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#ragazzi voi non potete capire
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@vpervaffanculo amiæ nœi!!!111!!¡111
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gcorvetti · 1 year
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Si parte.
No, non vado da nessuna parte, nel senso che non vado in vacanza, che poi vacanza... Cosa ho da lamentarmi oggi, come qualcuno diceva quando aprivo bocca qualche anno fa, allora... Il papa dice che l'omosessualità è un peccato ma non è un crimine, Francisco dai, i peccati li avete inventati voi per traviare la mente delle persone e non esistono quindi sei un cazzaro come i tuoi predecessori e tutti quelli della gerarchia sotto di te, cloro al clero. Ma la notizia che mi salta all'occhio è che una professoressa è stata sospesa dall'incarico perché adescava i ragazzi di un liceo, quello dove insegna(va), nell'articolo si parla di varie testimonianze e anche di un video; sicuramente la prof in questione non era come quelle che si vedono nei pornazzi, belle plasticose e provocanti, quindi gli studenti adolescenti non ci stavano con una brutta, giustamente, no non sto giustificando la prof che in quel contesto magari si è fatta prendere la mano, o forse il grilletto le vibrava al passaggio di ragazzetti carichi di ormoni come i bastimenti di grano. Ricordo che una volta c'erano le 'navi scuola' donne che ti portavano a battesimo, sessuale naturalmente, che però nel tempo sono (a quanto pare) diventate rare, per una questione puritana oppure perché oramai il sesso lo trovi spalmato ovunque e quindi non c'è bisogno di educande? La mia esperienza è stata ben diversa, ma quando avevo 15 anni al liceo c'era una prof di inglese madrelingua (di Malta) che era una bellezza rara, bella in ogni centimetro, profumosa, brava ad insegnare, affascinante, ecc ecc; ricordo che nei compiti in classe girava tra i banchi e con il fare di una farfalla ti si avvicinava e poggiando il suo seno sulla tua spalla ti sussurrava all'orecchio, per non disturbare gli altri, frasi del tipo :"That's ok, you do it well" poi con la stessa legiadrìa volava via. Adesso potete ben capire che per un 15enne con gli ormoni tipo guerrieri Spartani pronti alla battaglia era un momento drammatico, si si diventavo duro in meno di due secondi, avvolte speravo che non lo facesse, era una tortura, come perché? Era la prof, non puoi neanche pensare di buttarle le mani addosso o provare minimamente a toccarla, una volta era così, adesso a quanto pare gli studenti fanno quello che vogliono, ma non è questo l'argomento del post.
C'erano pareri discordanti su questa prof dai capelli alla Lady D, eh si li aveva proprio in quel modo, le ragazze brufolose naturalmente la odiavano, noi l'amavamo, ma era un amore collettivo di tutta la parte maschile della scuola. Peccato che fece solo un anno, si vociferava perché qualcuno le aveva fatto delle avance troppo insistenti, chi diceva che era tornata a Malta e chi che aveva trovato un uomo ricco, le solite voci di corridoio, ma come puoi ben capire da queste parole anche dopo 35 anni non l'ho dimenticata, chi potrebbe. Sospiro e vado avanti. Qualcuno poi negli anni successivi mi parlava di questa prof dell'istituto d'arte molto darkettona (adesso si dice gothic) che spesso vestiva di pelle o che portava abiti provocanti con spacchi vertiginosi, fui così incuriosito che volevo vedere con i miei occhi; in realtà era un porcone volgare modello pornazzo di serie B, si bel corpo ma volgare, hai presente quelle che si fanno le foto con il culo o le tette in primo piano e che poi scrivono "guardate che bel mare", sui social adesso, e con la bocca a culo di gallina? Ecco una cosa del genere ma anni 80, non faceva per me. Poi ricordo un'amica di mio padre, in realtà era l'amica della figlia dell'amante di mio padre, ma io ero inconsapevole in quel periodo e pensavo fossero ragazze, che poi avevano più o meno 40 anni all'epoca, che venivano a prendere il sole nel solarium sotto casa, parlo del periodo estivo; i miei si erano già separati e spesso d'estate passavo lunghi periodi con mio padre ad Acitrezza, non mi piaceva stare con lui, ma il mare si, poi c'era questo plus. Fatto sta che un giorno questa tipa mi chiede se le spalmo la crema, fin qua niente di male, solo che nell'emozione di toccarla oltre a tremare, forse erano gli Spartani, va bè, mi si indurì come mai mi era capitato e non voleva sentirne di ammosciarsi, sicuramente gli Spartani si erano radunati proprio la. Però se ti immagini la scena, capirai che non è bello avere il maruggio quando si è in costume da bagno, iniziai a sudare copiosamente, lei era di spalle con la testa rivolta dall'altra parte e non si accorse di nulla, disse una frase quasi sussurrata tipo quando stai per addormentarti e quasi farfugli :"Che mani morbide che hai", a quel punto iniziai a sentire gli Spartani che mi urlavano nel cervello, ma dovevo fare qualcosa, le dissi per me va bene così e mi tuffai nell'acqua gelida, eh si il mare da noi è profondo e freddo, con un gran sollievo anche per gli Spartani. Quando risalii la scaletta lei stava scendendo e dal basso sembrava ancora più bella, si era una gran gnocca, mi buttai sulla tovaglia come se avessi attraversato il mediterraneo a nuoto da parte a parte in orizzontale, lei poi risalì si distese mi guardò e mi disse :"Peccato che sei piccolo", fu la prima volta che ebbi il coraggio di rispondere a tono ad un adulto :"Sei sicura?", risposta :"Si per me lo sei", poi iniziò il pippone che non sarebbe una cosa fattibile una storia con un minorenne ecc ecc e mi smontò le armature degli Spartani in poche parole. Quando dopo il servizio militare decisi di non vedere più mio padre neanche prima della morte, non andai più ad Acitrezza e non la vidi più, la rincontrai molti anni dopo in un bar ma oramai stavo con la mia compagna, forse era il '99, fatto sta che mi fece i complimenti mi chiese di mio padre e andò via, era invecchiata male, non era più quella bellezza di un decennio e passa prima, va bè. Cavolo mi sono perso nei ricordi adolescenziali e devo pulire casa, PD.
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terramia · 2 years
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Un maestro chiese ai suoi piccoli alunni di scrivere su un foglio di carta un loro sogno.
Dopo qualche minuto passò quindi a ritirare i fogli, tornò alla cattedra, li piegò e li mischiò più volte.
"Ora venite qui uno per uno e pescate un foglio a caso" disse rivolgendosi ai suoi ragazzi.
Quando tutti ebbero finito spinse la classe ad aprire i fogli. "Adesso leggete il sogno che vi è capitato e fatelo vostro, realizzatelo. Se trovate scritto il vostro sogno scambiatelo con il sogno di qualcun altro".
Gli occhi dei piccoli si riempirono di stupore.
~ Ma maestro, come possiamo realizzare un sogno che non è nostro?" chiese una di loro. "Io ad esempio non voglio diventare un astronauta come c'è scritto qui, avrei paura di andare nello spazio. Io sogno di diventare una ballerina".
"Infatti, non potete".
~ E quindi? Perché ci ha chiesto di fare una cosa che già sapeva non avremmo potuto fare?
"Perché possiate capire che ognuno di voi ha un sogno ed è importante come quello di tutti gli altri e che ognuno di voi ha il potere di realizzare i suoi sogni ma non i sogni degli altri. Vedete, nella vita molte persone vi diranno che i vostri sogni sono stupidi o cercheranno di farvi realizzare i loro sogni cancellando i vostri. Non permettetelo mai. Difendete i vostri sogni e battetevi per realizzarli, spiccate il volo ragazzi miei. Non importa se riuscirete a realizzarli, perché potrà anche succedere che alla fine resteranno soltanto sogni e non diventeranno realtà. Voi però dovete continuare a crederci, a difenderli, a lottare per loro perché un mondo senza sogni è un mondo vuoto, perso. Non criticate mai i sogni degli altri, anzi se potete aiutate gli altri a realizzare i loro di sogni. Perché i sogni sono fragili e se vengono spezzati le schegge... ti restano nel cuore per tutta la vita."
