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#Film italiani del 2002
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giancarlonicoli · 9 months
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19 lug 2023 09:54
È MORTO QUESTA MATTINA A ROMA ANDREA PURGATORI - IL GIORNALISTA, STRONCATO DA UNA FULMINANTE MALATTIA, AVEVA 70 ANNI - HA LAVORATO AL “CORRIERE DELLA SERA”, DOVE SI OCCUPÒ DI TERRORISMO, INTELLIGENCE, CRIMINALITÀ, DEDICANDOSI SOPRATTUTTO ALLA  STRAGE DI USTICA DEL 1980 - HA CONDOTTO CON SUCCESSO “ATLANTIDE” SU LA7 - IL RICORDO DI PAOLO CONTI: “UN PROTAGONISTA DELLA NOSTRA STORIA CIVILE. ANDREA PURGATORI HA SVELATO LE BUGIE E LE OMISSIONI DI CHI PORTAVA AVANTI LA TESI DI UNA BOMBA ESPLOSA A BORDO DEL DC9 A USTICA” – LA TELEFONATA DI ALI AGCA, L’UOMO CHE NEL 1981 SPARÒ A PAPA GIOVANNI PAOLO II, DURANTE “ATLANTIDE”, IL CASO ORLANDI (“ESISTE UNA 'STRATEGIA DEL SILENZIO' CHE LA SANTA SEDE HA USATO”) E I VIDEO HARD DI EVA BRAUN – VIDEO
(ANSA) – È morto questa mattina a Roma in ospedale dopo una breve fulminante malattia il giornalista, sceneggiatore, autore Andrea Purgatori, classe 1953. La notizia all'ANSA dai figli Edoardo, Ludovico, Victoria e dalla famiglia rappresentata dallo studio legale Cau.
Per anni al Corriere della Sera dove si è occupato di terrorismo, intelligence, criminalità, si dedicò tra l'altro con tenacia alla strage di Ustica del 1980. Autore di reportage, ha condotto con successo su La7 Atlantide. Docente di sceneggiatura, consigliere degli autori, tra i suoi ultimi lavori la partecipazione al docu Vatican Girl sul caso di Emanuela Orlandi.
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BIOGRAFIA DI ANDREA PURGATORI
Da www.cinquantamila.it - la storia raccontata da Giorgio Dell'Arti
Andrea Purgatori, nato a Roma il 1 febbraio 1953. Giornalista. Inviato del Corriere della Sera in Iraq, Iran, Algeria. Sceneggiatore, tra i film scritti Il muro di gomma (nel quale il protagonista è lui stesso alle prese con il caso di Ustica), Il giudice ragazzino, Nel continente nero, Vite blindate, Fortàpasc, L’industriale.
Anche autore televisivo: Caravaggio (2007), Lo scandalo della Banca Romana (2010), Il commissario Nardone (2012), tutti andati in onda su Raiuno. Nel 2010 ha collaborato alla scrittura del film Vallanzasca - Gli angeli del male di Michele Placido, ma a lavoro terminato ha disconosciuto la sceneggiatura, ritirando la firma e dicendosi contrariato dal risultato qualitativo: «È venuto fuori un altro film».
• «Vengo da una famiglia di cineasti. Mio padre distribuiva i film italiani all’estero, mio zio, nel 1932, riuscì a portare Chaplin al Festival di Venezia e mio cugino fu candidato all’Oscar come sceneggiatore in Boccaccio ’70. Io già ai tempi del liceo facevo il segretario di produzione».
• Amico di Corrado Guzzanti, ha partecipato nel 2002 al programma Il caso Scafroglia (era la voce fuori campo) e nel 2006 al film Fascisti su Marte (nella parte del camerata Fecchia). È apparso anche in un puntata della serie Boris.
IL RICORDO DI PAOLO CONTI
Paolo Conti per corriere.it
Parlare di Andrea Purgatori significa partire da un punto essenziale della sua vita professionale che nel tempo in una sorta di suo sinonimo. Grazie al suo impegno e a un lavoro che non ha conosciuto né pause né incertezze, l’inchiesta sulla strage di Ustica è rimasta aperta.
Andrea Purgatori ha svelato le bugie e le omissioni di chi portava avanti la tesi di una bomba esplosa a bordo dell’Itavia che il 27 giugno 1980 viaggiava con 81 persone a bordo rivelando come il disastro fosse stato causato dall’impatto con un missile. E rimanendo sempre al fianco dei familiari delle vittime e soprattutto garantendo la ricerca della verità. Per questo Purgatori-Ustica è diventato un vero sinonimo, un marchio professionale di straordinaria continuità, di desiderio di arrivare alla verità, di difendere chi (i familiari delle vittime) si è ritrovato senza una persona cara e privato del proprio diritto a sapere cose fosse accaduto.
La vicenda di Ustica sintetizza tutto il carattere di Andrea Purgatori, il suo istinto di eccellente cronista (teneva molto a questo appellativo), di inviato di grande livello e qualità (per anni si occupò di Iran e di Libia in tempi in cui lavorare su quei campi era particolarmente complesso). Una scrittura densa, rapida, priva di inutili orpelli, diciamo severa. Esattamente come il linguaggio televisivo che i telespettatori hanno ritrovato nell’avventura di «Atlantide».
Chi legge queste righe perdonerà l’uso del pronome personale. Ma io ho avuto il piacere, direi ora il privilegio, di lavorare per anni con lui. A metà degli anni ’80 l’allora direttore Piero Ostellino decise un radicale ricambio generazionale al vertice della cronaca di Roma. Andrea capocronista, 32 anni, ed io suo vice, a 31. Decisione che provocò molte perplessità in una redazione di consolidati professionisti. E fu come gettarsi in una vasca d’acqua ghiacciata. Cominciammo a lavorare insieme dalla mattina a notte fonda. Andrea aveva continuamente intuizioni controcorrente. Sapeva che una cronaca come la nostra, che doveva fare i conti con concorrenti storicamente molto radicati nel territorio, poteva attirare lettori solo giocando di contropiede, sorprendendoli continuamente.
Rivoluzionò la grafica guardando ai quotidiani statunitensi (la sua permanenza da giovane negli Stati Uniti fu essenziale per la sua vita professionale e anche personale), puntò su un uso anche spettacolare delle fotografie, decise titoli più che coraggiosi. Pur essendo di fatto coetanei, devo a lui (oltre a mille, indelebili gesti di amicizia e di solidarietà, un patrimonio incancellabile) la scoperta di un modo diverso, direi proprio più coraggioso, di fare cronaca, di raccontare Roma, di non fare facile scandalismo ma di non temere mai il potere.
Quando presi il suo posto partii da tutto questo patrimonio costruito soprattutto grazie a lui. Si potrebbero scrivere intere pagine sulle inchieste di Andrea Purgatori, sul suo stile, sulla sua classe professionale e umana, sul suo amore per la vita, per i tre figli e anche per le occasioni di felicità e di bellezza che l’esistenza può offrirti. Una magnifica e fiera persona, incapace di ipocrisie e di patteggiamenti, schietta, ironica ed elegantissima. Un vero giornalista, un protagonista della nostra storia civile. Un amico che nessuno potrà mai sostituire. Mai.
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agrpress-blog · 6 months
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Tre anni fa, il 2 novembre 2020, moriva (nel giorno del suo ottantesimo compleanno) il grande attore, cabarettista, doppiatore, conduttore e regista, interprete di film quali La mortadella di Mario Monicelli, La Tosca di Luigi Magni, L’eredità Ferramonti di Mauro Bolognini, Febbre da cavallo di Steno, Casotto di Sergio Citti, Un matrimonio di Robert Altman ed altri. Nato a Roma nel 1940, grandissimo attore di teatro, dove spazia dai monologhi alle commedie musicali, incontra un grande successo in televisione, riproponendo sul piccolo schermo i suoi spettacoli più riusciti. Fin da ragazzo suona vari strumenti (chitarra, pianoforte, fisarmonica, contrabbasso) e canta nelle feste studentesche e nei bar all’aperto. Si iscrive al Centro Teatro Ateneo, in cui insegnano attori quali Giancarlo Sbragia e Arnoldo Foà, e in seguito frequenta il corso di mimica di Giancarlo Cobelli, che nota le sue qualità e lo scrittura per un suo spettacolo d’avanguardia, Can Can degli Italiani (1963), che segnerà il debutto teatrale del giovane Proietti. Negli anni successivi lo troviamo in ruoli secondari con vari gruppi teatrali: in Il mercante di Venezia (1966) di Ettore Giannini, e, con il Gruppo Sperimentale 101 Le mammelle di Tiresia (1968) di Guillaume Apollinaire; Nella giungla delle città (1968) di Bertolt Brecht, Coriolano (1969) di William Shakespeare, Il dio Kurt (1969) di Alberto Moravia, e altre opere, fino al primo grande successo, quando viene inaspettatamente chiamato a sostituire Domenico Modugno nella commedia musicale di Garinei e Giovannini Alleluja brava gente. A seguire il dramma di Sam Benelli La cena delle beffe (1974), con Carmelo Bene; nel ’76 A me gli occhi, please, considerata una fra le sue prove teatrali più riuscite, e che sarà riportata in scena con grande successo nel ’93, ’96 e, nel 2000, al Teatro Olimpico. Nel ’78, con Sandro Merli, diventa direttore artistico del Teatro Brancaccio di Roma, dove crea un suo Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per i giovani attori che rappresenterà un vero trampolino per volti noti dello spettacolo (Flavio Insinna, Enrico Brignano, Giorgio Tirabassi, Francesca Reggiani e molti altri). Segue una serie di performances, fra cui Il bugiardo di Carlo Goldoni (1980, regia di Ugo Gregoretti), Edipo re di Sofocle (1981, regia di Vittorio Gassman), I sette re di Roma di Luigi Magni (1989, regia di Pietro Garinei), e altre per le quali, oltre a recitare, cura anche la regia, come Caro Petrolini (1979), Cyrano de Bergerac (1985), Liolà di Luigi Pirandello (1988), Guardami negli occhi (1989) e La pulce nell’orecchio (1991) di Georges Feydeau, Socrate (2000, adattamento di Vincenzo Cerami dai Dialoghi di Platone), Full Monty (2001, versione teatrale del film omonimo del ’97), Io, Toto e gli altri (2002, ripreso quattro anni dopo), e molti altri. A partire dagli anni Ottanta ha diretto anche alcune opere liriche: Tosca di Giacomo Puccini nel 1983, Don Pasquale di Gaetano Donizetti nel 1985, Falstaff e Nabucco di Giuseppe Verdi (rispettivamente nel 1985 e nel 2009), Le nozze di Figaro e Don Giovanni (nel 1986 e nel 2002) di Wolfgang Amadeus Mozart, Carmen di Georges Bizet nel 2010. Istrionico, grande improvvisatore, dotato di un’ottima voce e molto audace negli sperimentalismi, al cinema lo ricordiamo nel ruolo del fidanzato di Sophia Loren nel farsesco La mortadella (1971) di Mario Monicelli, ironico protagonista del musicale Tosca (1973) di Luigi Magni, in cui recita con Monica Vitti, interprete del giovane Pippo nel calligrafico L’eredità Ferramonti (1976) di Mauro Bolognini, stallone da quattro soldi nel cinico Casotto (1977) di Sergio Citti, fanfarone nel satirico Un matrimonio (1978) di Robert Altman, in cui recita con Vittorio Gassman. A partire dalla fine degli anni Ottanta dirada notevolmente le sue apparizioni cinematografiche per proseguire l’attività teatrale e quella televisiva, dove ottiene grande successo con le serie Il Maresciallo Rocca (1996-2004) e L’avvocato Porta (1997-98).
