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#riprendere la propria vita in mano
thegretchenimages · 8 months
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Qualcosa di meraviglioso
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kon-igi · 23 days
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IL RAGAZZO E LA MONTAGNA
C'era una volta un giovane esploratore, la cui più grande passione era addentrarsi in tundre, scendere in ghiacciai e percorrere deserti alla ricerca della Gemma Preziosa.
Ogni luogo della terra aveva una propria Gemma Preziosa - scintillante, tenebrosa, rubescente o lattiginosa - e lui aveva viaggiato già mezzo mondo ed esplorato mille lande impervie per trovarle e collezionarle tutte.
Nella sua casa aveva una stanza intera piene di tali meraviglie, tutte racchiuse in teche di cristallo, ma il giovane esploratore non amava tornare nella propria casa, se non per riporvi i suoi tesori.
Intendiamoci, adorava la propria casa e la propria città, voleva bene ai suoi genitori e stava bene con i suoi tanti amici, ma il suo animo inquieto lo portava puntualmente a guardare le nuvole fuori dalla finestra, desiderando di poterle cavalcare e andarsene via col vento.
Un giorno sentì parlare dell'Ultima Montagna e di come al suo interno fosse la celata la pietra più preziosa di tutte: il Cuore di Gea.
L'Ultima Montagna si trovava nel paese di Finisterrae e il suo vecchio mappamondo non aveva ancora finito di girare che lui si era già messo in cammino.
Non fu un viaggio facile, né per le gambe né per il cuore, perché dovette salutare molte persone - Finisterrae era lontana - e parte del suo percorso lo dovette fare a piedi, passo dopo passo, senza mai più incontrare anima viva (tranne i ragni, che gli tennero compagnia nelle lunghe notti insonni ma che però non erano gran conversatori).
Quando arrivò all'Ultima Montagna rimase con la bocca spalancata per qualche minuto (i ragni controllarono preoccupati se ci fossero delle carie ma uscirono soddisfatti): un'enorme montagna scintillante di materiale translucido giallo paglierino svettava fino a quasi bucare la volta del cielo.
Ma il suo stupore si tramutò ben presto in preoccupazione quando, a un esame più attento, il giovane esploratore si rese conto che la montagna era in realtà un enorme conglomerato di Crisoberillo come non se n'erano mai visti in alcun libro di geologia.
Molto bene - pensò con stanca autoironia, guardando il suo piccone - sulla Scala delle Durezza di Mohs il crisoberillo ha un punteggio di 8,5 ma volendo considerare il bicchiere mezzo pieno mi è andata anche bene... la montagna poteva essere fatta di Rubino o di Zaffiro!
E cominciò a scavare una galleria per raggiungere il Cuore di Gea.
Man mano che avanzava a fatica all'interno della montagna, egli si rese conto di una cosa molto strana: per ogni colpo di piccone e di scaglia di crisoberillio che cadeva a terra lui sentiva di perdere qualcosa.
Ma cosa? - si chiese.
Non lo so - si rispose.
E allora pensò di riempire quei vuoti nel cuore immaginando il momento in cui avrebbe finalmente scalzato dalla roccia il Cuore di Gea... la gioia di sentirlo pulsare tra le proprie mani, gli occhi socchiusi per schermarsi dal bagliore di mille soli di puro cristallo, lo stupore delle persone al suo ritorno, la teca gigante già pronta al centro della sua collezione.
Quello di cui in un primo momento il Giovane Esploratore non si rese conto è che ogni picconata stava sottraendo un minuto alla sua vita e le picconate erano tante e il tempo scorreva avanti in una sola direzione, dritto come la galleria che sventrava la montagna.
Le mani che impugnavano il piccone invecchiavano, come invecchiavano le domande che lui si faceva...
Perché? Da dove? Verso cosa?
Quando le domande diventano opprimenti, i colpi del piccone rallentavano, salvo poi riprendere forza al pensiero della gemma che ogni giorno si avvicinava.
E poi, dopo mille eternità l'ultima picconata, la parete che crolla ed ecco il Cuore di Gea, sospeso nel buio luminescente di un antro nel ventre della colossale montagna.
Ma il Giovane Esploratore non poteva più definirsi tale.
Non stava più esplorando nulla e di certo non era più giovane.
Con passo incerto e polverose mani tremanti si avvicinò al Cuore di Gea e fece per prenderlo.
Ma si fermò.
Verso cosa? E perché?
E poi la domanda giusta.
Da dove?
Da dove vengo? Cosa ho lasciato? Chi ho lasciato?
E voltandosi vide che la lunga galleria che portava all'esterno era disseminata di corpi, congelati nell'atto di colpire la roccia.
Erano tutti lui, metro dopo metro sempre più vecchio, bloccati nell'attimo in cui aveva deciso di cancellare un ricordo per fare spazio al pensiero della Gemma Più Preziosa.
