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#irene della casa
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This golden gown, adorned with embroidered flowers on its bodice and skirt, was worn twice in the fairy tale series Sechs auf einen Streich (Grimm's Finest Fairy Tales). Collien Ulmen-Fernandes first wore it as Zuckerfee (The Sugar Fairy) in Nussknacker and Mäusekönig (Nutcracker and Mouse King) in 2015, followed by Alexandra Martini as Princess Isabella in the episode Die Salzprinzessin (The Salt Princess), also in 2015. The gown was worn again in 2022 by Irene Della Casa as Baroness Francesca in Die Kaiserin (The Empress).
Costume Credit: Ann-Mari, Redrosecut
E-mail Submissions: [email protected]
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sisionscreen · 2 years
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I’m pretty sure these two dresses are the same. First time I saw it was on Cristiana Capotondi in Sisi (2009) and it appeared again on an extra in the second episode of The Empress, when Elisabeth arrives in Vienna.
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There has also been another reused dress in The Empress (2022). This golden dress first appeared on two episodes of fairytale anthology series Sechs auf einen Streich. First on Alexandra Martini as Princess Isabella in Die Salzprinzessin and then again on Collien Ulmen-Fernandez as The Sugar Fairy in Nussknacker and Mäusekönig. The Empress used it Irene Della Casa as Baroness Francesca.
Have you spotted any costumes or accessoires you have seen before? If so, report them to the wonderful archive of @recycledmoviecostumes​
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white-queen-lacus · 3 months
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I'm on my way to sharing the epilogue of my YuuMori ff on EFP, yet I can't help but share this Adlock scene because I'm very satisfied with the result! ❤️ I'll put it under spoilers, mostly because it's quite long!
Nel percorrere il salone, Sherlock vide la combriccola impegnata a seguire le spiegazioni di Herder nel mostrare le sue invenzioni. Qualcuno mancava all’appello, ma chi gli interessava non era presente. Nel notare l’assenza del cappotto bianco, soffrì al pensiero di dover lasciare il tepore per affrontare il gelo, ma indossò ugualmente il suo soprabito nero, per poi uscire da una porta laterale. Nel varcare la soglia, si voltò non appena vide Bond, schiena appoggiata al muro e mani in tasca, intenta a osservare il gioco di luci che attraversava il cortile in lontananza. Nell’accorgersi di lui, sgranò gli occhi azzurri. “Sherly?!” esclamò, raddrizzandosi.
“Hai intenzione di rimanere qui a congelare?” chiese, stringendosi nel cappotto.
Bond lo guardò perplessa, poi sorrise con aria maliziosa. “Devo ricordarti la volta che ti sei spogliato per darmi i tuoi vestiti rimanendo in mutande o quella in cui ti sei tuffato nel Tamigi con Will?”
Sherlock non sapeva se essere impressionato o sentirsi a disagio, quindi si appoggiò con la schiena al muro accanto allo stipite opposto della porta. Il fiato gli uscì in uno sbuffo visibile e si limitò a osservare a sua volta i giochi di luce. Pochi istanti e capì cosa ci trovasse. Non aveva mai visto delle luci correre insieme, poi a scatti, poi inseguirsi in percorsi lunghi e tortuosi. Era magnetico. “Herder ne sa una più del diavolo, eh?”
Bond inclinò appena la testa. Sorprenderla nei modi più disparati era da lui, ma raramente l’aveva visto temporeggiare per qualcosa. “Già…” disse tuttavia, tornando a guardare le luci. “Dubito che ci sia qualcuno di più geniale di lui.” aggiunse, con l’intento di punzecchiarlo facendo leva sulla sua proverbiale megalomania. 
Sherlock, invece, non vi dette corda, alzando gli occhi al cielo. Aveva la stessa postura e la stessa espressione di quando, presentandosi a lui in abiti femminili al posto di Moneypenny, durante la missione al Kensington, l’aveva scorto appoggiato al muro, in attesa. Soprabito invernale e sigaretta mancante a parte, ma l’odore del tabacco era sempre lì. Bond gli rivolse uno sguardo nostalgico. Gli aveva detto, in quell’occasione, che la magia di Cenerentola sarebbe durata soltanto per quella notte e così era stato. Dopo aver risolto il caso, Sherlock era andato via e lei aveva fatto ritorno a casa sorbendosi le frecciatine di un redento Moran e i complimenti del maestro Jack. Dopodiché, aveva riposto l’abito azzurro e la parrucca che riproduceva fedelmente i suoi lunghi capelli biondi nell’armadio. Se la parrucca le era tornata utile per ingannare il visconte Simmons, l’abito era rimasto lì, intoccato. 
“Sherly… è tutto a posto?” chiese, con un tono ora sinceramente preoccupato. “C’è qualcosa che devi dirmi, vero? Che ti ha detto tuo fratello?”
Sherlock realizzò di non aver con sé le sigarette. Sempre un passo davanti. Non era mai facile, quando si trattava di Bond. Di Irene. Ogni volta che pensava di raggiungerla, lei sfuggiva. Era stato più semplice, durante la mascherata. Ma quando le maschere cadevano, lui era soltanto un uomo che non aveva idea di come gestire quel sentimento che era nato come semplice incomprensione, poi ammirazione, poi… non sapeva più nemmeno lui stesso come definirlo in un modo che significasse, per lui, dover ammettere qualcosa che aveva sempre rifuggito. Sapeva anche che rivedere quella che John aveva definito la Donna era qualcosa che non avrebbe mai ritenuto possibile e che non era in grado di capire perché ogni qualvolta si avvicinassero, lei finisse con l’allontanarsi. Proprio come le luci del percorso. Correvano insieme, si bloccavano, si inseguivano. Eppure, in un angolo remoto della sua mente, non riusciva a non pensare a quanto fosse orgoglioso del fatto che, in quei tre anni, fosse diventata la punta di diamante del MI6 al punto tale da suscitare la curiosità della stessa Sua Maestà. Più in basso però, nel suo cuore, avvertiva qualcosa di profondamente diverso e sconvolgente. 
“Sherly, dannazione! Ti sei incantato o cosa?”
Battendo le palpebre, si decise a prendere un enorme respiro, poi voltò appena il viso verso Bond. Non aveva idea di che espressione avesse, ma ne vide le guance farsi rosse.
“Sei felice?” domandò, al posto di rispondere. 
“Che… domanda è?” chiese di rimando, incerta. 
“La vita che hai ora… ti rende felice?” 
Il sopracciglio sinistro tremolò e Sherlock affilò lo sguardo. “Beh… non posso dire che non lo sia… insomma, guarda… sono James Bond. L’agente con licenza di uccidere.”