Fra gli altri film ricordiamo Se permettete parliamo di donne (1964) di Ettore Scola, Le piacevoli notti (1966) di Armando Crispino e Luciano Lucignani, La ragazza del bersagliere (1967) di Alessandro Blasetti, Lo scatenato (1967) di Franco Indovina, La matriarca (1968) di Pasquale Festa Campanile, Una ragazza piuttosto complicata (1969) di Damiano Damiani, La virtù sdraiata (1969) di Sidney Lumet, tratto dal libro omonimo di Antonio Leonviola ed interpretato da Anouk Aimée, Omar Sharif, Didi Perego, Fausto Tozzi e Lotte Lenya (la grande attrice di teatro austriaca, vedova del musicista e compositore Kurt Weill ed interprete di Jenny nella prima rappresentazione di L’opera da tre soldi – 1929 – di Bertolt Brecht), Brancaleone alle crociate (1970) di Mario Monicelli, Bubù (1971) di Mauro Bolognini, Gli ordini sono ordini (1972) di Franco Giraldi, Meo Patacca (1972) di Marcello Ciorciolini, La proprietà non è più un furto (1973) di Elio Petri, con Flavio Bucci, Daria Nicolodi, Ugo Tognazzi e Salvo Randone, Le farò da padre (1974) di Alberto Lattuada, Musica per la libertà (1975) di Luigi Perelli, Bordella (1976) di Pupi Avati, Chi dice donna dice donna (1976) di Tonino Cervi, Febbre da cavallo (1976) e Mi faccia causa (1985) di Steno, Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa (1978) di Ted Kotcheff (il futuro regista di Rambo), Due pezzi di pane (1979) di Sergio Citti, Non ti conosco più amore (1980) di Sergio Corbucci, Di padre in figlio (1982) di Vittorio Gassman, FF. SS.” – Cioè: “che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene? (1983) di Renzo Arbore, Eloise, la figlia di D’Artagnan (1994) di Bertrand Tavernier, Panni sporchi (1998) di Mario Monicelli, Tutti al mare (2011) di Matteo Cerami, Indovina chi viene a Natale? (2013) di Fausto Brizzi, Alberto il grande (2014) di Carlo e Luca Verdone, Il premio (2017) di Alessandro Gassman, Pinocchio (2019) di Matteo Garrone. Ha doppiato attori quali Marlon Brando - in Riflessi in un occhio d’oro (1967) di John Huston, Richard Burton - Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966) di Mike Nichols -, Alex Cord - I cinque disperati duri a morire (1970) di Gordon Flemyng - , Kevin Costner - Attraverso i miei occhi (2019) di Simon Curtis - , Robert De Niro - Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all’inferno (1972) di Martin Scorsese, Gli ultimi fuochi (1976) di Elia Kazan, Casinò (19959 di M. Scorsese - , Ray Danton - Agente speciale L.K. Operazione Re Mida (1967) di Jesus Franco - , Kirk Douglas - Uomini e cobra (1970) di Joseph L. Mankiewicz -, Henry Fonda - L’ora della furia (1968) di Vincent McEveety -, Richard Harris - Camelot (1967) di Joshua Logan, Un uomo chiamato cavallo (1970) di Elliott Silverstein -, Charlton Heston - 23 pugnali per Cesare (1970) di Stuart Burge, Hamlet (1996) di Kenneth Branagh -, Dustin Hoffman - Lenny (1974) di Bob Fosse -, Anthony Hopkins - Hitchcock (2012) di Sacha Gervasi -, Rock Hudson - I due invincibili (1969) di Andrew V. McLagen -, Dean Jones - Tutti i mercoledì (1966) di Robert Ellis Miller -, Paul Newman - Buffalo Bill e gli indiani (1976) di Robert Altman - , Michael Pate - Il ritorno del pistolero (1966) di James Neilsen -, Gregory Peck - La notte dell’agguato (1969) di Robert Mulligan -, Michel Piccoli - Diabolik (1968) di Mario Bava -, Jean Reno - I visitatori (1993) di Jean-Marie Poiré -, George Segal - Gioco senza fine -, Dick Shawn - Per favore, non toccate le vecchiette (1967) di Mel Brooks - , Robert Stack - Il più grande colpo del secolo (1967) di Jean Delannoy -, Sylvester Stallone - Rocky (1976) di John G. Avildsen, F.I.S.T. (1978) di Norman Jewison -, Benito Stefanelli - I giorni dell’ira (1967) di Tonino Valerii -, Donald Sutherland - Il Casanova di Federico Fellini (1976) di Federico Fellini. A teatro, a partire dagli anni Sessanta, recita in decine di pièces e, dal decennio successivo, dirige varie opere ed opere liriche. In televisione appare anche in vari film tv - La maschera e il volto
(1965) di Flaminio Bollini, La fantastica storia di Don Chisciotte della Mancha (1970) di Carlo Quartucci, Romanzo popolare italiano (1975) e Viaggio a Goldonia (1982) di Ugo Gregoretti, Fregoli (1981) di Paolo Cavara, Gli innocenti vanno all’estero (1983) di Luciano Salce, La bella Otero (1984) di José Maria Sanchez, Io a modo mio (1985) di Eros Macchi, Sogni e bisogni (1987) di Sergio Citti, Un figlio a metà (1992) e Un figlio a metà - Un anno dopo (1994) di Giorgio Capitani, Mai storie d’amore in cucina (2004) di G. Capitani e Fabio Jephcott, Il veterinario (2004) di J. M. Sanchez - ed in sceneggiati, serie e miniserie - I grandi camaleonti (1964) di Edmo Fenoglio, Il circolo Pickwick (19669 e Le tigri di Mompracem (1974) di Ugo Gregoretti, Il viaggio di Astolfo (1972) di Vito Molinari, Facciaffittasi (1987), Italian Restaurant (1994), Il signore della truffa (2011) di Luis Prieto, L’ultimo papa re (2013) di Luca Manfredi, Una pallottola nel cuore (2014-18). Nel 2018-19 ha partecipato a due puntate del programma documentaristico Ulisse - Il piacere della scoperta di Piero e Alberto Angela, e ad una puntata di Meraviglie - La penisola dei tesori di A. Angela.
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lamilanomagazine · 11 months
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Daliland: il film su Salvador Dalì dal 25 maggio al cinema
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Daliland: il film su Salvador Dalì dal 25 maggio al cinema. Daliland è il nuovo film di Mary Harron, disponibile dal 25 maggio nei cinema italiani con Plaion Pictures. La narrazione si incentra sugli ultimi anni della vita di Salvador Dalì interpretato dal Premio Oscar Ben Kingsley. Il film racconta le luci e le ombre dell’artista, indaga su alcuni degli aspetti meno noti della sua quotidianità. Una visione tutta da scoprire, affascinante, accattivante e introspettiva. Dopo aver scavato nell’oscurità della mente umana con il cult American Psycho e aver raccontato di un altro genio dell’arte in Ho sparato a Andy Warhol, Mary Harron torna dietro la macchina da presa in questo biopic che sfida l’arte stessa. Dadiland, suona come Babylon. Nei tratti somatici e idiomatici di un uomo, il quale, è seriamente complicato poterlo definirlo tale. Dalí, maestro, Dio del surrealismo. Quel surrealismo che si identifica nella peculiare abitudine e attitudine all’edonismo, all’arte orgiastica dei corpi e dei sentimenti, delle muse ispiratrici, che si intrecciano, si uniscono, si bramano, dando luce a opere indelebili. Dalí è il genio de “il grande masturbatore”, dell’elogio dell’imprevedibilità della morte e dell’ira, che viene considerata, dall’artista, linfa creativa e vitale, in cui egli stesso, con il pennello, ha attinto le più belle sfumature dei suoi dipinti, dei suoi tormenti e della sua brillante follia. Daliland, dal 25 maggio al cinema. Ripercorriamo la figura di Dalì al cinema e in tv: - Salvador Dalí di Andy Warhol (documentario, 1966) - Salvador Dalí di Jean-Christophe Averty (documentario, 1970) - Dalí di Adam Low (documentario, 1986) - Dalí di Antonio Ribas (film del 1990 con Lorenzo Quinn nei panni di Dalì ) - Pigment di Henry Coleman (film del 1997 con Tim Potter nei panni di Dalì) - Salvador Dali – La persistence de la mémoire di Maarten Koopman (corto del 2000 basato sul dipinto La persistenza della memoria) - Dalí, être Dieu di Sergi Schaaff (film del 2002 con Enrique Alcides nei panni di Dalì) - Surrealissimo: The Trial of Salvador Dali di Richard Curson Smith (film del 2002 con Ewen Bremner nei panni di Dalì) - Salvador Dalì: Live to Not Die di Carmen Páez (docu-drama, 2004) - The Death of Salvador Dali di Delaney Bishop (film del 2005 con Salvador Benavides nei panni di Dalì) - Dirty Dalí: A Private View di Guy Evans (documentario, 2007) - Little Ashes di Paul Morrison (film del 2009 con Robert Pattinson nei panni di Dalì)... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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tarditardi · 1 year
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Circus beatclub - Brescia: 16/3 Master Freez, 17/3 Samuele Sartini, 18/3 Rudeejay
E' un weekend tutto da vivere al Circus beatclub - Brescia. Al mixer, per 3 serate consecutive, si alternano solo e soltanto top dj attivi da anni in tutta Europa e non solo.
Giovedì 16 marzo ecco in console per lo scatenato party urban ed elettronico Rehab un senatore del mixer, ovvero Master Freez (nella foto), da sempre specializzato in hip hop. Davide Bucci, questo il suo vero nome, è uno dei più presente nella scena hip hop italiana da sempre. Prende il suo nome dal suo passato breaker agli inizi degli anni '80. Fin dall'inizio della sua carriera non hai mai smesso di produrre e mixare hip hop di qualità assoluta.
Venerdì 17 marzo al Circus beatclub - Brescia per il party OffBeat ecco la house melodica e decisamente internazionale di Samuele Sartini.  Conosciuto in tutto il mondo, Samuele Sartini è uno dei dj italiani più attivi in Europa e nel mondo. La sua "Love You Seek / Seek Bromance" nel 2018 è stata scelta per la colonna sonora di "The 15:17 To Paris", film del celeberrimo premio oscar Clint Eastwood. Marchigiano, Samuele Sartini è spesso in console in eventi e club contano. In console ha uno stile preciso e una tecnica esemplare, ma più che di 'numeri' e gesti che sanno stupire, ogni suo suo dj set è pieno di musica e di melodia, ovvero si mette sempre al servizio di ha voglia di ballare. Samuele Sartini è anche un produttore conosciuto in tutto il mondo. Nella sua carriera Samuele Sartini ha remixato tracce di superstar come Calvin Harris, Roger Sanchez, Paul Van Dyk ed Armin Van Buuren ed ha all'attivo diverse hit all'attivo diverse hit recenti.
