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#medie a 25 gradi
tettine · 10 months
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Sta sera ho messo i leggins per dormire perché fa ✨freschino✨
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notizieoggi2023 · 2 months
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Anticiclone Narciso, temperature di oltre 10 gradi sopra la media: dove farà più caldo nel weekend (ma da lunedì cambia tutto) È tornato il caldo sull'Italia. Dopo mesi di pioggia e maltempo, l'arrivo dell'anticiclone africano ha portato il sole e temperature oltre la media in tante città italiane, con picchi di 28 gradi nel Sud Italia. Partito dal Marocco, "Narciso" - questo il suo nome - è in procinto di invadere gran parte del continente, fino al Nord Europa. Tra le conseguenze, un caldo anomalo per la stagione e la presenza del pulviscolo sahariano nei cieli. Smog a Roma, allarme polveri sottili: livelli oltre i limiti di legge almeno fino a domenica. E arriva una nuova ondata di caldo L'anticiclone africano Come spiega Edoardo Ferrara di 3B Meteo, nei prossimi giorni il notevole rinforzo di una circolazione ciclonica a ovest delle Isole Britanniche trascinerà l'anticiclone africano su Mediterraneo e Italia, ma con una puntata anche sull'Europa centro-occidentale dove le temperature si porteranno su valori eccezionalmente elevati in relazione al periodo. Massima espressione dell'anticiclone sull'Italia oggi, domani e lunedì: tempo in prevalenza stabile e soleggiato pur con cieli a tratti offuscati da nubi alte di passaggio. Le temperature si porteranno su valori tardo-primaverili se non in alcuni casi proprio estivi. Aumentano invece le probabilità per una nuova perturbazione tra martedì 9 e mercoledì 10 aprile. Caldo anomalo A circa 1500m di quota la temperatura dell'aria sarà sopra media anche di 10-14°C su gran parte d'Italia (qualcosa in meno all'estremo Sud), con punte addirittura di 15-17°C sopra media sulle Alpi. Stessa situazione sull'Appennino: lo zero termico potrà infatti raggiungere i 4000m di quota, come in piena estate, mentre diverse località a 1300-1500m potranno registrare picchi pomeridiani di 16-18°C. Le città più calde In pianura domenica sarà la giornata più calda: si potranno raggiungere massime di 23/26°C sulla Pianura Padana, 24/27°C sulle regioni centrali, 26/28°C al Sud con picchi superiori non esclusi in Sardegna. Tra le città più calde ritroveremo Firenze (a fronte di una media di circa 18°C), Foggia e Matera con picchi di 27/28°C, Catanzaro, Cosenza e Oristano con 26/27°C, Catania con 25°C. Ma il clima sarà piuttosto caldo anche altrove, con punte di 23/25°C a Roma (a fronte di una media di circa 18°C), 24/25°C a Bologna, Verona e Milano (a fronte di una media di circa 17°c). Se 24/26°C non vi sembrano troppi, ricordiamo che in questo periodo le massime medie si dovrebbero assestare sui 17-19°C su gran parte del Centronord (prendendo ad esempio in considerazione Milano e Roma). Da martedì cambia tutto Con la fine del weekend la "bolla" di caldo dovrebbe però lasciare l'Italia spazzando via questo primo assaggio d'estate. Gli esperti prevedono, infatti, un vero e proprio ribaltone all'inizio della settimana prossima con l'arrivo di una perturbazione che farà scendere le temperature, portando temporali e grandinate. L'anticiclone crollerà infatti lasciando campo aperto a una perturbazione atlantica che sarà associata ad aria più fredda e molto instabile al contatto con il primo caldo estivo accumulato in Pianura Padana nel weekend. Si temono grandinate di grosse dimensioni con temporali e raffiche di vento nella giornata di martedì 9 aprile.
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kritere · 1 year
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Freddo e gelo sull’Italia, quando e dove si abbassano le temperature: le previsioni meteo
DIRETTA TV 25 Gennaio 2023 Un nuovo ciclone porterà freddo e gelo sull’Italia, con temperature di 8 gradi inferiori alle medie del periodo. Progressivo aumento dell’instabilità con temporali e piogge in arrivo su gran parte del Sud. 0 CONDIVISIONI Ancora freddo e gelo sull’Italia. Nelle prossime ore un nuovo ciclone in risalita dalla Libia acquisterà potenza sulle acque tiepide del…
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Meteo oggi: anticiclone protagonista delle feste di Natale
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Per questo fine settimana di Natale- affermano i meteorologi di Meteo Expert - si conferma un nuovo e ulteriore rinforzo dell’alta pressione sub-tropicale nell’area mediterranea e sull’Italia, accompagnato dall’afflusso di aria ancora più mite. Ne conseguono stabilità meteorologica e temperature diffusamente superiori alle medie stagionali. Al Sud, specie nelle Isole maggiori, sono attese massime anche superiori ai 20 gradi e il clima sarà eccezionalmente mite anche in montagna. Le giornate non saranno però ovunque soleggiate. Infatti l’atmosfera statica continuerà a favorire il ristagno di umidità nei bassi strati con nubi basse e qualche nebbia che insisteranno in pianura padana, in Liguria e lungo l’alto Adriatico con anche la possibilità di qualche pioviggine o debole pioggia in Liguria e nel Golfo di Trieste. Tenderanno invece ad attenuarsi le nubi attualmente presenti nel settore tirrenico con passaggio a un tempo più soleggiato tra Natale e Santo Stefano. L’attuale tendenza mostra la persistenza sull’Italia dell’alta pressione anche nei giorni successivi al periodo natalizio. PREVISIONI METEO PER LE PROSSIME ORE Oggi, 24 dicembre, giorno della Vigilia, nubi basse, foschie dense e locali nebbie sulla pianura padana e sulle coste dell’Adriatico settentrionale, in temporanea e parziale attenuazione nel pomeriggio. Cielo nuvoloso o parzialmente nuvoloso sul centro-est della Liguria, sul versante tirrenico della penisola e sulle Marche; tendenza a maggiori schiarite nelle Alpi; tempo prevalentemente soleggiato sulle Isole, sui settori del medio e basso Adriatico e dello Ionio. Temperature ovunque superiori alla norma e per lo più in lieve ulteriore aumento. Punte di 21-23 gradi nelle Isole maggiori. Venti: da deboli a moderati occidentali sulla Sardegna, sul basso Ligure, sul basso Tirreno e sul canale di Sicilia; in prevalenza deboli altrove. Mari: calmi o poco mossi l’Adriatico e lo Ionio, mossi o molto mossi i restanti bacini. PREVISIONI PER NATALE, DOMENICA 25 DICEMBRE Il giorno di Natale sarà giornata prevalentemente soleggiata lungo le Alpi, nell’estremo Ponente ligure, in gran parte del Centrosud e nelle Isole; al mattino qualche addensamento nuvoloso in Campania e nella Calabria tirrenica, in graduale diradamento; all’alba possibili banchi di nebbia nelle valli interne del Lazio. Maggiore nuvolosità sui settori settentrionali delle Marche e della Toscana, sulla Liguria centro-orientale, con qualche pioggia o pioviggine tra pomeriggio e sera nel Levante e in Lunigiana. Cielo prevalentemente grigio in Val Padana e sull’alto Adriatico per la presenza di nubi basse, associate nelle ore più fredde anche a qualche foschia densa o locale nebbia. Temperature minime quasi ovunque sopra lo zero anche al Nord e intorno o sopra la soglia dei 10 gradi al Centrosud. Massime diffusamente oltre la norma, con valori leggermente sopra le medie anche nelle zone grigie del Nord e particolarmente miti invece in quelle soleggiate: punte di 16-20 gradi al Centrosud, anche oltre ai 20 nelle Isole. Venti deboli con pochi locali rinforzi sul Ligure, sull’alto Tirreno, a ridosso della Sardegna settentrionale e nel Canale d’Otranto, zone dove i mari saranno da poco mossi a mossi. Calmi o poco mossi tutti i restanti bacini.  PREVISIONI METEO PER SANTO STEFANO, LUNEDÌ 26 DICEMBRE Tempo prevalentemente soleggiato al Sud, nelle Isole, in Abruzzo, Molise, Umbria e Lazio ma con possibili nebbie mattutine lungo il medio Adriatico, sulla Puglia meridionale, nelle valli interne del Centro e nel nord della Campania. Sereno o poco nuvoloso sulle Alpi, con nubi in aumento entro sera e tendenza a qualche debole precipitazione nelle zone di confine della Valle d’Aosta, nevosa a quote alte. Giornata con cielo nuvoloso o grigio in pianura al Nord, sulle coste dell’alto Adriatico, nel Levante Ligure, in parte della Toscana e nel nord delle Marche; nebbie e foschie in mattinata sull’Emilia Romagna; piogge deboli possibili sul Liguria di Levante, nordovest della Toscana e Venezia Giulia. Temperature stazionarie o in leggero aumento, con valori ben oltre la norma soprattutto al Sud, nelle Isole e sulle Alpi. Venti deboli in prevalenza meridionali su tutti i mari, con locali rinforzi su Ligure e alto Tirreno dove i mari saranno localmente mossi. Calmi o poco mossi gli altri mari. Read the full article
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uominiedonneblog · 2 years
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Ricetta di Cucina Carciofi e patate in tortiera
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Vediamo adesso come realizzare la Ricetta di Cucina Carciofi e Patate in Tortiera, ricetta per quattro persone e questi sono i nostri ingredienti e preparazione. Ovviamente cominciamo dai primi.