Lui annuì, ripensando alle sue lacrime, la notte in cui si erano congedati. Se non avesse scommesso sul Lord del Crimine, Irene sarebbe morta per mano di Mycroft. E facendolo, Irene era morta ugualmente, dando vita a James Bond. Si chiese se quella fosse davvero la sola strada percorribile, se alla fine, Irene Adler non poteva esistere più. La donna che mai avrebbe potuto dimenticare. La sola che aveva totale controllo sulla sua razionalità tanto da spingerlo persino a mandare in fumo il suo stesso appartamento e a mostrarsi proprio a lei per prima, dopo esser tornato. Non ultimo, quel tarlo che gli arrovellava il cervello al pensiero di lei stretta al suo braccio, della sua espressione inintelligibile… della voglia totalmente irrazionale di stringerla a sé e di prenderne le labbra carnose in un bacio. E poi, quel gesto che aveva fatto quando, prima di scappare dalla residenza Simmons, aveva posato la mano sul ventre fasullo con aria pensierosa… e, durante la cena, il modo in cui i suoi occhi si erano spalancati per un istante mentre Moneypenny annunciava il lieto evento, per poi addolcirsi.
Bond sospirò, notando che Sherlock era completamente chiuso in chissà quali pensieri. A quanto pareva, era di malumore e non aveva intenzione di aprirsi. D’altronde, il fatto che avesse più volte invocato di tornare in America le sembrava già abbastanza penoso. Aveva persino pensato di indossare un abito da donna, quella sera… blu, perché il blu le donava, come lui le aveva detto una volta. Ma negli ultimi tempi, Sherlock sembrava aver deciso di metter da parte qualunque sentimento provasse per lei in favore della risoluzione dei casi che si erano presentati nuovamente alla porta del 221B. Eppure, in quel momento le aveva chiesto se fosse felice. La verità era che era tornata ad esserlo, dopo che lui aveva fatto ritorno. La sola idea le era bastata persino ad esser pronta a mandare al diavolo l’identità che aveva assunto pur di trascorrere del tempo insieme. E non era abbastanza. Distolse lo sguardo, rincantucciandosi nel cappotto. “Io rientro. Effettivamente, c’è troppo freddo.” disse, facendo per rincasare. 
“Irene. Irene Adler.”
Nel sentire il suo nome pronunciato con tono serio e fermo, si bloccò.
“James, Sherlock.” lo corresse, tagliente.
“Per me sei sempre Irene, lo sai.”
Gli occhi azzurri di Bond si fecero lucidi e il suo cuore mancò un battito. “E questo dovrebbe bastarmi, ora?”
“Sei troppo intelligente per chiedermi qualcosa di cui sai già la risposta.”
Bond sbottò, voltandosi di scatto e afferrando Sherlock per la collottola. “Ma voglio sentirlo ugualmente. Da te. Che tu mi dica… una volta per tutte… che cosa provi davvero… Sherlock…” disse e nel mentre, la sua risoluzione si fece sempre più debole, così come la sua presa, nel perdersi negli occhi blu notte dell’uomo che la guardavano come mai. Sherlock tolse le mani dalla tasca, sollevandole fino a posarle sulle sue. Per fermarla. Perché non prendesse freddo. Perché anche soltanto il poterla toccare era la prova che entrambi erano vivi.
“Sei tra gli agenti del MI6 che potranno spostarsi in missione all’estero.” disse e Bond lo guardò con gli occhi sbarrati, incredula. “Cosa?!”
Sherlock strinse la presa. “Se le circostanze lo dovessero richiedere… vorresti farmi da partner?”
“Eh?”
“Sì, insomma… in coppia… come coppia… cioè… aaaaaaah! Maledizione!!” incespicò nelle sue stesse parole, imbarazzato.
“Mi stai chiedendo di… aspetta… non capisco… perché non riesci semplicemente a dire le cose come stanno?!” protestò Bond che, diversamente da lui, capiva fin troppo bene, dal suo modo di fare, che intendeva altro ma, ogni volta, era capace di farla diventare matta. 
“Perché non è facile, Irene! Non è facile…” disse, infine, tornando a guardarla. Nella loro vicinanza, nonostante i capelli corti e l’assenza di trucco, Irene era lì e lo guardava a sua volta, bella, indomita e brutalmente capace di farlo capitolare su una graticola. 
“Quando mai qualcosa per te è stata facile? Tu ami i misteri… le cose complicate…”
Sherlock sospirò, vinto. Persino risolvere il mistero del Lord del Crimine si era infine rivelato meno difficile che capire il cuore e le azioni di quella donna. “E tu sei il mistero più complicato di tutti…” 
Irene sgranò gli occhi, col cuore che aveva preso a batterle forte. Ciononostante, si morse le labbra per non dargliela vinta. “Dillo ancora…” sussurrò, con voce tremante.
Nel sentirla, riconobbe in quel tono lo stesso con cui gli aveva detto addio una volta. Si era voltato altrove, perché non vedesse che in quell’istante, anche lui era commosso. E le aveva detto che si sarebbero rincontrati, se lei fosse stata viva. Lo era. Lo sentiva dai battiti che palpitavano con più forza nei polsi di Irene. E da quel viso che aveva contemplato in foto, poi ogni qualvolta fossero insieme. “Anche se pensi che non sia così… io ti vedo, Irene. E voglio te al mio fianco.” sussurrò, addolcendo la presa intorno alle sue mani, per poi voltare la situazione in suo controllo, provocandole un sobbalzo a quel gesto inaspettato, portandola con le spalle al muro e, come le luci che tornavano a giocare insieme, abbandonarsi a un bacio a lungo agognato da entrambi.
Nessuno di loro due, tuttavia, aveva notato che in alto su quella porta, come sulle altre, pendeva leggermente del vischio, mentre la mezzanotte scoccava, annunciando a tutti il Natale.
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crazy-so-na-sega · 9 months
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Friedrich Nietzsche in compagnia della madre Franziska (1892)
2 aprile 1888: Friedrich Nietzsche era un viaggiatore un po’ distratto. Doveva arrivare a Torino, eppure si ritrovò a Sampierdarena, non lontano da Genova; aveva sbagliato treno, ecco tutto…ma un piccolo mistero rimane ancora oggi, visto che la sua valigia lo stesso giorno s’imbarcò educatamente sul vagone per il Piemonte.
Tre giorni dopo, comunque, il professore ritentò l’impresa sulla linea Alessandria-Asti-Torino e, questa volta, giunse a destinazione: gli apparve una città ammantata di luce purissima, dai viali silenziosi e splendidamente lastricati.
Proprio dietro Palazzo Carignano, l’edicolante Davide Fino vide il forestiero, tutto contento con la valigia in mano, e cercò di vendergli una guida turistica; si ritrovò, invece, ad affittargli una stanza nella sua stessa casa, all’ultimo piano di Via Carlo Alberto n.6, dove oggi si trova la lapide che ricorda il soggiorno torinese del filosofo.
Nietzsche rimase due mesi in città; in estate partì per la Svizzera e poi, a settembre, tornò qui per un soggiorno più lungo, che si rivelò fatale.  
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La targa che ricorda il soggiorno torinese del filosofo tedesco in via Carlo Alberto 6
Dodici anni prima, poco più che trentenne, la salute malferma lo aveva costretto a congedarsi dall’università di Basilea, dove insegnava lingua e letteratura greca; fu l’inizio di un’intensa attività di scrittura e peregrinazioni sempre più sofferte, in un “Gran Tour” europeo di cui rimane solamente un taccuino insignificante, con appuntati i prezzi di frutta e verdura.
