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#Colpi di luce
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Light Blast | 1985
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gurumog · 2 years
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Light Blast (aka Colpi di Luce) Faso Film; Metro, 1985 Dir. Enzo G. Castellari
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susieporta · 6 months
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Devi essere pronta a schiantarti davanti ad un cuore che non ti ama.
Devi saper restare con le crepe, l'assenza, le apnee, il disincanto, le lacrime grosse.
Devi essere forte abbastanza da accettare quello che è, com'è.
Non fare finta di niente, non pretendere che non ci sia dolore, non nascondere i colpi al petto sotto al tappeto dell'indifferenza o delle giornate che scorrono veloci.
Lascia tutto alla luce del sole, donalo al cielo, permetti all'aria di prendersene cura e alla pioggia di lavarlo.
Non interrare la durezza, la sofferenza, l'assenza. Appoggiale sul suolo e lascia che la vita le guardi in faccia e le guarisca.
Allestisci un banchetto con quel che ti ha ferita, vai fiera di chi non ti ha colta, non ti ha scelta: mettici cartellini con scritta a mano la parola "grazie", ed un fiore di stagione, accanto.
Dillo a chi passa di lì che ti senti sola, che hai paura, che ancora parti di te non l'hanno accettato.
E poi interra la dolcezza, la comprensione, la tenerezza, il ricordo bello, le carezze. Copri tutto con le foglie dell'autunno. Lascia che la culla dell'inverno avvolga ogni cosa affinché non tremi. E aspetta che in primavera fiorisca quel che conta.
Dona tutto alla terra.
Ricorda che ogni cosa prende parte al ciclo della vita.
Niente finisce senza che qualcos'altro, da qualche altra parte, inizi.
Gloria Momoli
[Fotografia di Miranda Guzman]
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immensoamore · 1 year
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Nonna le chiamava persone medicina,
diceva che ci sono persone
che quando le guardi guarisci,
che appena le senti calmano i battiti
aggiustano i polsi,
ti aprono le persiane del cuore
e fanno entrare la luce vera,
quella del sole
persone che con un abbraccio
ti fermano la tachicardia di dentro,
quella che per notti e anni
hai collezionato a colpi di ansie
che nemmeno ti appartenevano
nonna diceva che esistono persone
che hanno le tisane dentro gli occhi,
camomilla nello sguardo
che tu le vedi
e ti si tranquillizza il respiro, i pensieri,
dopo averle incontrate
anche i sogni diventano più puliti,
dopo averle incontrate
pure i sogni sognano meglio
diceva che esistono persone
che non si spaventano dei tuoi dolori,
che non hanno paura di abbracciarti i traumi
che sanno dove metterti dentro le parole giuste,
persone che hanno imparato a frequentare così bene il sole
che sanno addirittura accompagnarti fino al tuo tramonto
nonna le chiamava persone medicina,
diceva che ci sono persone
che quando le guardi guarisci,
a detta sua
le uniche persone da frequentare,
le uniche persone da diventare.
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scorcidipoesia · 3 months
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Il contrario di un uomo limpido è l'acqua sporca.
Il contrario del mare è una donna cieca.
Chi distrugge un ponte, costruisce un precipizio.
Le cicatrici sono colpi che non si dimenticano.
Ci sono verità senza limite e ci sono cose che finiscono:
i fiumi sono Machado.
Io ti ho amato oltre me.
Gli scorpioni luccicano alla luce della luna
e poi sono nuovamente velenosi e oscuri.
E' così semplice.
Lottare per le ceneri è rinunciare al fuoco.
Una parola detta è un uccello che vola.
La tua morte è sotto la mia pelle,
uguale a un insetto in un bicchiere rovesciato.
Che altro posso dirti?
Che ti ho amato da Nord a Sud, senza fine,
con unghie e con denti,
senza segreti,
senza trappole.
Che non ho voluto sentire un'altra volta la tua voce,
né guardare le nostre foto,
né vederti accarezzare con le tue dita azzurre
i cani che mangiano i resti della tua vita.
Voglio solo oscurità e fumo.
Sono venuto a dire che ti ho dimenticato;
che ti dimenticherò ancora ogni giorno
ognuno dei giorni della mia vita.
Benjamin Prado
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t-annhauser · 1 year
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Ma deve per forza essere trasgressivo l'omosessuale, vestirsi come un Frank-N-Furter pazzo e limonare passanti a caso menando il culo? Questa ossessiva rappresentazione del prototipo "kink-fetish-bdsm" non rende giustizia al gay che beatamente mena la sua vita alla luce del sole senza troppe scene. Quanto è scema e borghesuccia questa idea dell'omosessualità come luogo della depravazione, chissà cosa si immaginano gli etero, che gli omosex prima di fare sesso s'infilano il giubbotto con le borchie e si pizzicano i capezzoli con le mollette, Freddy Mercury look alike. Si credono di fare un dispetto all'autorità, ribaltare i valori della famiglia tradizionale, ma quale famiglia tradizionale che è dagli anni settanta che è caduta in disuso? La famiglia tradizionale sopravvive solo nei sogni erotici di Mario Adinolfi o di chi ha i soldi per comprare la cucina. Una guerra di tutti contro nessuno, la guerra è finita da un pezzo e loro continuano a menarsi a colpi di calzini riempiti a merda.
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ambrenoir · 2 months
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Nonna le chiamava persone medicina,
diceva che ci sono persone
che quando le guardi guarisci,
che appena le senti calmano i battiti
aggiustano i polsi,
ti aprono le persiane del cuore
e fanno entrare la luce vera,
quella del sole
persone che con un abbraccio
ti fermano la tachicardia di dentro,
quella che per notti e anni
hai collezionato a colpi di ansie
che nemmeno ti appartenevano
nonna diceva che esistono persone
che hanno le tisane dentro gli occhi,
camomilla nello sguardo
che tu le vedi
e ti si tranquillizza il respiro, i pensieri,
dopo averle incontrate
anche i sogni diventano più puliti,
dopo averle incontrate
pure i sogni sognano meglio
diceva che esistono persone
che non si spaventano dei tuoi dolori,
che non hanno paura di abbracciarti i traumi
che sanno dove metterti dentro le parole giuste,
persone che hanno imparato a frequentare così bene il sole
che sanno addirittura accompagnarti fino al tuo tramonto
nonna le chiamava persone medicina,
diceva che ci sono persone
che quando le guardi guarisci,
a detta sua
le uniche persone da frequentare,
le uniche persone da diventare.
