Tumgik
#MAS CATARRO
ernestdescalsartwok · 2 months
Video
CONCURS-PINTURA-SANT RAIMON DE PENYAFORT-SANTA MARGARIDA  I ELS MONJOS-PREMIS-ALCALDESSA-IMMMA FERRET-40 ANIVERSARI-PREMIS-ARTISTA-PINTOR-ERNEST DESCALS-FOTOS-MAS CATARRO
flickr
CONCURS-PINTURA-SANT RAIMON DE PENYAFORT-SANTA MARGARIDA I ELS MONJOS-PREMIS-ALCALDESSA-IMMMA FERRET-40 ANIVERSARI-PREMIS-ARTISTA-PINTOR-ERNEST DESCALS-FOTOS-MAS CATARRO por Ernest Descals Por Flickr: CONCURS-PINTURA-SANT RAIMON DE PENYAFORT-SANTA MARGARIDA I ELS MONJOS-PREMIS-ALCALDESSA-IMMMA FERRET-40 ANIVERSARI-PREMIS-ARTISTA-PINTOR-ERNEST DESCALS-FOTOS-MAS CATARRO- En el 40 Aniversari del CONCURS DE PINTURA RAMON DE PENYAFORT de SANTA MARGARIDA I ELS MONJOS el artista pintor Ernest Descals recibe un nuevo premio por sus cuadros que recibe de manos de la Alcaldessa Imma Ferret, Fotos de la ceremonia de entrega de premios en MAS CATARRO, dependencias culturales del Ajuntament de la vila. Los artistas premiados recogen sus premios sobre el escenario de la Feta de la MOSTRA ARTÍSTICA. Enero de 2024, con este galardón, mis obras de pintura y dibujo has sido premiadas en distintas convocatorias del Concurso de Arte, proporcionando gratificantes experiencias personales que se suman a mi historial en los concursos de Pintura.
2 notes · View notes
yomersapiens · 7 months
Text
Unica regola del buon vicinato: ignorarsi.
Certe cose è meglio non saperle, penso. Cioè, nel mio palazzo io vivo quasi come un'ombra. Non credo che la gente si ricordi di me e quando si ricordano è sempre qualcosa tipo "l'italiano che ci guarda disgustati quando sente l'odore del nostro caffè". È vero, non mi sono fatto tanti amici ma perché lo so quanto è brutto conoscere sul serio i propri vicini.
C'era la vicina piccina che mi guardava in casa (c'è ancora, non è morta), un'anziana signora che monitorava lo spostamento delle visite nel mio appartamento e mi chiedeva perché non avessi una fidanzata fissa. Ecco, lei. Per descriverla, sembra una piccola prugna secca con labbra e occhi che parla gracidando e ti chiede di aiutarla a portare su e giù la spesa. L'altro giorno mi ha persino bussato per chiedermi di accompagnarla alla fermata del bus. L'ho fatto, perché comunque a me i vecchietti piacciono, anche quando sono spioni. A me non serve installare delle videocamere di sicurezza io ho lei che mi guarda in casa e mi avvisa se entrano i ladri per rubarsi quel ciccione di Ernesto. Mentre la accompagnavo ho notato che il sacchetto era pieno di viveri, così le ho chiesto dove stesse andando con tutto quel cibo. Mi ha risposto che c'era un'offerta al discount locale e che aveva fatto scorta da portare al figlio e i nipoti. Perché il costo della vita a Vienna adesso è insostenibile e quindi è il suo ruolo di nonna provvedere al benessere della famiglia. L'ho ammirata molto, mentre si spiegava in un tedesco scalcinato. Poi però siamo stati in contatto per più di due minuti e dopo due minuti le persone rovinano sempre tutto. Infatti al 2:01 ha aggiunto "E poi in questa città non funziona nulla! Ci sono troppi immigrati! Si stava meglio una volta!" allora io mi sono incupito. Mi stava simpatica accidenti. Le ho detto "Questi immigrati sono insopportabili, i peggiori sono quelli che la aiutano a portare la spesa e la accompagnano alla fermata del bus! Vero?". Lei ha sorriso e ha detto che no, io ero diverso. Forse perché sono bianco. Poi le ho chiesto "Ma mi tolga una curiosità, lei da dove viene?" e vai a scoprire che è mezza serba, mezza sinti, mezza puffo date le ridotte dimensioni. Mai parlare per più di due minuti con nessuno. Io non voglio sapere.
