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#squilibrato
wolfman75 · 1 month
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Joachim Georg Kroll (Zabrze, 17 aprile 1933 – Rheinbach, 1º luglio 1991) è stato un serial killer tedesco. Fu soprannominato "Il cacciatore della Ruhr" e "Il cannibale della Ruhr", dalla regione in cui colpì. Commise almeno 14 omicidi tra uomini, donne e bambini, usando armi bianche, o strangolando le vittime. Cannibale pedofilo e necrofilo, fu condannato all'ergastolo per otto omicidi.
Nato a Hindenburg (l'odierna Zabrze), provincia dell'Alta Slesia, figlio di un minatore, Kroll era il sesto di nove figli. Al termine della seconda guerra mondiale, durante la quale suo padre fu fatto prigioniero di guerra, la famiglia di Kroll si trasferì nel Land della Renania Settentrionale-Vestfalia. La sua infanzia è stata costellata da numerosi problemi di inadeguatezza: faceva spesso la pipì a letto anche in tarda età ed era un pessimo studente.
Cominciò ad uccidere nel 1955, dopo la morte della madre. La prima vittima fu la diciannovenne Irmgard Strehl, violentata e uccisa in un fienile nei pressi del villaggio di Walstede. La successiva fu la dodicenne Erika Schuletter, stuprata e strangolata a Kirchhellen nel 1956. Tre anni dopo, il 17 giugno 1959, uccise Klara Tesmer nei boschi vicino a Rheinhausen. Alla sedicenne Manuela Knodt, violentata e uccisa nei pressi di Bredeney a sud di Essen, furono asportate parti di carne dalle natiche e dalle cosce. Circa nel 1960, Kroll si trasferì a Duisburg dove trovò lavoro come inserviente ai bagni della Mannesmann. Successivamente trovò impiego presso le industrie Thyssen e andò ad abitare al n. 24 di Friesenstrasse, Laar, un distretto di Duisburg. Fu in questo periodo che riprese a uccidere. Riempì il suo appartamento di riviste pornografiche e bambole gonfiabili, spesso strangolandole con una mano mentre si masturbava.
Poco attraente, quasi completamente calvo, troppo nervoso e timido per avere rapporti consensuali con donne di qualsiasi genere, finì per darsi allo stupro e all'omicidio.
8 febbraio 1955; Irmgard Strehl, 19 anni, violentata e pugnalata a morte. Il suo cadavere smembrato venne ritrovato in un fienile a Lüdinghausen.
1956; Erika Schuletter, 12 anni, violentata e strangolata a Kirchhellen.
17 giugno 1959; Klara Frieda Tesmer, 24 anni, stuprata e uccisa nei boschi vicino Rheinhausen. Un meccanico del luogo, Heinrich Ott, fu arrestato e incolpato del crimine. Si suicidò impiccandosi in cella.
26 luglio 1959; Manuela Knodt, 16 anni, violentata e strangolata nel parco cittadino di Essen. Strisce di carne furono prelevate dalle sue natiche e cosce.
23 aprile 1962; Petra Giese, 13 anni, violentata e strangolata a Dinslaken-Bruckhausen. Per questo crimine fu arrestato Vinzenz Kuehn.
4 giugno 1962; Monika Tafel, 12 anni, uccisa a Walsum. Strisce di carne furono prelevate dalle sue natiche. Walter Quicker fu arrestato per il delitto. Fu in seguito scarcerato, ma si suicidò per la vergogna in ottobre.
3 settembre 1962; Barbara Bruder, 12 anni, rapita a Burscheid. Il suo corpo non fu mai ritrovato.
22 agosto 1965; Hermann Schmitz, 25 anni, e la fidanzata Marion Veen furono aggrediti mentre si erano appartati in auto a Duisburg-Großenbaum. Hermann (unica vittima maschile di Kroll) fu pugnalato a morte, la ragazza riuscì a fuggire.
13 settembre 1966; Ursula Rohling, 20 anni, strangolata nel parco di Foersterbusch vicino Marl. Il suo fidanzato, Adolf Schickel, si suicidò dopo essere stato incolpato dell'omicidio.
22 dicembre 1966; Ilona Harke, 5 anni, violentata ed affogata in un fosso a Wuppertal.
12 luglio 1969; Maria Hettgen, 61 anni, violentata e strangolata a casa sua a Hückeswagen.
21 maggio 1970; Jutta Rahn, 13 anni, strangolata mentre tornava a casa da una stazione ferroviaria. Per questo crimine fu arrestato Peter Schay ma fu poi rilasciato.
8 maggio 1976; Karin Toepfer, 10 anni, stuprata e strangolata mentre si recava a scuola a Voerde.
