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#Manuale delle giovani marmotte
chez-mimich · 5 months
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Quando ero bambino avevo due libri. Uno era un libro senza parole, tutto disegni con una strampalata storia di pompieri maldestri, l’altro era un libro degli animali: illustrazioni un po’ sommarie è breve descrizione dell’animale. Poi, più tardi, è venuto il “Manuale delle giovani marmotte” e la “Storia del West”, ma lì era già un delirio di felicità, grasso che cola insomma. Oggi le librerie hanno interi reparti dedicati ai bambini piccoli e grandi, con migliaia di titoli. Solo che il mercato della domanda e dell’offerta non si incontrano più. Ci sono i libri ma non ci sono più i bambini che leggono.
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patemi-pk · 1 year
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The Master Story!
Sul Topolino oggi in edicola si pubblicizza l'uscita, sulla collana quindicinale Le Grandi Saghe, della Master Story! Con questa storia ad episodi, negli anni 90, si intrecciavano, a suon di piccole citazioni, le vicende delle Giovani Marmotte e di Pk. Recentemente è stata riproposta nella collana antologica Il Manuale delle Giovani Marmotte, ma questa sarebbe la prima ristampa totalmente incentrata sulla saga.
On the Topolino issued today, the release of the Master Story is being advertised in the fortnightly series The Great Sagas! With this multi-episode story, in the 90s, the events of the Junior Woodchucks and Pk intertwined, thanks to a few quotes that established the fact that the two series were happening at the same time. It has recently been reprinted in the anthological series Il Manuale delle Giovani Marmotte, but this would be the first reprint totally focused on the saga.
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ninacibome · 2 years
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loscatolone · 4 years
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•IL MANUALE DELLE GIOVANI MARMOTTE•
Pubblicato per la prima volta in Italia da Mondadori nel 1969, il manuale viene usato dai nipoti di Paperino: Qui, Quo e Qua, membri appunto del gruppo scout delle Giovani Marmotte.
È uno pseudo-libro del sapere, in quanto conterrebbe la risposta ad ogni domanda.
La "storia" dei paperi narra che sarebbe stato scritto nel 1832 da Cornelius Coot, il fondatore di Paperopoli.
L'opera si rivela essere frutto del riassunto del riassunto del riassunto delle opere più importanti contenute nelle Biblioteca di Alessandria, il compito di aggiornare il manuale passa segretamente di mano in mano a diversi personaggi fino ad arrivare, ai giorni nostri, a Pico de Paperis.
Oggi è stato rieditato da @giuntieditore, riproducendo le vecchie immagini e didascalie dell'epoca.
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autolesionistra · 3 years
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Farsi malissimo a sinistra. Proprio vero, purtroppo! Che fare?
Fammi uno squillo quando lo scopri, caro Anonimo.
Comunque, alcuni spunti da chi affronta certi temi meglio di me:
Se la parola sinistra rispecchia qualcosa di comune è la consapevolezza che la società è divisa. Ma ognuno nel conflitto sociale ha la sua posizione, e i conflitti sono diversi, devi scegliere ogni volta da che parte stare, magari scopri che tu stesso non sei sempre dalla stessa parte. (...) La sinistra senza la consapevolezza del conflitto diventa il manuale delle giovani marmotte. Non basta il virtuosismo individuale, non devi cambiare la pattumiera in casa, devi cambiare un mondo ridotto a pattumiera, non ti salvi il culo da solo, te lo salvi solo insieme agli altri. (*)
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erosioni · 3 years
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Dove scrivo i miei ricordi, perché è ora. Altra roba QUI e QUI e QUI. Il resto andatevelo a cercare se vi aggrada.
Se penso ai miei primi anni di università mi viene solo in mente il faccione pallido di Christopher Walken in The Addiction di Ferrara che dice a Lili Taylor: “Cadono come le mosche, eh?”. Era un film filosofico sui vampiri, mocciosi. La Taylor veniva morsa e passava le notti facendo strage di passanti a Central Park, io la guardavo mordere sconosciuti sullo schermo e pensavo a me stesso.
 In realtà è un ricordo sbagliato perché il film è del ’95, ho controllato, e invece sono arrivato a Roma alla fine degli anni Ottanta. Un bel po’ di tempo prima. Non vi capita di avere dei ricordi sbagliati? È perché siete troppo mocciosi, poi vi accorgerete che la memoria comprime e sovrappone, attacca pezzi uno all’altro come in un montaggio, fa le dissolvenze in nero, i salti temporali, viola i 180°. Insomma si fa il film dei cazzi suoi. Ma questa è un’altra storia o una nouvelle vague che dir si voglia.
Stavo male e stavo bene. Bene perché mi ero liberato di quella merda della mia famiglia e di quella merda di posto dove vivevo. Male perché stavo sempre male, con un vuoto che mi riempiva tutto e dentro al quale finiva di tutto. Scopate, birra, seghe, vino, canne, frustate, ma senza riuscire a fare nessun effetto. Era come il buco nero del film di fantascienza. Quello Disney del ’79, cazzoni, non la roba di Nolan che a quel tempo sarà stato alle superiori.
I primi tempi mi aggiravo per la città come un cane impazzito. Non sapevo niente e non capivo un cazzo. Roma era informe. Un ammasso di toponomastica incomprensibile. Salivo sugli autobus o sui tram a caso, per vedere dove andavano a finire. Il centro mi interessava relativamente, lo sapevo a memoria il Pantheon della minchia, la groviera del Colosseo e Piazza Navona con i giapponesi che fotografavano i piccioni. Invece mi ci volevo perdere dentro a quel ventre di vacca, a quell’anonimato da puttane. Posti dove nessuno ti conosceva e potevi fare quello che volevi.