C'era un ratto nel palazzo. Si aggira da qualche giorno senza essere stato fermato. Io mi sentivo al sicuro, Ernesto ha bisogno di un amico e tanto mica riesce a fargli del male, al massimo lo abbraccia e ci dorme assieme. Ernesto odia solo me. Un po' ho sperato che bussasse alla mia porta, chiedendo ospitalità. Invece era la vicina prugna secca di nuovo a chiedermi di aiutarla a prendere un barattolo messo troppo in alto nella sua cucina. Questi immigrati alti più di 1.80, quanto sono fastidiosi eh?
Un altro vicino sta traslocando. Un tipo strambo, ma divertente. Sicuramente ha più di sessantanni ma non ha voglia di dimostrarli. Sembra in forma, nonostante la pancia pronunciata e i capelli grigio argento. Quelli che abitano dall'altro lato del palazzo hanno il bagno fuori dall'appartamento e quindi per usare la tazza devono uscire di casa, camminare nel giroscale e giungere nella loro toilette. Inutile dire che si sente tutto e molto spesso, quando escono, sono mezzi nudi. Il vicino in questione era il re del catarro mattutino. Si svegliava presto e andava a raschiare i fondali della gola tenendo la porta del bagno esterno aperta, non sia mai che non mi rendeva partecipe dei suoi ritrovamenti. Quindi quando ho capito che si stava trasferendo, non mi sono preoccupato più di tanto. Ho pensato "Dai, magari il ratto che sta girando nel palazzo può andare a vivere a casa sua!". Lui era un tipo atletico, durante la pandemia aveva costruito una palestra nella stanza adiacente al deposito bici e lo aveva fatto per tutto il palazzo! Non solo per lui, cioè ok principalmente per lui, ma era passato porta a porta per invitare tutti a usarla. Io c'ero stato una volta e vedendo le condizioni igieniche dei manubri ho optato per tornare a fare il mio sport preferito: piangere sul divano. Però qualcosa di buono l'aveva fatta, per questo quando ieri l'ho incontrato casualmente sul bus ho pensato di andare a salutarlo e chiedergli i programmi per il futuro.
Ma quindi te ne vai?
Sì, mi trasferisco, non so ancora dove di preciso, o in Ungheria o negli USA.
Beh dai, non male!
Sì! Ho bisogno di libertà! Qua mi hanno tolto tutto.
In che senso?
Durante il Covid, quando hanno chiuso le palestre!
Senti sono passati appena dieci secondi, questi discorsi dovresti iniziare a farli dopo due minuti.
Cosa?
No non ti preoccupare, una roba mia.
Ah ok. Dicevo, hanno chiuso le palestre, a noi sani! Capito? Io ero sano e non potevo andare a fare sport! Assurdo! I malati non vanno in palestra, non hanno le forze, guarda me, io sono pieno di forza! Non sono malato! Però io dovevo stare in casa!
Ma avevi costruito la palestra per tutti, abbiamo apprezzato.
Io voglio la mia libertà!
Vabbè ma è passato tanto tempo dai...
Non abbastanza, torneranno a prendersi tutto, vedrai.
Ok, come dici tu, va bene, fai buon viaggio.
Guardo fuori dal bus, non era la mia fermata ma sapevo che sarei dovuto scendere e invece no, pioveva e ha vinto la pigrizia, errore terribile. Così sono rimasto su e l'attempato vicino negazionista ha deciso di proseguire.
Tu sei italiano, vero?
Sì, dalla nascita più o meno...
Bene bene, mi piace la tua nazione, e quella vostra presidente. Come si chiama?
Ma come, ti piace la Meloni?
Certo! È una grande!
Ma è una cazzo di fascista.
Dice le cose come stanno, non si nasconde dietro a nulla!
Ok questo glielo posso riconoscere. Era fascista da giovane e lo è ancora oggi, non lo ha mai nascosto. Almeno è coerente. Se l'hanno eletta sapevano a cosa andavano incontro. Mica come quel deficiente di Salvini, lui era un cazzo di idiota completo.
Lui anche mi piaceva!
Ovviamente ti piaceva.
Certo! Lui. Non sento più parlare di lui.
E meno male, prima odiava noi terroni, poi l'hanno eletto ed era tutto Italia Italia Italia e se la prendeva con chi immigrava. Sempre a parlare alla pancia delle gente, a cercare nuovi nemici, a bere cocktail in discoteca e mangiare alla sagra della porchetta.
Un grande!
Ma proprio no. Sai una cosa, ti dirò questo, paragonato a questi suoi scarsi derivati, ecco, mi manca quasi Berlusconi. Lui al confronto era un genio.
E poi lui si scopava le quattordicenni! Io pure mi vorrei scopare le quattordicenni!
Scendo dal bus senza nemmeno salutare. Non avevamo parlato per dieci anni di vicinato, perché ho rovinato tutto alla fine? Non potevo farmi gli affari miei? No. Dieci stupendi anni di reciproco ignorarsi gettati nella spazzatura dopo due minuti di conversazione.