Ingredienti per 4 persone
- 4 grossi carciofi con le spine - 4 patate medie - una cipolla - uno picchio d'aglio - 50 grammi di formaggio grattugiato - 2 rametti di prezzemolo - 3 cucchiai di olio extravergine d'oliva - un limone - sale e pepe quanto basta o secondo il gusto dei vostri commensali
Preparazione Ricetta di cucina Carciofi e Patate in Tortiera
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Pulite i carciofi , asportate le parti dure, il gambo e tagliate le punte. Tagliateli a spicchi eliminando l'eventuale fieno interno. Via via che sono pronti, immergete i carciofi in acqua acidulata con succo di limone, affinché non anneriscano. Sbucciate la cipolla e lo spicchio di aglio e tritateli finemente. Sbucciate le patate, lavatele, asciugatele con carta da cucina e tagliatele a fette spesse. Lavate , asciugate , sfogliate e tritate il prezzemolo. Versate due cucchiai in una teglia distribuendovelo uniformemente , disponete uno strato di patate e carciofi, insaporite con il trito di cipolla, aglio e prezzemolo, sale e pepe. Cospargete con il formaggio grattugiato e procedete fino a esaurimento degli ingredienti. Irrorate con un filo di olio e informate a 180 gradi per 40 minuti. Se necessario, bagnate con un bicchiere di brodo vegetale caldo. Sfornate e servite subito. Il Consiglio della Nonna Una volta tagliati , i carciofi diventano neri per effetto dell'ossidazione prodotta dal contatto con l'aria. Affinché rimangono belli chiari, il metodo più diffuso resta quello di immergerli via via che il lavoratore in una ciotolina contenente acqua e succo di limone , già che ci siete immergetevi anche l'agrume già spremuto. Potete usare anche acqua e aceto o se non volete che gli ortaggi prendano sapore, acqua e prezzemolo. Questi i dati della ricetta di cucina - Difficoltà Facile - Preparazione 25 minuti - Cottura 40 minuti Se volete potete rilasciare anche una votazione con le nostre stelline e commentare la ricetta ★ Vi potrebbe anche interessare la ricetta di cucina Carciofi e Patate in Padella Read the full article
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3nding · 4 years
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Cosa dice la scienza sugli incendi in Australia?
Dieci punti spiegati da un ricercatore forestale (me).
1) Quanto territorio è in fiamme?
Gli incendi hanno percorso a oggi circa 9 milioni di ettari di territorio - una superficie doppia a quella degli incendi del 2019 in Siberia e in Amazzonia combinati, e pari ai quattro quinti di tutte le foreste italiane. In sole quattro annate negli ultimi 50 anni la superficie bruciata in Australia ha superato un milione di ettari, e oggi ha quasi raggiunto il triplo della seconda annata più drammatica (il 1974 con 3.5 milioni di ettari percorsi). Non siamo che all'inizio dell'estate (le stagioni infatti in Australia sono spostate di sei mesi rispetto alle nostre, quindi ora è come se fosse l'inizio di luglio), perciò queste cifre saliranno ancora, potenzialmente fino a 15 milioni di ettari percorsi dal fuoco. L'Australia è grande 769 milioni di ettari, quindi non possiamo dire che stia "bruciando un continente". Per contro, l'area coperta da "foreste" (vedi sotto) è 134 milioni di ettari, quindi ne potrebbe bruciare oltre il 10%. Per confronto, nel 2017 le fiamme percorsero circa il 2% delle foreste italiane (0.2 milioni di ettari su 11), peraltro senza distruggerle permanentemente come spesso di crede.
2) Quale vegetazione sta bruciando?
Si tratta soprattutto di foreste di eucalipto e del "bush", una savana arida con alberi sparsi, fatta soprattutto di erbe e arbusti e simile alla macchia mediterranea. Si tratta di una vegetazione che è nata per bruciare: il clima dell'Australia centrale è stato molto arido negli ultimi 100 milioni di anni (da quando l'Australia ha compiuto il suo viaggio dall'Antartide alla posizione che occupa attualmente), e gli incendi causati dai fulmini sono stati così frequenti da costringere le piante a evolversi per superarli nel migliore dei modi: lasciarsi bruciare! Il fuoco infatti, se da un lato distrugge la vegetazione esistente, dall'altro apre nuovi spazi perché le piante si possano riprodurre e rinnovare. Molte specie del bush contengono oli e resine molto infiammabili, in modo da bruciare per bene e con fiamme molto intense quando arriva il fuoco. Poiché i semi di queste specie sono quasi completamente impermeabili al fuoco, questo stratagemma è l'unico modo per "battere" la vegetazione concorrente e riprodursi con successo sfruttando le condizioni ambientali avverse a proprio vantaggio. Tuttavia, questa volta le condizioni di siccità sono così estreme che sono in fiamme anche ecosistemi forestali tradizionalmente più umidi e raramente interessati dal fuoco.
3) Cosa ha causato le accensioni?
In AUstralia, metà delle accensioni sono causate da fulmini, e metà dall'uomo per cause sia colpose che dolose (in Italia invece il 95% è di cause antropiche, prevalentemente colpose). Gli incendi più grandi tendono tuttavia a essere causati dai fulmini, perché interessano le aree più remote e disabitate, dove è meno probabile che arrivino le attività umane (con la possibile eccezione degli incidenti alle linee elettriche, che sono state responsabili anche dei devastanti incendi in California del 2017 e 2019). Secondo Ross Bradstock, dell'Università di Wollongong, un singolo incendio causato da fulmine (il Gospers Mountain Fire) ha già percorso da ottobre a oggi oltre 500 000 ettari di bush, e potrebbe essere il più grande incendio mai registrato nel mondo in tempi storici.
4) Cosa sta causando il propagarsi delle fiamme?
Il 2019 è stato in Australia l'anno più caldo e più secco mai registrato dal 1900 a oggi. Nell'ultimo anno le temperature medie sono state 1.5 gradi più alte rispetto alla media 1961-1990, le massime oltre 2 °C in più, ed è mancato oltre un terzo della pioggia che solitamente cade sul continente. Un'ondata d calore terrestre e marina ha fatto registrare nel Paese temperature record a dicembre (42 °C di media nazionale, con punte di 49), mentre la siccità si protrae ormai da ben due anni. Quando l'aria è calda e secca, la vegetazione evapora rapidamente acqua e si dissecca. Più la siccità è prolungata, più grandi sono le dimensioni delle parti vegetali che si seccano. Quando anche le parti più grandi (fusti e rami) perdono acqua, cosa che avviene molto raramente, gli incendi possono durare più a lungo proprio come in un caminetto, i "pezzi" piccoli sono quelli che fanno accendere il fuoco, e quelli grandi sono quelli che bruciano per più tempo. I combustibili forestali vengono infatti classificati come "combustibili da un'ora", "da dieci ore", "da cento" o "da mille ore" a seconda della loro dimensione e di quanto a lungo possono sostenere una combustione. Quello che diffonde le fiamme, invece, è il vento, che spinge l'aria calda generata dalla fiamma sulle piante vicine. Normalmente, gli incendi più vasti si verificano infatti in giornate molto ventose. Incendi molto grandi e intensi sono addirittura in grado di crearsi il vento da soli: l'aria calda sale così rapidamente da lasciare un "vuoto": per riempirlo, accorre violentemente altra aria dalle zone circostanti. Il risultato è una firestorm, il "vento di fuoco", con il quale l'incendio si auto-sostiene fino all'esaurimento del combustibile disponibile.
5) Come mai gli incendi non si riescono a spegnere?
Per estinguere un incendio è necessario eliminare il combustibile. L'acqua e il ritardante lanciati dai mezzi aerei possono solo rallentare la combustione (raffreddando il combustibile o ritardando chimicamente la reazione di combustione), ma per eliminare il combustibile servono le squadre di terra. Incendi di chioma intensi come quelli che si stanno sviluppando in Australia possono generare fiamme alte decine metri, procedere a velocità superiori a dieci chilometri orari (la velocità di corsa di un uomo medio) e produrre un'energia di centomila watt per metro lineare di fronte. Le squadre di terra non possono operare in sicurezza già con intensità di 4000 kW per metro (25 volte inferiore a quella degli incendi più intensi).