Sono morto? - si chiese.
Sì, ogni volta - si rispose.
Il Cuore di Gea lo guardava con occhio pulsante ma la mano, dimagrita e raggrinzita, scese sul fianco.
Non era quello che voleva... quello era ciò che aveva deciso di volere per cancellare i veri desideri, quelli che lo tenevano vivo in attesa del domani.
E il vecchio ragazzo si voltò e tornò indietro, accarezzando con una mano sempre più giovane tutti i sé che aveva lasciato morire per non aver voluto ricordare come vivere.
E li perdonò tutti, uno a uno, finché la luce del sole non gli baciò le palpebre socchiuse e lui non ritrovò la voglia di esplorare, mai perduta ma solo addormentata sotto a una pesante coperta di tristi rimpianti.
E come il mappamondo tornò a girare, il vero Cuore di Gea riprese a battergli nuovamente nel petto, perché Finisterrae è quel luogo che comincia nel punto in cui appoggi il piede per iniziare il viaggio verso il domani.
Questo post è dedicato a @seiseiseitan, per me il più grande esploratore <3
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la cosa peggiore è non sapere come riprendere in mano la propria vita
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dottssapatrizia · 1 year
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FOTOGRAFIA E RESILIENZA
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Nelle situazioni di sofferenza, spesso, emergono in noi risorse sconosciute e importanti. Avvicinarsi alla fotografia, come a qualsiasi forma d’arte, nasce il più delle volte spontaneamente. Le immagini servono ad esprimere l'invisibilità del nostro dolore. Spesso la fotografia può essere usata come momento di condivisione per raccontare un disagio ma anche per raccontarci. Questo percorso è lungo, spesso preceduto da un periodo di isolamento, di chiusura. Riprendere in mano la propria vita richiede una forte resilienza. La capacità di reinventarsi, di “assorbire un urto senza rompersi”, porta, a piccoli passi, a guardarci intorno e trovare strumenti personali e soggettivi utili per proseguire. La fotografia è, per alcuni, uno di questi strumenti ma non ancora la propria via di uscita. Il semplice riuscire a concentrarsi sull’immagine, a cercare di catturare i dettagli, funziona da alternativa al rimuginare, ad incastrare il pensiero in un circolo vizioso. Ecco che la fotografia acquista un potere curativo. Ad essa dovrebbe essere accompagnato un percorso terapeutico per rinforzare le nostre risorse. Infatti superare un trauma non è dovuto ad un potere “magico” attribuibile ad un oggetto quale la macchina fotografica, esso scaturisce da un lungo lavoro, spesso scandito da cadute, fallimenti e successi. Pian piano ci allontaniamo dalla nostra zona di comfort per ricominciare a “camminare"
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be-appy-71 · 1 year
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#8marzo2023
A tutte le donne, auguro,
Un 8 marzo tutto l'anno fatto di amore rispetto e parità...
A tutte le donne che hanno subito,
che subiscono ancora auguro,
Di riuscire a riprendere in mano la propria vita
e tornare ad essere felici.
A tutte le donne che muoiono per mano di chi dice di "amarle"
Ecco.... Cosa augurare loro? È tardi.... Troppo tardi....
Mi rimane difficile augurare un 8 marzo in modo leggero...
è così che vorrei la festa della donna...
Vorrei una festa leggera a ridere scherzare tra amiche...
senza nessun dolore... senza nessuna perdita...
questo che viviamo non è un gran periodo
troppe donne subiscono ancora....
E finché ce ne sarà anche soltanto una sarà sempre troppo....
Siamo esseri umani siamo nati per amarci e non importa il sesso.... uomo e donna sono sullo stesso piano...
non esiste chi ha di più e chi ha di meno...
almeno per me.
Io mi sento pari, non mi sento inferiore e non mi sento superiore...
Spero un giorno, poter scrivere che la violenza è finita, che abbiamo imparato ad amarci  con rispetto,
Spero che tutte le donne al mondo abbiano il rispetto che meritano
Spero un giorno non ci sarà più bisogno di un 8 marzo...
A tutte le donne il mio abbraccio sincero...
Sia per voi un giorno sereno...
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obsidianlilithts4 · 3 months
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"La ricezione lascia ancora molto a desiderare" aveva commentato Gilbert quella sera, nel momento della giornata che preferiva in assoluto: quello nel quale, terminato il duro lavoro nei campi e con i primi animali allevati, poteva permettersi del relax insieme alla sua dolce metà prima di ritirarsi entrambi per la notte, stanchi ma appagati.
"Non è poi così importante, se ci pensi" aveva scherzosamente specificato proprio lei, la luce dei suoi occhi, mentre era ancora concentrata nel cercare di inanellare un punto dietro l'altro nella realizzazione di uno dei suoi primi ricami " Non la guardiamo poi tanto, non è una priorità. Persino ora che dovresti seguire la puntata hai ancora il telefono in mano" nell'inarcarsi del sopracciglio era già posta quella domanda che gli fece: " …e a questo proposito. Che ha di così interessante?"
