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#scatole parlanti
muatyland · 21 hours
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Brillante Massaro: "La scrittura è per me un modo per conciliare il mondo di dentro e quello di fuori" #Intervista
Brillante Massaro è nata a San Nicola La Strada (CE) nel 1953. Docente in pensione, per decenni si è occupata di formazione in ambito metodologico-didattico e ha pubblicato articoli su riviste specializzate di educazione linguistica. Con il Gruppo Editoriale Raffaello sono stati dati alle stampe due testi di narrativa scolastica per ragazzi: Emozioni in gioco (2015) e A che gioco…
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pleaseanotherbook · 7 months
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Indagine sulla felicità di Paolo Giuseppe Alessio
Che cos'è quella cosa che tutti inseguono e che nessuno riesce mai ad afferrare, se non per qualche istante? La sua ricerca può essere un rompicapo, un'ossessione o più semplicemente un divertimento. Ad alcuni riesce del tutto naturale, come fermarsi a comprare il latte dopo il lavoro, per altri è un gioco mai imparato o uno sport per cui si è negati. Morganti, come spesso gli capitava, si sentiva a proprio agio più con la teoria che con la pratica. Sì, perché sebbene avesse osservato decine di persone impegnate in quella ricerca, per quanto lo riguardava non era mai riuscito ad apprendere molto e aveva trovato ancora meno.
Se sono ancora presente in questo spazio di web lo devo anche alle occasioni che arrivano a sorprendermi nel mezzo della mia quotidianità. Anche se il tempo per leggere si è ridotto notevolmente e sono sempre più risucchiata in altro, pure rinunciare completamente alle mie vite di carta mi risulta difficile. Sono qui a tenermi stretti i momenti in cui mi immergo in storie e disegno con la mente le parole che leggo tra le pagine. Ma quando puoi avere l'occasione per incontrare dal vivo gli autori dei libri che leggi allora diventa ancora più speciale l'esperienza di lettura, perché confrontarsi su quello che pensi, su quello che hai carpito, su quello che hai ipotizzato è qualcosa a cui spero di non rinunciare mai. Ed ecco allora che non solo mi sono ritrovata a maggio a seguire di nuovo le orme del metodo di una nostra vecchia conoscenza ma anche quella di una mia cara amica. Amaranth de "Le Belle Recensioni" è di nuovo in giro per Torino a dialogare con Paolo Alessio della sua nuova produzione narrativa "Indagine sulla felicità" seconda avventura dell'Ispettore Morganti con uno spirito nuovo e un'evoluzione che neanche ci potevamo immaginare dopo aver chiuso il volumetto de "La rabbia".
Ho avuto il piacere di assistere a ben tre presentazioni: una il 20 aprile a Binaria in un pomeriggio piovoso e grigio in un clima da prepartenza per me perché poi sarei andata dai miei.
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In un lunedì scappata da lavoro, il 15 maggio, ho raggiunto il magico duo nell'ottica TooB.
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E sono riuscita ad assistere anche a quella a Spazio4 in pieno quartiere San Donato in un assolato pomeriggio di giugno, il 17.
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Questo tour è stato davvero molto interessante perché ogni volta approfondisce aspetti diversi della storia raccontata da Alessio. E forse è questo che rende le vicende di Morganti ancora più affascinanti, questo scoprire delle intenzioni che ogni volta vengono scoperte come in un gioco di carte dal suo autore, che racconta e si racconta entrando in contatto con tanti diversi lettori e prospettive.
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Che cosa succede quando la felicità si trasforma nel movente perfetto per una serie di crimini condotta senza colpo ferire ma seminando il panico con spietata astuzia? L’ispettore Morganti è colto come sempre del tutto alla sprovvista e si trova alle prese con una vicenda di cronaca nera subito battezzata dai giornali come “il caso dei birilli”, per il modo spietato e inappellabile con cui le vittime escono di scena: lanciandosi nel vuoto, come colpite da un’inesorabile palla da bowling, spesso a pochi passi dall’estasi completa. Che cosa spinge i suicidi a compiere un gesto così estremo? Qual è il motore che innesca questa imprevedibile caduta di uomini e donne qualunque? Morganti indaga, con l’aiuto del fidato assistente Giosafatte, e si accorge con qualche imbarazzo di essere sovente più spettatore che protagonista, più agito che agente, sorretto soltanto da un umano e disperato desiderio di ritrovare, nell’immane matassa che avvolge vicende e persone, l’esile bandolo di un senso.
