Tumgik
#nomadismo
alessandro55 · 7 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Altai
testi Marcella Vanzo
fotografie Martino Lunghi, Pietro Carrieri, Bruni Helbking, Gianni Basso/Veda MG
Altai, Milano 2016, 127 magine, 25x31,5cm
euro 35,00
email if you want to buy : [email protected]
Altai nasce dalla passione e dalla ricerca di Raffaele ed Elisa Carrieri. Nel 1997 inaugurano la prima galleria a Milano e mostrano agli occhi increduli dei milanesi, tra cui Ettore Sottsass, Maddalena De Padova e Vico Magistretti, i primi tappeti sahariani mai visti in Europa, seguiti da feltri centro asiatici e kilim curdi.
L’occhio esperto dei Carrieri riconosce con grande anticipo pezzi unici e primordiali, umili e raffinatissimi: capolavori calpestati e tramandati per millenni, gli ultimi. Trame uniche, a terra o sospese, che definiscono gli spazi e conquistano architetti, designer, collezionisti d’arte.
Altai oggi ospita venti collezioni uniche al mondo. Tessili essenziali, astratti e intrisi di umanità, di storia e di cultura. Stuoie che separano cielo e terra. Arazzi, kilim e tappeti che narrano incontri antichi di secoli, sole e feste solenni. E sono tutti qui. Solo qui. Altai è punto di riferimento per l’arte tessile primitiva.
Frutto di un esame attento e intransigente, le collezioni Altai sono le uniche e le ultime collezioni al mondo di tappeti primitivi di origine nomadica, un’eredità umana di enorme importanza custodita, protetta e diffusa dalla passione di Raffaele ed Elisa.
17/09/23
2 notes · View notes
marcogiovenale · 11 months
Text
una formazione sociale qualsiasi... / gilles deleuze. 1974
Una formazione sociale qualsiasi ha sempre l’aria di funzionare bene. Non c’è motivo perché non funzioni. E tuttavia c’è sempre un lato attraverso cui avvengono delle fughe e per cui si disfa. Non si sa mai se il messaggero arriverà a destinazione. E più ci si avvicina alla periferia del sistema, più i soggetti si trovano presi in una specie di tentazione: o sottomettersi ai significanti,…
View On WordPress
0 notes
stranapersonalit · 1 year
Text
0 notes
diariodiagosto · 2 years
Text
Tumblr media
Si parte! Allegri ragazzi si parte….
Un traffico da piangere ovunque. Però si sta ancora bene, cioè è ancora una quantità di folli e di capricci in auto tollerabili. Quasi….
Aggiornamenti seguiranno se, e solo se, riusciremo a liberare le nostre belve tra i mostri di Bomarzio per l’ora di pranzo. Altrimenti non ho un piano b.
Sperem
K
0 notes
traduttrice-errante · 6 months
Text
Intervista a Federica Bruniera, traduttrice e nomade digitale
NUOVO ARTICOLO! Oggi ti propongo un nuovo formato che spero possa essere interessante e continuare nel tempo! INTERVISTA A FEDERICA BRUNIERA, TRADUTTRICE E NOMADE DIGITALE! #federicabruniera #nomadismodigitale #traduzione
Ho conosciuto Federica girovagando su Instagram e cominciai a seguirla perché faceva proprio quello che voglio fare io: tradurre e viaggiare. Al Salone del Libro di Torino 2022 ho avuto il piacere di conoscerla di persona e ne sono stata felicissima! Mi sembrava quindi interessante proporle un’intervista sulla sua storia, di traduttrice e viaggiatrice, per far conoscere meglio Federica e il suo…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
demujeresblog · 8 months
Text
Nómadas digitales: 99% de los panameños quisiera trabajar viajando por el mundo
Los números son contundentes: casi la totalidad de los talentos panameños quisiera estar de viaje mientras labora. ¿Por qué no lo hacen? El 71% explica que no es algo simple de lograr, según el último informe de Konzerta titulado “Nómadas digitales”. El estilo de vida que algunos llaman “nomadismo digital” no es algo simple, o al menos eso piensan el 7 de cada 10 panameños, quienes a pesar de…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
der-papero · 4 months
Text
Giorno 8 inizio il mio nuovo lavoro, confermando quella che pensavo fosse una coincidenza, eppure alla fine si dimostra un mio pattern preciso, ovvero che non riesco a stare più di 5 anni in un posto lavorativamente parlando, che sia una intera azienda o anche solo un reparto.
