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#orgosolo
saveriopepe · 2 months
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6 destinazioni e consigli per un buon riposo notturno
Colle di Nava, San Francesco del deserto, Val d’Orcia, Biblioteca dei Girolamini, Parrano, Orgosolo Dalle piante benefiche alla disconnessione digitale. Serve a rigenerarsi, a recuperare energie e persino a migliorare la memoria: in occasione del World Sleep Day, Campeggi.com ha condiviso i consigli per migliorare la qualità del sonno e le destinazioni italiane da raggiungere per metterli in…
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laurasanes · 2 years
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Viajar es la mejor manera de perderse y encontrarse al mismo tiempo . Traveling is the best way to get lost and find yourself at the same time #orgosolo #orgosolomurales #cerdeña #cerdeñaitalia🇮🇹 #sardegna #sardenia #sardegna_super_pics #sardegna_official_ #sarde #instagood #instapic #picoftheday #travel #travelphotography #travelgram #italy #italia #girl #ink #dress #igers #igersspain #igtravel #laurasanes #orgosolosardegna #oroseiadventours (en Orgosolo - Murales) https://www.instagram.com/p/Cfrrj4ls2q9/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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sacredwhores · 4 months
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Vittorio De Seta - Shepherds of Orgosolo (1958)
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duchampscigarette · 4 months
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Vittorio De Seta - Bandits of Orgosolo (1961)
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habitual-sadness · 3 months
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Orgosolo’s Shepherds, Vittorio De Seta, 1958
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carnageandculture · 5 months
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Bandits of Orgosolo (Banditi a Orgosolo) / Vittorio De Seta / 1961
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falsenote · 1 year
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Bandits of Orgosolo (1961)
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andrzejklimowski · 4 months
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Banditi a Orgosolo / Bandits of Orgosolo (1961) dir. Vittorio de Seta
Hungarian poster by János Kass
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frnndlcs · 4 months
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Banditi a Orgosolo, Vittorio De Seta, 1961
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tuttocollage · 1 year
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"𝙸𝚗 𝚘𝚐𝚗𝚞𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚗𝚘𝚒 𝚌’𝚎̀ 𝚕’𝚒𝚗𝚚𝚞𝚒𝚎𝚝𝚞𝚍𝚒𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚏𝚞𝚐𝚊, 𝚕’𝚒𝚗𝚝𝚘𝚕𝚕𝚎𝚛𝚊𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚘 𝚜𝚙𝚊𝚣𝚒𝚘 𝚌𝚑𝚒𝚞𝚜𝚘, 𝚍𝚎𝚕 𝚌𝚘𝚗𝚜𝚞𝚎𝚝𝚘. 𝙸𝚗 𝚘𝚐𝚗𝚞𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚗𝚘𝚒 𝚕’𝚎𝚜𝚙𝚕𝚘𝚛𝚊𝚝𝚘𝚛𝚎 𝚌𝚎𝚛𝚌𝚊 𝚍𝚒 𝚜𝚘𝚙𝚛𝚊𝚏𝚏𝚊𝚛𝚎 𝚒𝚕 𝚌𝚒𝚝𝚝𝚊𝚍𝚒𝚗𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚛𝚕𝚘 𝚒𝚗 𝚜𝚝𝚛𝚊𝚍𝚊, 𝚟𝚒𝚊".
(murales di orgosolo)
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gacougnol · 2 years
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Lisetta Carmi (1924 - 2002)
Orgosolo
Sardinia, 1964
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manyinwonderland · 10 months
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(ok, Gramsci)
(@ Orgosolo)
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sacredwhores · 4 months
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Vittorio De Seta - Bandits of Orgosolo (1961)
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ma-come-mai · 10 months
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Chi era s'accabadora?
Fino a qualche decennio fa in Sardegna si praticava l'eutanasia.
Era compito di ''sa femmina accabadora'' procurare la morte a persone in agonia.
S'accabadora era una donna che, chiamata dai familiari del malato terminale, provvedeva ad ucciderlo ponendo fine alle sue sofferenze. Un atto pietoso nei confronti del moribondo ma anche un atto necessario alla sopravvivenza dei parenti, soprattutto per le classi sociali meno abbienti: nei piccoli paesi lontani da un medico molti giorni di cavallo, serviva ad evitare lunghe e atroci sofferenze al malato.
Sa femmina accabadora arrivava nella casa del moribondo sempre di notte e, dopo aver fatto uscire i familiari che l’avevano chiamata, entrava nella stanza della morte: la porta si apriva e il moribondo, dal suo letto d’agonia, la vedeva entrare vestita di nero, con il viso coperto, e capiva che la sua sofferenza stava per finire.
Il malato veniva soppresso con un cuscino, oppure la donna assestava il colpo di ''su mazzolu'' provocando la morte.