E volevo soprattutto scopare e bere. I miei coinquilini al massimo potevano essere compagni di bevute ma non li conoscevo bene. Avevo scelto a caso la stanza, rispondendo a un annuncio trovato in mensa. L’unica cosa di cui mi ero sincerato è che non ci fosse gente dalla mia regione. Non volevo amici. Ero un mostro a caccia di mostri. Non c’era internet, non c’era un cazzo, cari mocciosetti. Dove lo trovavo un altro che mi scopasse? Non mi mancava S. e i suoi modi da fascistello represso. Me lo sono scordato dopo due giorni che vivevo a Roma e anche lui non mi ha mai più cercato. Mi mancava essere sbattuto. Mi mancava l’adrenalina di godere come un oggetto. 
Di fronte alla Stazione Termini c’era una teoria di baracchini e di edicole perennemente al coperto di fronde di quercia, come le tombe degli eroi di merda. Tutto era sommerso da pisciate umane e cacate di uccelli e cani. Era un luogo turpe per ognuno dei cinque sensi. Là c’erano edicole aperte da mattina a sera che vendevano pornografia e strani oggetti (primitivi sex toys che ora farebbero solo ridere). 
Cominciai a frugare in quel piccolo inferno ogni giorno, dando occhiate di sospetto, di paura, di voglia agli altri orrendi avventori. Vecchi e giovani come me. Tutti fingevamo grande indifferenza e poi correvamo via con il porno sotto il braccio. Ma quei baracchini immondi, dove persino la plastica sembrava intrisa di guano, di sebo, di smegma, non custodivano solo una rigurgitante collezione di pornografia gay e trans. Ci ritrovavo riviste gay militanti e soprattutto ci scoprii la cazzo di Guida Spartaco. Non so neppure se esista ancora, forse no, ma era il manuale delle giovani marmotte gay. Un elenco di posti dove si poteva trovare qualcuno, locali, bar, saune, ma soprattutto posti all’aperto che non costavano un cazzo e dove potevo precipitarmi appena faceva sera e i mostri come me uscivano di casa.
Nelle piogge autunnali e poi invernali ho imparato cos’era il battuage o il cruising. Come si viene rimorchiati. Come si capisce che uno ti vuole. Andavi a infrattarti in posti bui, in certi parchi dove dopo una certa ora non girava più nessuno. Là trovavi sempre qualcuno che già si dava da fare o che aspettava in modo surreale, facendo finta di niente ma col cazzo fuori dai pantaloni. Le prime volte che lo vedevo non credevo ai miei occhi. Vecchi signori che facevano finta di pisciare. Altri seduti sulla panchina che si masturbavano distrattamente, aspettando. Gli occhi non si vedevano mai. 
Tutte queste cose sono finite dentro le app adesso, mocciosi, ma era faticoso, strano e anche pericoloso. Però era anche eccitante da morire. La prima volta mi sono gettato in ginocchio sul primo cazzo che mi è piaciuto, come una belva. Ho un vago ricordo di un quarantenne belloccio nella penombra della sera fredda. Mi teneva la mano sulla nuca per non farmi smettere. In piedi con affanno mi diceva: “Continua, dai, continua…”. Mi è venuto in bocca e ricordo di aver sputato di lato, quasi perdendo l’equilibrio. Il tempo di riassestarmi e quello se n’era già andato via, fra le frasche. Ho pensato: “Dove cazzo va?”. Era un mondo che si muoveva rapidissimo. Ero sporco di terriccio, spettinato. Sporco dentro e fuori. Mi sentivo usato. Mi sentivo bene.
Da lì in poi “cadevano come le mosche” come avrebbe detto Christopher Walken. Non studiavo, non andavo a lezione. Aspettavo di poter andare di nascosto a cercarmi il cazzo, a cercarmi l’adrenalina, a cercare il boia che mi avrebbe fatto morire di dolore e di piacere senza che io potessi farci niente. Avere una doppia vita sembra una buona idea da giovani, ma la verità è che è faticoso e a tratti inutile, perché la vita tende comunque a sgretolarsi per i cazzi suoi. Uscivo con i miei coinquilini e con le loro amiche. Bevevo, facevo il normale. Andavo al cineclub. Me lo menavo e rimenavo sulle pagine delle riviste sadomaso scritte in tedesco nel segreto della mia stanzuccia. Ma la vera vita era quando andavo a supplicare gente con venti anni più di me di mettermela nel culo almeno una volta prima di scappare.
 (Continua)
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curiositasmundi · 4 years
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3 Cose a caso su di me
Con immane ritardo giustificato  dal fatto che ho scoperto solo oggi la funzione Mention della Activity, partecipo alla nomina di @unfilodaria
If you get this, answer with 3 random facts about yourself and send it to the last 7 blogs in your notifications, anonymously or not! Let’s get to know the person behind the blog ❤
Tre fatti casuali che mi riguardano:
1- Ho un gattone(molto one) che non è il mio gatto. Per una serena convivenza, essendo io il suo umano di riferimento, abbiamo stipulato quanto segue: - Cibo, riparo e cure in cambio di gran coccolegrattopucciose con fusa Xtreme rigorosamente in Dolby Surround™. - Solo cibo umido in busta o crocchini, niente fegati, residui di carbonare, ragù e porcherie che ti mangi tu (io) in cambio di sguardi intensi e contatti telepatici dopo che hai fumato. - Io non so cosa fai tu quando esci di casa e tu non devi sapere quello che faccio io dopo che sono uscito da casa tua.
