Tumgik
#rido anche ora
thegretchenimages · 29 days
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Cose random che mi vengono in mente a caso e mi fanno ridere: un mio ex che si arrampica su per la parete del giardino della nostra amica in comune perché lei aveva lasciato dentro le chiavi di casa e quella sul giardino era l'unica finestra aperta.
P.S. quella è stata anche la sera di tranelli, io mollata, risate fino alle lacrime MA quella sua arrampicata da verme strisciante quale effettivamente era è la cosa che ricordo con più gaudio.
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godisacutedemon2 · 5 months
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Sono in mezzo alla gente, rido.
Sono finalmente felice? È passato? È finalmente passato.
Guarda, guardami, guardatemi tutti! Sono finalmente spensierata, nulla potrà più toccarmi.
Ho delle amiche, ho qualcuno con cui vedermi, parlare, uscire, non sono più sola.
Si fa tardi, è tardissimo, è ora di tornare a casa.
Mi chiudo la porta alle spalle.
Spengo le luci.
Mi si spegne anche il sorriso.
Mi spengo io.
Eccola, è lì, di nuovo, mi guarda dall'angolo più buio della stanza.
Faccio finta di non vederla.
La malinconia, la solitudine.
Non è passato niente, non passerà mai.
Scendono le lacrime.
Una, due, tre, quattro.
Mi bagnano il viso, bagnano il cuscino, i capelli.
Mi sveglierò infreddolita...
Ma tanto, più fredda di così, solo la morte.
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belladecasa · 10 months
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Come sempre quando torno nelle steppe sabine mi succedono cose assurde soprattutto a ragione della natura assurda di coloro che mi hanno generato.
In macchina con mia madre: ah quindi sabato riparti per andare al gay pride..... Ma in che cosa consiste di preciso?
Io: (spiego)... poi ci si veste anche un po' eccentrici o seminudi, quindi credo che andrò solo con le calze a rete fucsia e un body
Mamma: che bellooo pensa se lo dici a tuo padre (grasse risate)
Entro in casa e noto che la quantità di suppellettili Thune è esponenzialmente aumentata credo che fine a mese mi troverò a dormire su dei putti in ceramica zitta e muta (vorrei fare troppo una rubrica degli oggetti orrendi di casa mia, una volta ci stavo male ora rido)
Trovo mio padre: ti ho trovato lavoro nella prefettura di Vibo Valentia
Boh sec voi potevo venire normale?? Sec me no
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La parte più difficile della depressione è il doversi tirar su da sola. Nessuno riesce ad aiutarti o se ci riesce dura solo qualche minuto, poi torni nella tua coltre nera a pensare che questa vita non ti sta portando a nulla e mai lo farà e le persone intorno a te non valgono chissà quanto, poiché non ti trasmettono più nulla se non delusioni continue. I miei, i genitori del mio ragazzo dicono che se lavorassi non starei così, balle. Tornavo a casa la sera esausta maledicendo ogni giorno quello che facevo, sarà che era un ambiente tossico ma non mi faceva bene perdere 8 ore del mio tempo nel fare cose che odiavo, certo nemmeno ora mi fa stare bene perdere più di 8 ore nel non fare un cazzo, perché la mia mente non riesce a progettare nulla che mi tragga stimoli. Mi sento un sacchetto vuoto lasciato alla deriva di una strada, le auto corrono, hanno una meta e io vago nel nulla. Non mi sta aiutando niente, io ci provo, ma mi spengo sempre. Ho rarissime occasioni in cui rido, ma dura il tempo di un gioco da tavolo o di una battuta che poi torno cupa e sulle mie. La cosa peggiore è vedere che chi mi sta vicino non può fare niente per me, non bastano più le attenzioni, i gesti, le premure e non perché io sia un'ingrata ma perché ho talmente tanta oscurità dentro, un buco nero che assorbe tutte le energie positive e le fa sparire. Non sono frustrata al momento, non mi disturba nulla, sono solo molto apatica e depressa, come se avessi perso tutto. Ma non è così. So che ho modo di ricominciare, di trovarmi un bel lavoro, di coltivare i miei hobby, passioni, di avere accanto almeno 2/3 persone che si preoccupano per me sul serio, famiglia instabile a parte dico, perché alla fine chi vuole esserci c'è, senza se e senza ma, senza scuse e senza allontanarsi da un momento all'altro. Ma non sono qui