Eppure, Torino gli apparve splendida:“…è l’unica città che mi piaccia. Un qualcosa di calmo e di superstite lusinga i miei istinti. Percorro con estasi queste vie dignitose…Un paradiso per i piedi, anche per gli occhi…Non avrei mai creduto che una città, grazie alla luce, potesse diventare cosi bella”.
Diverse lettere, indirizzate alla madre, al musicista Peter Gast e al teologo Overbeck, mostrano l’entusiasmo per Torino che, persa la corona da capitale, rimaneva comunque vivacissima: cinque quotidiani, venti giornali scientifici e quattordici letterari, oltre a numerose biblioteche internazionali.
A questa effervescenza culturale, però, Nietzsche prendeva raramente parte. Preferiva passeggiate solitarie lungo i viali di Corso Casale; pensava, forse, a Richard Wagner, il celebre compositore con cui si era interrotto, misteriosamente, il sodalizio spirituale; o pensava ancora a Lou Salomé, l’affascinante russa che avrebbe anche sposato se questa non avesse ammaliato, prima il suo migliore amico, Paul Rée, poi un giovane poeta, Reiner Maria Rilke, e successivamente persino Sigmund Freud.  
Conduceva una vita riservata: di amici forse solo Carlo Clausen, editore tedesco che portò in Italia le dottrine orientali, quando erano ancora sconosciute.
Curiosamente, gli avvenimenti che lo interessavano di più erano gli stessi che entusiasmavano quella borghesia da lui tanto criticata: pare che alla fine dell’estate, trascorsa tra le montagne di Sils Maria, desiderasse tornare a Torino proprio per assistere, insieme ad oltre 70.000 persone, al matrimonio fra il duca Amedeo di Savoia e la principessa Letizia Bonaparte.
Curioso, per un personaggio ritenuto da tutti anticonformista; ma Nietzsche non era mai stato un “bohémien” ed, anzi, aveva sempre tenuto tantissimo a titoli, blasoni e frequentazioni altolocate.
Arrivò l’autunno: monotono, ma prolifico. C’era la sua scrivania, dove scrisse “Ecce Homo”, e c’era il pianoforte, che condivideva con Irene, la figlia dei suoi affittuari.
Poi, giorno dopo giorno, la sua grafia divenne sempre più nervosa e illeggibile; mentre nel suo cestino i coniugi Fino trovavano banconote stracciate, dalla vicina posta centrale, il filosofo cominciò a spedire biglietti in cui si considerava l’incarnazione di Vittorio Emanuele II, dell’architetto Antonelli o di altre celebrità dell’epoca; firmava le lettere come “il Crocifisso” o “l’Anticristo”.
Cominciò a confondere le notizie che apparivano sui giornali con quelle della sua vita quotidiana: vaneggiò che i sovrani d’Italia sarebbero andati a trovarlo nella sua stanza e poi, quando su “La Gazzetta Piemontese” apparve la notizia che uno spagnolo, accusato di omicidio, veniva condannato a morte, pensò di essere il carcerato stesso.
Il 3 gennaio 1889 avvenne la fine, forse un episodio più leggendario che veritiero.
Vedendo un vetturino che frustava a sangue un cavallo, Nietszche abbracciò e baciò l’animale, cadendo a terra e urlando di essere il nuovo Dioniso.
Lasciò Torino con la papalina di Davide Fino sulla testa, come pegno di un futuro incontro che mai avvenne. Morì il 25 agosto 1900 a Weimar, prigioniero della pazzia, presto trasformato in un mito.
I suoi scritti, rimaneggiati dalla sorella Elisabeth, conobbero un enorme successo e colpirono negli anni successivi Adolf Hitler.
Si convinse di essere l’ubermensch invocato dal filosofo per una nuova era. E, cosa ancor più folle, tanti lo seguirono. Ma non era il superuomo; era, anzi l’ultimo uomo, il peggior nichilista che avrebbe distrutto il mondo. L’ubermensch vagheggiato dal filosofo era diverso; il suo oltreuomo, avendo scoperto che Dio era morto, con la Filosofia del Martello avrebbe distrutto quei valori in cui l’Occidente faceva ancora finta di credere, libero di creare, come un fanciullo, nuovi valori.
“Ma chi sono i pazzi?”
-Fonte: Nietzsche a Torino
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L'uomo e il suo pensiero raramente coincidono...(cit)
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parmenida · 2 years
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Io ho sempre pensato che Penelope doveva regnare. Ma la storia delle donne è questa: una casa piena di maschi avvinazzati e violenti pieni di pretese (anche al trono), un marito così lontano da diventare una leggenda, un figlio fragile ossessionato dal padre assente. E lei, Penelope, alle prese col problema millenario delle donne: difendersi, proteggersi, sopravvivere. Nel luogo in cui è la "regina della casa" e non conta nulla, è la moglie del re e la madre del principe e non conta se non come merce aggiunta ai beni, alle terre, al trono. E lei cosa fa? S'inventa uno stratagemma, tesse e scuce, tesse e disfa, fa di giorno e distrugge di notte. Però polytropon chiamano lui, Odisseo piedelungo, girèro e femminaro. Lei la chiamano perifron. Lui è "astuto" e "dal multiforme ingegno", lei è solo "saggia". Non sia mai.
Lei che era nata femmina, ed era stata buttata via, per ordine del padre, e salvata dalle anatre. Solo dopo i genitori l'avevano ripresa, hai visto mai che ci fosse lo zampino di qualche dio (maschio).
Quando ho visto Penelope di Irene Papas (quando ero piccola io gli sceneggiati duravano interi decenni, si mescolavano alla vita con una forza mai più sperimentata) ho capito che era lei.
Erano anni di bionde, di donne spumose e leggere, lei era bistrata, corvina, densa come vino nero. Con una bellezza talmente antica da uscire dal tempo, farsi perenne, ancestrale. Qualunque cosa facesse, quell'anima mediterranea, piena di demoni meridiani, di luci accecanti come buio, splendeva. È morta, aveva 96 anni (come la regina Elisabetta: pensate che coppia regale e opposta, l'inglese rimpicciolita e tosta nei suoi colori pastello, la greca ieratica e severa nei suoi costumi dorici, pensate se ci fosse un aldilà che ingresso trionfale, che coincidenza di estremi). Per me è lei Odisseo, è lei la regina che doveva regnare. E' lei il mito.
