, perché sai non gli parlo più di te, a volte capiti in qualche discorso ma sei solo di passaggio. Ho vissuto momenti belli e momenti brutti senza che tu ne sapessi nulla, ho iniziato e troncato relazioni senza dirti niente, mi ripetevo che stavo andando avanti con la mia vita, ma ogni volta che ti vedevo, anche per poco, mi sembrava di tornare al punto di partenza, crollavo di nuovo e finivi per mancarmi più di prima. Un giorno stavamo parlando del più e del meno, per me era un momento orrendo della mia vita, tutto sembrava andare male, ed ecco l'ennesimo colpo.
- Perché non mi hai detto che andrai a convivere? -
Serena te lo ha detto così, con semplicità, come fosse la cosa più scontata del mondo. Tu sei rimasto in silenzio per un po', non sapevi cosa dire, sei sbiancato e hai cambiato discorso. Io, beh io, ho sentito il pavimento crollare e risucchiarmi, un altro colpo al cuore, un altro proiettile inaspettato da una pistola invisibile. Hai tentato di rimediare tutta sera.
- Andiamo a bere qualcosa dopo? -
- Certo -
Certo, ma alla fine non ce l'ho fatta, non ho retto il colpo, sono tornata a casa e ho pianto come non piangevo da tempo. Ero di nuovo svuotata. Sapevo già di averti perso ma quella è stata la prova definitiva. Non serviva che mi dicessi quanto fossi felice, lo sapevo da me anche se non volevo ammetterlo.
Ci sono stati tanti momenti in cui avrei voluto baciarti e non l'ho mai fatto, era come se ci fosse una linea rossa invalicabile che non mi permetteva di avvicinarmi a te.
Ne abbiamo passate tante, e tanto ti devo. E anche ora che sono passati anni non riesco del tutto a staccarmi da te. Ti voglio bene e questo lo sai, ma che ti amo non lo saprai mai. Non ho mai lottato per te e mi dispiace, ti ho lasciato tra le braccia di una ragazza che ti merita più di me. Passare una vita a cercare di averti e non averti mai. Una storia con un solo punto debole: io. Avrebbe tutto potuto essere diverso, ma la vita non ha voluto. Ora, mentre guarderai l'aurora boreale abbracciato all'amore della tua vita, vorrei che tra quei paesaggi ricordassi un po' i miei occhi verdi.
(So che lui non leggerà mai queste parole, ma io avevo bisogno di scriverle. I nomi sono inventati, la storia è vera)
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la-novellista · 8 days
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Al Ringling Theatre, Wisconsin (USA)
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[Skam Italia] Fic: Monologhi interiori
I’m really not planning to translate this into English, since there is already @skamsnake‘s fic delving into this concept beautifully, with her “Deserters of the balcony” ... But I haven’t seen one in Italian yet, so... Una cosetta veramente senza alcuna pretesa, scritta perché mi andava dopo aver visto questo post di @silenzio-assenzio​ ( http://silenzio-assenzio.tumblr.com/post/181808805604/un-penny-per-il-monologo-interiore-di-nico-durante ) Sospensione dell’incredulità sul fatto che questi monologhi siano in italiano, okay ;D ?  Un giorno riuscirò a scrivere qualcosa di un po’ meno breve... Ma non è questo il giorno.
17 Settembre 2018 - Ore 07:59 Quest’anno andrà meglio. Esagerazione. Quest’anno farà meno schifo dello scorso. Ce può sta’, sì. Quest’anno dobbiamo soltanto arrivare alla matura senza troppe assenze, tenere una media alta che se no mamma ce sta ancora più addosso ed evitare drammi. Non siamo qui per farci amici. Socializzare, okay. Evitare che ci sparlino dietro, pure. Più di così, si vedrà. Vorranno sapere che è successo al Virgilio, ma non mi va di parlarne. Non mi andava nemmeno di uscire dal letto, in verità, ma se avessi mancato il primo giorno so che avrei dovuto mettermi a ridiscutere la scelta di non andare ad una scuola privata con i miei. Okay, Niccolò, vediamo di che morte dobbiamo morire.