In questo caso ne sono passati 6, ma ho fatto molta fatica a resistere l'ultimo anno, anzi, l'idea di scappare mi era proprio venuta un anno fa, ma in Germania i tempi sono tutti più lenti, per quando ho messo in moto il meccanismo un anno è bello che passato, anche perché restando nella stessa azienda comunque il processo è quello che è.
Incredibile come questa cosa sia palese nel mio CV, ma nessuno si sia mai preso lo sfizio di chiedermi perché, eppure dovrebbe essere un elemento pro o contro una assunzione, sapere che dopo 5 anni massimo ti ci mando. E' da oggi che rivedo sempre lo stesso VHS, con colleghi che mi scrivono "ci mancherai/sei davvero in gamba/come faremo senza di te/blah blah blah", che kivemuort se davvero pensaste queste cose me le direste più spesso (c'è chi lo fa, e non aspetta l'ultimo giorno dopo la mia comunicazione).
Chissà quale difetto si nasconde dietro questo mio nomadismo lavorativo, ma adesso figurati se mi metto a dare centinaia di euro ad uno per farmi spiegare perché non mi si incolla il culo alla sedia, tanto mica lo vivo come un problema.
Che poi, diciamoci la verità, durerà tipo una settimana, il tempo che il primo tedesco dirà al primo incontro "Italiener? Mafia und Berlusconi ahahahaha", che lo mando subito affanculo inimicandomi tutto il nuovo reparto e facendomi venire la voglia di andare altrove.
29 notes · View notes
falcemartello · 2 years
Text
Tumblr media
La “TreccagnE” et Similia.
L'enciclopedia Treccani, pardon, "TreccagnE" rivendica con orgoglio la scelta di inserire forzatamente le forme femminili di nomi e aggettivi.
Dunque non troveremo più "gatto", bensì "gatta/gatto".
Non solo: pare che anche la parola "uomini", intesa ad indicare tutto il genere umano, sia da abbandonare immediatamente.
Perché è risaputo che le donne, in quanto esseri emotivamente instabili, si sentano terribilmente offese quando leggono, che so, "l'uomo passò dal nomadismo alla sedentarietà".
Vero, signore? È una descrizione accurata? Una simile frase vi fa sentire escluse dalla Storia?
Un momento però... Storia è una parola al femminile.
Quindi esclude anche me, che sono uomo. Perché non Storiə?
La “TreccagnE” parla di "inclusività", una delle tante parole d'ordine che spianano la strada alle isterie del politicamente corretto e alle barbarie della cancel culture.
I geni che, guarda caso in piena campagna elettorale, se ne sono usciti con questa fesseria parlano anche di "evoluzione della lingua".
Peccato che l'operazione puzzi di politica e ideologia lontano un miglio. E che nulla abbia a che fare con la naturale evoluzione di una lingua o di una cultura.
I globalisti fanno così, in ogni campo: prendono un argomento o una materia, ne stuprano le forme e ne distorcono il significato, per poi dichiarare che si tratta di un inevitabile progresso e dunque qualsiasi ripensamento equivarrebbe ad un passo indietro.
La “TreccagnE” ha smesso da oggi di essere un'enciclopedia patrimonio della cultura italiana e si è messa a fare un lavoro diverso: la propaganda.
Matteo Brandi
100 notes · View notes
Text
Paul Preciado em Urano
“Não tenho alma e não tenho corpo. Sou o cosmos. Tenho um apartamento em Urano, o que certamente me coloca longe da maioria dos terráqueos, mas não tão longe que eles não possam viajar para cá. Nem que seja em sonho.”
Paul B. Preciado, em seu livro Um apartamento em Urano: Crônicas da Travessia, nos faz refletir, já no início de sua obra, a respeito de sua travessia até Urano, representação de um “terceiro sexo”. Urano representa este mundo diferente, o lugar contrário às normas binárias de gênero (que entende que só há duas manifestações da identidade de gênero: homem e mulher) e de sexo que atravessam as nossas mentes aqui na Terra.