e per quanto apprezzi la loro compagnia, ho bisogno di persone fisicamente presenti con cui distrarmi da questo disagio che ho. A volte mi tornano i pensieri suicidi, so che non farò nulla, non mi taglierò né berrò candeggina, né mi andrò a schiantare in auto (non intenzionalmente almeno!), so che non farò nulla di irreparabile, ma so bene che mi sento una morta che cammina e ripeto, la cosa peggiore è che nessuno, niente, psicologa, ragazzo, famiglia, medicine, può fare niente. Credo da un bel po' che non mi riprenderò più, è come se aspettassi un miracolo ma qua non si muove nulla. Non apprezzo più le piccole cose, figurati quelle grandi. Ci provo a "vivere", a non lasciarmi andare del tutto, ma probabilmente lo faccio perché così la gente non parla; "perché non ti lavi?, perché non esci?, perché non mangi?" ecco. E' come se questi ultimi 7/8 anni siano stati un declino invisibile e all'improvviso il buio totale. Sto talmente a pezzi che chi mi sta vicino sembra essersi abituato e abbia perso le speranze come me e non ricevo le giuste attenzioni, ma come ho già detto, molto probabilmente non mi basterebbero. Voglio davvero evadere da questa situazione? Ci sto provando sul serio, anche a piccoli passi? Cosa mi manca per svegliarmi e riprendere a vivere come quando ero al liceo? Non posso aggrapparmi al passato, posso solo creare un futuro adatto a me per quanto sia difficile. Non mi viene manco più da piangere, di curarmi delle altre persone, a volte vorrei davvero cancellarmi da tutti i social e sparire nel nulla. Ho saltato un po' di volte le prove del coro e la messa domenicale, sto rinunciando pure al canto, o forse sto perdendo la fede. Mi sento un'ingrata, ho tutto, posso avere tutto e sto qua a piangermi addosso. Non mi merito nulla forse, l'amore, una casa, libertà. Vorrei apprezzare di più questa mia vita, vorrei non aver mai dovuto litigare con certe persone anche se tanto non avrebbero più fatto parte della mia vita, perché come al solito la gente dopo che mi conosce trova di meglio. E' sempre così e sempre lo sarà. Ho finito i caratteri disponibili.
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Il 27 mi ritocca vedere quel collega ed è da quando lo saputo che mi sento già male, non so come ci arrivo a martedì prossimo. Poi "mamma mia che brava che sono che rido e scherzo ormai è acqua passata" e invece mi accorgo per caso che è da una settimana che ho una stretta alla bocca dello stomaco. Ma io davvero come minimo gli vomito sui piedi non appena mi rivolge parola (se me la rivolge, anche se io furbamente al suo "ora come mi devo comportare con te" gli ho risposto "come prima" lol, magari sarò io che non gli parlerò più chi lo sa surprise surprise)
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acciaiochirurgico · 4 months
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Treni
(non esiste amore a Napoli)
quando ero ragazzina ogni volta che mi trovavo in stazione ero pervasa dalla sensazione di libertà mista a quella della malinconia. guardavo i treni e pensavo che non fosse giusto che non potessi prenderne uno da sola, che non potessi andare dove volevo e mi sentivo ancorata. ogni treno aveva il nome del mio morosino del tempo, e fino qualche anno fa era ancora così. ogni treno mi dava quella bella sensazione a livello di stomaco come di brividini e budella attorcigliate che mi faceva fremere sul sedile. prativo ansiosa, e arrivavo a Napoli avvolta nel sole e più leggera perché finalmente ero dove volevo essere, chi volevo essere. pensavo mi piacesse viaggiare, invece volevo solo sentirmi di nuovo bene, viva. volevo solo sentire l'unica scossa che davvero mi faceva sentire qualcosa, giusto o sbagliato che fosse. adesso ho ventiquattro anni, ho preso un sacco di treni da sola e fatto da pendolare per anni. quel ragazzo ormai è solo un ricordo e nessun treno mi da più quella scossa che il mio cervello non ricerca ne richiedere più ma non ha dimenticato. sono su un treno anche in questo momento e mi sento.. stanca. mi sento senza forze, quasi annoiata. non guardo più fuori dal finestrino ascoltando canzoni dolci, forti, energiche. è diventata una cosa come un'altra, una di quelle ennesime cose che hanno perso la loro magia. questa è una cosa che mi spaventa da sempre: dimenticare i sentimenti, smettere di percepirli e per assurdo è la cosa che più di frequente mi capita, specialmente negli ultimi anni. io credevo che i progressi fatti fino ad ora fossero il mio treno per Napoli. che andare a vivere da sola, trovare una lavoro a tempo indeterminato, un ragazzo mi facessero sentire come a sedicianni mentre mi struggevo sui sedili di un freccia rossa troppo lussuosi per i miei calzoncini troppo corti e le mie calze strappate. e invece no. e invece no, credevo che vivere "bene" fosse la chiave per provare qualcosa, sentire qualcosa e invece io, quella sensazione di ignoto, di nuovo, di paura bella, non la sento più dall'ultima volta che sono tornata in lacrime in un minuscolo bagno traballante. io non sono mai contenta, felice. io non sono mai niente. quando rido mi sento così distante da quella reazione spontanea. mi esce una risata rumorosa, forte ma così lontana dalla mia pancia. mi sento sempre come in attesa di quel treno. "Arriverà" "arriverà" e poi anche quando arriva non risolve davvero nulla. credevo che fare le scelte giuste fosse la strada corretta per stare bene, ora invece mi sembra tutto così normale e spento, piatto. non credo dipenda dall'esterno, è qualcosa al mio interno. io vado a lavoro, torno a casa, sto col mio ragazzo -che per inciso è la persona più bella e gentile che abbia mai conosciuto- e poi tutto ricomincia il giorno dopo. sono infastidita dalla dolcezza, dal dire qualcosa di troppo dolce, da quando mi fa notare che sono stata più affettuosa del solito e penso "non può semplicemente apprezzare e stare zitto?" mi da fastidio tutto ciò che mi riconduce e cuce addosso delle sensazioni e delle visioni che non sono quelle che sento. perché io non sento e non mi sento. e mi ripeto in continuazione "passerà", "passerà", ma non passa mai. non voglio nemmeno più scappare, almeno la me sedicenne aveva il coraggio di prendere le sue scarpe più belle e andare via, lasciare tutto e non avere rimorsi ma io, io mi adatto, mi addomestico, mi arrendo ad una quotidianità che non sento mia perché "è giusto così". e quindi vai a lavorare, torna a casa ed esci con tuo moroso, non volevi questo? non volevi essere adulta? in regola? non volevi che tutti ti considerassero matura? non più una sprovveduta? non volevi questo?
e allora perché adesso non sei felice?
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georgeeyre · 1 year
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Data, ora, dopo, prima
Non so come fare con te. Ti ho visto da lontano, ho visto le tue impronte, ho sentito il tuo odore.
Non so come fare con te. Non so come fare con la voglia che mi avvolge ogni volta che ti osservo.
Non so come fare a non volerti.
Ed eccomi qua , ancora a godere di te. Ancora una volta fradicia al solo pensarti. Ancora una volta con quella breve risata che mi scappa dopo averti detto, ti adoro.
Anche ora, godo e rido pensandoti.
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empaticamentesblog · 8 months
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Schiavitù? No, grazie!
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Per più di 10 anni ho dovuto provvedere ai miei genitori in gravi difficoltà, rinunciando alla mia laurea e ai miei sogni che stavo realizzando con grande sacrificio, ma NON HO provveduto a loro accettando STIPENDI DA FAME, NO! Vedendo quello che girava capii che l'unica alternativa era lavorare in nero e per conto mio. Oggi che non devo più provvedere a loro tento ogni giorno di fare colloqui per un lavoro in regola, per poter contribuire al mio Stato ed avere una situazione un po' più sicura. Il problema è che se accettassi non riuscirei neppure ad arrivare a metà mese. Quando ti propongono 6€ LORDI ad ora, con orari che arrivano fino alle ore 23 ( dove per legge dovresti essere pagata di più) e dove devi pure garantire la produzione... mi verrebbe voglia di sputargli in faccia. E come se non bastasse non è neppure certo che lavorerai tutti i giorni e quindi questo stipendio da fame non sarebbe neppure certo. C'è chi mi dice che io ragiono così perché non ho figli... Ed anche qui rido... Certo, quando ho provveduto a due genitori secondo loro l'ho fatto facendomi schiavizzare per 800/900 euro netti al mese? Ahah che simpatici...