Della trama come sempre non svelerò molto d'altronde sapere il minimo indispensabile rende l'esperienza di lettura più affascinante, i temi trattati infatti forniscono prospettive che mettono in discussione le convinzioni del lettore. La vicenda si apre con un quadro chiaro, nitido, una fotografia di un momento di perfetta felicità: va tutto bene, gli spiriti sono sereni, gli incastri possibili, la realizzazione personale a portata di mano. La città è circondata da quest'aura di perfezione che si colloca perfettamente al centro della scena. Ma ad un certo punto l'equilibrio si spezza, i "birilli" iniziano a cadere e una catastrofe si abbatte tra gli abitanti increduli, non ci vuole molto un pezzo di carta. Morganti, l'ispettore che sembra trovarsi sempre al momento giusto al posto giusto indaga, incalza, si interroga, ma soprattutto è anche lui alla ricerca della felicità. Al contrario di quanto succede per "La rabbia" in questo secondo volume non ci si concentra sull'emozione quanto più alla sua ricerca e in qualche caso alla sua mancanza. E' quindi l'indagine del titolo al centro, in un ripiegarsi sul piano reale delle vicende e quello emozionale del movente. Anche l'appuntato senza grazia che accompagna Morganti diventa catalizzatore della ricerca e improvvisamente spalanca sul lettore il suo mondo interiore che di fatto sfugge alle logiche che fino a quel momento gli sono state attribuite. Rispetto al primo libro vengono introdotti nuovi personaggi che contribuiscono a mettere insieme un insieme eterogeneo di aspirazioni e concretezze che spingono ad analizzare diverse sfaccettature dell'animo umano. Assistiamo curiosi al conflitto con la scrittura e la vastità del primo amore, con il rancore covato per una società che non lascia spazio ai diversi e ai deboli e alle conseguenze di una perdita che si incancrenisce fino a diventare insopportabile. Al centro però c'è anche l'ambientazione, questa città che viene nominata con il suo nome solo una volta, questa Torino che risulta "più prospera e pratica, che felice", la città industriale, la signora elegante, la custode dei crucci e dei drammi. Torino che emerge chiara anche quando viene citata di sfuggita, il labirinto del Quadrilatero che fa da scrigno dei segreti più inconfessabili.
Il particolare da non dimenticare? Una polverina rossa...
Un'indagine che sfugge i confini del delitto e si sublima nei confini delle esperienze dell'umanità che ci rappresenta tutti in una corsa verso la felicità che resta ancorata al dolore che ci consuma quotidianamente. Ogni tassello diventa il pretesto di una ricerca che supera i confini della pagina e arrivare direttamente al lettore.
Buona lettura guys!
