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#anni ottanta
agirlfromthe80s · 10 days
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Surrogate heads of a no-no domain Shoulders form rows to make waves again Catch the next plane When you walked through the door marked "enter if you dare" Reasoned with a friend marked "do not bend" Bit on that finger marked "handle with care"
Siouxie & The Banshees - Hybrid (1980)
La fotografia è tratta da Smash Hits n.10 del 1979. So che è di 8 mesi prima del 1981 ma era troppo bella per non pubblicarla! Siuoxie sempre stupenda ed elegantissima <3
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fashionbooksmilano · 10 months
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Trend Union Femmes Hiver 87/88
Thomas Maier
Trend Union, Paris Julliet 86, 76 pages, 31,5 x 25,5
euro 60,00
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29/05/23
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lospeakerscorner · 5 months
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Stasera, punto e a capo!
Per la stagione teatrale 2023-2024 del Teatro Cilea  Massimiliano Gallo in scena con Stasera, punto e a capo! CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – In esclusiva per il  Teatro Cilea in via San Domenico l’attore Massimiliano Gallo porterà in scena dal 9 al 19 novembre  la pièce Stasera, punto e a capo, otto spettacoli teatrali unici della stagione, contemporaneamente alle registrazioni delle nuove…
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marcogiovenale · 8 months
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pod al popolo, #15_ poesia riconoscibile, poesia ri-conosciuta, e postpoesia
Su Snaporaz il 20 luglio è comparso questo articolo di Gilda Policastro: “Siamo in troppi a farmi schifo”: i poeti e il loro pubblico https://www.snaporaz.online/siamo-in-troppi-a-farmi-schifo-i-poeti-e-il-loro-pubblico/ Il 3 agosto Fahrenheit (RadioTre) invita lei a parlarne, insieme a Elisa Donzelli e Maurizio Cucchi (il link che segue è già predisposto per far iniziare la trasmissione nel…
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kutmusic · 1 year
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showroomhaircut · 1 year
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Scusate se non mi piace Michael Jackson
Scusate se non mi piace Michael Jackson
Più che un post provocatorio, la mia non è altro che una sintesi molto banale, ma personalissima, sull’artista Michael Jackson. È inutile e riduttivo parlare della sua vita, delle controversie, dei suoi amori e drammi, poiché ci sono giornalisti ed esperti musicali che ne hanno parlato in modo molto lucido e attento. Però, non riesco a farmi piacere Michael Jackson e continuo a giudicarlo un…
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polaroidblog · 2 years
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FRIGO!!!
Dalla voce di chi c’era e di chi non c’era la storia di Frigidaire, la più esplosiva rivista italiana. Perché il vero genio non va monumentalizzato, va solo studiato.
La storia di Frigidaire, la più creativa, esplosiva e imprevedibile delle riviste italiane, tra siringhe, viaggi in Afghanistan, androidi muscolosi e una cittadella utopica nel cuore dell’Umbria. Il racconto di chi c’era e di chi non c’era.
La rivista Frigidaire nasce il 28 ottobre 1980 ed esce in edicola al prezzo di duemila lire. Il suo primo e unico direttore si chiama Vincenzo Sparagna e insieme a lui ci sono cinque future glorie del fumetto italiano: Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Tanino Liberatore, Filippo Scozzari e Massimo Mattioli. I primi due moriranno giovanissimi per overdose, lasciandosi alle spalle una serie di capolavori adorati da un’intera generazione di lettori. Frigidaire non fu una semplice rivista, ma un modo incendiario di vivere e forse l’ultima vera avanguardia del Novecento italiano. Tutti i suoi protagonisti avevano attraversato i folli e turbolenti anni Settanta; con Frigidaire diventarono i massimi interpreti e profeti degli ancora misteriosi anni Ottanta. Oggi Vincenzo Sparagna abita sulle pendici dei Monti Martani, in Umbria, in un luogo rinominato Frigolandia. Con lui sopravvive lo sterminato archivio di Frigidaire. L’esistenza di Frigolandia e del suo archivio, tuttavia, sono in pericolo. Le generazioni che verranno rischiano di perdere un tesoro e una grande lezione di libertà.