3 luglio 1976; Marion Ketter, 4 anni. Parti del suo corpo erano state cucinate da Kroll quando la polizia lo arrestò a casa sua.
Kroll decideva molto attentamente i luoghi dove avrebbe colpito, uccidendo nello stesso posto solo in poche occasioni e a distanza di anni. Questo fatto, unito alla coincidenza della presenza di numerosi assassini operanti nella medesima zona all'epoca, gli facilitò l'impunità. Kroll sorprendeva le proprie vittime e le strangolava subito. Dopo spogliava i cadaveri e indugiava in atti di necrofilia, spesso masturbandosi sui corpi delle vittime. Infine, mutilava i corpi tagliando via pezzi di carne che avrebbe mangiato a casa in seguito.
Nel 1967 Kroll si stabilì per breve tempo a Grafenhausen, dove divenne amico di molti bambini della zona che cominciarono a chiamarlo "zio".
Un pomeriggio attirò una bambina di dieci anni in un campo con la promessa di mostrarle un coniglietto, ma invece le fece vedere delle immagini pornografiche sperando che si eccitasse sessualmente. La ragazzina invece fuggì spaventata. Kroll se ne andò in tutta fretta da Grafenhausen il giorno stesso, prima che la polizia potesse fare indagini in merito, ma questa volta rischiò parecchio e si fermò per circa due anni tornando a colpire solo nel luglio 1969. Il 3 luglio 1976, Kroll venne arrestato per il rapimento e omicidio di una bambina di quattro anni di nome Marion Ketter. Mentre la polizia stava indagando casa per casa chiedendo informazioni, un vicino di casa di Kroll approcciò un agente dicendogli che Joachim si era lamentato del fatto che le tubazioni di un bagno ai piani superiori della loro abitazione erano otturate da della "interiora", e quando la polizia mandò un idraulico a controllare, egli trovò nelle tubature dei polmoni di bambino e altri organi. La polizia si presentò quindi a casa di Kroll, e durante la perquisizione rinvenne parecchi sacchetti di plastica contenenti pezzi di carne umana nel frigorifero, e sul fornello, dentro una pentola che bolliva, una mano di bambina condita con carote e patate.
Kroll venne immediatamente arrestato.
Joachim Kroll confessò l'omicidio di Marion Ketter e di altre 13 vittime, fornendo dettagliati resoconti della sua attività di killer nei precedenti vent'anni.
Kroll ammise anche di praticare il cannibalismo di tanto in tanto, per risparmiare sul conto del droghiere. In carcere, sperò di ottenere l'infermità mentale ma fu invece incriminato per otto omicidi di primo grado, più un ulteriore tentato omicidio. Nell'aprile 1982, dopo un processo durato 151 giorni, fu condannato all'ergastolo. Analisi successive al suo arresto gli assegnarono un quoziente intellettivo di 76: si tratterebbe di uno dei serial killer meno intelligenti della storia.
Nel 1991 morì in carcere a causa di un infarto a Rheinbach.
Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Joachim_Kroll
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theophagie-remade · 2 years
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In hindsight it's understandable that Horikoshi changed the ending and made Midoriya and Bakugou share ofa at a point in time in which many things about it were still a mystery because otherwise there's no way in hell Midoriya would have given it to Bakugou if he had known that in the long run it would have killed him, the vestiges' will to remain with him regardless be damned
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susieporta · 18 days
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I grandi contrasti nascono spesso da grandi amori. Quante volte l'ho visto accadere.
Ci si innamora di una persona che diventa immediatamente l'oggetto di ogni nostro pensiero e desiderio. Vederla, sentirla è vitale come l'ossigeno per i polmoni. Quando non c'è, ne sentiamo la mancanza che pulsa nel plesso solare. Le nostre emozioni sono completamente rivolte a lei spesso trascurando ogni altra cosa. Tutto quello che lei fa è meraviglioso, ogni sua caratteristica rientra in un disegno di perfezione.
Se fossimo già in grado di osservarci minuziosamente, ci renderemmo subito conto di quanto squilibrato sia tale stato d'animo e cercheremmo di bilanciarlo con un'egual dose di distacco. In circolo però ci sono potenti droghe, gli ormoni, che ottundono ogni nostro raziocinio impedendoci la consapevolezza del processo che è in atto. Questa infatuazione prima o poi raggiunge il suo acme e da lì comincia la discesa. Sarebbe bello che ciò si risolvesse quanto meno con l'iniziale indifferenza dove lei torna ad essere una sconosciuta tra tante ma così non è, anzi:
tanto l'hai desiderata, tanto adesso ti darà fastidio. Le caratteristiche che tanto ti sorprendevano lasciano il posto ad una profonda delusione. I "Credevo che... " si sprecano. Ecco perchè è tanto difficile mantenere la promessa di un amore eterno che sconfigga ogni avversità. Nel momento in cui l'abbiamo fatta eravamo già sotto l'effetto di narcotici. In fin dei conti, nessuno ha colpa quando si dorme in quanto tutto accade secondo leggi puramente biologiche e chimiche.