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queerographies · 9 months
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[Celestino e io][Daniela Piu]

Un giornalista e un avvocato scalcagnati, che si frequentano da sempre, sono i protagonisti di Celestino e io di Daniela Piu
Un giornalista e un avvocato scalcagnati, che si frequentano da sempre, sono i protagonisti di questo romanzo di costume. Fanno da sfondo gli intrighi e le piccolezze tipiche della provincia italiana, ma la vera storia è l’amicizia tra i due, che rasenta un certo tipo di amore tra maschi mai espresso sinceramente per non doverlo giustificare, in particolare in un contesto come quello di Celestino…
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oubliettemagazine · 1 year
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Attraverso il cristallo di Maria Lidia Petrulli: vedere dentro la propria anima
E poi ci sono incontri che il caso ha deciso per te. E ci sono speranze e amori che nascono, storie che diventano storie e si infrangono sulle falesie come onde dell’oceano. E allora diventano storie tradite, perché non si tradiscono le persone, si tradiscono le storie. Attraverso il cristallo di Maria Lidia Petrulli Maria Lidia Petrulli nel suo Attraverso il cristallo (Scatole parlanti 2023)…
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alemicheli76 · 5 months
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“Armonica” di Omar Sabry, Scatole Parlanti. A cura di Barbara Amarotti
Questo libro ci porta nella Frontiera, ma una Frontiera ormai morta dove chi ha fatto la differenza, gli eroi e pure i banditi, sono ridotti a mere macchiette di ciò che erano un tempo. Ora i cowboy sono stati sostituiti dagli intellettuali e per chi ha vissuto i tempi d’oro del West l’unica via è il ritiro, ma non per Robert Crown: il re dei pistoleri. Crown è un uomo finito, distrutto…
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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Binocoli a gettoni di Antonio Laurino
Storie di vita Binocoli a gettoni di Antonio Laurino edito da Scatole Parlanti è una splendida raccolta di racconti in cui, in un modo o nell’altro, tutti i personaggi fanno i conti con la realtà. Il file rouge che accomuna tutte le esperienze personali dei protagonisti è la consapevolezza.  In queste bellissime storie di vita, l’autore ci svela le contraddizioni dell’animo umano, le difficoltà interpersonali, quelli generazionali, la consapevolezza della morte e tanti altri temi trattati con umanità e dolcezza attraverso un linguaggio semplice, diretto e ricco di pathos. Antonio Laurino è nato nel 1986 a Napoli, dove si è laureato in Scienze della comunicazione, prima di trasferirsi a Bologna e specializzarsi in Semiotica. È docente a contratto di scrittura funzionale all’Università di Bologna e all’Università di San Marino e tutor di digital marketing all’Università “Uninettuno” di Roma. Suoi scritti sono apparsi in antologie, riviste e blog letterari. Abbiamo avuto il piacere di scambiare alcune battute con Antonio Laurino a cui abbiamo fatto qualche domanda non solo su Binocoli a gettoni ma anche sul suo rapporto con la scrittura. Binocoli a gettoni di Antonio Laurino: intervista all’autore  Partiamo dall’inizio, “binocoli a gettoni”. E’ un titolo curioso, perché lo ha scelto? Cosa significa? Quella del titolo è stata una delle scelte più difficili che hanno riguardato il libro. Cercavo qualcosa che desse concretezza a ciò che accomuna i diversi racconti: un momento di consapevolezza, un istante definitivo in cui il personaggio chiave vede le cose per quello che sono. In particolare, volevo che fosse un oggetto, familiare ma non banale, esotico eppure non di nicchia. E dopo tante idee scartate, credo di averlo trovato. Lei nei suoi racconti affronta diverse tematiche, molto attuali, come gli omicidi stradali, l’incomunicabilità generazionale, la solitudine e tanto altro. Argomenti seri, molti dei quali ce li presenta con tanta ironia, fantasia e apparente leggerezza. Che posto ha l’umorismo nella sua scrittura? È di certo uno degli ingredienti di base delle mie storie. E riesce a bilanciare – spero – il gusto amaro di altre componenti altrettanto fondamentali: solitudine, dolore, malinconia, nostalgia. D'altra parte, è anche una via di accesso alle vite di alcuni dei protagonisti dei racconti, e una strada che provo a percorrere quotidianamente nella mia. C’è un racconto di Binocoli a gettoni a cui è affezionato di più? E se sì, perché? Ce ne sono diversi. Innanzitutto, Il rifiuto, che reputo forse il mio racconto più riuscito. Poi Freni e refrain, il primo a essere stato