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#Enrico Galiano frase
princessofmistake · 1 year
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La felicità, Giorgia, è una carezza che ferisce. È ghiaccio che ti scotta fra le mani. È rumore e frastuono ma, se la ascolti bene, è la sola cosa che potrai chiamare davvero musica.
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altri-menti · 11 months
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Il fatto è che certe cose le puoi dire solo a chi sai che le può capire. Che è anche il motivo per cui parliamo così poco, di quello che ci importa davvero.
(Enrico Galiano, Eppure cadiamo felici)
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Sei salvo quando non hai tutti i giorni voglia di scappare da dove sei.
Sei salvo quando staresti bene con quello che hai, ma non rinunci a desiderare qualche cosa di più.
Sei salvo quando, la cosa che desideri, non è una "cosa".
Sei salvo quando possono prenderti in giro quanto vogliono. Anzi, più lo fanno e più ti danno la carica.
Sei salvo quando hai qualcosa da perdere, ma giochi lo stesso, perché ti sai concentrare su quello che ancora puoi vincere.
Sei salvo quando ridi.
Sei salvo quando ti incazzi ancora, se vedi qualcosa di sbagliato.
Sei salvo quando hai ancora motivi per mettere il vestito buono e uscire.
Sei salvo quando se c’è da ballare balli, anche se quando balli fai ridere.
Sei salvo quando dici più spesso “m’importa” che “chi se ne frega”.
Sei salvo quando saluti qualcuno per strada anche senza conoscerlo.
Sei salvo quando canti.
Sei salvo quando hai ancora posti da vedere, e ancora almeno un buco dove tornare.
Sei salvo quando fermi la macchina solo per uscire e guardare il tramonto.
Sei salvo quando lasci ancora che un libro o un film o una canzone ti scombinino le cose.
Sei salvo quando non ti dimentichi mai, che sei un piccolo stupido puntino buttato lì in un libro di miliardi di pagine.
Sei salvo quando non ti dimentichi mai, che anche un puntino può cambiare, se non tutto il libro, almeno una frase.
E, a volte, perfino tutta la storia.
Enrico Galiano
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canesenzafissadimora · 4 months
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Sei salvo quando non hai tutti i giorni voglia di scappare da dove sei.
Sei salvo quando staresti bene con quello che hai, ma non rinunci a desiderare qualche cosa di più.
Sei salvo quando, la cosa che desideri, non è una "cosa".
Sei salvo quando possono prenderti in giro quanto vogliono. Anzi, più lo fanno e più ti danno la carica.
Sei salvo quando hai qualcosa da perdere, ma giochi lo stesso, perché ti sai concentrare su quello che ancora puoi vincere.
Sei salvo quando ridi.
Sei salvo quando ti incazzi ancora, se vedi qualcosa di sbagliato.
Sei salvo quando hai ancora motivi per mettere il vestito buono e uscire.
Sei salvo quando se c’è da ballare balli, anche se quando balli fai ridere.
Sei salvo quando dici più spesso “m’importa” che “chi se ne frega”.
Sei salvo quando saluti qualcuno per strada anche senza conoscerlo.
Sei salvo quando canti.
Sei salvo quando hai ancora posti da vedere, e ancora almeno un buco dove tornare.
Sei salvo quando fermi la macchina solo per uscire e guardare il tramonto.
Sei salvo quando lasci ancora che un libro o un film o una canzone ti scombinino le cose.
Sei salvo quando non ti dimentichi mai, che sei un piccolo stupido puntino buttato lì in un libro di miliardi di pagine.
Sei salvo quando non ti dimentichi mai, che anche un puntino può cambiare, se non tutto il libro, almeno una frase.
E, a volte, perfino tutta la storia.