2- Quando ho cambiato la moto ho fatto la strada fino al concessionario sulla vecchia, le ho parlato per tutta la strada dicendole che avevamo avuto il nostro tempo per una storia bella e intensa fatta di strade e di rotonde, di tangenziali e tornanti, che lei mi ha insegnato tanto, a dosare il gas in curva a scalare fino alla linea dello stop, a piegare e sì.. lo so che ti piaceva quando ti solleticavo le pedane, ma ora quel tempo è terminato, ti prego capiscimi, non sei tu, sono io. Arrivato dal concessionario le ho accarezzato la sella e l’ho salutata, è stato molto commovente. Poi son salito sulla nuova moto fiammante e son partito, una volta ingranata la quarta le ho detto: E allora bella? Ci facciamo un bel pieno e poi ti porto in un bel posticino sui colli, che ne dici?
3- A dodici anni sono scappato di casa. Erano le quattro del pomeriggio e avevo messo dentro un grande tovagliolo aperto sul tavolo: 3 pacchetti di cracker Doria, 2 scatolette di tonno, un Toblerone (qualcuno sa perché), il coltellino a serramanico, il Manuale delle Giovani Marmotte (vol.1), un rotolo di spago, un po’ di carta igienica, una mela e la borraccia con l’acqua. Poi una volta chiuso il tovagliolo dagli angoli legandoli alla fine di un bastone da scopa  me lo sono carcicato in spalla e senza dire niente a nessuno sono uscito di casa. Dopo cento metri ho incontrato Ginetto sulla sua Graziella con elaborazione Polini che mi ha chiesto dove stessi andando con quel fagotto, Sono scappato di casa gli dico e quello dice Togo! (al tempo non si diceva figo) vengo con te! E siamo andati verso l’argine dove abbiamo trovato Lele e Icio che stavano costruendo un rifugio dentro un gran cespuglio, quindi li aiutiamo fino a farla diventare una tana tutta nostra, intanto ci era venuta fame e allora abbiamo dato fondo al mio fagotto, poi ci simo messi a leggere il manuale delle Giovani Marmotte e fare la punta ai rami col coltelino per farci le frecce mentre fabbricavamo anche degli archi, poi abbiamo studiato fino al tramonto elaboratissime strategie militari per difender la nostra postazione e per le otto ero a casa seduto a tavola con mia madre che versa la minestra, Ma non dovevi fare il polpettone stasera? Eh, ero convinta ci fossero ancora due scatole di tonno e invece no, quindi minestra.
Non taggo nessuno, chi vuole pigli.
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levysoft · 4 years
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Carl Barks, creatore – tra moltissimi altri spunti e personaggi – del mitico Manuale delle Giovani Marmotte nella storia “Paperino e l’E.S.S.B“. Un libricino piccolo-piccolo, nel quale però – non è dato sapere in che modo – era contenuto tutto ciò che fosse servito ai generalissimi Qui, Quo e Qua per risolvere situazioni di qualunque tipo e difficoltà. Traduzioni di antichi linguaggi ormai perduti, consigli per la sopravvivenza nei boschi, indizi per individuare le rovine del labirinto del Minotauro e mille altre notizie ancora, tutte racchiuse nella preziosa guida… quasi fosse – appunto – un tablet dal quale poter accedere a tutta la conoscenza disponibile.
La geniale idea di Barks venne ripresa in seguito da moltissimi autori, facendo oscillare il manuale da brillante spunto ironico a pedante deus-ex-machina, ma sempre ammantandolo di una sorta di “irraggiungibilità”, essendone preclusa la lettura a chiunque non fosse una Giovane Marmotta.
Ma nel 1969 le cose cambiarono: la Mondadori pubblicò – inizialmente in Italia e poi praticamente ovunque nel mondo – il Manuale delle Giovani Marmotte. Un successo globale clamoroso, numeri di vendita da far impallidire i best seller dell’epoca (e di oggi) e capostipite di una serie di manuali che costituirono uno dei fiori all’occhiello della casa editrice di Segrate.
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Il misterioso codice dei Dada Urka… riuscite a decifrare il messaggio?
Realizzato a cura di Mario Gentilini con la collaborazione di Giovan Battista Carpi e Elisa Penna (a me è sempre sembrata strana però l’assenza dai credit ufficiali dell’onnisciente Martina…) il Manuale si compone di 256 pagine, copertine comprese, piene di notizie e consigli: imparare l’alfabeto Morse, cenni di araldica, come conservare i dischi (in vinile, ovviamente) o leggere le carte topografiche, il comportamento da tenere nel caso si incontrasse una vipera, riconoscere le pitture di guerra dei pellerossa, riparare un filo elettrico… tutto!