8 Ottobre 2018 - Ore 13:04 Che palle. Altri 8 mesi e mezzo così no. Cioè, son circondato da gente tollerabile - fatta eccezione per Covitti, a cui probabilmente brucia il culo di non essere più la star della classe? bo’, davvero, non capisco quale sia il suo problema - ed i prof non sono né più né meno pesanti rispetto a quelli che c’avevo ma... Altre occasioni per conoscerli meglio? O per liberarmi di ‘ste cazzo di ore di alternanza? In cui magari, per una botta di culo, trovo anche il ragazzo pieno di lentiggini che ho intravisto nei corridoi? Quello che c’ha un amico che non butteresti via manco lui - il fascino dell’occhio azzurro - esatto.  Seh. Vabbé. Sogna, Niccolò. Sogna.  C’avrà di meglio da fare, sicuro. A parte il gruppo di teatro, il nulla cosmico. Interpreto già la parte di un sano di mente tutti i giorni, quindi grazie ma anche no grazie.
“Ehi, ciao! Avete mai pensato di avere di un vostro programma in radio?” No, non ci hai mai pensato. Chi cazzo l’ascolta, poi, una radio scolastica? Nessuno. Ma è un modo come un altro per far passare il tempo. Per far sembrare le giornate meno monotone e tutte uguali. E poi te lo chiede Sana. Glielo devi, dopo che l’hai tagliata fuori dalla tua vita per storie tue con suo fratello... no? Sempre meglio che andare a pulire i cessi al McDonalds, di sicuro. O stare a sentire Maddi e le sue interessantissime cronache delle giornate all'università. In cui non ribadisce mai, figuriamoci, che se fossi stato più attento a seguire la terapia ed i suoi consigli magari a quest’ora il diploma ce l’avrei. Non lo fa apposta. Non lo dice apertamente. Lo fa intuire.  Quand'è che ci decidiamo a mollarla, comunque?  Nell'anno del mai, perché poi con chi c’andiamo a lamentare quando stiamo uno schifo? Chi è che c’è sempre stato? Ecco, già abbiamo la risposta.  Bravo Niccolò, bravo. 11 Ottobre 2018  - 17:43 C’è. C’è!  Okay. Piano d’azione al volo: non voltiamoci, non lo guardiamo, facciamo finta che non esista e di non sentire che ci sta fissando. Lui mica lo sa che c’abbiamo ‘sta paranoia che la gente non c’abbia di meglio da fare che starci con gli occhi addosso e che abbiamo sì imparato a fregarcene... Ma fatto sta che se entro in una stanza io do per scontato che la gente mi stia ad osservare.  Incluso lui.  Ma se mi volto e lo guardo poi magari finisce che mi strozzo con la torta, o m’inciampo nel banco. No. Un minimo di dignità, ora che abbiamo un pubblico. Salutiamo le ragazze. Studiamo con grande interesse il piatto di plastica e voltiamoci verso la lavagna. No, Nico, non distogliere lo sguardo neanche per un attimo. Mantieni questa tua aria misteriosa e distaccata, finché puoi. Magari lo stani... Ehi. No. Stop. Dove stai andando, tizio carino di cui non so manco il nome? Non te l’aspetti che io ti segua, eh? Che io me ne stia seduto oltre il vetro, a luce spenta, a sentirti cazzeggiare con il microfono della radio? Che esattamente la ragione per cui lo farò, metti mai che succeda qualcosa di elettrizzante. Qualcosa che non so manco io che vorrei che fosse, ma che non m’aspettavo sarebbe stato il trovare qualcuno con cui non pesano i silenzi.  Con cui mi escono sorrisi che non sono falsi, con cui parlare senza starmi a chiedere cosa potrei mai dire per far colpo e rendere memorabile la conversazione.  E non mi era mai successo prima, perciò mi raccomando Niccolò: non mandare tutto a puttane come tuo solito immaginando cose che non ci sono. Cerchiamo di conoscerlo meglio, prima, e di vedere se questo suo interesse è soltanto qualcosa di vago - un ‘non t’ho mai visto prima, da dove esci fuori?’ con aggiunta di ‘uao, mi ha rivolto la parola uno di quinto’ che non è mai da sottovalutare - o se c’è qualcosa su cui possiamo lavorare. Lavorare per portare dove? C’è Maddalena, te la ricordi? Sì, ora non corriamo. Nessuno sta partendo con film in cui te stai a pacca’ sto ragazzo - che ancora non sai come si chiama: ma ce la fai a chiedergli il suo nome, Colino? - sul terrazzo della scuola. Nei bagni. Nella sala di registrazione della radio. Nessuno. Zero film proprio. Stiamo a scambiarci sguardi, passandoci il fumo, e va bene così. Ovvio che deve arrivare ‘sta tipa. Che io non sono da antipatie a pelle, di solito, ma ‘sta qui m’irrita già solo dalla confidenza che dà al mio compagno disertore. Vi conoscete? State insieme? Non sono cazzi miei? Posso tollerarti giusto perché mi dai l’occasione di presentarmi, anche se lui ancora non lo fa. Però, ecco, potresti cogliere quando ti si ‘sta sottilmente invitando a sloggiare che qui si vorrebbe rimanere soli un altro po’.  No, okay, forse ho parlato troppo presto quando t’ho definita più simpatica di tuo fratello. Covitti. Un cognome, una garanzia. 16 Ottobre 2018 - 11:55  Andiamo a fumare? Sì, perché no? Diamo casualmente al nostro nuovo amico - uno di quei pochi con cui hai vagamente legato, in questa scuola di merda - appuntamento sul quel balcone. Quello che ti permette di buttare l’occhio in IVB e magari beccare Marti di sfuggita.  Marti che sarebbe Martino Rametta, da quanto hai letto sui fogli di entrata/uscita della radio, ma che sei liberissimo di chiamare come ti pare nella tua testa. Fatti valere, Niccolò.  Che magari c’è Marti, lì dentro, che te sta’ a spogliare con gli occhi. Te piacerebbe. Può darsi benissimo che non sia così, certo, ma può darsi anche che sì, okay? Infatti: guarda un po’ chi c’è?  Indoviniamo pure chi s’è appena dato una sigaretta sui denti, troppo distratto da ‘Sono o non sono l’uomo dei tuoi sogni, eh? Eh? Guardami ancora, Martino, guardami!!’ per avere pure idea di dove stessi ficcando quella cazzo di sigaretta? Avrebbe potuto andare peggio, avrei potuto mettermela su per il naso. E l’ho fatto pure sorridere. Adoro farlo sorridere.  Magari posso invitarlo a casa mia uno di questi giorni, e farlo sorridere ancor di più?
Maddalena! Ci sta sempre Maddalena, Niccolò! Perché non ti preoccupi di far sorridere lei, piuttosto? Ultimamente c’ha sempre ‘sta aria da martire, che è anche comprensibile dopo tutto quello che le ho fatto passare in ‘sti 3 anni... e okay, diciamole che ci vediamo venerdì sera per andare al cinema che è tipo un secolo che non usciamo - ma non da soli, che me sale l’angoscia solo a pensare di star solo con lei e forse questo dovrebbe dirmi qualcosa ma... ma BLABLABLA vaffanculo, come direbbe il Vate - e torniamo ad occuparci di Martino. Distratto da Sana, non ci siamo! Che crede che tu stia qui ad aspettare i suoi comodi?  Ritirata, soldato Fares! Torneremo all'attacco un altro giorno.  E vediamo di liberarci di quella fastidiosa vocina che fa  “S'informano i signori viaggiatori che Niccolò Fares sta sotto tutta Trenitalia ed Italo per Martino Rametta, ci scusiamo per il disagio.” ogni volta che incroci il suo sguardo, già che ci siamo. 19 Ottobre 2018 - 14:22 Martino? Che ci fa qui? Non mi pare che prenda ‘sto autobus per andare a casa.  