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corallorosso · 3 years
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“Ragazzi scuoiati vivi, bambine abusate. Io piango e vomito”… – Sacchi pieni di morti, ragazzini scuoiati vivi, bimbi morti di fame, e le donne tutte violentate. Difficile persino riconoscere questi corpi: molti non hanno più nemmeno le impronte digitali. Questi sono i “pazienti” del dottor Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, che da decenni ormai accoglie i migranti stremati dalla traversata, quelli vivi e quelli morti. Il racconto di quanto ha vissuto nei suoi anni di servizio lo ha fatto Virginia Di Vivo, una studentessa di Medicina dell’Università di Modena. Questo il suo post su Facebook. “Mi reco molto assonnata al congresso più inflazionato della mia carriera universitaria, conscia che probabilmente mi addormenterò nelle file alte dell’aula magna. Mi siedo, leggo la scaletta, la seconda voce è “sanità pubblica e immigrazione: il diritto fondamentale alla tutela della salute”. Inevitabilmente penso “e che do bali”. Accendo Pokémon Go, che sono sopra una palestra della squadra blu. Mi accingo a conquistarla per i rossi. Comincia a parlare il tale Dottor Pietro Bartolo, che io non so chi sia. Non me ne curo. Ero lì che tentavo di catturare un bulbasaur e sento la sua voce in sottofondo: non parla di epidemiologia, di eziologia, non si concentra sui dati statistici di chissà quale sindrome di lallallà. Parla di persone. Continua a dire “persone come noi”. Decido di ascoltare lui con un orecchio e bulbasaur con l’altro. Bartolo racconta che sta lì, a Lampedusa, ha curato 350mila persone, che c’è una cosa che odia, cioè fare l’ispezione cadaverica. Che molti non hanno più le impronte digitali. E lui deve prelevare dita, coste, orecchie. Lo racconta: “Le donne? Sono tutte state violentate. TUTTE. Arrivano spesso incinte. Quelle che non sono incinte non lo sono non perché non sono state violentate, non lo sono perché i trafficanti hanno somministrato loro in dosi discutibili un cocktail estroprogestinico, così da essere violentate davanti a tutti, per umiliarle. Senza rischi, che le donne incinte sul mercato della prostituzione non fruttano”. Mi perplimo”. A quel punto la studentessa si domanda: “Ma non era un congresso ad argomento clinico? Dove sono le terapie? Perché la voce di un internista non mi sta annoiando con la metanalisi sull’utilizzo della sticazzitina tetrasolfata? Decido di mollare bulbasaur, un secondino, poi torno Bulba, devo capire cosa sta dicendo questo qua. “Su questi barconi gli uomini si mettono tutti sul bordo, come una catena umana, per proteggere le donne, i bambini e gli anziani all’interno, dal freddo e dall’acqua. Sono famiglie. Famiglie come le nostre”. Mostra una foto, vista e rivista, ma lui non è retorico, non è formale. È fuori da ogni schema politically correct, fuori da ogni comfort zone. “Una notte mi hanno chiamato: erano sbarcati due gommoni, dovevo andare a prestare soccorso. Ho visitato tutti, non avevano le malattie che qualcuno dice essere portate qui da loro. Avevano le malattie che potrebbe avere chiunque. Che si curano con terapie banali. Innocue. Alcuni. Altri sono stati scuoiati vivi, per farli diventare bianchi. Questo ragazzo ad esempio”, mostra un’altra foto, tutt’altro che vista e rivista. Un giovane, che avrà avuto 15/16 anni, affettato dal ginocchio alla caviglia. Mi dimentico dei Pokémon. “Lui è sopravvissuto agli esperimenti immondi che gli hanno fatto. Suo fratello, invece, non ce l’ha fatta. Lui è morto per essere stato scuoiato vivo”. Metto il cellulare in tasca. ”Qualcuno mi dice di andare a guardare nella stiva, che non sarà un bello spettacolo. Così scendo, mi sembrava di camminare su dei cuscini. Accendo la torcia del mio telefono e mi trovo questo..”. Mostra un’altra foto. Sembrava una fossa comune. Corpi ammassati come barattoli di uomini senza vita. “Questa foto non è finta. L’ho fatta io. Ma non ve la mostrano nei telegiornali. Sono morti li, di asfissia. Quando li abbiamo puliti ho trovato alcuni di loro con pezzi di legno conficcati nelle mani, con le dita rotte. Cercavano di uscire. Avevano detto loro che siccome erano giovani, forti e agili rispetto agli altri, avrebbero fatto il viaggio nella stiva e poi, con facilità, sarebbero usciti a prendere aria presto. E invece no. Quando l’aria ha cominciato a mancare, hanno provato ad uscire dalla botola sul ponte, ma sono stati spinti giù a calci, a colpi in testa. Sapeste quanti ne ho trovati con fratture del cranio, dei denti. Sono uscito a vomitare e a piangere. Sapeste quanto ho pianto in 28 anni di servizio, voi non potete immaginare”. Ora non c’è nessuno in aula magna che non trattenga il fiato, in silenzio. “Ma ci sono anche cose belle, cose che ti fanno andare avanti. Una ragazza. Era in ipotermia profonda, in arresto cardiocircolatorio. Era morta. Non avevamo niente. Ho cominciato a massaggiarla. Per molto tempo. E all’improvviso l’ho ripresa. Aveva edema, di tutto. È stata ricoverata 40 giorni. Kebrat era il suo nome. È il suo nome. Vive in Svezia. È venuta a trovarmi dopo anni. Era incinta” ci mostra la foto del loro abbraccio”. Di Vivo spiega la preoccupazione di Bartolo: “La gente non capisce. C’è qualcuno che ha parlato di razza pura. Ma la razza pura è soggetta a più malattie. Noi contaminandoci diventiamo più forti, più resistenti. E l’economia? Queste persone, lavorando, hanno portato miliardi nelle casse dell’Europa. E io aggiungo che ci hanno arricchito con tante culture. A Lampedusa abbiamo tutti i cognomi del mondo e viviamo benissimo. Ci sono razze migliori di altre, dicono. Si, rispondo io. Loro sono migliori. Migliori di voi che asserite questo”. Fa partire un video e descrive: “Questo è un parto su una barca. La donna era in condizioni pietose, sdraiata per terra. Ho chiesto ai ragazzi un filo da pesca, per tagliare il cordone. Ma loro giustamente mi hanno risposto “non siamo pescatori”. Mi hanno dato un coltello da cucina. Quella donna non ha detto bau. Mi sono tolto il laccio delle scarpe per chiudere il cordone ombelicale, vedete? Lei mi ringraziava, era nera, nera come il carbone. Suo figlio invece era bianchissimo. Si perché loro sono bianchi quando nascono, poi si inscuriscono dopo una decina di giorni. E che problema c’è, dico io, se nascono bianchi e poi diventano neri? Ha chiamato suo figlio Pietro. Quanti Pietri ci sono in giro!”. Sorridiamo tutti. “Quest’altra donna, invece, è arrivata in condizioni vergognose, era stata violentata, paralizzata dalla vita in giù… Era incinta. Le si erano rotte le acque 48 ore prima. Ma sulla barca non aveva avuto lo spazio per aprire le gambe. Usciva liquido amniotico, verde, grande sofferenza fetale. Con lei una bambina, anche lei violentata, aveva 4 anni. Aveva un rotolo di soldi nascosto nella vagina. E si prendeva cura della sua mamma. Tanto che quando cercavo di mettere le flebo alla mamma lei mi aggrediva. Chissà cosa aveva visto. Le ho dato dei biscotti. Lei non li ha mangiati. Li ha sbriciolati e ci imboccava la mamma. Alla fine le ho dato un giocattolo. Perché ci arrivano una montagna di giocattoli, perché la gente buona c’è. Ma quella bimba non l’ha voluto. Non era più una bambina ormai.” (…) “Ci mostra un altro video. Dei sommozzatori estraggono da una barca in fondo al mare dei corpi esanimi. “Non sono manichini” ci dice. Il video prosegue. Un uomo tira fuori dall’acqua un corpicino. Piccolo. Senza vita. Indossava un pantaloncino rosso. “Quel bambino è il mio incubo. Io non lo scorderò mai”. Non riesco più a trattenere le lacrime. E il rumore di tutti coloro che, alternandosi in aula, come me, hanno dovuto soffiarsi il naso. “E questo è il risultato” ci mostra l’ennesima foto. “368 morti. Ma 367 bare. Si. Perché in una c’è una mamma, arrivata morta, col suo bambino ancora attaccato al cordone ombelicale. Sono arrivati insieme. Non abbiamo voluto separarli, volevamo che rimanessero insieme, per l’eternità”. Il post si conclude con le parole della Di Vivo: “Penso che possa bastare così. E questo è un estratto. Si, perché il Dottor Bartolo ha parlato per un’ora. Gli altri relatori hanno lasciato a lui il loro tempo. Nessuno ha osato interromperlo. E quando ha finito tutti noi, studenti, medici e professori, ci siamo alzati in piedi e abbiamo applaudito, per lunghi minuti. E basta. Lui non ha bisogno di aiuto, “non venite a Lampedusa ad aiutarci, ce l’abbiamo sempre fatta da soli noi lampedusani. Se non siete medici, se non sapete fare nulla e volete aiutare, andate a raccontare quello che avete sentito qui, fate sapere cosa succede a coloro che dicono che c’è l’invasione. Ma che invasione!”… (ninofezzacinereporter)
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ma-come-mai · 2 years
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Carissimi ragazzi,
purtroppo siamo arrivati al momento che non avrei mai voluto, e creduto, che arrivasse: da oggi non posso più essere la vostra insegnante. Vi scrivo perché non mi piace l'idea di non esserci neanche salutati in modo degno e senza una spiegazione da parte mia, ma ho avuto paura di non reggere all’emozione.