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infactandinfiction · 2 years
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RACCONTI DOMESTICI * LORENZO D'ANTEO a cura di In fact and in fiction (Valentina Lucchetti + Irene Bianchetti) con Gloria Pasotti 21.05 - 11.06.2022 spazio contemporanea Corsetto S.Agata 22, Brescia (Italy) opening sabato 21 maggio 2022 h 18:00 h 19:00 performance di Jacopo Benassi h 19:30 live show di Khan of Finland Frammenti di stanze aprono scorci sull’interno di una casa. Siamo dentro le mura di uno spazio domestico, un luogo raccolto che racconta di sé e di chi lo ha abitato, qualcuno che ha lasciato le tracce della propria presenza ma non sembra più esser lì. Il familiare diviene arcano e gli oggetti che popolano la casa, lasciati riposare come nature morte, emanano dal loro corpo silenzioso e quieto, un sottile mistero. Il racconto di un interno immaginario e reale, dove il tempo manifesta il suo corso nello strato di polvere che lento ricopre le cose, ponendoci in attesa di qualcosa che sembra stia per accadere. In occasione dell’apertura della mostra avrà luogo la performance Anfitrione di Jacopo Benassi e il live concert di Khan of Finland. spazio contemporanea Corsetto S.Agata 22, Brescia (Italy) giovedì - venerdì - sabato dalle 15:00 alle 19:00 http://www.spaziocontemporanea.eu/ [email protected]
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realnews20 · 1 day
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Arrivano da Genova nuovi sviluppi dell’inchiesta che martedì scorso ha portato ai domiciliari, tra gli altri, anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che domani sarà interrogato. Nell’inchiesta che ha portato all’arresto del governatore ligure Giovanni Toti spunta anche l’ipotesi di finanziamento illecito Secondo quanto riferisce l’agenzia Ansa c’è anche l’ipotesi di finanziamento illecito nella indagine della Procura del capoluogo ligure sul “sistema Toti”.. L’accusa, che non è contestata nella misura cautelare, al momento riguarda il consigliere di amministrazione di Esselunga Francesco Moncada e l’editore della testata Primocanale, perquisito tre giorni fa, Maurizio Rossi. Signorini si è avvalso della facoltà di non rispondere Questa mattina, intanto, nel carcere di Marassi di Genova c’è stato l’interrogatorio di garanzia dell’ex presidente dell’Autorità del sistema portuale del Mar Ligure Occidentale e ad di Iren, attualmente sospeso, Paolo Emilio Signorini. Signorini, che davanti al gip Paola Faggioni si è avvalso della facoltà di non rispondere, è in carcere da martedì scorso nell’ambito della maxi inchiesta per corruzione e voto di scambio che ha portato ai domiciliari il presidente della Regione Liguria Toti e l’imprenditore Aldo Spinelli. È l’unico per cui la Gip abbia disposto la custodia cautelare in carcere, ravvisando un “attuale e concreto che l’indagato possa reiterare, nell’ambito delle proprie funzioni, altre condotte corruttive analoghe a quelle per cui si procede, mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di utilità per sé o per altri”. Domani sarà interrogato Toti, mentre sabato sarà ascoltato Spinelli, alloggiato presso la sua villa di Genova Quarto. Leggi anche: Toti sarà interrogato venerdì dai pm di Genova. Sequestrati 220mila euro a casa di Spinelli. La vice presidente del Senato Castellone: “Dalla Liguria alla Puglia, siamo davanti a una nuova Tangentopoli”
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lamilanomagazine · 15 days
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Liguria, il presidente Giovanni Toti agli arresti domiciliari: è accusato di corruzione
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Liguria, il presidente Giovanni Toti agli arresti domiciliari: è accusato di corruzione. «Siamo tranquillissimi». Queste le parole di Giovanni Toti rientrando nel suo appartamento a Genova, scortato da personale della Guardia di Finanza in borghese. Il Presidente della Regione Liguria è agli arresti domiciliari nell'ambito di un’inchiesta della Dda genovese e della Guardia di Finanza. L'accusa è di corruzione. Toti potrebbe recarsi nella sua casa ad Ameglia, nello spezzino, dove ha la residenza, in virtù degli arresti domiciliari per l'inchiesta sulla corruzione. "In occasione e in concomitanza delle quattro competizioni elettorali che si sono susseguite" in 18 mesi, dal 2021 al 2022, "Toti, pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha messo a disposizione la propria funzione e i propri poteri per favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori". Lo scrive il Gip di Genova nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti del Presidente della Liguria e di altri indagati per corruzione. «È molto sereno e molto tranquillo», ripete il suo avvocato Stefano Savi ribadendo che «non si parla di dimissioni, ma di sospensione dalla funzione». Toti, ha ripetuto Savi, «continuerà a lavorare. Come abbiamo potuto vedere fino a questo momento sono tutti fatti a cui possiamo dare una spiegazione nell'ambito di una legittima attività di amministrazione per l'interesse pubblico». Il vicepresidente della Regione Liguria Alessandro Piana sostituirà pro tempore in tutte le sue funzioni e nella pienezza dei poteri il presidente Giovanni Toti. Lo comunica lo stesso ente in una nota ribadendo che "l'attività amministrativa della Regione Liguria prosegue senza soluzione di continuità". «Siamo vicini al nostro presidente Toti, certi che abbia sempre agito nell'esclusivo interesse della Liguria. - dichiara Piana - Auspichiamo che venga fatta chiarezza al più presto e che il presidente possa così dimostrare la sua più totale estraneità ai fatti contestati». Toti, uscito dal suo appartamento di Genova con la Guardia di Finanza, ha detto ai giornalisti presenti di non poter rilasciare dichiarazioni. «Non posso parlare, parlate con l’avvocato», ha ripetuto più volte, appena uscito dal suo appartamento prima di raggiungere il comando provinciale delle fiamme gialle, in lungomare Canepa. Arresti domiciliari anche per Matteo Cozzani, capo di gabinetto e braccio destro di Toti. È accusato di corruzione elettorale, aggravato dalla circostanza di cui all'art. 416-bis.1 c.p. perché, per l'accusa, avrebbe agevolato l'attività di Cosa Nostra. In particolare avrebbe agevolato il clan Cammarata del mandamento di Riesi (Caltanissetta) con proiezione nella città di Genova. È accusato anche di corruzione per l'esercizio della funzione. Ai domiciliari anche il terminalista genovese Aldo Spinelli. In carcere invece l'ex presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato di Iren. Secondo l'inchiesta, l'imprenditore avrebbe dato soldi a Toti per ottenere in cambio favori come la concessione a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse. Nell'ambito dell'inchiesta della procura di Genova su un giro di corruzione, è indagato anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga S.p.A.. Moncada, sottoposto al divieto temporaneo di esercitare l'attività imprenditoriale e professionale con l'accusa di corruzione. Stessa misura per Roberto Spinelli, imprenditore nel settore logistico ed immobiliare, figlio di Aldo Spinelli, e per Mauro Vianello, imprenditore operante nell'ambito del Porto di Genova, accusato di corruzione nei confronti di Signorini, ex presidente del porto.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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veronicacoelho · 23 days
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“Formatcio e carta di cotcina”
Portogallo. Percezione e sentimento di appartenenza.
Una via di mezzo tra una riflessione personale e uno spazio di "archiviazione" visivo e auditivo.
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| BIGLIETTO "NAVIGANTE" |
GENNAIO 2024 "Mi trovo in un momento piuttosto delicato della mia vita: un periodo di transizione, in cui una fase sta finendo e una nuova, sconosciuta, deve iniziare. Negli ultimi anni, per vari motivi, il mio futuro è stato proiettato in direzione del Portogallo, ed è stato allora che, con ancora più forza di prima, ho iniziato a pensare a che tipo di significato avesse per me questo Paese". "Perché mi attrae così tanto?".