6) Quali sono gli effetti degli incendi?
Il bush Australiano è un ambiente che desidera bruciare con tutte le sue forze, e bruciando migliora il suo stato di salute e la sua biodiversità - con i suoi tempi, rigenerandosi nel corso di anni o decenni. Anche gli animali conoscono il pericolo e sanno rispondere: la stima di mezzo miliardo di animali coinvolti (o addirittura un miliardo) rilanciata dai media è una stima grossolana e un po' allarmista, che considera ad esempio anche gli uccelli - che ovviamente possono volare e allontanarsi dall'area (https://www.bbc.com/news/50986293). Chiaramente, gli animali più piccoli possono effettivamente non riuscire a fuggire, e questi habitat saranno radicalmente modificati per molti anni a venire - molti animali on troveranno più condizioni idonee, molti altri invece ne troveranno addirittura di migliori. E' un fenomeno noto in Australia quello per cui alcuni falchi sono in grado di trasportare rametti ardenti per propagare attivamente gli incendi su nuove aree, liberando così la visuale su nuovi territori di caccia (https://bioone.org/journals/journal-of-ethnobiology/volume-37/issue-4/0278-0771-37.4.700/Intentional-Fire-Spreading-by-Firehawk-Raptors-in-Northern-Australia/10.2993/0278-0771-37.4.700.short). Gli incendi invece possono creare forti minacce alle specie rare di piante (come il Pino di Wollemi: https://www.abc.net.au/radio/programs/pm/fears-for-worlds-only-wild-wollemi-pines-in-bushfires/11823740) e sono soprattutto molto problematici per l'uomo: già 25 vittime per un totale di 800 morti dal 1967 a oggi, il fumo che rende l'aria pericolosa da respirare, proprietà e attività distrutte per miliardi di dollari di danni. In più, gli incendi rischiano di rendere a loro volta ancora più grave la crisi climatica sia a livello globale, contribuendo all'aumento della CO2 atmosferica, che locale, depositando i loro residui sui ghiacciai neozelandesi che, resi così più scuri, rischiano di fondersi con maggiore rapidità.
7) Cosa c'entra il cambiamento climatico?
La straordinaria siccità australiana è stata generata da una rara combinazione di fattori. Normalmente il primo anello della catena è El Nino, un riscaldamento periodico del Pacifico meridionale che causa grandi cambiamenti nella meteorologia della Terra, ma quest'anno El Nino non è attivo. Si è invece verificato con una intensità senza precedenti un altro fenomeno climatico, il Dipolo dell'Oceano Indiano (IOD) - una configurazione che porta aria umida sulle coste Africane e aria secca su quelle Australiane. E' dimostrato che il riscaldamento globale può triplicare la frequenza di eventi estremi nell'IOD (https://www.nature.com/articles/nature13327.epdf). A questo si è sovrapposto, a settembre 2019, un evento di riscaldamento improvviso della stratosfera (oltre 40 gradi di aumento) nella zona Antartica, anch'esso straordinario, per cause "naturali", che ha portato ulteriore aria calda e secca sull'Australia. Il terzo fenomeno è stato uno spostamento verso nord dei venti occidentali (o anti-alisei), i venti che soffiano costantemente da ovest a est tra 30 e 60 gradi di latitudine sui mari dei due emisferi terrestri. Lo spostamento verso nord degli anti-alisei (Southern Annular Mode) porta aria secca e calda sull'Australia, e sembra venga favorito sia dal climate change che, pensate un po', dal buco dell'ozono (https://www.nature.com/articles/ngeo1296). Il cambiamento climatico quindi c'entra eccome, sia nella sua azione diretta (l'aria Australiana si è riscaldata mediamente di almeno un grado nell'ultimo secolo) sia indirettamente attraverso le sue influenze sulle grandi strutture meteorologiche dell'emisfero sud.
8) Cosa c'entra la politica australiana?
Molte critiche si sono concentrate sul governo Australiano, responsabile di non impegnarsi abbastanza per raggiungere i già modesti impegni (riduzione delle emissioni del 28% dal 2005 al 2030) che il Paese aveva contratto volontariamente agli accordi a Parigi. Il problema principale è che l'economia dell'Australia è fortemente basata sull'estrazione e l'esportazione di carbone (soprattutto verso Giappone - 40% dell'export -, Cina e India), un combustibile fossile la cui estrazione non è compatibile con il raggiungimento degli obiettivi di Parigi per contenere il riscaldamento della Terra al di sotto di 1.5 °C rispetto all'epoca preindustriale. L'industria del carbone impiega quasi 40 000 lavoratori australiani ed è fortemente sussidiata dal governo. L'attuale governo conservatore, come in altre parti del mondo, è tendenzialmente restio a decarbonizzare l'economia nazionale. Tuttavia non occorre confondersi:ogni nazione è connessa a ogni altra. Gli incendi in Australia non sono solo responsabilità del PM Morrison o di chi l'ha eletto, ma di tutte le attività che nel mondo continuano a contribuire all'aumento della CO2 atmosferica - produzione e consumo di energia (30%), trasporti (25%), agricoltura e allevamento (20%), riscaldamento e raffrescamento domestico (15%) e deforestazione (10%) - tutte cose di cui sei responsabile anche tu che leggi, e anche io che scrivo (sì, anche la deforestazione tropicale).
9) Si poteva prevedere o evitare?
Tutti gli ultimi report dell'IPCC concordano nel segnalare un aumento del pericolo incendi in Australia a causa del cambiamento climatico, con grado di probabilità "virtualmente certo". Anche l'arrivo di configurazioni meteorologiche di grande pericolosità è monitorato e conosciuto con un buon anticipo. Gli allarmi sono stati diramati e le evacuazioni correttamente effettuate, a quanto mi è dato di sapere. Ma la sfida dei servizi di lotta agli incendi, valida anche in Italia, è come mantenere operativo un sistema che ha bisogno di attivarsi su vastissima scala solo una volta ogni decennio. L'altro strumento per evitare gli incendi è la prevenzione, che viene svolta su grandi estensioni con la tecnica del "fuoco prescritto", che elimina il combustibile utilizzando una fiamma bassa e scientificamente progettata (un tipo di intervento approvato anche da molti ecologisti australiani, e praticato da quarantamila anni dalle popolazioni aborigene). Nel 2018-2019 sono stati soggetti a questo trattamento 140 000 ettari di territorio, la cui applicazione è però severamente limitata dalla mancanza di fondi e, sempre lui, dal cambiamento climatico, che riduce il numero di giorni con condizioni meteorologiche idonee ad effettuarlo. C'è da dire che l'intensità della siccità e degli incendi in corso avrebbe messo probabilmente in difficoltà anche i servizi e le comunità più preparate.
10) Cosa possiamo fare?
Ridurre le nostre emissioni con comportamenti collettivi e ad alto impatto. Sforzarci di vedere l'impronta del climate change e delle nostre produzioni e (soprattutto) dei nostri consumi in quello che sta succedendo, senza farci distrarre dai poveri koala che bruciano e senza pacificare la coscienza con un semplice versamento in denaro che non risolve il problema alla radice. Per chi vive a contatto con un bosco, informarsi sul pericolo di incendio e sulle pratiche di autoprotezione necessarie a minimizzare il rischio alla vostra proprietà: gli incendi colpiranno di nuovo anche in Italia, con sempre più intensità, e possibilmente in luoghi in cui non ve li aspettereste. Sapersi proteggere è estremamente importante.
Fonti:
Sintesi sul New York Times - https://www.nytimes.com/2020/01/01/world/australia/fires.html
Clima in australia - https://www.abc.net.au/news/2020-01-02/2019-was-australias-hottest-and-driest-year-on-record/11837312
Foreste australiane: https://www.agriculture.gov.au/abares/forestsaustralia/australias-forests
Firestorm: https://scijinks.gov/firestorm/
Indian Ocean Dipole: https://www.abc.net.au/news/2019-05-16/positive-indian-ocean-dipole-bad-news-for-drought-crippled-areas/11120566
Riscaldamento globale e IOD: https://www.nature.com/articles/nature13327.epdf
Sudden Stratospheric Warming: https://www.abc.net.au/news/2019-09-06/rare-weather-event-over-antarctica-drives-hot-outlook/11481498
Southern Annular Mode: https://www.abc.net.au/news/2018-08-14/southern-annular-mode-and-how-it-affects-our-weather/10106134
Climate change e cambiamenti meteorologici in Australia: https://www.cawcr.gov.au/projects/Climatechange/impact/science/climate-variability/
Stima degli animali colpiti dagli incendi: https://www.bbc.com/news/50986293
Politiche climatiche in Australia: https://www.bbc.com/news/world-australia-50869565
Prevenzione incendi in Australia: https://www.theguardian.com/australia-news/2020/jan/05/explainer-how-effective-is-bushfire-hazard-reduction-on-australias-fires
Giorgio Vacchiano - fb
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barbaraincucina · 6 years
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L’abbinamento cioccolato e lamponi è seducente e raffinato. Nasce dal connubio perfetto tra la freschezza dei frutti rossi e il sapore intenso del cioccolato.