"Giusto di questo volevo parlarti" le confidò, abbassando nuovamente lo sguardo sullo schermino illuminato "Le cose stanno ingranando, qui. Ma le ultime bollette sono state una piaga"
Mary Alice sorrise, mentre l'ago si alzava e sollevava con grazia dalla sua creazione. Gilbert aveva ragione. Nonostante l'impegno e la loro resilienza nel campare privandosi di tutto ciò che fosse superfluo, dopo una vita trascorsa nelle comodità della città, i costi di quella scelta di vita erano tutto meno che di semplice gestione.
"Ho trovato un'offerta di lavoro" le disse di getto "si parlerebbe di botanica, prima di lasciare l'università in fondo quello era il ramo che avevo scelto in facoltà e non sarei del tutto impreparato. Potrei farmi valere facilmente, ne sono certo"
Il però aleggiò tra loro ben prima che potesse riprendere parola, in una pausa che entrambi contemplarono in attenta riflessione.
Fu Mary Alice a interrompere il momento, con la voce della ragione "Sei però preoccupato" e lui non poté che assentire, rispondendole "l'orario di lavoro sembrerebbe piuttosto importante, in fatto di tempo. E qui abbiamo molto da fare" .
Un timore logico con una fattoria agli esordi. In effetti, avevano giusto il tempo di riuscire a ritagliarsi pochi momenti per rilassarsi, sia durante il giorno che quando ormai, tramontato il sole, non era possibile lavorare oltre all'esterno.
Ironico se si pensa a quanto facilmente si associno gli spazi aperti al vivere senza stress.
"Se sei preoccupato per me, non farlo. Me la caverò" lo rassicurò lei, centrando pienamente la questione attorno alla quale Gilbert stava girando con cautela.
Mary Alice era straordinaria sotto molti punti di vista, tenace nelle sue convinzioni e una gran lavoratrice che non aveva mostrato minima esitazione a sporcarsi le mani pur di aiutarlo nel loro ambizioso progetto di vita. Ma Gilbert non era certo di quanto tutti quegli sforzi sarebbero potuti essere tollerati a lungo dalla compagna, non aveva mai brillato particolarmente per robustezza, era una fanciulla delicata, bella quanto un raro fiore di serra.
E se avesse finito con il spezzarsi?
" Prendilo come un investimento per il futuro" gli consigliò proprio lei, forse intuendone i timori "sarà dura, è vero. Però specializzarti ancora di più nel campo della botanica potrà tenerti aggiornato con quello che ci serve per far rendere il terreno al meglio, e con meno sforzi possibili, permettendoci di ottimizzare il tempo che vi dedichiamo. Io proseguirò con il nostro banchetto e sono sicura che, più gente conosceremo, più potrò ulteriormente integrare altre vendite specialmente AUCH!!" il discorso motivante di lei venne meno con una spontanea espressione di dolore e, lesta, Mary Alice si portò il polpastrello alle labbra. Si era punta.
Rise della propria goffaggine, sospirando davanti all'abbozzo della figura solo parzialmente somigliante a un bambino, il soggetto del suo ricamo "Ok, questo è decisamente il segno che non posso andare oltre senza farmi del male. Meglio andare a riposare, con il sole lavorerò sicuramente meglio di quanto possa fare ora"
Saggia Mary Alice.
"Ehi, dove pensi di scappartene così?" la rimbrottò Gilbert nel raggiungerla in piedi prima che lei, posato il ricamo, potesse avvicinarsi alla porta della stanza. L'afferrò per i fianchi scherzosamente, rubandole un casto bacio sulla guancia.
Vi si soffermò a lungo sul contatto con la pelle di lei, profumata di pesca e qualche altro inebriante aroma di fiori, di pulito. Quanto era arduo resisterle. Ma questa era un'altra promessa che si erano fatti: fino al matrimonio niente intimità. E per due giovani innamorati, bramosi di viversi - e non solo nello spirito- questa era la più terribile delle torture. Ed un'ulteriore motivazione per impegnarsi a costruire il loro futuro.
"Sei straordinaria" le disse con un caldo filo di voce, un sussurro intriso di complicità.
"Promettimi che ci penserai, Gil" replicò la compagna "possiamo farcela. Possiamo tutto. Puoi tutto" ed appoggiandole il mento sulla spalla Gilbert riuscì a lanciarle uno sguardo in tralice, innamorato. "Lo farò" affermò, solenne. E la vide nuovamente sorridere.
Già sapeva, nel pronunciare quella manciata di parole prima di darle la buonanotte, che nonostante la riluttanza e i dubbi avrebbe accettato quell'offerta di lavoro.