gio evan
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diceriadelluntore · 5 months
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Storia Di Musica #302 - The Mahavishnu Orchestra with John McLaughlin - The Inner Mounting Flame, 1971
Mahavishnu: nella religione induista è uno dei nomi di Vishnu, e vuol dire all'incirca Divina compassione, potere e giustizia. Fu il maestro spirituale Sri Chinmoy, una delle figure più carismatiche e importanti nella diffusione delle filosofie indù in Europa e negli Stati Uniti, a dare questo nome al nuovo progetto di John McLaughlin. Il chitarrista era agli inizi degli anni '70 la nuova stella della chitarra jazz, uno dei personaggi decisivi e più incisivi nella nascita della jazz fusion. Era già famoso per il suo virtuosismo quando nella seconda metà degli anni '60 arriva negli Stati Uniti, dopo aver svezzato un'intera generazione di chitarristi inglesi (primo fra tutti un certo Jimmy Page). E fu quasi per caso che appena prima delle registrazione di In A Silent Way (1969): McLaughlin era negli USA da poche settimane per registrare con il fido batterista del secondo quintetto di Miles Davis, Tony Williams (il disco era Emergency! in power trio Williams, McLaughlin e Larry Young al basso), che con il suo fiuto eccezionale gli chiede di partecipare alle registrazioni. Ed è con il magone in gola per poter suonare con un suo mito che John inizia una collaborazione che lo porterà ad essere punta di diamante del successivo, e inimitabile, Bitches Brew, che fu registrato a poche settimane da In A Silent Way ma che vide la luce solo l'anno successivo. Nel mitico disco, una parte del suo assolo di chitarra in Bitches Brew fu isolato dal lavoro paziente e certosino di Teo Macero alla cabina di regia musicale e divenne un omaggio del maestro al suo chitarrista: John McLaughlin, dove Davis non suona nemmeno. Partecipa anche a On The Corner, ma già durane le prime registrazioni del 1969 fu lo stesso Miles a spingerlo alla carriera solista. Inizia con un gioiello: Extrapolation del 1969 lo vede in quartetto con John Surman (sassofono), Brian Odgers (contrabbasso) e Tony Oxley (batteria) in un disco che si lega ancora al bop ma che contiene già i semi di quell'albero fruttuoso che di lì a pochi anni inizierà a incantare una generazione di musicisti jazz. Nel 1971 fonda la sua band, come mentore Chinmoy, che fu influente consigliere anche di Carlos Santana, che diventerà grande amico e sostenitore del chitarrista inglese. La Mahanishnu Orchestra fu fondata insieme a Jan Hammer alla tastiera, Jerry Goodman al violino, Rick Laird al basso elettrico e Billy Cobham alla batteria, quest'ultimo anch'egli collaboratore di Miles Davis e uno dei più influenti batteristi di tutti i tempi per stile tecnica e innovazioni musicali.
Tutto è pronto per l'esordio. Presso i Cbs Studios tra la 49 East e la 52.ma strada in Midtown, Manhattan, in una sola e leggendaria sessione di prove ad Agosto del 1971, dopo averlo suonato solo un paio di volte in precedenza, viene registrato The Inner Mounting Flame, che esce prodotto da McLaughlin nel Novembre dello stesso anno. Sin da subito si capisce che la sintonia telepatica tra i musicisti è a livelli superiori, e rimarrà proverbiale negli anni a venire, e la scaletta sciorina il meglio della band e delle singole abilità dei musicisti. Meeting Of The Spirits è l'invocazione magica a colpi di assoluti istrionici di McLaughlin alla chitarra e Billy Cobham alla batteria, a cui si aggiungono pian piano quelle degli altri musicisti, in un incedere ipnotico e vorticoso. Con Dawn è come un momento di relativa pausa, un prendere fiato per ripartire con Noonward Race, rappresentazione clamorosa della velocità e della tecnica di Cobham e la chitarra che omaggia il da poco scomparso Jimi Hendrix di McLaughlin, sostenuti dal basso pulsante di Laird, il piano jazzato di Hammer e il violino “scanzonato” di Goodman. A Lotus On Irish Streams vede protagonista il violino di Goodman, grande colonna del brano, che disegna delle scie musicali che davvero fanno pensare al fluire liquido dell'elemento, in uno dei brani più sognanti dell'intero repertorio. Vital Transformation riporta sul groove funk e veloce di Noonward Race ma l'atmosfera cambia per The Dance Of Maya che parte misteriosa, poi diventa blues e finisce nella solita e proverbiale corsa a rincorrersi tra chitarra e batteria, vero marchio di fabbrica della banda. You know, You know, dalla struttura delicata, diventerà fornitura pregiata per molti artisti, ricordo David Sylvian in I Surrender, i Massive Attack in One Love, addirittura il rapper Mos Def, Cecil Otter e altri ancora. Awakening conclude con le tastiere di Hammer un disco dove la velocità e la potenza del motore musicale impressiona ancora oggi per precisione, vitalità e per la padronanza assoluta delle variazioni ritmiche, strutturali e sentimentali dei brani.
Il disco fu un successo, e venderà negli anni un milione di copie, uno dei più grandi successi del jazz. Il successo riporterà in classifica persino i primi esperimenti da solista di McLaughlin. La band si riproporrà con Birds Of Fire del 1973 (dove c'è un omaggio al Maestro in Miles Beyond), altra meraviglia, e si ritrova in studio a Londra, ai Trident, per registrare quello che secondo loro dovrebbe essere l'album definito del connubio jazz e rock. Ma la tensione è alle stelle e la band si scioglie a metà lavoro (qualcosa verrà pubblicato in Between Nothingness & Eternity). La band si scioglie, ma McLaughling continua e stavolta costruisce una nuova grande Orchestra con fiati, trombe e il violino di Jean Luc Ponty, fedele collaboratore di Frank Zappa, ed altri grandi musicisti per ampliare le visioni della musica che ha in mente, con risultati altalenanti. La Mahavishnu Orchestra avrà persino una terza rinascita a metà anni '80, e continuerà ad essere il sogno musicale di un eterno ragazzo inglese che una volta disse: Mia madre dovette sequestrarmi la chitarra per mesi perché stavo tutto il giorno a suonarla e andavo avanti nonostante mi sanguinassero le dita.