Occorre una premessa: quando a diciannove anni mi sono iscritta all'università, avevo già deciso che avrei fatto l'insegnante perché era quello che avevo sempre desiderato. Così, finiti gli studi, ho fatto il concorso, ovvero altri due anni di studio forsennato. Infine, prima di passare di ruolo, dieci anni fa, ho fatto dieci anni di precariato: sono andata a lavorare ovunque mi chiamassero e così sono stata a Montelupo, Vinci, Cerreto Guidi, Fucecchio, Certaldo, Sesto, Fiesole, Tavarnelle... È stato un po' faticoso, ma quando fai qualcosa con passione la fatica non si sente. Vi racconto tutto questo per farvi capire quanto sacrificio mi costa la decisione che ho preso.
Credo fermamente nella libertà, valore che, come vi ho detto tante volte, è costato la vita a tante persone che hanno lottato per essa. Ho sempre pensato di vivere in un paese libero e democratico ma, all'improvviso, ho dovuto ricredermi: per continuare a fare il mio lavoro (che è uno dei valori fondamentali riconosciuto come diritto dalla nostra Costituzione) dovrei obbligatoriamente sottopormi a un vaccino che per motivi personali e di salute non ho intenzione di fare. Perderei credibilità ai miei occhi ancor prima che a quelli altrui se, dopo aver cercato di insegnarvi l’importanza della coerenza, della lealtà, della correttezza, dopo avervi spiegato l’irrinunciabilità di certi valori, chiaramente enunciati dalla Costituzione, mi piegassi a una “regola” che di fatto contravviene alla Costituzione stessa.
Non so se condividete la mia posizione e potete legittimamente non farlo, quello che spero di trasmettervi è il messaggio secondo cui quando si crede fermamente in qualcosa si deve andare fino in fondo, senza compromessi, costi quel che costi. Vi assicuro che a me costa molto, non solo per la mancanza dello stipendio, ma soprattutto perché mi mancherà il lavoro e mi mancherete voi, tutti, dal primo all'ultimo: mi è sempre piaciuto stare con i miei alunni e spero che questo vi sia arrivato. Abbiamo cominciato un po’ in salita, abbiamo dovuto conoscerci reciprocamente, ma ora finalmente stavamo raccogliendo i frutti del lavoro fatto… mi raccomando: continuate così!
Sappiate che sono molto orgogliosa di voi e dei grandi progressi che avete fatto in questo ultimo anno.
Vi abbraccio e vi auguro di cuore ogni bene.
La vostra prof.
Chiara Berti
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occhietti · 3 years
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Un maestro chiese ai suoi piccoli alunni di scrivere su un foglio di carta un loro sogno. Dopo qualche minuto passò quindi a ritirare i fogli, tornò alla cattedra, li piegò e li mischiò più volte.
"Ora venite qui uno per uno e pescate un foglio a caso"
disse rivolgendosi ai suoi ragazzi. Quando tutti ebbero finito spinse la classe ad aprire i fogli.
"Adesso leggete il sogno che vi è capitato e fatelo vostro, realizzatelo. Se trovate scritto il vostro sogno scambiatelo con il sogno di qualcun altro".
Gli occhi dei piccoli si riempirono di stupore.
- Ma maestro, come possiamo realizzare un sogno che non è nostro?" chiese una di loro. "Io ad esempio non voglio diventare un astronauta come c'è scritto qui, avrei paura di andare nello spazio. Io sogno di diventare una ballerina".
"Infatti, non potete".
- E quindi? Perché ci ha chiesto di fare una cosa che già sapeva non avremmo potuto fare?
"Perché possiate capire che ognuno di voi ha un sogno ed è importante come quello di tutti gli altri e che ognuno di voi ha il potere di realizzare i suoi sogni ma non i sogni degli altri. Vedete, nella vita molte persone vi diranno che i vostri sogni sono stupidi o cercheranno di farvi realizzare i loro sogni cancellando i vostri. Non permettetelo mai. Difendete i vostri sogni e battetevi per realizzarli, spiccate il volo ragazzi miei. Non importa se riuscirete a realizzarli, perché potrà anche succedere che alla fine resteranno soltanto sogni e non diventeranno realtà. Voi però dovete continuare a crederci, a difenderli, a lottare per loro perché un mondo senza sogni è un mondo vuoto, perso. Non criticate mai i sogni degli altri, anzi se potete aiutate gli altri a realizzare i loro di sogni. Perché i sogni sono fragili e se vengono spezzati le schegge... ti restano nel cuore per tutta la vita. - Sabrina Ferri
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paulpette · 2 years
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Wow. Rise and shine. 🌈🌈🌈 Come va oggi Marta? Si migliora?
Madonna ragazzi voi non potete capire la quantità di madonne che stanno rimbalzando dentro la mia testa.
Più migliorano le mie condizioni di salute, più energie investo nell’ odiare la regione Lombardia, l’ATS di Milano, i numeri verdi, le voci registrate dei risponditori automatici, il ministero della salute e tutti gli altri.
Sto meglio, anzi sto quasi bene del tutto. Ragione per cui vorrei poter tornare a casa dei miei per natale, ma per tornare a casa ho bisogno di un tampone molecolare negativo fatto da ATS, ma ATS non mi chiama per fissare il tampone di controllo. Bene, no??
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der-papero · 4 years
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Chiamata Rumble per il primo test
Ciao ragazzi,
ancora non è pronta, eh, state calmi :) ... però mi occorrerebbe un aiutino per un primo test di login/logout, visualizzazione dashboard e blog. Avendo finito il grosso delle API, diciamo che la prima fase è quasi completa.
Preciso che questo annuncio si rivolge (ahimè) ai soli possessori di Android. Coloro che hanno iPhone possono solo partecipare emotivamente.
Vi chiedo scusa se non ci sono stati più aggiornamenti e l'impressione sembrava quella che il progetto fosse morto, ma posso lavorarci solo quando testa e tempo lo permettono, e questi due mesi sono stati abbastanza pesanti.
Tra di voi c’è sicuramente chi non sa di cosa io stia parlando, quindi riporto i link ai post originali, ci potete dare una guardata:
https://papero-tombo.tumblr.com/post/190786461884/ciao-ragazzi-credo-sia-il-momento-di-chiedere-il
https://papero-tombo.tumblr.com/post/190793602014/siete-stati-tantissimi-oggi-oltre-le-mie-piu
https://papero-tombo.tumblr.com/post/610915128482856960/and-the-winner-is-rumble
Senza tirarla troppo per le lunghe, quello che mi occorre sono dei volontari per un primo test. Si tratta solo di loggarsi con la app, e vedere se si apre la vostra dashboard e il vostro blog. Tengo a precisare che la UI è una cosa pietosa, ma per il momento il punto non è la bellezza, quando capire se lo stack funziona.
Per coloro che giustamente potrebbero farsi dei concern riguardo alla privacy, Rumble non vi frega le password, ve lo prometto :) Se però volete saperne di più, chiedete anche con un ask (SI’, VI PREGO), e vi spiego come funziona OAuth2. Aggiungo anche che la app funziona in sola modalità visualizzazione, non potete cancellare, mettere like o fare cambiamenti, quindi nessun danno al vostro Tumblr.
Ricapitolando, si tratta di:
installarla
loggarsi
aprire la dashboard, scrollare un bel po’
aprire il blog, scrollare un bel po’
fare logout
ripetere dal punto (2) una seconda volta (non serve scrollare al secondo passaggio)
Una volta eseguiti questi passi, potete anche disinstallarla. Se non vi crasha, siamo messi bene.
Mi piacerebbe che tra i volontari ci fosse qualcuno che ha un vecchio cellulare. Il target minimo è Android 5.1, avere un dispositivo con quella versione mi permetterebbe di capire se funziona anche in quel caso.
Qualsiasi dubbio, sapete come contattarmi, i volontari possono contattarmi in privato, e vi giro il link da dove scaricarla (ovviamente non esiste ancora su Play Store). Liberi di rebloggare, se vi va di diffondere il messaggio.
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nottemagicasblog · 3 years
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Er Faina vs Catcalling
ER FAINA:
"Per due fischi il cat calling" - dice Er Faina - "Io non so dove andremo a finire. Posso capire se ti rompono o insultano, ma se dici a una *fischio* 'A fantastica' mica è un insulto, manco ti avessi detto a brutta cessa!".