S'accabbadora andava via in punta di piedi, quasi avesse compiuto una missione, ed i familiari del malato le esprimevano profonda gratitudine per il servizio reso al loro congiunto offrendole prodotti della terra.
Quasi sempre il colpo era diretto alla fronte.
Il termine ''accabadora'' viene dallo spagnolo ''acabar'' che significa finire.
''Su mazzolu'' era una sorta di bastone appositamente costruito da ramo di olivastro, lungo 40 centimetri e largo 20, con un manico che permette un'impugnatura sicura e precisa.
In Sardegna s'accabbadora ha esercitato fino a pochi decenni fa, soprattutto nella parte centro-settentrionale dell’isola. Gli ultimi episodi noti di ''accabadura'' avvennero a Luras nel 1929 e a Orgosolo nel 1952. Oltre i casi documentati, moltissimi sono quelli affidati alla trasmissione orale e alle memorie di famiglia. Molti ricordano un nonno o bisnonno che comunque ha avuto a che fare con la signora vestita di nero.
La sua esistenza e' sempre stata ritenuta un fatto naturale,come esisteva la levatrice che aiutava a nascere, esisteva s'accabadora che aiutava a morire. Si dice addirittura che spesso era la stessa persona e che il suo compito si distinguesse dal colore dell'abito (nero se portava la morte, bianco o chiaro se doveva far nascere una vita).
Questa figura, espressione di un fenomeno socio-culturale e storico, e' la pratica dell’eutanasia e nei piccoli paesi rurali della Sardegna e' legata al rapporto che i sardi avevano con la morte, considerata come la conclusione del naturale ciclo della vita.
Storia o fantasia?
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lindsaystravelblogs3 · 11 months
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Some of the many murals covering most buildings in Orgosolo. There are fascinating stories to explain the meaning of each - they all tell a story or commemorate an event.
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #242 - Popol Vuh,  Einsjäger und Siebenjäger, 1974
Una delle figure più belle e importanti di tutta la musica europea degli ultimi 40 anni salì alla ribalta proprio con la musica cosmica tedesca. Aveva studiato pianoforte Florian Fricke, al conservatorio di Freiburg in Baviera; in seguito con l'amico Eberhard Schoener, anch'esso compositore e musicista fuori dagli schieramenti, si era interessato da prima al jazz e in seguito alla musica elettronica d'avanguardia. Erano gli anni della sperimentazione e Fricke nel frattempo faceva il critico cinematografico, altra sua grande passione, per grandi giornali come la Süddeutsche Zeitung e Der Spiegel, dove curava anche alcune pagine culturali. Ebbe così nel 1967 un incontro importantissimo per lui: Werner Herzog, che diventerà un immenso cineasta, gli fece fare una piccola parte in Lebenszeichen (Segni Di Vita del 1968, suo primo lungometraggio e girato anche in Italia, a Orgosolo in Sardegna). Nacque così un’amicizia che durerà tutta la vita di Fricke e che vedrà, nella seconda metà degli anni ‘70, una collaborazione musicale che produrrà alcune delle colonne sonore più belle di quegli anni. Perchè Fricke ha ancora voglia di suonare e verso la fine del 1969 compra uno dei primi Moog e fonda un trio, con Holger Trülzsch alle percussioni etniche e Frank Fiedler al sintetizzatore nonché ai nastri magnetici. Come nome della band fa una scelta affascinante: Popol Vuh è il nome del libro sacro dei Maya Quichè che vuol dire “Libro Della Comunità”  e raccoglie la teogonia e i miti fondativi sulla creazione del mondo, e in particolare Fricke fu colpito da un noto passaggio del testo secondo cui particolari suoni possono garantire armonia ed equilibrio alla mente. Si capisce sin da subito che il linguaggio musicale della band, che diventerà immensamente profondo e suggestivo, ha molto a che fare con una concezione anche meditativo-filosofica dell’avventura musicale, che si esprime in ogni lavoro del gruppo. Che inizia con il botto: Affenstunde prende il titolo da uno dei racconti del libro (L’Ora Della Scimmia) e nelle due lunghe composizioni che la compongono, Ich Mache Einen Spiegel e l’omonimo Affenstunde, segna il Moog come strumento principe della rivoluzione del kosmick rock e le già mature capacità del trio. Che l’anno successivo scrive uno dei capolavori del primo periodo krautrock: In den Gärten Pharaos è composto da due lunghe suite, una per lato, dove la prima, omonima, registrata durante le sessioni del primo disco, è l’apoteosi dell’uso dei sintetizzatori, mentre nella seconda, dal titolo Vuh, succede qualcosa di magico. Fricke infatti registra il brano dal vivo nella cattedrale settecentesca di