Di sicuro non è per seguire me, che manco m’ha notato. Che ‘sta a guardare su quel cellulare? Messaggi della Covitti? I cazzi miei mai, no. Quelli non sono interessanti, m’hanno rotto. Facciamo le persone educate e salutiamo, non facciamoci distrarre né dai suoi occhi né dalle sue labbra - impresa difficile ma non impossibile - e sbirciamo. Sana. Che non sembra avergli dato la risposta che sperava. Magari posso aiutare, chiedere non costa nulla. E mi stai forse dando la scusa perfetta per invitarti da me, Marti? E ti pare che io non ne approfitti? Quando mi ricapita di sapere che musica ascolti, che libri leggi, guardarti e pensare a quanto vorrei sdraiarti sul divano o inginocchiarmi ai tuoi piedi e... No. Quelle fantasie teniamocele per noi, Nico. Non facciamolo scappare a gambe levate già da subito. Godiamoci questo venerdì pomeriggio insieme, sentendoci il cuore scoppiare per come anche solo stare a meno di un metro da Martino ci faccia sentire vivi come prima d’ora.  Maddalena chi? 19 Ottobre 2018 - 19:30 Maddalena. Maddalena, sì. Me la ricordo, vagamente. Gliene volevo parlare, a Martino, ma non mica potevo uscirmene di punto in bianco con un ‘Ah, ci starebbe ‘sta tipa con cui esco da 3 anni ma niente di serio. Te dimmi che ce stai ed io la mollo, giuro.’ Un conto sarebbe se ce stessa a prova’, ma non me pare. Cioè, forse sì. Più che provarci ci sta, ma ancora non sono sicuro fino a che punto. Metti che ora mi alzo e lo baci, dopo essermi tolto il sapore di ‘sta merda - e ne vado pure orgoglioso di averla cucinata, perché Marti pareva davvero colpito dal mio estro gastronomico, eh! -  dalla bocca con un sorso di birra, posso essere sicuro al 100% che non mi ficchi la faccia nel piatto e se ne vada? No. E allora perché parlargli di Maddalena? Non c’è motivo. Troverò il momento per dirgli di lei. Be’, ora che m’ha scritto ci si vede stasera per il cinema, e tra pochissimo passa da me con Matteo ed Elisa pare che l’abbia trovato Maddi, il momento. Perché ti pare che mi so’ ricordato di averla invitata io fuori, quando c’ho Marti in casa. Che continua a scherzare e sorridere, facendomi quasi sperare che sia io a metterlo di buon umore. E so che è da infame baciarla così, davanti a Martino. Senza nemmeno avergli menzionato prima la sua esistenza. Ma ‘sti cazzi. Non sono esattamente una bella persona, non creiamogli false illusioni. Piuttosto, teniamo d’occhio la sua reazione oggi e nei prossimi giorni. Chissà che non ci possa dire qualcosa.
---------------- A/N: Non so voi, ma quando parlo tra me e me a volte mi do del ‘tu’, a volte parlo al plurale “noi” e butto là qualche osservazione in prima persona, ma non uso MAI esclusivamente quest’ultima. Magari è soltanto qualcosa che faccio io, ma mi andava di dare questa impostazione anche a Nico... 
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sonyclasica · 3 years
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IL VOLO
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“THE ECSTASY OF GOLD”
"The Ecstasy of Gold" (de la película El bueno, el feo y el malo) del maestro Ennio Morricone por primera vez con letra escrita por ANDREA MORRICONE especialmente para IL VOLO. Hoy disponible.
Escúchala AQUÍ
Reserva el álbum AQUÍ
“IL VOLO SINGS MORRICONE” , el esperado nuevo álbum de IL VOLO dedicado al Maestro, saldrá a la venta el próximo 5 de noviembre. Se trata de un emocionante viaje a través del arte y la música de uno de los más grandes compositores del siglo XX, en el que Piero Barone, Ignazio Boschetto y Gianluca Ginoble han trabajado durante meses. El nuevo tema “The Ecstasy of Gold” (de la película El bueno, el feo y el malo), está disponible en formato digital HOY viernes 22 de octubre, antes del lanzamiento del álbum.
Por primera vez, el tema de Ennio Morricone viene acompañado de la letra escrita por ANDREA MORRICONE especialmente para Il Volo.