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io-e-la-mia-mente · 4 months
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In questo momento sono sola, il mio Padrone è uscito per un appuntamento di lavoro, mi ritrovo a gironzolare in questa casa vuota, sbircio tra i Suoi oggetti facendo tesoro di quello che di Lui raccontano, faccio una doccia veloce per essere pulita e in ordine al Suo rientro, sto attenta al pranzo che c'è in forno, non voglio che si bruci.. Sono in compagnia del silenzio, a me tanto caro, e in questo silenzio ascolto quello che ieri ho provato, durante la punizione, che ancora urla nel mio animo, che sento sfiorando il mio corpo segnato dal passaggio della Sua delusione.. Ieri mi sono sentita come capovolta a testa in giù, tutte le poche certezze si sono ribaltate in domande, e mentre sentivo la furia della Sua delusione sfogarsi sul mio corpo nudo e legato, dentro di me cercavo di capire il perché di tutto quello, cercavo risposte alle domande che mi poneva ma senza parlare, perché ero in preda ai singhiozzi del pianto.. Più mi diceva di mantenere un certo decoro e più non riuscivo a trattenermi, e più mi accorgevo, con il mio comportamento, di come continuassi a deluderlo .. Mentre sentivo i colpi sui glutei, sulle cosce, sulle mammelle, i pensieri si concentravano sul cercare di essere una brava schiava, mentre ero nuda, faccia al muro, in quella stanza, a piedi scalzi sul freddo pavimento e da sola, pensavo, tra le lacrime e i palloncini di moccio del naso che facevo respirando, a come avrei potuto renderlo orgoglioso di me, poi i sobbalzi per una luce che si accende, per i Suoi passi che si avvicinano, in cuor mio speravo in una parola di conforto, in un Suo abbraccio, ma erano solo desideri non esauditi perché solo parole dure arrivarono al mio orecchio, solo altri colpi segnarono il mio corpo e poi, nuovamente il silenzio, nuovamente sola con nuove parole da metabolizzare, nuovi pensieri da far miei, cercando risposte che solamente io potevo trovare dentro di me.. Questo suo avanti e indietro è continuato per un pò.. veniva in silenzio, mi colpiva, mi afferrava per la ciccetta del pube e tirava, forte, mentre con l'altra mano torturava un mio capezzolo, tanto da farmi tremare, tanto da farmi alzare sulle punte dei piedi..e come era arrivato così se andava, in silenzio, senza dire nulla .. Non so quanto tempo sia passato, so che a me era sembrato infinito.. Quella sera è stata difficile da superare, mai ho subito punizioni meritevoli di tale nome, mai fino a ieri sera, e di una cosa sono certa, mai vorrei incorrere in un'altra situazione simile, vorrebbe dire non aver compreso e vorrebbe dire punizione diversa e probabilmente peggiore.. Quando sentivo le Sue mani prendere forte le mie carni avvertivo dolore e la voglia di urlare era tanta , ma , quello che effettivamente riuscivo ad emettere erano solo gridolini e lacrime che Lui non voleva né sentire né vedere.. Ieri sera sono stata punita, ieri notte ho dormito abbracciata con la voce del mio Padrone che mi diceva "Ti voglio bene schiavetta, ma devi imparare " .. Ieri sera mi sono addormentata con gli occhi gonfi, con i lividi sul corpo e un sorriso che faceva fatica a far capolino ma, il mio animo era libero , e tra le Sue braccia mi sono sentita protetta, al sicuro , e così mi sono lasciata andare al sonno che la stanchezza aveva chiamato, così mi sono addormentata perché ero finalmente a casa
schiava-di-ING
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ma-pi-ma · 1 year
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Centimetro per centimetro — pelle, capelli, dolcezza, profumo, parole — il mio amore ti sfiora
Lo scopro ogni giorno, convincendomi che tu sei con me; che è possibile e vero; che non sei sì, la felicità immaginata, ma la beatitudine permanente, trovata, realmente concreta; l'aria aperta totale in cui mi perdo e vinco.
E poi che delizia allontanarmi di nuovo. guardarti come prima e darti del lei, in modo che tu senta che non è vero che ti ho trovata; che sei ancora tu, la non raggiunta; che ci sono molte cose di te che non posso avere.
Che sottile, incomprensibile delizia, vederti da lontano, e sopportare i colpi di gioia che salgono dal mio cuore avvicinandomi a te per la prima volta; sempre per la prima volta, ogni momento. E allo stesso tempo, così, gioco a perderti e scoprirti, e so che ti scopro sempre meglio di come ti ho persa.
È come se tu dicessi: "conta fino a dieci e cercami", e al buio cominciassi a cercarti, e goffamente ti chiedessi: “Sei lì?” e tu uscissi ridendo dal nascondiglio, te stessa, certo; ma avvolta in una luce diversa, in un profumo nuovo, con un vestito diverso.
Rubén Bonifaz Nuño, da Il mantello e la corona, 1958
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all-improvviso · 8 days
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Il contrario di un uomo limpido è l'acqua sporca.
Il contrario del mare è una donna cieca.
Chi distrugge un ponte, costruisce un precipizio.
Le cicatrici sono colpi che non si dimenticano.
Ci sono verità senza limite e ci sono cose che finiscono:
i fiumi sono Machado.
Io ti ho amato oltre me.
Gli scorpioni luccicano alla luce della luna
e poi sono nuovamente velenosi e oscuri.
E' così semplice.
Lottare per le ceneri è rinunciare al fuoco.
Una parola detta è un uccello che vola.
La tua morte è sotto la mia pelle,
uguale a un insetto in un bicchiere rovesciato.
Che altro posso dirti?
Che ti ho amato da Nord a Sud, senza fine,
con unghie e con denti,
senza segreti,
senza trappole.
Che non ho voluto sentire un'altra volta la tua voce,
né guardare le nostre foto,
né vederti accarezzare con le tue dita azzurre
i cani che mangiano i resti della tua vita.
Voglio solo oscurità e fumo.
Sono venuto a dire che ti ho dimenticato;
che ti dimenticherò ancora ogni giorno
ognuno dei giorni della mia vita.
B.P.