Il lavoro su di sé è vincere la sola biologia permeandola con la chiara luce della coscienza.
Riccardo Sadè
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francescosatanassi · 8 months
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UCCISI VS MORTI
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Non pensavo fosse necessario ma dopo alcuni commenti e messaggi legati al mio post precedente (soprattutto su FB e IG) devo specificare alcune cose: OVVIAMENTE Hamas è una merda e non rappresenta il popolo palestinese (c'era veramente bisogno di dirlo?!) La resistenza palestinese esiste ed è eroica perché il popolo palestinese rappresenta esso stesso il concetto di resistenza eroica se da 75 anni ti violentano la famiglia e la terra che ti appartiene. E non mi riferisco ovviamente alle azioni di una formazione armata fascista islamica che fa gli interessi di altri. Sarò sempre dalla parte delle donne che urlano in faccia ai soldati e ai bambini che lanciano molotov contro i blindati, se volete una versione più "romantica", ma la storia parla da sé, la creazione forzata di Israele è stata l'inizio di una guerra infinita che tutt'oggi porta beneficio a chi vuole mantenere l'assetto mondiale squilibrato. È (e sarà sempre) una questione di potere, militare e d'informazione. Per i giornalisti italiani gli israeliani continueranno a essere stati "uccisi" mentre i palestinesi saranno sempre "morti". È una differenza enorme, per chi legge/ascolta. Ecco perché siamo il 41esimo Paese per libertà di stampa. Servi e lecchini verso ogni tipo di potere, che sia il datore di lavoro, l'Europa, gli USA o quei poveri israeliani che piangono mentre sganciano bombe al fosforo. Saluti.
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orotrasparente · 9 months
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ho letto, purtroppo, di un’ennesimo caso di stupro di gruppo - stavolta a napoli, la mia casa nel bene o nel male - e stavolta si parla di vera e propria pedofilia (le vittime sono due bambine di 13 anni) il che è ancora più folle, lo so ultimamente parlo spesso di questo tema e so che per molti potrei essere pesante ma io sono davvero stanco, pieno, esausto, del fatto che lì fuori tutto funziona al contrario, è folle, assurdo, drammatico quello che si sta dicendo in questi giorni, la verità è che io ho paura delle persone perché questo mondo non è altro che espressione della cattiveria umana e pensare che un ragazzo di 19 anni possa violare delle bambine per me è solo l’ennesima espressione di un fallimento: ho fallito io, avete fallito voi, abbiamo fallito tutti, si è andati oltre il limite da molto tempo ormai e non c’è se o ma che tenga, non c’è “io non sono come loro” che tenga, non c’è “ma era squilibrato, era pazzo, lei l’ha provocato, era vestita da poco di buono” che possa resistere dinanzi a questo schifo
io ho 25 anni e sono uscito centinaia di volte in un gruppo di sole ragazze in cui ero l’unico maschio, nessuna di loro (mie amiche) mi ha drogato, fatto ubriacare, nessuna mi ha portato in un capannone, in una grotta, in una spiaggia o in una casa, nessuna mi ha messo la mano sul pacco contro il mio volere e non voglio che il contrario accada alla donna che amo, a una mia amica, a una mia parente o a chiunque altra ragazza che io abbia incrociato o meno
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mostro-rotto · 1 year
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Alcune persone non sono molto brave a chiedere aiuto perché sono abituate ad essere "l'aiutante". Nel corso della loro vita, hanno sperimentato un dare e avere squilibrato, per cui il loro istinto di solito è "me la caverò da solo". L'autosufficienza è tutto ciò che hanno mai conosciuto.
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ambrenoir · 20 hours
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La danza della relazione❤️
[Armando] Il nostro amatissimo Bert Hellinger pronunciò una frase divenuta virale sul web a proposito delle relazioni: «Ciò che non è reciproco è tossico». Lo penso da sempre. La relazione è una danza che deve accadere nella reciprocità e l’amare senza desiderare nulla in cambio è un concetto insidioso, irrealistico e quasi non umano, che ci predispone ad amari raccolti. Su che base potremo mai scegliere con chi relazionarci, se non valutando la sussistenza o meno di una giusta misura fra il dare e l’avere? Perché mai dovrei stare in un rapporto squilibrato ove io do a piene mani, mentre l’altro prende, mi dà per scontato e non compie mai atti di generosità verso di me?