Frigo!!! …è una serie podcast di Chora Media promossa da C.P.Company È stato scritto da Niccolò Porcelluzzi e Ivan Carozzi Ha collaborato Alessia Rafanelli La cura editoriale è di Michele Rossi e Marco Villa La post produzione è di Massimo Carozzi I producer sono Matteo Perkins e Matteo Scelsa Coordinamento tecnico di Guido Bertolotti Il fonico di studio è Federico Slaviero per PM9 “Musiche addizionali su licenza Machiavelli Music”
choramedia.com/podcast/frigo
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viendiletto · 2 months
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Ho vissuto 17 anni a Pola ed è stata una vita da favola: è quella la mia terra e mi manca tanto. Siamo andati via nel 1946 perché c’erano già state le prime foibe, in Istria si sapeva, a Pola meno. Venivano di notte, chiamavano la persona e dicevano “Vieni, ti devo parlare”, e quella spariva. Poi ci accorgemmo che, dopo tempo, a Pola, sui tabelloni di un cinema erano esposti cadaveri; così la gente andava alle foibe per cercare lembi di indumenti dei familiari scomparsi. Fummo sfollati a Orsera (in croato Vrsar) nel 1944-’45, quando avevo 14 anni, perché gli alleati bombardavano e c’erano i tedeschi. Ricordo un presidio di giovani soldati, 18 o 19 anni, che furono convinti dalla popolazione pro-Tito a lasciare il presidio e andare in bosco coi titini. Questi presero le armi dei nostri soldati e si vestirono con le loro divise: i giovani che andarono in bosco non tornarono più. Le mamme andavano a chiedere a don Francesco Dapiran, poi parroco di Fertilia, dove fossero i loro figli, e lui andò a cercarli paese per paese, chiedendo alla popolazione dove fossero stati portati: erano tutti morti gettati nelle foibe. Tornammo a Pola e riprendemmo la vita di tutti i giorni. Vivevamo in mezzo a gente slava, ma non lo sapevamo, eravamo tutti una comunità. Furono alimentati rancori e odi, ma in realtà non c’era questo fra noi, eravamo gente buona. Mio padre, originario di Buggerru, e mia madre ripresero a lavorare, io proseguii gli studi. Poi anche da noi iniziarono le uccisioni e facemmo domanda per espatriare. La nostra partenza fu fissata il 10 febbraio 1947, ma l’uccisione del generale De Winton la rinviò. Essendo una ragazza di 17 anni, vivevo quell’esperienza non come un disagio, ma come un’avventura. Partimmo col successivo imbarco, il pomeriggio di sabato 15 febbraio. La domenica, a bordo, il parroco celebrò la messa, quindi, nel pomeriggio, arrivammo ad Ancona. Mi aspettavo una festa d’accoglienza, con le bandiere, invece ci vennero incontro delle barche con a bordo uomini che, col pugno chiuso, ci insultavano gridando: “Tornate a casa vostra, fascisti!”. Se non ci fossero stati i carabinieri quelli ci avrebbero buttati in mare: li ringrazierò per sempre per quello che hanno fatto per noi. In treno raggiungemmo Civitavecchia da dove c’imbarcammo per la Sardegna. Il giorno dopo sbarcammo ad Olbia, quindi ci trasferimmo a Sassari e da lì prendemmo il treno per Cagliari. Il paesaggio che si presentò ai miei occhi era desolante, mi sembrava di attraversare la steppa; ricordo delle cavallette enormi ma anche un bel sole, che ci accolse con tutto il suo calore. Il primo impatto con Cagliari fu positivo: il municipio e il bel giardino antistante mi diedero subito l’impressione di una bella città, nonostante i danni subiti dalla guerra appena terminata. Ci condussero nel campo profughi, situato tra le vie Logudoro e San Lucifero, e lì l’accoglienza fu buona. La città mi piaceva e mi piace, ma mi sono inserita con difficoltà, la mia mentalità era diversa da quella che ho trovato e non riuscivo a capire le persone che si esprimevano solo in sardo. Sono arrivata a 80 anni e ringrazio Dio e ringrazio la Sardegna perché mi trovo bene, la vita è tranquilla, una pensione l’ho avuta, ho pochi amici ma buoni e tengo collegata tutta la ‘mia’ gente, sparsa in tutto il mondo.
Nerina Milia, esule da Pola
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parolerandagie · 1 year
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Quarant'anni fa esatti, sull'onda dell’improvviso interesse che il basket NBA ed il football NFL suscitano in Italia, dovuto alle partite trasmesse dalle reti Mediaset e commentate da un indimenticabile Dan Peterson, un perfetto Rino Tommasi ed un giovanissimo Guido Bagatta, proprio quest’ultimo pubblica due libretti, distribuiti in edicola, uno intitolato ‘’American Football Superstars’’ e l’altro ‘’American Basketball Superstars’’.