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aki1975 · 4 months
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John Everett Millais - Londra - Tate Gallery - Ophelia - 1852
Le opere di Shakespeare, in un tempo di consolidamento della dinastia Tudor iniziato dopo la guerra delle Due Rose fra i due rami, Lancaster e York, della casa dei Plantageneti con Enrico VII e proseguito con Enrico VIII ed Elisabetta, interprete dello spirito riformista rinascimentale, e di nuove incertezze per l’umanità con la rivoluzione copernicana, sono celebri per i personaggi che affrontano i drammi dell’uomo. E’ con una messinscena teatrale che Amleto disvela l’assassinio del padre: il teatro è ricerca della verità come nel teatro classico e al contempo “Tutto il mondo è un palcoscenico” (Come vi piace). Fra i personaggi principali vi sono:
- il tiranno Riccardo III di York che conquista il potere (“Ormai l'inverno del nostro scontento s'è fatto estate radiosa ai raggi di questo sole di York e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte nel petto profondo dell’Oceano”) per essere poi sconfitto a Bosworth Field da Enrico VII Tudor (“Il mio regno per un cavallo”);
- l’intrigante Cassio, l’incerto Bruto che antepone la libertà alle necessità della storia, l’opportunista Antonio (“E tuttavia Bruto è un uomo d’onore”), il fantasma di Cesare (“Mi rivedrai a Filippi”) in una tragedia, il Giulio Cesare, che affrontò il problema del potere in un momento in cui la regina Elisabetta poteva morire senza eredi;
- l’ebreo Shylock;
- sobillata dalla tre streghe, l’ambiziosa coppia, nella conquista del trono di Scozia, rappresentata da Lady Macbeth (“Vieni, densa notte, e ammantati del più perso fumo d’inferno, perché il mio affilato pugnale non veda la ferita che fa, e il cielo non possa affacciarsi di sotto la coltre delle tenebre per gridare “Ferma!”) e dal marito (“La vita non è che un'ombra che cammina; un povero commediante che si pavoneggia e si agita sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla");
- il dubbioso Amleto, principe di Danimarca, che non sa se credere al fantasma del padre (“Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”) per vendicarsi dello zio che ha sposato la madre (“Fragilità, il tuo nome è donna) in un dramma poetico (“il mattino dalla sciarpa scarlatta si bagna alla rugiada dell’alta collina ad oriente”) ed esistenziale che prelude al Barocco (“Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d'oltraggiosa fortuna
o prender armi contro un mare d'affanni e, opponendosi, por loro fine?);
- la sfortunata Ofelia, innamorata di Amleto, figlia di Polonio e sorella di Laerte;
- il dispettoso folletto Puck che instilla l’amore (“Se l’ombre nostre offeso v’hanno pensate, per rimediare al danno, che qui vi abbia colto il sonno
durante la visione del racconto e questa vana e sciocca trama non sia nulla più di un sogno Signori, non ci rimproverate, rimedieremo, se ci perdonate. E, come è vero che son sincero, se solo avremo la fortuna di sfuggire ai vostri insulti, a fare ammenda riusciremo. O chiamatemi bugiardo se vi va! Quindi buonanotte a tutti voi regalatemi un applauso, amici miei E Puck a tutti i danni rimedierà”);
- gli innamorati Romeo (“Silenzio! Quale luce irrompe da quella finestra lassù? È l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, vivido sole, e uccidi l'invidiosa luna”) e Giulietta (“O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome o, se non vuoi, legati solo in giuramento all'amor mio, ed io non sarò più una Capuleti” e “ Che cos’è un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo”).
- il condottiero moresco, veneziano e geloso Otello che si fa convincere dalle insinuazioni del suo alfiere Iago in merito all’adulterio di Desdemona con Cassio;
- Re Lear che diede il proprio regno a delle figlie ingrate;
- Prospero ne La Tempesta (“Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita”).
Le opere di Shakespeare furono rappresentate al Globe Theatre di Londra e vanno inquadrati nella ripresa del teatro dopo le rappresentazioni sacre e i buffoni di corti medioevali: fino alla chiusura dei teatri da parte dei Puritani nel 1642, si trattò in Inghilterra di un fenomeno di massa.
L’italiano Giovanni Florio, la commedia dell’arte, i drammi dell’Ariosto e del Boiardo, la conoscenza inglese di Venezia sono fra le fonti italiane che entrano nel teatro elisabettiano e, soprattutto negli Anni Perduti (1585 - 1592), in Shakespeare.
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sciatu · 11 months
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Madam Effie e la formula della felicità - Prima Parte
A VOLTE L’IMPOSSIBILE  DIVENTA PROBABILE L’uomo con il soprabito grigio guardò l’orologio. Si stava facendo tardi. Doveva decidersi. Via Palermo si stava risvegliando dopo il picco di caldo del pomeriggio. I vecchi stavano concentrandosi sotto gli alberi all’inizio della via per iniziare le loro interminabili partite a carte, le massaie incominciavano ad affollare i marciapiedi salutandosi e discutendo tra loro a voce alta con il loro siciliano stretto e sguaiato. Le macchine incominciarono a riempire il viale procedendo con lentezza e vociando tra loro a colpi di clacson. Un ragazzo si avvicinò al portone del palazzo che l’uomo osservava da più di un ora e guardò i citofoni “cinquantadue” Pensò l’uomo con il soprabito grigio. Il ragazzo schiacciò un bottone e qualcuno gli aprì facendolo entrare. Il ragazzo entrò e si diresse verso sinistra. L’uomo sorrise. Decise che a quel punto doveva andare e velocemente si avvicinò al portone cercando al citofono il nome di Madam Effie, ma il portone si apri da solo. “Cinquantatre” si disse soddisfatto ed entrando andò dalla parte opposta dove si era diretto il ragazzo, verso una porta senza nome. Stava cercando un campanello quando la porta si aprì e si trovò di fronte una donna minuta dai capelli bianchissimi e la pelle rugosa. La donna lo guardò attentamente, poi il suo volto si rilassò in un grande sorriso “Professore Gugliotta – esclamò sorridente – che bello rivederla” L’uomo strinse gli occhi dietro gli occhiali, concentrandosi su quel volto ed infine esclamò “Signora Strano, che sorpresa, non pensavo …” “Venga, venga, sono tanto felice di rivederla: lei era il professore che mio figlio apprezzava di più” “Si Filippo era uno dei pochi in quella classe a seguire con costanza ed interesse” “Lui lo diceva sempre che lei insegnava qualcosa che nessun altro conosceva: la logica ed il ragionamento” “Filippo era una persona