Così, è nata la riflessione sul tipo di legame che mi unisce a questa terra, sulla percezione che ho avuto della stessa fin da bambina, e su come questa sia evoluta nel tempo.
| ORIGINE |
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Figlia di madre italiana e padre portoghese, sono nata nel nordest d'Italia e sono cresciuta in due case: una "italiana" e una "portoghese", con due culture e modi di pensare molto diversi, ma io ero prevalentemente italiana.
La casa "portoghese", tuttavia, ha iniziato gradualmente a stimolare il mio interesse per la lingua e per la sua cultura.
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SALAME DI CIOCCOLATO (2009)
[in portoghese] [in italiano]
Papà: “Veronica sta…” 
Veronica: “cucinando”
Papà: “mischiando il cioccolato. Facciamo il salame…”
Veronica: “di cioccolato”
Papà: “di cioccolato !”
Veronica: “facciamo una pallina?”
Papà: “una pallina di salame”
Veronica: “è molto appiccicoso. Come si dice in portoghese?”
Papà: “pegajoso”
Irene: “come si dice in italiano?”
Veronica: “appiccicoso"
Papà e Irene: "APPICCICOSO”
Veronica: “olha, uhhh, bleah! Sto mescolando cacchina di mucca …sì però sembra. Cacchina di mucca! Cocó de vaca!”
| IMPATTO |
Papà: “stiamo andando… in…a…dove?” Veronica: “aereooo” Papà: “aereo verso il? Veronica: “Portogallooo” “A LISBONA!!” Papà: “a casa dei…?” Veronica: “NONNI!” Papà: “con…?” Veronica: “IRENE!” Papà: “e..?” Veronica: “papà(?)” Papà: “e Veronica” Veronica: “eh anche tu però! Al gate 38”
Due settimane all'anno, soprattutto in estate, andavamo a trovare i nonni e i parenti portoghesi.  In questo modo venivo catapultata in un mondo completamente diverso che, tuttavia, mi attraeva immensamente. La lingua era diversa, il cibo aveva un sapore diverso (pieno d'aglio), le strade erano costruite e decorate in modo diverso. I paesaggi mi sembravano tropicali, il mare era un oceano ghiacciato. Anche gli odori, l'atmosfera e la gente erano un mondo a parte, tutto molto più multiculturale rispetto a quello a cui ero abituata.
| DOPPIA CULTURA= DOPPIA MUSICA- COELHINHA |
Sin da piccola la musica ha sempre rappresentato una parte importante della mia vita, sia come sfondo per vedere il mondo in modo diverso, sia come scusa per ballare. Ho avuto la fortuna di crescere non solo con la musica americana e inglese, ma anche con vari generi di musica italiana e portoghese (e con le "hit" estive italiane, spagnole e latinoamericane di "Hot summer", i dischi che si vendevano in cartoleria e che piacevano tanto alla mia nonna italiana).
Ecco una playlist con le canzoni italiane e portoghesi (e brasiliane, e creole) che la "Coelhinha" amava ascoltare:
| MEMORIE “CHIAVE” |
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Ciò che mi rimane dei miei ricordi d’infanzia e adolescenza del Portogallo sono tanti piccoli dettagli che, tuttavia, sono molto importanti per comprendere il legame che ho oggi con questo Paese:
Sono le ore passate sul divano, al riparo dal caldo torrido, a guardare Noddy, Ruca (Caillou) e poi a giocare a Lara Croft alla televisione e a guardare Domingão (programma televisivo di musica popolare portoghese abbastanza cringe) a un volume incredibilmente alto. 
Sono i gatti sul tetto (che infestano ancora il condominio) a cui davo da mangiare di nascosto.
Sono le feste popolari di Lavradio (frazione in cui abitano i miei nonni) che portavano alla bocca zucchero e grasso delle farturas (frittelle lunghe) e alle orecchie musica che faceva tremare i vetri delle finestre. 
Sono gli odori di concime e fichi e i suoni dei cani, delle galline e dei miei nonni che lavorano in giardino (che, ancora oggi, rimane uno dei miei luoghi preferiti per trovare un po' di pace e di contatto con la natura). 
È il defunto Tommy, il pincher bastardino che mi ha vista crescere e che io e i miei cugini tormentavamo tanto quando eravamo piccoli.
Sono le giornate di sole in spiaggia, piene di sabbia grossa, coraggio per entrare nell'acqua gelida dell’Oceano, dove mi deliziavo con panini, Ucal (marca di latte al cioccolato) e bolas de berlim (krapfen ripieni) sciolte e dove ho facevo infiniti sonnellini.
Sono i giochi bizzarri:
- sfilata di moda vestita da "principessa" di High School Musical - "spettacolo" di danza classica con scarpe da punta (che ovviamente non sapevo usare) e nastro viola da ginnastica ritmica - gara di nuoto e tuffi nella piscina della cugina Leonor - vestire Tommy con i vestiti delle bambole - rotolarsi sulle colline del giardino delle onde vicino all'Oceanario di Lisbona - gare di barchette di sughero improvvisate - fare il bagno nella piccola “cisterna” d’acqua dei nonni di Margarida
È lo spuntino di mezzanotte che sapeva di caffè con cicoria per gli adulti e latte caldo per i bambini (e dolci e biscotti per tutti, ovviamente).
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ATTACCO NOTTURNO AL FRIGORIFERO (2009)
Sono le ore in macchina con i Porto-Coelho, quando andavamo in viaggio alla scoperta delle varie zone del Portogallo e della sua cultura (durante le quali dovevo sopportare le urla della mia splendida cugina).
È mia cugina Margarida, la bambina che indossava sempre le crocs rosa e amava i glitter (ne è ancora ossessionata). È una persona che ho sempre ammirato e che ora più che mai ha un ruolo importante nella mia vita.
Sono Gino e Gina, le scimmie di peluche che sono fuggite per vivere il loro amore.
È la baba de camelo  (“bava di cammello”, dolce tipico).
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[Io e mia cugina Margarida, Gino e Gina (e la Manta), 2009].
| STUDIO 2000/MEMORIE INTERATTIVE - bonus |
Entrare nello studio della casa dei miei nonni e vai a caccia di ricordi. :)
| OSTACOLO - PORTA SEMIAPERTA |
Ero follemente innamorata di tutto ciò, ma all'epoca non sapevo dire “nemmeno una parola"...
Capivo abbastanza bene quello che le persone mi dicevano in portoghese quando, per esempio, i miei nonni scambiavano parole al mercato o con i vicini e mi presentavano a loro, quando Irene mi parlava, o quando iniziavo a conoscere gli amici di Margarida.
Capivo quasi sempre cosa stava succedendo, ma non avevo mai il coraggio di comunicare e avevo paura di sbagliare, così, per un certo verso, continuavo sempre ad essere la nipote straniera che non parlava la lingua, la figlia dell'ennesimo portoghese che era emigrato da giovane.
Sorridevo, annuivo e tutto finiva lì.