Apro il portone del palazzo, visibilmente afflitto. Davanti a me, per terra, giace il cadavere del ratto che girovagava da qualche giorno. Lo guardo e gli dico: "Ti capisco amico mio, ti capisco davvero. Non sai quanto ti capisco". Salgo in casa, prendo la paletta che uso per travasare le piante e torno giù. Vado a seppellirlo nel retro del cortile. Canto "Amazing grace". Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, perché purtroppo i peggiori traslocano solamente.
81 notes · View notes
canterai · 5 months
Text
Il mio corpo ha psicosomatizzato la giornata di ieri anche se il mio umore è migliorato, quindi stamattina mi sono svegliata con mal di gola, raffreddore, tosse, catarro, brividi, sensazione di avere mal di testa in tutto il volto e raffreddore nelle gambe. Ma io, stoica, faccio finta di nulla perché non posso fermarmi in questi giorni.
7 notes · View notes
kon-igi · 2 years
Text
SE AVETE UN PO’ DI TEMPO VI RACCONTO I VARI MODI IN CUI PUÒ MORIRE UNA PERSONA
Di solito la morte è meno cinematografica di quanto ci si aspetti ma a volte è più cinematografica della morte cinematografica stessa.
Per esempio, difficilmente vi verrà fatto Il Discorso Finale™ dal momento che, indipendentemente dalle cause del decesso incipiente, la maggior parte delle volte il morituro cercherà di far entrare nei polmoni più aria di quella che esce e quindi il risultato sarà un affannoso gorgoglìo con tanto di catarro che scoppietta fuori dalla gola oramai serrata. A volte il catarro non esce e allora si forma una schiuma che a decesso avvenuto continuerà a fluire fuori per la pressione positiva degli alveoli collassati.
Se la persona ha una patologia epatica o gastroenterica può avvenire l’improvvisa rottura di una vaso maggiore inferiore o superiore col risultato che la persona morirà per collasso cardiocircolatorio dopo avervi vomitato sui piedi due o tre litri di sciroppo ematico oppure tossendo sul soffitto (o addosso a voi) la stessa quantità.
Magari siete fortunati e la persona non si accorge di nulla perché ha il cervello spappolato che gli cola dal cranio mezzo scoperchiato e allora voi potete solo aspettare che muoia. E ci impiega davvero tanto, visto che le funzioni respiratorie sono controllato dal bulbo che è ben protetto nella parte posteriore del collo! 
E a proposito di morte lenta, di solito le metastasi hanno il brutto vizio di colonizzare un sacco di organi non vitali, tipo le ossa, e magari avete sentito parlare di cosa fanno alle terminazioni nervose. Meno male che poi, una volta invasi reni e fegato, ti gonfi come un pallone itterico e poi ce la fai a morire.
Ma state sereni. Molti vanno pure in stato vegetativo prima di morire, anche se poi ci impiegano anni a farlo. E allora gli si mette un catetere vescicale, gli si pratica un buco in gola per inserire una cannula tracheostomica e poi anche uno nello stomaco per una bella PEG di nutrizione enterale. Poi di solito muoiono quando gli antibiotici non riescono più a contrastare le infezioni delle piaghe da decubito necrotiche che si sono portate via mezza schiena.
Un’ultima cosa...
Una cosa è gioire della fine di un’era di dispotico colonialismo e del simbolo di essa, ben altra è gioire della morte della persona.
Vi invito a esserci quando viene emesso il rantolo che TUTTI fanno prima di morire e poi a tenere premute le dita sulle palpebre rigide per riuscire a coprire gli occhi oramai di cera.
E se nonostante tutto, purtroppo sapete di cosa sto parlando e oggi sentite che una morte è comunque degna di gioia condivisa, ci tengo che me lo diciate ché così saprò fare degna selezione. Grazie.
99 notes · View notes
fairyhelpersrpg · 2 months
Photo
Tumblr media
Es la madre de Dylan y su hermano, la misma que abandonó a Dylan en aquel viejo almacén cuando apenas tenía tres años. Le dejó en ese lugar en concreto porque ya conocía a Jonas del instituto, eran buenos amigos y consumieron juntos ciertas sustancias ilegales con las que empezó a jugar en aquella época. De hecho el lenguaje de símbolos, gestos y dibujos en las paredes que ahora usa Jonas y le ha enseñado a Dylan es el mismo que usaban entre ellos cuando eran más jovenes. Pero ella conoció al padre de los niños del que se enamoró y vió como su mejor amigo empezaba a ser consumido por aquello que vendía. Al no poder hacer nada por ayudarle decidió ir por su lado, dejando ese mundo. Cuando la hirieron unos bandidos para robarle el coche y todo lo que llevara encima mientras regresaba a casa de su padre se vió forzada a huir con su hijo en el tiroteo, los llantos de Dylan provocaron que la hirieran al ser fácil localizarla, le sedó, pues estudio medicina, de hecho era cirujana antes de la pandemia.