speciale; mi dispiace per quello che è successo. Erano altri tempi. Al giorno d’oggi molte cose si accettano normalmente all’epoca erano uno scandalo. Quei suoi compagni che lo hanno bullizzato e spinto a quel gestro estremo   per la sessualità che aveva scelto, erano il frutto di un modo di pensare distorto. Illogico.” “Non importa, ormai non importa. Grazie però di essere venuto al funerale, lei è stato uno dei pochi, se non l’unico dei suoi professori.” “Ho sempre creduto nella ragione e nel libero pensiero: era un mio dovere” La vecchia sorrise nuovamente “Vada, Madam l’aspetta” E gli indicò il corridoio alle sue spalle. Mentre camminava nel corridoio, il professor Gugliotta si disse che era un controsenso per un uomo dedito alla logica e al ragionamento come aveva appena affermato, chiedere consiglio ad una cartomante, ma si rispose dicendosi che Madam Effie forse leggeva le carte, ma sicuramente non era una semplice cartomante. Prima di entrare prese il telefonino, guardò l’ora e poi lo mise su registrazione per registrare di nascosto tutto quello che si sarebbero detti. Voleva ragionare a mente fredda su come Madame avrebbe risposto alle sue domane. Mise in tasca il telefono ed entrò “Buonasera Madam – disse la faccia più cordiale che poteva fare – posso entrare?” E guardò davanti a se vedendo solo del buio “Prego, si accomodi” fece una voce profonda alla sua sinistra. Guardò in quella direzione vedendo una grande scrivania dietro cui vi era una figura avvolta in un saio di seta viola di cui si vedeva appena il volto scarsamente illuminato da dei lumini disposti a caso intorno a lei. Il volto aveva dei tratti classici, da statua greca, le sopracciglia grandi e marcate come ali di gabbiano davano a quel volto un’aria demoniaca sottolineata da due grandi occhi a mandorla, tanto scuri da non riflettere alcuna luce. Il tutto aveva un senso di spettrale reso ancor più angoscioso da pigre volute di incenso che si liberavano alle sue spalle. L’uomo aveva come la sensazione di sognare perché, come nei sogni, intuiva solo quello che lo circondava e focalizzava solo dei particolari che gli restavano nella memoria suscitandogli ora paura, ora curiosità “Venga, si sieda di fronte a me, c’è una poltroncina” “Tutto esattamente come da copione degli orrori” Pensò critico il professore ma obbedì alle indicazioni di Madam “Alla sua sinistra c’è un tavolino con dei mazzi di tarocchi, ne scelga uno, lo mischi e me lo dia” Ancora una volta l’uomo ubbidì. Da un tavolino d’ebano nero scelse un mazzo dal dorso verde su cui era disegnato con un tratto in oro un drago vichingo e lo mischiò. Dal largo vestito apparse una mano dalle lunghe dita e dalla pelle bianchissima che prese dalle mani dell’uomo i tarocchi. L’uomo notò che le dita finivano con unghie lunghe su cui erano scritti in caratteri piccolissimi quelli che gli sembravano dei mantra tibetani, ogni unghia era colorata con i colori degli elementi costituenti il mondo, terra, fuoco, aria, acqua e la luce. La donna prese le carte ed incominciò a disporle formando con le prime una croce e disponendo le altre intorno ad esse. Le osservò attentamente e alla fine chiese “Ha delle carte interessanti. Mi parli di lei” L’uomo, per nulla impressionato incominciò a parlare in modo spedito, come se da tempo si fosse preparato il discorso “Mi chiamo Ferdinando Gugliotta, sono un professore di matematica in un liceo qui vicino. Sono sempre stato un fautore della logica e del libero arbitrio, sono ateo e ho militato fin da giovane e con convinzione, in un partito popolare e democratico; ora disgustato, dal corso che la politica ha preso, mi sono distaccato dai compagni e dalle loro idee.” Si fermo per vedere l’effetto che le sue parole avevano sulla donna, ma questa lo ascoltava tenendo gli occhi chiusi “Sono sposato ma non ho figli. Ultimamente, con mia moglie, c’è come un distacco, non dovuto a lei, ma ad entrambi. Ognuno di noi due, è come se si stesse allontanando, non dall’altro, … ma da tutto. Non siamo più giovani, abbiamo i primi acciacchi, amici e conoscenti che se ne vanno presi da malattie o consunti dall’età. È come se una cappa grigia ci coprisse lentamente svuotando di senso ogni cosa che facciamo e facendoci sentire lontani, l’uno dall’altra, come se fossimo sconosciuti o peggio,  indifferenti agli anni vissuti insieme. È come se la vita fosse solo una sequenza di gesti automatici in cui non crediamo più e da cui non sappiamo trovare un motivo per vivere. Qualche mese fa, ho notato che in salotto le bottiglie di liquore che conserviamo per gli ospiti, erano quasi vuote. Da allora sono stato più attento e ho visto che il loro livello scendeva rapidamente per poi tornare a quello iniziale e ho capito che di nascosto mia moglie beve molto, quasi per stordirsi. Ho provato a parlarle, ma lei non si vuole aprire, non vuole mostrare cosa la spaventa o la induce a fuggire la realtà. Nello stesso tempo anch’io sentivo che avrei fatto la stessa cosa, che avrei voluto stordirmi e dimenticare le mie giornate grigie, routinarie e banali. – si fermò a guardare davanti a se un punto lontano – dimenticare che la mia vita è stata un opportunità che non ho mai colto” Per qualche secondo il professore perse la sua aria indifferente e nervosamente si levò gli occhiali e li pulì con un fazzolettino di carta “Mi sono reso conto che c’era qualcosa che non andava e ho cercato di parlare con qualcuno dei problemi che avevamo. Mi sono rivolto a mia cugina che è dottore e lei mi ha suggerito di venire da lei. Sul momento l’ho presa per pazza, ma lei ha insistito dicendo che una sua paziente aveva qualcosa di simile che le medicine non riuscivano a curare e che venendo da lei è rinata. Alla fine mi sono deciso ed eccomi qua.” Si rimise gli occhiali riacquistando la sua aria cinica e indifferente. Gli occhi magnetici di Madam si aprirono lentamente e lo osservarono per quasi mezzo minuto. Prese una delle prime carte che aveva posto sulla sua scrivania e gli mostrò il dorso con il drago dorato. “Lei ha scelto il mazzo di Tarocchi di Stella Goldschlag, una ebrea tedesca che durante la seconda guerra mondiale ha tradito migliaia di altri ebrei condannandoli a morire nei campi di sterminio. Il mazzo attira le persone ambigue e capaci di tradire” Girò la carta “È il sette di spade, che vuol dire tradimento, mentre il Matto – Madam prese la seconda carta scoperchiata dal mazzo del professore – vuol dire che lei non è sincero. Lei professore non mi stà dicendo la verità, nasconde pi�� di una cosa che non vuol dire e che sta