E avrebbero fatto funzionare anche questo.
Insieme.
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susieporta · 11 months
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ci sono istanti, minuscoli istanti
in cui scappare
è più sano di un restare,
piccoli istanti in cui scappare via
vuol dire restare fedeli a se stessi
ci sono delle volte in cui farsi un milione
di domande
è più fortificante di avere una risposta,
volte in cui chiedere
è più saggio di sapere,
volte in cui interrogare
è più intelligente del saper affermare
ci sono istanti, minuscoli istanti
in cui riconoscere il tempo di dire basta
è più forte di un non mollare mai,
volte in cui abbandonare
significa riprendere in mano la propria vita,
momenti in cui arretrare
è il miglior modo per andare avanti,
momenti in cui arrendersi
conduce alla più grande vittoria personale
esistono alcuni tipi di istanti
piccoli momenti
attimi di attimi
in cui allontanarsi da tutto
significa niente meno che
restare vicinissimi a se stessi.
[gio evan]
disegno liliwood
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parmenida · 5 months
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QUANDO I PREGIUDIZI E I LUOGHI COMUNI PRENDONO LA MANO E FANNO DIMENTICARE DI GUARDARE IN CASA PROPRIA
La nonna di Giulia Cecchettin, scrittrice, sceglie con incredibile tempestività di presentare il suo libro a pochi giorni dalla morte della nipote, barbaramente uccisa dal suo ex fidanzato pochi giorni orsono. Al di là di ogni considerazione sull'atteggiamento tenuto, non si può non riflettere sul tema del libro presentato imperniato su una ragazza del Sud, Emma, che per sfuggire alle violenze del suo patrigno sceglie di fuggire al Nord. Insomma, il libro fa leva su pregiudizi e luoghi comuni, che sono la quintessenza del più becero razzismo: il ricco e civile nord contro l'arretrato e incivile Sud. Credo di sapere su quali basi storiche abbia costruito le sue convinzioni: erano brutti, sporchi, cattivi e...vennero a liberarci. Anche il titolo "Con lo zaino in spalla e..." sembra riprendere l'immagine dello spot pubblicitario proposto dalle FS, apparso qualche anno fa, in cui si invogliava una ragazza del Sud, che appariva con zaino in spalla, a trasferirsi al nord accompagnato da una frase ad effetto "porta al nord il meglio del Sud". Se non fosse che l'episodio è estremamente drammatico verrebbe spontaneo ricordare alla scrittrice, che ha sprecato molto tempo prezioso a descrivere la presenza di un patriarcato al Sud, quando sarebbe bastato impiegare quel tempo a individuarlo in casa propria.
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Mors tua vita mea…. Inopportuna l’intervista della signora, serena, ridanciana e, per niente sofferente….Aggiungiamo la trama come è argomentata nel libro…. Siamo ancora al sud arretrato, incivile e sfruttatore…. Sono passati anni, decenni da queste convinzioni che dividevano il paese in due….Arriva la signora che, ha perso tempo con questa inutile dietrologia e…. Sfrutta la situazione per lanciare il libro. Mi auguro e spero che questo libro resti negli scaffali delle librerie…..
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lamilanomagazine · 25 days
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Bari: in arrivo DAB 24 - Danza a Bari Spring dal 18 aprile al 23 maggio
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Bari: in arrivo DAB 24 - Danza a Bari Spring dal 18 aprile al 23 maggio Primavera a Bari è DAB 24 - DanzaABariSPRING, la rassegna di danza contemporanea del Comune di Bari - Assessorato alle Culture in collaborazione col Teatro Pubblico Pugliese che si svolge quest'anno dal 18 aprile al 23 maggio per riprendere poi nella versione FALL il 5 novembre. Quattro gli appuntamenti, tutti al Teatro Kismet, e un quinto momento, a coronare il successo della scorsa edizione, dedicato al Premio Danza al Piccinni - II Edizione, il progetto di promozione dedicato alle scuole di danza ideato dall'assessorato alle Culture e dal Teatro Pubblico Pugliese, a cura di AltraDanza/Domenico Iannone. L'intero cartellone, i temi portanti, i particolari del contest del Premio danza al Piccinni e le iniziative legate alle nuove strategie di accessibilità e inclusività degli spettacoli di danza in città saranno illustrati nel dettaglio mercoledì 10 aprile a Palazzo di Città in una conferenza stampa. DAB comincerà giovedì 18 aprile con una doppia coreografia nell'ambito del progetto RIC.CI, Reconstruction Italian Contemporary Choreography anni '80 e '90 ideato da Marinella Guatterini che mette in moto la memoria della danza di quegli anni. Si tratta del riallestimento, a cura di Marianna Troise e Susanna Sastro, di due spettacoli importanti degli anni'80 di Marianna Troise: Fragili film /Solo agli specchi (KÖRPER | Centro Nazionale di