Quando in terza elementare ci fecero fare un lavoretto a gruppi sui diversi alfabeti, io e il mio amico Massimiliano ci guadagnammo un fantastico 10 riproponendo su cartoncino l’enigmatico codice dei Dada Urka! E che dire della mappa delle stelle? Quante volte ho riciclato i suoi insegnamenti (quasi sempre inutilmente) in occasione di romantiche serate estive…
Ricevetti il Manuale come regalo a Natale 1976 (seguito l’anno dopo dal terzo manuale, mentre per il secondo avrei dovuto aspettare ancora un po’) e fui affascinato sia dall’enorme quantità di notizie contenute, sia dai disegni di Carpi, che non riconoscevo come tale, ma che sapevo essere quello che faceva anche le storie belle su Topolino.
So che negli ultimi anni per la Giunti è uscito nuovamente con la stessa veste editoriale, sarei curioso di sapere il ritorno di successo, pubblico e vendite, visto che immagino oggi i bambini siano decisamente diversi da quelli degli anni Settanta e che il fascino dell’orologio dei fiori o del modo per risparmiare il costo di un busta da lettera possano non essere accolti oggi come allora…
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Abbordaggio, remake (pt. 1/3)
Per quanto l'apatia sia ormai radicata nell'animo adolescenziale di ognuno di noi ("gne gne ho 30 anni" zitto che vedi ancora i Fantagenitori, ammettilo) e le maratone Netflix, cibo spazzatura e masturbazione furiosa siano sdoganate dall'immaginario collettivo i nostri istinti riproduttivi e emotivi sono sempre lì, sopiti, pronti a risvegliarsi appena arriva un qualcuno/a o un qualcosa (dai, non discriminiamo nessuno)‌ che solletica minimamente il lato sentimentale/amoroso che abbiamo sapientemente nascosto anni fa, quando Carla/Michele ci ha dato il due di picche quella sera di metà Agosto che non ci dimenticheremo mai, sigh. Scusate, ho bisogno di una pausa.
Per quanto vogliamo nascondere al mondo la nostra capacità di emozionarci c'è sempre un qualcosa che scatena tutto questo:‌ potrebbero essere un paio di tette, di coppa lievemente più grande rispetto alle tette di nostra madre, oppure la barbetta incolta da informatico sfigato e pigro che passa più tempo a scrivere che a pensare come sarebbe vedere una barbagianna nella vita vera perché‌ ehi, di masturbazione non muore nessuno, mentre di sesso sì o, oppure, c'è un grosso desiderio di fare all'ammore e/o di abbracciare qualcuno perché‌ dai, che schifo il contatto fisico nel 2019, vero ugly virgin?‌
E ricordiamoci sempre che fidanzarsi senza che l'altra persona lo sappia non vale. Così, giusto per.
Ma più avanziamo con l'età e più è difficile incontrare qualcuno che ci piaccia o che ci faccia innamorare perché‌ abbiamo sempre altro a cui pensare: ad esempio possiamo pensare a quant'è bello il culo della figa di turno su Instagram, oppure cazzo, pensiamo a quanto è difficile quell'esame;‌ il prof. Del Gaudio è proprio un figlio di puttana e quindi indovinate quando incontriamo quella persona che ci fa ribattere il cuore come Carla/Michele, quella sera di metà Agosto? Esatto, quando siamo in modalità "impresentabile", bravi, 100 punti a Grifondoro; e capita perché, appunto, non ce l'aspettiamo.
O forse è semplicemente Dio che non vuole farci procreare perché‌ siamo tutti fratelli e sorelle e l'incesto dai, è una brutta cosa. Sempre a prenderci per il culo, lo stronzo.
Il funzionamento di tutto ciò è semplice, quasi da manuale: siete al supermercato di Domenica mattina in pigiama, ciabatte e bava alla bocca perché ehi, chi è che si è dimenticato di fare la spesa il giorno prima? Esatto, proprio Marco, il coinquilino pezzo di merda che si dimentica sempre di fare la spesa quando deve andare a casa di Giulia a "esternare i suoi istinti animaleschi", o almeno lui così li chiama. E quindi siete lì, di Domenica mattina, a fare la spesa alla Coop sei tu e ok però dov'è la mia quota aziendale?‌ con una cera che nemmeno un parquet dopo un bombardamento americano in Iraq e l'alito che vi ricorda vostro padre nel 1998, quando ha mangiato 8kg di cipolle in quella gara di mangiatori di Cipolle che, poi, ha perso. Non siete mai stati così orgogliosi di vostro padre, il che é tutto dire.
Però quello morto per perforazione gastrointestinale non ce lo scorderemo mai.
Siete nel reparto intimo che così fa tanto roba sessuale ma ok e state prendendo la vostra crema depilatoria/da barba preferita quando, a caso, lui/lei vi si avvicina e ti chiede "scusami, tu la usi spesso questa crema?". "Beh certo, le torte che faccio con questa crema sono buonissime, dovresti provare" e a pensarci chissà come agirebbe quella roba lì nel vostro condotto digestivo ma sorvoliamo, non è questo il caso di fantasticare.
Siete lì, increduli, quasi come se aveste visto la Madonna e non sapete bene cosa dire, sia perché‌ irradiati da cotanta bellezza e sia perché‌ vi chiedete i motivi di quella richiesta ma sorvoliamo‌; all'improvviso vi sentite un concorrente di "Chi vuol essere Milionario?‌"‌:‌ "Una ragazza/un ragazzo vi chiede se usate quella determinata crema da barba/depilatoria, cosa dite?" A: Dite di sì ma chiedete, subito dopo, il perché‌ di quella domanda;‌ B:‌ Dite:‌ "Tuo padre viene dal Kosovo‌?‌ Perché‌ sei la guerra";‌ C:‌ Non dite niente‌; D: Rispondete cordialmente, senza esagerare né‌ affrettare le cose.