CAT CALLING:
Con catcalling si indica tutta quella serie di apprezzamenti fatti per la strada da parte di persone (principalmente uomini) ma che, in realtà, risultano essere tutto tranne che dei veri complimenti. Fischi, frasi come "ciao bella" , "che belle gambe" o "esci con me stasera?", non sono né un modo per cercare di conoscere la ragazza in questione né per dimostrare un reale interesse. Si tratta di una vera e propria molestia verbale.
Dopo aver chiarito questi due temi vorrei esprimere la mia, in quanto donna, in quanto ragazza, in quanto femmina, in quanto essere umano con una vagina.
Un uomo non sa cosa voglia dire sentirsi in pericolo la sera quando si torna a casa e si vede un gruppo di ragazzi che ti fischiano.
Non sa cosa voglia dire andare sul marciapiede vuoto per non passare davanti a degli operai in pausa pranzo che fanno complimenti e fischi a tutto andare.
Non sa cosa voglia dire avere ansia di uscire di casa vestita, così, semplicemente vestita, perchè qualsiasi vestito, che sia un Jeans, una maglietta, un maglione, una gonna, una canottiera , una felpa, sia in qualunque maniera soggetta a fischi, complimenti e a volte anche toccatine, gente che ti segue.
Perchè avete questo bisogno di farci un complimento? Cosa pensate che ci faccia scaturire questo complimento? Felicità? Fierezza che ci avete detto che abbiamo un bel paio di gambe? Ci oggettificate in questa maniera? A due gambe? Ad un bel culo?
Perchè non potete farne a meno?
Se proprio è più forte di voi che dovete farci PERFORZA un commento, non fatelo in quella maniera da morti di figa, perchè non siamo stupide, lo capiamo quando lo fate perchè vi piacerebbe stamparci un sorriso sulla faccia o alzarci l'autostima che quando lo fate solo perchè avete visto un bel culo e non sapete tenervelo nei pantaloni.
ER FAINA ha poi aggiunto un altro video giustifica dove diceva che era solo ironia e che lui si riferiva ai ragazzini e non di certo ad un 60enne che fa apprezzamenti ad una 12enne.
E perchè dovrebbe andare bene se un ragazzo lo fa ad una ragazza della propria età? Sentiamo sono curiosa.. non perchè a me fanno paura ugualmente, che siano più grandi, della mia stessa età o più piccoli.
Non è una questione di età, non si deve fare.
È una questione di rispetto, di civiltà.
Non c'è bisogno che voi ci facciate degli apprezzamenti del genere.
Ha scritto poi un post di scuse e infine ha messo dei video (sempre su instagram) dove parlava per quasi 4 minuti e diceva che gli erano arrivati anche commenti di minaccia, di morte, insulti a sua madre.
Ecco, questa è una cosa che non si fa.
Non lo sto giustificando, assolutamente no.
Non si può scrivere quelle cose perchè è quel che la gente che fa cagate aspetta, perchè poi quelli che fanno cagate passato per le vittime della situazione e così è stato.
È una persona priva di intelletto e di civiltà Er Faina e bisogna stare attenti a gente del genere.
Lui scherzava sul fatto che Tommaso Zorzi lo avesse chiamato "Personaggio Pericoloso", ci ha fatto su i video dove diceva "Il personaggio pericoloso va a giocare a calcio", non c'è niente da ridere caro Er Faina, te SEI un personaggio pericoloso, perchè fai passare messaggi sbagliati, al pubblico che ti segue.
A me la gente così fa pena e mi fa anche incazzare perchè bloccano il progresso della civiltà.
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nottinsonni · 3 years
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ragazzi voi non potete capire.. ho barbie xanax che mi fa le domande in anonimo su twitter vantandosi della sua laurea... y'all THE BARBIE XANAX quella che ha tipo 30 anni suonati... the clownery mamma mia
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toleratingthings · 3 years
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E il mondo fu creato solo per gli Uomini.
Il Femminismo a tredici anni ci si presentava come questa nuova ed innovativa percezione della realtà opposta a quella maschile che ci infondeva forza e coraggio, ci faceva sentire vive e adulte. Questo movimento idolatrava il pregio di essere nate donne e, diciamocelo chiaro e tondo, nei nostri primi tredici anni di vita nessuno - e dico nessuno - aveva reso il nostro gender motivo di vanto.
Alzi la mano chi a quell’età non ha mai pensato di dover combattere i maschietti per il minimo torto o la più piccola offesa, inneggiando alla parità dei generi. In maniera sottile e sbagliata, eravamo convinte che il Femminismo dovesse distruggere gli uomini e tutte le loro aspettative e che, nella gerarchia mondiale, fosse arrivato il nostro turno di occupare la punta della piramide.
Il potere ci rendeva ambiziose ed arroganti, ci faceva gola. Fu allora che iniziammo a cambiare il nostro stile, vestendoci da frat girls, ad indossare vestiti considerati poco femminili e a sederci come i ragazzi.
A saperlo che quella era misoginia interiorizzata!
Ci risultavano pesanti gli insulti, gli spintoni e le battutine, ma ci vergognavamo delle mestruazioni, di passarci gli assorbenti in classe e della parola con la S. Qualcuno oserebbe dire “Ogni cosa a suo tempo”. Non credo di concordare appieno.
Il siparietto era abbastanza ridicolo al dire il vero: volevamo compiere la révolution all’interno del nostro gruppo classe, abbattere l’opinione maschile, sottomettere i ragazzi e marcare il territorio femminile con nastri e catene per eventualmente coronarlo con una bandiera rosa e il simbolo del nostro gender stampato su di essa. Vi era il desiderio di essere più di principessine e regine. Ambivano ad una dittatura.
Che poi, ammettiamolo, quella folle visione utopica ci delizia ancora.
"E perché?", direbbe il maschio.
Non è facile, mio caro lettore dal gender opposto dal mio, farti capire nel dettaglio cosa significhi nascere donne. I privilegi che ci spettano sin dal primo giorno su questo pianeta sono strettamente legati al rosa e al blu, alla vagina e al pene, all' "auguri e figli maschi" e all'anello al dito, ed eventualmente i diritti accorpati possono subire un'ulteriore variazione a seconda del colore, dell'orientamento sessuale e del cis e trans. Forse c'è già qualcosa che non ti torna, che ti lascia l'amaro in bocca, ma nel caso non ti fosse ancora chiaro ti lascio qui una pillola pesante da mandare giù: in tutto quello che vedi vi è dietro un sistema complesso che non permette libertà e pari diritti se non ad una cerchia ristretta di persone che rispettino l'etichetta "uomo-bianco-cis-etero". Quindi sì, ritieniti fortunato.
Però non ti sentire minacciato se altre persone vogliono entrare nel tuo gruppo.
Non sei speciale, è solo un'illusione del costrutto. La gang di cui sei membro non ha bisogno di alcuna tessera di riconoscimento o VIP-pass per accederci.
Mi mortifica sentir ancora dire "ma le donne sono più brave in * inserire faccenda domestica/compito educativo *".
Consetitemi di dir-, no. Non dovete darmi il permesso di esprimere il mio pensiero. Voi cari maschietti, questa sorta di incertezza non ve la imponete mai.
A voi tutto è dovuto.
Noi donne, eccelliamo in molti più ambiti rispetto a voi e non per volontà di qualche misterioso potere oscuro. I diritti vi son stati regalati dentro una scatoletta insieme al libretto di istruzioni "10 regole fondamentali per crescere uomo"; noi abbiamo dovuto conquistarli a suon di cazzotti. Perciò, che vi aggradi o meno, a differenza vostra i nostri muscoli sono stati allenati a e per forza, voi potete scegliere se farli crescere solo per soddisfare uno stupido valore puramente estetico oppure no. Purtroppo non sapete cosa significhi lottare. (E il primo che mi tira fuori la mitica storia delle guerre mondiali può andarsi a farsi fottere perché il vostro non era l'unico sesso esistente nel '15-'18 e '40-'45 -ndr.).
Quando a voi era concesso e perdonato il tradimento perché visto come un bisogno fisiologico, noi dovevamo ancora chiedere al padre di famiglia il permesso di separarci dai nostri mariti abusivi che avevano strappato le nostre prime volte con un plateale stupro. Quanto è rude pensare che quel dolore, quello strappo emotivo venisse poi considerato anche come un trionfo il giorno successivo alla prima notte di nozze quando, sempre a noi donne, toccava appendere e mostrare le lenzuola bianche macchiate di sangue. Il nostro fottutissimo "no" represso per volontà di un ambiente machista steso sul nostro balcone ed ignorato dagli occhi e dalle menti di tutti perché troppo presi a glorificare il maschio.