produzione della danza), con le musiche originali di Daniele Sepe e l'interpretazione Maria Avolio, Mariapia Capasso, Sara Foglia, Ludovica Zoina. La serata vede la coproduzione del Campania Teatro FestivalconFondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee / Ravenna Festival / Torinodanza festival | Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, in collaborazione con: Amat - Associazione Marchigiana Attività Teatrali / Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura / Fondazione Toscana Spettacolo onluse con Fondazione Milano - Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi. Il giorno dopo, venerdì 19 aprile, il Balletto Teatro di Torino con Faun*, ideazione e coreografia di Mauro de Candia, danzatori e danzatrici Nadja Guesewell, Luca Tomasoni, Noa Van Tichel, Luis Agorreta. Col sostegno alla produzione Città di Barletta, in collaborazione con Piemonte dal Vivo nell'ambito del progetto residenze coreografiche Lavanderia a Vapore & Teatro Pubblico Pugliese - Consorzio Regionale per le Arti e la Cultura Il 23 aprile il pubblico potrà assistere al contest della seconda edizione del Premio danza al Piccinni, esibizione dei lavori delle scuole di danza dell'area metropolitana di Bari che si stanno candidando a partecipare in questi giorni tramite una call "aperta" (senza limitazioni numeriche). Nella serata del 23, alla presenza del pubblico, una competente commissione artistica valuterà e selezionerà i vincitori che danzeranno sul palcoscenico del Piccinni il 2 novembre prossimo. "Il Premio Danza al Piccinni giunge alla seconda edizione per favorire i talenti che nascono e crescono nelle tante scuole di danza baresi - spiega l'assessora alle Culture Ines Pierucci -. Il Piccinni in passato è stato teatro di saggi di scuole di danza che ancora oggi aprono la possibilità a tanti danzatori e danzatrici del territorio, alcuni dei quali diventati famosi in tutto il mondo. Questo premio, dunque, è un importante duplice riconoscimento e rappresenta una mano tesa dall'assessorato alla Cultura ai danzatori e le danzatrici e alle tante scuole, il nido in cui nasce la consapevolezza di tante bambine e bambine e in cui cresce la consapevolezza delle scelte che si compiono nella propria vita. Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti, ma ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente disorientati, e non si sa più che cosa fare. A questo punto comincia la danza". Gli altri due momenti della rassegna sono previsti a maggio. Il 22 maggio il programma ospita l'esclusiva nazionale di Equilibrio Dinamico Ensemble & la compagine inglese Verve. Una serie di sei coreografie sotto la guida di Roberta Ferrara per Equilibrio Dinamico e Matteo Marfoglia per Verve. Una programmazione con firme internazionali che vede in scena 34 danzatori di diverse nazionalità, in creazioni di coreografi in voga nel panorama internazionale della danza contemporanea. I titoli dei lavori: People used to die; Forget-me-not; A field of beauty; Funkey; Lumina prima o sul far della sera; Hi, love, bye, coreografie di: il collettivo di coreografi e artisti visivi (La)Horde, Joy Alpuerto Ritter, Matteo Marfoglia (direttore di Verve), Gianni Notarnicola, pugliese nato a Monopoli, unico danzatore italiano per la Batsheva Dance Company di Tel Aviv, Lucrezia Maimone fondatrice, direttrice e performer della compagnia under 35 Oltrenotte, Miguel Altunaga Verdecia. Il giorno dopo, 23 maggio, unica tappa in Puglia per la produzione di Nina ETS, concept del coreografo pugliese Davide Valrosso: Sulla nostra pelle|cinque gesti per il futuro, accompagnato da musiche dal vivo ispirate alle composizioni di Pietro Mascagni. Serata che vedrà subito dopo una proiezione di un video sulla genesi dello spettacolo e un talk su arte e disabilità con lo stesso Valrosso, Elisa Barucchieri e Giulio De Leo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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titosfriends4life · 7 months
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COME SUPERARE IL SENSO DI COLPA DOPO UNA ROTTURA: CONSIGLI PER CHI LASCIA E PER CHI VIENE LASCIATO
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Il Senso di Colpa dopo la Fine di una Relazione: Come Affrontarlo
Quando una relazione giunge al termine, emergono spesso due ruoli distinti: la persona che è stata lasciata e chi ha preso la decisione di porre fine alla relazione. Indipendentemente da quale posizione si occupi in questa dinamica, entrambe le parti spesso condividono un sentimento comune: il senso di colpa.
Il senso di colpa può avere sfumature diverse a seconda del ruolo che si ricopre, ma il risultato finale è spesso lo stesso: dolore, stagnazione e una sensazione di essere bloccati, incapaci di proiettarsi verso il futuro e nuovi progetti.