Dopo aver fatto passare circa 45 minuti di puntata e chiesto l'aiuto del pubblico e il 50/50 (che stronzi quelli che facevano così, e si lamentavano pure di avere poco tempo) decidi di rispondere cordialmente, perché tutte le altre risposte potrebbero far intimorire il vostro nuovo obiettivo e diciamoci la verità, quanto cazzo vi ricapita una situazione del genere?‌ Non sapete nemmeno voi come avete fatto a rimorchiare questo/a tipo/a che, per di più, vi piace. Dai.
E poi lo dici:‌ "Hai bisogno d'aiuto?"
Gesù, che stranamente ti sta guardando mentre non ti masturbi, ti applaude e ti dice "bravo ragazzo, GG", mentre la tua "conquista" cede e incominciate a parlare su come applicare quella maledetta crema, su come radervi e cosa fare nel caso in cui vi strappiate 50cm^2 di pelle. Lasci a lui/lei la possibilità di scoprire la tua eterna timidezza, che può essere un male o meno, a seconda dei casi.
Dopo 20 frasi di circostanza dopo, e dopo aver capito che c'è intesa tra voi lui/lei ti lascia il suo numero di telefono, e promette di farti sapere se il tutto è andato a buon fine e, anche se non sai cosa dovrebbe andare a buon fine beh, sei felice, perché‌ sta per iniziare il tutto.
Sì, è un po' irrealistico perché‌ siete un po' sfigati, ma è ai fini della trama.
Ed eccoti qua, mentre cerchi su Google "‌1001 modi per continuare una conoscenza partita in un supermercato di Domenica mattina"‌ così come sei uscito quella stessa mattina. Decidi di attendere 3 giorni, così come dice quella famosa regola che non ho mai capito da dov'è nata ma tant'è e parte tutto quello che concerne la conoscenza:‌ il turbinio di timidezza che pervade i primi discorsi, il non osare per non esagerare e mandare tutto in vacca, il non chiedere foto a luci rosse prima delle 18, le regole base della conoscenza ecco. Stranamente scopri anche che ha una certa predilezione per il BDSM e l'infilarsi prese di ferri da stiro nel sedere, ma non tutti sono perfetti dai.
"Vuoi uscire con me?" ed eccola lì, la domanda cruciale che non hai fatto tu perché‌ lo sai già, suvvia. "Che intendi, per uscire?‌"‌ ed eccola qui, la tua risposta stupida, che lui/lei ignora, per tua somma fortuna. "Che poi non è proprio proprio uscire, mica ci stiamo per fidanzare"‌ e lì senti un po' il crack nel tuo piccolo cuoricino, ma "ci dobbiamo pur sempre conoscere un po' di più, no?", che è un po' il preludio della friendzone ma decidi comunque di uscire, perché‌ ti sei masturbato/a pure troppo e a una certa finisce anche la materia prima, diciamo così.
E si esce, per il brunch/aperitivo/caffé/incontro delle giovani marmotte/gita a Lourdes coi malati di fegato ed arriva lui/lei, vestito di tutto punto e tu con le tue occhiaie da panda ammaestrato "Vieni qui, un po' di bambù"‌ un po' ti vergogni, ma recuperi subito parlando della tua passione per le forbici arrotondate, utilizzate come arma di distruzione di dita alla tenera età di 5 anni continuando con l'influenza astrale sulla traiettoria dei propri escrementi e finendo con la storia di come, per poco, hai evitato di finire in una situazione alla Beautiful. Questa è una storia vera, ma preferisco dimenticare.
Finisce la serata, è andata perfettamente (anche troppo, poi mandami quanto devi tu sai dove)‌ ma ti è preso l'infatuamento precoce e incominci a utilizzare in modo sbagliato tutte le tecnologie che abbiamo a disposizione nel 2019: si parte, prima, con lo stalking selvaggio delle storie Instagram, poi si progetta e si stampa in 3D‌ un dildo fatto e finito prodotto dal calco del proprio cazzo duro (non c'è il corrispettivo femminile, pardon), si prenota su internet un pupazzo di Winnie The Pooh da 50cm e, infine, si invia nome di lei e nome di lui al 48582. Che cosa grave, quest'ultima.
Ti accorgi che sei innamorato/a. E ti accorgi di essere fottuto. Ma non perché‌ sei effettivamente innamorato/a di qualcuno che effettivamente conosci ma non così tanto ma, piuttosto, perché‌ non te l'aspettavi:‌ non ti aspettavi di ritirare fuori dei sentimenti ormai sopiti, non ti aspettavi di sentirti di nuovo innamorato di qualcuno e non ti aspettavi più di provare qualcosa, dopo anni e anni di delusioni e amarezze.
Ma, mentre arriva il messaggio della TIM che vi segnala di avere circa 2500€ di debiti lui/lei ti chiama:‌ "Andiamo a cena?" e voi rispondete, al solito:‌ "È un appuntamento?". "Sì", "Ok, quando ci vediamo?".
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bicheco · 5 years
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Domanda fondamentale
Voi avete giurato fedeltà alla Costituzione?
Io no.
Da piccolissimo giurai fedeltà al Manuale delle Giovani Marmotte.
