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reginadeinisseni · 6 months
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LA GRANDE GUERRA (1959) - Trailer | Filmauro
LA GRANDE GUERRA - 15- 18
AGE E SCARPELLI - SCENEGGIATORI
Figlio di Poseidone e di Libia e fratello di Belo[2][3], sposò Telefassa[2] (che Igino chiama Argiope[4]) che lo rese padre di Cadmo, Cilice, Fenice ed una sola figlia, Europa[2]. Tra i figli, Pausania aggiunge Taso[5].
Mitologia Sua figlia Europa era bellissima, Zeus volle possederla e per questo si celò sotto le sembianze di un toro e la rapì.
Agenore inviò i suoi figli nella sua ricerca[2][5] dicendogli di non tornare senza di lei. Nel corso delle loro peregrinazioni, questi figli fondarono città ovunque e così Fenice divenne il capostipite dei fenici, Cilice quello dei cilici, Cadmo si stabilì in Beozia costruendo Cadmea, la rocca di Tebe. Nessuno di loro però trovò Europa[2].
La stirpe
La grande guerra è una commedia drammatica del 1959 diretta da Mario Monicelli, prodotta da Dino De Laurentiis e interpretata da Alberto Sordi e Vittorio Gassman.
Mario Monicelli, Age & Scarpelli, Luciano Vincenzoni Produttore Dino De Laurentiis Fotografia Leonida Barboni, Roberto Gerardi, Giuseppe Rotunno, Giuseppe Serrandi Montaggio Adriana Novelli Effetti speciali Gatti, Serse Urbisaglia Musiche Nino Rota Scenografia Mario Garbuglia Costumi Danilo Donati Trucco Romolo De Martino, Rino Carboni Interpreti e personaggi Alberto Sordi: Oreste Jacovacci Vittorio Gassman: Giovanni Busacca Silvana Mangano: Costantina Romolo Valli: tenente Gallina Folco Lulli: Giuseppe Bordin Bernard Blier: capitano Castelli Vittorio Sanipoli: maggiore Segre Nicola Arigliano: Giardino Geronimo Meynier: portaordini Mario Valdemarin: sottotenente Loquenzi Elsa Vazzoler: moglie di Bordin Tiberio Murgia: Rosario Nicotra Livio Lorenzon: sergente Battiferri Ferruccio Amendola: De Concini Gianni Baghino: un soldato Carlo D'Angelo: capitano Ferri Achille Compagnoni: cappellano Luigi Fainelli: Giacomazzi Marcello Giorda: il generale Tiberio Mitri: Mandich Gérard Herter: capitano austriaco Guido Celano: maggiore italiano Leandro Punturi: bambino Mario Feliciani Mario Mazza Mario Colli Mario Frera Gian Luigi Polidoro: attendente del capitano austriaco Edda Ferronao Doppiatori originali Nino Dal Fabbro: capitano Castelli Mario Colli: cappellano Turi Ferro: Rosario Nicotra Riccardo Cucciolla: Giardino Gastone Moschin: sergente Battiferri
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eccellenze-italiane · 5 years
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Rocca Silvana, 
foto di opaxir su Flickr
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jackdavenportaddict · 2 years
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fonteavignone · 5 years
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I LUPI!
Da qualche tempo su Facebook si trovano, complice la neve che è caduta abbondante su tutto il paese, video di lupi che girano sui monti e con i loro ululati chiamano altri lupi e insieme fanno un bel concerto. I lupi nell’immaginario collettivo suscitano paura ma anche affascinano. Sono tante le storie che circolano su di loro, alcune vere e altre inventate.
Catturare un lupo, ai miei tempi, era un vanto. Chi ci riusciva, girava per i paesi vicini mostrando con orgoglio la preda, seguito da tutti gli abitanti e ricevendo regali e applausi. Vi erano delle persone che lo facevano per mestiere: erano i cosiddetti lupari. L’uccisione di un lupo veniva pagata ventimila lire e, considerando la miseria di allora, era una bella cifra. Chi di voi, non più giovane, ricorda il film ‘Uomini e lupi’ girato nel 1957 nel nostro Abruzzo, interpretato da una giovanissima Silvana Mangano e Yves Montand? Il capo luparo, per ricevere la ricompensa di sessantamila lire, messa a disposizione da chi aveva bandito la caccia finì per essere ucciso dal lupo che voleva catturare da solo. Un consiglio ai giovani di oggi: guardate il film e scoprirete così com’era la vita della nostra gente. Da piccola mi piaceva seguire i grandi quando nelle lunghe sere d’inverno si riunivano dentro qualche stalla discutendo i fatti del momento. Malgrado il cattivo odore, vi assicuro che era bello stare insieme così. Un giorno arrivò alla Fonte un uomo che, non potendo proseguire il viaggio perché la neve aveva bloccato le strade, chiese ospitalità per qualche giorno.