I Sensi di Colpa di Chi Viene Lasciato
Per chi è stato lasciato, il senso di colpa assume una dimensione esistenziale profonda, legata alla propria esistenza stessa. Si tratta di un senso di colpa rivolto principalmente verso se stessi. La persona si sente responsabile di aver perso la fonte della felicità e delle prospettive future, avendo la sensazione di aver contribuito attivamente a questo risultato.
Chi viene lasciato può provare un senso di colpa nei confronti del proprio diritto alla felicità e verso la vita, che percepisce come compromessa.
I Sensi di Colpa di Chi Lascia
Per chi ha preso la decisione di porre fine alla relazione, il senso di colpa ha due sfaccettature. Da un lato, c'è il senso di colpa più evidente, legato al fatto di aver causato sofferenza all'altro. Ma a un livello più profondo, il senso di colpa assume un significato esistenziale. Si tratta di riconoscere la sofferenza che la rottura ha provocato nella vita dell'altro e nella propria esistenza, poiché anche chi ha preso la decisione si trova di fronte a un futuro incerto, pieno di progetti mancati.
La Soluzione: La Responsabilizzazione
La soluzione per entrambe le parti coinvolte è la responsabilizzazione.
Se hai messo fine alla relazione, è importante non fuggire dalla paura di un futuro che sembra spaventoso. Restare in una relazione spenta, che non offre prospettive di futuro felice, non è la soluzione. Al contrario, è necessario accettare la responsabilità di fare scelte e affrontare il processo di separazione con il coraggio di affrontare nuove opportunità.
Se sei stato lasciato, non è costruttivo tormentarsi con il senso di colpa, rimuginando su ciò che potresti aver fatto di male o sugli errori commessi. Ricorda che una relazione è un'opera di due persone, e non ci sono colpe univoche. Se la relazione è giunta al termine, significa che il "noi" è diventato un "io" e un "te". Concentrarsi sul senso di colpa non aiuta a riprendere in mano la propria vita.
In entrambi i casi, è essenziale smettere di rimuginare sul passato. La vita si costruisce nel futuro, e ognuno ha una sola vita a disposizione. La responsabilità di viverla al meglio è tua.
Tito Bisson
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vlifestyle · 8 months
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Fiori di Bach: come combattere la sindrome da rientro con la floriterapia
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Un brusco ritorno alla realtà: così viene vissuto, dalla maggior parte di noi, il passaggio obbligatorio dalla sdraio in spiaggia alla sedia in ufficio. La sindrome da rientro che gli americani chiamano "holiday blues" è un disagio che genera disturbi quali ansia, insonnia, nervosismo, leggera depressione e sensazione di pesantezza. Per fortuna dura poco, il tempo necessario per riabituarsi alla routine. Il problema, però, non va sottovalutato specialmente nelle persone predisposte a cali d'umore: in questi casi può essere prezioso l'aiuto della fitoterapia, che agisce sugli stati d'animo riportandoli in equilibrio.  
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    I fiori di Bach
La sindrome da rientro si può combattere con la floriterapia, la cura con i fiori ideata dal dottor Bach. I fiori di Bach sono 38 e agiscono sul comportamento. Armonizzano gli stati d'animo entrando in risonanza con il campo energetico individuale, ristabilendo così il dialogo tra anima e personalità. In genere, non si prende mai un fiore singolo, ma si compone un mix di 4/5 fiori fino a un massimo di 8. È consigliato cambiare mix periodicamente, in quanto l'equilibrio degli stati d'animo porta ad andare in profondità, scoprendo altre emozioni per le quali serviranno altri fiori.
Quando ricominciare è faticoso
Quando si torna a casa dopo una vacanza, l'unica cosa che si tende fare è rimandare. Si entra in uno stato mentale per cui ci si sveglia al mattino senza forze. Hornbeam è il rimedio adatto a contrastare questo tipo di atteggiamento. Infatti, viene chiamato il rimedio della "sindrome del lunedì mattina". Dona positività e ottimismo, agisce da spinta per riprendere le attività con vigore e determinazione.
Per ritrovate interesse
In alcuni casi, pare che l'unico modo per sfuggire e sopportare la delusione, quella sorta di scoraggiamento inevitabile che emerge appena si ritorna in contatto con la quotidianità, sia di prendere le distanze dalle nostre emozioni. In altre parole, si cade in uno stato di apatia generale, di quella voglia di nulla che fa galleggiare annoiati e rassegnati nell'esistenza. Il rimedio specifico in questi casi è Wild Rose, che riconnette con la propria motivazione interiore. Prendendolo, si affronta ogni giorno con ritrovato interesse e si è in grado di abbandonarsi con gioia a ciò che la vita ci offre.