[Gabriele] Infatti quasi tutte le relazioni sono caratterizzate da un ciclo che somiglia a quello dell’azoto (un modo poetico per dire che finiscono nella m.). Vale a dire, non sono - come un organismo vivente - una creatura che cresce poiché entrambi la nutrono e la amano. Per far funzionare un legame, non basta amarsi, occorre anche amare il legame stesso. E capire in che direzione si sta andando. Bert diceva sempre che quando la persona che ami ti dà di più, tu ti senti sotto pressione e a tua volta restituisci un pochino di più: questo fa crescere la relazione e la consolida. Quindi il motore è la pressione, quella lieve colpa che ci fa sentire a disagio nel prendere e più leggeri quando ricambiamo con un po’ di più. Cosa succede se uno dà e l’altro prende, ovvero, se dà sempre di meno? La relazione s’ingiallisce come una pianta senz’acqua e prima o poi si inaridisce e muore. Allora un amore felice è anche l’arte del saper prendere. Che è nettamente più difficile del dare. Soprattutto, crescendo nell’alveo del peccato, del sacrificio, della rinuncia.
📖🔥«Perché ti fa soffrire? Le 3 terribili domande sulla coppia»
di Armando Zoff Jivan Sahi-Autore e Gabriele Policardo
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unquadernino · 10 days
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Una cosa che sto imparando ripetute volte (ed evidentemente non la sto imparando, quindi, perché continuo a fare lo stesso errore) a suon di fregature per eccessiva fiducia riposta, è che da quando ho cominciato questo corso di studi che sento molto distante per alcuni aspetti da ciò che ho studiato in precedenza (di base perché non ho mai studiato matematica, fisica, statistica e programmazione all'università) non faccio altro che avere costantemente paura di non riuscire a fare le cose da sola, perciò mi assicuro sempre di avere qualcuno con cui confrontarmi per i corsi un po' più complicati, e questo puntualmente si traduce in un rapporto del tutto squilibrato in cui io faccio il 90% delle cose e aiuto l'altra persona. E io, devo dire, non ci trovo niente di male, perché mi fa piacere aiutare se percepisco sforzo e impegno dall'altra parte. Oggi però per la seconda volta mi è capitato di pentirmene: un'amica a cui ho spiegato per due ore il codice che avevo scritto per non farglielo copiare senza farglielo prima capire, quando ci è stato detto che similarità (non spiegabili dal caso) nel codice ci avrebbero penalizzato perché non potevamo lavorare insieme, ha detto alla docente che il codice lo avevamo scritto insieme invece di assumersi le sue responsabilità. Mi ha ferita tantissimo questa cosa e mi sono sentita stupida a non aver avuto la prontezza di rispondere che non era vero. Ma di base non l'ho fatto perché non voglio mettere in difficoltà nessuno. Mi stupisce però la facilità con cui si sia accettato di mettere in difficoltà me e mi fa riflettere il fatto che riesco a riporre la fiducia in tutti tranne che in me stessa e nelle mie capacità
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wolfman75 · 1 month
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Ed Gein, vero nome Edward Theodore Gein (La Crosse, 27 agosto 1906 – Madison, 26 luglio 1984), è stato un serial killer statunitense.
Subito dopo la morte del fratello nel maggio 1944, verificatasi in circostanze misteriose, sei persone scomparvero dalle città di La Crosse e Plainfield tra il 1947 e il 1957. Gein è stato associato solo a due di essi, anche se è sospettato di ulteriori delitti. Commise atti di squartamento e necrofilia sulle vittime; era anche solito violare delle bare e costruirsi vari pezzi di arredo con le parti dei corpi. Le particolarità della sua vita e dei suoi crimini hanno ispirato film come Psyco, Deranged - Il folle, Non aprite quella porta, Il silenzio degli innocenti, Ed Gein - Il macellaio di Plainfield, Ed Gein: The Butcher of Plainfield e il personaggio di "Bloody Face" in American Horror Story: Asylum.
Edward T. Gein nacque il 27 agosto 1906 a La Crosse, nello Stato del Wisconsin, figlio di Augusta T. Lehrke (1878-1945) e di George P. Gein (1873-1940),[1] nonché fratello minore di Henry G. Gein (1902-1944). Suo padre era noto per essere un violento alcolizzato e, dopo essere diventato il titolare di una piccola drogheria per alcuni anni, si ritrovò disoccupato, salvo svolgere vari lavori come carpentiere, conciatore e commesso assicurativo, costringendo la famiglia a trasferirsi in una fattoria di 155 acri nella città di Plainfield, situata nella contea di Waushara. Augusta Gein, luterana e fanatica religiosa, era solita crescere i figli in uno stato di quasi totale isolamento, favorito anche dal luogo di residenza: la loro vita consisteva in scuola e lavoro nella fattoria, dove trasmise a Ed ed Henry il concetto dell'innata immoralità del mondo, l'odio verso l'alcolismo e che tutte le donne (esclusa lei) fossero prostitute e strumenti del diavolo; peraltro, il sesso era accettabile soltanto al fine di procreare. Ogni pomeriggio leggeva ai figli la Bibbia, in particolare passi dell'Antico Testamento nei quali si parla di morte, omicidio e punizione divina.
