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zairbel · 2 years
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Resta solo la quotidianità, che è contingenza.
Si lasciano a terra tracce di quella che fu tenerezza.
Nelle sacche dei ricordi andrebbe messo l'antitarme; la lavanda, inserita nei cassetti dove si trovano ormai marce le speranze di una chimica che, esaurita, non sa più cosa essere.
L'amore esiste e si esaurisce.
L'amore si rigenera e ricomincia.
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zairbel · 2 years
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Potremmo star qui a dibattere sull'amore fino alla morte ma mai emergerebbe un'unica verità sull'argomento. Mi tengo a distanza da chi incasella e cataloga, con dimestichezza, le storie degli altri con etichette già pronte. Quante volte mi sono trovata, a mia insaputa, dentro quei box. "Non avresti dovuto", "non è giusto", "non è corretto", "non è amore", ecc.
L'amore è un mistero infinitamente fuori dall'ordine naturale delle cose che VIETA a chiunque di salire in cattedra per dispensare regole e condotte.
La storia di Lea e Pietro, narrata da Elena Loewenthal, probabilmente tocca i ricordi o il presente di chi legge, o la fantasia di chi vorrebbe poter vivere una storia così.
Non è perfetta perché idealizzata; è perfetta perché reciproca e vissuta materialmente nel tempo e nello spazio. Ma non esce dal rapporto a due. Non una parola con un'amica, con un collega. Non un commento, un pensiero, una confidenza.
Una dimensione così intima, abbacinante, così penetrante per l'uno e per l'altra che tutto sommato basta a se stessa. Per sopravvivere, questa storia, non necessita di progetti né di futuro; requisiti delle storie d'amore in cammino.
Il sesso non è seduzione ma conoscenza.
È la lettura dei corpi.
Un sesso non compromesso neanche dal tempo che passa. Sono corpi che si desiderano e più volte, senza la necessità di costruire. Nessuno dei due chiede della vita quotidiana, del ménage familiare.
È un tradimento legittimato da una scelta consapevole.
Giusto, sbagliato, inevitabile?
È una storia d'amore. Anche questa collocata in un altrove, decisamente tangibile. Si nutre di racconti, di lavoro, e della profondità del Sud.
Di testi, di storia. Di dita che toccano e che penetrano, che premono e affondano. Radicata nelle camere degli alberghi dove tutto è di tuttə.
Una storia d'amore agganciata ai capelli di Lea, innaturata nell'ultima carezza di Pietro.
Se non l'avete mai vissuta una storia così, prendetevela con avidità da chi l'ha scritta desiderandola. Oppure, se la state vivendo o l'avete vissuta, sarà un modo per andare alla ricerca di crepe più profonde.
Qui "non c'è vissuto da spartire, solo presente".
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zairbel · 2 years
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"la bocca sollevò dal fiero pasto quel peccator, forbendola a' capelli del capo, ch'elli avea di retro guasto"
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zairbel · 2 years
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Intellettuali di Cassese mi ha ricordato per brevità e complessità, Insegna Creonte di Violante.
Quest’ultimo, partendo dalla tragedia di Sofocle, Antigone, conduce un’indagine sugli ampi margini di errore di chi si crede insostituibile e soprattutto sugli errori più eclatanti di un leader: aprire un conflitto senza avere la capacità di governarlo, sopravvalutarsi e restare maldestramente arrogante.
Lo fa attraverso Creonte che alla sua “il nemico non è mai amico, nemmeno dopo morto” ricevette come risposta da Antigone “non sono nata per condividere l’odio, ma per amare con chi ama”. La fine si sa, ed è proprio con gli errori di Creonte (ma soprattutto i propri) che Violante edifica un vademecum per il buon leader e politico.
Così Cassese scrive sul compito degli intellettuali, rivolgendosi direttamente ad essi con un linguaggio ricercato e attraverso diverse citazioni che una ricchissima nota bibliografica non vi farà di certo dimenticare.
Mi è piaciuto per due motivi: perché affronta il delicato confine tra intellettuale e politico e perché non si tira indietro davanti alle sfide di oggi, invitando l’intellettuale a non rifiutare completamente la turris eburnea ma neanche a dimenarsi in lamenti e polemiche ideologiche rifiutandosi di costruire spazi pubblici di confronti ad ampio respiro.