tramando. Se lei non è disposto a dire la verità io non posso aiutarla e questo incontrò deve finire qui.” Lui la guardò stupito. Madam aveva capito tutto e se era così non doveva andarsene “Ecco io ….” “La verità! - gli intimò Madam. - Un uomo senz’anima quale è lei, uno che non crede a nulla di quanto esiste nel Midgard non viene da una strega bianca chiedendo un miracolo.” Ora capiva, per il professore ora tutto era chiaro. Era una strega, di quelle vere, di quelle a cui lui non aveva mai creduto “Ecco, le chiedo scusa. Non ho detto tutto.” Prese il fazzoletto con cui aveva pulito gli occhiali e si asciugò la fronte. “Quando mia cugina mi ha parlato di lei, mi sono messo a ridere perché, come dice lei, non credo a nulla che non possa essere provato. Verificato scientificamente! Così, più per prendere in giro mia cugina che per vero interesse, ho fatto ricerche su di lei. Sono andato all’anagrafe, al casello giudiziario, cercando tramite amici, ex compagni di partito informazioni. Lei però non risulta all’anagrafe, non appare in nessun atto di nascita, o richiesta di residenza, da oggi fino al terremoto di Messina, quello del 1908 in nessuno ufficio municipale o al catasto o alle poste non c’è traccia di lei! Non esiste. Questo appartamento è di proprietà della signora Strano, che ho scoperto essere la madre di un mio alunno. Anzi, tutto questo palazzo le appartiene, ma gli inquilini che vi sono, sono tutti strani. Nessuno di loro paga un affitto, nessuno li ha mai visti, la spazzatura che viene raccolta è minima, il postino non consegna nessuna lettera, i contatori indicano consumi inesistenti. Non tutte le finestre sono illuminate di notte anche se gli appartamenti sono tutti abitati o sembrano tali. Ho contato cinquantatré persone, me compreso, che si sono avvicinate al portone. Venti hanno citofonato e sono entrate andando verso la sinistra del portone dove vi sono le scale e l’ascensore. Per trentatré persone una volta avvicinatesi al portone, questi si è aperto da solo e tutte e trentatré siamo venuti da lei: è come se il portone sapesse chi deve andare a destra e chi a sinistra. Per questo sono venuto. Forse per curiosità, forse perché lei non è di questo mondo e può davvero risolvere i miei problemi.” Madam lo guardò attentamente. “Tu hai bisogno di credere.” Si appoggiò contro lo schienale della sua poltrona e sorridendo chiese “Che ora è?” Il professore inconsciamente alzò il braccio con l’orologio e lo guardò. Fece una faccia stupita e portò l’orologio all’orecchio per sentire se funzionasse. “Strano, sembra fermo” Madam sorrise Il Professore fu preso da un pensiero improvviso, mise la mano nel soprabito, prese il telefonino e lo guardò: il contasecondi del registratore che aveva attivato pochi secondi prima di entrare da Madam, era fermo: segnava solo i secondi che gli erano serviti a varcare la porta. Non funziona neanche l’orologio del telefonino. Madam sorrise nuovamente e chiese “vedi orologi in questa stanza?” “No, neanche uno” Rispose l’uomo dopo essersi guardato intorno “Infatti, sarebbero inutili, perché qui il tempo scorre in modo impercettibile, quasi non esiste: siamo  come dentro un fermo immagine.” “Ma non è possibile, non è scientificamente possibile. “ “Vi sono energie che la scienza ancora non può spiegare, ma che esistono. Il tempo in questa stanza scorre ancora ma in modo tanto lento che gli strumenti non riescono ad indicarne il movimento. Per questo palazzo hai ragione: ìl palazzo è vivo e sa chi è mio ospite e chi invece è una sua parte.  È pronto a combattere chiunque venga in nome del male. Sotto di me, diversi metri sotto le macerie del terremoto del 1908, c’è una chiesa Templare che i cavalieri chiamavano “Il Vertice”. La chiesa era infatti posta sulla punta di un triangolo i cui lati partono da Torino, arrivano a Praga e quindi fino qui a Messina e tornano a Torino. Tutte queste tre città hanno un passato di stregoneria e magia. Formano un triangolo al cui centro c’è Roma. Lungo i lati del triangolo scorrono energie positive che lottano contro quelle negative. Io sono come la guardiana di questo vertice e il palazzo mi protegge. Gli abitanti di questo palazzo sono ospitati solo temporaneamente perché sono tutti in viaggio. La maggior parte sono viaggiatori o esuli di luoghi e tempi lontani. La Casa li accetta perché li considera pellegrini così come i castelli dei templari ospitavano i viaggiatori diretti in Terrasanta.” Allungò la mano e prese un'altra carta da quelle messe a croce sulla scrivania “Questa è la donna di spade indica un tradimento con un’altra donna. Per andare avanti, le ripeto,  mi devi dire la verità.” Il Professore impallidì “Ecco, si. È successo tempo fa. Mia moglie, aveva avuto una brutta conclusione della sua gravidanza. Aveva abortito al settimo mese la bambina che aspettava ed era disperata. L’atmosfera a casa era terribile. Lei aveva rinunciato a un trasferimento in una città del nord. Anch’io, che avevo un posto di lavoro nella città dove lei doveva andare, rinunciai per starle accanto. Avevamo rinunciato ad una vita più ricca e più importante per permetterle di portare a conclusione la gravidanza che fin dall’inizio si era presentata come difficile e che alla fine si era trasformata in una tragedia. – il Professore si fermò guardando di fronte a se il dolore che aveva vissuto - Io ero contento che lei si fosse salvata ma mi dispiaceva moltissimo per la bambina. Noi volevamo tantissimo un figlio e per mesi avevamo fatto progetti su progetti per lei e con lei.” Avevamo deciso di chiamarla Beatrice perché ci avrebbe portato nel nostro paradiso. Restò qualche secondo in silenzio ed aggiunse con amarezza. “Invece morì.” Si fermò ancora schiacciato dal ricordo, poi riprese velocemente “ Mia suocera era venuta a stare con noi perché mia moglie era troppo debole. Io non andavo d’accordo con lei perché era una bigotta, vedeva la morte di Beatrice come una punizione di Dio perché non andavamo mai a messa. Incominciai a passare più tempo nella sezione del partito e a frequentare una compagna forse per la solitudine in cui ero. Anche lei stava passando un momento difficile e voleva che stessi il più a lungo possibile con lei. Una sera stavamo parlando della nostra situazione per strada vicino casa sua quando mi ha chiamato al cellulare mia suocera dicendo che mia moglie aveva provato a suicidarsi. Corsi da lei in ospedale preso dai sensi di colpa perché pensavo che lei avesse saputo del tradimento ma non ho mai avuto la certezza che lei sapesse. Non incontrai più la compagna