All'età di dieci anni Gein provò un orgasmo vedendo i suoi genitori macellare un maiale in un vicino casotto, mentre una volta raggiunta la pubertà, Augusta diventò sempre più invadente e possessiva: una volta, sorprendendolo mentre si masturbava nella vasca da bagno, gli afferrò i genitali definendoli «la maledizione dell'uomo» e lo immerse nell'acqua bollente per punirlo.
All'età di 21 anni la madre fece promettere a lui e ad Henry che sarebbero sempre rimasti entrambi vergini (promessa infranta dal fratello, che perciò venne spesso correlata alla sua misteriosa morte).
Con una corporatura esile e un atteggiamento piuttosto timido ed effeminato, Gein divenne bersaglio dei compagni più prepotenti, ed era anche noto per il continuo sogghigno che mostrava durante le conversazioni serie;
i compagni e gli insegnanti notarono anche la sua abitudine di ridere senza motivo, quasi come se volesse prenderli in giro. Nonostante la scarsa attitudine alla vita sociale, andava abbastanza bene a scuola, in particolare nella lettura.
Il 1º aprile 1940, George P. Gein morì all'età di 66 anni per insufficienza cardiaca, motivo per cui Ed e il fratello iniziarono a fare piccoli lavoretti in città per aiutare a coprire le spese di soggiorno. Da questo periodo in poi, il fratello Henry incominciò a rifiutare il punto di vista della madre Augusta e tentò di convincere anche Edward. Il 16 maggio 1944 i fratelli si trovarono in mezzo a un incendio nella fattoria: Edward raccontò alla polizia di aver perso di vista il fratello, ma fu poi in grado di indicare con precisione dove si trovava il corpo; sebbene fosse evidente che Henry aveva subito un trauma alla testa (fatto che avrebbe fatto sospettare e arrestare Ed) il perito locale giunse alla conclusione che fosse morto di asfissia nel tentativo di spegnere l'incendio.
Gein visse da solo con l'amata madre, ma meno di due anni dopo, il 29 dicembre 1945, Augusta morì dopo essere stata colpita da un ictus, lasciando l'afflitto figlio solo nell'isolata fattoria; la donna aveva già subito un primo attacco, in seguito al quale rimase paralizzata per alcuni mesi, quando subì un secondo colpo apoplettico che la portò alla morte. Edward pianse istericamente al suo funerale.
La morte di Augusta fece scomparire dalla sua vita quello che molti psicologi criminali definiscono come "l'unico filo che ancora ne preservava la sanità mentale".
Il 16 novembre 1957 Bernice Worden, proprietaria di una ferramenta nonché madre del vice-sceriffo di Plainfield, sparì nel nulla. Un residente locale segnalò che il camion del negozio era stato spostato dal retro dell'edificio attorno alle 9.30 e che l'esercizio era rimasto chiuso per l'intera giornata: alcuni credevano fosse a causa della stagione di caccia dei cervi. Il figlio della donna, il vicesceriffo Frank Worden, entrò nel negozio verso le 17 e trovò il registratore di cassa aperto e macchie di sangue sul pavimento; dichiarò agli investigatori che Ed Gein era stato nel negozio la sera precedente la scomparsa della madre e che era ritornato la mattina successiva per un gallone di antigelo: il relativo scontrino fu l'ultimo scritto da Bernice nel giorno della sua scomparsa. Durante la sera dello stesso giorno, Gein fu arrestato in una drogheria di West Plainfield e la sua casa fu perquisita. Un vicesceriffo della contea di Waushara scoprì il corpo decapitato di Bernice Worden in un capanno nella proprietà di Gein, appesa per le caviglie, aperta in due a partire dalla vagina e con delle corde legate ai polsi. La donna era stata "squartata come un cervo". Era stata uccisa dal colpo di una carabina calibro 22. La testa fu invece rinvenuta in un'altra stanza della casa, con due chiodi conficcati ai lati: Ed aveva intenzione di appenderla al muro come un trofeo.