L’intellettuale non scende a compromessi, il politico sì.
Se dunque dovesse solleticarlo la vanità di entrare a far parte di chi è avvezzo al compromesso, allora che resti come “vertu au pouvoir”, reinventandosi ma senza tradire il suo mestiere, non vocazione.
Due libri, piccoli ma pieni di complessità e argomenti da approfondire. Potrebbero essere un buon regalo per chi non rifiuta momenti di buona solitudine in discreta compagnia.
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zairbel · 3 years
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Le mani che non tocchi perderanno
memoria delle tue,
le labbra che non baci sbiadiranno
in un sussurro, ma non sentirai
quelle parole inutili, anche tu
ti abituerai a non usale più.
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zairbel · 3 years
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Le ore passate in compagnia di sé stessi camminano piano e si lasciano guardare
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zairbel · 3 years
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Il Colibrì
Non è stato amore a prima lettura. L'aggancio è avvenuto con il capitolo "Un filo, un mago, tre crepe".
Nessuna recensione, non mi compete.
Voglio dirvi perché resterà con me. Questo è un momento della mia vita particolarmente bello. Non privo di difficoltà, che però mi trovano presente a me stessa. Anche ricco di eventi significativi, molti dei quali legati al mio lavoro e al rapporto con Alice. La storia di Marco Carrera, in questo contesto, si incastra perfettamente.
𝓛𝓾𝓲𝓼𝓪, 𝓕𝓲𝓵𝓸, 𝓓𝓲𝓼𝓬𝓮𝓻𝓷𝓲𝓶𝓮𝓷𝓽𝓸, 𝓛𝓮 𝓲𝓷𝓿𝓪𝓼𝓲𝓸𝓷𝓲 𝓫𝓪𝓻𝓫𝓪𝓻𝓲𝓬𝓱𝓮.
Quattro direttrici, vissute.
Mi soffermo un attimo sul filo, che mi dà la possibilità di amarmi come donna, come mamma; di amare mia figlia per la grande opportunità che ha dato a me e a se stessa di vivere la vita senza infingimenti.
Il filo, dunque. Mi è servito quando io e Alice dovevamo separarci per qualche motivo, legato al mio lavoro o al suo papà. È stato un filo trasparente, lungo, resistente a qualsiasi viaggio, temporale, pianto. Partiva dal mio sterno per arrivare al suo. Nessuno aveva forbici per tagliarlo. E si allungava e ritirava come fosse una molla. Quando stavamo al telefono e mi diceva 𝓜𝓲 𝓶𝓪𝓷𝓬𝓱𝓲 io le ricordavo del filo e tristezza volava via. Il filo è servito fino a renderla autonoma, libera, indipendente. Non ricordo più il momento in cui è sparito, perché è avvenuto nello stesso modo in cui la natura srotola le sue leggi.
Discernimento, dunque. È quella cosa che porto con me dopo aver letto "L'abbraccio benedicente", un libro che mi è servito per restare prima donna e poi mamma.
Le invasioni barbariche, o il lungo sonno. Per me è il 2016. Oggi è come la stanza di Irene. Non dà più problemi ma solo luce e calore.
Luisa. Credo che ognuno di noi abbia avuto una Luisa, uno Stefano. Un amore che il tempo non consuma, non migliora, non danneggia. Resta lì; così come è nato, così dove è stato collocato.
È una storia da leggere. Perché di Carrera il mondo è colmo. È da leggere per non perdere l'abitudine di guardare con ammirazione la vita, sospendendo ogni forma di giudizio.
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zairbel · 4 years
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Ci meritiamo uno schermo acceso. Una narrazione più autentica.
Le piazze insorgono. Il dissenso è legittimo. La fame fa paura, soprattutto quando ci sfiora da vicino e non tanto quando in tv lo dice save the children... È così?
Le organizzazioni criminali e violente sono, da sempre, in attesa di una piazza impaurita. Questo non è un fenomeno nuovo; “la paura appartiene alle prede, state pronti!”. [Da leggere: “L’educazione di un fascista” di Paolo Berizzi e “Casamonica” di Nello Trocchia]. Molte piazze in questi anni sono state formate, preparate.
Ma il disagio sociale, in mezzo alla violenza gratuita e alla confusione, va separato, isolato dal resto del contesto e ascoltato.