En su huida mientras se desangraba encontró los símbolos de su viejo amigo Jonas, siguiendo las pistas que conocía a la perfección llegó a un viejo almacén que hacia poco que se habia usado. Tuvo que tomar la decisión de abandonarle por su propia seguridad, la bala dañó una arteria y sola no podía operarse, los utensilios se los llevaron con el coche, pues acababa de atender a un paciente cuando regresaba. La razón por la que solo llevaba consigo y no a los dos niños era porque Dylan necesitaba tratamiento por un catarro que no pintaba nada bien, llevárselo consigo y tratarle al momento fue lo más seguro, con lo que no contaba era con que sucediera aquello.
Mas o menos esa es la base que tengo pensada para el personaje, en la historia de Dylan no se menciona que sea la madre quien le abandonó, sino ambos padres, pero por cuestiones de búsqueda ignoremos eso (?). A partir de aquí la historia es bastante libre, como sugerencia puede que la hayan encontrado un grupito mientras huida tras abandonar a su hijo junto a la medicina, la curaran porque la reconocieron de lo que hacia (Se dedicaba a ir de un lado a otro atendiendo personas que necesitaban cuidados médicos) o que haya perdido la memoria a posteriori por un golpe. El padre de los niños y abuelo de estos (El padre de la madre vamos) estaba a cargo del otro hermano, nunca los encontró de haber regresado al hogar del anciano, y el marido era militar, fue a detener el brote pero jamás regreso. Los motivos por los que haya dejado de buscar, o no, podemos hablarlo los tres, cuadrar las tres historias y que te sientas cómodo/a con el personaje es posible si lo hablamos.  Como ya dije en la búsqueda del hermano cualquier cosita es discutible si se adapta bien a la trama o idea general que aquí expuse.
Lo que busco en concreto de este personaje es que sea una mujer con sus propios dramas personales, que sepa cerrar su corazón cuando toque y tomar la decisión más difícil, ya sea el abandonar a sus hijos o matar a un paciente que esta sufriendo. Ella no era asi antes, el cambio puede deberse a haberlo perdido todo, quedarse sola, o lo que pasara en su vida después de sobrevivir a la herida de bala tras abandonar a Dylan. Puede incluso que se haya cruzado con su hijo mientras viajaba con Jonas, pero nunca se haya interesado en acercarse a él porque se siente culpable, no se, esta faceta depende del personaje que tome al personaje pero si que la visualizo como una mujer dura de roer e independiente. Por lo demás creo que esta todo dicho, es un personaje complejo pero interesante desde mi punto de vista, asi que si te agrada la idea contactame sin miedo que seguro que podemos cuadrar algo.
Ofrezco buen nivel de rol, calidad media, alta y pido más o menos lo mismo. Además de constancia con el personaje (1-2 post a la semana mínimo) y sobretodo que no me dejen tirado, o al menos avisar.
PD: El personaje es libre de tener sus propias tramas personales, no tiene porque estar pegada a Dylan todo el dia siempre y cuando haya algo de drama entre ellos, o intente acercarse a él, o tengan un encuentro difícil, etc.
BÚSQUEDA AQUÍ
2 notes · View notes
handsmadeforholding · 6 months
Text
Sendo filho de médicos, eu cresci rodeado de livros de anatomia, histologia e fisiologia, mas um deles sempre me chamou mais atenção; o Manual Merck de Medicina, um livro velho, surrado, com as páginas prestes a cair e especialmente empoeiradas o que acabava atacando minha rinite, porém mesmo com o nariz pingando de catarro eu me encontrava vidrado naquela bíblia vermelha. Aos 11 anos de idade eu me sentia um navegador desbravando as águas da chamada medicina. Aos 13 anos de idade após o encerramento de uma aula apresentada pelo meu pai em um congresso eu me encontrei questionando a forma dogmática pela qual eu seguia o manual, provando para mim que as águas nas quais eu estava apenas encostando a ponta do meu pé eram muito mais profundas do que imaginável, esta realização fez com que o meu apetite insaciável por conhecimento desperta-se mais uma vez, devorando casos de infectologia, assistindo vídeos de cirurgia de forma ininterrupta, mas o que com certeza mais me impactava era quando eu acompanhava o meu pai em visitas à pacientes, a sutileza em sua voz era capaz de acalmar um vulcão em erupção, a objetividade em suas explicações conseguia fazer com que até crianças entendessem o que ele explicava mas o que mais me cativou foi a atenção que ele dava não só ao paciente mas também a toda sua família.