Qual travessia temos feito?
Urano é considerado o gigante gelado, deus da mitologia grega, inclusive. ele é aquele planeta inabitável: além de ser o planeta mais frio do sistema solar, tem ventos que podem ultrapassar os novecentos quilômetros por hora. Mesmo assim, Preciado quer habitá-lo. Este é o seu sonho mais real.
Sonhar também não faz parte do real?
Em um dado momento, ainda na introdução, Preciado escreve que após ter utilizado testosterona por um tempo e percebeu a mudança de sua voz, ela passou a ser a própria travessia.
“Estou me acostumando com a minha nova voz”.
“Uma voz que até agora não era a minha busca refúgio em meu corpo e vou lhe dar”.
Preciado também relata as suas várias viagens relacionando ao seu processo de transição: “A viagem traduz o processo de mutação, como se a deriva extraviagem tentasse relatar o nomadismo interior. Nunca acordo duas vezes na mesma cama… nem no mesmo corpo.”
Apesar de não ser uma pessoa trans, ando percebendo sobre as minhas travessias já feitas e daquelas ainda não realizadas. Sou uma mulher lésbica e percorri muitas travessias. Aquela que ainda me aprisiona é aquela da vergonha de ser quem sou. Essa vergonha e medo tem caminhado junto comigo há um tempo. Mas tenho tentado confrontá-la.
Talvez essa seja a minha nova travessia. O que vou me tornar, ainda não sei.
Sonhar também não faz parte do real?
4 notes · View notes
tetuanalimenta · 1 year
Text
Maíz, oro comestible y cultura
Por Jaime Luján
Sumergido en un caldo de res y verduras, un trozo de mazorca con tres filas de maíz. Ese ingrediente amarillo que en Centroamérica llaman “elote” y que aparece como una constante en sus platos, principalmente en la pupusa, es considerado como la carne de los humanos según el libro sagrado quiché Popol Vuh.
En La Ceiba, una de las nueve pupuserías de Madrid, un grupo diverso de comensales pellizcaban la masa de la torta, invitados por la iniciativa intercultural de Tetuán Alimenta y ajenos a las leyendas de esta cultura, a la que nos acercamos a través de la mesa.
El maíz es un elemento frecuente en la mitología de la zona mesoamericana. Conocido como “el oro mexicano”, en el mencionado Popol Vuh aparece en el relato maya de la creación de los seres humanos, en el que los dioses Kukulkán y Tepeu buscaban una especie que pudiera adorarlos. Tras varios intentos, usando maíz blanco para la figura y rojo para la sangre, crearon a cuatro hombres sabios. Tan inteligentes eran que los dioses les debilitaron los sentidos para que estos siguieran venerándolos, lo que los convirtió en los primeros humanos. Por su parte, los aztecas creían que al principio las personas solo se alimentaban a base de raíces y la caza, hasta que el dios Quetzalcóatl, utilizando su ingenio, se transformó en una hormiga para cruzar las altas montañas que separaban a la población del maíz; y así entregarle este cereal al pueblo. Este mito explica cómo la cultura maya evolucionó del nomadismo al sedentarismo y la agricultura.
Sin embargo, lo cierto es que fueron los campesinos indígenas de Mesoamérica los que crearon el maíz tal y como lo conocemos hoy en día. Según especialistas como Abel Muñoz Orozco, este cereal surge tras varias generaciones de selección de granos de la planta teocintle por parte de la población, hace unos 9.000 años. De hecho, el maíz solo puede reproducirse mediante intervención humana, ya que la mazorca para que sus granos germinen necesita ser desgranada con las manos. A su vez, el maíz ha sido el protagonista de la alimentación, agricultura y economía de esta zona. Esto establece un vínculo en especial en el que, sin maíz, los indígenas no serían los mismos; y sin indígenas, el maíz no existiría tal y como lo conocemos.