Io sono d’accordo con Magatti quando dice che è difficile fare riforme quando una quota molta grande della società chiede protezione.
Citando malamente Bauman, chiedo, forse perché abbiamo alimentato tutti una società di individui e non di cittadini? Probabilmente non abbiamo una classe dirigente adeguata alle sfide contemporanee ma è anche vero che governare gli individui, e non i “cittadini”, è impresa molto difficile.
La rabbia sociale è frutto anche di una mancata capacità a far chiarezza con i dati per motivare scelte e decisioni.
Dati completi e pubblici, forse, potrebbero mostrare un Paese diverso da quello narrato a frammenti.
È importante e urgente fermarsi e parlare con chi grida “ho fame”; un po’ meno, al momento, con chi urla “libertà” e “no mask”, perché andrebbe spiegato prima e in filodiffusione il significato di essere mitologico, quello gentilmente offerto da Bart in Santa Maradona.
Ad ogni modo, resto ancora con un sogno: un mondo dove a scendere in piazza siano gli esercenti per gli attori, gli attori per i medici, i medici per gli insegnanti, gli insegnanti per gli operai, gli operai per gli interpreti, gli interpreti per i tassisti e così via.
Mi auguro che si resti tutti uniti anche nella disperazione di molti. Perché è l’unico modo possibile per adeguarci ad una pandemia che va superata - garantendo il diritto alla salute - e conosciuta a fondo per ridurle lo spazio di vita.
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zairbel · 4 years
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Le storie delle persone sono grandi opportunità, ma ancora non lo abbiamo capito benissimo.
Tomboy, omotransfobia, transgender e così via. Ci sono parole che nel linguaggio degli adolescenti non sono novità; negli adulti provocano mancamenti, segni della croce, acqua di Lourdes come fosse Chanel, shock di diversa natura.
Parole che se spiegate attraverso le storie delle persone arrivano con immediatezza, con più efficacia.
Perché nelle storie l’emozione conta.
E quando conta, riesce a tracciare corsie preferenziali; genera connessione tra le persone.
Potrebbe essere utile raccontarle PRIMA dei grandi drammi; prima che si arrivi alla MORTE. Sentire, diffondere, conoscere, ascoltare sono tutti verbi che di certo preferisco al posto di CONSOLARE.
Poco più di 20 milioni di persone in Italia dichiarano di aver letto solo un libro in 12 mesi (ISTAT). Abbiamo in aumento analfabeti primari, di ritorno e funzionali.
È necessario fare i conti con la realtà. Non giudicarla. O perlomeno riuscire nell’esercizio (virtù) dell’ascolto attivo. “Mettere a silenzio l’ego, la sua invadenza, la sua rumorosità” come ci ricorda Gianrico Carofiglio.
Qualche giorno fa, Mattia Feltri nel suo Buongiorno ha scritto “penso che nessuno debba essere mai chiamato mostro, l’uomo è tale per le vette e per gli abissi” e ancora “è davanti al peggiore dei mali che bisogna avere cura del bene”. Incurabile - il buongiorno uscito il 9 settembre - resterà, in assoluto, il buongiorno a cui attingerò nei momenti più duri, privati e collettivi. Sofisticate ma profonde verità. Ma vallo a spiegare Incurabile, non dico a quello primario e di ritorno ma all’analfabeta funzionale?
Ci sarebbe da far passare un messaggio molto semplice: che misurare gli altri attraverso SOLO il nostro stile di vita e le nostre scelte è profondamente INGIUSTO e limitante per noi e per gli altri, quindi neanche conveniente.
Per arrivare alla legittimazione della diversità e della libertà di essere, le storie delle persone hanno un potenziale altissimo per riconnettere tuttə.
Dobbiamo cambiare narrazione.
Dobbiamo cambiare.
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zairbel · 4 years
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“Povero Willy” non si scrive, e non si dice.
Chi lo scrive sta contribuendo: a derubricare l’azione volontaria e consapevole di 4 assassini;
a depotenziare i valori, umani e civici, con i quali Willy è cresciuto.
Questa COMMISERAZIONE, questo banale e pietoso modo di trattare i morti PERBENE, fosse per me lo farei diventare un reato!