Mi dispiace, ma non sono nata per farmi schiavizzare e non accetterò mai di lavorare senza diritti per una miseria. Se proprio devo lavorare senza diritti lo faccio decidendo io gli orari e come, quando e quanto lavorare.
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Ore 9.20 27 luglio 2023
Terapeuta "Ziel wäre auch anzufangen ihre Mutter zu neutralisieren" ita: lo scopo sarebbe anche di iniziare a neutralizzare sua madre
Io: rido e penso da quanti cazzi di anni cerco di neutralizzare i suoi cazzo di commenti continui nella mia testa
Lo ha proprio detto così, "neutralisieren" ora, io sono abbastanza convinta che in tedesco la parola abbia una sfumatura di versa, ma comunque questa frase mi ha convinto ancora di più che questa ci ha proprio beccato con me
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Ho una resa dell’82%, come una piastrella in due metri quadrati di cielo: insignificante, sproporzionata e insensata. Lui si complimenta, io mi annoio. Se fossi io la risorsa su cui ha avuto parole dure, non mi butterei in lacrime dal balcone. Tradotto: tutto ciò di cui mi riempio la bocca ogni giorno prende troppo poco posto nei miei occhi. La maledizione del non abbastanza. Come chi fa sporadicamente un salto, ma non torna mai. Come i tuoi scatoloni pieni e le giornate afose che sono seguite, come se una pretesa di caldo opprimente potesse sopperire alla tua stretta avvolgente. Ma forse tu, senza esserti bruciato, hai capito che a starmi vicino ci si scotta. Proprio tu che facevi piani di domani mentre io facevo il pieno di rimani. Sei felice? Me lo hai chiesto una sera qualsiasi, con un sole cocente e una scrivania piena di scartoffie. Sono grata. Mi sono così incastrata tra il pensiero di avere troppi capelli bianchi per essere leggera e al contempo troppi pochi per essere così pesante. Sei felice? Mi rimbomba nelle orecchie tra la mia voglia di partire, un interpello da scrivere e una manciata di scatoloni da fare. Dirti ciao come chi va via e poi ingoiare l’assenza come non fossimo fragili. Che poi rido, come quando mi hai urlato che siamo fragili, sì, ma come bombe, mica come fiori. Ricordo nitidamente il tuo profumo, evapora invece la tua voce. Quaranta secondi di audio in quaranta minuti di strada, perché lei mi ha guardato dritta in faccia e mi ha detto che perdere te non è stata solo una sconfitta. Ho smesso di piangere a Seven Sisters per ricominciare ad Harlow Town, perché perdere te è stata una disfatta clamorosa. Se fosse qui ora non lo chiamerei, e mi sono vergognata tanto persino a pensarlo. Se fosse qui ora comunque non saprei volergli bene, te l’avrei detto piano su quel balcone minuscolo di una casa ora abitata da altri. Guarda che si vede quando non sei felice. Ti accompagno in stazione, anche se alle partenze piango sempre, ché a forza di correre non si afferra niente. Cerco nei tuoi occhi un perché anche quando penso che sia tutto un caso. Ad avermi disarmato è stata la complicità, così spontanea e inattesa. Dormiamo insieme senza che serva una scusa, senza attrito e senza chiederci che ora sia. Odio dormire da solo e altre affermazioni che butti alla rinfusa tra un caffè e una checklist. A domani, e altre promesse che ci danzano sulle labbra che tentiamo di mordere per tenerci più stretti. Ma sappiamo solo volerci, e cerchiamo di afferrarci in modo talmente viscerale che poi non siamo in grado di riconoscerci tra i volti dei passanti. Ho una resa dell’82%, ma perdonami se mi hanno insegnato a leggere solo lo scarto del 18%. Il mio tempo buttato è il suo pallino giallo, i suoi 4k di maggior compenso, i suoi 4 anni di esperienza in meno. Il mio obiettivo mancato è l’entusiasmo affievolito, la noia latente, l’insopportazione costante. Giri intorno a ciò che non dico per non inciampare in recriminazioni a casaccio e invece poi finisco intrappolata nella sicurezza delle solite insicurezze. Sono legata da un lavoro che non so fare, sono ossessionata da un ragionamento che non so chiudere, sono intimorita da un’interpretazione che non so fare mia. Mi terrorizza non riuscire, mi tocchi i capelli mentre mi dici che non ti fa paura io fallisca. Ieri sera pioveva senza gocce e io abbozzavo una canzone di cui non ricordo le parole per non appassire nel silenzio delle stanze vuote. Sei felice? Mi chiami quando arrivi, mi scrivi quando parti, insomma, metti in fila i piedi per dirmi che ti manco. Io mi dondolo un po’ nell’incertezza di un cuore che non batte poi così forte, nella melodia accennata di un giro di chitarra che non mi spiazza, di un cielo con un tramonto che non mi incendia. Di cosa sei grata? Questo non me l’hai chiesto mai. Di perdere sempre l’equilibrio, di fare tante cose tutte consapevolmente male, di stringere i denti nel sentirmi stretta.