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A tredici anni, quindi, entrare a contatto con il movimento femminista si rivelava non rivoluzionario, bensì un fantastico pov tramite cui si conosceva la realtà dei fatti ed ogni meraviglioso gap di genere. Gap all'interno del quale intercorre una perpetua lotta con uomini che avvertono una sottile forma di minaccia e che di conseguenza sentono il dovere di prevenire ogni pericolo.
Quale pericolo? La parità di genere.
Il gender maschile, per chi non lo avesse ancora ben afferrato, ha un po' il complesso del figlio unico. Il concetto di condivisione fa tremare la sua stabilità emotiva, cui base è da sempre stata: "Sei tu e nessun altro", e questo malessere si manifesta continuamente in divieti, pregiudizi - gli uomini sanno per bene che chi distribuisce meglio gli stereotipi sono le donne non istruite ad altro se non al maschilismo; è un tête-à-tête con lo stesso gender stabilito da loro -, dress code, insulti, precedenze, età o anzianità.
E poi c'è la più bella: "Perché sei donna, non sei fatta per queste cose. Ti farebbero paura".
Tutto il creato, quindi, pareva essere stato ideato per gli uomini e a noi altri spettava viverne le briciole ai margini della beatitudine, come analogamente spettano gli avanzi alle bestie. La revisione maschilista della Bibbia conferma, d'altronde come poteva un innocente uomo mangiare il frutto proibito se non mosso primordialmente dalla seducente figura di una donna? Che in verità Eva, mano sul fuoco, se ne stava beata per i fatti suoi ad esplorare l'Eden senza neanche curarsi del piacere visivo che provocava ad Adamo e che la sua gentilezza è stata poi scambiata per invito al peccato - velato modo per addossare tutta la colpa a noi, mere vagine-vaganti. La Bibbia l'ha anticipato: il prezzo storico della stronzata maschile e la condanna sociale per i secoli a venire verrà eternamente scontata da noi donne.
Eva voleva soltanto condividere una cazzo di mela.
Alla fine, a distruggere la falsa convinzione dell'antropocentrismo a favore del gender maschile, siamo arrivate noi con lo slogan più umiliante:
"Non siete poi così importanti."
- glenda |ig: a.glenda.caceres |tw: waitbythedoor_
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mahoanchedeidifetti · 4 years
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Octavia: « Quest`anno abbiamo fatto schifo. » La realtà è questa. « Abbiamo perso la Coppa delle Case, perché qualcuno forse ha deciso che non era importante. » E anche se non conosce per davvero quanti non hanno guadagnato i punti per vincerla, lo sguardo vaga un po` in giro per la sala, con sdegno: la colpa è di tutti voi. Sua mai, ovviamente. « A Quidditch abbiamo fatto schifo per colpa di qualcuno che si è preso ... sono 60 pluffe in una partita, XAXA? » E sì, anche per lui uno sguardo di schifo. Ma è il suo bff, quindi dura poco. « MA! » Vediamo che ha da dire? « Noi siamo i Serpeverde. Noi camminiamo a testa alta, sempre e comunque. » Un certo orgoglio, c`è. « O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori, quei tipi astuti e affatto babbei, che qui raggiungo fini ed onori. » Sta citando il Cappello Parlante, già. « Quindi. » Sicura. « IL PROSSIMO ANNO, niente babbei, unità di Casata, e raggiungiamo quegli onori che devono essere nostri. » E basta. Uno sguardo verso XAVIER, per controllare l`espressione sul volto del bff, oltre che poi andare verso CHARLOTTE. Come sono andata? Ha bisogno di voi. « Ora potete pure fare l`... » Qualcuno sta facendo qualcosa? Si è finalmente palesato? « Applauso. » Non proprio ad alta voce, questa volta. Ah. Giusto e solo ah.   « Ma ora è tempo di goderci l`ultimo giorno di scuola, e VAFFANGRAMO A TUTTO. » 
Charlotte: « È vero, dobbiamo essere i più favolosi, e non quegli osceni. » i palmi delle mani parlano come se avessero voce seguendo proprio il tono ed il modo di fare della secondina. « Discorso da E! Il prossimo anno devi essere tu la nostra prefetto, farai un figurone sicuro-sicurissimo.. » si mordicchia le labbra, guardando OCTAVIA trovando l’ovvia soluzione. « Lo dirò al mio padrino. » 
Tristan: Ha tanto da dire, tantissimo, un po’ a tutti, soprattutto alla MILLES. « Parecchie cose, ma non penso sia il caso. » Perché davvero OCTAVIA vuoi parlare di non essere osceni? Tu?
Xavier: « Il rosa ti starebbe bene sulle labbra. » a CHARLOTTINA che vuole il fumo rosa. « Saresti ancor più favolosa. » è serio o prende in giro? Inarca le sopracciglia per poi fare spallucce, sempre in direzione di CHARLOTTE. « Appoggia alle labbra e poi tira. » Semplice, conciso, senza alcun aiuto, come sa far lui. Si guarda intorno, puntando lo sguardo prima verso HELIOS, poi verso GUIN e infine su OCTAVIA. Come si fuma realmente ‘sta cosa che hai appena acceso?
Niall: Comunque sia, OCTAVIA inizia a fumare e dalla sua bocca esce del fumo, di un colore strano ma non troppo.. argento. «  Gnnn  » emette, basso basso.  « E che vuol dire? ] esclama piano.  « Uno stato d’animo… ?  » chiede di nuovo per sicurezza, ma a mezza bocca. E sta già parlando troppo, sì.  « Sei tipo felice.. come quelle creaturine argentate che evocano qua la gente quando è felice » e ha sentito parlare in questo modo del patronus, anche perché a Durmstrang parleranno di qualcosa no? Non bene magari di Hogwarts, ma tant’è.
Guinevere:  « Mannaggia a San Giorgio, oh. » impreca pure il santo patrono gallese, vergogna.
Helios: «Avete tutta l`estate per divertirvi.» non urla lui, figuriamoci...basta quella che in dialetto impreca a San Giorgio (?) «All`aperto.» soprattutto, ma anche «Senza rotture di boccini.» insomma, non spiscettiamo fuori dal vasetto, qui. Ché siamo buoni - quando? - ma fino ad un certo punto. «Ma l`estate inizia domani.» e quindi, si fuma da domani. Sksate. Che poi il dire queste parole guardando proprio Octavia abbia qualche doppio senso a lei di certo non impossibile da capire, è un altro paio di maniche
Charlotte:  « Sei noioso, HELIOS! Sei noioso e basta, non ti diverti e non ci fai divertire eeeee, che gramo! Ci rovini le cose. » 
Octavia: « Buona estate. » Una pausa. « A tutti. » 
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ohana-senzapensieri · 4 years
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Sfogo personale.
Dubito che qualcuno leggerà, ma ho bisogno di sfogarmi e questo è il mio spazio per farlo.
Riuscirete mai a capire che certe parole possono ferire, che l’espressione “la penna ferisce più della spada” è fottutamente vera?! Che ci sono persone che staranno male, che inizieranno a farsi 8mila complessi per 2 fottutissime frasi che voi avete scritto? Che delle parole che voi avete scritto in 2 minuti a loro faranno male per settimane, mesi...? Ma cazzo! Eppure se ne sentono tante di storie di persone che si suicidano/si arrecano danno per “delle parole”, ovviamente a quel punto vi stupite tutti “ma come è possibile? Come è successo? Povera persona...” Ma a voi il cervello funziona, o lo avete per sport? Si, è vero, non sono una santa, sono stata a letto con dei ragazzi; non credo di essere la prima ne che sarò l’ultima ad averlo fatto; adesso vi dico una curiosità su di me, sono stata a letto con persone a cui tenevo, che per me significavano qualcosa, con cui avrei voluto costruire qualcosa. Si, mi è andata spesso male, anche se con alcuni di questi ragazzi ancora parlo, non si è creato il rapporto che speravo, è regredito a semplice amicizia e nulla più, a me va bene così. Poi, si, sono chiatta, sono una balena, e allora? Cos’è che vi disturba? Il fatto che nonostante io ammetta di essere chiatta mi faccia le foto quando mi sento bene con me stessa? Vi disturba vedere le mie foto? Potete smettere di seguirmi, di certo non mi dispererò per avervi perso. Prima di dire, parlare e straparlare fatevi un esame di coscienza, e pensate a chi state scrivendo, io rido, ironizzo e scherzo su quello che mi scrivete ma non pensate che sia menefreghista, l’ho già scritto LE PAROLE FANNO MALE... abbiamo tutti modi diversi di dimostrarlo, le parole lasciano segni, alcuni visibili altri meno. Fate schifo voi che pensate di poter alleviare il vostro senso di inferiorità e rendere la vostra vita “migliore” solo affossando altri e facendo sentire altre persone uno schifo. Mi fate schifo, sopratutto perché con alcuni di voi mi sono confidata e fidata. Cos’è, aspettate di vedermi piangere, che chiuda il blog o qualcosa di peggio...? No, non succederà, non davanti a voi o comunque voi non verrete a saperlo. Siete delle persone infelici, schifose e meschine. Qua sopra ho sempre portato me stessa, non ho mai nascosto di essere stata a letto con ragazzi, di essere stata male, così di essere felice o qualsiasi altra cosa.... quindi siete pregati o di non rompere i coglioni o comunque di dirmele senza anonimo queste cose. PS: magari facessi la puttana, sarei piena di soldi🌸
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weirdesplinder · 3 years
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SERIE TV di NETFLIX che vi consiglio di guardare:
Naturalmente questi consigli sono del tutto soggettivi e guidati dal mio gusto eterogeneo, ma dato il vasto catalogo Netflix, magari questi  suggerimenti potrebbero esservi d’aiuto:
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ALICE IN BORDERLAND
Tratto da un famoso manga giapponese.