Sabato 18 marzo al Circus beatclub - Brescia per l'appuntamento Clab ecco infine Rudeejay. Anno 2002, per l'artista bolognese è stato l'inizio del viaggio. Un viaggio che ha portato traguardi emozionanti: collaborare con Tiësto, aprire i concerti di Jovanotti negli stadi, avere l'apprezzamento di colleghi come Martin Garrix, The Chainsmokers, Hardwell, Diplo, Nervo (giusto per nominarne alcuni) o anche remixare brani di Martin Solveig, Bob Sinclar, Jonas Blue, Tujamo, Burak Yeter (di nuovo, solo per fare qualche nome). A questo, sono da aggiungere tutte le date inanellate tra Europa, Asia, e Stati Uniti… e naturalmente nella "sua" Italia, dove da anni continua ad essere uno dei più richiesti in assoluto, instancabilmente.  Tutto ciò basterebbe già da solo a fissare confini e spessori. Ma non è solo questione di numeri, riconoscimenti e hit – anche se queste ultime certo non mancano, come le reinterpretazioni di "The Rhythm is Magic", Children" O "Show Me Love" (officiata quest'ultima dalla stessa Robin S e dalla sua voce), o l'avventura collettiva "The Drop", assieme a Tiësto, Da Brozz e Djs From Mars.  No: non è solo questo, o non è tanto questo. E' prima di tutto la passione e la dedizione messe fin dal giorno uno. E' il vedere la musica e il deejaying come un mezzo per stare bene, per scoprire emozioni, luoghi, avventure. E' l'essere così maledettamente perfezionista sui dettagli da un lato, così consapevole dell'importanza decisiva dell'empatia immediata e naturale con chi abita il dancefloor dall'altro. Insomma: Rudeejay è davvero una gemma preziosa. e se queste in fondo possono essere solo parole, a trasformarle in fatti c'è il suo calendario (pienissimo e serrato), così come l'amore intenso della sua fanbase (sotto gli occhi di tutti). E' così fin dall'inizio. fin dai primi passi. Fin dal 2002. Con la stessa carica ed intensità del giorno uno. Qui sta il segreto. Qui sta Rudeejay.
Circus Beatclub - Brescia
https://www.instagram.com/circusbeatclub/
www.circusbeatclub.com [email protected] 
info +39 333 210 5400
Via Dalmazia 127, 25125 Brescia
ingresso con consumazione ven. e sab. 15 euro; gio. e dom. 15 euro uomo, 10 donna
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abatelunare · 4 years
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Corsa silenziosa
Esiste un film di fantascienza uscito nel 1972, vale a dire poco tempo dopo 2001: Odissea nello spazio. I distributori italiani lo hanno intitolato 2002: la seconda Odissea. In realtà, con la pellicola di Kubrick non c'entra proprio un cazzo di niente. Tanto è vero che il titolo originale è Silent running. Adesso vi spiego. L'umanità ha rinunciato al verde e alle foreste, che ha affidato alle cupole di alcune enormi astronavi. La storia si svolge a bordo di una di esse: la Valley Forge. L'equipaggio è composto da quattro uomini - uno dei quali è un ambientalista convinto - e da tre buffi robottini. Quando dalla Terra arriva l'ordine di distruggere tutte le cupole, l'ambientalista sbrocca. Ammazza i tre colleghi e scappa nello spazio con l'astronave e la foresta superstite. Come se non bastasse, ribattezza i tre robottini con i nomi di Paperina, Paperino e Paperone. Mi fermo qui, perché magari a qualcuno vien voglia di guardarselo. E io non voglio fare spoiler. La pellicola ha un marcato aroma ecologista. Magari potevano rendere meno fanatico l'ambentalista e meno cazzoni i suoi colleghi. Ma così non ci sarebbe stata la svolta narrativa nella vicenda. Gli effetti speciali sono molto ben fatti. E i robottini sono buffi e teneri quanto basta (forse troppo). Il protagonista è un giovane Bruce Dern, molto convincente nel ruolo dell'ambientalista. In sintesi: un esempio di buona fantascienza artigianale. Non ho capito solo una cosa. Perché per l'edizione abbiano cambiato il doppiaggio. A me quello storico piaceva. E se ho visto un film con determinate voci, a me piace ritrovarle. Ma tanto qui del rispetto filologico non frega niente a nessuno. Solo a me.
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pedrop61 · 5 years
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Saviano smascherato da un ex giornalista di cronache di camorra:
Gentile Saviano.
Vogliamo raccontare la verità sui giornalisti che si occupano di camorra e di inchieste in generale rischiando sulla propria pelle per pochi spiccioli e nel totale anonimato rispetto ai pochi come te celebrati dai media, per capire una volta per tutte se sei stato più bravo o semplicemente più furbo.
Allora mi presento: sono Francesco Amodeo e sono un giornalista pubblicista; blogger e autore di 4 libri. Campano come te. Da qualche anno non più praticante (mio malgrado). Dopo una laurea in scienze della comunicazione e stage negli uffici stampa di Londra e Madrid per imparare entrambe le lingue. Torno nella mia Campania e dal 2002 comincio ad occuparmi di cronache di camorra prima per Dossier Magazine, poi per il famoso quotidiano campano il ROMA e il Giornale di Napoli.
Dal 2004 al 2005 con lo scoppio delle più cruente faide di camorra vengono pubblicati a mia firma oltre 200 articoli in meno di un anno. Alcuni finiti in prima pagina sia sul Roma che sul Giornale Di Napoli. Te ne elenco solo alcuni tra questi, guardando le date capirai gli intervalli di tempo tra un agguato ed un altro e quindi tra un articolo ed un altro ed i ritmi ed i rischi a cui eravamo esposti noi che facevamo questo lavoro.
• 18 Ottobre 2004 Omicidio Albino
• 29 Ottobre 2004 Omicidio Secondigliano: Scoppia la faida
• 5 Novembre 2004 Carabinieri feriti a Secondigliano
• 13 Novembre 2004 Omicidio Peluso in pizzeria
• 21 Novembre 2004 Ragazza accoltellata a Santa Lucia
• 22 Novembre 2004 Omicidio di Piazza Ottocalli
• 26 Novembre 2004 Omicidio a Secondigliano di Gelsomina Verde (in assoluto il più efferato di tutta la faida)
• 19 Dicembre 2004 Intervista esclusiva alla vittima dell’agguato
L’ultimo mio articolo apparso sulla prima pagina del Roma riguardava l’Omicidio di Nunzio Giuliano.
Sono articoli pubblicati negli stessi anni e riguardanti le stesse faide di quelli che tu hai scopiazzato e ricopiato per intero nel tuo Gomorra e per i quali hai subito la sentenza di condanna per plagio.
A me nel 2005 sono stati corrisposti per tutti gli articoli 2117,70 euro di cui netti 1,800,00 euro. (allego prova documentale). Posso immaginare che più o meno siano queste le cifre che guadagnavano anche i colleghi di cui hai copiato gli articoli per pubblicarli nel tuo libro multimilionario.
Ma andiamo avanti:
Nel raccogliere materiale per gli articoli di cronaca puoi immaginare quante botte io abbia preso, quanti cellulari mi abbiano strappato da mano, quanti registratori distrutto e quante intimidazioni subite. Così decisi che era diventato troppo rischioso e passai alla cronaca politica e qui arriviamo ad un altro settore che ti interessa.
Ho aperto un blog di inchiesta giornalistica e pubblicato video inchieste sul cartello finanziario speculativo che nel 2011 aveva rovesciato il Governo in diversi paesi europei tra cui l’Italia dimostrando i legami tra le organizzazioni del capitalismo speculativo con alcuni dei politici al Governo ed il ruolo dei nostri media. Probabilmente sono proprio le organizzazioni a cui stai facendo appello tu in queste ore esortandole a rovesciare nuovamente un Governo democraticamente eletto.
Tutte le mie ricerche sui legami tra politici, media e cartello finanziario speculativo sono state pubblicate in due libri, l’ultimo dei quali La Matrix Europea è stato definito dal compianto Ferdinando Imposimato, Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione (Giudice istruttore caso Moro) il miglior libro sull'argomento e citando le sue parole: “ Il tuo libro è importante come strumento di verità e libertà ma è assediato da silenzio e omertà. Mi congratulo con te per la tua ricerca che è preziosa per tutti noi cittadini di una società in cui le ingiustizie e diseguaglianze sono enormi. Il tuo libro mi ha fatto capire molte cose, chiaro, preciso, documentato coraggioso, incisivo. Ma non è facile far capire agli altri la verità.” Il Presidente mi chiese poi pubblicamente di collaborare con lui per una ricerca sul tema ma dovetti rifiutare perché non mi sentivo tutelato.
Stai tranquillo Saviano, non sto facendo uno spot al mio libro so che per deformazione penseresti questo. A differenza dei tuoi libri, che ce li ritroviamo davanti anche in autogrill mentre prendiamo un caffè, il mio dopo una breve apparizione è sparito dai radar. Nonostante abbia un titolo ed un proprio codice ISBN se lo richiedi nelle librerie sembra che non sia mai esistito. Spero sia stato solo un errore dell’editore.
Eppure i temi trattati nel libro sono stati oggetto di alcuni video su you tube. Uno dei quali ormai punta ai 6 milioni di visualizzazioni ( si hai capito bene 5 milioni di visualizzazioni già superate con un video di 18 minuti ossia un tempo assolutamente proibitivo per you tube). E non è stato un caso. Ho superato ben 4 volte il milione di visualizzazioni anche quando ho smascherato un servizio delle Iene. Numeri enormi mai raggiunti da nessuno in Italia e forse neanche in Europa per video che trattavano questo tipo di argomenti.
Pensa che il video più visualizzato su Gomorra Channel ha raggiunto 477.000 visualizzazioni contro i miei 5 milioni. Per intenderci sommando tutti i video caricati sul canale Gomorra Channel si raggiungono meno della metà delle visualizzazioni di un mio solo video. Nonostante Gomorra sia una serie televisiva, un film a cinema e tu, Saviano, sei inseguto da tutti i giornali e ti affidano programmi in Tv.
Io non ho avuto il supporto di un solo articolo, solo censure dai media che mi sono venuti a cercare fin dentro l’ufficio solo per provare invano a minare la mia credibilità.
Ma perché secondo te ? Sei d’accordo con me che i conti non tornano ?
Te lo spiego subito: tu sei stato molto bravo ad attaccare i criminali comuni, molti dei quali già in carcere con l’ergastolo ma facendo sempre la massima attenzione a non attaccare il sistema dominante in politica (quello che la manovra) ne il ruolo dei media spesso usati come braccio armato da questi poteri forti. Sei diventato il cavallo di Troia che fa comodo ad un certo tipo di sistema per entrare nelle case degli italiani con una voce che possa fingersi amica, credibile, spostando l’attenzione sui criminali comuni senza mai toccare gli interessi del potere dominante e dei media che lo coprono.
Ecco di chi sei diventato voce.
Ecco perché ti celebrano. Ecco perché sei in tutte le Tv.
Una volta ci sono andato anche io in Tv alla trasmissione in Onda di Luca Telese su la 7 ma è stata la prima e l’ultima volta perché tirai in ballo giornalisti, media e politici che partecipavano alle riunioni di organizzazioni del cartello finanziario speculativo che hanno interessi diametralmente opposti a quelli dei popoli. Sai come intitolarono la trasmissione ? “La web guerra dei blogger antisistema”. Quando dici la verità tirando in ballo queste categorie non sei un eroe sei un ANTI.
Eppure ti assicuro che la crisi economica - che io dimostravo essere stata indotta dai membri del cartello finanziario speculativo di cui facevo nomi e cognomi - ha fatto molti più morti tra imprenditori e lavoratori suicidati di quanti ne abbia fatti, tra i criminali, la più sanguinosa delle faide di camorra. Ha fatto chiudere molte più aziende lo Stato per eseguire i diktat del capitale che i camorristi con il racket. Ma questo il pensiero unico dominante tra i media non ce lo fa sapere.
E tu sei diventato l’icona di questo pensiero unico. Tu che parli di solidarietà verso i migranti, di accoglienza tout court pur sapendo bene che la maggior parte di quelli che arrivano dall’Africa sono in realtà i nuovi schiavi deportati dal capitalismo per abbassare il costo del lavoro e annichilire i diritti sociali nei paesi dove vengono accolti. Gente disposta a tutto come li definisce il filosofo Fusaro: “merce umana nell'economia globale per le nuove pratiche dello sfruttamento neofeudale” pronta ad essere sostituita ai lavoratori europei che invece richiederebbero diritti sociali e rivendicazioni salariari.