Il risultato era che, purtroppo, non riuscivo a sentirmi pienamente parte di questa cultura che, in un certo senso, mi apparteneva, però sembrava ancora così lontana...
Mi piaceva stare lì, ma non sapevo come comunicare, se non a gesti e con le poche frasi che conoscevo, come: "Vorrei un bicchiere d'acqua, per favore" (necessario quando ero piccola se stavo morendo di sete).
"Poesia per il vento"
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[Testo scritto in italiano tra il 2015 e il 2016. Traduzione fatta nel 2024].
| CANTIERE |
Nel 2017 ho iniziato a rendermi conto dell'importanza che davo al tempo trascorso lì.
Nel 2018 ho preso coraggio e ho deciso di fare il mio primo viaggio da sola in Portogallo.
Negli anni successivi sono tornata diverse volte, mai soddisfatta delle esperienze che facevo lì.
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[Io e mia cugina Margarida a Lisbona, 2021].
Lentamente ho iniziato a parlare, a conoscere meglio la mia famiglia portoghese, a creare un legame un po' più profondo (ho persino litigato con i miei nonni).
[Raccolta di fichi nell'orto dei nonni, 2023].
Ho iniziato a fare amicizia, ho conosciuto persone che mi hanno aiutata a esplorare il Portogallo con occhi diversi e a integrarmi nella cultura.
Cultura, della quale gli elementi più rilevanti per me (oltre al rispetto per le arti, l'integrazione delle tradizioni di vari popoli in nuovi progetti e idee e il concetto di "DIY") sono quelli più "colti" ed "elevati", quelli che hanno rappresentato un ponte per la mia integrazione negli ultimi anni, come:
bifana (panino ripieno di lonza di maiale) a tutte le ore
patate fritte e riso come accompagnamento base di ogni piatto
galão, pingado, garoto (tipi di caffè)
"bueda fixe" (modo giovanile per dire "molto figo")
"Chamem os amigos" (progetto che porta sullo stesso palco band locali vecchie e nuove)
folla interessante alle partite di calcio del FC Barreirense (club sportivo locale)
la routine che prevede: concerto e dj set nella Sala 6, mezz'ora di ballo al "DNA" (orrenda discoteca che non porta più questo nome da anni), colazione delle 6 al FC Barreirense
"Croissant misto prensado" (croissant con burro, prosciutto e formaggio, pressato nella tostiera)
“Não estavas capaz, não vinhas” ("Non eri all'altezza, non venivi").
indice sulla testa=devi fare un giro su te stesso
Concerto privato dei BRO-X (banda idiota locale)
pane tostato con marmellata di zucca e formaggio fuso della Portuguesa (bar locale) per curare il cattivo umore
concerti sempre e ovunque (benedizione)
Volantini di medium africani
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[persone belle e cose importanti della città di Barreiro, 2022-2024].
| DOPPIA CULTURA/DOPPIA MÚSICA- VRONKA - bonus |
Ecco un'enorme playlist con le canzoni italiane e portoghesi (e brasiliane, e creole) che "Vronka" ama ascoltare:
! CANTIERE !
APRILE 2024 "Questa terra che, da bambina, da adolescente e poi da adulta mi sembrava così lontana e irraggiungibile, è ora molto più vicina. A piccoli passi, sento di farne parte. Ora ho la doppia cittadinanza. Ora vivo in questo Paese. Sono felice".
"Ora ho un bel cantiere, un terreno umido e fertile. Sta già lentamente fiorendo. Tutto pronto per costruire nuove connessioni e nuovi progetti interessanti(purché siano fighi)."
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["Il mio bel cantiere", illustrazione animata fatta da Margarida Porto].
| A MINHA MANEIRA DE VER |
Associata a questa riflessione, ho creato una mini collezione intitolata "Il mio modo di vedere". Si tratta di foto scattate durante le mie vacanze in Portogallo che rappresentano un po' l'evoluzione, nel corso degli anni, della mia percezione del Paese e delle persone ad esso legate.
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tarditardi · 3 months
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23/2 Alberto Salaorni & Al-B.Band fanno scatenare Berfi's Club - Verona
Voce e chitarra a cura di Alberto Salaorni, al basso Davide Rossi e sul palco tanti altri eccellenti musicisti: la musica della Al-B.Band mette sempre energia. E che succede venerdì 23 febbraio 2024 alle 20:30 in poi? La loro musica va in scena al Berfi's Club di Verona, ovvero giocano in casa. 
Quando ci sono di mezzo loro, la Al-B.Band, con la loro musica e la loro allegria, l'evento è perfetto per godersi un po' di successi dal vivo e cantare con gli amici. Quale musica? Beh, la migliore di sempre, rivista e risuonata da una band unica. Al-B.Band infatti è infatti un gruppo in grado di far scatenare ogni tipo di pubblico. Da  oltre 15 anni i loro concerti, che spesso sono dinner show scatenati, fanno divertire l'Italia e non solo. Riassumendo, sono in tournée da una vita. Il loro slogan è: "live music is back in fashion", ovvero la (bella) musica dal vivo è tornata di moda.
Un concerto di questa formazione veronese, la Al-B.Band, una volta vissuto, lo si dimentica difficilmente. Per le canzoni e per l'energia che i musicisti regalano. Guidati da Alberto Salaorni, non hanno mai una scaletta definita. Passano da un brano all'altro a seconda dell'atmosfera e del feedback del pubblico. E le loro scelte sono sempre originali. Ad esempio, la Al-B.Band raramente ripropone le canzoni di Vasco Rossi e Ligabue, preferendo quelle di Battisti, Mina o grandi successi anni '70, col risultato che il sound di questa formazione risulta molto originale, una caratteristica molto rara nel panorama musicale di questi anni. Sul palco con Alberto Salaorni (chitarra e voce) e lo storico bassista e produttore Davide Rossi, in ordine sparso, di solito ci sono: Irene De Pascalis (voce), Andrea Mai (tastiere), Luca Modena (batteria e percussioni).
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sounds-right · 3 months
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23/2 Alberto Salaorni & Al-B.Band fanno scatenare Berfi's Club - Verona
Voce e chitarra a cura di Alberto Salaorni, al basso Davide Rossi e sul palco tanti altri eccellenti musicisti: la musica della Al-B.Band mette sempre energia. E che succede venerdì 23 febbraio 2024 alle 20:30 in poi? La loro musica va in scena al Berfi's Club di Verona, ovvero giocano in casa. 
Quando ci sono di mezzo loro, la Al-B.Band, con la loro musica e la loro allegria, l'evento è perfetto per godersi un po' di successi dal vivo e cantare con gli amici. Quale musica? Beh, la migliore di sempre, rivista e risuonata da una band unica. Al-B.Band infatti è infatti un gruppo in grado di far scatenare ogni tipo di pubblico. Da  oltre 15 anni i loro concerti, che spesso sono dinner show scatenati, fanno divertire l'Italia e non solo. Riassumendo, sono in tournée da una vita. Il loro slogan è: "live music is back in fashion", ovvero la (bella) musica dal vivo è tornata di moda.