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ti ricordi quando tu ridevi
e io ridevo
e anche ora immaginandoti sto ridendo
credo sia molto bello quello che accade a noi uomini
lasciare un sorriso sospeso
non importa se eri un ragazzino
o se le rughe attorno agli occhi
raccontano le maree e i venti
che ti hanno accompagnato
lasciamo sempre dei sorrisi sospesi
e basta che soffi il vento dei ricordi
per ritrovarli belli come erano
tintinnano e luccicano come
frammenti di vetro colorato al sole
e ora rido pensando a quando tu ridevi
e io ridevo
grazie per avermi lasciato i tuoi sorrisi sospesi
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m.c.m.
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chiusadentrose · 1 year
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la realtà è che non sto bene. ho ignorato la mia testa finché potevo ma ora non riesco più. stanno tornando i pensieri intrusivi, e anche le crisi depressive. piango quasi ogni giorno, passo la maggior parte del tempo a isolarmi dagli altri, rido per finta. in famiglia va tutto una merda: con mamma non parliamo e se lo facciamo è perché deve insultarmi in qualche modo, papà beve talmente tanto che se riesco a parlarci, comunque non si rende conto neanche che magari sto piangendo (e comunque prende tutto sotto gamba). voglio di nuovo sparire e non essere mai nata. il mondo è bello, ma lo sarebbe anche se non ci fossi io.
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camera209diariel · 1 year
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Vi spiego il fatto antecedente altrimenti non si capisce quello che vorrei dirvi di oggi.
Mercoledì sono andata da D , dopo cena siamo andati in bagno perché dovevo tagliargli i capelli e mi ha richiamata perché la volta prima avevo dimenticato il mini wand e il lubrificante accanto al lavandino ( dovevo lavare il wand e metterlo via, ma mi sono dimenticata ed è rimasto lì fino a mercoledì). Dopo che mi ha richiamata abbiamo rimesso il wand sul lavandino e ho tagliato i capelli a D perché in quel momento i capelli erano la priorità. In tutto questo mi dice che sabato scorso un suo amico si è fermato da lui a dormire e si è sicuramente lavato la faccia la mattina con il wand e il tubetto di lubrificante che lo fissavano. Rido.
Nulla , oggi D mi scrive che suo papà, a casa con amici chopperisti , gli ha urlanto che ha lasciato lo spazzolino nero sul lavandino in casetta . D ovviamente non ha capito di che spazzolino parlasse e suo papà a gran voce ha detto " il vibratore !!! "
Niente , abbiamo lasciato di nuovo il wand sul lavandino in bagno e ora lo sanno anche gli amici di suo papà che l'abbiamo usato.
Io sto ridendo da due ore, giuro. Sono spezzata
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umi-no-onnanoko · 2 years
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Sei importante
Ci sono dei momenti in cui non riesco a non commuovermi, sebbene ora trovi normale piangere in tua presenza una volta, ed all'inizio anche con te, mi vergognavo di piangere in presenza di altre persone perché mi sentivo esposta, come se offrissi il mio corpo a colpi di scure esterne.