Tu conosci questa pratica infame. Ma la copri, la appoggi. Per questo meriti programmi in Tv.
Poi ti vedo attaccare Salvini indossando la maschera del paladino dei più poveri, e mentre con una mano mantieni quella maschera con l’altra tiri acqua al mulino di quella sinistra che ha svenduto i lavoratori e i loro diritti al cartello finanziario europeo e che sempre citando Fusaro è passata “dalla lotta per i lavoratori contro il capitale alla lotta per il capitale contro i lavoratori” che ha sacrificato volontariamente sull'altare dei globalizzatori i lavoratori italiani per gli interessi di una Europa che si è dimostrata il baluardo del capitalismo speculativo contro le classi lavoratrici ed i popoli europei.
Perché queste cose non le racconti ? anzi perchè le neghi ?
Taci perché preferisci essere esaltato dai media per interessi commerciali e contribuire al loro asfissiante, martellante, fuorviante lavoro di propaganda a favore del pensiero unico di chi intende dirigere le sorti dei nostri governi.
Al di la di gomorra che ha soltanto fini commerciali, tu sei considerato un “intellettuale” amico dei popoli. E come può un intellettuale del genere, con il tuo seguito, preoccuparsi dei rimborsi trattenuti dalla Lega, senza mai menzionare i miliardi e miliardi di euro che ogni anno finiscono nelle mani di azionisti privati che si sono autonominati creatori e gestori della moneta del popolo.
Tu questi argomenti non li toccherai mai.
Io, invece, mi sono trovato la serranda del mio ufficio nel centro medico di famiglia, crivellata di colpi di pistola ma i giornali il giorno dopo parlavano di intimidazione ai fini estorsivi da parte dei nuovi clan della zona. Cosa alla quale io non ho mai creduto perché non mi è mai stato richiesto il pizzo in oltre 20 anni di attività che svolgevo nel quartiere dove vivo da 40 anni.
Ed è per questo, che in seguito ad altri episodi che hanno coinvolto me ed i miei colleghi, ho deciso 3 anni fa di chiudere il blog, smettere di scrivere e sto provando ad inventarmi un nuovo mestiere.
Ma il mio è solo un esempio di quello che accade a centinaia di ragazzi che hanno provato a fare questo mestiere senza volersi allineare al pensiero unico dominante.
Per concludere: io non sono un politico, non sono un Ministro, non sono un capopartito; non puoi trovare altri interessi nella mie parole se non la voglia di ristabilire la verità.
Te lo dico da ex giornalista. Da ex scrittore. Per farti capire che parliamo la stessa lingua. E te lo dico nel mio dialetto perché anche quello ci accomuna.
Robè vir e fa l’ommmm.
Il libro La Matrix Europea è disponibile solo sul sito www.francescoamodeo.it
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fashionbooksmilano · 5 years
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Six wonderful days
Un invito al viaggio sulle grandi navi italiane
a cura di Elisa Coppola
saggi di Silvia Barisione, Francesco Calaminici e Anna Zunino, Maurizio Calvesi, Cecilia Chilosi, Elisa Coppola, Gillo Dorfles, Matteo Fochessati, Ernesto Franco, Maria Teresa Orengo, Aldo Padovano, Paolo Piccione.
Tormena Editore 1948 , Genova 2002,  256 pagine, ISBN  978-8884800633
euro 70,00 esaurito presso l’editore
email if you want to buy [email protected]
Genova, Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti, 13 dicembre 2002 - 16 febbraio 2003.
Erano davvero giorni indimenticabili. Erano quei six wonderful days che accompagnavano la traversata dell'Atlantico, da Genova a New York, a bordo di navi dai mitici nomi, il Conte Biancamano o il Vulcania, il Rex o l'Andrea Doria, la Cristoforo Colombo o la Michelangelo. Ecco allora, questo "Invito al Viaggio" attraverso gli slogan della pubblicità e i bellissimi manifesti; attraverso gli ambienti fatti di confort allora impensabili, atraverso gli oggetti d'uso quotidiano che hanno segnato un'epoca.
La mostra vuole essere un invito al viaggio sui grandi transatlantici italiani del Novecento attraverso i materiali della promozione pubblicitaria e delle varie forme di comunicazione. Manifesti, bozzetti esecutivi, brochures, dépliants, cartoline, menu, fotografie, video e film testimonieranno le diverse tecniche e strategie di promozione adottate dalle compagnie di navigazione italiane e sottolineeranno la loro evoluzione in stretta connessione con i cambiamenti sociali, politici, tecnologici e estetici che hanno caratterizzato la storia italiana e internazionale dagli inizi del Novecento agli anni Settanta. Il visitatore sarà  il protagonista di un viaggio immaginifico, seguirà  l'evolversi del gusto e del costume e la costruzione del mito delle "città  galleggianti", assurte a simbolo di un'epoca e ormai entrate nell'immaginario collettivo, assisterà  al passaggio dal "viaggio" alla "vacanza" fino alla "crociera".
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newsintheshell · 6 years
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Romics fra anteprime, incontri e mostre
Si è aperta oggi l’edizione autunnale della kermesse capitolina.
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Si è aperta oggi la 24° edizione del Romics, festival dedicato a tutti gli appassionati di fumetti, animazione, cinema e games che questo autunno si terrà dal 4 al 7 ottobre in quel di Roma. 
L’intero programma della fiera come al solito è bello ricco e, dal canto nostro, ci limiteremo a riportare gli higlight per tutti i fan dell’arte nipponica, iniziando da “Mirai”. L’ultima fatica di Mamoru Hosoda (La ragazza che saltava nel tempo, Wolf Children, The Boy and the Beast) sarà infatti protagonista di un’anteprima nazionale. Il film sarà proiettato in lingua originale con sottotitoli in italiano a partire dalle ore 17:00 di domani, venerdì 5 ottobre, presso il Padiglione numero 8 del Pala Romics, nella Sala Grandi Eventi e Proiezioni. La proiezione sarà inoltre anticipata da una video intervista esclusiva al regista.
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Il giorno seguente, sabato 6 ottobre, si terrà anche un esclusivo incontro con i doppiatori del film: Maurizio Reti (padre di Mirai), Irene Di Valmo (madre di Mirai), Roisin Nicosia (Mirai). L’incontro sarà presentato da Alessandro Falciatore (Animeclick) e presenzieranno anche Maria Pia Di Meo (Direttrice del doppiaggio) e Carlo Cavazzoni (resp. Edizione Italiana). L’evento si terrà dalle ore 12.00 alle 13.00 presso il Movie Village – Palco Comics&Movie, Padiglione 5.
Vi ricordiamo che il lungometraggio aprirà la nuova stagione di anime al cinema di Dynit e Nexo Digital, approdando nelle nostre sale il 15-16-17 ottobre.
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Subito dopo, dalle 14:00 alle 15:00 ci sarà invece l’incontro con le voci dei sette peccati capitali, alla scoperta di aneddoti e storie dietro la realizzazione della più acclamata serie anime su Netflix, tratta dal manga "The Seven Deadly Sins” di Nakaba Suzuki, edito in Italia da Star Comics. All’evento interverranno: Marco De Risi direttore di doppiaggio (Gilthunder), Alessandro Vanni (Meliodas), Sabinne Cerullo (Elisabeth), Massimo Aresu (Ban), Elena Liberati (Hawk), Elena Perino (Diane), Danny Francucci (Gowther), Valerio Sacco (Escanor) e Raffaella Castelli (Merlin). 
Sicuramente vi sarete già segnati la data sul calendario, ma per chi ancora non l’avesse fatto vi rammentiamo che il 15 ottobre arriverà su Netflix la seconda stagione dell’anime.
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Sempre in tema di anteprime, Dynit ha annunciato che presso il loro stand sarà possibile acquistare il box Blu-ray o DVD di “Mary e il fiore della Strega”, film ispirato al racconto per bambini “La Piccola Scopa” scritto nel 1971 dall’autrice inglese Mary Stuart e portato sul grande schermo da Hiromasa Yonebayashi, già regista di “Arietty” e “Quando c’era Marnie”.
Il primo lavoro di animazione dello Studio Ponoc, frutto di passione e tecnica maturate durante i quasi vent'anni trascorsi allo Studio Ghibli, è stato portato nelle nostre sale da Lucky Red e uscirà ufficialmente in home video il 17 ottobre. 
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Allo stand J-POP invece potete trovare una preview gratuita in anteprima di “Goblin Slayer”, il manga tratto dal romanzo dark fantasy di Kumo Kagyu, che questo autunno ispirerà anche un’attesissima serie animata.
Non solo, saranno disponibili anche il primo dei due volumi de “I Tre Adolf” e quello di “I.L - la ragazza dai mille volti” del maestro Osamu Tezuka. Inoltre, visto che è appena uscito, sarà presente anche il box da collezione de “La Stella della Senna” di Mitsuru Kaneko e Asuka Morimura. Per la prima volta al di fuori del Giappone, il manga realizzato negli anni ‘70 insieme alla leggendaria serie animata, seppur incompleto, mantiene intatto tutto il suo fascino ancora oggi.
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Infine, in occasione della fiera è anche stata allestita una mostra tributo presentata dall’Associazione Culturale EVA IMPACT e a cura di Ivan Ricci, un omaggio alle opere fantascientifiche andate in onda durante l’Anime Night del canale televisivo MTV tra il 1999 e il 2002. Questa mostra è stata concepita per celebrare “Evangelion” e il doppio ventennale, nel 2018, di “Cowboy Bebop” e della serie animata tratta dal manga di “Trigun”.
Sci-Fi Anime Attack Exhibit, ad opera di artisti italiani tra cui Giulia Adragna, Sergio Algozzino, Luigi “Bigio” Cecchi, Jessica Cioffi, Gabriele Cioffi, Valerio “TURBOGAMMA” Carradori, Martina Dacome, Margherita de’ Pazzi, Andrea “Yuu” Dentuto, Anna Ferrari, Germano Massenzio, Diana Mercolini, Sara Michieli, Mariabianca “MabyMin” Minelli, Denny Minonne, Noemi Pischedda, Giopota, Fabrizio Ricci, Chiara Shkurtaj, Enrico Simonato, Eva Villa, si compone di 21 illustrazioni originali realizzate con diversi stili e tecniche da alcuni dei migliori talenti nostrani. Ogni artista ha avuto la massima libertà d’espressione nel rendere omaggio alla propria opera preferita, e il risultato è una straordinaria varietà di soggetti che stupiscono per originalità e bellezza. Le opere sono state raccolte nel volume Sci-Fi Anime Attack – Neon Genesis Evangelion, Cowboy Bebop, Trigun e l’animazione fantascientifica giapponese all’alba del terzo millennio, dove è possibile trovare anche vari articoli realizzati da esperti di animazione giapponese.
“Utena la fillette révolutionnaire”, il capolavoro multimediale del regista Kunihiko Ikuhara, ha appena compiuto 20 anni e Take my Revolution! Utena 20th Exhibit, mostra tributo, intende rendere omaggio a questa rivoluzionaria opera. La mostra si compone di 13 illustrazioni realizzate nella massima libertà creativa da talenti italiani tra cui Asu, Giulia Adragna, Claudio Avella, Isabella Cacciabaudo, Federica di Meo, Elisa “Divi” di Virgilio, Diana Mercolini, Salvatore “Nives” Pascarella, Emilio “Exemi” Pilliu, Ilaria Saracco, Paolo Zeccardo. Le opere sono state raccolte nel volume Take my Revolution!, dove è possibile trovare anche vari articoli realizzati da esperti di animazione giapponese.