Muffin al cioccolato bianco e lamponi
250 ml latte 50 g burro 150 g di cioccolato bianco 1 uovo 100 gr di zucchero 250 gr di farina 1 bustina di lievito 200 g di lamponi
Scaldare il latte con il burro e il cioccolato bianco e fare sciogliere il tutto. Quindi lasciare intiepidire. Amalgamare quindi anche l’uovo. In una ciotola mescolare gli ingredienti secchi, ovvero farina, lievito e zucchero. Unire gli ingredienti liquidi a quelli secchi dando una vigorosa mescolata. Completare con i lamponi, leggermente infarinati. Versare l’impasto nei pirottini da muffin e cuocere a 180 gradi per 20-25 minuti.
Mini plum cake al cacao amaro con banane e lamponi
350 gr di banane mature + 100 gr di lamponi 150 gr farina 80 gr fecola 130 gr zucchero 30 gr di cacao amaro mezza bustina di lievito 125 gr olio di semi 60 ml rum 2 uova
Ridurre la banane in purea frullandole con il rum. Versare in una ciotola e unire le uova e l’olio. In un’altra ciotola mescolare la farina, la fecola, lo zucchero, il cacao e il lievito. Unire gli ingredienti liquidi a quelli secchi dando una vigorosa mescolata. Versare un poco di impasto in 12 stampini, poi mettere in ogni stampino due lamponi e coprire con il resto dell’impasto. Cuocere in forno a 180° per 20/25 minuti.
Piccola torta morbida e fondente di cioccolato e lamponi
200 gr di lamponi  125 gr burro 100 ml caffè 80 ml acqua 80 gr zucchero 120 gr cioccolato fondente 90 gr farina 15 gr cacao 1 uovo
Scaldare l’acqua con con il caffè, il burro, lo zucchero e il cioccolato e far sciogliere il tutto. Trasferire il composto in una ciotola, lasciare intiepidire poi unire la farina e il cacao, mescolando bene. Aggiungere infine anche l’uovo e un pizzico di sale. Rivestire con la carta forno il fondo e i bordi di uno stampo a cerniera del diametro di 18 cm, quindi riempirlo con 2/3 dell’impasto. Distribuire una parte dei lamponi leggermente infarinati e poi coprire con il resto dell’impasto. Cuocere in forno per circa 50 minuti a 180°. Servire con i restanti lamponi freschi.
Tortino al cioccolato bianco con cuore di lampone
200 gr lamponi 350 gr cioccolato bianco 180 gr latte condensato 100 gr farina 40 gr fecola 2 uova medie 100 gr burro
Fondere 200 gr di cioccolato bianco. Frullare i lamponi e unirli al cioccolato bianco fuso e intiepidito. Riporre questa composto i sei piccoli stampini nel freezer: saranno il ripieno dei tortini. Nel frattempo sciogliere i restanti 150 gr di cioccolato bianco insieme la burro. Nella planetaria montare le uova intere fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere il latte condensato e il cioccolato fuso col burro, mantenendo le fruste in funzione ma a bassa velocità. Alla fine incorporare a mano e con la spatola, la farina e la fecola setacciati. Versare il composto in 6 stampini imburrati e infarinati posizionando al centro di ognuno un cubetto di ganache ai lamponi congelata. Cuocere immediatamente in forno caldo a 200° per 12 minuti. Servire subito.
Altre idee in archivio:
Clafoutis con lamponi, cioccolato bianco e mandorle
http://barbaraincucina.tumblr.com/post/173933055912/la-mamma-mi-ha-insegnato-che-quando-si-accende-il
Mousse al cocco e cioccolato bianco con lamponi e mirtilli
http://barbaraincucina.tumblr.com/post/146805171907/mousse-al-cocco-e-cioccolato-bianco-con-lamponi-e
Cheesecake cotta al cioccolato bianco e lamponi
http://barbaraincucina.tumblr.com/post/149072771482/cheesecake-cotta-al-cioccolato-bianco-e-lamponi
Spuma al cioccolato bianco e lamponi
http://barbaraincucina.tumblr.com/post/133517874182/un-dessert-ma-anche-una-golosa-colazione-spuma-al
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paoloxl · 6 years
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Finora 25 morti, 100 dispersi, 300mila evacuati, 700 chilometri quadrati di terra in fiamme, dall'oceano fino a San Francisco. 
E 'stata una delle estati piu' della California del sud. Per la citta 'di Los Angeles il mese piu' caldo di sempre, con una media giornaliera di 31 gradi in alcune localita 'interne, e di 25 al mare. 
Questo vuol dire è normale sul giorno e sulla notte 
E 'autunno ora, e sempre in California tra novembre e novembre ci sono venti e clima secco, sterpaglie dall'estate che e' facile che prendano fuoco. Ma adesso e 'tutto piu' intenso, grazie al clima che cambia.Appunto, l'immobiliare e 'piu' caldo, l'umidita 'minore, i venti piu' forti. E poi c'e 'da considerare che nel corso degli anni sono aumentati i residenti, si costruisce sempre di piu' in zona boschive 
Ed ecco qui il risultato: basta un nonnulla per scatenare incendi rapaci. 
Dei 20 principali incendi della California, 15 sono stati registrati fra il 2000 ed oggi. 
E infatti non è un caso un anno fa succedeva esattamente la stessa cosa.  
La stagione degli incendi inizia prima e finisce piu 'tardi, le temperature aumentano, la primavera arriva prima. Non c'e 'piu' il ciclo degli incendi di un tempo. La pioggia arriva sempre di meno. 
E anzi c'e 'un fenomeno che si chiama "pioggia negativa"; cioe 'piove cosi poco, che e'
La pioggia è infatti la causa dell'apparenza di verde, erba e sterpi, che pero 'seccano subito e alimentano incendi alla grande; e quindi invece di poca pioggia e 'meglio zero pioggia, dicono gli esperti. 
Gli incendi di questi giorni, il Woolsey di Malibu e il Camp Fire di Butte County nel nord della California sono considerati tra i piu 'violenti della storia della California e non sono neanche stati spenti. 
Uno deve pensarci bene: 300.000 sfollati, come una intera città di medie dimensioni in Italia:  
tutta Malibu e 'stata sfollata, pura Lady Gaga e Kim Kardashian sono dovute andare via. 
Che prezzo?
Bella domanda. Per prima cosa rendersi conto che i cambiamenti climatici sono veri, fatti da noi, e che non sono niente niente tutte le storie non sono tutti gli anni, ma di tutti i giorni.