E poi, in questi momenti, anche se si è spiazzati comprensibilmente da tanta ferocia, non ci si affretta a rimarcare i confini geografici. Quasi come se la vittima appartenesse valorosamente ad un paese, il carnefice vergognosamente ad un altro.
Non si è Comunità diffusa solo nei successi.
Si è Comunità anche e soprattutto nelle tragedie, dove DIFFUSE sono, invece, le responsabilità.
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zairbel · 4 years
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zairbel · 4 years
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Anche le solite strade
imboccate
con i minuti lenti
in giornate al buio
dai pensieri immobili
dai ricordi che graffiano
dalla musica senza autore
possono diventare insolite
e, per questo, eccezionali.
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zairbel · 4 years
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"𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙢𝙞 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙞𝙖𝙘𝙚 𝙖𝙗𝙗𝙖𝙣𝙙𝙤𝙣𝙖𝙧𝙚"
Un necrologio non ordinario, semplice e modesto ma con un finale da Oscar. La morte appartiene a tutti.
Un amore così umano, e quindi difficile da abbandonare, invece no.
Ennio non promette veglie né presenza, né sguardi dall'Altrove. Non manda "baci con il vento", non dice che sarà lì accanto a lei per sempre.
È dolore concreto, fermo, reale e asciutto, il suo. Una separazione forzata e non voluta ma che deve, suo malgrado, accettare.
Si può celebrare così magnificamente la natura umana solo quando si è eccezionalmente grandi.
Nella "costanza", il segreto.
Nella musica, la condivisione.
Questo tipo di Amore impara, strada facendo, ad indossare l'eternità senza troppe ambizioni.
E ci riesce.
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zairbel · 4 years
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Riparte “Lo schermo è donna” dall'1 al 5 luglio, dalle ore 20:30, a #FianoRomano nella suggestiva cornice del Castello Ducale. Il prestigioso Premio "Giuseppe De Santis” quest'anno andrà a Paola Minaccioni e a Liliana Fiorelli. Tanti gli ospiti che si alterneranno: Paola Tiziana Cruciani, Francesca Reggiani, Edoardo Pesce, Max Tortora, Cristian De Sica, Luca Manfredi. Tutte le sere, da domani fino a domenica, Rocco Giurato e Alberto Crespi vi condurranno in un mondo fatto di storie e persone. L'intera edizione della rassegna è dedicata ad Alberto Sordi. *** Info e programma su www.comune.fianoromano.rm.it #cinema #castello #cultura #rassegnacinematografica #luglio2020 #romanord #FianoRomano #estatefianese #spettacolo #attori #attoriitaliani #desica #paolaminaccioni #premiodesantis #donna #woman #ciacksigira #ciack #photo #manfredi #edoardopesce https://www.instagram.com/p/CCEHFOYorYC/?igshid=q608gqdqa5zt
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zairbel · 4 years
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Chissà cosa senti quando
pungono come aghi
strisciano come serpi
ti avvolgono come alghe.
Chissà cosa ti lasciano addosso quando
toccano senza consenso
chiedono senza dare
schiacciano senza tempo.
Chissà.
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I pensieri non possono stare fermi.
I pensieri non cercano riparo.
I pensieri sono pensieri.
Non sono altro.
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zairbel · 4 years
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Io dico sempre che Palermo è come una donna bella che non sa abbigliarsi, non è mai in ghingheri, prova ne è che non sa mostrare il suo mare, ma alla fine è sempre una sorpresa.
È una città che fa venire voglia di scoprirla.
È come i grandi amori: ti manca quando sei lontana e ti soffoca quando ci vivi.
(Isabella Ragonese)
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zairbel · 4 years
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Incomunicabilità
Ha il profumo depotenziato del rosmarino secco.
Serve. L'incomunicabilità serve a prendere spazio.
A darti l'occasione di corrispondere elettivamente al silenzio.
Non è sempre dettata dalla ragione.
Non ha l'ardore della rabbia.
Non bussa prima di entrare.
Ha la frustrazione della rassegnazione.
Ma serve. Non sempre.
È una strada bianca, piena di borotalco immobile.
Devi passarci; devi decidere come.
Correndo con un paio di scarpe e senza voltarti indietro. Camminando a piedi nudi, lentamente, cercando l'incontro.
È fastidiosa.
Ma serve. Non sempre.
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