Ao longo dos anos eu me aproximei mais de minha mãe, uma mulher extremamente teimosa, teimosia essa que era demonstrado pela sua insistência e força para se manter de pé independente da situação na qual ela se encontrava, uma verdadeira batalhadora, mas com um coração imenso voltado a família. Nas segundas eu acordava para ir à escola e não a encontrava em casa, as sextas eu aguardava ansiosamente para a sua chegada, nos sábados eu abria a porta de seu quarto para verificar se ela estava lá tirando o seu mais que merecido descanso para receber o mais forte abraço.
Eu sou muito grato pelos meus pais e espero um dia chegar aos pés de ambos, muitos dizem que eu sou a imagem perfeita do meu pai com traços de personalidade da minha mãe, mas se tem algo que eu realmente busco ter de parecido é o cuidado e conhecimento do meu pai e a fervura e a dedicação da minha mãe.
Escrevendo isso eu me encontro com os olhos cheios de lagrimas e com o coração palpitando de emoção, memorias se passam em frente dos meus olhos e a lembrança do carinho dos dois faz com que eu sorria de perceba o quão sortudo eu sou.
04/11/2023 - 16:33
4 notes · View notes
keomad · 11 months
Text
Você gosta de louco?
Prazer o louco
Eu sei, é difícil admitir...
...mas, achou um aqui.
Hoje amanheci pensando um pouco mais em mim.
Imaginação, imagem em ação
De onde eu vim isso não era jogo
Era real cada intenção!
Hostilidade, fragilidade
Meias-mentiras
Meias-verdades
Tum tum tum "hospício lotado" mas sempre cabe mais um.
Batia no portão e sempre chegava um primo, um amigo.
Risada de menino
Sonho expandindo
Catarro saindo
Café quente matutino
Era assim nas manhã de junho, julho e agosto
Cada tempo frio, aumentava o alvoroço
"Aquela mulecadinha" tudo juntinha
Assistindo TV Glovinho, peidava em baixo da coberta para ouvir a próxima crítica
Você é louco? Eu não sou nem um pouco!
Aceitar critica e sorrir? Sou forte, pode vir
Ter sonhos interrompidos
Foi só um assalto, amanhã reconquisto
Perdi as contas de quantas cartelas de tarja preta já me tiraram o sorriso
Me dopando para um alívio
Você não é louco, mas eu sou um pouco
Ando de pés no chão na rua
Camisa amarrotada e um sorriso encantador
Esquecem do que me visto para tentar ouvir meu teor
Mas a cada palavra citada, entendem tudo e não sabe nada
Parafraseada vomitei a rotina na expressão de gargalhada.
Eu sou louco? Nem um pouco
Escrevo, canto, dor risada, falo sozinho, te arranco um sorriso, te faço de garimpo, extraio sua afeição, te mostro meu lado bom, limpo suas feridas, ataco meu coração.
Mas quando me abro por inteiro, o louco é passageiro de mais gole de anemia do afeto.
Todo mundo gosta de um louco, do menino que rir, do homem que cuida de tudo e todos
Mas não entendendo muito sobre como ser cuidado, ele dá aula para os loucos isolados.
E foi ali, passando na porta aquele hospício que o louco me viu e saiu gritando "eu sou normal".
E nem sei como terminar esse texto porque sempre fico sozinho no final.
Apaguem as luzes. (((Por favor)))
7 notes · View notes
spettriedemoni · 1 year
Text
Notte movimentata
Tigrotto ieri è stato il pomeriggio con me. Abbiamo disegnato e mi ha chiesto di fargli una locomotiva a vapore, non una qualsiasi ma quella che abbiamo visto qualche settimana fa al museo del treno.
Gli ho fatto vedere poi un paio di video fatti da quanti sono andati sul treno storico che prenderemo noi a dicembre. Ha questa cosa di contare le ruote delle locomotive a vapore. Ieri ne ha vista una con 3 ruote grandi. Gli ho chiesto quante ve ne sono dall'altro lato, mi ha detto tre e allora ho provato a chiedergli quante sono in totale e lui mi ha risposto "Sei". Dove abbia imparato a fare questo calcolo a mente non lo so, però mi ha meravigliato. Sarà che sono veramente scarso in matematica.
Stanotte poi si è addormentato insieme a noi ma poi si è svegliato tossendo. Faceva fatica a placarsi la tosse e gli è venuto anche da fare la pipi.
Nel tragitto tra camera e bagno ha vomitato, purtroppo. Evidentemente il catarro lo ha stimolato in tal senso.