SilenziO)))
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pangeanews · 6 years
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“Sono le 6 e 54 e stanotte mi sono suicidato una decina di volte”: a nove anni dalla morte, un racconto inedito di Simone Cattaneo
La mail mi colpisce con lo schianto, senza scampo, facendo lo scalpo ai ricordi, anzi, alla vita, perché la morte non muore mai, il morto germina nella vita dei vivi, cambia vita, a volte ringiovanisce, altre invecchia, a volte cambia volto e si reincarna nei nostri gesti più intimi. In questi nove anni, Simone Cattaneo, che si è ucciso alle prime ore del 10 settembre 2009, a Saronno, è ringiovanito, è diventato un bambino, spesso è a casa mia, sul letto, sotto il tavolo della cucina. Ma non voglio più parlare di Simone. La mail che mi schianta è del nipote di Simone Cattaneo: ha trovato, tra le carte del poeta, una manciata di racconti. Sono otto, scritti al computer o su macchina da scrivere. Pare che siano tra i primi scritti di Simone, precedono le poesie, pare. Simone Cattaneo, nato il 5 febbraio del 1974, esordisce alla poesia nell’ambito della rivista ‘Atelier’, pubblicando la placca “La pioggia regge la danza”, nel 1999, ed è inserito in alcune tra le antologie generazionali più importanti di quel tempo (“L’opera comune”, 1999, e “Dieci poeti italiani”, 2002). La prima raccolta poetica è “Nome e soprannome” (2001) seguita da “Made in Italy” (2008), entrambe pubblicate da Atelier Edizioni. Nel 2012, postuma, la raccolta definitiva (che raccoglie anche le due precedenti), “Peace & Love” (Il Ponte del Sale, 2012). I racconti, da cui ne ho scelto uno che ha violenza quasi profetica (ne pubblico una porzione, per gentile concessione), testimoniano, mi pare, con coerenza, la ricerca letteraria di Simone Cattaneo. Per ciò che posso testimoniare, Simone leggeva molta prosa, moltissima, per lo più angolofona: amava Saul Bellow – soprattutto “Il dono di Humboldt” – alcuni libri di Philip Roth, non troppo Norman Mailer. Su tutti, elogiava Denis Johnson, soprattutto adorava la raccolta di racconti “Jesus’ Son”. La sua cultura era straordinariamente cinematografica: adorava Martin Scorsese (“Quei bravi ragazzi”), ci pareva, a entrambi, che “Il cacciatore”, di Michael Cimino, fosse il film più vertiginoso di sempre; mi ha regalato le cassette – quando esistevano – di due film: “Scarface” (il film di Howard Hawks, del 1932) e “Donnie Brasco”. La sua fonte prioritaria, però, era “Il Principe” di Machiavelli, “il più grande romanzo della letteratura italiana”, soleva dirmi, per dire della sua rapacità come lettore. Penso che il nucleo dei racconti, quando sarà pubblico, fornirà agli studiosi un tassello in più per capire la poesia di Simone, i suoi esiti e il suo sviluppo, e l’insieme della sua opera; per chi lo ha amato, e solo l’ennesimo modo per dirgli grazie. (d.b.)
*
Sono le sei e cinquantaquattro e stanotte mi sono suicidato una decina di volte.
È che non avevo un cazzo da fare. Sai quelle notti in cui non riesci proprio a prendere sonno?
Ecco: io se non riesco ad addormentarmi incomincio ad innervosirmi e, se mi innervosisco, poi non riesco più ad addormentarmi. E quindi resto sveglio. Sveglio e incazzato. E con la voglia di addormentarmi. Logico no? Logico come alzarsi dal letto incazzati in piena notte e uscire di casa per vedere quello che uno si perde dormendo – quasi niente, soprattutto in questa zona – o, perlomeno, per respirare. Respirare la mia vita. Non è difficile – talvolta è semplicemente necessario – cercare aria versa (anche smoggosa, chissenefrega) se si abita in una casa come la mia. Ingressino, stanzetta, cesso. Una sola finestra. E dove? In stanza? Magari! Nel cesso? Nel cesso basta la ventola. Una finestra è molto più utile nell’ingresso minuscolo, di fianco alla porta. O no?
Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, aumenti la mia malattia.
È una strofa che il mio cervello canticchia ad libitum nei giorni in cui non vuole addormentarsi ma nemmeno uscire di casa. E io sono costretto a restarmene nel letto con gli occhi fissi al soffitto ripetendo all’infinito questa nenia malaugurante. E comunque di solito tendo a sperare che certi pensieri, certe distorsioni momentanee dell’intelletto, abbiano una valenza, se non auto-psico-terapuetica, perlomeno soporifera. A volte ci riesco e mi addormento.
Oggi no. Ad un certo punto il cervello non ha più retto e mi ha issato di forza per farmi uscire di casa. Alle quattro e venti. So che non è la cosa più normale del mondo. Non lo è neanche per me: io di solito esco verso le tre.
*
Dicono che Milano sia una città notturna. In realtà per indicare le tre a.m. si dice le tredinotte, per la quattro si fa un po’ come si vuole, ma per le cinque puoi star certo che quasi tutti dicono cinquedimattina. Milano è una città con le sue regole. Ne ha anche più di altre: dalle quattro anche la Milano Notturna si svuota quasi del tutto. Io comunque esco sempre prima delle quattro. A parte oggi. Non per essere sicuro che sia notte, ma perché mi sveglio alle cinquedimattina. Alle cinque e mezza i camionisti sono già qui, e non è gente che ha voglia di aspettare. Anche se non lo sanno, suonano a casa mia, perché il mio buco, pur avendo un ingresso autonomo, è stato ricavato da trentacinque metri quadri angolari del magazzino (quelli ad ovest, per l’esattezza, dove non batte mai sole che comunque non vedrei). Tuttavia anche se lo sapessero non credo farebbe questa gran differenza. Non vedono l’ora di andarsene. Probabilmente pensano, a ragione, di avere il diritto di dormire come io ho dormito fino a questo momento. Ma io dormo pochissimo. Talvolta rientro alle cinque e ventotto. Questo loro non lo sanno. Per loro la notte è tutta uguale. Le strade sempre le stesse. Forse le conoscono a memoria come io dovrei conoscere il Latino e il Greco. Forse a volte si dimenticano di svoltare ad uno svincolo che vedono sempre, che conoscono, in cui sanno che devono immettersi, semplicemente perché l’abitudine gioca brutti scherzi, disattenzioni, vuoti mentali, ma soprattutto disinteresse per ciò che si fa. Nel bene e nel male. È una cosa che capita anche a me con gli aggettivi, i sostantivi e le scatole di fagioli. Oggi ho infranto una delle mie abitudini uscendo alle quattro e venti. Milano dormiva.
*
Alle quattro e mezza ho finalmente raggiunto il cavalcavia Palizzi con almeno mezz’ora di ritardo rispetto al solito. Per uno che abita in un angolo del magazzino del Comprabene che sta di fronte all’inizio (venendo dal centro) del cavalcavia, sarebbe più logico lasciarsi alle spalle quella salita comoda solo per le auto e addentrarsi a piedi verso viale Certosa. A me invece piace salire lassù e guardare il Comprabene dal basso. C’è la poesia dell’asfalto e del cemento, lì sopra. C’è la possibilità di guardare nella sua interezza e dal di fuori il perimetro asettico della mia vita. L’involucro esterno di cemento che racchiude ogni mio gesto quotidiano, ogni mio respiro. Tranne quelli da lì sopra. Da lì sopra è tutto reale. La mia vita si materializza tra le dita mentre stringo tra le mani il guard rail, la assaporo mentre mi passa sotto il naso mischiata all’odore che evapora dall’asfalto. Posso finalmente vedermi dall’esterno, osservarmi mentre mi muovo tra gli scaffali. Pensare che ho bisogno di dormire per potermi svegliare e ricominciare a muovermi tra casse e bancali di legno.
Svegliarmi per questo. Per quello che sto guardando. Sentire la fatica al solo pensiero di doverlo fare e allora sì, a quel punto, sentire davvero la stanchezza che mi si fa contro e tornare indietro, a casa, nel magazzino.
Ma oggi, stanotte, stamattina, come molte altre volte, la fatica non l’ho proprio sentita. Ho pensato ad altro. Ho pensato che forse non ha senso tutto questo. Ho pensato che sono tre anni che non studio. Che leggo qualche libro qualche volta. Che me ne sto a rovistare tra scatole di fagioli e pelati perché è quello che faccio, lo so, ma oggi no, non va giù questa cosa, e il sonno non saliva al cervello, restava aggrappato alle mie gambe. A volte va così. Tenere aperti gli occhi. Aspettare le cinque e un quarto. Ritornare giù. Sciacquarsi la faccia. Aspettare il suono del citofono. Ricominciare. Oggi era una giornata di quelle, ma con un dettaglio di cui non avevo tenuto conto. Ero uscito alle quattro e venti e si stava facendo veramente tardi. Mancava qualche minuto alle cinque quando, raggomitolandomi su me stesso e chinando il capo verso il bavero della giacca per accendermi una sigaretta, ho buttato lo sguardo di sotto.
*
Ho sgranato gli occhi. Non l’avevo visto prima di quel momento. Probabilmente l’hanno costruito oggi. Un pontile. A due metri di distanza sotto di me. L’ho osservato meglio. Sì, non più di due metri. A livello inconscio credo di essere stato colpito subito dall’idea della sua esistenza. E anche dal fatto di non essermene accorto prima di quel momento. Dovevo per forza saperlo che era tardi, dovevo rendermene conto perlomeno dal fatto che qualcuno cominciava a passare di lì. Soprattutto camion. Eppure niente: non c’ho pensato, anzi, forse è stato proprio il passaggio di quelle vetture a farmi prendere la decisione. L’idea di essere visto. L’idea di non essere solo. Ho scavalcato il guard rail e sono salito in piedi sul parapetto. È stata la prima volta che ho deciso di suicidarmi.
*
TUMMMpp…
…sono atterrato con gambe insolitamente stabili. La lamiera d’acciaio flessibile ha assecondato il mio moto gravitazionale, ha smorzato la forza d’urto. TUMMpp, si è sentito solo il botto. Poi ho flesso le gambe a ritroso e sono tornato in piedi. Ho teso alto l’orecchio. Niente. Mi sono seduto sul freddo pontile con le gambe a penzolare nell’aria. Ho acceso una sigaretta. E aspettato. Guardato, da lì sotto, di sotto, il Comprabene. Aspettato ancora. Fumato un’altra sigaretta. Quando ho capito che non sarebbe arrivato nessuno, ho deciso di tornare sul parapetto.
Simone Cattaneo
  L'articolo “Sono le 6 e 54 e stanotte mi sono suicidato una decina di volte”: a nove anni dalla morte, un racconto inedito di Simone Cattaneo proviene da Pangea.