Cercando nella casa le autorità trovarono:
venti nasi;
frammenti e ossa integre (umane);
un cestino fatto di pelle umana;
teschi sulla testata del letto di Ed;
un corsetto fatto a partire da un torace femminile scuoiato dalle spalle alla vita;
gambali creati con pelle umana;
la maschera creata con il viso di Mary Hogan in un sacchetto di carta;
il teschio di Mary Hogan in una scatola;
la testa di Bernice Worden in un sacco di iuta;
nove vulve in una scatola di scarpe;
il vestito di una giovane donna e le vulve di due donne, che avrebbero avuto circa quindici anni;
una cintura fatta di capezzoli umani;
unghie femminili;
dieci teste di donne come decorazioni nella camera da letto;
pelle umana usata come tappezzeria per lampade e sedie;
calotte craniche trasformate in ciotole;
un cuore umano (si discute su dove sia stato trovato; gli addetti al rapporto affermano tutti che fosse in una casseruola nella stufa, mentre dei fotografi della scena del crimine affermarono che fosse in una scatola di carta);
due labbra umane che decoravano una finestra;
un tamburo fatto di pelle umana;
femori usati come gambe per un tavolo;
nove maschere fatte di pelle umana;
una colonna vertebrale adibita a lampada;
vestiti fatti di pelle umana.
Questi reperti furono fotografati in laboratorio e poi distrutti.
Gein confessò di avere dissotterrato una donna di mezza età recentemente sepolta che somigliava molto a sua madre, di averne portato il cadavere a casa e di averne lavorato la pelle per farne manufatti. Fece quaranta visite notturne al cimitero, dichiarando di essere, durante ogni visita, in uno stato confusionale e violò circa diciotto tombe. Disse di essere tornato in sé durante trenta visite, all'incirca, e di aver dunque lasciato le tombe in perfetto ordine prima di ritornare a casa a mani vuote.
Gein ammise di aver rubato da nove tombe di cimiteri locali e condusse gli investigatori presso queste ultime. Allan Wilimovsky, della scientifica, partecipò all'apertura di tre tombe identificate da Gein: i feretri erano in casse di legno, le assi erano poste di traverso e la sommità era almeno a 60 centimetri dalla superficie. Gein aveva profanato le tombe subito dopo i funerali, quando non erano ancora state perfettamente interrate. Alcune tombe furono esumate perché le autorità erano incredule circa la possibilità che Gein avesse dissotterrato da solo una tomba in una sola notte; furono trovate, come egli descrisse, due tombe vuote (una aveva una spranga sul fondo), una bara fu trovata vuota, l'altra non era stata aperta da Gein poiché aveva perso il suo piede di porco e la maggior parte del corpo della terza bara era invece stato preso.
Una giovane di sedici anni, i cui genitori erano amici di Gein, segnalò che questi conservava teste rinsecchite nella sua casa: queste erano state descritte da Gein come reliquie dalle Filippine, inviategli da un cugino che aveva partecipato alla seconda guerra mondiale. In seguito alle indagini della polizia, fu scoperto che le "reliquie" altro non erano che pelle umana utilizzata per creare maschere.
Gein fu considerato sospettato anche in molti altri casi irrisolti nel Wisconsin, quali la scomparsa di una babysitter di La Crosse, Evelyn Hartley, nel 1953.
Durante l'interrogatorio confessò inoltre di aver ucciso Mary Hogan, dipendente di una taverna scomparsa dal 1954, e lasciò anche intendere di aver commesso altri delitti in gioventù, tra cui l'omicidio di una ragazzina scomparsa diversi decenni prima da Plainfield.
La letteratura considera l'usare pelle di donna come un "rituale folle di travestitismo".
Si pensa che Gein sperimentasse anche una forma di necrofilia, ricavando piacere sessuale dai cadaveri mutilati, ma Gein negò sempre di aver avuto rapporti coi cadaveri riesumati, perché avevano un cattivo odore. Confessò che dopo la morte della madre aveva avuto il desiderio di cambiare sesso: secondo molti egli aveva creato il suo "abito da donna" per poter assumere le sembianze della madre.
L'unica stanza pulita e tenuta in ordine della casa era proprio la camera da letto della madre, come prova della morbosa ossessione che il figlio aveva nei confronti della donna (e del forte ascendente che ella aveva su di lui).
Gein fu giudicato mentalmente instabile e incapace di sostenere il processo e fu condotto all'ospedale statale centrale (ora Dodge Correctional Institution) a Waupun, nel Wisconsin. Durante il processo la sua dichiarazione: «Non ho mai ucciso un cervo» preoccupò molto i suoi vicini di casa, ai quali Edward aveva spesso offerto carne di cervo, da lui cacciato e cucinato: molto probabilmente era carne umana.
In seguito l'ospedale fu trasformato in prigione e Gein fu trasferito all'ospedale statale Mendota a Madison. Nel 1968 i medici di Gein stabilirono che era abbastanza sano da sostenere il processo, tuttavia fu discolpato per infermità mentale. Scampata la sedia elettrica, Ed Gein passò gli ultimi sedici anni in un manicomio criminale.
Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ed_Gein
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dottssapatrizia · 10 months
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È necessario avere un equilibrio perfetto affinché uno squilibrato non ti squilibri…
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4mura3mq · 1 year
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Mi fa' più paura un Ti amo che una pistola puntata alla testa da uno squilibrato. ♡
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caoticoflusso · 10 months
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il tempo quest’oggi assomiglia un pò al mio umore,
pioggia intensa e temporale, pochi minuti dopo esce il sole e con lui l’arcobaleno
squilibrato
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Oggi verranno a darti lezioni.
A farti sermoni.
A darti un attimo di finta attenzione.
Si faranno inquadrare da una telecamera, parleranno a un microfono e ti spiegheranno dove sbagli.
Perché non sono loro a sbagliare, sbagli tu.
Sfoggeranno abiti di circostanza e facce toste.
Ti diranno che sei in errore se subisci, se lo fai in silenzio; ripeteranno come dischi rotti che la sola via d’uscita é denunciare.
E magari hai già denunciato tre volte e non é servito.
Tu lo sai. Loro lo sanno.
O non l’hai fatto perché hai visto che non é servito a tutte le altre.
~ E ora che ho denunciato che succede?
- Aspettiamo.
- Aspettiamo cosa?
- Che rispetti l’ordine di restrizione, che si ravveda, che si scoraggi.
- Voi i pazzi li fermate così?
- Non possiamo fare altro.
- Io avrò ancora paura. Anzi, ne avrò di più.
- Può recarsi in una struttura protetta.
- Lui mi perseguita ma volete rinchiudere me?
- Non possiamo arrestarlo senza che faccia altro.
- Ho i referti dell’ospedale, ho i testimoni. Ho i messaggi, le chiamate. Ha minacciato me, i miei cari, i miei amici. Ho perso il sonno, la fame. Me lo ritrovo ovunque. Che altro serve?
- Qualcosa di più grave, purtroppo.
- Più grave di questo?
- Sì.
- Più grave c’é solo la morte.
- Beh, ma se l’ammazza sapremo chi andare a cercare.
~ Gabriela Pannia ~
Violenza su violenza, ecco cos’é la giornata di oggi. Una barzelletta, il festival dell’ipocrisia.
Chiedo scusa, per questo, a ogni donna vittima delle persecuzioni criminali di perfetti aborti umani. Oggi, oltre a sentirvi abbandonate, cercheranno di farvi sentire sbagliate. Come se non bastasse quella bestia che ha scacciato la bellezza dalla vostra preziosa vita. Come se il fallimento di un paese e del suo intero sistema giudiziario fosse una responsabilità vostra.
Dovrebbero riaprire i manicomi e sbatterci ogni essere squilibrato che giri per strada. Buttando poi la chiave.
Dovrebbero punire davvero e non per finta.
Prima che la situazione degeneri.
Alla prima denuncia e non incoraggiando la sesta.
Sanno solo puzzare di menzogna e inconsistenza a ogni monosillabo.
A ogni sguardo falsamente contrito.
Spegnete la tv, non fatevi usare nei loro ridicoli teatrini.
Vi abbraccio forte, che Dio vi aiuti.
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da uomo provo solo vergogna...
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gregor-samsung · 1 year
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[Battiato:] «Dividerei i miei periodi grossolanamente in tre fasi: gli anni '70, quando c'era un individuo sul palco pieno di cose elettroniche tanto da sembrare un laboratorio ed un pubblico dall'altra completamente estraneo. Ho avuto la fortuna di aver avuto dei seguaci che restavano sempre delusi. Era quasi inevitabile. Quindi i miei concerti erano sempre affollati, perché è come se mi stessero dando sempre l'ultima possibilità, anche se alla fine restavano comunque delusi. Io non avevo il minimo rimorso e rispondevo ai famosi dibattiti dell'epoca che poiché mettevo in gioco la mia vita, non era giusto chiedermi di accontentare il pubblico. Perché non era il mio scopo. Nutrivo in pratica un disprezzo per gente che pagava un biglietto e che invece aveva bisogno anche di qualche forma di assistenza, di consolazione. Poi, negli anni '80, ci fu un successo inaspettato e di contro da parte mia un vero disprezzo per questa forma, perché non accettavo questo genere di esagerazione: era qualcosa di squilibrato. Fino ad arrivare a periodi in cui mi sono riconciliato con l'elemento musicale che veniva a costituire un centro e se volevi entrarci dovevi spostare il tuo fisico e la tua sensibilità ed andargli vicino. In quel momento ci fu l'unione tra quello che facevo - anche se non sembravano dischi commerciali, visto che si trattava di concerti acustici con pianoforte ed orchestra d'archi - e l'affetto che il pubblico cominciò a manifestarmi. Se prima ero immune e consideravo tutto strumentale, a quel punto la volontà e la forza di questo pubblico cominciò ad entrarmi dentro; sentivo che c'era brutalmente uno zoccolo duro. E che ancora oggi rimane la base.»