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Enrico Galiano
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cartofolo · 5 years
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Caro Ministro dell’Interno Matteo Salvini , ho letto in un tweet da Lei pubblicato questa frase: “Per fortuna che gli insegnanti che fanno politica in classe sono sempre meno, avanti futuro!”. Bene, allora, visto che fra pochi giorni ricominceranno le scuole, e visto che sono un insegnante, Le vorrei dedicare poche semplici parole, sperando abbia il tempo e la voglia di leggerle. Partendo da quelle più importanti: io faccio e farò sempre politica in classe. Il punto è che la politica che faccio e che farò non è quella delle tifoserie, dello schierarsi da una qualche parte e cercare di portare i ragazzi a pensarla come te a tutti i costi. Non è così che funziona la vera politica. La politica che faccio e che farò è quella nella sua accezione più alta: come vivere bene in comunità, come diventare buoni cittadini, come costruire insieme una polis forte, bella, sicura, luminosa e illuminata. Ha tutto un altro sapore, detta così, vero? Ecco perché uscire in giardino e leggere i versi di Giorgio Caproni, di Emily Dickinson, di David Maria Turoldo è fare politica. Spiegare al ragazzo che non deve urlare più forte e parlare sopra gli altri per farsi sentire è fare politica. Parlare di stelle cucite sui vestiti, di foibe, di gulag e di tutti gli orrori commessi nel passato perché i nostri ragazzi abbiano sempre gli occhi bene aperti sul presente è fare politica. Fotocopiare (spesso a spese nostre) le foto di Giovanni Falcone, di Malala Yousafzai, di Stephen Hawking, di Rocco Chinnici e dell’orologio della stazione di Bologna fermo alle 10.25 e poi appiccicarle ai muri delle nostre classi è fare politica. Buttare via un intero pomeriggio di lezione preparata perché in prima pagina sul giornale c’è l’ennesimo femminicidio, sedersi in cerchio insieme ai ragazzi a cercare di capire com’è che in questo Paese le donne muoiono così spesso per la violenza dei loro compagni e mariti, anche quello, soprattutto quello, è fare politica.1 Insegnare a parlare correttamente e con un lessico ricco e preciso, affinché i pensieri dei ragazzi possano farsi più chiari e perché un domani non siano succubi di chi con le parole li vuole fregare, è fare politica. Accidenti se lo è. Sì, perché fare politica non vuol dire spingere i ragazzi a pensarla come te: vuol dire spingerli a pensare. Punto. È così che si costruisce una città migliore: tirando su cittadini che sanno scegliere con la propria testa. Non farlo più non significa “avanti futuro”, ma ritorno al passato. E il senso più profondo, sia della parola scuola che della parola politica, è quello di preparare, insieme, un futuro migliore. E in questo senso, soprattutto in questo senso, io faccio e farò sempre politica in classe.
Enrico Galiano
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ciupa-blog1 · 5 years
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La lettera di un insegnante a Matteo Salvini: “Caro ministro, io farò politica in classe”
Caro Ministro dell’Interno Matteo Salvini ,
ho letto in un tweet da Lei pubblicato questa frase: “Per fortuna che gli insegnanti che fanno politica in classe sono sempre meno, avanti futuro!”.
Bene, allora, visto che fra pochi giorni ricominceranno le scuole, e visto che sono un insegnante, Le vorrei dedicare poche semplici parole, sperando abbia il tempo e la voglia di leggerle. Partendo da quelle più importanti: io faccio e farò sempre politica in classe.
Il punto è che la politica che faccio e che farò non è quella delle tifoserie, dello schierarsi da una qualche parte e cercare di portare i ragazzi a pensarla come te a tutti i costi. Non è così che funziona la vera politica.
La politica che faccio e che farò è quella nella sua accezione più alta: come vivere bene in comunità, come diventare buoni cittadini, come costruire insieme una polis forte, bella, sicura, luminosa e illuminata. Ha tutto un altro sapore, detta così, vero?