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giornalepop · 6 years
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LE GIOVANI MARMOTTE NASCONO DA UN CARTONE ANIMATO
LE GIOVANI MARMOTTE NASCONO DA UN CARTONE ANIMATO
Qui, Quo, Qua fanno orgogliosamente parte delle Giovani Marmotte, una organizzazione che raccoglie giovani scout pronti a intervenire per proteggere la natura e per soccorrere chi ha bisogno d’aiuto.
Le Giovani Marmotte indossano un copricapo di pelliccia in stile Davy Crockett con un rombo giallo come simbolo, una maglietta di solito nera o blu e un fiocco di solito giallo.
La nascita delle…
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anticattocomunismo · 3 years
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Il problema è culturale, cioè di mentalità. Volendo essere precisi, c’è un problema strutturale ed uno esistenziale. Se però ci si chiude in una prospettiva individualista ed edonista, quale impegno, quale lavoro, quale fatica? E così la prospettiva individualista ed edonista sono inevitabili in un contesto in cui si è scartata la ragione del soffrire: la Croce. C’è anche la responsabilità di noi cattolici che siamo stati bravissimi a trasformare il Vangelo in una sorta di Manuale delle Giovani Marmotte: bellino, carino, “politicamente correttissimo”, dove i sacrifici che vengono richiesti, sono solo quelli per affermare la propria personalità, i propri diritti, ecc… piuttosto che per immolarsi per i propri doveri, offrendo tutto se stessi, costi quel che costi.
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supersergiofabi · 4 years
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Sui tavoli gli attori e i registi che hanno fatto la storia degli ultimi 30/40.. anni..ogni tavolo  dedicato ad un gruppo: telefilm, film, trasmissioni, cartoni animati, elettetronica, videogiochi, giochi...come i cantanti della  colonna sonora della serata..e il video in loop degli oggetti anni '70/'80/"90.. indimenticabili ...e proprio.in un angolo tanti oggetti,libri,statuine cult da Roger Rabbit a Star Trek passando per Batman, Zio Paperone, il Corpo umano, i Puffi, il cubo di Rubik, Woman in Red,Il tempo delle  mele, Loonely Toones, Ufo Robot, il manuale delle giovani marmotte, vinili, musicassette, indovina chi?, i quindici, la barbie, star wars, Lamu'....tutto regalato agli invitati prima di andare via con un divertente sorteggio...show must go on...verso i prossimi ?anni ed oltre..... https://www.instagram.com/p/CFt0BRhqp0-/?igshid=x8nzyxcssd2k
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plutopos · 4 years
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Collezione natalizia — Pandoro o Panettone?
Uno di tre testi argomentativi a tema natalizio, basati sullo stile dell’illustrissimo Don Ferrante (e ovviamente ironici). Buona lettura!
Dal momento in cui l’uomo iniziò a macinare chicchi di grano per produrre farina si protende il casus belli millenario: pandoro o panettone? Fonti sicure sostengono che, in una prima bozza del romanzo Travel into Several Remote Nations of the World, in Four Parts. By Lemuel Gulliver, First a Surgeon, and then a Captain of Several Ships (Benjamin Swift, Motte editore 1726) , le guerre del celeberrimo popolo di Lilliput (chiaramente ispirato al campanilismo toscano, ndt) dovessero essere causate da tale questione, ma nell’edizione definitiva l’autore abbia preferito la tematica dell’apertura delle uova per due ragioni: in primo luogo, poiché in quei tempi la globalizzazione non si era ancora diffusa abbastanza da rendere il suddetto dilemma noto al grande pubblico; in secondo luogo, poiché una tematica tanto realistica avrebbe potuto disturbare gli animi più focosi.
Ad ogni modo il problema resta presente e importante anche oggi, dunque urge una soluzione decisa che gli ponga fine una volta per tutte, che qui il nostro animo filantropo ci suggerisce appunto di fornire.
Mens sana in corpore sano è il precetto che ci insegna l’autore latino Giovenale (Satire, X, 356) , ed è quello che applicheremo in questa nostra argomentazione. I gusti personali sono infatti un dato non argomentabile, dunque preferiremo evitarli (inclusa la questione dei canditi, che meriterebbe un testo a parte) . Stimando dunque che una persona, in media, assuma circa 2000 chilo-calorie al giorno e calcolando che il fabbisogno calorico giornaliero di un’adulta media sia di circa 2300 chilo-calorie al giorno (2° Manuale delle Giovani Marmotte, Walt Disney, Arnoldo Mondadori Editore 1975, p. 164¹) , possiamo facilmente capire la scelta migliore. Infatti, mentre una porzione di pandoro contiene circa 410 kcal, una di panettone ne fornisce solo 333: il valore ideale per completare l’assunzione calorica giornaliera. La stessa cosa non vale per un adulto di sesso maschile, che necessita di 2600 chilo-calorie e ne assume circa 2200: per essi andrà meglio il pandoro, che con le sue 410 kcal si incastra bene nella dieta giornaliera. Incontriamo però un evidente problema di discriminazione di genere, che collide con l’articolo 3 della Costituzione Italiana. Ci troviamo dunque di fronte a uno spinoso conflitto tra Salute e Civlità: dopotutto, Oscar Wilde afferma che “La salute è il primo dovere della vita”, ma d’altra parte la Costituzione non è cosa da mettersi in discussione. Arthur Schopenauer afferma però che “La salute non è tutto, ma senza la salute tutto è niente”. Non volendo mettere in discussione né la Salute né la Civiltà, che ci paiono dunque entrambe fondamentali, ne deduciamo che tale problema non ha soluzione e l’unica cosa da fare è smettere di mangiare pandori e panettoni.