Catania, 30 Dicembre 1998
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Brano tratto dall’intervista di Jonathan Giustini Franco Battiato e Manlio Sgalambro: svolte/entropie pubblicata nel numero monografico dedicato a Franco Battiato di Nuove Effemeridi - rassegna trimestrale di cultura, Edizioni Guida, Palermo, n° 47, 1999/III, Anno XII; p. 10.
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alceme · 1 year
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se ti senti un difetto, uno squilibrato ricordati che le persone realmente maligne pensano di essere i buoni della situazione
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fridagentileschi · 9 months
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IL VERO '68: JAN PALACH, QUELLA TORCIA UMANA CHE 50 ANNI FA BRUCIO' NEL CUORE DI PRAGA
Jan Palach, lo studente di Praga che 50 anni fa si immolò in piazza per protestare contro la brutale invasione sovietica della Cecoslovacchia (21 agosto 1968), è senza dubbio uno dei personaggi che più è entrato nella coscienza dell’Europa post bellica, colpendo l’immaginario soprattutto dei giovani, in quegli anni impegnati nelle contestazioni globali contro una società che consideravano vecchia e sorpassata. Mentre Jan Palach manifestava per la liberta' dall'Unione Sovietica. Oggi a piazza San Venceslao, luogo del suo martirio, una lapide sempre adorna di fiori lo ricorda, e in tutta Europa ci sono migliaia di strade e piazze dedicate alla sua memoria. A Roma, ad esempio, la “sua” piazza è al Villaggio Olimpico, al Flaminio, e ogni anno molti giovani vanno a deporre una corona di fiori per ricordarne il gesto estremo di protesta per la libertà, gesto a cui seguì nei mesi successivi, quello analogo di altri sei giovani, purtroppo non passati alla storia come lui. Quello che colpì fu la sua maniera di uccidersi, dandosi fuoco pubblicamente come facevano – e fanno – certi monaci orientali. Oggi in Tibet sono centinaia i monaci che si sono bruciati per attirare l’attenzione del mondo sulla repressione comunista cinese, così come ieri i giovani cecoslovacchi intendevano denunciare il comunismo sovietico. Dopo la morte di Jan Palach, si tentò di nasconderne il significato in due modi: da una parte, quella della cosiddetta Europa libera, i giornali indagarono sulla personalità un po’ triste e malinconica di uno studente di filosofia che si intendeva far passare per uno squilibrato. Ma il tentativo fallì. Sul fronte interno, quello dei Paesi prigionieri nell’area Comecon, ossia quelli del Patto di Varsavia, soggetti all’Urss, addirittura la notizia non venne data e in Cecoslovacchia il corpo di Palach fu sepolto sotto falso nome in un angolo del cimitero praghese. Dovranno passare vent’anni, ossia fino al 1989, prima che Jan Palach possa avere una tomba “vera” e ufficiale. Adesso, passata la dittatura, le autorità ceche stanno anche pensando di fare della sua casa un museo: il Parlamento ceco ha di recente approvato lo stanziamento di 240.000 euro per restaurare la casa del padre a Vsetaty, nord di Praga. Si ipotizza anche di ristrutturare la pasticceria del padre, ubicata nello stesso immobile, che gli fu espropriata dal regime comunista negli anni ’50. «L’obbiettivo è conservare la memoria di Palach, cresciuto in questa casa, onorare il suo sacrificio, mostrare l’alto senso morale e il patriottismo di questo giovane e incoraggiare la gente a non essere indifferente dinanzi a ciò che accade nella società», spiega Jan Poukar, fondatore dell’associazione “Nazione Estinta” che si adopera da due anni per il museo nella casa vuota e malridotta dei Palach. Dentro dovrebbe essere sistemata la camera di Palach e allestita in altre stanze una mostra audiovisiva per documentare il clima opprimente dell’epoca. Jan Palach era nato l’11 agosto 1948 – anno dell’arrivo al potere del regime comunista con un colpo di stato – a Vsetaty, dove trascorse l’infanzia e la gioventù, fino a quando, a 19 anni, iniziò gli studi di lettere all’ Università Carlo a Praga. Oggi molti lo ricordano, ma nel 1970 il primo artista a cantarlo fu Francesco Guccini, nella sua “Primavera di Praga”. Il gruppo musicale alternativo La Compagnia dell’Anello gli ha dedicato negli anni Settanta la canzone “Jan Palach” e più recentemente il cantautore milanese Skoll ha scritto sulla Primavera cecoslovacca la bellissima “Le fate di Praga”.
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