pubblicato (in un'antologia). Dopodiché ci sono Parole, colori e città e Desideri rurali, a cui sono particolarmente legato perché mi hanno permesso di trascorrere dei momenti molto belli con le persone che amo, in occasione delle cerimonie di premiazione dei concorsi letterari a cui li avevo presentati. Lei ha scritto tantissimo, lo fa ormai da anni, probabilmente non riuscirebbe neanche per un attimo ad immaginare il suo futuro senza la scrittura. Ci racconta qualche sua abitudine di scrittura? Non so, decide diligentemente ogni sera di impegnarsi a scrivere una storia, prende la penna solo quando ha l’ispirazione, scrive sempre e di tutto in qualsiasi momento? Da dieci anni la lettura e la scrittura occupano gran parte delle mie giornate, anche se i testi con cui ho a che fare sono di natura accademica e professionale. Da circa la metà, poi, ho iniziato ad affiancare letture e scritture di altro genere, riscoprendo e alimentando la mia naturale predilezione per la narrativa breve. Ho cominciato così ad appuntare spunti e osservazioni in modo sistematico. Dopodiché, ho individuato alcuni periodi dell'anno in cui gli impegni di lavoro si diradano e so di poter riprendere i miei appunti: le idee che a distanza di tempo sento ancora vive e interessanti, le sviluppo. Potrei dire dunque di non avere una routine giornaliera, ma di averne una annuale. Ha mai pensato di scrivere un romanzo? Le piacerebbe l’idea? Onestamente, no. Preferisco le storie brevi e brevissime e ho intenzione di continuare a esplorarne la forma. Penso infatti che la vita, lungi dall'essere un grande romanzo, sia un susseguirsi di episodi minimi, reali e immaginari, tra i quali provare a mettere ordine. Magari proprio attraverso la scrittura. Read the full article
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thebutcher-5 · 3 years
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Oggetti in terapia - Giovanna Fileccia
Oggetti in terapia – Giovanna Fileccia
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare dei lungometraggi animati della Disney e lo abbiamo fatto con il settimo classico, I Tre Caballeros. Un film antologico con protagonista Paperino che aveva lo scopo di far conoscere agli statunitensi un’America Latina inedita, piena di cultura e tradizioni ma anche di modernità. Una pellicola che doveva…
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iannozzigiuseppe · 3 years
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Elena Conforti. Intervista all'Autrice di "Sotto vero nome" (Scatole Parlanti editore) - di Iannozzi Giuseppe
Elena Conforti. Intervista all’Autrice di “Sotto vero nome” (Scatole Parlanti editore) – di Iannozzi Giuseppe
Elena Conforti – Sotto vero nome Intervista all’Autrice di Iannozzi Giuseppe 1. Prima di parlare del tuo lavoro, Elena Conforti, vorrei che mi raccontassi un po’ di te: come sei entrata a contatto con la scrittura? Quali autori, contemporanei e non, ti hanno maggiormente influenzata? Sono entrata in contatto con la scrittura fin da giovane, quando ho lavorato per qualche anno come giornalista.…
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C’è una fine a tutto. Tutto finisce… ed è sempre triste. Ma ogni volta tutto ricomincia di nuovo. E c’è sempre felicità. (Dodicesimo Dottore)
@Philadelphia, 18/09/2027
Mattina presto, fuori ancora albeggia ma Calliope sita all’interno del suo ufficio al PGH. Sono gli ultimi momenti che passerà al suo interno, sono gli ultimi momenti di un’alba che si sta godendo dalla vetrata del suo ufficio. L’ambiente è immerso nel silenzio sebbene lo staff sia già a lavoro. Ha scelto di venire a quell’ora per non dare troppo nell’occhio, per evitare una fila di perché e di ma. Non perché nasconderebbe la cosa, sarebbe impossibile ma solo perché forse sarebbe un po' difficile spiegare, una scelta nuova, così, seppur ben ponderata. Grossi respiri attraversano il suo corpo, gli occhi pesanti e vagamente lucidi si riflettono sopra un cielo che poco alla volta si rischiara. Il cuore le martella forte nel petto, non è ansia ma una malinconica che l’attraversa, un po' come quelle giornate di fine estate che ti lasciano addosso il sapore di salato e un’abbronzatura che va a scomparire poco alla volta. Ha indosso la Thorne Suit, e il suo camice, è vestita come suo solito, in maniera precisa e pulita. Alle sue spalle ci sono due grosse scatole ancora vuote e si muove verso di esse. Piccoli passi, che si perdono nel vuoto, contro le pareti candide. Così comincia, poco alla volta a svuotare cassetto dopo cassetto, fascicoli di lavoro, cartelline, agende, ma anche piccoli oggetti legati a ricordi particolari accumulati negli anni.