Ecco perché uscire in giardino e leggere i versi di Giorgio Caproni, di Emily Dickinson, di David Maria Turoldo è fare politica. Spiegare al ragazzo che non deve urlare più forte e parlare sopra gli altri per farsi sentire è fare politica. Parlare di stelle cucite sui vestiti, di foibe, di gulag e di tutti gli orrori commessi nel passato perché i nostri ragazzi abbiano sempre gli occhi bene aperti sul presente è fare politica.
Fotocopiare (spesso a spese nostre) le foto di Giovanni Falcone, di Malala Yousafzai, di Stephen Hawking, di Rocco Chinnici e dell’orologio della stazione di Bologna fermo alle 10.25 e poi appiccicarle ai muri delle nostre classi è fare politica.
Buttare via un intero pomeriggio di lezione preparata perché in prima pagina sul giornale c’è l’ennesimo femminicidio, sedersi in cerchio insieme ai ragazzi a cercare di capire com’è che in questo Paese le donne muoiono così spesso per la violenza dei loro compagni e mariti, anche quello, soprattutto quello, è fare politica.
Insegnare a parlare correttamente e con un lessico ricco e preciso, affinché i pensieri dei ragazzi possano farsi più chiari e perché un domani non siano succubi di chi con le parole li vuole fregare, è fare politica. Accidenti se lo è.
Sì, perché fare politica non vuol dire spingere i ragazzi a pensarla come te: vuol dire spingerli a pensare. Punto. È così che si costruisce una città migliore: tirando su cittadini che sanno scegliere con la propria testa. Non farlo più non significa “avanti futuro”, ma ritorno al passato. E il senso più profondo, sia della parola scuola che della parola politica, è quello di preparare, insieme, un futuro migliore. E in questo senso, soprattutto in questo senso, io faccio e farò sempre politica in classe.
Enrico Galiano
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princessofmistake · 1 year
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[...] In amore non vince chi fugge. In amore non vince neanche chi resta. In amore vince chi se ne frega di vincere o perdere, e lo stesso non smette mai di ricominciare a cercarsi.
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princessofmistake · 1 year
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…la vita è una pioggia, che anche se sotto l’ombrello si sta asciutti e protetti, i momenti migliori saranno sempre quelli in cui te ne freghi, chiudi l’ombrello e ti metti a correre. I momenti in cui ti lasci bagnare. I momenti in cui ti lasci vivere.
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canesenzafissadimora · 4 months
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Sei salvo quando non hai tutti i giorni voglia di scappare da dove sei.
Sei salvo quando staresti bene con quello che hai, ma non rinunci a desiderare qualche cosa di più.
Sei salvo quando, la cosa che desideri, non è una "cosa".
Sei salvo quando possono prenderti in giro quanto vogliono. Anzi, più lo fanno e più ti danno la carica.
Sei salvo quando hai qualcosa da perdere, ma giochi lo stesso, perché ti sai concentrare su quello che ancora puoi vincere.
Sei salvo quando ridi.
Sei salvo quando ti incazzi ancora, se vedi qualcosa di sbagliato.
Sei salvo quando hai ancora motivi per mettere il vestito buono e uscire.
Sei salvo quando se c’è da ballare balli, anche se quando balli fai ridere.
Sei salvo quando dici più spesso “m’importa” che “chi se ne frega”.
Sei salvo quando saluti qualcuno per strada anche senza conoscerlo.
Sei salvo quando canti.
Sei salvo quando hai ancora posti da vedere, e ancora almeno un buco dove tornare.
Sei salvo quando fermi la macchina solo per uscire e guardare il tramonto.
Sei salvo quando lasci ancora che un libro o un film o una canzone ti scombinino le cose.
Sei salvo quando non ti dimentichi mai, che sei un piccolo stupido puntino buttato lì in un libro di miliardi di pagine.
Sei salvo quando non ti dimentichi mai, che anche un puntino può cambiare, se non tutto il libro, almeno una frase.
E, a volte, perfino tutta la storia.
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Enrico Galiano
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