L’ospite era sacro e fu dunque accolto. Quella sera la sala riunioni era la stalla di zio Giovanni ‘Scuppetta’; il forestiero disse di essere un luparo, vantandosi di ciò. Aggiunse poi che, se volevamo una dimostrazione, lui era pronto a fornirla. Poi imitando l’ululato dei lupi, li faceva accorrere e così riusciva a catturarli. I nostri accettarono e il giorno seguente si recarono negli orti, sotto la casa di ‘Fiore’ e lo spettacolo cominciò. Il richiamo ebbe inizio e la risposta non si fece attendere: ne accorsero più di quelli che lui sperava, spinti dalla fame. Il poveretto, impaurito, si arrampicò su un albero e forse iniziò a pregare… ma i lupi, che non conoscevano le preghiere, cercarono di gettare giù l’albero. La salvezza per lui arrivò dai nostri che avevano portato con loro i fucili e misero in fuga i lupi. Il luparo si ammalò e giurò di cambiare mestiere… l’ospitalità durò fino alla sua guarigione.
Ricordo una volta quando in lontananza si sentì il loro richiamo. In un baleno gli uomini della Fonte uscirono di casa per fare la guardia alle stalle perché spesso i lupi avevano fatto strage di pecore. I lupi infatti non si limitavano ad uccidere un solo capo ma tutti quelli che potevano, per poi tornare in seguito a riprenderli.
Un’altra volta mio fratello Francesco e il cugino Peppino, tornando a piedi dalla Rocca, incontrarono un branco. La paura fu tanta che Francesco per tante notti si svegliò urlando: “’ncule Peppì, so’ sette, scappiamo!”.
Un’altra volta ancora, il nonno di Stefano Chiacchiarella, tornando da Tussillo, dove si era recato in visita ai parenti, trovò un cucciolo di lupo. Contento lo raccolse e lo mise nel tascapane, pensando ai complimenti che avrebbe ricevuto una volta arrivato in paese. Giunto ‘agliu Collepiane’ si accorse di essere seguito da un lupo: forse era la mamma che cercava di riprendersi il suo piccolo. Impaurito, lo liberò e arrivò a casa più morto che vivo dalla paura: ebbe un febbrone che durò giorni! Zia Aurora ci raccontava questo episodio quando veniva in casa, chiamata a togliere qualche malocchio. Noi ascoltavamo con la speranza di carpirle la formula magica, senza mai riuscirci.
I lupi fecero un bel regalo a noi Fontanari nell’agosto del ’56. Il nostro pastore Secondino era solito tornare a casa per il pranzo, lasciando il gregge all’ombra sul monte Paco, di fronte alla Fonte, così da poter controllare. Quel giorno nessuno vide nulla, ma i lupi sì e pranzarono anche loro, ammucchiando come al solito le pecore che avevano sgozzato. Non vi dico le urla del povero Secondino quando tornò su e trovò quel macello urlava: “Povero me, accorrete! Gli lupi hanno ucciso le pecore!”
In un baleno la Fonte intera arrivò sul posto con la speranza di trovare qualche pecora viva. Aurora aveva una pecora con le corna mozze alla quale era molto affezionata. Quando la trovò morta iniziò a urlare: “Povera Cornacchiella me’, solo la testa t’è rimasta!”
Nel frattempo, qualcuno pensò di avvisare i carabinieri i quali, arrivati sul luogo del misfatto, chiesero ai presenti dove fossero i lupi. Matteo di zia Gaetanina gli rispose: “Sotto quell’albero a giocare a tressette!!”.
In compenso per giorni e giorni mangiammo carne e, come tutte le cose brutte, ci scappò qualche risata.