Era dispiaciuto per aver sporcato ma io e la mamma abbiamo provato a tranquillizzarlo. Nel frattempo si è lamentato per il freddo che sentiva, piccolo.
Si è riaddormentato con il pigiama pulito, l'altro era sporco di vomito. Ho fatto fatica a riprendere sonno, forse erano le 3:00 o giù di lì.
Ripenso a quando mi dice che vuole invitare i suoi amici a casa nostra. Uno o due non vuole invitarli perché, dice, sono dispettosi. Ultimamente mi dice di voler invitare Beatrice perché "è divertente" e sorride quando lo dice. Starà mica prendendosi già una cotta?
L'altro ieri invece mi ha chiesto perché Gabriele vuole stare con lui. Gli ho risposto perché evidentemente lo trova simpatico e magari gli vuole bene. Mi è sembrato convinto della spiegazione e stranamente non ha fatto la solita domanda: "Perché?"
Stamattina si è svegliato un po' scontroso, normale dopo la notte movimentata. Spero gli passi ma la carenza di sonno si farà sentire, immagino.
Tra poco vado a lavoro, mi piacerebbe stare vicino a lui e coccolarlo un po'.
Magari appena ritorno, spero il prima possibile.
21 notes · View notes
gregor-samsung · 7 months
Text
" Comparve una ragazza più giovane di quella che aveva servito il caffè e Farnenti la prese per mano trascinandola di fronte a noi. «Caro Contardi,» spiegò come se dovesse sottoporgli notizie tecniche «il bananeto si taglia al momento giusto, con occhio da esperto e qua ci vuole almeno ancora un anno.» Anche Farnenti era venuto a schierarsi dalla nostra parte, per rimirare la ragazza come spettatore disinteressato, al pari di noi. Disse ancora: «In attesa del giorno buono bisogna avere cura del bananeto». Si rivolse alla ragazza: «Su, levare bene tutto e fare festa ai tre padroni». Ci indicò con la mano, elevandoci al suo stesso grado di potere. La ragazza si tolse la tunica bianca con mosse infantili, dove c’era un’ombra di giuoco, d’effetto deprimente. Rimase nuda, efebica, quasi ancora senza sesso. Sul ritmo che Farnenti le dava battendo le mani, cominciò un simulacro di danza del ventre, alzando le braccia magre e portando le mani intrecciate dietro la nuca. Lo scatto dei fianchi era modesto, senza malizia tecnica o interpretativa e anche Farnenti dovette rimanere deluso. «Su,» le ordinò «adesso fare come scimmia.» La ragazza si fermò un attimo, quasi per marcare un intervallo, poi abbassò le braccia tenendole leggermente arcuate e spostate in avanti, come per stringere un compagno immaginario e cominciò ad altalenare il ventre, offrendosi e ritirandosi, imitando l’amplesso. Ogni tanto lanciava piccoli gridi, che concluse con un tremolio della voce, accovacciandosi poi in terra. Farnenti le fece un segno per dirle d’uscire. Era contento, eccitato: «Queste cose non le ha di certo imparate dalle suore a Chisimaio» annunciò ridendo, ma all’improvviso stravolto da colpi di tosse e di catarro. «Suore o non suore,» disse Contardi adagio, pesando le parole perché risultassero di particolare chiarezza «per me è sempre schifoso.»
Finalmente anche Farnenti capì il significato di quel giudizio. Per controbatterlo si lanciò in una spiegazione assurda: forse Contardi non sapeva che quelle ragazze, proprio per l’intervento farnentiano, venivano sottratte ad una usanza disumana. Ma come medico Contardi doveva sapere che il sesso di tutte le ragazze, di qualsiasi clan, sia dei dir o dei darod o degli hauia o dei dighil o dei rahanuin, verso i nove anni, veniva mutilato e cucito, lasciando un pertugio per orinare. Parlava come se facesse una relazione, adoperando termini di medicina sessuologica. Queste cose Contardi doveva conoscerle e anche doveva sapere che così la sensibilità sessuale era in tutte le donne interamente eliminata e che, molte volte, all’epoca dello sviluppo, la cucitura provocava infezioni, cancrene e tante morivano come carogne divorate dal marcio che avevano nella pancia. A questo punto Farnenti si era lasciato trasportare dal suo entusiasmo apologetico e gridava: «Ma io quando posso proibisco, vieto che si compia l’operazione mutilatrice. Perché tagliare quel che dà il piacere? Io le faccio crescere intatte, come la natura vuole: vere donne, che possono sentire quel che sentiamo noi». Sino ad allora era rimasto in piedi, urlando; ma, finita la perorazione, era crollato su una poltrona ed un raggio di luce, che gli batté improvvisamente sulla faccia, la mostrò gonfia e incattivita. "
Enrico Emanuelli, Settimana nera, Milano, Mondadori (collana Oscar), 1966; pp. 114-117.