Certo usavo il pianto come sfogo e piangere mi faceva bene, ma non sono mai riuscita a piangere di fronte a qualcuno, forse perché associavo il pianto di fronte ad un gruppo di persone al pianto per gli atti dei bulli e quindi temevo o forse ancora temo che gli altri possano ridere del mio dolore, ma non tu.
Tu non ti sei mai preso gioco delle mie lacrime, nemmeno di quelle due che possono rigare il mio volto quando rido a crepapelle o quando dal riso passo al pianto o viceversa. Hai sempre portato loro rispetto come rispetti ogni singola componente che mi contraddistingue, amo questo di te.
Sei riuscito a farmi ridere con il cuore oltre che con il corpo, a mente leggera a cuore leggero, ridere senza preoccuparmi dei brutto pensieri, pensando solo a godermi il momento presente, il tuo di riso ed è bello vedere come si illumini il tuo viso quando ridi, perché ridi con tutto il volto, non solo con le labbra.
Sei riuscito a farmi sorridere, a piccoli passi, sorrisi sempre un po' meno finti, sempre più aperti e sinceri, sempre più colmi di significato, di importanza. Non ho mai sorriso così, ho rimparato a sorridere o forse ho imparato a farlo per la prima volta con te.
Ti ringrazio per essere al mio fianco nella scoperta di me stessa, di essere al mio fianco per costruire noi e la nostra storia.
Grazie per rendermi importante e farmi sentire tale.
-umi-no-onnanoko (@umi-no-onnanoko)
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io-pentesilea · 2 years
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(Quale ricordo di te porterò dentro di me?
La parata che non vedemmo.
Come al solito discutiamo per le tue convinzioni politiche. Tu reazionario e io con un orientamento decisamente progressista.
'Ma chi lo dice? Io amo la mia patria tanto e quanto te! Mi emoziono ascoltando l'inno, al passaggio delle frecce tricolori... ogni anno guardo la parata del 2 giugno alla tv... prima lo facevo con papà...'
'Se riesco a trovare i biglietti ti ci porto' mi dici 'devo sentire il collega...'
Sono eccitata ed emozionata al pensiero, rido felice come una bambina.
'Oddio sarebbe bellissimo!'
Compro un vestito per l'occasione, scherzo sul fatto che potremmo sedere accanto al presidente della repubblica...
'E vicino a Salvini'.
'Ah no eh, vicino a lui ti siedi tu, io preferisco stare vicino a Mattarella!'
Nonostante i tuoi 'sforzi' purtroppo non riesci ad avere i biglietti...
'Dai non fa niente... è stato bello anche immaginarlo' ti consolo 'passare una mattina insieme tanto speciale... ma va bene così dai...'
Quale ricordo porterò con me?
Barbara)
Il video non è recente, risale al 2 giugno 2017.
Anche se non in tribuna, anche se non con te andai lo stesso a vedere la parata. Una folla oceanica sotto un sole rovente.
Un'emozione indescrivibile al passaggio delle frecce.
Ora come allora buona festa della Repubblica.
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Non è vero che non ci sei stato,non è vero che non eri con me quando sono stata felice,quando sono stata disperata per amore,non è vero che non eri con me in tutto questo tempo.È vero che non potevo vederti,è vero che non potevo toccarti,ma è vero anche che noi siamo più forti di questo.È vero che non avrò un altro papà mai più,che tu sei l’unico e l’unico sarai sempre,è vero che non incontrerò un altro te ed è proprio per questo che tu sarai sempre con me.È per questo che ci sei quando rido,ci sei quando scrivo,ci sei quando piango e ci sei quando grido.Ci sei quando ho paura,ci sei quando provo a scansarti,e più provo a scansarti e più soffro.
Prima non sapevo perché,oggi sì.Perché non puoi fermare il flusso dell’amore:non puoi costruire un muro nel bel mezzo del fiume dei sentimenti.Tu ci sei stato anche tutte le volte in cui ho provato a dimenticarti,eri sempre lì,dietro di me,dentro di me,nelle pareti delle stanze.Eri lì quando sono stata abbandonata,sei qui ora che mi sto facendo forza.
E posso tenerti con me solo se accetto che è arrivato il momento di dirti addio.
📚🦋
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