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noglutendairy · 4 years
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❤MINI PLUMCAKES CON QUINOA COTTA IN 2 VERSIONI💜🖤 Partecipo alla rubrica #mercoledisenzaglutine di 🌸@monica_bellin_🌸 💡Un' idea se vi avanza della quinoa cotta. Questi mini plumcake sono sofficissimi perché rimangono umidi all' interno e la naturale dolcezza degli ingredienti li rende squisiti per una colazione o una merenda golosa.😊 Ne ho fatte 2 versioni, una con rapa rossa e carrube in polvere e una semplice,solo con la rapa rossa. Sono dolcificati con pochissimo sciroppo d' acero (ogni plumcake ne contiene solo un cucchiaino ) Provateli! Sono davvero facili da fare!🙌👍 Vi lascio la ricetta⬇️ ✅Ingredienti 💜200 gr di quinoa cotta e già salata ❤150 gr di rapa rossa cotta ( potete usare quelle in vendita già bollite) 🧡40 ml di olio di vinaccioli 💜40 ml di sciroppo d'acero ❤3 uova medie 🧡1 cucchiaino di bicarbonato di sodio 💜1 cucchiaio di succo di limone Per la versione semplice: ❤25 gr di farina di quinoa Per la versione con la carrube : 🧡30 gr di polvere di carrube ✅METODO Tagliare la rapa rossa cotta a dadini e frullatela insieme all'olio e allo sciroppo d'acero fino a farla diventare liscia e cremosa. Nel frullatore aggiungete poi le uova,la quinoa cotta e il bicarbonato con il limone. Frullate molto bene. Il composto non deve presentare grumi. A questo punto dividetelo in 2 parti e in una ciotola mettete 25 gr di farina di quinoa,mentre nell'altra ciotola mettete i 30 gr di carrube in polvere. (Naturalmente se volete fare una sola versione,raddoppiate le dosi delle polveri.) Mescolate e mettete negli stampini scelti. Se volete, mettete un po' di granella di mandorle in superficie. Cuocete in forno preriscaldato a 180 gradi Centigradi per circa 40 minuti ( a me erano abbastanza grandi, fate sempre la prova stecchino ma ricordate che siccome rimangono umidi, rimarra' leggermente bagnato anche se saranno cotti, quindi regolatevi) Un consiglio: una volta sfornati,fateli raffreddare per bene e poi metteteli in frigorifero prima di consumarli, vi assicuro che saranno ancora più deliziosi perché rimarranno freschi e umidi come una pastarella😍 Io li ho fatti la sera per consumarli Il mattino seguente. Adatti a tutti i gs (at Canton of Zürich) https://www.instagram.com/p/CGCwqIBpieS/?igshid=1gnduq20m1uts
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praticalarte · 4 years
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Come migliorare il tratteggio a matita
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Una delle difficoltà maggiori in chi inizia lo studio del disegno è quella di imparare ad ottenere un tono sfumato per mostrare la differenza tra i valori scuri, quelli chiari e i passaggi medi, variando i tratti. C'è anche da imparare a tratteggiare seguendo la forma dell'oggetto. Non esiste un trucco rapido per ottenere un buono stile di tratteggio a matita. Tuttavia, esistono una serie di semplici esercizi che puoi praticare per migliorare il chiaroscuro con il tratteggio a matita. 1. Prendi una matita HB e affilala in modo che sia esposto almeno 1 cm di mina.
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2. Quando una matita si accorcia, utilizza un allunga matite, è importante che la matita sia tenuta il più vicino possibile alla coda, lontano dalla punta. 3. Utilizza fogli almeno A3 - o - meglio - A2 e carta da disegno liscia o semiruvida di qualità. 4. Fissa la carta su un tavolo da disegno verticale o su una tavoletta posta in grembo. 5. Siedi o stai in piedi davanti alla tavola a distanza di un braccio o in modo che il gomito sia libero di muoversi e non appoggiare l'avambraccio al piano del disegno. Dopo un po', potresti avere un dolore al muscolo deltoide (se non sei allenato), è normale, passerà.
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6. Disegna linee in varie direzioni usando la presa mostrata nell'immagine qui sopra. 7. Le linee tracciate devono avere una lunghezza tra i 5 e i 20 cm. 8. Disegna linee parallele in varie direzioni lasciando uno spazio da 2 a 4 mm tra di loro. 9. Quando una matita si spunta, affilala di nuovo con la carta vetrata. 10. Esercitati a tracciare linee con varie pressioni sulla matita. Inizia con linee molto leggere. Aumenta leggermente la pressione circa ogni 100 tratti. 11. Sperimenta il limite che ogni gradazione di matita può dare in termini di pressione e tono. Usa al massimo con il grado HB. le variazioni di tono derivano molto di più delle tue abilità nel maneggiare le matite che dal grdo di morbidezza dell mina. 12. Disegna linee con varie curvature usando gesti fluidi e continui; evita come la peste di tracciare linee con corti tratti insistiti. 13. Disegna linee variando la pressione durante il tratto: inizia con una linea leggera, premi più forte nel mezzo e termina in leggerezza. 14. Solleva la matita dalla carta dopo ogni singolo tratto. 15. Esercitati mezz'ora al giorno per tre settimane disegnando semplicemente linee casuali. Sarebbe un buon inizio, anche se 10 ore non sono sufficienti per padroneggiare le linee. 16. Fai tratteggi incrociati con angoli da 30 a 45 gradi. 17. Disegna grandi rettangoli e riempili con più strati di tratteggio, creando sfumature. Il lato chiaro potrebbe avere uno o due strati di linee molto deboli. Il lato oscuro può avere anche più di 20-50 strati.
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18. Non fare bordi netti tra i livelli; questo darà una graduale variazione di toni. Non sporcare i segni di grafite appoggiando le nocche o un dito. 19. Quando ti abitui alla presa con la punta distante, passa a compiti più impegnativi: disegna cubi in prospettiva dal vero per almeno 40 ore. Puoi creare un cubo con un lato di 20 cm di cartoncino e usarlo come modello. 20. Usa principi costruttivi di disegno per copiare dal vero. Misura gli angoli e le proporzioni con una matita. Disegna un cubo come se fosse trasparente.
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(In questo esercizio ci sono diversi compiti da coordinare: maneggiare la matita, apprendere i principi costruttivi del disegno, imparare a misurare con una matita e, soprattutto, ottenere una buona "percezione" della prospettiva) probabilmente dovrai trovare delle lezioni adeguate in un corso come noi li proponiamo in questo sito o appoggiarti ad esempi come quelli raccolti in questa bacheca. 21. Disegna cubi semplici e visualizza valori tonali. Le linee devono essere diritte ma applicate con angoli diversi. Scopri cos'è la prospettiva aerea e come raggiungerla nel disegno. 22. Impara come sfumare una sfera, studiando e comprendendo tutti i differnti aspetti delle variazioni di valore della luce sulla sua forma.
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23. Disegna forme semplici naturali e oggetti geometrici artificiali dal vero.
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24. Scopri cosa sono i contorni e come visualizzarli e realizzarli nel disegno. 25. Disegna nature morte dal vero.
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  26. Esercitati ad applicare le linee di ombreggiatura lungo i contorni. Ci vorrà circa un anno prima di sviluppare l'abitudine di rendere i toni lungo i contorni senza pensarci. 27. Con la pratica regolare, dovresti arrivare al punto in cui una matita non è uno strumento nella tua mano ma una continuazione della tua mente. Ora sai cosa fare. Il resto dipende solo da te stesso. Liberamente tratto da https://drawingacademy.com/how-to-improve-pencil-hatching tutte le immagini appartengono a Drawing Academy Read the full article
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rexalqeldroma · 4 years
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1) Quanto territorio è in fiamme? Gli incendi hanno percorso da ottobre a oggi circa 8 milioni di ettari di territorio tra New South Wales, Victoria, Sud Australia e Queensland – una superficie doppia a quella degli incendi del 2019 in Siberia e in Amazzonia combinati, e pari ai quattro quinti di tutte le foreste italiane. In sole quattro annate, negli ultimi 50 anni, la superficie bruciata in New South Wales ha superato un milione di ettari, e oggi ha quasi raggiunto il doppio della seconda annata più drammatica (il 1974 con 3,5 milioni di ettari percorsi).
Un altro aspetto inedito è la simultaneità dei fuochi su territori enormi, che di solito si alternano nell’essere soggetti a incendi. E non siamo che all’inizio dell’estate (le stagioni in Australia sono spostate di sei mesi rispetto alle nostre, quindi ora è come se fosse l’inizio di luglio), perciò queste cifre saliranno ancora, potenzialmente fino a 15 milioni di ettari percorsi dal fuoco. L’Australia è grande 769 milioni di ettari, quindi non possiamo dire che stia “bruciando un continente”. Inoltre, nelle savane del centro-nord bruciano in media 38 milioni di ettari di praterie (il 20 per cento del totale) ogni anno nella stagione secca, che in quella parte di paese è aprile-novembre. Ma si tratta di un ecosistema completamente diverso da quello che ora è in fiamme.
2) Quale vegetazione sta bruciando? Si tratta soprattutto di foreste di eucalipto e del bush, una savana semi arida con alberi bassi, fitti o sparsi, fatta soprattutto di erbe e arbusti e simile alla macchia mediterranea. Si tratta di una vegetazione che è nata per bruciare: il clima dell’Australia centrale è stato molto arido negli ultimi 100 milioni di anni (da quando l’Australia ha compiuto il suo viaggio dall’Antartide alla posizione che occupa attualmente), e gli incendi causati dai fulmini sono stati così frequenti da costringere le piante a evolversi per superarli nel migliore dei modi: lasciarsi bruciare! Il fuoco infatti, se da un lato distrugge la vegetazione esistente, dall’altro apre nuovi spazi perché le piante si possano riprodurre e rinnovare. Molte specie del bush contengono oli e resine molto infiammabili, in modo da bruciare per bene e con fiamme molto intense quando arriva il fuoco. Poiché i semi di queste specie sono quasi completamente impermeabili al fuoco, questo stratagemma è l’unico modo per “battere” la vegetazione concorrente e riprodursi con successo sfruttando le condizioni ambientali avverse a proprio vantaggio. Tuttavia, questa volta le condizioni di siccità sono così estreme che sono in fiamme anche ecosistemi forestali tradizionalmente più umidi e raramente interessati dal fuoco.