Un concerto di questa formazione veronese, la Al-B.Band, una volta vissuto, lo si dimentica difficilmente. Per le canzoni e per l'energia che i musicisti regalano. Guidati da Alberto Salaorni, non hanno mai una scaletta definita. Passano da un brano all'altro a seconda dell'atmosfera e del feedback del pubblico. E le loro scelte sono sempre originali. Ad esempio, la Al-B.Band raramente ripropone le canzoni di Vasco Rossi e Ligabue, preferendo quelle di Battisti, Mina o grandi successi anni '70, col risultato che il sound di questa formazione risulta molto originale, una caratteristica molto rara nel panorama musicale di questi anni. Sul palco con Alberto Salaorni (chitarra e voce) e lo storico bassista e produttore Davide Rossi, in ordine sparso, di solito ci sono: Irene De Pascalis (voce), Andrea Mai (tastiere), Luca Modena (batteria e percussioni).
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sisionscreen · 2 years
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Irene Della Casa (Baroness Francesca) behind the scenes of The Empress (2022).
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Caldaia forse difettosa, coppia intossicata dal monossido
Una coppia, un uomo di 68 anni e una donna di 62, è rimasta intossicata in casa da monossido di carbonio probabilmente a causa di una combustione difettosa della caldaia a gas. È accaduto la notte scorsa in località Bagno di Reggio Emilia. L’intervento intorno alle tre dei vigili del fuoco, insieme a Polizia, 118 e tecnico Ireti (la società del Gruppo Iren che gestisce energia elettrica, gas e…
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30 dicembre 2023 ore 1.26
Così di botto ho deciso che questo è il momento giusto per ripensare a quest’anno . E posso dire una cosa ? Io più passa il tempo più mi rendo conto che i ricordi della mia vita diventano fiochi e poco lucidi . Pensando al 2023 mi viene mente molta fatica e voglia di mettersi in gioco, molte paure , ansie ma anche molta felicità . Mi viene in mente il distacco dalla realtà che ormai mi accompagna molto spesso e mi vengo in mente io che soprattutto nell’ultimo mese mi sono sentita libera di essere me stessa anche davanti alla mia famiglia , sempre pungente , divertente e sdolcinata ma sempre presente , un palo portante per tutti quelli che ho incontrato . Andando un po’ in dietro a gennaio è stato un mese un duro in cui è iniziata la mia battaglia contro una compagna di viaggio che mi ha accompagnato per molto tempo nel 2023 : procedura civile ahahah .pero mi sono messa in gioco e ho provato e riprovato . Ho deciso di mettermi sotto con la palestra e ho ritrovato la mia voglia di essere lì , sfogarmi e diventare la versione migliore di me .a febbraio continuo queste lotte e vado a Napoli per un viaggio stupendo regalato da Serena e nel mentre ogni weekend mi godevo l’amore di mio nipote e ricercavo l’amore con il mio ex fidanzato l’ero mi rendevo conto che non era lì che dovevo cercarlo .a marzo scopro che partirò per Malaga e mi iniziano ad assalire le ansie e i dubbi che riversarvi nella palestra . Aprile è il mese in cui mi sono resa conto di quanto mi stessi distrugge di appresso ad un lavoro che mi portava solo molto stress e ansia e quindi lascio finalmente Rodhouse con una festa che non dimentico più .a maggio continua la mia lotta contro me stessa e i miei studi e ritorna L. Così all’improvviso come un fulmine a ciel sereno.a giugno vado ad un festival e finalmente PASSO PROCEDURA CIVILE e inizio a godermi di più l’estate con feste bei boschi . Tra giugno e luglio do 6 esami e finalmente mi sento di nuovo me stessa .a luglio festeggio il mio compleanno con una gratitudine nel cuore molto presente e mi diverto da pazza al mio compleanno e poi parto vado a Rimini e poi a Savona per divertirmi senza freni e per festeggiare i miei traguardi universitari. Ad agosto vado nella mia amata Calabria e ad attendermi in Italia c’era L. Dopo un anno di alti e di bassi , di parole spese , di presenza continua , di compleanni dimenticati lo vedo e me lo godo al massimo per quello che lui mi rende possibile fare e lascio un po’ da parte le mie paure .ad agosto poi festeggio il mio amato Leo e parto per New York , per ricongiungermi con una famiglia che è sempre più mia anche se una parte di questa è volata via 👼, mi sento sempre più amata e vicina alla mia famiglia , anche a quella che abita a un passo da casa mia che ho dovuto rincontrare dall’altra parte del mondo . A settembre vado in Canada e finalmente concludo le conoscenze dell mia famiglia con il mio ultimo Zio e cugini che vi posso assicurare che mi sembrava di conoscere da sempre . Torno da questo viaggio , rivedo L. E lo saluto con la consapevolezza di essermene innamorata ma con la consapevolezza ancora più forte che quella sarebbe stata l’ultima volta che ci saremo visti . Ottobre lo passo con i miei amici e la mia famiglia , conosco di più Irene e mi rendo conto del tesoro che sia . Volo in Sardegna e la mia luce e solarità mi fanno sempre più rendere certa della scelta che ho fatto lavorativamente parlando .a novembre incomincia a prendere forma il mio viaggio a malaga e inicomicio a studiare di nuovo per nuove sfide e a dicembre do 3 esami di fila .concludo l’anno con la laurea delle mie due sorelle , con un orgoglio immenso e una festa stupenda che ha riunito tutta la mia famiglia , come non succedeva da 20 anni .questa festa è stata bella quanto malinconica , mi ha fatto pensare a quella che sarebbe potuta essere la mia quotidianità , con una mamma e un papà sempre presenti e con la mia famiglia unita . Nonostante questo sono grata di tutto l’amore che ho attorno e che sento giornalmente. Sono grata del supporto costante e delle persone che credono sempre in me
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giancarlonicoli · 5 months
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21 dic 2023 15:28
FURBONI IN CAMICE BIANCO - AMMANCHI E CREDITI MAI RISCOSSI, LA MAXI INCHIESTA SUI BILANCI GROVIERA DELLE "MOLINETTE" DI TORINO COINVOLGE ANCHE 250 MEDICI: SVOLGEVANO VISITE PRIVATE SENZA VERSARE IL CORRISPETTIVO ALL'AZIENDA OSPEDALIERA DA CUI DIPENDONO – “MI SONO DIMENTICATO”, “NON LO SAPEVO”, LE SCUSE ADDOTTE DAVANTI AL PM CHE HA INDAGATO TUTTI PER PECULATO. LA SOMMA MANCANTE AMMONTA A CIRCA 300MILA EURO - SOTTO ESAME I CONTI DEGLI ULTIMI CINQUE ANNI: SI PROCEDE PER FALSO IN BILANCIO… -
Irene Famà Alessandro Mondo per “la Stampa” - Estratti
Medici che hanno presentato le fatture per visite private senza versare il corrispettivo all'azienda.