di partito. Da allora, lentamente, sia io che mia moglie, ci siamo chiusi in noi stessi e passiamo giornate intere senza parlarci, fino a che, come dicevo prima, non ho incominciato a sentirmi morire, a sentirmi come chiuso dentro una bara che piano piano si stringe fino a farmi soffocare. Si, mi perdo nelle mie elucubrazioni, mi nascondo dietro il ragionamento, semplifico il tutto negando l’esistenza di un Dio, ma la verità è che sto lentamente affondando nel nulla pensando di aver sprecato la mia vita, come forse pensa mia moglie.” Il Professore si asciugò nuovamente la bocca “Lo so che sono stati d’animo risibili, che la vita è materia e i pensieri sono solo fantasmi, ma questi pensieri mi stanno uccidendo più di quanto potrebbe fare la materia stessa.” Madam lo osservò in silenzio Allungò la mano e prese la terza carta della croce mostrandogli il tarocco della morte. Il professore sobbalzo sulla sedia “Non è una carta negativa. Mavet vuol dire che ci sarà un cambiamento, una purificazione, ma come dice il bagatto che è l’ultima carta della croce iniziale, sarà il frutto di un cammino non semplice.” Madam continuò a scoprire le carte girandole una ad una e spesso fermandosi ad osservarne attentamente qualcuna. Mise dell’incenso particolare in uno dei lumini e un’intensa nube azzurra si sprigionò scomparendo subito nel buio. La stanza si riempì di un intenso profumo che penetrava nella testa e per qualche secondo fece venire le vertigini al professore. Dopo forse un minuto Madam riaprì gli occhi e sorrise “Devi fare un lungo percorso, ma hai bisogno di una guida. Alla tua destra c’è una cassettiera, vai li per favore. “ Il professore si alzò e obbedì a Madam.   “Conta dalla tua sinistra tre cassetti verso destra e quindi cinque verso il basso ed apri il cassetto – Il Professore obbedì ancora una volta – c’è una scatola nera, aprila e prendi la boccettina che contiene con la mano sinistra. Stringila forte nel pugno lasciando fuori di esso il tappo e torna da me” Madam aveva rimosso tutte le carte dalla scrivania e posto nel suo centro un piatto che sembrava d’oro su cui era incisa una spirale di parole in ebraico che dal bordo esterno convergevano verso il centro. Da un sacchettino raccolse delle erbe mettendole nel centro del piatto. “Ora dobbiamo fare un esperimento chimico – disse sorridendo Madam  - che qualcuno potrebbe chiamare magia. Mi devi dare i tuoi occhiali e quando te lo dico devi versare il contenuto della boccettina su queste erbe e fare un passo indietro” Il Professore ubbidì sentendosi un po’ scettico e molto curioso. Madam disse una parola in una lingua che lui non conosceva. Dalle erbe si innalzarono delle volute di fumo e quindi una fiamma pallida e tenue. Madam impose le mani sulla fiamma e recitò qualcosa in una lingua ancora più strana. Sotto le sue mani si formò una nube biancastra, densa e quasi immateriale. “Versa il liquido presto” Gli disse Madam e come gli aveva detto lui velocemente aprì la boccettina e verso un liquido etereo, con una fosforescenza azzurrognola che si sedimentò sulla nube facendola illuminare di un azzurro elettrico. Madame prese i suoi occhiali e appoggiò delicatamente i vetri sulla nube. Gli occhiali ondeggiarono come a cercare un equilibrio e quindi si fermarono a mezz’aria.  I vetri diventarono di un bianco abbagliante e la montatura da marrone incominciò come a bruciare diventando di un nero cupo. Per quasi un minuto gli occhiali galleggiarono a mezzaria mentre la nube perdeva lentamente intensità diventando poco a poco una lenta spirale di fumo che prestò svanì nell’aria mentre gli occhiali scesero dentro il piatto d’oro tra la cenere lasciata dalle erbe bruciate. Madam li prese e li pulì con un panno nero passandoli quindi al Professore. “Ora li puoi mettere. Con essi vedrai tutto quello che esiste nell’ Akasha e quindi quello che è stato o che poteva essere” Lui la guardò confuso “Mi scusi Madam, ma cos’è l’Akasha.” “Per i popoli dell’India è l’etere, L’essenza di ogni cosa, il quinto elemento, quello dove l’universo esiste nella sua interezza partendo dalla sua più piccola parte. Per l’esoterismo occidentale è la memoria dell’universo, quella dove tutto esiste, anche quanto non è accaduto. I tuoi occhiali sono ora una porta tra il mondo che conosci e quello che esiste al di la del tempo e della materia. Vedrai quindi l’improbabile, e troverai un maestro che ti guiderà alla pace” “Un maestro? chi sarà questo maestro Madam? Lo conosco?” “In teoria no, non in questo universo, nella tua dimensione. Ma lei ti conosce bene” “Lei?” “Si lei, …  Beatrice, … tua figlia.” “Ma ….” “Non chiedere cose che non potrai capire o che i limiti della tua mente non ti faranno accettarle. Ora tra di noi c’è un legame e a causa di questo sottile filo che unisce chi cerca aiuto e chi aiuta, devi avere fiducia in me. Per i primi tempi quello che vedrai ti stupirà, ma non spaventarti: era già così prima che i tuoi occhiali diventassero una porta sull’esistere. Il nostro incontro deve finire. Devi andare, chi resta troppo in questa stanza viene inghiottito nel gorgo del tempo e perde il contatto con la realtà. “ Il Professore si alzò lentamente inforcando gli occhiali. “Madam, una domanda, l’ultima, perché mi ha detto tutte queste cose? Perché mi ha fatto notare che il tempo in questa stanza è immobile?” “Sei abituato a credere a quello che vedi fuori di te e che i numeri possono spiegarti. Un albero più un albero sono due alberi, non il respiro della terra; una rondine fa una gaussiana o un iperbole volando nel cielo, ma non ne senti la gioia o ne comprendi il senso di libertà. La nostra vita però, incomincia con quello che abbiamo dentro di noi e per capire quanto vedi devi capire chi dentro di te sta osservando. Per questo ti ho provato che esiste qualcosa in più di quello che i tuoi occhi osservano, di quanto la tua esperienza conosce, di quanto i numeri descrivono. Ed ora tocca a te: l’uomo deve sempre scegliere tra il bene e il male, questo lo distingue dagli animali, ti ho dato un potere, se lo usi male ti ucciderà, se lo usi bene, ti salverà. Tutto dipenderà da te, non da quello che ho fatto per te. Ogni maestro apre una porta ma solo il discepolo decide se attraversarla.” Il Professore lentamente si voltò ed osservò la porta e le pareti per capire se con gli occhiali vedesse in modo diverso, ma non notò nulla di particolare. Uscì nel corridoio e prese in mano il telefonino: il contasecondi riprese a muoversi regolarmente. Guardò le pareti ma queste non c’erano. Intorno vedeva solo stelle