Curiosamente, las manos vuelven a tender un puente entre el maíz y la población en el momento en el que los dedos trocean la masa de la pupusa, como pudieron observar los comensales de La Ceiba. Y es que estos también pudieron apreciar este lazo cuando los empleados respondían con orgullo y felicidad a sus preguntas relacionadas con los platos servidos, como el nombre del plato, qué ingredientes llevaba y cómo se comía. Es más, unos salvadoreños ajenos a la actividad se acercaron con un gesto curioso, que se transformó en alegría, al conocer la iniciativa de Tetuán Alimenta. Este cariño por la cultura de su propio país va ligado al sentimiento de identidad de grupo que se forma cuando en lugares, como el restaurante La Ceiba, dirigen su negocio a aquellos compatriotas que se encuentran lejos de su tierra por la emigración (el representante de la embajada salvadoreña y también comensal en la actividad Edgar Huezo Saavedra explicó que en España hay alrededor de 50.000 salvadoreños). 
El valor cultural centrado en el maíz de la gastronomía salvadoreña, y en general la mesoamericana, ha peligrado desde que los castellanos en el s. XVI decidieron cultivar otras cosechas, como el trigo, en tierras donde antes solo se hallaba el maíz. En la actualidad, EEUU y China son los mayores productores de maíz y exportan a los países de Mesoamérica este producto, lo que hace menos competentes a los agricultores locales y más dependiente a la población de las grandes corporaciones. La producción del maíz transgénico cerca de las cosechas originales de EEUU puede hacer que estas desaparezcan por la contaminación genética, y con ellas ese valor de vitalidad, humanidad e inteligencia que las leyendas otorgaron al maíz.
Se puede establecer un paralelismo entre esta pérdida de soberanía alimentaria, que se inicia con la conquista de América, con la también pérdida cultural de la zona a manos de la misma; y que se intensifican con la llegada de la globalización. Esta situación deja visible ese vínculo existencial que pervive entre la agricultura mesoamericana y la cultura de la región, entre el maíz y las maneras de entender el mundo de la población indígena. Lugares como la pupusería La Ceiba se han convertido en focos de resistencia para que los salvadoreños, y en general mesoamericanos, puedan seguir disfrutando de este legado heredado de sus ancestros, a pesar de encontrarse lejos de su hogar.
3 notes · View notes
stralci · 2 years
Text
Io non penso ai misteri antichi, rituali più o meno complicati, violenti, terapeutici di iniziazione verso i luoghi di una psiche liberata. Io penso anzi a quei luoghi dove la psiche non si libera mai ma invece forse continua a cercare se stessa, luoghi dove la conoscenza smette addirittura di esistere e dove la ricerca della psiche diventa fine a se stessa, diventa una specie di nomadismo permanente senza meta dentro ai meandri di se stessa, una specie di insopportabile piacere erotico continuo di toccare dentro le oscurità dell’esistenza, una specie di perplessità permanente, una specie di permanente scoperta di brani di paesaggi esistenziali, di improvvisi flash di storia, di storie vaganti nel vuoto come meteoriti nello spazio.
“Psiche liberata”, 1999, “Di chi sono le case vuote?”, Ettore Sottsass.
2 notes · View notes
naoedicoes · 10 days
Text
Tumblr media
NOVO LIVRO ONDA DESOBEDIENTE, de Álvaro Seiça, com capa/pinturas de Yannis Kotinopoulos Colecção Mutatis-mutandis, #26
Apesar de recolher poemas escritos durante os últimos cinco anos, Onda desobediente é o livro de Álvaro Seiça em que o tempo de escrita e reescrita e o tempo de publicação estão mais próximos. O livro reúne poemas líricos e políticos com temática e forma diversas, mas sob uma noção comum de desobediência individual e colectiva. Escrever é um acto desobediente — reinvenção da linguagem, do corpo, do espaço social, mas também liberdade e protesto político. 
Dividido em cinco secções, intituladas “Rachid Habibi”, “Entrar no mar como em casa”, “Resistência local”, “Crocodilo cego diz que vê” e “Renatura agora!”, este conjunto de poemas aborda a necessidade de afirmação, o sal e a saliva, as relações familiares e a parentalidade, a fluidez, o desenraizamento e o nomadismo, a procura do mar e da casa, o privilégio solar, a condição de ser imigrante, a literatura, o exílio da língua e o lugar da língua no exílio, as desigualdades sociais, o racismo, a precariedade laboral, o desemprego, o impacto da globalização e do turismo de massas nos saberes, profissões e linguagens locais, sobretudo no sotavento, a resistência face à voracidade do capitalismo multinacional e tecnológico, o cómico comezinho dos dias, o desânimo do estado social, a violência e, finalmente, o desastre ecológico em curso no planeta. 