Debiti milionari mai restituiti e crediti mai richiesti. Lasciati lì, sino a che riscuoterli è diventato impossibile. Che pasticcio i bilanci degli ultimi cinque anni della Città della Salute di Torino. E in quei conti si intrecciano omissioni, sciatteria, furberia. Tutti aspetti confluiti in una maxi-inchiesta della Procura che, con la collaborazione della direzione, sta scandagliando ogni cosa: dalla correttezza dei camici bianchi al lavoro di chi vigila sui bilanci dell'azienda ospedaliera-universitaria più grande del Piemonte e tra le più grandi in Italia.
Prima questione, le visite eseguite in regime privato: negli ospedali pubblici, ma anche in cliniche o negli studi degli stessi medici. In 250 hanno presentato le fatture all'azienda da cui dipendono ma non hanno versato la cifra nelle casse della medesima azienda, che poi avrebbe dovuto accreditare le somme sulle buste paga detraendo le trattenute (compresa la quota variabile tra il 10 e il 15%, per chi visita in ospedale, relativa all'impiego degli spazi, il riscaldamento, l'utilizzo delle apparecchiature, etc.). «Mi sono dimenticato», «Non lo sapevo», le scuse più comuni addotte davanti al pubblico ministero Giulia Rizzo, che ha indagato tutti per peculato.
Trecentomila euro, circa, la somma mancante. Le fatture, 3.700, sarebbero state emesse, ma i soldi mai versati. È vero, in molti hanno già risarcito, ma ora starà alla procura decidere per chi archiviare e per chi no. Singole posizioni a parte, qualcuno avrebbe dovuto monitorare. Per questo la direzione della Città della Salute, che ha voluto vederci chiaro e ha avviato le verifiche, ha già adottato provvedimenti disciplinari verso i controllori. All'appello, poi, nei bilanci dell'azienda mancano anche sette milioni: a tanto ammonterebbero le trattenute previste dalla legge Balduzzi (impone il versamento del 5% della parcella di ogni prestazione in intramoenia).
Chi avrebbe dovuto occuparsene? I medici o l'azienda?
Interrogativo giuridico ancora tutto da sciogliere.
Gli accertamenti della procura scattano la scorsa primavera. Riguardano i «medici furbetti». Poi l'inchiesta si allarga. E si iniziano a esaminare i bilanci degli ultimi cinque anni. Qualcosa non torna, è stata la stessa direzione a farlo presente.
Sotto il faro degli inquirenti finiscono svariati episodi.
Nessuno, ad esempio, si è mai preoccupato di riscuotere quel credito da 830 mila euro maturato verso il Comune di Torino per le rette degli ospiti di una casa di riposo.
Oppure di esigere quel milione e duecentomila euro da un'associazione che nel 2018, grazie a una convenzione, aveva permesso ad alcuni bambini venezuelani colpiti da leucemia di essere sottoposti a un trapianto di midollo.
Sui conti della Città della Salute, fiore all'occhiello della Sanità piemontese con 4 ospedali e circa 10 mila dipendenti, la procura ha aperto un fascicolo per falso in bilancio.
(...)
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La mia bisessualità immaginaria coglie di sorpresa ogni donna che mi circonda. Io, fin dai tempi antichi innamorata delle immacolate sottane e degli ipocriti reggiseni, con una fame per nulla distratta, ma folle e perversa, guardavo quei corpi sinuosi e morbidi, soffermandomi su quei cambi di colore dei petti femminili che mi facevano bruciare di curiosità, mista a vergogna e senso di pericolo. Quei corpi umani ma così poco umani erano contagiosi, terrificanti. Ero stata forse io allattata a qualcosa di così turgido e tetro? Avevo inalato qualche veleno? Le veline a Striscia la Notizia, le vallette, i giudizi su Miss Italia. L'ultima volta è stata una settimana fa, scorrendo instagram e valutando quelle che tra i miei contatti erano secondo me le più belle. Una volta sola, un bacio irritante su una spiaggia, con l'esemplare rumeno più principesco della scuola. Tornando a casa mi lavai la bocca, come se il sapone potesse cancellare quei miei sguardi ansiosi e desideranti di bambina innocente di fronte alla maestosità della Latteria di Corte. Come una gallina in gabbia, che fa versi maestosi, mi adagiavo dandomi arie di trobairitz di letteratura cortese, trasformando neutri corpi maschili in dame e granduchesse, donne angelicate. Ogni uomo diventava Beatrice, nella tragedia intellettuale di una ragazzina invadente, spaventata. Mi inventavo mondi su mondi in cui contenere pezzi di anime immaginarie per non far nutrire sospetti. Ma era Beatrice anche Irene, sul divano quella notte. E Beatrice era la fanciulla dai rossi capelli, che si trovò faccia a faccia con Madama in un appartamento di Milano. Io senza nessuno dei due, io eterna esclusa, io grande Pierrot nelle luci d'amore del primo giorno. Quando si aprirono le finestre del nuovo giorno, dimenticai che l'esistenza è un gioco carnale di cui non posso comprendere la sostanza, mentre ben potevo capire l'influsso di glutei fruttati sulla mia rigida esperienza. Vidi una coinquilina nuda. Mi voltai. La nudità mi agita. Ostile alle femministe perché vorrei abusare di loro. Gettarmi nel ventre femmineo come un neonato nella sua boccia. Stringermi nuovamente a un cordone, bellezza materna, calore ancestrale, nettare preistorico risucchiato dalla cannuccia del mio cuore. Attento, attonito, impreciso, non fa differenze di genere. ''Sono come la Svizzera, neutro e imparziale'' mi disse una volta qualcuno. Io la parzialità l'ho addentata a morsi, ho morso le immagini delle donne che mi inquietavano, del loro aggirarsi come serpenti, seduttrici sporche eppure madonne celesti. Mi ritiro nel mio mantello, mi rifugio nell'ascolto dei suoni delle stelle. Musicista, potrò mai scrivere di Elisa? O essa è solo tua, oramai, col suo naso importante e la sua età, molto più in là della tua? Agli Uffizi ho evitato Venere come fosse un qualcosa di contaminato. La contaminazione sta nei miei occhi, io sono il mostro, il felino in agguato. Io delle donne temo tutto, soprattutto la bellezza delle loro apparenze, il velo che svela e che nasconde. La luce nei lunghi capelli biondi, i boccoli degli angeli, le bianche schiene avvolte in merletti e catene. Sono il diabolico destino dell'umanità: il folletto schizzinoso che sbatte i denti per il freddo di amori implacabili e suadenti generati dalle donne. Smettete di partorire, smettete di urlare, smettete di domandare di godere. Le donne hanno il privilegio d'avermi attratte ad esse con l'inganno. Io, senza sorelle e senza fratelli, nell'ombra di una tenda coi fiori, nel letto di una cugina, a respirare un respiro non mio, l'unica intimità a me concessa tra le fauci di una donna. Diceva di voler diventare anoressica, me ne spiegava il significato. In tutto questo, Irene sul trono. Da sempre Irene. Cosa dici, Madama, ad Irene, che hai tenuto in ostaggio nella casa dal lampadario acceso? Tutta la notte vi aspettai, e quando lei scese, i suoi occhi avevano impresso il marchio di un discorso che nessuno mai sentirà. Dove finisce Irene, inizia Madama. Dove Madama finisce, tutto in Irene si placa.
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