Trama:  Un appassionato di videogiochi e i suoi due migliori amici si ritrovano improvvisamente catapultati in una Tokyo parallela – se in un altro mondo o in una realtà virtuale aumentata non è dato saperlo –  desolata e vuota. Per sopravvivere a questo strano mondo, Arisu deve affrontare le difficili prove di un pericoloso survival game. Se vinci guadagni giorni di vita, se perdi o scegli di non giocare muori. Ben presto i ragazzi si rendono conto di quanto sono disposti a fare e sacrificare pur di sopravvivere. Ma Arisu è deciso a scoprire chi è il gamemaster dietro a questo diabolico gioco. Che significato hanno le carte da gioco che i vincitori delle prove guadagnano? Quante persone come lui sono intrappolate in quell’incubo?
Perchè guardarla: La prima stagione mi è piaciuta un sacco, mi ha ricordato un poco Battle royale e The Hunger games, ma con un tocco di Ready player one e Matrix nel mezzo. I giochi non sono ripetitivi e il tutto scorre in modo molto veloce e avvincente. Certo è un poco cruento, siete avvertiti e come in Games of thrones non è il caso di affezionarsi troppo ai personaggi.
I BRIDGERTON
Serie tv tratta dalla serie omonima di otto libri romance dell’autrice Julia Quinn dedicata ad una grande e simpatica famiglia formata da una madre, quattro figli maschi e quattro figlie femmine, tutti da maritare. La serie è ambientata a Londra, a partire dall'anno 1813 e ogni libro vede come protagonista uno dei figli che trova l’amore. La prima stagione del telefilm prende spunto da primo libro della serie, Il duca ed io (Titolo originale: The Duke and I).
Trama: Implacabilmente perseguitato dalle madri della buona società indaffarate a combinare matrimoni per la loro prole, Simon Bassett, il bel duca di Hastings, è stanco di essere cacciato. E altrettanto stanca è anche Daphne Bridgerton, la cui madre è assolutamente decisa a trovare alla figlia il marito perfetto. Né Simon né Daphne sono felici di questa sgradevole situazione, ed entrambi darebbero qualunque cosa per un po’ di pace e di tranquillità. Il loro desiderio di prendersi una tregua dal mercato matrimoniale del ton li porta a fingere di fidanzarsi - ma il loro piano è minacciato dal sospettoso fratello maggiore di Daphne, che guarda caso sa molto bene quanto Simon ci sappia fare con le donne. I due non hanno però previsto che l’attrazione reciproca li porterà proprio a quello che avevano deciso di evitare - e cioè al matrimonio. Ma Simon teme che il suo doloroso passato possa impedirgli di riuscire ad amare davvero. E Daphne, benché lo ami profondamente, è decisa a non accettare niente di meno del suo cuore…
Perché guardarla: se avete voglia di romanticismo e passione (attenzione contine scene hot sieteavvertiti), unito a ironia e bei costumi. Io personalmente l’ho guardato perchè amo i libri da cui è tratto e il genere romance storico. Non è una serie esente da difetti (in primis certe acconciature), ma se non vi infastidisce l’inesattezza storica sarà piacevole guardarla.   
  THE WITCHER
Serie di Netflix tratta dai libri di Andrzej Sapkowski. In particolare, la prima stagione formata da otto episodi è tratta dal libro The last wish in Italia diventato Il guardiano degli innocenti, che è una raccolta di sette racconti brevi.
Trama: Geralt è un witcher, un individuo più forte e resistente di qualsiasi essere umano, e si guadagna da vivere uccidendo quelle creature che sgomentano anche i più audaci: demoni, orchi, elfi malvagi… Strappato alla sua famiglia quand'era soltanto un bambino, Geralt è stato sottoposto a un durissimo addestramento, durante il quale gli sono state somministrate erbe e pozioni che lo hanno mutato profondamente. Non esiste guerriero capace di batterlo e le stesse persone che lo assoldano hanno paura di lui. Lo considerano un male necessario, un mercenario da pagare per i suoi servigi e di cui sbarazzarsi il più in fretta possibile. Anche Geralt, però, ha imparato a non fidarsi degli uomini: molti di loro nascondono decisioni spietate sotto la menzogna del bene comune o diffondono ignobili superstizioni per giustificare i loro misfatti. Spesso si rivelano peggiori dei mostri ai quali lui dà la caccia.
Perchè guardarla: se amate il fantasy e cercate qualcosa di avvincente e pieno di azione, magia, intrighi e mostri questo fa senza dubbio per voi. Inoltre è stata costruita molto bene, intreccia tre linee temporali diverse contemporaneamente per poi riunirle in uno stupendo finale. E il protagonista è assai attraente.
 STRANGER THINGS
Trama: Anni ’80, la scomparsa di un ragazzino in una cittadina americana porta alla luce un mistero in cui si mescolano esperimenti segreti, spaventose forze soprannaturali e una strana bambina.
Perchè guardarla: perchè è una serie stupenda con una sceneggiatura stupenda, cosa rarissima di questi tempi. Se siete nostalgici degli anni ‘80 non potete perdervela, come anche se siete fan del film Goonies (a cui si ispira molto) o di Indiana Jones. Ironica, fresca, innovativa e mai banale. Assolutamente da guardare.
 DIRK GENTLY’S AGENZIA INVESTIGATIVA OLISTICA
Liberamente tratta dalla serie omonima di libri di Douglas Adams, già autore della Guida galattica per gli autostoppisti.
Trama: Il protagonista è Dirk Gently, che insieme con altre persone dotate di strani poteri (vedi xmen o simili) in passato era stato catturato da un’agenzia governativa che aveva cercato di sfruttare i loro poteri ma erano poteri così strani che non ci erano riusciti neppure loro… (ma questo viene sviscerato meglio nella seconda stagione). Il suo potere se così lo possiamo chiamare è il fatto di trovarsi sempre nel posto giusto per essere coinvolto in questi strani accadimenti soprannaturali o non normali, non per capirli intendiamoci o risolverli, ma vi partecipa, è come se li attirasse a sè, e ha imparato a capire che tutto è collegato.
Perchè guardarla: perchè non è uguale a nessun altra serie. I livelli di assurdo che raggiunge sono alti siete avvertiti, eppure alla fine tutto torna. Se non vi spaventano le cose strane e inspiegabili e amate i rompicapi in stile Sherlock Holmes credo l’amerete, ma solo se non cercherete logica in tutto questo. Perchè non c’è. Da guardare se amate l’ionia ma quella senza senso apparente, e vi piacciono le cose alternative ed innovative.
 SANTA CLARITA DIET
Trama: Joel e Sheila Hammond coppia sposata da ventanni ed entrambi agenti immobiliari, conducono una vita quasi noiosa in un quartiere bene di Los Angeles con la figlia adolescente Abby, fino a quando Sheila non diventa uno zombie a causa di alcune vongole che ha mangiato. Questa stravolge le loro esistenze, ma nonostante tutto la famiglia è decisa a rimanere unita e a superare gli ostacoli che le si parano davanti, dalla dieta umana di Sheila, agli omicidi, ai vicini poliziotti troppo curiosi… Perchè nonostante tutto si vogliono bene come prima.
Perchè guardarla: per ridere a crepapelle, seppure si tatti a volte di humor nero, ma sempre sfumato di rosa, perchè l’amore è sempre presente, amore per il proprio coniuge e per la propria famiglia. L’ho trovata fresca e innovativa, finalmente degli zonbie che non spaventano più di tanto e sono molto umani.. Immaginate Desperate housewives che incontra The walking dead, per intenderci, e gli attori sono tutti molto bravi.
 GOOD GIRLS
Trama: Tre madri di provincia organizzano una rapina in un supermercato per sfuggire ai problemi economici e conquistare insieme l'indipendenza. Tuttavia, non sanno ancora che anche il mondo del crimine ha le sue regole.