e stelle perdersi all’infinito. Arrivò alla porta della sala disorientato e  barcollando. Tornando nella sala d’attesa vide la signora Strano, ma non come l’aveva vista al suo arrivo, consumata dal tempo e dal dolore, ma ringiovanita, serena ed elegante. “È andato tutto bene Professore?” Gli chiese preoccupata “Si, … si tutto bene. Devo pagare a lei?” La signora sorrise. “No non deve. Se Madam l’ha aiutata vuol dire che sa che lei sarà utile a molti e che la ripagherà così.” Fece un sorriso per ringraziarla e lei tornò a sedersi sulla sua sedia accanto la porta. Fu allora che lo vide. Era un uomo molto giovane, con una bellezza femminile. Quando la signora si sedette, lui allungò il braccio e lo appoggiò alla spalliera della sedia quasi ad abbracciare la donna. L’uomo lo guardò e sorrise come se lo avesse riconosciuto quasi fosse un vecchio amico o un parente. Per quanto si dicesse che era impossibile, aveva la certezza che quell’uomo fosse Filippo, il figlio della signora morto tempo addietro. Lo guardò meglio. La sua figura era strana. Alle sue spalle non vi era l’ombra che il corpo della signora proiettava sulla parete. Capi che quel corpo non era della vecchia realtà a cui era abituato. Uscì, ma prima di chiudere la porta osservò ancora i due. Fu allora che notò che la mano di lui era in quella della madre. I due si vedevano, si toccavano erano coscienti l’uno dell’altra. Capì che il legame che legava la signora Strano a Madam doveva essere fortissimo: le aveva ridato suo figlio. Chiuse la porta e si diresse verso il portone. Guardò le pareti del corridoio e vide per tutta la loro grandezza un volto di donna sorridente che lo seguiva mentre arrivava al portone. Stava per tirare la grande vetrata verso di se, ma questa si aprì da sola. Uscì dicendo grazie e il volto del corridoio apparve riflesso sul vetro del portone e, nuovamente, gli sorrise
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pioggiadifarfalle · 1 year
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Ci sono persone che quando le guardi guarisci, che appena le senti calmano i battiti e aggiustano i polsi, aprono le persiane del cuore e fanno entrare la luce.
Persone che con un abbraccio fermano la tachicardia di dentro, quella che per notti, anni, hai collezionato a colpi di ansie che nemmeno ti appartenevano. Le vedi e ti si tranquillizza il respiro, i pensieri.
Esistono persone che non si spaventano dei tuoi dolori, che non hanno paura di abbracciarti i traumi, che sanno dove metterti dentro alle parole giuste.
Circondatevi di persone così.
-Gio Evan
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poesiablog60 · 1 year
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Hanno colpi di fulmine violenti
le anime – ed i corpi fan fatica
a raggiunger le vette iridescenti
da cui lampeggia quella luce antica:
 
sole di un cosmo primigenio, raggi
di cui sentimmo l’intima ferita
quando dell’aspro cappio della vita
non eravamo ancora ignari ostaggi
Silvio Raffo
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gregor-samsung · 7 months
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" Comparve una ragazza più giovane di quella che aveva servito il caffè e Farnenti la prese per mano trascinandola di fronte a noi. «Caro Contardi,» spiegò come se dovesse sottoporgli notizie tecniche «il bananeto si taglia al momento giusto, con occhio da esperto e qua ci vuole almeno ancora un anno.» Anche Farnenti era venuto a schierarsi dalla nostra parte, per rimirare la ragazza come spettatore disinteressato, al pari di noi. Disse ancora: «In attesa del giorno buono bisogna avere cura del bananeto». Si rivolse alla ragazza: «Su, levare bene tutto e fare festa ai tre padroni». Ci indicò con la mano, elevandoci al suo stesso grado di potere. La ragazza si tolse la tunica bianca con mosse infantili, dove c’era un’ombra di giuoco, d’effetto deprimente. Rimase nuda, efebica, quasi ancora senza sesso. Sul ritmo che Farnenti le dava battendo le mani, cominciò un simulacro di danza del ventre, alzando le braccia magre e portando le mani intrecciate dietro la nuca. Lo scatto dei fianchi era modesto, senza malizia tecnica o interpretativa e anche Farnenti dovette rimanere deluso. «Su,» le ordinò «adesso fare come scimmia.» La ragazza si fermò un attimo, quasi per marcare un intervallo, poi abbassò le braccia tenendole leggermente arcuate e spostate in avanti, come per stringere un compagno immaginario e cominciò ad altalenare il ventre, offrendosi e ritirandosi, imitando l’amplesso. Ogni tanto lanciava piccoli gridi, che concluse con un tremolio della voce, accovacciandosi poi in terra. Farnenti le fece un segno per dirle d’uscire. Era contento, eccitato: «Queste cose non le ha di certo imparate dalle suore a Chisimaio» annunciò ridendo, ma all’improvviso stravolto da colpi di tosse e di catarro. «Suore o non suore,» disse Contardi adagio, pesando le parole perché risultassero di particolare chiarezza «per me è sempre schifoso.»
Finalmente anche Farnenti capì il significato di quel giudizio. Per controbatterlo si lanciò in una spiegazione assurda: forse Contardi non sapeva che quelle ragazze, proprio per l’intervento farnentiano, venivano sottratte ad una usanza disumana. Ma come medico Contardi doveva sapere che il sesso di tutte le ragazze, di qualsiasi clan, sia dei dir o dei darod o degli hauia o dei dighil o dei rahanuin, verso i nove anni, veniva mutilato e cucito, lasciando un pertugio per orinare. Parlava come se facesse una relazione, adoperando termini di medicina sessuologica. Queste cose Contardi doveva conoscerle e anche doveva sapere che così la sensibilità sessuale era in tutte le donne interamente eliminata e che, molte volte, all’epoca dello sviluppo, la cucitura provocava infezioni, cancrene e tante morivano come carogne divorate dal marcio che avevano nella pancia. A questo punto Farnenti si era lasciato trasportare dal suo entusiasmo apologetico e gridava: «Ma io quando posso proibisco, vieto che si compia l’operazione mutilatrice. Perché tagliare quel che dà il piacere? Io le faccio crescere intatte, come la natura vuole: vere donne, che possono sentire quel che sentiamo noi». Sino ad allora era rimasto in piedi, urlando; ma, finita la perorazione, era crollato su una poltrona ed un raggio di luce, che gli batté improvvisamente sulla faccia, la mostrò gonfia e incattivita. "
Enrico Emanuelli, Settimana nera, Milano, Mondadori (collana Oscar), 1966; pp. 114-117.
[Prima edizione: Mondadori, 1961]
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