Maria Antonietta D’Ascenzo
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piergiorgiopulixi · 5 years
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Cosa non si fa per amore... Nemmeno i ritardi biblici vi hanno fatto desistere. Montichiari ha risposto così, e io non ho parole per ringraziarvi. Grazie di cuore a @PaolaBosio della Libreria @libreriamirtillo Montichiari, a Silvana Battaglioli ed Elena Mangano per aver agevolato il mio arrivo e per il dono della vostra amicizia, e grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questa serata indimenticabile. Le cose che si fanno per amore... Io... Voi... A presto, Montichiari. Photo by: @LorenaBellini che ringrazio di cuore. #Lisoladelleanime #NeroRizzoli #rizzoli #piergiorgiopulixi #readers #readerlife #reading #libribelli #books #libri #biblioteraphy #book #lettura #bookblogger #pulixi #boy #man #hands #mani #friends #friendship #libreria #montichiari #travelgram #travelphotography #travelling (presso Rocca di Lonato) https://www.instagram.com/p/BzZ3-Lboxdd/?igshid=35tsjv3vnf47
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blogexperiences · 4 years
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Cento (FE): Emozione barocca - Il Guercino a Cento
Cento (FE): Emozione barocca – Il Guercino a Cento
CENTO (FE) PINACOTECA SAN LORENZO E ALLA ROCCA DAL 9 NOVEMBRE 2019 AL 15 FEBBRAIO 2020 EMOZIONE BAROCCA – IL GUERCINO A CENTO Catalogo Silvana Editoriale Sito internet www.guercinoacento.it
Nella città che gli ha dato i natali e che mai ha smesso di amare, l’esposizione presenta 79 opere di cui 72 dell’artista seicentesco, appartenenti in gran parte al patrimonio culturale cittadino, in…
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untitled42566 · 4 years
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Alla Rocca Roveresca di Senigallia inaugurata la mostra Arte e Suono con opere interattive e sonore
SENIGALLIA – E’ stata inaugurata, nelle grandiose sale della Rocca Roveresca di Senigallia, la mostra ARTE E SUONO opere interattive e sonore dall’elettronica alla robotica, a cura di Monica Bonollo e Simona Zava. L’esposizione, che propone opere di esemplare importanza di Peter Vogel, Ale Guzzetti e Fausto Balbo, è stata promossa dal Comune di Senigallia, in collaborazione con il Polo Museale delle Marche, il Museo Comunale d’Arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia di Senigallia, Valmore Studio d’Arte e l’Associazione Carlo Emanuele Bugatti Amici del Musinf.
Il vernissage ha visto la presenza di molte autorità, di numerosi visitatori, di personalità legate al mondo delle arti visive e degli artisti in mostra Ale Guzzetti e Fausto Balbo. La presentazione ha avuto inizio con i saluti istituzionali dell’Assessore alla Cultura del Comune di Senigallia Simonetta Bucari e del nuovo Direttore della Rocca Roveresca di Senigallia, l’Architetto Lian Pellicanò, entrambe dichiaratesi entusiaste del progetto.
Dopo i saluti della Senatrice Silvana Amati, Presidente dell’Associazione Carlo Emanuele Bugatti Amici del Musinf, Monica Bonollo e Simona Zava hanno introdotto il progetto espositivo, che offre un percorso innovativo e molto particolare, attraverso opere sonore e interattive dagli anni ’70 ad oggi.
Subito dopo il taglio del nastro e l’apertura della mostra, il pubblico ha avuto modo di approcciarsi alle opere in esposizione sperimentando, con movimenti di luci e ombre, l’interattività dei lavori di Vogel, il fascino dei robot di Guzzetti e le suggestioni musicali delle sculture sonore di Fausto Balbo. La mostra ARTE E SUONO opere interattive dall’elettronica alla robotica sarà visitabile alla Roveresca di Senigallia fino al 7 gennaio 2020.