Io giovanissimo pre-adolescente che non si perdeva nemmanco una sola di quelle trasmissioni, risparmio la esorbitante cifra necessaria all’acquisto (i libretti costavano lire 5.000 cadauno, per un totale di lire 10.000: praticamente il budget di un mese) e me li accaparro, passando i pomeriggi a studiarli a memoria, a leggere e rileggere le piccole biografie dei giocatori, suddivisi per squadra, a fantasticare di ipotetiche partite fra le stelle, confrontare cifre statistiche, memorizzare nomi; molti dei miti che tutt’ora ho, legati a quel mondo, derivano dall’averli visti su quei libretti, prima ancora di averli visti giocare in TV: Joe Montana, Ken Anderson, Walter Payton, Julius Erving, Larry Bird, Magic Johnson, Kareem Abdul Jabbar, Moses Malone sono solidamente parte del mio immaginario sportivo, ancora oggi, e da quelle pagine sono usciti: alcuni di loro non sono nemmeno più in vita.
Poi si cresce, si cambia (anche se ci si promette, con amici di cui non ci ricordiamo nemmeno più il nome, di non farlo mai) si studia, lavora, si cambiano case e città, e certe cose che per un periodo consideravamo alla stregua di patrimoni e tesori, vanno irrimediabilmente perdute.
Per me, vanno perduti anche i due libretti, e con loro se ne vanno anche la spensieratezza di quegli anni, la serietà con cui attendevo l’uscita in edicola delle riviste Superbowl e Superbasket, i milioni di sogni ad occhi aperti che avevo fatto.
Ma qualche giorno fa mi tornano alla memoria, e mi travolge, insieme ad una infinita nostalgia, anche una smania di riaverli, di ritrovare quelle pagine, di scoprire che ancora mi ricordo quei nomi, che ancora bene so quali giocatori, quali frasi usate per descriverli, avevano colpito la mia immaginazione e la mia suggestione.
Ebbene, li trovo, usati, in vendita on-line su di un sito che vabbè la sicurezza dei dati, e li ricompro per una cifra di cui mi vergogno.
Sono arrivati oggi, via posta, e quella che vedete è la loro fotografia.
Ed io sono un tredicenne nuovamente, perso dietro un vecchio sogno americano, inebriato dal sapore, dall’odore di quei giorni; e se chiudo gli occhi, Magic porta palla, la passa a Kareem, laggiù appostato in post basso, che, nonostante la strenua difesa di Robert Parish, manda la palla a carezzare il cotone della retina con uno dei suoi memorabili sky hook, una gancio cielo, come avrebbe commentato Dan Peterson.
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gabbanista · 1 year
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agirlfromthe80s · 25 days
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Madonna, MTV Music Awards, 1984
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adrianomaini · 1 year
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Il panorama politico italiano continua a presentare elementi di continuità
A partire dagli anni ‘60, diversi studiosi hanno sviluppato sistemi di classificazione del territorio nazionale in funzione dei rapporti di forze che esistevano allora tra i due principali partiti in competizione, Dc e Pci. Nella ricerca politologica, sulla scia delle ricerche dell’Istituto Cattaneo alla metà degli anni Sessanta si è ormai consolidata una ripartizione dell’Italia in zone…
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bagnabraghe · 1 year
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Il panorama politico italiano continua a presentare elementi di continuità
A partire dagli anni ‘60, diversi studiosi hanno sviluppato sistemi di classificazione del territorio nazionale in funzione dei rapporti di forze che esistevano allora tra i due principali partiti in competizione, Dc e Pci. Nella ricerca politologica, sulla scia delle ricerche dell’Istituto Cattaneo alla metà degli anni Sessanta si è ormai consolidata una ripartizione dell’Italia in zone…
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giovithunder · 1 year
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Recensione di "La lingua perduta delle gru": un romanzo LGBT degli anni ottanta che parla di "amore liquido"
Recensione di “La lingua perduta delle gru”: un romanzo LGBT degli anni ottanta che parla di “amore liquido”
“La cosa peggiore sarebbe stata ammettere l’uno con l’altro alla chiara luce del giorno di essere venuti ognuno per suo conto in quella sala scura (…), e pertanto riconoscersi a vicenda come esseri umani e non solo ombre che si aggirano in un cinema”. David Leavitt ha scritto La lingua perduta delle gru con l’intento di fare comparire un romanzo nello scaffale “letture a tematica omosessuale” in…
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marcogiovenale · 1 year
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brion gysin, 80s' counterculture etc (andrew mckenzie)
brion gysin, 80s’ counterculture etc (andrew mckenzie)
https://www.briongysin.com/andrew-m-mckenzie-qa-gysin-80s-counterculture-topy-and-more/
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i-m-pazzire · 2 years
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mi sento male ma a bake off hanno fatto l’intro anni ottantnovanta
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