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lamilanomagazine · 1 year
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Milano, un evento dedicato agli amanti della lettura e del buon vino
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Milano, un evento dedicato agli amanti della lettura e del buon vino. Giovedì 19 gennaio alle 20.00, al Caffè Milano, in Via Procaccini 37 a Milano, avrà luogo “Di Vini Di Versi”, un evento dedicato al vino ed ai libri organizzato dall’agenzia D.Wine di Genny Giacomini e Michele Grossi e presentato dalla bellissima Iuliana Ierugan, da anni conduttrice di grandi eventi legati al vino come il Monte-Carlo Food & Wine Festival. Iuliana ha anche presentato il programma televisivo “Pane al pane, vino al vino” su Canale Italia e lavorato a Wine Channel per il gruppo Meregalli sulla rete televisiva online Canale Europa. Durante la serata del 19 gennaio, al Caffè Milano, quattro autori presenteranno i loro libri: Elisabetta Garbarini (autrice del libro Potentilla), Paola Battaglia (Manuale di autostima), Nicola Scambia (Jackfly) e Luca Morelli (Rockilience-La vita di un infermiere rock). “Sono felice di presentare questo evento organizzato dall’agenzia D.Wine – commenta Iuliana Ierugan – che unisce il vino e la cultura. È importante per gli autori avere la possibilità di presentare i loro libri nel corso di una serata come questa in cui possono interagire con il pubblico. Sarà senz’altro una serata divertente, interessante e sono sicura che sia i relatori che i partecipanti vorranno ripetere l’esperienza.” Nata in Romania, ma cresciuta in Italia, Iuliana Ierugan ha iniziato la sua carriera come modella sfilando per i più grandi stilisti italiani ed è poi diventata famosa grazie alla sua attività televisiva e cinematografica. Ha iniziato come letterina a “Passaparola”, poi ha lavorato a “Vivere Meglio”, ha recitato in “Camera Cafè”, “Casa Vianello”, “Crociera Vianello”, “Natale sul Nilo” (28 milioni di euro nel 2002, il film che ha incassato di più nella serie dei cinepanettoni), nella commedia di Gerry Calà “Vita Smeralda” (trasmessa innumerevoli volte dalle reti televisive) ed ora è una delle più seguite creative nell’ambito della comunicazione digitale. Iuliana Ierugan ha anche realizzato video sul vino che ha pubblicato sulla sua pagina Instagram che ora conta 53mila followers. “Ho iniziato un’attività come creativa digitale – spiega Iuliana – e con i miei video valorizzo i prodotti delle aziende o dei territori che si rivolgono a me per ottenere visibilità. Tra i miei follower ci sono anche giornalisti di importanti testate nazionali che prendono spunto dai miei video per poi scrivere articoli sul prodotto o sull’evento a cui collaboro.”... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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latinabiz · 3 years
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La quinta giornata del Festival del Cinema Italiano a Sabaudia
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Intervista Premiazione Pubblico Paolo Genovese Festival Sabaudia Grande successo nella serata di domenica 8 agosto per la giornata del Festival del cinema italiano Sabaudia Studios a Sabaudia, con premiazione del compositore e musicista Roberto Pischiutta detto Pivio del Duna d’oro. In Piazza del Comune, ecco la terza kermesse dedicata al Cinema: il rinomato Sabaudia Studios, Festival del Cinema italiano, arricchito quest’anno dalla preziosa collaborazione di Francesca Piggianelli, Presidente di Romarteeventi, che ne ha curato il coordinamento artistico. La bellezza del festival Sabaudia Studios non è solo la proiezione dei film sul grande schermo ma anche le confidenze, gli aneddoti, il rivelarsi da parte degli ospiti nel momento del pre-festival, con registi, attori, sceneggiatori che raccontano gustosi retroscena che hanno accompagnato quei film che hanno fatto la storia del cinema italiano. Ogni sera, durante i talk-show dei salotti, sarà assegnato il “Premio Duna D’Oro - Città di Sabaudia” ad attori, registi, produttori che nel corso dell’anno o della loro carriera si siano distinti a livello nazionale. Per la conduzione delle serate ecco Tosca D’Aquino, attrice di cui Sabaudia si è innamorata per le precedenti conduzioni del festival, Flora Canto, conduttrice e attrice, affiancate da Gian Luca Campagna, giornalista e scrittore. Seguono il programma di stasera 9 agosto e domani martedì 10 agosto. IL PROGRAMMA DI OGGI 9 AGOSTO Il film di lunedì 9 sarà ‘School of mafia’, con ospiti il regista Alessandro Pondi. Inoltre sarà proiettato anche il videoclip del cantante Eugenio Picchiani dal titolo ‘Il circo’, ospite della kermesse. Eugenio Picchiani presenterà il suo nuovo videoclip dal titolo ‘Il circo’, un brano psichedelico dalle sonorità tecno-pop, diretto da Christian Antonilli. Dopo il successo ottenuto con il videoclip Eclissi, premiato alla XVII Edizione del Roma Videoclip, e del brano Cappellaio Matto, nato a sostegno delle donne vittime di violenza, ecco Il Circo: “Il Circo è la grande ‘carovana del sistema’ – ha spiegato Eugenio Picchiani parlando della genesi del brano -. è un canto a difesa della libertà propria e altrui per ogni forma vivente perché la libertà degli altri, di ciò che ci circonda, è anche la nostra libertà. La negazione ed il rispetto della libertà per ogni forma vivente, per il mondo animale, è una negazione al principio di libertà per tutti”. Alessandro Pondi, regista nato a Ravenna nel 1972, esordisce nel 1997 con il romanzo Gli angeli non mangiano hamburger e successivamente inizia a scrivere per la televisione e il cinema accanto a Luciano Vincenzoni e Tonino Guerra. A partire dal 1999, scrive le sceneggiature di Questa casa non è un albergo, Compagni di scuola, Grandi domani, Don Matteo, Il bambino della domenica, L'uomo che cavalcava nel buio, Il signore della truffa, K2 - La montagna degli italiani, Trilussa - Storia d'amore e di poesia. Ha inoltre ideato il soggetto di serie della soap-opera Cuori rubati e della serie televisiva Il commissario Manara. Per il cinema firma sia pellicole d'autore come K. Il bandito di Martin Donovan e Litium cospiracy di Davide Marengo, che film campione di incassi come Natale a Beverly Hills e Natale in Sudafrica, con i quali vince due premi Biglietto d'oro. Nel 2007 pubblica un racconto Noir 00 nella raccolta Omicidi all'italiana edito da Colorado noir e distribuito da Mondadori e nello stesso anno inizia la collaborazione con Paolo Logli, con il quale fonda – assieme a Riccardo Irrera e Mauro Graiani - la factory di scrittura creativa 9mq storytellers. Nel 2008 vince il premio per la miglior sceneggiatura al Festival Internazionale di Salerno con il film Il bambino della domenica, e nel 2012 il premio per il miglior soggetto e sceneggiatura alla 33esima edizione Una vita per il cinema, con il film K2 - La montagna degli italiani. Per il teatro firma la commedia sentimentale Una donna in casa, e i due musical Un po' prima della prima con Pino Insegno e Il pianeta proibito con Lorella Cuccarini. Nel 2017 esce nelle sale Chi m’ha visto? con Pierfrancesco Favino, Beppe Fiorello, Mariela Garriga e Sabrina Impacciatore di cui firma sceneggiatura e regia. Ha lavorato con sceneggiatori quali Martin Donovan, Tonino Guerra, Sandro Petraglia, Andrea Purgatori, Alessandro Camon, Luciano Vincenzoni, Alessandro Bencivenni, Domenico Saverni e Neri Parenti. La trama di School of mafia: Il capo di tutti i capi Frankie Maciano cade dal ponte di Brooklyn (seguito dal suo cane) gettando la città di New York nel panico: si scatenerà una guerra fra i clan mafiosi, o le Famiglie riusciranno a trovare un accordo? Ma i tre boss rimasti alla testa delle cosche newyorkesi hanno un problema più pressante: i rispettivi figli si rifiutano di intraprendere la strada (del crimine) dei padri, e dunque la discendenza mafiosa, più ancora che la faida fra bande, è il vero pericolo. Tony insegna danza ed è gender fluid; Nick fa il cantante rock; e Joe sta addirittura diventando poliziotto. L'unica "cura" possibile per loro è una full immersione nelle "lezioni di mafia" di Mr T, ovvero Turi 'U Appicciaturi. Dunque i tre boss rapiscono i loro figli e li spediscono a Palermo, dove Turi li aspetta insieme a Salvo 'O Svizzero e alla moglie, vero capo di casa. La premessa di School of Mafia è ottima, la sceneggiatura, firmata a otto mani dal regista Alessandro Pondi insieme a Paolo Logli, Mauro Graiani e Riccardo Irrera è all'altezza, riuscendoci soprattutto nella costruzione delle lezioni di Mr T che attingono alla realtà e mostrano come, al netto della degenerazione morale, ci sia qualcosa da imparare anche da un decalogo per uomini "d'onore". È fondamentale anche che a impartire quelle lezioni siano il formidabile Nino Frassica, che non sbaglia un gesto o un'intonazione, e di Maurizio Lombardi che, nei panni di Salvo, costruisce una caratterizzazione autentica. Buoni anche i caratteristi di contorno, dal sempre affidabile Gianfranco Gallo a Tony Sperandeo, da Mario Pupella a Giulio Corso. IL PROGRAMMA E GLI OSPITI DI MARTEDI 10 AGOSTO Verranno proiettati due film cult diretti dal regista Paolo Genovese, ospite d’onore della serata. ORE 21 – G.I IMMATURI (2011) Sei ex compagni del liceo romano Giulio Cesare, classe 1972, si rincontrano 20 anni più tardi, dopo aver ricevuto una sconcertante comunicazione dal Ministero della Pubblica Istruzione: il diploma di maturità di tutti i candidati della loro sezione è stato ritenuto non valido a causa di alcune irregolarità della commissione d’esame. Per questo motivo, il neuropsichiatra infantile Giorgio (Raoul Bova), l’agente immobiliare Lorenzo (Ricky Memphis), il conduttore radiofonico Piero (Luca Bizzarri), la manager aziendale Luisa (Barbora Bobulova), il donnaiolo Virgilio (Paolo Kessisoglu) e la chef Francesca (Ambra Angiolini), un tempo molto amici, decidono di rivedersi per prepararsi insieme alla tanto temuta prova di maturità. ORE 22.30 TUTTA COLPA DI FREUD (2014) Francesco (Marco Giallini) è uno psicoterapeuta di cinquant'anni che si occupa, fin dalla separazione dalla moglie, delle sue tre figlie Emma, Marta e Sara, sfortunatissime in questioni di cuore. Sara, dopo l’ennesima delusione, mette completamente in discussione la propria identità sessuale. Marta, proprietaria di una piccola libreria in centro, continua a innamorarsi di scrittori affascinanti che non la ricambiano.Emma, giovane diciottenne maturanda, inizia una relazione con Alessandro (Alessandro Gassmann), un architetto di trent'anni più vecchio di lei e per di più sposato con Claudia (Claudia Gerini), la donna di cui il padre, Francesco, si è segretamente innamorato. Francesco, in questo intreccio di situazioni, cercherà di capire quale sia la strada giusta per riuscire ad essere un "padre ideale”, senza trascurare i propri sentimenti e la capacità di innamorarsi, che invece dai tempi della separazione aveva messo da parte. Questo il programma completo del festival Sabaudia Studios: venerdì 6 agosto ‘GENITORI VS INFLUENCER’, anno 2021, regia: Michela Andreozzi. sabato 7 agosto ‘ADDIO AL NUBILATO’, anno 2020, regia: Francesco Apolloni. domenica 8 agosto ‘ODIO L’ESTATE’, gennaio 2020, regia: Massimo Venier. lunedì 9 agosto ‘SCHOOL OF MAFIA’, uscito il 24 giugno 2021, regia: Alessandro Pondi. martedì 10 agosto RETROSPETTIVA dedicata a Paolo Genovese, regista e sceneggiatore. Quest’anno ricorre il decennale dall’uscita di IMMATURI, film che nel 2011 ha ricevuto ben sei nomination tra David di Donatello e Nastro d’argento. Per l’occasione, durante il prefestival, sarà presente il regista e sceneggiatore PAOLO GENOVESE e verranno proiettati nella stessa serata ben due suoi film: IMMATURI e TUTTA COLPA DI FREUD. Proiezione di ‘TUTTA COLPA DI FREUD’, anno 2014, regia: Paolo Genovese. mercoledì 11 agosto SERATA OMAGGIO A GIGI PROIETTI ‘FEBBRE DA CAVALLO – LA MANDRAKATA’, anno 2002, regia: Carlo Vanzina. giovedì 12 agosto ‘DIVORZIO A LAS VEGAS’, anno 2020, regia: Umberto Carteni. venerdì 13 agosto ‘OSTAGGI’, anno 2021, regia: Eleonora Ivone. Read the full article