El vídeo del tema --rodado por YouNuts en Cerdeña-- también estará HOY disponible a lo largo del día.
“IL VOLO SINGS MORRICONE” es un álbum de 14 canciones que recogen las legendarias melodías del maestro, que han permanecido de forma indeleble en nuestra memoria.
También puedes reservar o pre-guardar la copia física o digital del álbum aquí:. El disco estará disponible en los siguientes formatos: CD estándar, CD de lujo, vinilo doble a color, vinilo doble negro. También está disponible el tema "Your Love", que se present�� por primera vez en el Festival de San Remo, donde el trío ha sido el artista invitado este año. El tema también está disponible en audio espacial con Dolby Atmos en Apple Music.
 Tracklist de “IL VOLO SINGS MORRICONE”:
1.         The Ecstasy of Gold (de "El bueno, el feo y el malo”)
2.         Your Love (from “Hasta que llegó su hora”)
3.         Nella fantasia feat Andrea Griminelli (de “La misión”)
4.         Metti una sera a cena (de “Love Circle”)
5.         Se feat. HAUSER (de “Cinema Paradiso”)
6.         La Califfa feat. David Garrett (de “La califa”)
7.         Conradiana (de “Nostromo”)
8.         E più ti penso (de “Érase una vez en América/ Malèna”)
9.         Se telefonando
10.      Come Sail Away feat. Chris Botti
11.     Would He Even No Me Know? (de “Cinema Paradiso”)
12.     Amalia por amor
13.      Here’s To You (de “Sacco & Vanzetti”)
14.     I colori dell’amore
 Como muestra del gran aprecio que sienten por el artista, Piero, Ignazio y Gianluca decidieron dedicado parte de su espectacular carrera a Ennio Morricone, un año después de su fallecimiento, con el respaldo de la familia del maestro para este exclusivo proyecto mundial.
Un proyecto marcado por la participación del trío en el Festival de Sanremo y en el 78º Festival de Cine de Venecia junto a Vittorio Storaro, y también por “IL VOLO – TRIBUTE TO ENNIO MORRICONE”, un concierto que se llevó a cabo en el Arena di Verona en junio y que se emitió en directo en la RAI 1 (obteniendo el récord del 25,8% de la cuota de audiencia en prime-time y 4.702.000 espectadores) y que volverá a emitirse en el canal PBS de la TV pública estadounidense este otoño.
Y ahora, los fans de Il Volo de todo el mundo esperan el lanzamiento de su nuevo álbum.
La gira "10 Years - Live" de Il Volo se pospuso a 2022.
Nuevas fechas:
3 de junio de 2022 en el Arena di Verona (reprogramación del 29 de agosto de 2021 en el Arena di Verona)
4 de junio de 2022 en el Arena di Verona (reprogramación del 30 de agosto de 2021 en el Arena di Verona)
11 de junio de 2022 en el Teatro Antico de Taormina (reprogramación del 4 de septiembre de 2021 en el Teatro Antico de Taormina)
12 de junio de 2022 en el Teatro Antico de Taormina (reprogramación del 5 de septiembre de 2021 en el Teatro Antico de Taormina)
3 de octubre de 2022 en el Mediolanum Forum de Assago, Milán (reprogramación del 23 de octubre de 2021 en el Mediolanum Forum de Assago, Milán)
7 de octubre de 2022 en el Palazzo dello Sport de Roma (reprogramación del 20 de octubre de 2021 en el Palazzo dello Sport de Roma)
10 de octubre de 2022 en el Pala Alpitour de Turín (reprogramación del 16 de octubre de 2021 en el Pala Alpitour de Turín)
Las entradas en preventa adquiridas anteriormente serán válidas para las nuevas fechas.