3) Cosa ha causato le accensioni? In Australia, metà delle accensioni sono causate da fulmini, e metà dall’uomo per cause sia colpose che dolose (in Italia invece il 95 per cento ha cause antropiche, prevalentemente colpose). Gli incendi più grandi tendono tuttavia a essere causati dai fulmini, perché interessano le aree più remote e disabitate, dove è meno probabile che arrivino le attività umane (con la possibile eccezione degli incidenti alle linee elettriche, che sono state responsabili anche dei devastanti incendi in California del 2017 e 2019). Secondo Ross Bradstock, dell’Università di Wollongong, un singolo incendio causato da fulmine (il Gospers Mountain Fire) ha già percorso da ottobre a oggi oltre 500.000 ettari di bush, e potrebbe essere il più grande incendio mai registrato nel mondo in tempi storici.
Stanno circolando notizie relative all’arresto di presunti incendiari. In parte sono state dimostrate essere notizie false diffuse per negare il problema del clima. Inoltre non si tratta di piromani, in inglese la definizione di arson include sia il dolo che la colpa. Tuttavia è evidente che qui il problema non è cosa accende la fiamma, ma cosa la fa propagare una volta accesa – sono due fasi diverse e ben distinte.
4) Cosa sta causando il propagarsi delle fiamme? Il 2019 è stato in Australia l’anno più caldo e più secco mai registrato dal 1900 a oggi. Nell’ultimo anno le temperature medie sono state 1,5 gradi più alte rispetto alla media 1961-1990, le massime oltre 2°C in più, ed è mancato oltre un terzo della pioggia che solitamente cade sul continente. Un’ondata di calore terrestre e marino ha fatto registrare nel paese temperature record a dicembre (42°C di media nazionale, con punte di 49), mentre la siccità si protrae ormai da ben due anni. Quando l’aria è calda e secca, la vegetazione perde rapidamente acqua per evaporazione e si dissecca. Più la siccità è prolungata, più grandi sono le dimensioni delle parti vegetali che si seccano. Quando anche le parti più grandi (fusti e rami) perdono acqua, cosa che avviene molto raramente, gli incendi possono durare più a lungo proprio come in un caminetto: i “pezzi” piccoli sono quelli che fanno accendere il fuoco, e quelli grandi sono quelli che bruciano per più tempo.
I combustibili forestali vengono infatti classificati come “combustibili da un’ora”, “da dieci ore”, “da cento” o “da mille ore” a seconda della loro dimensione e di quanto a lungo possono sostenere una combustione. Quello che diffonde le fiamme, invece, è il vento, che spinge l’aria calda generata dalla fiamma sulle piante vicine. Normalmente, gli incendi più vasti si verificano infatti in giornate molto ventose. Incendi molto grandi e intensi sono addirittura in grado di crearsi il vento da soli: l’aria calda sale così rapidamente da lasciare un “vuoto”: per riempirlo, accorre violentemente altra aria dalle zone circostanti. Il risultato è una firestorm, il “vento di fuoco”, con il quale l’incendio si auto-sostiene fino all’esaurimento del combustibile disponibile.
5) Come mai gli incendi non si riescono a spegnere? Per estinguere un incendio è necessario eliminare il combustibile. L’acqua e il ritardante lanciati dai mezzi aerei possono solo rallentare la combustione (raffreddando il combustibile o ritardando chimicamente la reazione di combustione), ma per eliminare il combustibile servono le squadre di terra. Incendi di chioma intensi come quelli che si stanno sviluppando in Australia possono generare fiamme alte decine metri, procedere a velocità superiori a dieci chilometri orari (la velocità di corsa di un uomo medio) e sviluppare una potenza di centomila kW per metro di fronte (!!). Le squadre di terra non possono operare in sicurezza già con intensità di 4.000 kW per metro (25 volte inferiore a quella degli incendi più intensi).
6) Quali sono gli effetti degli incendi? Il bush australiano è un ambiente che desidera bruciare con tutte le sue forze, e bruciando migliora il suo stato di salute e la sua biodiversità – con i suoi tempi, rigenerandosi nel corso di anni o decenni. Anche gli animali conoscono il pericolo e molti sanno rispondere: la stima di mezzo miliardo di animali coinvolti (o addirittura un miliardo) rilanciata dai media è una stima grossolana e un po’ allarmista, che considera ad esempio anche gli uccelli – che ovviamente possono volare e allontanarsi dall’area – con l’importante esclusione dei piccoli e delle uova. Gli animali più piccoli e meno mobili (koala, ma anche anfibi, micromammiferi e rettili) possono effettivamente non riuscire a fuggire, e questi habitat saranno radicalmente modificati per molti anni a venire – molti animali non troveranno più condizioni idonee.
Altri, in compenso, ne troveranno addirittura di migliori. È un fenomeno noto in Australia quello per cui alcuni falchi sono in grado di trasportare rametti ardenti per propagare attivamente gli incendi su nuove aree, liberando così la visuale su nuovi territori di caccia.
Gli incendi invece possono creare forti minacce alle specie rare di piante (come il pino di Wollemi) e sono soprattutto molto problematici per l’uomo: già 25 vittime per un totale di 800 morti dal 1967 a oggi, il fumo che rende l’aria pericolosa da respirare, proprietà e attività distrutte per miliardi di dollari di danni. In più, gli incendi creano erosione, aumentano il rischio idrogeologico e rischiano di rendere a loro volta ancora più grave la crisi climatica sia a livello globale, contribuendo all’aumento della CO2 atmosferica (306 milioni di tonnellate emesse finora secondo la NASA, quasi pari alle emissioni di tutto il paese nel 2018), che locale, depositando i loro residui sui ghiacciai neozelandesi che, resi così più scuri, rischiano di fondersi con maggiore rapidità.
7) Cosa c’entra il cambiamento climatico? La straordinaria siccità australiana è stata generata da una rara combinazione di fattori. Normalmente il primo anello della catena è El Niño, un riscaldamento periodico del Pacifico meridionale che causa grandi cambiamenti nella meteorologia della Terra, ma quest’anno El Niño non è attivo. Si è invece verificato con una intensità senza precedenti un altro fenomeno climatico, il Dipolo dell’oceano Indiano (IOD) – una configurazione che porta aria umida sulle coste africane e aria secca su quelle australiane. È dimostrato che il riscaldamento globale può triplicare la frequenza di eventi estremi nell’IOD.
A questo si è sovrapposto, a settembre 2019, un evento di riscaldamento improvviso della stratosfera (oltre 40 gradi di aumento) nella zona antartica, anch’esso straordinario, per cause “naturali”, che ha portato ulteriore aria calda e secca sull’Australia. Il terzo fenomeno è stato uno spostamento verso nord dei venti occidentali (o anti-alisei), i venti che soffiano costantemente da ovest a est tra 30 e 60 gradi di latitudine sui mari dei due emisferi terrestri. Lo spostamento verso nord degli anti-alisei (Southern Annular Mode) porta aria secca e calda sull’Australia, e sembra venga favorito sia dal climate change che, pensate un po’, dal buco dell’ozono. Il cambiamento climatico quindi c’entra eccome, sia nella sua azione diretta (l’aria australiana si è riscaldata mediamente di almeno un grado nell’ultimo secolo) sia indirettamente attraverso le sue influenze sulle grandi strutture meteorologiche dell’emisfero sud.
8) Cosa c’entra la politica australiana? Molte critiche si sono concentrate sul governo australiano, responsabile di non impegnarsi abbastanza per raggiungere i già modesti impegni (riduzione delle emissioni del 28 per cento dal 2005 al 2030) che il paese aveva contratto volontariamente agli accordi a Parigi. Il problema principale è che l’economia dell’Australia è fortemente basata sull’estrazione e l’esportazione di carbone (soprattutto verso Giappone – 40 per cento dell’export –, Cina e India), un combustibile fossile la cui estrazione non è compatibile con il raggiungimento degli obiettivi di Parigi per contenere la temperatura della Terra al di sotto di 1.5 °C rispetto all’epoca preindustriale.
L’industria del carbone impiega quasi 40mila lavoratori australiani ed è fortemente sussidiata dal governo. L’attuale governo conservatore, come in altre parti del mondo, è tendenzialmente restio a decarbonizzare l’economia nazionale. Tuttavia non occorre confondersi: ogni nazione è connessa a ogni altra. Gli incendi in Australia non sono solo responsabilità del primo ministro Morrison o di chi l’ha eletto, ma di tutte le attività che nel mondo continuano a contribuire all’aumento della CO2 atmosferica – produzione e consumo di energia (30 per cento), trasporti (25 per cento), agricoltura e allevamento (20 per cento), riscaldamento e raffrescamento domestico (15 per cento) e deforestazione (10 per cento) – tutte cose di cui sei responsabile anche tu che leggi, e anche io che scrivo (sì, anche la deforestazione tropicale).
