Tumgik
#Chirghisia
gregor-samsung · 2 years
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“ Il treno militare sorpassò Čordon a cavallo. Il cavallo era già stanco. Ma egli contava di farcela, se solo il treno si fosse fermato, la stazione di smistamento non era lontana. E la paura, la preoccupazione che il treno potesse all'improvviso non fermarsi, lo fecero pensare a Dio: "Dio grande, se sei sulla terra, fai fermare il treno! Ti prego, fai fermare, fai fermare il treno!" Il treno era già alla fermata di smistamento, quando Čordon si mise alla pari con i vagoni di coda. E il figlio corse lungo la fila dei vagoni, incontro al padre. Vedendolo, Čordon scese con un balzo da cavallo. In silenzio si gettarono l'uno nelle braccia dell'altro e si arrestarono, dimenticando tutto ciò che esiste al mondo. — Padre, perdonami, parto volontario — disse Sultan. — Lo so, figlio. — Ho offeso le sorelle, padre. Che perdonino questa offesa, se possono. — Ti hanno perdonato. Tu non le hai offese, non dimenticarle, scrivi loro, capito? E non dimenticare tua madre. — Va bene, padre. Nella stazione suonò un campanello, bisognava separarsi. Per l'ultima volta il padre guardò in viso il figlio e vide in esso per un momento i propri tratti, se stesso, ancora giovane, ancora all'alba della giovinezza; lo strinse forte al petto. E in quel momento con tutto il suo essere voleva trasmettere al figlio l'amore paterno. Baciandolo, Čordon disse: — Sii uomo, figlio mio! Dovunque tu sia, sii uomo! Rimani sempre un uomo! I vagoni si mossero. — Čordonov, si parte! — gli gridò il comandante. E quando portarono via Sultan a tutta velocità, Čordon lasciò cadere le braccia, poi si voltò e, stringendo la criniera sudata e accaldata del cavallo, scoppiò in pianto. Pianse, abbracciando il collo del cavallo, e così fortemente fremeva che sotto la gravità del suo dolore gli zoccoli del cavallo si muovevano lentamente. I ferrovieri passavano accanto in silenzio. Essi sapevano perché la gente piangeva in quei giorni. E solo i ragazzi della stazione, all'improvviso calmi, si fermavano con curiosità e con compassione infantile guardavano questa persona grande, vecchia, che piangeva. “
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Brano tratto dal racconto Incontro con il figlio, testo raccolto in:
Cingiz Ajtmatov, Occhio di cammello - racconti dalla leggendaria Kirghizia, traduzione di Anna Maria Bosnjak, BESA editrice (collana Cosmografie n° 23), Nardò (LE), 2006; pp. 88-89.
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gregor-samsung · 5 years
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“«Non t'hanno insegnato a ricordare il nome dei tuoi sette antenati?» chiese il bambino. «No. A che mi servirebbe? Non li so, e basta. Vivo bene lo stesso». «Nonno dice che se gli uomini non ricorderanno gli avi, si rovineranno». «Chi? Gli uomini?». «Sì». «E perché?». «Nonno dice che allora nessuno si vergognerà di fare del male, perché né i figli, né i figli dei figli si ricorderanno di lui. E nessuno farà niente di buono perché egualmente i figli non verranno a saperlo». «Un bel tipo, tuo nonno! — esclamò il militare sinceramente stupito. — Un nonno interessante. Soltanto, non fa che metterti in capo un mucchio di sciocchezze. E tu hai un capoccione... e certe orecchie che sembrano i nostri radar, al poligono. Tu però non dargli ascolto. Noi marciamo verso il comunismo, voliamo nel cosmo, e lui cosa t'insegna? Dovrebbe venir da noi al corso d'istruzione politica; lì sì che gl'insegneremmo, in un batter d'occhio. Quando sarai grande, e avrai finito le scuole, vientene via, lascia tuo nonno. È un uomo ignorante, senza cultura». «No, io non lascerò mai il nonno ribatté il bambino. — Lui è buono». «Dici così adesso. Poi capirai».“
Čyngiz Ajtmatov, Il battello bianco, a cura di Gigliola Venturi, Pordenone, Edizioni Studio Tesi (collana Il flauto magico, n° 21), 1991; p. 108.
[ 1ª ed. originale sovietica: Белый пароход, 1970 ]
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