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frontedelblog · 3 years
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SINGAPORE SLING, torna il ebook il pluripremiato noir di Giancarlo Narciso
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Vincitore del Premio Tedeschi nel 1998, diventato un film tre anni più tardi, Singapore Sling racconta la saga di Rodolfo Capitani. E torna oggi in ebook per Algama in una versione rivista dall'autore Giancarlo Narciso  
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  In una Singapore torrida e inquietante, due uomini italiani all’estero si incontrano per caso ed è come se si fossero conosciuti da sempre: Rodolfo Capitani, girovago e vagabondo, di professione traduttore free lance, in fuga da se stesso; Marco Valbusa, dirigente della Sigmatech, una società italiana che si occupa di prodotti per l’edilizia, ma dagli affari poco chiari. Un incontro che metterà Rodolfo nei guai fino al collo, all’indomani della morte di Marco in un misterioso incidente di macchina: perchè a Singapore la vita vale poco, soprattutto se c’è in ballo una grande quantità di soldi. In Singapore Sling (da cui nel 2001 è stato tratto il film Belgrado Sling), vincitore del Premio Tedeschi nel 1998 e qui riproposto in una nuova edizione rivista dall’autore, si susseguono frenetici una serie di colpi di scena che sconvolgono le regole del thriller tradizionale. Sorretto da da una scrittura visiva dall’andamento cinematografico, restituisce i colori e le affascinanti ambientazioni dell’Oriente lontano e conduce il lettore in una storia mozzafiato e dal ritmo vertiginoso che lo rende uno dei migliori gialli italiani degli ultimi anni. *** SINGAPORE SLING in formato epub su tutti gli store e QUI SINGAPORE SLING in formato mobi per Kindle su AMAZON SINGAPORE SLING è anche su Play Store e Apple Store *** Dello stesso autore presso Algama: Le zanzare di Zanzibar - GUARDA Play with fire (in lingua inglese) - GUARDA *** L’AUTORE Vincitore del prestigioso premio Scerbanenco per il miglior noir italiano nel 2006 con Incontro a Daunanda e, nel 1998, del Premio Tedeschi con Singapore Sling, Giancarlo Narciso aggiunge al suo arco titoli come Sankhara, (Finalista Premio Scerbanenco 2002), Otherside (terzo classificato Premio Azzeccagarbugli 2011), Solo Fango, I Guardiani di Wirikuta, Un’ombra anche tu come me, Le zanzare di Zanzibar, Un nome su una lista, oltre a Chi lotta coi mostri, una raccolta di quattro spy-story in formato novelette. Con lo pseudonimo di Jack Morisco ha firmato per Segretissimo Mondadori la serie di Banshee, che include finora i romanzi Alba Rossa a West Papua, Dossier 636, Manila Sunrise, L’arma birmana, Le tigri e il leone, Furia a Lombok. Da Singapore Sling è stato tratto il film Belgrado Sling di Riccardo Donna, con Cecilia Dazzi, Fabio Sartor e Fabio Fulco. Il romanzo è pubblicato in tedesco da Goldmann sotto il titolo di Die schöne Hand des Todes. Alla saga di Rodolfo Giancarlo Narciso ha dedicato altri due episodi: Le zanzare di Zanzibar e Incontro a Daunanda (Premio Scerbanenco 2006). Read the full article
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levysoft · 3 years
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Che La casa di carta fosse una serie molto musicale non lo scopriamo certo oggi. Lo sappiamo già dagli inizi, quando il Professore spiegava a Berlino il senso di Bella ciao, il nostro famoso canto partigiano. Siamo sinceri: è lì che è scattato l'amore con la serie spagnola Netflix, creata da Alex Pina, che è tornata in streaming dal 3 aprile con la quarta stagione. Se Bella ciao era il simbolo delle prime stagioni, e raccontava anche gli ideali e le motivazioni che animavano il Professore e la sua banda, ne La casa di carta 4 arriva proprio alla fine, per ricordarci che i nostri sono ancora loro, sono ancora animati da quella spinta e da quegli ideali. Ma, con il successo della serie in tutto il mondo, e con il presumibile aumento di budget, La casa di carta si è allineata alla tendenza delle grandi serie internazionali.
La casa di carta 4 - La nostra videorecensione
Le grandi serie, infatti, ormai usano sottolineare dei momenti chiave con l'uso di canzoni famose, spesso usate per il loro senso, o a contrasto con la situazione in cui sono inserite, o, più normalmente, per evocare un'epoca e trascinarci dentro a un'atmosfera ben precisa. Sulle pagine di Movieplayer vi abbiamo raccontato, in questo senso, l'uso sapiente delle canzoni che è stato fatto in Stranger Things, e l'uso molto particolare pensato per inserire dei famosi pezzi in The Handmaid's Tale e Black Mirror. Vi abbiamo anche anticipato nelle nostre news che, ancora una volta, ne La casa di carta ci sarebbe stata un'attenzione particolare per la musica italiana. Ma andiamo a vedere la storia di questa canzoni, e come sono state inserite in alcune grandi sequenze de La casa di carta Parte 4.
La casa di carta 4, il finale della serie Netflix è solo un nuovo inizio...
1. Ti Amo (Umberto Tozzi)
È il primo attimo di leggerezza, il primo momento "pop" de La casa di carta, e arriva in un momento tesissimo. Siamo nell'episodio 1, nella claustrofobica situazione della Banca di Spagna, dove Nairobi (Alba Flores) sta lottando tra la vita e la morte. Per un attimo, così, stacchiamo e torniamo indietro nel tempo, in una situazione bucolica, colorata, all'aria aperta. Siamo nel convento fuori Firenze dove la banda aveva situato il suo quartier generale prima del primo colpo. Siamo al matrimonio di Berlino (Pedro Alonso) con Tatiana. È lui a prendere in mano il microfono e a intonare, con un irresistibile accento spagnolo, Ti amo di Umberto Tozzi. Ma la sorpresa arriva subito dopo: ad accompagnare Berlino ci sono un organo da chiesa e un gruppo di monaci, intonatissimi.
Ti amo è - insieme a Gloria - la canzone più famosa del cantautore di Torino (80 milioni di copie vendute in tutto il mondo in complesso). È uscita nel 1977 e dà il titolo all'album omonimo, una raccolta con le canzoni dei suoi primi tre dischi. Ti amo è firmata da Umberto Tozzi e Giancarlo Bigazzi e vinse il Festivalbar in quell'anno. È una canzone molto semplice, che si basa su un giro di Do, una serie di quattro accordi. Umberto Tozzi, evidentemente, è un autore molto cinematico: abbiamo ancora tutti negli occhi, e nelle orecchie, la sequenza di The Wolf of Wall Street sulle note della sua Gloria. Sia Ti amo che Gloria sono state incise da Laura Branigan e sono diventare un grande successo negli Stati Uniti.
2. Centro di gravità permanente (Franco Battiato)
Non sopportava i cori russi, Franco Battiato, all'epoca in cui scrisse Centro di gravità permanente, visto il famoso verso in questione. Chissà se apprezzerà il coro di monaci italiani che intona, in modo assolutamente sorprendente, la sua Centro di gravità permanente, in uno dei momenti più allegri de La casa di carta. Siamo di nuovo in un flashback, nell'episodio 2, che è intitolato proprio Il matrimonio di Berlino. E vediamo ballare Berlino con la sua Tatiana, colto nel momento più felice della sua vita. È una scena che permette, ancora una volta, di alleggerire la tensione delle vicende della rapina. Ma anche, nel suo prosieguo, di analizzare i delicati rapporti tra Berlino, il Professore (Álvaro Morte) e Palermo (Rodrigo de la Serna).
Centro di gravità permanente è un brano immortale, uno dei più famosi di Franco Battiato. È tratto dal suo album storico La voce del padrone, del 1981, il primo lp a superare il milione di copie vendute in Italia. È una canzone che parla di smarrimento, ricca di riferimenti colti (gesuiti euclidei vestiti come bonzi alla corte della dinastia dei Ming, i capitani contrabbandieri macedoni e la vecchia bretone con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù) inseriti in una confezione pop irresistibile.
La Casa De Papel Part 4 Berlins Wedding Sub Eng Es-es 6
3. Delicate (Damien Rice)
Delicate di Damien Rice arriva a chiudere quella che è forse la puntata più dolorosa de La casa di carta 4, l'episodio 6 (Ko tecnico), quello in cui dobbiamo dire addio a uno dei personaggi più amati della serie. Dopo aver assistito alla sua morte, e aver anche capito quali erano i suoi rapporti, e i suoi progetti di vita una volta finito il colpo, vediamo questo personaggio in un momento di felicità, all'aria aperta, una giornata spensierata passata con gli amici della banda. La voce di Damien Rice, inconfondibile, elegiaca, dolente, ci accompagna alla perfezione in questo momento.
E Damien Rice molti di noi lo avevano scoperto con la canzone The Blower's Daughter, inclusa nella colonna sonora de Il caimano di Nanni Moretti, dove sottolineava uno dei momenti più dolorosi del film (ma è presente anche in Closer e nella serie The L World). Delicate è tratta da O, l'album di debutto del cantautore irlandese, del 2002, lo stesso disco dove troviamo The Blower's Daughter e Cannonball. Delicate, la canzone che apre il disco, è stata utilizzata anche in molte serie tv (Lost, Dr. House - Medical Division, Dawson's Creek, Alias, Misfits e CSI: Miam_i). "_Potremmo vivere come non abbiamo vissuto mai/quando non c'è niente da dare/come possiamo chiedere di più?/Potremmo fare l'amore in qualche posto sacro/L'espressione del tuo viso è delicata" recita il bellissimo testo.
4. Wake Up (Arcade Fire)
Wake Up, la canzone degli Arcade Fire, è evidentemente destinata a grandi cose. A lei va l'onore di chiudere alla grande la migliore puntata de La casa di carta Parte 4, l'episodio 7 (Attacco alla tenda). È un momento epico, glorioso: il Professore ha appena sferrato la sua controffensiva contro la polizia, che è stato soprattutto un attacco mediatico. E gli affari interni si sono accorti che Lisbona è tenuta nella tenda senza alcun avvocato o processo. Nel momento in cui esce dalla tenda, la vediamo passare tra la folla. È una prima, parziale, rivincita, per lei, il Professore e la banda. Ma è anche il momento in cui ritroviamo tutta la passione del popolo per la banda e le sue imprese. Lisbona passa tra la folla al ralenti mentre questa straordinaria ballad fa da colonna sonora.