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Titolo mostra: ARTE E SUONO, opere interattive e sonore dall’elettronica alla robotica
Autori: Peter Vogel, Ale Guzzetti, Fausto Balbo
A cura di: Monica Bonollo e Simona Zava
Luogo: Rocca Roveresca – Piazza del Duca, 2 60019 Senigallia (AN)
Orari di apertura: da lunedì a domenica ore 8.30-19.30
Biglietto d’ingresso: intero euro 5.00; ridotto 18-25 anni euro 2.00; gratuito 0-18 anni (e secondo normativa vigente)
Informazioni: tel. 071 632 58 – http://www.roccasenigallia.it; [email protected]
  Alla Rocca Roveresca di Senigallia inaugurata la mostra Arte e Suono con opere interattive e sonore Alla Rocca Roveresca di Senigallia inaugurata la mostra Arte e Suono con opere interattive e sonore…
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personal-reporter · 5 years
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CAROSELLO. Pubblicità e Televisione 1957 – 1977. In Mostra alla Fondazione Magnani-Rocca
Alla Fondazione Magnani-Rocca si apre un nuovo capitolo nell’indagine della storia della Pubblicità in Italia. La #mostra “Carosello. Pubblicità e Televisione 1957-1977” – allestita alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione a Mamiano di Traversetolo presso #parma dal 7 settembre all’8 dicembre 2019, a cura di Dario Cimorelli e Stefano Roffi – segue infatti dopo due anni la prima esposizione dedicata alla storia della pubblicità dal 1890 al 1957. Fu l’occasione per ripercorrere la nascita e l’evoluzione della comunicazione pubblicitaria e in particolare del manifesto, permettendo al visitatore di comprenderne la genesi, dai primi schizzi ai bozzetti, fino al manifesto stampato. Se in quella prima tappa della storia della pubblicità fu possibile ammirare le creazioni di cartellonisti come Leonetto Cappiello, Sepo, Marcello Dudovich o Plinio Codognato. Questa nuova occasione espositiva permette di continuare a seguire l’evoluzione della storia della #grafica pubblicitaria e del manifesto con grandi designer come Armando Testa, Erberto Carboni, Raymond Savignac, Giancarlo Iliprandi, Pino Tovaglia, affiancandola a un nuovo media – la televisione – che con Carosello mosse i primi passi nel mondo della pubblicità. Il visitatore quindi troverà tantissimi, celebri manifesti di quel periodo, affiancati ai bozzetti e agli schizzi, e insieme avrà la possibilità, grazie a una serie di schermi distribuiti nelle sale espositive, di ripercorre l’unicità e l’innovazione degli inserti pubblicitari di Carosello, vincolati al tempo a rigide regole di novità e lunghezza. Si scoprirà così l’universo dei personaggi animati che sono nati con la televisione, come La Linea di Osvaldo Cavandoli, Re Artù di Marco Biassoni, Calimero di Pagot o Angelino di Paul Campani, fino alla moltitudine di personaggi nati dalla matita di Gino Gavioli. Bozzetti, schizzi, rodovetri, storyboard sono gli elementi a complemento della serie di cartoni animati presentati in #mostra. A cui si aggiungono gli inserti pubblicitari in cui sono protagonisti i più importanti cantanti dell’epoca da Mina (Barilla) a Frank Sinatra, da Patty Pravo a Ornella Vanoni e Gianni Morandi o grandi attori come Totò, Alberto Sordi, Virna Lisi, Vittorio Gassman e grandi registi come Luciano Emmer, Mauro Bolognini, Ettore Scola, i fratelli Taviani, oltre a personaggi tv popolarissimi come Mike Bongiorno, Pippo Baudo, Raffella Carrà, Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. La cultura di massa – Una selezione dei più importanti oggetti promozionali dell’epoca come l’ippopotamo Pippo, o i gonfiabili di Camillo il Coccodrillo, della Mucca Carolina, di Susanna tutta Panna completano la presentazione della pubblicità dei primi trenta anni della seconda metà del Novecento. Carosello, infatti, ebbe successo anche perché creò e impose i suoi caratteristici personaggi. Umberto Eco all’epoca sosteneva, nel saggio Ciò che non sappiamo della pubblicità televisiva, che si trattava di personaggi ambigui ed esili, di personaggi cioè che, a differenza degli eroi e dei personaggi mitologici tradizionali, non erano «portatori di un’idea» e avevano perso «la nozione di ciò che dovevano simboleggiare». Eppure, forse proprio grazie a questa loro apparente debolezza comunicativa, tali personaggi hanno saputo integrarsi efficacemente con la cultura di massa della società italiana. Hanno saputo cioè diventare vere e proprie “icone”, esseri senza profondità, spesso, come ha sottolineato lo stesso Eco, anche indipendentemente dai prodotti da cui erano nati. La fiabesca rivoluzione dei consumi – La pubblicità di quel periodo – dal 1957 al 1977, non solo televisiva – introdusse una vera e propria rivoluzione nel patrimonio culturale e visivo di tutti. Carosello era trasmesso in bianco e nero, ma per gli italiani era ricco di colori. Aveva infatti i colori del consumo, i colori di un nuovo mondo di beni luccicanti che si presentavano per la prima volta sulla scena sociale: lavatrici, frigoriferi, automobili, alimenti in scatola, etc. Carosello non era semplicemente pubblicità, ma un paesaggio fiabesco dove regnavano la felicità e il benessere, un paesaggio estremamente affascinante per una popolazione