On this day in 1968: American runners Tommie Smith and John Carlos won the gold and bronze medals for the 200-meter race at the Olympics in Mexico City. 🏃🏾♂️🏅
Upon taking their places on the podium and receiving their medals, Smith and Carlos both bowed their heads and raised their fists. This moment is regarded as one of the most famous demonstrations of political activism in the history of both the Olympics and American sports overall. ✊🏾✊🏾
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Out this week: Victory. Stand! Raising My Fist for Justice (Norton, $17.95):
Olympian Tommie Smith teams with Derrick Barnes and Dawud Anyabwile to tell the real-life story of the stand Smith and fellow Olympian John Carlos took against racism during the 1968 Olympics.
See what other comics and graphic novels arrive in stores this week.
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"Man, I didn't do what you guys did." He said, "But I was there in heart and soul to support what you did. I feel it's only fair that you guys go on and have your statues built there, and I would like to have a blank spot there and have a commemorative plaque stating that I was in that spot. But anyone that comes thereafter from around the world and going to San Jose State that support the movement, what you guys had in '68, they could stand in my spot and take the picture."
The White Man in the Photo of the Black Power Salute at the 1968 Olympics
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Fotografie che hanno fatto la storia:
TOMMIE SMITH, JOHN CARLOS e PETER NORMAN.
Il 16 ottobre 1968, nello stadio Olimpico di Città del Messico, i velocisti statunitensi Tommie Smith e John Carlos arrivarono rispettivamente primo e terzo nella finale dei 200 metri piani alle Olimpiadi.
Dopo essere saliti sul podio per la premiazione, Smith e Carlos si girarono verso l’enorme bandiera statunitense appesa sopra gli spalti e aspettarono l’inizio dell’inno. Quando le note di The Star-Spangled Banner risuonarono nello stadio, Smith e Carlos abbassarono la testa e alzarono un pugno chiuso, indossando dei guanti neri, per sottolineare al mondo intero la battaglia per i diritti civili degli afroamericani in America.
"Ho indossato il guanto nero sulla mano destra e Carlos quello sinistro dello stesso paio. Il mio pugno alzato voleva dire il potere dell'America nera. Quello di Carlos l'unità dell'America nera. Insieme abbiamo formato un arco di unità e forza."
Smith e Carlos furono esclusi dalle gare successive e vennero banditi dal villaggio olimpico.
Al loro ritorno negli Stati Uniti subirono critiche e ricevettero pesanti minacce e intimidazioni. Diventarono però degli eroi per la comunità afroamericana, e nei decenni successivi ricevettero premi e riconoscimenti per la loro protesta.
Questa scatto venne realizzato da fotografo John Dominis e se analizzate l'immagine per bene potrete cogliere alcuni dettagli:
-Smith e Carlos andarono scalzi e portavano ai piedi delle calze nere, per rappresentare la povertà degli afroamericani.
-Smith indossò una sciarpa nera, mentre Carlos si sbottonò la tuta per dimostrare solidarietà ai lavoratori americani.
-Carlos portava al collo portava una collana di perle, che rappresentavano le pietre utilizzate per i linciaggi degli afroamericani.
Anche l'atleta australiano Peter Norman si mostrò solidale con la rivendicazione dei due atleti americani , appuntandosi alla maglia una spilla dell’OPHR n(Progetto Olimpico per i diritti umani).
Peter dovette affrontare le durissime ripercussioni nel suo paese. L'Australia viveva un momento di forti tensioni e restrizioni dovute all’apartheid contro gli aborigeni. Il governo australiano gli chiese di condannare il gesto di Smith e Carlos in cambio di una "riabilitazione nazionale del suo nome ", ma l'atleta rifiutò. Venne isolato, screditato ed escluso dalle gare agonistiche. Non ottenne mai un lavoro fisso e morì per un attacco cardiaco nel 2006.
Al funerale Smith e Carlos portarono sulle spalle la sua bara per ringraziarlo per il supporto dimostrato alle olimpiadi.
“Ha pagato il prezzo della sua scelta. Non è stato semplicemente un gesto per aiutare noi due, è stata una SUA battaglia. È stato un uomo bianco, un uomo bianco australiano tra due uomini di colore, in piedi nel momento della vittoria, tutti nel nome della stessa cosa”.
Pensate che solo nel 2012 il Parlamento Australiano ha approvato una tardiva dichiarazione per scusarsi con Peter e riabilitarlo alla storia:
"Questo Parlamento si scusa tardivamente con Peter Norman per l’errore commesso non mandandolo alle Olimpiadi del 1972 di Monaco, nonostante si fosse ripetutamente qualificato e riconosce il potentissimo ruolo che Peter Norman giocò nel perseguire l’uguaglianza razziale”.
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