[Prima edizione: Mondadori, 1961]
5 notes · View notes
louis28cm · 9 months
Text
minha amiga assoando o nariz quase deixando o cerebro no papel do meu lado, me pergunta "vc tem nojo de catarro?" falei que nao. mas nao pensei que ela ia ME MOSTRAR pra falar sobre sinusite 😭😭😭😭
3 notes · View notes
klimtjardin · 2 years
Note
Já consigo até imaginar eu limpando meu nariz escorrendo e o Yangyang me chamando de catarrenta e eu brava falando "Me chama de catarrenta de novo que eu jogo catarro em você" e ele rindo e eu rindo e a gente rindo mas ele me irritando. 🤝
imagino que namorar o Yangyang ou ser amg dele envolva isso sempre akjsakjsa ele ia rir, mas no fim ia te chamar de catarrentinha dele que é o que importa
afs-
7 notes · View notes
ernestdescalsartwok · 2 months
Video
PREMIS-CONCURS-PINTURA-SANTA MARGARIDA I  ELS MONJOS-SANT RAIMON DE PENYAFORT-PUB -LONDON-FOTOS-CONCURSOS-CATALUNYA-ARTISTA-PINTOR-ERNEST DESCALS
flickr
PREMIS-CONCURS-PINTURA-SANTA MARGARIDA I ELS MONJOS-SANT RAIMON DE PENYAFORT-PUB -LONDON-FOTOS-CONCURSOS-CATALUNYA-ARTISTA-PINTOR-ERNEST DESCALS por Ernest Descals Por Flickr: PREMIS-CONCURS-PINTURA-SANTA MARGARIDA I ELS MONJOS-SANT RAIMON DE PENYAFORT-PUB -LONDON-FOTOS-CONCURSOS-CATALUNYA-ARTISTA-PINTOR-ERNEST DESCALS- Varias participaciones en el CONCURS DE PINTURA RAIMON DE PENYAFORT en SANTA MARGARIDA I ELS MONJOS, comarca del Alt Penedès en la provincia de Barcelona, Concursos de Catalunya, me han ocasionado el obtener una cantidad de Premios muy satisfactoria, tanto en Dibujo como en Pintura. En la convocatoria de este año 2024 he disfrutado del honor de volver a ser uno de los artistas premiados con mi cuadro al óleo sobre lienzo del interior de un Pub de London con los músicos tocando en vivo sus piezas de Jazz, temas que apasionan pintar por su expresión de vida y movimiento de los personajes. La ceremonia de entrega de premios ha ocurrido en MAS CATARRO, edificios históricos del Ajuntament de SANTA MARGARIDA I ELS MONJOS. Fotos y documentos del historial del artista pintor Ernest Descals como artista premiado.
2 notes · View notes
desbotando · 1 year
Note
Tou doente apanhei a virose apartir do filho dele e eu ainda tenho arrumar e arrumei a parte cima da casa mas tou bue mal so quero tar na cama e dormir que depois arrumar a parte cima fui para cama tou cheia calor e frio e a tremer dor de garganta pingo catarro dor de cabeca dor de corpo nao aguento muito em pe e minha sogra anda a reclamar por eu nao ter limpado o patio la fora mas pah eu n consigo ia piorar minha doenca e ela sabe que eu tou doente pq se ej tivesse bem fazia e depois anda merda so por causa disso e de eu nao ter apetite e nao comer la na cozinha mas cenas nao tem gosto para mim tou sem paladar e n consigo e ela reclama sempre foi so hoje desculpa so queria desabafar eu nem comi do tomate so duas garfadas e ele meu namorado meteu o resto microndas ela vai me obrigar como ela é e anda sempre a implicar n facil de atura la ela so me deixa pior da cabeca
você sabe que tem que sair dessa casa. e você sabe que está num relacionamento abusivo, sabe da sua situação, não é como se estivesse na fase que não consegue identificar. precisa arrumar um emprego e ir embora daí, se manter e viver longe disso, antes que seja tarde. você me manda várias mensagens, mas isso não é agir, agir é buscar alternativas para viver longe daí.
1 note · View note
sadico-aristocrata · 2 years
Text
Meu dentinho do siso
Sabe, tenho tido alguns problemas com a ansiedade. Fui ao psicólogo, aprendi a lidar com os gatilhos dela e a vê-la chegando. O psiquiatra me deu um ansiolítico, e agora tá tudo bem.
Pra minha amigdalite de semana passada, um benzetacil foi tiro e queda, assim como, para expectorar esse catarro que a gripe me deixou... Um expectorante. Tanto quanto um calmante quando falta calma, ou um analgésico quando sobra um pouco de dor.