Che cos’era stata la Thorne per lei?
La Thorne era stata il primo colloquio con Olivia, le chiacchierate con Amelia davanti ad un buon caffè, le risate con Alba e Spencer in reparto, gli spaventi con Alan, fare le ore piccole con Josephine nei laboratori, a parlare di cose geniali, di frivolezze, della vita. Era arrivare da Elettra con delle babbucce di dubbio gusto, era mangiare i dolci a mezzanotte con Arthur in balia di unicorni, era far arrabbiare Jasper anche se era per il suo bene, era punzecchiarsi con Lucian a proposito di nobiltà inglese, era parlare di biscotti durante un’autopsia con Willow, era vedere il volto familiare di Murphy, era sperare in un futuro migliore con Elizabeth per tutti i superumani, era lavorare fianco a fianco con Allison dividendosi i doppi turni, era vedere Ian, Dylan e Ryam tra le nuove leve e desiderare un futuro radioso per loro.
Era vedere la sua migliore amica crescere e diventare CEO. Era usare Dolores come minaccia verso il suo staff, era seguire i suoi pazienti con amore, facendo del suo meglio. Era fare quarantotto ore in reparto, addormentandosi in ufficio per staccare un po'. Era fare i dispetti. Venire a contatto con libri parlanti, fantasmi, vespe corazzate uccisori di mutanti. Andare nello spazio. Affrontare una Josephine proveniente da un universo parallelo. Era vedere Cavalieri dell’Apocalisse, pioggia di sangue, alieni. Era ricercare, studiare, esplorare. Amare. Odiare, spesso insieme.
La Thorne era stata la sua seconda famiglia e lo era ancora. Anche quando tutti pensavano che fossero mostri, nazisti e chissà che altro. Perché saper vedere, essere dentro, cercare di arrivare in un determinato punto, spesso non è semplice. La Thorne era stata tutta la sua vita, una grande opportunità e a malincuore aveva deciso di metterci un punto, di rallentare, di respirare un po'. In parte per sé, ma anche per Diana, per Jordan.
Aveva sistemato tutto poco alla volta, in perfetto ordine, da brava precisa come è lei. Chiuse le scatole e poi fu anche la volta del suo camice, della Thorne Suit e di tutti gli accessori. Un lungo respiro, poi dopo aver dato un’ultima occhiata lungo tutte le pareti, lungo il panorama e su altri dettagli, dopo un sorriso, prese le scatole e si allontanò chiudendo la porta alle sue spalle per lasciare l’ufficio vuoto e perfettamente in ordine.
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muatyland · 2 days
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Recensione "La classe di Bruna" di Daniela Longo
Bruna Baroncelli, stimata docente di un liceo di Catania, scompare all’improvviso. Beatrice Bannò, zelante commissario di polizia, indaga sulla sua misteriosa scomparsa. L’apripista per le indagini è un diario che Bea ritrova sul comodino della professoressa. In esso Bruna racconta, con un velo di ironia e sarcasmo, gli alti e bassi del suo mestiere, la passione e la devozione per l’insegnamento,…
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pleaseanotherbook · 2 years
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La rabbia di Paolo Giuseppe Alessio: uno scambio di opinioni
C'è una rabbia che ti porti dentro e della quale nessuno si accorge. Non se ne accorgono i tuoi amici, i tuoi genitori, tua moglie, il tuo vicino di casa. Non se ne accorgono nemmeno i tuoi nemici, caso mai ne avessi. Se ne accorge solo il tuo cane, se ce l'hai, perché gli animali hanno un istinto capace di sondare il profondo, come insegna la vicenda di Ulisse e del suo fidato Argo. Una rabbia che covi dentro per anni e che pian piano riconduce tutto a sé. A volte si accende all'improvviso, come per gli idrofobi, e non ti riconosci più.