¹ Il dato è stato corretto sulla base dei dati demografici attuali.
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ngirardi · 4 years
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Day 23
La normale reazione delle persone quando racconti che in gioventù andavi ai "boy scout" è più o meno: "NUOOOOO BUAAAA AHHAHHA DAIII AI BOISCAUT????? UAH... UAH ...UAH ...QUELLI COI PANTALONCINI CORTI ANCHE IN INVERNOOOO". In un linguaggio meno della jungla descriverei la reazione come un misto didivertimento, vergogna e presa per il culo. Eh sì, sugli scout come sui carabinieri si è speso molto in barzellette e sarcasmo, ma come biasimarvi? Uno dei detti più famosi recita più o meno: "Gli scout sono un gruppo di bambini vestiti da cretini e il loro capo è un cretino vestito da bambino". Ripeto, come biasimarvi? Poi magari da grande il tuo capo Scout diventa sindaco... ma sorvoliamo. Mi ero fissato con gli scout grazie ai racconti trasognati di mio papà, avevo credo otto anni. Lui che ha vissuto una infanzia durissima dopo la guerra mi raccontava le avventure trascorse con gli altri ragazzi in quella che poteva sembrare, ai miei occhi, una magnifica cosa da grandi. Mi parlava di divise color militare, file indiane al passo destr sinistr destr, ma anche di notti in tenda accampati nei boschi, giochi adrenalinici, grandi momenti di solidarietà in cui si imparavano cose, si accendevano fuochi, si campeggiava. Farsi da mangiare, lavarsi la roba, vivere all'aria aperta, prendere il sole e la pioggia come veniva, a seconda di come il buon Dio la mandava. Già, c'erano in mezzo i preti. Non li percepivo come un problema anche se non capivo cosa ci azzeccasse la religione con quelle attività militaresche. L'avrei capito molto presto! Per iscrivermi sgli scout mi misero in lista ed aspettai un anno. Non era come adesso, erano i primi anni 80: auto a benzina col piombo, anni di piombo, lira, Standa, cartoni animati con tette non censurate, pallina rimbalzina, Playmobil e lista di attesa per entrare in un fottuto gruppo scout. Gli Scout. Lo scoutismo è stato inventato da un ex militare Inglese un po' sballinato nonchè Lord di Sua Maestà la Regina che passò la vita in India e in Africa a difendere il potere coloniale e sterminare musulmani (c'è da dire che l'unica volta che imbracciò davvero un fucile si sparò su una gamba). A fine carriera fece la pensata che, per coinvolgere e militarizzare da subito i più piccini sarebbe stato utile inventarsi una associazione, un gruppo dove iniziare ad impartire una morale, una disciplina che sarebbe tornata molto utile quando il soldato fosse cresciuto. Non sono sicuro che Lord Baden Powell non avesse un autentico amore per la natura, l'esplorazione e la vita all'aria aperta. Scrisse il celeberrimo "Scoutismo per ragazzi", una specie di manuale delle giovani marmotte ma meno gay dove si spiega come cavarsela in un ipotetico accampamento in mezzo alla natura. È un libro che può far breccia nel cuore di un ragazzino come ero io a quegli anni, selvatico e curioso, lo conservo ancora tra i miei libri. Pare che al tempo, parliamo dei primi del 900, lo Scoutismo trovò subito una solida spalla nella religione. In Italia lo Scoutismo è rappresentato per lo più dall'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, nella quale confluirono in epoca progressista le due associazioni fino ad allora separate dei maschietti (Scout) e delle Guide (le femminucce). Le attività che si svolgevano dentro questo movimento erano dunque scandite da preghiere, messe e anche predicozzi impartiti da pretini mancati o zitellone che non avevano gatti a cui dedicarsi,i quzli erano i nostri effettivi Capi. Talvolta sembrava proprio di andare a dottrina, ma c'era più vergogna. Dovevi cantare, fare dei gesti imbarazzanti secondo strani rituali. Dovevi scrivere i tuoi pensieri più reconditi in un diario che poi veniva letto a voce alta. Ovviamente nessuno scrisse mai del suo turbamento nello svegliarsi qualche mattina col pisellino duro, o almeno non me ne ricordo. Poi molte altre cose che secondo loro dovevano formare il carattere di, o "educare" il fanciullo. Il gruppo dunque, formato da una quarantina di marmocchi era chiamato Branco, poi crescendo si passava di grado, attorno ai 12 anni si veniva separati dalle femmine, forse proprio per quella cosa del pisellino (che credo i suddetti capi avessero scoperto). Come i conigli, femmine di qua, a fare giochi e attività per conto loro, e maschietti di là, a crescere nel rigore morale di un sano ambiente cattolico. Il gruppo dei grandi dunque, suddivisi per sesso si chiamava reparto. Suonava solenne, ed era una cosa ancora più cretina. Si era a nostta volta suddivisi in piccole squadre di sette o otto persone, ognuna con un capo e un vice capo, nominati dal gran consiglio di stocazzo per meriti presunti o per dimostrata spavalderia (ora diremmo "liderismo"). A ben guardare, a nessuno di noi fotteva un cazzo del bene, dell'amore, dell'uguaglianza, dei cosiddetti principi cattolici, gli insegnamenti di Cristo. Veniva imposta una forma di buonismo di facciata, veniva richiamato quello stereotipo del ragazzo che fa attraversare la