Perchè guardarla: se avete amato Desperate housewives non potrete non apprezzzarla. Ironica e dissacrante questa serie pur avendo anche azione e passione al suo interno, ha al centro il concetto di cosa significa essere buoni o essere cattivi. Essere onesti è prova di bontà? Quali limiti si è disposti a superare per i propri cari? Le protagoniste se lo chiedereanno spesso e dovranno imparare a pagare le conseguenze delle loro azioni, perchè non si può entrare nel mondo del crimine mantenendo le mani pulite.
 ORPHAN BLACK (CON RISERVE)
Trama: Dopo aver assistito al suicidio di una donna che le somiglia come una goccia d'acqua, Sarah ne assume l'identità e scopre un mondo di segreti.
Perchè guardarla: se siete in cerca di una serie scifi che merita di essere guardata, questa lo è. L’idea di partenza, la clonazione umana, non è trattata da molti telefilm, e inoltre l’atttrice protagonista che ricopre il ruolo di tutti i cloni femminili è molto brava.   Unica riserva, dopo un po’ la serie tende a ripetersi, ma non è così lunga da annoiare.
 ALTERED CARBON (CON RISERVE)
Il telefilm è tratto dal libro omonimo di Richard Morgan.
Trama: In un futuro tecnologicamente avanzato ma moralmente corrotto, e assai simile al nostro presente, dato che le pulsioni degli esseri umani attraversano, immutate, anche i cambiamenti più radicali, è stata creata una tecnologia per digitalizzare la propria coscienza e trasferirla in un altro corpo, come avviene per Takeshi Kovacs, un ex soldato che si ritrova suo malgrado in un corpo «nuovo» a Bay City – una metropoli in piena decadenza, in mano a politici arroganti e spacciatori di droghe sintetiche – per far luce su un omicidio. Le indagini lo trascinano nei meccanismi perversi di una società che ha snaturato il senso della vita e della morte, una società per cui gli individui sono solo pedine in un gioco condotto da chi si può permettere l'immortalità…  
Perchè guardarla: per l’ambientazione futuristica senza dubbio, è veramente ben realizzata, e gli attori sono molto bravi, inoltre la prima stagione è volutamente costruita come un indagine gialla classica e ho apprezzato la dicotomia tra la figura del vecchio investigatore privato, e di un futuro così estremo e buio. L a seconda stagione invece non mi ha convinto.
 STAR TREK DISCOVERY (CON RISERVE)
Trama: ambientata nell’universo di star Trek dieci anni prima degli eventi della serie originale del 1966 questa serie narra le avventure della nave spaziale della Federazione USS Discovery e del suo equipaggio che si troverà nel bel mezzo di una guerra fredda tra la bellicosa razza Klingon e la Federazione Unita dei Pianeti, innescata dopo un secolo di inattività.
Perchè guardarla: se siete fan di Star trek come me non potete non guardarla, anche se credo contenga la protagonista più antipatica di tutti i telefilm di Star trek. Ma se riuscirete a superare il fatto che la nave spaziale protagonista non è l’Enterprise, i Klingon non sembrano i Klingon, e una prima metà della prima stagione alquanto confusa e spiazzante, la seconda metà è molto intrigante e con colpi di scena, grazie a un capitano che salva la mediocrità della protagonista. La seconda stagione poi viene salvata dal fatto di non avere quasi una trama dall’attore che interpreta il capitano Pike e dalla comparsa di Spock. La terza stagione è insalvabile non guardatela.
Onorevole menzione:
Non essendo una serie, ma solo una miniserie, non l’ho potuta mettere nei consigli sopra, ma devo citarla.
LA REGINA DEGLI SCACCHI
Tratta dall’omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis.
Trama: La serie esplora la vita di una bambina prodigio degli scacchi, orfana, di nome Beth Harmon, seguendo le sue vicissitudini dall'età di otto ai ventidue anni, mentre lotta contro la dipendenza da alcol e psicofarmaci nel tentativo di diventare grande maestro di scacchi.
Perchè guardarla: Perchè è sceneggiata benissimo, e sono riusciti a rendere  avvincenti anche le partite a scacchi.
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corallorosso · 3 years
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Non avrei mai pensato, come credo un po’ tutti, di vedere un italiano vincere la medaglia d’oro per i 100 metri piani alle Olimpiadi. Fino ad oggi, nessun italiano si era mai neanche qualificato per la finale olimpica. A distanza di neanche tre settimane, insomma, il nostro paese ha vinto la più importante gara di atletica leggera alle Olimpiadi e un europeo di calcio. E poi ci sono i Maneskin, che hanno vinto l’Eurovision ma, diversamente da chi solitamente vince l’Eurovision, sono esplosi in tutto il mondo. Primi nella Top 100 globale di Spotify per diverse settimane e a lungo con due brani in top 10, primi negli USA, due singoli anche nella top 10 inglese. Tutte cose mai accadute per una band o un artista italiano. Nonostante questo, però, qui da noi vengono trattati da tante persone che “ne sanno” di musica come se fossero un fenomeno marginale, buffo, il simbolo del fatto che “i ragazzini non capiscono niente”. E può essere, eh. Di sicuro non siamo di fronte ai nuovi Beatles. Di sicuro non si sono inventati niente. Fanno un rock molto classico e “già sentito”, ben eseguito (il cantante è molto bravo), piacciono perché sono belli (tranne uno, diciamo la verità) e perché giocano molto su un’immagine che rimanda a una sessualità “fluida”. Anche qui: niente di nuovo, Bowie faceva le stesse cose 50 anni fa, ovviamente, ma pure il nostro Renato Zero. Eppure piacciono. Sarà perché i ragazzini non conoscono Bowie e Marc Almond, o sarà perché non capiscono un c@zzo di musica, come dicono quelli che ne sanno tantissimo. Fatto sta che non era mai successo che un musicista italiano avesse così tanto successo nel mondo, tra i giovanissimi. Figuriamoci un gruppo rock (o pop rock, come volete). Che ne dite: ci sarà un motivo? Il mondo è composto da idioti e voi siete gli unici a capire qualcosa di musica? Credete che basti mettere insieme dei bei ragazzi e fargli cantare delle canzoncine mediocri per vincere Sanremo, l’Eurovision e fargli scalare le classifiche di tutto il mondo? Voi sapreste farlo? Io no, purtroppo. Ora, a prescindere dai gusti, bollare come “robaccia” qualcosa che riesce ad ottenere un tale successo globale può significare solo due cose: o siamo talmente convinti di essere i depositari del buon gusto e della conoscenza musicale da considerare milioni di persone una manica di perfetti cretini, oppure non siamo in grado di capire quando sarebbe più opportuno mettere un attimo da parte i propri gusti e cercare di capire cos’è successo. Perché è indubbio che questi 4 ragazzi abbiano fatto una cosa che nessun nostro connazionale era mai riuscito a fare: sono diventati a tutti gli effetti delle rockstar internazionali. Vi può far sorridere, ovviamente, liberissimi, ma è così. Magari ad altri fanno sorridere quelli che, dalla loro cameretta, distribuiscono patentini di qualità musicale a dei ragazzi che stanno facendo collezione di dischi di platino su scala mondiale. Attenzione: non sto dicendo che, visto che hanno successo, debbano piacervi, e neanche che chi ha successo stia per forza facendo buona musica. Sto dicendo che liquidare un fenomeno di tali proporzioni facendo delle battutine o storcendo il naso significa avere la stessa capacità di analisi sociale di un sasso. Significa compiacersi di vivere in una microbolla egoriferita e non avere la minima intenzione di tirare fuori la testa un attimo, giusto il tempo di farsi qualche domanda, tanta è la paura di rendersi conto che il mondo è giusto un po’ più vasto dei 20 amici di Facebook che la pensano come noi. Cercare di capire non significa per forza apprezzare, significa anche avere il coraggio di aprire gli occhi su qualcosa che non ci piace o che non comprendiamo. Io, dal mio punto di vista, sono strafelice che i Maneskin abbiano avuto un simile riscontro globale. In primo luogo perché, vuoi o non vuoi, contribuiranno a dare nuova attenzione internazionale a un circuito musicale, quello italiano, che ormai si stava riducendo sempre di più e correva il rischio di implodere definitivamente da un momento all’altro. In secondo luogo perché stanno convincendo i ragazzini a imparare a studiare uno strumento. E questa, forse, è la notizia migliore. In terzo luogo perché hanno assestato il definitivo colpo di grazia a quello che, probabilmente, è stato il punto più basso mai raggiunto dalla musica di massa: la trap. Già era agonizzante da qualche mese, adesso, presumibilmente, scomparirà del tutto. E a parer mio è una notizia da festeggiare. Metto i Maneskin in questo incredibile e inaspettato filotto di successi italiani internazionali, insomma. Voi fate un po’ come volete. Potete anche seguitare a ridere. Di sicuro lo faranno anche loro. Emiliano Rubbi
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yellowinter · 4 years
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Parlo spesso del disturbo borderline, ma non ho mai raccontato dell’altro mostro che vive dentro me, nel mio corpo, nel mio sangue. Ho il diabete da ormai 18 anni e volevo raccontare un po’ la nostra, seppur forzata, convivenza.