Porém, meu siso começou a doer, e não há inferno de remédio nesse mundo que faça essa dor passar. Nenhum analgésico que eu encontre na farmácia. Nenhum analgésico que meu dentista receite. Eu simplesmente preciso que esse dente não esteja mais lá. Tirá-lo, como um intruso. Só alivia um pouco o esquecimento da dor enquanto durmo. Esqueço um pouco também quando bebo. Desacordado, anestesiado, não tenho como lembrar de nada.
E esse é você Léo, meu dentinho do siso.
Ainda não inventaram um “esqueçante” pra tirar você da minha cabeça. Você é esse algo totalmente bem intencionado, que queria nascer, ia nascer, mas sem saber como, e no fim, nunca o vai.
Sem querer ter feito nada, sem planejar, pensar nada, existiu em minha vida com o único propósito de sair dela, mas não sem antes martelar os nervos da minha mandíbula, causar implosões na minha cabeça, me fazer querer quebrar meu crânio.
Dentes do siso quase sempre nascem só para causar dor, serem retirados e mais nada.
Dentes do siso, na realidade, podiam nem existir, e minha vida seria melhor hoje sem eles.
- Sadico-aristocrata
3 notes · View notes
poesiamaira · 2 years
Text
— Vamos ver o que temos aqui.
Não fui eu que pedi. Ele quis ler. O copo de água gelada suava em sua mesa. Ele abriu o caderno espiralado. Acendi um cigarro e fui até a janela do oitavo andar. Havia um comício lá embaixo. Um bando de cem com bandeiras de algo que pouco me importa. As janelas do antigo escritório eram gradeadas. Não pude nem descansar os cotovelos no peitoril. Mal vi o céu. Ouvia só sua respiração. Toda vez que alguém respira sinto falta de ar. Dois maços de ar. O cigarro ia acabar e ele ainda estava de cabeça virada para o tampo da mesa. Virava as folhas do meu livro devagar, puxava os óculos para a ponte. Atrás dele uma estante. Fui até lá. No caminho não bati as cinzas no cinzeiro da mesa. Joguei no chão atrás dele, fingindo olhar lombadas. Nada que me interessasse. Cartas Celestes, Zen budismo, Figures de Lukacs, Bertrand Russell, Contradições culturais do ca... um globo de vidro. Suspirei. Apaguei a guimba na palma da mão direita. No silêncio sem dor. Um mamilo começou a coçar. Não cocei. Fiquei esperando a sensação aumentar até ficar insuportável. O celular vibrou na mochila. Abri e desliguei sem nem ver a tela. Ele agora folheava mais depressa. Quando esse movimento acelerou, olhei por cima do seu ombro para saber em que parte do livro ele estava. Quase no meio. Que poemas eu havia colocado no meio mesmo? Aproximei-me do encosto de sua cadeira e fixei-me no caderno. Low-down. Ele lia Low-down agora. Na certa vai me sugerir um título em português. Ou título nenhum. De longe reli o poema. Quando acabei de passar os olhos no quinto verso, meu olhar escapuliu para a direita. Para o polegar que segurava a folha. Para a unha do polegar que segurava a folha bem no quinto verso. Aquele dedo branco, curto, grosso e de unha roída. Uma unha podre. Levantada, oca, amarelo-escura como catarro. Esse tempo todo ele passou aquela unha pelos meus poemas. Não sabia dos outros dedos por baixo da folha. Dos dedos que apertaram minha mão quando cheguei às 15h30 em ponto no escritório da editora. Sinto um bolo no estômago e volto para a janela, quero respirar. O comício chega ao fim. A pequena multidão se dispersa lentamente. A unha podre sobre os meus poemas. O ponto de ônibus começa a encher. Ele gira na cadeira. Estou de calça jeans e mangas compridas vermelhas. Olho minhas unhas. Um pouco roídas, mas perfeitas. Limpas. Quase transparentes. Ele me chama, ergo rápido a cabeça e sinto uma leve vertigem. Não sei se aquela unha fede. Se vou levar de volta para casa aquelas páginas fedidas. O ônibus enfim aparece e ele me estende o caderno sem um comentário. Não quero olhar. Jogo os poemas na mochila e fecho. Ele recosta-se na cadeira, toma um gole de água, olha para o teto pensando e depois sorri. Vai publicá-lo. Pago a passagem e sento num banco vazio. Quando o ônibus alcança o meio da ponte, atiro as folhas na Baía de Guanabara.
/
não fui eu que pedi, maira
4 notes · View notes
2stelle · 2 years
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
una settimana dalla mia insolazione, disidratazione, catarro (che ho ancora) ma anche da quando i had fun <3
1 note · View note