Lo scorso febbraio è arrivato nelle file di libri che ogni giorno si accavallano negli store online e nelle librerie un romanzo breve intitolato La rabbia di Paolo Giuseppe Alessio pubblicato da Scatole Parlanti. Come ha raccontato lo stesso Alessio, complice qualche dita di Barbera questa storia è stata inviata all’editore con poche aspettative ma è giunta a noi anche grazie alla proposta di organizzare incontri e presentazioni per parlarne. E forse è un po’ questa la magia degli incontri in librerie e non con gli stessi autori, la possibilità di sfuggire ai confini delle pagine stampate e ritrovare in nuove vesti e con altri colori la stessa storia. Ho avuto la possibilità di assistere a ben due incontri il primo il 10 marzo alla libreria Binaria e il secondo ieri 27 marzo al Bar Pietro entrambi straordinariamente condotti da Amaranth del blog La Bella e il Cavaliere. Ieri Alessio ha ricordato come per Socrate “la scrittura sia uno straordinario atto di coraggio” e allora forse anche buttare giù queste righe lo è da parte mia.
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Della trama diremo lo stretto indispensabile d’altronde come raccontava Am se diciamo di più delle 66 pagine vi diciamo tutto.
“In una Torino notturna e cupa, l’ispettore Morganti si trova suo malgrado alle prese con una serie misteriosa e alquanto surreale di delitti efferati, imprevedibili, ma sicuramente commessi con la stessa incontrollabile rabbia. E mentre pensa a un modo per avvicinarsi alla soluzione del caso, aiutato da un sigaro spento e dall’ammirevole talento enigmistico di sua figlia Irene, l’istinto dell’omicida spiazza ogni sua previsione.”
Ma non è tanto appunto dei fatti che volevo parlare, ma delle suggestioni che dalle pagine stesse emergono. In un tentativo di ricostruire a posteriori le intenzioni dietro le frasi finite nella versione finale della storia, Alessio infatti in entrambe le presentazioni ha dato delle sue parole una immagine più grande e limpida. Da un lato c’è l’emozione che dà il titolo alla storia. La rabbia. Rabbia sentimento e rabbia malattia, che si insinua nei meandri della mente e della vita quotidiana e stravolge ogni equilibrio. L’omicida che si nasconde tra le pagine del libro si rivolta e in un raptus agisce senza controllo. Alessio ha raccontato che l’idea per il racconto gli è arrivata durante la pandemia quando il mondo intorno a noi sembrava preso da un senso spietato di impotenza e rabbia, per la situazione, per le decisioni incomprensibili, per l’impossibilità di fare nulla. Bloccati e accecati dagli stessi pensieri non c’è razionalità, solo istinto. La rabbia arriva un po’ come “La peste” di Albert Camus che Alessio ha riletto in pandemia e cita sempre, Camus infatti è una delle sue certezze letterarie.
Ma non c’è solo questo, dall’altra parte della barricata c’è chiaro e regolare lo sviluppo dell’indagine poliziesca, la trama gialla, che forse non traspare dalla copertina del romanzo, se non nel colore del titolo, che rispetta i canoni del genere e ne segna l’evoluzione. Ma l’ispettore Morganti che indaga non è solo la giustizia, è la rappresentazione di un percorso che si snoda tra citazioni letterarie, notti seduto in cucina a sorseggiare vino, la contrapposizione con le donne che lo accompagnano nella sua vita e le intuizioni che lo colgono. Se i protagonisti e i personaggi maschili sembrano sempre avvolti dal mantello della frustrazione per le donne, la moglie e la figlia di Morganti, sembra quasi esserci solo la dimensione della negazione: per la moglie l’assenza, lo scoppio d’ira, l’irraggiungibilità, per la figlia la scarsa considerazione lo stagnare in una stasi che diventa preludio dello scoppio.
I personaggi si muovono però per le strade di Torino, di cui il lettore può riconoscere luoghi reali e tangibili. Torino non è mai marginale, infatti Morganti che, come Alessio, ama passeggiare per schiarirsi le idee, è a tutti gli effetti una presenza che si percepisce con forza.