9) Si poteva prevedere o evitare? Tutti gli ultimi report dell’IPCC, delle istituzioni di ricerca australiane sull’ambiente, e dello stesso governo, concordano nel segnalare un aumento del pericolo incendi in Australia a causa del cambiamento climatico, con grado di probabilità “virtualmente certo”. Anche l’arrivo di configurazioni meteorologiche di grande pericolosità è monitorato e conosciuto con un buon anticipo. Gli allarmi sono stati diramati e le evacuazioni correttamente effettuate, a quanto mi è dato di sapere. Ma la sfida dei servizi di lotta agli incendi, valida anche in Italia, è come mantenere operativo un sistema che ha bisogno di attivarsi su vastissima scala solo una volta ogni decennio.
L’altro strumento per evitare gli incendi è la prevenzione, che viene svolta su grandi estensioni con la tecnica del “fuoco prescritto”, che elimina il combustibile utilizzando una fiamma bassa e scientificamente progettata (un tipo di intervento approvato anche da molti ecologisti australiani, e praticato da quarantamila anni dalle popolazioni aborigene). Nel 2018-2019 sono stati soggetti a questo trattamento 140mila ettari di territorio, la cui applicazione è però severamente limitata dalla mancanza di fondi e, sempre lui, dal cambiamento climatico, che riduce il numero di giorni con condizioni meteorologiche idonee ad effettuarlo. C’è da dire che l’intensità della siccità e degli incendi in corso avrebbe messo probabilmente in difficoltà anche i servizi e le comunità più preparate.
10) Cosa possiamo fare? Ridurre le nostre emissioni con comportamenti collettivi e ad alto impatto. Sforzarci di vedere l’impronta del climate change e delle nostre produzioni e (soprattutto) dei nostri consumi in quello che sta succedendo. Il problema più grande che abbiamo è questo. I koala sono colpiti duramente, ma domani toccherà ancora ad altri animali, altri ecosistemi… altri uomini. E forse anche a noi.
Per chi vive a contatto con un bosco, informarsi sul pericolo di incendio e sulle pratiche di autoprotezione necessarie a minimizzare il rischio alla vostra proprietà: gli incendi colpiranno di nuovo anche in Italia, con sempre più intensità, e possibilmente in luoghi in cui non ve li aspettereste. Sapersi proteggere è estremamente importante.
Bibliografia, in inglese:
Una sintesi di ciò che sta succedendo in Australia del New York Times.
Il clima australiano nel 2019.
Come sono fatte le foreste australiane.
Cos’è un firestorm.
Cos’è il Dipolo dell’oceano Indiano.
I legami tra il riscaldamento climatico e il Dipolo dell’oceano Indiano.
L’evento di riscaldamento improvviso della stratosfera di settembre 2019.
Cos’è il Southern Annular Mode.
La variabilità del meteo australiano e il cambiamento climatico.
Stima degli animali colpiti dagli incendi.
Le politiche riguardo al cambiamento climatico dell’Australia.
Come funziona la prevenzione degli incendi in Australia.
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purpleavenuecupcake · 5 years
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Fisco: le grandi imprese evadono 16 volte in più delle piccole
A seguito dell’attività di accertamento svolta lo scorso anno sulle attività economiche, emerge come la maggiore imposta media accertata dall’Agenzia delle Entrate per ogni singola grande azienda sia pari a poco più di 1 milione di euro, per la media impresa di 365.111 euro e per la piccola di 63.606 euro (Secondo le stime del Ministero dell’Economia e delle Finanze -dichiarazioni dei redditi 2018-, i piccoli imprenditori e i lavoratori autonomi sono circa 5 milioni, le medie imprese quasi 56.000 e le grandi imprese poco più di 5.300). In altre parole, l’entità dell’evasione contestata alle grandi imprese è risultata essere 16 volte superiore a quella delle piccole aziende e dei lavoratori autonomi (nel 2017 era stata pari a 18). A dirlo è la CGIA. Dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo: “Questi dati ci dicono che la potenziale dimensione dell’infedeltà fiscale delle grandi aziende è enormemente superiore a quella delle piccole. Ovviamente, nessuno di noi auspica che il Paese si trasformi in uno Stato di polizia tributaria; tuttavia, una maggiore attenzione verso questi soggetti sarebbe auspicabile, visto che le modalità di evasione delle holding non è ascrivibile alla mancata emissione di scontrini o ricevute, bensì al ricorso alle frodi doganali, alle frodi carosello, alle operazioni estero su estero e alle compensazioni indebite. Reati, quest’ultimi, che non verranno nemmeno sfiorati dalle misure di contrasto all’utilizzo del contante che il Governo metterà a punto nelle prossime settimane”. In linea generale, sottolineano dall’Ufficio studi della CGIA, l’accertamento fiscale scatta quando i dati forniti dal contribuente (in questo caso le aziende) sono diversi rispetto a quelli in possesso dall’Amministrazione finanziaria. Quest’ultima, infatti, si attiva quando ritiene che l’impresa, ad esempio, abbia sottostimato il reddito o abbia usufruito di detrazioni/deduzioni non dovute. Ovviamente, la maggiore imposta accertata non si trasforma sic et simpliciter in gettito per l’Erario. A seguito della richiesta di chiarimenti da parte del fisco, le aziende possono ravvedersi, contrattare la loro posizione con l’Agenzia delle Entrate o ricorrere alla giustizia tributaria, intraprendendo un contenzioso con il fisco che potrebbe interessare i tre gradi di giudizio. Afferma il segretario della CGIA Renato Mason: “Grandi o piccoli che siano, gli evasori vanno perseguiti ovunque si nascondino. Tuttavia, se il nostro fisco fosse meno esigente, lo sforzo richiesto sarebbe più contenuto e probabilmente ne trarrebbe beneficio anche l’Erario. Con una pressione fiscale inferiore, molti che oggi sono evasori marginali diventerebbero dei contribuenti onesti. Ricordo che la nostra giustizia civile è lentissima, la burocrazia ha raggiunto livelli ormai insopportabili e la Pubblica amministrazione rimane la peggiore pagatrice d’Europa: nonostante queste inefficienze, la richiesta del nostro fisco si colloca su livelli elevatissimi e, per tali ragioni, appare del tutto ingiustificata”. Gli accertamenti e i redditi delle imprese Tornando ai dati relativi agli accertamenti fiscali eseguiti l’anno scorso, emerge che il numero degli stessi eseguiti sulle piccole imprese e i lavoratori autonomi sia di poco superiore a 140 mila (8,9 miliardi di maggiore imposta accertata), quelli che hanno interessato le medie imprese sono stati quasi 10 mila (3,6 miliardi di accertato), mentre le grandi imprese chiamate a giustificarsi di fronte al fisco sono state oltre 2.200 (2,4 miliardi di accertato). Tuttavia, se rapportiamo il numero di queste operazioni sul totale delle imprese presenti in ogni singola tipologia dimensionale, registriamo che l’attività del fisco ha interessato il 3 per cento dei piccoli, il 14 per cento dei medi e il 32 per centro dei grandi imprenditori. Pertanto, essendoci tantissime piccole e micro imprese e poche medie e grandi imprese, parrebbe più sensato rafforzare l’attività accertativa sui piccoli, anziché sugli altri. Anche perché l’attività accertativa su una piccola impresa è più semplice, richiede meno tempo, meno costi ed un numero più contenuto di personale rispetto alle risorse e allo sforzo che si devono impiegare quando si controlla una media e grande impresa. Diversamente, gli importi della maggiore imposta accertata pro-azienda dimostrano che per le casse del fisco sembrerebbe più conveniente concentrare l’azione di contrasto all’evasione presso le realtà produttive di media e grande dimensione. Sebbene per la macchina del fisco sia molto più impegnativo relazionarsi con questi ultimi, in termini economici non c’è raffronto: i dati degli ultimi 2 anni dimostrano come la dimensione potenziale dell’imposta recuperabile sia, come riportato più sopra, di oltre 1 milione per ogni singola grande impresa, attorno ai 350 mila euro per ogni media impresa e di soli 64 mila euro circa per piccoli e lavoratori autonomi. La CGIA, altresì, ricorda che secondo i dati delle dichiarazioni dei redditi relativi al 2018, il reddito medio dichiarato delle persone fisiche (ditte individuali e lavoratori autonomi) è stato di 25.290 euro, quello delle società di persone (Snc, Sas, Ss, etc.) 34.260 euro e quello delle società di capitali (Spa, Srl, Sapa, etc.) solo 34.670 euro. Un dato, quest’ultimo, condizionato al ribasso, allorché poco meno del 40 cento del totale delle società di capitali registra un reddito in perdita o in pareggio. Non solo accertamenti ordinari: dalla lotta all’evasione nel 2018 sono stati recuperati 19,2 miliardi Sul fronte dell’attività di contrasto all’evasione, oltre ai 152.200 circa accertamenti ordinari effettuati dal fisco nel 2018, si devono aggiungere: oltre 1.900.000 lettere per l’attivazione della compliance (richieste di chiarimenti su irregolarità riscontrate o potenziali); quasi 252.000 accertamenti parziali automatizzati (revisione, sulla base di elementi certi, di altre forme di reddito non dichiarato); quasi 531.000 controlli strumentali (su ricevute fiscali, scontrini, fatture e documenti di trasporto) effettuati dalla Guardia di Finanza. L’anno scorso dalla lotta all’evasione fiscale l’Amministrazione finanziaria ha recuperato 19,2 miliardi di euro, di cui 16,2 ascrivibili all’attività ordinaria (versamenti diretti 11,25 miliardi, compliance 1,85 miliardi e ruoli ordinari 3,1) e 3 miliardi riconducibili alle attività straordinarie (rottamazione 2,59 miliardi, voluntary disclosure 300 milioni e liti fiscali 100 milioni). Rispetto al 2017 il gettito delle attività ordinarie è aumentato dell’11 per cento (+10 per cento i versamenti diretti, +38 per cento la compliance e +4 per cento i ruoli). In calo del 46 per cento, invece, le entrate dalle attività straordinarie (-87 per cento le liti fiscali, -41 per cento la rottamazione e -25 per cento la voluntary disclosure). Va altresì ricordato che dei 19,2 miliardi recuperati nel 2018, circa la metà di questo importo è costituito da sanzioni e interessi di mora.