Quando si sente il peso della responsabilità
Pensare di riprendere in mano la gestione della propria vita, fatta di scadenze, appuntamenti da rispettare e scadenze da pagare, può destabilizzare e portare a uno stato di leggera depressione che rende Impensabile e faticoso l'andare avanti. In questi casi, Elm è il rimedio indicato: aiuta a fronteggiare la sensazione di non avere abbastanza forza per riuscire in tutto quello che si deve e che si vuole fare. Restituisce la sicurezza in sé e la consapevolezza di essere di nuovi capaci.   Read the full article
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oretsim-mistero · 9 months
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È possibilità comunicare con la musica?
Oggi è venuto a fare colazione e mentre gli davo la brioche mi ha sfiorato la mano, ma non l'ho guardato negli occhi, se ne sarà accorto?
È possibile trovare qualcuno che riesca a guardare oltre l'immagine e che riesca a vedere cose c'è dietro?
Come sempre quando è entrato, ho fatto un grosso respiro ed ho cercato di riprendere il controllo di me stessa, per non tremare.
Sai, secondo me sì, è difficile, direi quasi impossibile, delle volte metti una canzone per comunicare qualcosa, ma le persone ci parlano sopra.
Chissà se lui se n'è accorto che mi ha sfiorato la mano, chissà se le altre persone colgono queste piccole cose, chissà se ascolterai le parole nascoste in quella canzone, chissà se chi deve capire, capirà.
Vivere la propria vita come se fosse un gioco, che accade solo nella nostra mente, collegando cose, dando significato ad altre, immaginazione o solitudine? L'importante è solo non darci tanta importanza.
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kon-igi · 8 months
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Cos'è lo stress per Kon igi?
Di seguito, una lista di definizioni - tutte parimenti valide - di cosa sia lo stress per Kon-igi:
Piegarmi sotto il peso di uno sforzo quasi insopportabile, riprendere la mia forma originale e scoprire che non si riprende mai la propria forma originale perché ogni evento annienta i noi stessi di ieri.
Sentire il lupo nero e il lupo bianco che stanno combattendo nel mio cuore e non capire quale stia vincendo.
Vedere che per molte persone la paura continua ad avere più argomentazioni della speranza.
Salutare con una mano le mie figlie che stanno andando per la loro strada e con l'altra tenere inutilmente chiusa la porta per non farle andare via.
Quando perdo la capacità di commuovermi.
Se non riesco a rallentare per aspettare qualcuno che è rimasto indietro.
Faticare ad accettare che posso avere molta ragione in un particolare caso oppure un po' di ragione spesso ma mai sempre piena ragione tutte le volte.
Paura di morire senza poter dire un'ultima volta a chi voglio bene quanto la mia vita non avrebbe avuto scopo senza di loro.
Non trovare le tenaglie e domani diocane mettere 50 metri di recinzione, maledetta lei e gesù che piscia su un cavo dell'alta tensione scoperto.
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cinquecolonnemagazine · 10 months
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Diritto all'oblio oncologico: cos'è e quando sarà riconosciuto
Cos'è il diritto all'oblio oncologico? È il diritto di riprendere il cammino della propria vita lì dove si era interrotto prima della diagnosi di tumore; è il diritto a pensare a nuovi progetti. Purtroppo a oggi, nel nostro Paese, chi si è ammalato di tumore resta come marchiato a vita vedendosi tolte molte possibilità. Non dobbiamo dimenticare che dopo un lungo percorso di guarigione, l'obiettivo non è solo restare vivi ma anche godere di una vita piena. Cos'è il diritto all'oblio oncologico Per comprendere cosa si intenda per oblio oncologico basta immaginarsi una delle seguenti situazioni. Una persona si reca in banca a chiedere un mutuo per l'acquisto della sua casa. Alcuni moduli a corredo della domanda recano un questionario sul proprio stato di salute e sulle malattie pregresse. Se la persona in questione spunta la casella "tumore" alla sezione malattie avute nel passato, la sua pratica di mutuo non sarà accettata. Stesso discorso per chi voglia stipulare a una polizza assicurativa. La situazione non cambia nel caso in cui una coppia, di cui uno dei membri sia stato malato di tumore in passato, presenti una domanda di adozione. La domanda sarà respinta. Ricordiamo che, soprattutto per le donne, le terapie oncologiche riducono la fertilità e per molte di loro l'unica strada per la genitorialità è rappresentata appunto dall'adozione. Si deduce che il diritto all'oblio oncologico consista nella possibilità di non dover dichiarare la propria malattia in contesti di questo genere e di oscurare informazioni in merito. Il disegno di legge Come si sta muovendo il nostro paese su questo versante? Lo scorso anno Fondazione AIOM, parte integrante dell'Associazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica), ha lanciato la campagna di sensibilizzazione #iononsonoilmiotumore. Una raccolta firme per introdurre nel nostro ordinamento una legge che garantisca il diritto all'oblio oncologico. Su input