signora, ma alla fine era una vera Jungla dove regnava solo e soltanto la legge del più forte. Questa cosa aleggiava, la si percepiva partecipando alle attività durante l'anno ma si faceva prepotente al campo estivo. Perchè tra messe, giochi e imbarazzanti momenti di comunione trascorsi nel piazzale dell'oratorio o nelle gelide sale che puzzavano di vernice, una volta svernato si partiva per le montagne. Lì, lontani dal mondo, eravamo in balia della vera legge del più forte, la cosiddetta legge di Natura. Nessuno poteva salvarti, i telefoni non esistevano, credo che la prima cabina fosse ad almeno dieci chilometri. Dovevi saper fare tutto senza saper fare niente. Ma tranquillo, c'era un tuo coetaneo più grosso e cattivo che ti avrebbe insegnato tutto. Cioè niente. Quello che imparavi lo imparavi a tue spese, per tentativi, errori, dolore, fatica. Non posso dire di aver solo subito, non ero proprio uno degli ultimi ed ero silenzioso, timido ma molto sveglio, per fortuna. Le sevizie (peso bene le parole e non sono ironico), le SEVIZIE commesse da ragazzi su altri ragazzi, e tollerate, erano di fatto la legge dietro alla maschera del perbenismo cattolico di cui dicevo prima. Certo, cazzate, dal farti portare lo zaino più pesante sù per le montagne, e calci nel culo se ti fermavi, a varie punizioni come non mangiare o mangiare schifezze, o lavare montagne di gavette a mani nude sul greto del torrente, usando la ghiaia e il muschio come spugne e detergenti. Non si moriva, è chiaro, ma con un decimo di quel trattamento oggi qualcuno finirebbe sul giornale. Mi ricordo di certi episodi di nonnismo, c'era un tizio che si era fissato a voler portare un berrettino, tutto il giorno. Chissà perchè, forse l'isolamento nei boschi gli aveva dato alla testa. Bene, appreso che andava in bestia se qualcuno glielo toglieva, tutto il branco idiota, me compreso, trovòdivertente farglielo volare via in ogni occasione. E una, e due, e seicento volte... questo sbroccò, fece sù armi e bagagli e si incamminò nel sentiero per tornarsene a casa. Nessuno mosse un dito, tornerà. E infatti ritornò al campo in piena notte e se ne andò a dormire. Nessuno più gli ruppe i coglioni e lui smise di dare peso al fatto di portare quel cazzo di berretto. Qualcuno dirà che un po' di naia non ha mai fatto male a nessuno e che i giovani di oggi sono smidollati ma secondo me la selezione naturale non è un gran metodo educativo. Io sono sopravvissuto e avrei un sacco di aneddoti e storielle con cui annoiarvi. Ricordo in modo vivo anche dei momenti belli. Stare nella tenda sotto la pioggia, di notte col walkman portato di nascosto per ascoltare i Pink Floyd in cassetta duplicata. Stendersi sull'erba sopra un pendio verde, al sole, col panorama delle mucche al pascolo, andare dal casaro a farci dare del formaggio. Ricordo un laghetto alpino, in mezzo al nulla, in una radura circondata da boschi raggiungibile solo a piedi attraverso sentieri faticosissimi. Immergere i piedi distrutti da quelle giornate di cammino nell'acqua gelida, scura, verso sera. Dormire all'addiaccio, guardando i satelliti, le meteore passare, le stelle, ascoltando i passi degli animali che di notte sono tutti in giro a far festa per il bosco, a cacciare. Ricordo la natura e non ricordo nessun volto, nessun nome, mi facevano schifo tutti dal primo all'ultimo. Li sopportavo. E infatti a quattordici anni o giù di li me ne andai, richiamato dal mondo reale, dalla vita al di fuori di una cosa che diventava una specie di setta. Crescendo ti viene richiesto sempre più impegno, tempo, ma per che cosa? Quali erano i valori? Quale era lo scopo di quel gioco assurdo? Non è una leggenda che gli Scout tendano ad essere un gruppo chiuso su sè stesso, lo sono. Spesso si accoppiano sposandosi tra loro (hey, non intendevo dire che scopano prima dell'altare, sia ben chiaro), poi si frequentano tra di loro in compagnie, vedono come sbagliate e detestabili le abitudini del mondo "esterno". Consumista, mondano, trasgressivo. A quattordici anni avevo accumulato, anche grazie a loro, un tale desiderio di trasgressione che nessun cazzo di capo in pantaloncini di fustagno avrebbe potuto arginare, e malgrado le insistenze dissi per sempre addio a tutta quella faccenda. Fondai in quello stesso autunno la mia prima rock band, dall'altisonante nome IMPATTO.
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ultimavoce · 4 years
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La violenza verbale va equiparata a quella fisica?
Questa sete di punizioni draconiane per qualsiasi comportamento che diverge da quello che è il personale manuale delle giovani marmotte della sinistra chic, fa il paio con la "difesa sempre legittima" di Salvini?
“La violenza verbale va equiparata a quella fisica”
Io non lo so se, consciamente o inconsciamente, chi ha pronunciato o applaudito questa frase si renda conto di quanto profondamente autoritaria e incostituzionale essa sia.
Ringraziando il cielo in Italia (probabilmente ancora per poco viste la destra e la sinistra che ci ritroviamo) abbiamo una costituzione che introduce il principio di…
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