Baumberg in Baviera; realizzata con l'ausilio dell'organo a canne suonato, una tambora indiana e altri effetti che danno la sensazione, fortissima, di essere avvolti da una coperta di suono, che arriva come a ondate, in uno dei brani più sconvolgenti del periodo. Che dà una sorta di illuminazione a Fricke, che abbandona gli strumenti elettronici, non prima di aver composto le prime musiche di sottofondo per Aguirre, Flagello di Dio di Herzog (1972, ma che uscirà solo nel 1975), usando ancora i sintetizzatori. Fricke rifonda i Popol Vuh con Robert Eliscu all’oboe, Klause Wiese alla tambora indiana, Conny Viet alle chitarre e il supporto vocale del soprano coreano Djong Yun: abbandona le percussioni per un viaggio mistico musicale che nel 1973 produce il loro capolavoro assoluto, uno dei dischi più belli di sempre, in Hosianna Mantra. Fricke è instancabile e già l’anno successivo aggiunge la batteria alla sua musica e in Seligpreisung (Beatificazione, con i testi ispirati alle beatificazioni del Vangelo secondo Matteo, che esce nel 1973) sforna un rock mistico, sfuggente e ipnotico con una Lato A di una bellezza che lascia esterrefatti, capeggiato dal rincorrersi di chitarra e piano nella stupenda Tanz De Chassidim. Nel 1974 Florian Fricke realizzò la seconda colonna sonora per il regista Werner Herzog; questa volta musicò le scene de La Grande Festa dell'Intagliatore Steiner (titolo originale Die grosse Ekstase des Bildschnitzers Steiner) che però non vide mai la luce, rimanendo ancora oggi un inedito. Contemporaneamente però lo stesso Fricke accettò di partecipare alle riprese di un altro film dello stesso regista che uscì di seguito al primo citato, L'Enigma Di Kaspar Hauser, dove fa la parte di un pianista. Nel 1975, trasforma i Popol Vuh in un trio, con Daniel Fichelscher alla chitarra e la Yun alle parti vocali, e scrive un disco che musicalmente si orienta molto al rock, al jazz rock ma lascia intatta la sua visione sognante e storico mistica della musica. Einsjäger und Siebenjäger, che significa Cacciatore Uno e Cacciatore Sette, sono i nomi di due dei protagonisti del libro dei Quiche,  Hun-Hunahpu e Vucub-Hunahpu. Tuttavia l’approccio al mito è molto più vasto, dato che le composizioni si ispirano ai miti minoici e anche a quelli del folklore tedesco per un disco che all’epoca fu un po’ dimenticato, ma che sentito adesso ha tutta la magia degli altri capolavori dei Popol Vuh. Il disco ha una natura antropologica, nello sperimentare in musica il mito dei Re Minoici (King Minos), la bellezza di quei luoghi incantati (la meravigliosa Gutes Land), l’astuzia e la fortuna di  Würfelspiel, che mette in musica una partita a dadi, oppure il rock sognante di Morgengruß. Sebbene nei crediti sia poco citato, fu Fichelscher che spinse per sonorità molto più rock, espresse dalla sua chitarra che non è metaforicamente “liquida” come lo era stata quella di Conny Viet nei dischi precedenti, ma contrappone la sua potenza alle parti al piano, sempre meravigliose, di Fricke e agli interventi vocali della Yung: massima espressione di tutto ciò non si può meglio trovare che nella suite, da 19 minuti, Einsjäger und Siebenjäger, con una evoluzione monumentale e memorabile, quasi come se si stesse assistendo ad una battuta di caccia dei due guerrieri citati nel titolo. In quel periodo tra l’altro, i dischi dei Popol Vuh furono stampati anche in Italia, ottenendo un successo incredibile, e nel 1975 Fricke suonò in tour in Italia memorabili concerti accompagnati dall’Orchestra Filarmonica di Monaco di Baviera. Fricke continuerà a collaborare con Herzog, con colonne sonore emozionante e di grande successo, raccolte in dischi singoli e compilation (addirittura tre per quelle pensate per Nosferatu, usate solo in parte nel film). Fricke, che con il suo suono fu fondamentale non solo per il rock tedesco ma per l’ambiente, per la musica new age e per tutta la musica sperimentale, continuerà a sperimentare suoni, non con risultati eccelsi come questi, con particolare attenzione verso la musica tantrica. Morirà nel 2001, lasciando un segno profondo in tutti gli appassionati di musica. Dal 2004, una piccola casa discografica, la SPV, ha ristampato tutto il catalogo Popol Vuh, con in aggiunta brani in più, registrazioni inedite, alterative takes. Chiudiamo questo piccolo viaggio nella musica cosmica tedesca con queste parole di Fricke, davvero toccanti: Lasciateci fare della Musica, della Musica che faccia del Bene, che renda Interiore ciò che è Esteriore. E una volta giunti a tanto, restiamo Uniti: Pace e Gioia! 
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