come quella italiana che proveniva da un lungo periodo di disagi e povertà. Un paesaggio onirico che esercitava un effetto particolare nei piccoli paesi, nelle campagne e nelle regioni più arretrate, dove rendeva legittimo l’abbandono di quell’etica della rinuncia che apparteneva alla vecchia cultura contadina, in favore dell’opulenza della città e dei suoi beni di consumo. Carosello, dunque, ha insegnato a vivere la modernità del mondo dell’industria, ha insegnato cioè che esistevano dei nuovi beni senza i quali non ci si poteva sentire parte a pieno diritto del nuovo modello sociale urbano, industriale e moderno. E ha insegnato anche come tali beni andavano impiegati e collocati all’interno del modo di vita di ciascuno. Seppure vincolato dalle rigide norme imposte dalla Rai puritana dell’epoca, ha comunque potuto mostrare le gratificazioni e le diverse fonti di piacere che erano contenute nei nuovi beni di consumo. Forse non è un caso che a Carosello lavorassero insieme i migliori creativi e le migliori intelligenze del teatro e del cinema italiano dell’epoca. Le collaborazioni – L’esposizione, fra gli altri contributi, si avvale della collaborazione col prestito di un importante numero di bozzetti originali e manifesti di Carboni, Iliprandi, Testa, Tovaglia del Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) dell’Università di #parma, e di manifesti d’epoca del Museo nazionale Collezione Salce di Treviso e della Collezione Alessandro Bellenda – Galleria L’IMAGE, Alassio (SV), della Fondazione Luigi Micheletti di Brescia, di archivi aziendali e di importanti collezioni private. Per tutta la parte filmica si avvale del contributo dell’Archivio Generale Audiovisivo della Pubblicità Italiana e del personale apporto del suo Fondatore e Direttore, lo storico della pubblicità Emmanuel Grossi. L’Archivio Storico Barilla, da ora disponibile online sul sito www.archiviostoricobarilla.com con oltre 35.000 documenti consultabili, ha messo a disposizione alcuni spettacolari caroselli con Mina (1967) con gli abiti disegnati da Piero Gherardi, costumista di Fellini, rari “rodovetri” utilizzati per le animazioni dei caroselli con Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, per il Gran Pavesi disegnati da Marco Biassoni e alcune storie di Topo Gigio, testimonial per i Pavesini fra il 1963 e il 1975. La #mostra e il catalogo – La #mostra – a cura di Dario Cimorelli, cultore di storia della pubblicità, e Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione, come il precedente capitolo dedicato alla pubblicità del periodo 1890-1957 – è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, dove, oltre ai saggi dei curatori e alla riproduzione di tutte le opere esposte, vengono ripubblicati testi fondamentali di Omar Calabrese su Carosello e su Armando Testa, a cui vengono affiancati nuovi testi di Emmanuel Grossi su cinema, musica e animazione in rapporto a Carosello, Roberto Lacarbonara sull’attività di Pino Pascali in ambito pubblicitario, Stefano Bulgarelli sulla Scuola modenese di Carosello. CAROSELLO. Pubblicità e Televisione 1957-1977 Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma). Dal 7 settembre all’8 dicembre 2019. Aperto anche tutti i festivi. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 1° novembre e 8 dicembre. Lunedì chiuso. Ingresso: € 12,00 valido anche per le raccolte permanenti – € 10,00 per gruppi di almeno venti persone – € 5,00 per le scuole. Informazioni e prenotazioni gruppi: tel. 0521 848327 / 848148 [email protected] www.magnanirocca.it Il sabato ore 16.00 e la domenica e festivi ore 11.30, 15.30, 16.30, visita alla #mostra con guida specializzata; è possibile prenotare via mail a [email protected] , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 17,00 (ingresso e guida). Presentando il biglietto d’ingresso della Fondazione è possibile visitare lo Csac a prezzo scontato www.csacparma.it. Mostra e Catalogo (Silvana Editoriale) a cura di Dario Cimorelli e Stefano Roffi, saggi in catalogo di Omar Calabrese, Stefano Bulgarelli, Dario Cimorelli, Emmanuel Grossi, Roberto Lacarbonara, Stefano Roffi. Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Stefania Bertelli [email protected] tel. 049 663499 La #mostra è realizzata grazie al contributo di: FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA. Media partner: Gazzetta di #parma. Con la collaborazione di: AXA XL Art & Lifestyle, parte di AXA XL, divisione di AXA, e di Aon Angeli Cornici, Cavazzoni Associati, Fattorie Canossa, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico. www.magnanirocca.it Read the full article
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archaicwonder · 11 years
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Rocca Silvana
In the middle ages Rocca Silvana (11th century) was the most powerful fortification in the area of Mount Amiata. It was the richest castle belonging to the most important feudal family of the time, the Aldobrandeschis. Much of their wealth was due to the mining of cinnabar and mercury nearby.
The ruins are located in Castell'Azzara, Grosseto, Tuscany, Italy.
by opaxir
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