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(un momento della presentazione di domenica 27 marzo)
La parlantina di Alessio ricalca in pieno il suo stile lineare e pieno di rimandi che va dritto al punto senza perdersi e racchiudendo nel suo modo di raccontare molte sfumature della comunità e delle solitudini infinite che si rivoltano nei sogni infranti, nelle esistenze comuni e nelle fragilità umane che lasciano il lettore a chiedersi che cosa resta davvero. Cosa fa la differenza tra gli scoppi di rabbia e la leggerezza di esistenze piene e significative. Cosa ci spinge davvero avanti.
Le storie offrono sempre il pretesto per incastrare altre storie, altre pagine che possono mettere insieme altri ricordi. La magia delle presentazioni allora è anche questa ascoltare le domande curiose di altri lettori, le domande che restano incastrate in fondo alla gola, e la meraviglia di ascoltare una tua amica guidare un pubblico a scoprire un volumetto apparentemente innocuo che invece nasconde al suo interno tante ispirazioni diverse.
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queerographies · 1 year
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[Il seme della speranza][Emiliano Reali]
Tra incantesimi e invocazioni, pozzi di petrolio e violenza, si dipanerà il contrasto che ogni giorno l'uomo vive nel proprio essere
L’immortale Spirya è la Divina progenitrice dell’universo e regna nel Mondo degli Spiriti e delle Divinità, dove nessun male avvelena gli animi dei sudditi, circondati dall’armonia e dalla pace. Tuttavia, c’è un’emergenza a cui deve far fronte: sul Pianeta Terra la situazione è decisamente all’opposto e occorre un’azione risolutiva per scongiurare il peggio. Eres, uno spirito del sottobosco, avrà…
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lifefactorymagazine · 3 years
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“QUALCOSA CAMBIERA'” IL PRIMO ROMANZO DI ENRICO PETILLO (IN ARTE ENDI)
“QUALCOSA CAMBIERA’” IL PRIMO ROMANZO DI ENRICO PETILLO (IN ARTE ENDI)
Si intitola “Qualcosa cambierà” il romanzo (edito da Scatole Parlanti) che segna il debutto come scrittore del rapper Enrico Petillo, in arte Endi. Il libro (disponibile in tutte le librerie, sia fisiche che digitali) è tratto da una storia vera e parla di musica, ma anche di malattia e della forza necessaria per affrontarla. «Questo romanzo è il mio primo lavoro di fiction. E’ stato scritto in…
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alemicheli76 · 6 months
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“Attraverso il cristallo” di Maria Lidia Petrulli, Scatole Parlanti Edizioni. A cura di Patrizia Baglioni
L’attività nel blog mi ha insegnato tanto. Ormai voi che ci seguite penserete che di libri e di storie abbiamo fatto abitudine, che ormai abbiamo una conoscenza chiara delle case editrici e degli autori, e invece no. La cosa bella del blog è che capitano continuamente sorprese, aldilà di tutte le nostre aspettative. “Attraverso il cristallo” ha smosso ad ogni pagina i presupposti da cui ero…
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aven90 · 3 years
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Condivisione: Mozzafiato
Buonsalve, gente! Torna la rubrica che appassiona milioni di followers, dall’Antartide a Piana degli Albanesi! Ebbene oggi è il turno di Alina Cebotari, autrice del libro “Mozzafiato”, che ha già ricevuto alcune recensioni positive ed è edito da Scatole Parlanti. Quando l’ho conosciuta mi ha subito colpito la trama, ecco perché adesso ci ritroviamo qui a parlarne! Dovevo o no condividere con voi…
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redvalentinesblog · 4 years
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SEGNALAZIONE: Mozzafiato di Alina Cebetori
Buongiorno Lettori,
oggi con molto piacere segnaliamo l’uscita del primo romanzo della scrittrice Alina Cebotari. Siamo sempre molto contente di far conoscere nuove autori\autrici e ringraziamo Alina per averci scelto.
Qui sotto la scheda del libro, un piccolo estratto e i suoi riferimenti social.
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Titolo: Mozzafiato Autore: Alina Cebotari Casa Editrice: Scatole Parlanti Collana: Voci Genere: young –…
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