dell'AIOM, il CNEL (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) ha presentato una proposta di legge che dovrebbe prevedere la possibilità di non dichiarare la propria malattia oncologica a 10 anni dalla guarigione. Un paziente oncologico in età adulta, infatti, è considerato guarito se sopravvive senza recidive per 10 anni dalla fine delle terapie. Per i pazienti oncologici di età inferiore ai 21 anni, invece, la guarigione è decretata dopo 5 anni di sopravvivenza senza alcuna recidiva. La proposta, nata all'interno del governo Draghi, si è poi arenata dopo la sua caduta e attualmente non è stata ancora ripresa La mozione in Lombardia Intanto, lo scorso 4 luglio, la Regione Lombardia ha approvato all'unanimità una mozione per il riconoscimento del diritto all'oblio oncologico. La Regione Lombardia si impegna a sostenere i pazienti oncologici guariti perché non vengano discriminati. Molti ex pazienti o anche coloro che presentano una mutazione genetica che può sviluppare un cancro, non riescono, talvolta, neanche a trovare un lavoro stabile. Con questo passo si apre una strada importante perché coloro che sono guariti da una malattia oncologica possano riprendere in mano le redini della propria vita, realizzando i progetti a cui tengono. In copertina foto di Марина Вельможко da Pixabay Read the full article
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ilnefasto · 10 months
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Il Lato Positivo (Silver Linings Playbook)
Pat (Bradley Cooper), dopo un periodo passato in un istituto per la salute mentale, prova a ricomporre la propria vita.Finito in quella situazione a causa di un trauma subito nella relazione con la moglie, trovata sotto la doccia con un altro, cerca di riprendere la sua vita in mano sperando di vivere ancora una volta felicemente il suo matrimonio. Da subito viene ben chiaro che nella struttura…
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circusfans-italia · 10 months
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DIVIER TOGNI RACCONTA. LA 2° SERIE DI ROBERTO GUIDERI STA ARRIVANDO
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DIVIER TOGNI RACCONTA. LA 2° SERIE DI ROBERTO GUIDERI Conclusa la prima serie su Divier Togni e la storia del circo della sua famiglia, accolta da grandi consensi e dalla richiesta di uteriori episodi, Roberto Guideri sta lavorando alla seconda serie che vedrà la luce a breve. Man mano che Divier affrontava la storia della sua famiglia, emergevano infatti ulteriori aneddoti, fatti di cronaca e profili che meritavano un approfondimento e che hanno dunque richiesto un prosieguo.  GUARDA IL TEASER Così Divier ha lasciato i locali del suo pub nel cuore di Milano e ha raggiunto Livorno per riprendere la narrazione nelle terre di Guideri. Altri pezzi del racconto sono stati girati a casa dello stesso Divier.
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Divier Togni, come abbiamo ascoltato nei primi episodi, è un testimone prezioso di questo percorso del Circo Nazionale Togni, poi del Circo Darix Togni e infine a fianco al mitico fratello Holer nella straordinaria avventura degli Stunt Cars. Ma Divier, appunto, a partire dai primissimi anni Ottanta, parallelamente all'attività circense è diventato uno dei più importanti imprenditori nell'ambito degli eventi live, dando vita prima al Palatrussardi (struttura prototipale nell'ambito dei grandi eventi, impostasi nella "Milano da bere") divenuta talmente rilevante e d'esempio, da essere considerata un caso nazionale e che lo stesso Divier replicò in altri capoluoghi.  
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Il racconto si fa dunque ancora più interessante, anche emozionante, perchè riportando alla luce ricordi e personaggi, emergono tasselli dimenticati che meritano di tornare a brillare. Filo conduttore di questa seconda parte di racconti sarà ancora una volta Lorenzo Paci, nipote di Roberto Guideri, la cui curiosità è di stmolo per raccontare la storia della grande dinastia circense. A Guideri l'onore di cucire la narrazione odierna con immagini e frammenti di video storici di una serie di 7 episodi della durata media di circa 15 minuti ciascuno, ciascuno inerente un tema o un personaggio diverso della propria famiglia. Ecco i titoli dei 7 episodi che compongono la seconda serie: - Annibale 2000 anni dopo: Darix Togni e le sue imprese. - I Signori della Pista: Enis Togni e Leonida Casartelli - I 3 pilastri della mia vita: Wioris, Liliana e Holer. -  Le mie 3 vite - La grande avventura del Palatrussardi - L'Evento Togni-Casartelli al Palasharp nel 2009. - L'ultima volta che feci il Circo Gli episodi saranno proposti sulle pagine di Circusfans.eu con cadenza settimanale. GUARDA IL TEASER
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DIVIER TOGNI RACCONTA. LA 2° SERIE DI ROBERTO GUIDERI Visita le nostre sezioni CINETECA GUIDERI Per rimanere sempre aggiornati sulle tappe dei circhi italiani Se questo articolo ti è piaciuto condividilo sui tuoi social utilizzando i bottoni che trovi qui sotto   Read the full article
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