Credo ci sia molta confusione e molte credenze sbagliate sul diabete. Innanzitutto, bisogna distinguere il diabete di tipo 1 dal diabete di tipo 2, hanno quasi lo stesso nome ma sono due malattie distinte. Il diabete di tipo 2 è quello che viene solitamente alle persone anziane, è spesso portato da un’alimentazione sbilanciata e una vita sedentaria, si tratta di insulino resistenza, spesso si cura con delle pastiglie. Il diabete di tipo 1 è una cosa diversa, viene ai bambini o agli adolescenti, è una malattia autoimmune, significa che a un certo punto le cellule del pancreas decidono di sterminarsi a vicenda, non si conosce ancora la causa MA non dipende dal cibo, dal peso corporeo, non è neanche una malattia genetica. Non nasci col diabete, ti viene e non c’è nessun modo per prevenirlo. Io avevo 3 anni quando mi sono ammalata, era gennaio del 2003 e ho iniziato a vomitare tanto. All’inizio pensavano fosse una semplice influenza, poi un pomeriggio ho smesso di respirare e sono entrata in coma. Mi hanno salvata, ma credo sia importante leggere i segnali e prendere per tempo la malattia. Di solito il vomito, la stanchezza, la perdita di peso, il bisogno di fare sempre la pipì sono i sintomi più comuni. Quindi il diabete 1 non è una specie di allergia alimentare, come pensano la maggior parte delle persone, non vuol dire non poter mangiare dolci. Io posso mangiare tutto, posso mangiare il cioccolato, le torte, il gelato, tutto. Il problema è che il mio pancreas non produce insulina, l’ormone che dovrebbe trasportare il glucosio alle cellule, quindi questo zucchero rimane tutto nel mio sangue danneggiando ogni organo. Quando questo accade si chiama iperglicemia. Per risolvere il problema occorre perciò iniettarsi l’insulina, una cosa che detta così sembra facile, ma è tutto tranne che semplice. È terribilmente difficile indovinare la dose giusta di insulina che serve, perché entrano in gioco moltissimi fattori. Prima di tutto quello che mangi, devi saper esattamente quanti carboidrati stai assumendo, considerando se sono semplici (quindi agiscono subito) o complessi (entrano in circolo in circa 4 ore), tenendo conto che non si trovano solo in pane pasta ecc ma tipo anche una parte delle proteine quando vengono digerite si trasforma in carboidrati, ricordandoti che i grassi uniti ai carboidrati si legano e alzano la glicemia in modo particolare e prolungato, e così via. Poi devi tenere conto dell’attività fisica che svolgi, in genere più ti muovi e più la glicemia scende. Dipende però dal valore di partenza, cioè se io vado a correre che ho 300 di glicemia allora potrebbe salire ancora di più. Un altro fattore che incide moltissimo è rappresentato dalle emozioni. È strano, lo so, quasi nessuno ne parla e questo forse è l’aspetto meno conosciuto del diabete. Le emozioni influenzano la glicemia. Lo stress, l’ansia, la rabbia provocano un innalzamento della glicemia pazzesco. Al contrario, quando sei rilassato, scende. Se prendo gli ansiolitici, per esempio, dopo mi capita spesso di avere dei valori bassi. Un’altra cosa insolita è che la glicemia non è costante nel corso della giornata e di notte tende a scendere. Però, eheh c’è sempre un però, dipende dall’attività che fai durante il giorno. Tipo magari ho camminato tutto il pomeriggio, la glicemia è okay, poi vado a dormire e sbam si abbassa. Questa è una cosa molto pericolosa, perché se dormi non ti accorgi dell’ipoglicemia (si chiama così) quindi rischi di andare in coma senza neanche accorgertene. Quando il diabete è appena esordito, di solito ti dicono di svegliarti più volte durante la notte per monitorare i valori. Mi è capitato di svegliarmi a volte con 30 e non avere neanche la forza e la lucidità per alzarmi dal letto. I valori normali vanno dagli 80 ai 120, i sintomi dell’ipoglicemia sono molti e variano da persona a persona, sono la testa che gira, la vista offuscata, la confusione mentale, i tremori, la sudorazione eccessiva, il mal di testa, lo svenimento, le difficoltà nel parlare, le convulsioni. Anni fa i diabetici venivano rinchiusi nei manicomi, perché i sintomi dell’ipoglicemia li facevano sembrare pazzi, poi hanno scoperto che era una malattia fisica. All’inizio è difficile riconoscere quando ti sta per arrivare una crisi, perché è tutto nuovo e vivi con la costante paura di non rendertene conto. Poi col tempo impari ad abbinare la glicemia bassa a una determinata sensazione, una sensazione impossibile da definire, ma tu lo senti. Sai esattamente che quando ti senti così vuol dire che qualcosa non va. Il corpo è una macchina straordinaria che si adatta e capisce tutto, basta ascoltarlo. Ritornando al discorso sulla notte, molte volte mi succede di sognare di mangiare, mi sveglio di colpo e giuro che ogni volta ho la glicemia bassa. Ogni volta, è come se la mia mente avesse elaborato questo sistema per svegliarmi quando sto dormendo e avvertirmi. Ditemi voi se non è pazzesco questo. L’unico modo per alzare la glicemia è assumere dello zucchero, possibilmente quello bianco semplice, oppure usare il glucagone (specie di glucosio da iniettare) quando perdi i sensi e non puoi mangiare. Si tratta quindi di equilibrio: troppa uccide, poca anche. Devi stare nel mezzo, bilanciare l’insulina. Questa si può iniettare in diversi modi: esistono le siringhe normali o il microinfusore. Le siringhe, io le chiamo penne ma non so quale sia il nome ufficiale, si fanno sulle braccia, cosce e pancia, di solito 4-5 volte al giorno. In pratica devi provarti la glicemia prima di ogni pasto, quindi colazione, pranzo, eventuale merenda, cena e dopo cena, poi devi farti l’iniezione. Il microinfusore, invece, è una macchina collegata a un catetere che tu porti sempre addosso e infonde in continuazione insulina (basale). Anche con questo devi provare la glicemia bucandoti sul dito, 4-5 volte al giorno e attraverso il micro impostare manualmente le dosi. Perché le dosi sono diverse dalla basale costante, quindi devi farlo tu. Il catetere ha una cannula sotto pelle e devi cambiarlo ogni 3 giorni. Fino a dieci anni fa era terribile sostituire questo catetere, perché dovevi pizzicare la pelle e bucarti con un ago lunghissimo, infilarlo dentro e poi tirarlo fuori. Per fortuna ora esistono dei sistemi automatici, quindi basta schiacciare due pulsanti e l’ago più corto si inietta da solo. Negli ultimi anni stanno creando tecnologie sempre più specifiche. Esiste un sensore, che si applica in modo simile al catetere, che devi tenere sempre addosso, ma che ti controlla e monitora costantemente la glicemia, quindi puoi evitare di bucarti sulle dita decine di volte. Io personalmente ho scelto di non metterlo, perché trovo scomodo fisicamente portare anche questo aggeggio attaccato al braccio, però ho sentito molti ragazzi che si trovano bene. Questo sensore comunica con il microinfusore e addirittura con diverse app sul telefono, è in grado di avvertirti quando la glicemia è troppo alta o bassa, può sospendere la basale, in futuro potrebbe persino iniettare l’insulina e quindi sarebbe la cosa più simile ad un pancreas artificiale mai creata.
Ora, non so se sono stata chiara, ma penso che sia davvero importante capire. Capire che le persone non sono diabetiche solo quando si siedono al tavolo per mangiare, lo sono sempre e devono tenere a mente tantissime cose che le persone senza diabete neanche immaginano. Per di più sei un bambino quando insorge la malattia. Potete immaginare quanto sia difficile? Estenuante e pesante per un bambino vivere così? Ti ritrovi catapultato in un incubo, senza la possibilità di tornare indietro, soffocato da mille pensieri, preoccupazioni e doveri. Un bambino. Inevitabilmente, cresci. Diventi adulto, anche se hai solo 6 anni. Perché mentre gli altri tuoi compagni di scuola pensano solo a giocare, tu devi ricordarti di tutto, tutto quello che ho scritto sopra. È come una doccia fredda, il diabete ti prendere a schiaffi e ti carica di responsabilità. Stai vigile, stai attento, non puoi sbagliare. Non può sbagliare… un bambino.
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