Wake Up è tratta dall'album degli Arcade Fire, Funeral, del 2005, il disco che ha rivelato la band canadese di Win Butler e Régine Chassagne, autrice del brano. Il suo suono barocco, enfatico, malinconico ha conquistato subito artisti come gli U2 e David Bowie. Dicevamo che Wake Up è destinata a grandi cose: era il brano che apriva, prima dell'ingresso della band sul palco, il Vertigo Tour degli U2 (gli Arcade Fire hanno fatto anche da supporter per alcune date) ed è stata eseguita anche da David Bowie. "Qualcosa ha riempito/Il mio cuore con il nulla/Qualcuno mi ha detto di non piangere./Ma adesso che sono più grande/Il mio cuore è più freddo/E riesco a capire che è una bugia. /Bambini, svegliatevi/Sostenete i vostri sbagli/Prima che trasformino l'estate in polvere". Guardate la scena, ascoltate queste parole e quella musica, e non rimarrete indifferenti.
5. Bella ciao (Najwa)
La chiusura va a lei, la regina delle canzoni de La casa di carta, la canzone simbolo. Alex Pina e il suo team non ne abusano in questa stagione 4, visto che l'avevamo già sentita molte volte nelle stagioni precedenti. Ma Bella ciaoarriva, a ricordarci quali sono gli ideali che animano i nostri. Arriva in un momento emotivo non casuale, alla fine di tutta la storia. La missione del Professore si è appena compiuta, con un volo in elicottero sul tetto della Banca di Spagna. E noi abbiamo appena visto, sullo schermo, un faccia a faccia che non ci lascia per niente tranquilli, in vista della probabile stagione 5. Lo schermo è a nero. Iniziano i titoli di coda. E, dopo qualche secondo, arriva Bella ciao, cantata in spagnolo, in una versione intima, da Najwa, cioè l'attrice Najwa Nimri, che interpreta la spietata Alicia Sierra.
Bella ciao è un canto popolare italiano, nato prima della Liberazione, e considerato l'inno della Resistenza italiana, della lotta partigiana, durante la Seconda Guerra Mondiale. È un canto italiano, una canzone nata nella nostra terra, eppure è diventata, nel tempo, famosa in tutto il mondo come inno per la libertà, contro il nazi-fascismo e ogni altra forma di dittatura. Negli anni è stata cantata, tra gli altri, da Yves Montand, Giorgio Gaber, Goran Bregovic, dalla Banda Bassotti, in versione ska, e dai Modena City Ramblers nella loro famosa versione folk-rock. È stata cantata durante le manifestazioni di Occupy Wall Street, a New York, in Turchia dal movimento che si oppone a Erdogan e dagli indipendentisti curdi nella guerra civile siriana.
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onlymexico · 7 years
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María Cristina Estela Marcela Jurado García, better known as Katy Jurado (January 16, 1924 – July 5, 2002), was a Mexican film, stage and television actress.
Jurado began her acting career in Mexico in 1943. During the 1940s and early 1950s, the era called the Golden Age of Mexican cinema, Jurado played villainous "femme fatale" characters in Mexican films. In 1951 she was discovered in Mexico by the filmmaker Budd Boetticher and began her Hollywood career in the film The Bullfighter & the Lady. She acted in Western films of the 1950s and 1960s, including High Noon (1952), Arrowhead (1953), Broken Lance (1954), One-Eyed Jacks (1960), and Pat Garrett and Billy the Kid (1973). She was the first Latin American actress nominated for an Academy Award, as Best Supporting Actress for her work in Broken Lance, and was the first to win a Golden Globe Award for her performance in High Noon.
Jurado made seventy-one films during her career.
Katy Jurado was born María Cristina Jurado García in Guadalajara, Jalisco, Mexico. Her parents were Luis Jurado Ochoa and Vicenta Estela García de la Garza. Her brothers were Luis Raúl and Óscar Sergio. One of her great-grandfathers was of Andalusian origin. Her father was a lawyer, and her mother was a singer who worked for XEW. Her mother was sister of Mexican musician Belisario de Jesús García, author of popular Mexican songs like "Las Cuatro Milpas". Jurado's cousin Emilio Portes Gil was president of Mexico (1928–1930).
Jurado studied at a school run by nuns in the Guadalupe Inn neighborhood in Mexico City, and later studied to be a bilingual secretary. As a teenager, she was invited by producers and filmmakers to work as an actress, among them Mexican filmmaker Emilio Fernández, who offered her a role in his first movie The Isle of Passion (1941). Although her godfather was Mexican actor Pedro Armendáriz, her parents never gave their consent.
Another filmmaker interested in her was Mauricio de la Serna, who offered Jurado a role in the film No matarás (1943). She signed the contract without authorization from her parents, and when they found out, they threatened to send her to a boarding school in Monterrey. Around this time she met the aspiring actor Victor Velázquez and married him shortly after. Velázquez and Jurado were married until 1946. Velázquez was the father of her children, Victor Hugo and Sandra.
In No matarás, Jurado played her first villain and femme fatale. Jurado specialized in playing wicked and seductive women. She said, "I knew that my body was provocative. I admit, my physical was different and very sensual."[this quote needs a citation] She appeared in sixteen more films over the next seven years in what film historians have named the Golden Age of Mexican cinema. In 1943 she had her first success with her third film, La vida inútil de Pito Pérez.
In addition to acting, Jurado worked as a movie columnist, radio reporter and bullfight critic to support her family.[4] She was on assignment when filmmaker Budd Boetticher and actor John Wayne spotted her at a bullfight. Neither knew she was an actress. However, Boetticher, who was also a professional bullfighter, cast Jurado in his 1951 film Bullfighter and the Lady, opposite Gilbert Roland as the wife of an aging matador. She had rudimentary English language skills, and memorized and delivered her lines phonetically. Despite this handicap, her strong performance brought her to the attention of Hollywood producer Stanley Kramer, who cast her in the classic Western High Noon, starring Gary Cooper and Grace Kelly. Jurado learned to speak English for the role, studying and taking classes two hours a day for two months. She played saloon owner Helen Ramírez, former love of reluctant hero Cooper's Will Kane. She earned a Golden Globe Award for Best Supporting Actress and gained notice in the American movie industry.
Despite her Hollywood success in the early 1950s, Jurado continued to act in Mexican productions. In 1953 she starred in Luis Buñuel's box-office success El Bruto, with Pedro Armendáriz, for which she received an Silver Ariel Award (The Mexican Academy Award) as Best Supporting Actress. She also acted in English-language films produced in Mexico, such as El Corazón y La Espada (1953, opposite Cesar Romero) and Mujeres del Paraíso (1954, opposite Dan O'Herlihy). The same year she had a role in Arrowhead with Charlton Heston and Jack Palance, playing an evil Comanche woman, the love-interest of Heston's character.
In 1954, the also Mexican actress Dolores del Río was chosen to play Spencer Tracy's Comanche wife and the mother of Robert Wagner's character in the film Broken Lance, directed by Edward Dmytryk. However del Río was accused of being a communist during the McCarthy era. Then Jurado was chosen for the role despite the resistance of the studio because of her youth. But after viewing footage of her scenes, studio executives were impressed.[6] Her performance garnered an Academy Award nomination (a distinction shared by only two other Mexican actresses since then: Salma Hayek as Best Actress in 2002 for Frida, and Adriana Barraza as Best Supporting Actress in 2006 for Babel).
In 1954 Jurado appeared with Kirk Douglas and Cesar Romero in the Henry Hathaway's film The Racers, filmed in France, Italy and Spain. In 1955 Jurado filmed Trial, directed by Mark Robson, with Glenn Ford and Arthur Kennedy. It was a drama about a Mexican boy accused of raping a white girl, with Jurado playing the mother of the accused. For this role she was again nominated for the Golden Globe Award for Best Supporting Actress. In the same year she traveled to Italy for the filming of Trapeze, directed by Carol Reed, with Burt Lancaster and Tony Curtis.
In 1956 Jurado debuted on Broadway, playing Filomena Marturano with Raf Vallone. Eventually she participated in a series of westerns like Man from Del Rio, opposite the also Mexican actor Anthony Quinn, and Dragoon Wells Massacre with Barry Sullivan. She made guest television appearances in a 1957 episode of Playhouse Drama and in a 1959 episode of The Rifleman as gambler Julia Massini (Andueza) in "The Boarding House", written and directed by Sam Peckinpah.
In 1959 she filmed The Badlanders, with Ernest Borgnine and Alan Ladd, and worked with Marlon Brando in the film One-Eyed Jacks. In the film, Jurado played the role of Karl Malden's wife, and mother of the young Mexican actress Pina Pellicer.
In 1961 she starred in Dino de Laurentiis Italian productions like Barabbas with Borgnine, Anthony Quinn, Jack Palance and the Italian actors Silvana Mangano and Vittorio Gassman, and I braganti Italiani, directed by Mario Camerini, again with Borgnine and Gassman. In 1961, Jurado returned to Mexico. She filmed Y dios la llamó Tierra (1961) and La Bandida (1962), with the Mexican cinema stars María Félix, Pedro Armendáriz and Emilio Fernández.
Jurado returned to Hollywood in 1965, with the film Smoky, directed by George Sherman, with Fess Parker. In 1966, she played the mother of George Maharis in A Covenant with Death. That same year she reprised her "High Noon" role in a TV pilot called "The Clock Strikes Noon Again". As her career in the U.S. began to wind down, she was reduced to appearing in the movie Stay Away, Joe (1968), playing the half-Apache stepmother of Elvis Presley.
In 1968, she moved back to Mexico permanently. She took up residence in the city of Cuernavaca.
In the next years Jurado alternated her work between Hollywood and Mexico. In 1970 she filmed the Hollywood film production The Bridge in the Jungle, opposite John Huston. In 1972 she starred in Pat Garrett and Billy the Kid, directed by Sam Peckinpah, playing the role of the wife of the actor Slim Pickens.
Jurado received one of her best dramatic roles in the last episode of the Mexican film Fé, Esperanza y Caridad (1973). Directed by Jorge Fons, Jurado was cast as Eulogia ("La Camota"), a lower-class woman who suffers a series of bureaucratic abuse to claim the remains of her dead husband. For this role she won her second Silver Ariel Award of the Mexican Cinema. Jurado recognized this character as her best performance.[8] In 1973 Jurado starred on Broadway again in the Tennessee Williams stage play The Red Devil Battery Sign, with Anthony Quinn and Claire Bloom.
In 1974 Jurado filmed the American film Once Upon a Scoundrel (1974), opposite the American comedian Zero Mostel. In 1975 Jurado participates in the social criticism film Los albañiles, again directed by Jorge Fons. The film was awarded with the Golden Bear of the Berlinale 1975. In 1976 appears in the role of Chuchupe in the film Pantaleón y Las Visitadoras (1976) adaptation of the novel of Mario Vargas Llosa (who also directed the film). In 1978 she played a small role in the film The Children of Sanchez (1978), opposite Anthony Quinn and Dolores del Rio. Jurado also reappeared on television
frequently in the 1970s. She made guest appearances on such shows as Playhouse Theatre and The Rifleman.
In 1980 Jurado filmed La Seducción (1980), directed by Arturo Ripstein. In 1984, she acted in the film Under the Volcano, directed by John Huston. In the same year she co-starred in the short-lived television series a.k.a. Pablo, a situation comedy series for ABC, with Paul Rodriguez.
In the 1990s Jurado appeared in two Mexican Telenovelas. In 1992, she was honored with the Golden Boot Award for her notable contribution to the Western genre. In 1998, she completed a timely Spanish-language film for director Arturo Ripstein called El Evangelio de las Maravillas, about a millennium sect. She won the best supporting Actress Silver Ariel for this role.[5] Jurado had a cameo in the film The Hi-Lo Country by the filmmaker Stephen Frears, who called her his "lucky charm" for his first Western.
In 2002 she made her final film appearance in Un secreto de Esperanza. The film was released posthumously after Jurado's death.
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