Este novo volume atravessa ainda outras longitudes universais, como o afecto, a infância, o amor, a memória, o tempo, a morte, o desejo, a solidariedade, a viagem e a empatia. E depois há o mar, o mar, sempre o mar. Não a representação do mar. E não um mar qualquer. O atlântico. LANÇAMENTO https://www.facebook.com/events/947472273530846/ Casa do Comum - Livraria Ler Devagar Dia 26 de Abril às 18h30, Lisboa Fica o convite!
0 notes
norteenlinea · 1 month
Text
Nomadismo Digital: la libertad de trabajar desde cualquier lugar gracias a las laptops
http://dlvr.it/T4T2Fp
0 notes
raulpradaalcoreza · 1 month
Video
youtube
Nomadismos contra códigos y capturas
0 notes
Link
A Panicale in scena la danza con We Are Nomads di Anuang’a Fernando Martedì 12 marzo alle 21, la Stagione 23/24 del Teatro Caporali di Panicale ospita Anuang’a Fernando con il suo spettacolo WE ARE NOMADS. Through cent...
0 notes
angelanatel · 2 months
Text
EDITAL Nº.002.2024 – PPGT EXAME DE TESE DE TEOLOGIA A Coordenação do Programa de Pós-Graduação em Teologia torna pública a realização do Exame de Defesa de Tese da discente: Angela Natel, ingressante em 2020. A banca será hibrida no dia 08 de março de 2024 às 13h30m. Local: Sala IPÊ 003 - Pontifícia Universidade Católica do Paraná. Link: https://us06web.zoom.us/j/82294891226?pwd=2NmgbEZGkNTPX3ydrJhnSEm410zyB6.1
Título: "De Asherah a Lo-Ruhamah: a violência das monoculturas contra o Outro, da antiguidade à contemporaneidade, em perspectiva feminista decolonial
RESUMO: A história da Deusa Asherah teve início em um período muito anterior àquele que é ensinado e debatido no meio acadêmico e, por consequência, explicitado nas pesquisas. A trajetória de Asherah acompanhou as mudanças pelas quais passaram os povos do antigo sudoeste asiático, não apenas a nível social, mas também econômico, na medida em que se estabeleceram em terras e abandonaram o nomadismo. As diversas trocas culturais fizeram com que Asherah fosse tomando variadas formas, características e funções ao longo do tempo. Buscamos, por meio desta tese, rastrear a existência da Deusa e de seu culto observando indícios que nos permitem entrever sua influência na vida de mulheres de diferentes camadas sociais em Israel e Judá, bem como investigar o processo de apagamento dessas mulheres a partir da censura do culto à Deusa. Para tanto, e a fim de resgatar a voz e a vivência das mulheres em torno do culto, identificamos o nome de Asherah em todas as suas ocorrências na Bíblia Hebraica antes de sua censura, ocultação ou distorção em traduções subsequentes. Buscando promover uma análise decolonial dos textos bíblicos, consideramos uma forma de colonialismo anterior à colonização o modo com que, sob o pretexto de universalidade e determinismo, foram marginalizadas e suprimidas outras formas de linguagem, sabedoria e perspectivas de vida, como as manifestações religiosas polilátricas em Israel e Judá. Contudo, mesmo com a imposição violenta da monocultura Yahwista, podemos encontrar Asherah em tradições mitológicas e símbolos, bem como na figura da rainha Jezabel, sacerdotisa do culto a Asherah, que gradativamente foi sendo alvo de hostilidades em traduções bíblicas, tornando-se, hoje, sinônimo de “prostituta”. Esta tese explora a trajetória das Deusas nas mitologias do antigo sudoeste asiático, com foco na interação entre mitologias e organização social. Com isso, propomos uma narrativa mais inclusiva e diversificada da história das mulheres, desafiando visões coloniais e destacando a importância das tradições mitológicas na compreensão da sociedade.
0 notes