Para más información: www.friendsandpartners.it
 www.ilvolomusic.com - www.instagram.com/ilvolomusic/?hl=it - www.facebook.com/ilvolomusic/
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cerentari · 3 years
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Metti una sera al Teatro Canzone (Far finta di essere sani - Giorgio Gaber, 1992)
Metti una sera al Teatro Canzone (Far finta di essere sani – Giorgio Gaber, 1992)
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visitparma · 6 years
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Metti una sera al museo ⏳#parma #parma2020 #visitparma #igersparma #ioamoparma #vivoparma #volgoparma #parmense #teatrofarnese #teatro #farnese #arte #cultura #inemiliaromagna (presso Teatro Farnese)
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Carissimo Andrea, ho immaginato un milione di volte di cominciare a scrivere questa lettera. Ho contato le stelle per scacciare il pensiero, lucidato acciai e confezionato buste lettera. Ho cucinato molto, anche. Che la cucina è un ottimo scacciapensieri. Ma puntualmente tu hai fatto capolino nei miei pensieri. Ho provato a sostituirti, a rimpiazzare ciò che sei nella mia mente, a riversare in altri canali questo sconfinato sentimento che da troppi mesi mi tiene in scacco. Il risultato? Finisco sempre per dover ammettere che fin tanto che esisterai ci sarà un metro di paragone che metterà chiunque in svantaggio. Se tu sapessi le volte che ho cantato per te...arrossisco scoprendomi quasi adolescente, tuttavia non avrebbe giovato continuare a nascondersi dietro a un dito. Tu stesso dici di essere stanco "E sappi anche che ho avuto una pazienza allucinante a cercare di decodificare i tuoi discorsi...Ora è il momento di parlare senza mezzi termini...Con me lo puoi fare...Non perdere questa occasione" -immagina quanto lo sono io. L'altra sera ero sul bus che andavo a scuola, quando sei apparso sullo schermo del mio telefono. Un idiota, ecco cosa dovevo sembrare visto dall'esterno, perché sentivo allargarsi sul mio viso quel sorriso ebete che solo l'amore procura. E sì, l'amore Andrea. Perché c'è stato un momento, all'inizio, in cui ti ho guardato con diffidenza, ma non avrei immaginato che ne sarebbe seguito un unico ed immutabile momento che è una deflagrazione continua, un esplosione che squarcia i muri...ed ecco che alla fine anche l'ultimo brandello di dignità ha ceduto. Potevo scegliere, Andrea,scegliere di restare l'amico fedele, magari persino il testimone di nozze; scegliere di rimanere indefinito anche se avrei dovuto vivere col peso del dubbio. Invece eccomi qui. Se fossi venuto al torneo te lo avrei detto a Ortacesus, purtroppo non c'eri e sulla strada verso te ho incrociato Alessio e, anche se è poco poetico, aver svuotato i coglioni ha allentato quella tensione che era in me. E per l'ennesima volta ho riflettuto sul dirti o non dirti che il mio non era più un sentimento fraterno da molto, e come da copione ho optato per mantenere il silenzio. Ma poi l'altro giorno sei tornato ad essere più reale che mai. E se tu fossi venuto qui a Milano che avrei fatto? Non sono innamorato del genere, né del corpo -che comunque apprezzo-, io sono innamorato dell'uomo che fa la pizza, che cucina e pulisce esattamente come farei io; e non importa che non legga quattro libri al mese, a me piace lo stesso. Sarà perché hai in te quella voglia di migliorare che è dei vincenti, sarà il tuo sorriso o quella solennità che metti in ciò che dici, in ciò che fai. E non sono scollegato dalla realtà, la tua supposta eterosessualità è una pallina da ping pong che giorno e notte sfonda le sponde del mio cranio. Ecco, è questo. Come ben vedi non c'è nessuna tragedia di altro tipo. Io sto abbastanza bene, mi arrabatto, in qualche modo me la cavo, giorno dopo giorno. Adotto piccole strategie per resistere alle tentazioni di ogni tipo, e funziona. Dormo poco e mangio molto. Erano tre anni che non prendevo un chilo. Ne ho presi due in un mese. Indice di salute, direbbe qualcuno. Ci sono il lavoro e la scuola, il teatro e la musica, la scrittura e i libri, e se solo fossi così mediocre da accontentarmi di qualche strepitosa scopata sarebbe tutto imperfettamente ideale. Ma sono inquieto per natura. Non volermene Andrea. Ti abbraccio forte. Ti voglio bene.
scrivodisognisolomiei
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