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Meteo oggi: piogge in arrivo sull’Italia nei prossimi giorni
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Meteo oggi: L’alta pressione presente sul Mediterraneo centro-occidentale e sull’Europa meridionale si indebolirà leggermente e temporaneamente fra oggi (mercoledì) e giovedì, consentendo il passaggio della coda di una perturbazione atlantica (la n.11) in transito sull’Europa centrale: scarsi, comunque, saranno gli effetti in termini di precipitazioni, limitati ad alcune aree del Centro-Nord, del basso Tirreno e della Sardegna. A seguire anticiclone di nuovo in rinforzo, con conseguente stabilità meteorologica, almeno fino alle festività natalizie - affermano i meteorologi di Meteo Expert -, anche se con un tempo non sempre soleggiato. Meteo oggi e per le feste: un prospetto Le temperature si manterranno su valori superiori alla norma sulla maggior parte delle regioni, particolarmente al Centro-Sud dove il clima, di per sé già mite, lo sarà ancora di più a partire dal fine settimana, quando al meridione si potranno superare i 20 gradi, fino a sfiorare i 25 su Sicilia e Sardegna. PREVISIONI METEO PER LE PROSSIME ORE Sulle regioni centrali adriatiche, al Sud e in Sicilia cielo in prevalenza sereno o poco nuvoloso, salvo locali addensamenti sui settori tirrenici e nuvolosità in aumento entro sera sulla Sicilia occidentale. Nuvoloso in Toscana, Umbria e Lazio. Molto nuvoloso o coperto al Nord. Al mattino deboli e brevi nevicate a quote alte sulle Alpi occidentali; deboli piogge o pioviggini su Liguria, Lombardia ed Emilia occidentale; nebbie nella pianura orientale dell’Emilia Romagna. Nel pomeriggio ancora piogge possibili sulla Liguria, più isolate su sudest Lombardia ed Emilia; qualche pioggia in arrivo anche sull’alta Toscana e nel nordovest della Sardegna. Temperature stazionarie o in leggero aumento con massime fra 6 e 11 gradi al Nord, 13-16 gradi al Centro, 14-19 gradi al Sud e Isole. Venti meridionali in rinforzo sui mari più occidentali, deboli altrove. Mari: mossi il Mar Ligure, il Mare di Sardegna e localmente anche il basso Ionio e il Canale di Sicilia; calmi o poco mossi gli altri. PREVISIONI METEO PER DOMANI, GIOVEDÌ 22 DICEMBRE Su buona parte del Paese il cielo si presenterà nuvoloso; schiarite ampie solo sulle aree alpine, sul Piemonte occidentale, a tratti anche sulla Puglia, sulle regioni del medio versante adriatico, nel settore ionico e nell’est della Sardegna. Al mattino possibili piogge sporadiche in Toscana e nel Trapanese e qualche nebbia in diradamento tra est Piemonte e ovest Lombardia; nel pomeriggio e di sera brevi piogge o rovesci sparsi sul norddella Sicilia. In serata qualche fenomeno in arrivo anche in Valle d’Aosta e nel Canavese, nevoso a quote oltre i 2000 m.Temperature per lo più in aumento nei valori minimi; massime senza grandi variazioni. I valori saranno per lo più superiori alle medie del periodo. Venti moderati di Maestrale in Sardegna e nel Canale di Sicilia, deboli altrove.Mari: mossi il Mare di Sardegna e i Canali delle Isole, localmente anche il Ligure e il Tirreno sud-occidentale; poco mossi o calmi i restanti bacini. PREVISIONI METEO PER VENERDÌ 23 DICEMBRE Nubi basse e foschie dense sulla pianura padana. Molte nubi anche sul versante tirrenico della penisola; nuvolosità variabile sulle Alpi. Abbastanza soleggiato sulle isole, sui settori del medio e basso Adriatico e dello Ionio. Sporadiche e deboli piogge sull’alta Toscana, nel Messinese, sulla Calabria tirrenica, specie al mattino. Possibili precipitazioni sulla valle d’Aosta e sull’Ossola, nevose solo ad alte quote. Temperature stazionarie o in leggero rialzo, su valori superiori alle medie del periodo. Venti moderati occidentali sulla Sardegna e sul basso mar Tirreno; da moderati a tesi di Maestrale sul Canale di Sicilia; in prevalenza deboli altrove. Mari: mossi o molto mossi il Mare di Sardegna e i Canali delle Isole; per lo più mossi il basso Ligure e Tirreno; poco mossi o calmi i restanti bacini. Read the full article
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lizaveta · 7 years
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Si sa così che il centro più caldo del mondo è Multan, in Pakistan con 44,4 gradi centigradi di media estiva. In Italia tante città oggi considerate molto calde, potrebbero raggiungere temperature africane. Torino con gli attuali 20,3 gradi di media annua entro il 2100 arriverà, secondo le stime, alle attuali temperature di Valencia, Spagna, che si attestano sui 27,5 gradi. Milano, 25,2 gradi, raggiungerà i 32,6 gradi attualmente presenti a Port Said, in Egitto. Stessa sorte toccherà a Roma che oggi viaggia su medie di 27,1 gradi. Raggiungeranno i 32, 2 gradi di Izmir, Turchia, sia Palermo, che ora è ferma sui 26,9 gradi di media, sia San Marino, che esprime una media di 25 gradi. Infine Napoli i cui 27,1 gradi attuali potrebbero arrivare, nel 2100, ai livelli del Cairo, Egitto, che oggi viaggia su una media di 33,7 gradi.
http://www.meteo.it/giornale/clima-2100-estate-citta-italiane-come-forni-12610.shtml
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diventeremo pe clima e per organizzazione governativa di fatto Africa in toto.
Abbiamo un futuro di tutto rispetto. Meno male che sarò già morta e sepolta
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notizieoggi24-blog · 5 years
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Meteo, è tornato il freddo, temperature giù al centro-nord. Neve a bassa quota
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Un colpo di coda dell'inverno, con un netto abbassamento delle temperature, che porterà anche neve a bassa quota nel centro-nord e sul versante appenninico. La causa è un "vortice polare", che sta portando il freddo in tutta Europa. Il maltempo è previsto fino almeno il 7 maggio, soprattutto al nord-est, con previsione di piogge sparse, neve e forte vento. Le regioni che rischiano di più sono Lombardia, Veneto e Liguria, con temporali e neve a bassa quota. L'abbassamento di temperatura sarà anche di 15 gradi per alcune zone collinari, con le prime ad essere colpite che saranno quelle settentrionali, con temporali e grandinate e neve da quota 200 metri. Saranno 15 gradi in meno rispetto alle medie stagionali, come nei giorni scorsi, quando le massime arrivavano a toccare i 25 gradi. Anche al sud, specialmente in Campania, sono previste piogge e temporali già da domenica. Per le altre regioni meridionali il maltempo è atteso per la giornata di lunedì. Read the full article
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