Tumgik
#io boh non lo so eh
jabeur · 20 days
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youtube recced me the jannik ao championship point and i watched it and i've been crying for 5 minutes
#vaffanculo vedete io quando non vedo né sento per anche solo un giorno o due nessuno parlare di jan#niente titoli clickbait niente santificazioni niente opinioni stupide niente cose drammatiche non vere idiote ecc#poi mi guardo semplicemente jan che gioca a tennis. niente più niente meno. solo il suo tennis e il suo sorriso e i suoi abbracci al team#e mi ricordo cazzo quanto gli voglio bene#e in questi momenti divento super emotivo perché cavolo in un certo senso l'ho visto crescere questo qui...#e boh ci sto provando a tune out tutto il “rumore” intorno a jan perché mi rovina tutto sempre di più purtroppo#però minchia devo praticamente stare senza social e internet per evitarlo ormai#però eh quando lo faccio e poi appunto mi trovo passatemi il modo cringe di dirlo “solo con jannik” e il suo tennis. beh niente vale tutto#non so se niente di ciò abbia senso lol è che mi manca ma tipo#non necessariamente solo perché è infortunato e solo che per un po' non lo vedrò (a roma :( )#ma anche perché è un po' che non riesco a leggere e sentire parlare di lui senza dover tipo. nuotare tra chilometri di melma controcorrente#non so se è la mia subconscia irritazione che ammetto di avere a volte quando qualcuno che conosco/tifo da tanto diventa famoso#un po' sì forse però ne ho parlato vagamente con altre persone che lo seguono da un po' e dicono la stessa cosa quindi um magari non sono i#è diventato davvero insopportabile il modo in cui si parla di jan e a me dispiace perché credo sinceramente che si meriti il successo#e più che il successo l'amore e l'ammirazione delle persone e il riconoscimento del suo talento#però cristo non così. è diventato la nuova sensation e intendo in senso più derogatory possibile#appena c'è una notizia su di lui se non vado direttamente alla fonte (lui stesso al massimo il suo team) non so letteralmente mai la verità#è tutta merda clickbait e drammatica e palesemente esagerata e sono pieno! che palle!#non la voglio l'attenzione sul tennis se dev'essere così. lo dico onestamente#vabbè rant finito. andate in pace. ti voglio immensamente bene gianni del mio cuore#e cercherò di ignorare tutto il nonsense che c'è in giro sul tuo conto così non me ne scordo più <3
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omarfor-orchestra · 2 years
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theophagie-remade · 2 years
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Sto sentendo tanti - anche di sinistra, almeno a loro dire - fare battutine sull'ipocrisia degli Stati Uniti, della serie "tanto progressisti a parole, però alla fine eh...", e boh a parte il cattivo gusto di base e la noncuranza e crudeltà nei confronti delle vittime della decisione della corte suprema, perché questo sono, ma con le elezioni a meno di un anno e FDI in testa ai sondaggi alla gente come cazzo passa per la testa di scherzare su cose del genere quando qua per 3/4 i medici sono tutti obiettori di coscienza vuoi per bigottismo, vuoi per fare carriera e tra la classe politica che ci ritroviamo, il Vaticano e altri cazzi vari stiamo lì lì per fare la stessa fine
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joyfiorellino · 1 year
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everyonehurtyou · 22 days
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Sarò strana io eh perché giuro non me lo spiego. È un bravo ragazzo, carino, dolcino e tutto quanto, è genuinamente interessato, però non mi prende. Cioè boh non mi fa scattare quel non so cosa (e che non dirò per evitare di sembrare volgare per una volta che faccio la seria)
Che palle giuro
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yomersapiens · 3 months
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Attendendo, prego
Il foglio è bianco e vengo istigato a scrivere dalla barra lampeggiante. Appare e scompare, cerca di stimolarmi a buttare giù i miei pensieri ma non so come fare a dirle che ne sono privo. Mi sento svuotato. Ho la testa gravida di progetti che dovrebbero partire ma non partono. Sono una stazione piena di treni stracolmi di viaggiatori durante uno sciopero dei trasporti generale e totale in cui i sindacati si rifiutano di comunicarne la durata. Come sono finito così? Ho spremuto tutto lo spremibile forse, o sono diventato geloso dei miei pensieri e li tengo dentro di me, sperando crescano così tanto da partorirli già in grado di farcela da soli.
Se non avessi imparato dalle mie malattie croniche l'arte dell'attesa penso inizierei a preoccuparmi. È arrivato il momento di cominciare con una nuova terapia, oramai sarà la ventesima dopo diciannove fallimenti, ma i dottori non hanno fretta (quando mai ne hanno) e quindi se la prendono con calma. Il termine "paziente" credo si riferisca proprio a questo. Devi portare pazienza. Io non solo porto pazienza ma porto anche il laptop e un libro da leggere e il telefono carico. L'attesa sarà lunga e io sono sempre più un oggetto che arreda le corsie dell'ospedale.
Ogni volta che vado a presentare il mio libro in giro devo essere entusiasta, positivo, pieno di energia. Devo convincere che è un investimento di tempo sensato, anzi no, necessario, che ti cambierà la vita e ti riempirà come solo un capolavoro può farlo. Io sono così scarso a vendermi. Cioè si vede che sto mentendo. Ok l'ho scritto io e a me piace, ma boh a te potrà fare schifo che ne so. Chi sono io per dirti cosa ti deve piacere o cosa fare. Fai quello che ti pare. Non comprarlo. Non leggerlo. Lasciami in pace. Dico queste cose mentre sono sul palco, la presentatrice della serata mi guarda stranita. "Ma Matteo io non ti ho posto nessuna domanda, perché stai parlando da solo?". Ah cavolo, l'ho fatto ancora. Mi sono sabotato. Come si fa a fingere di essere interessanti? Neanche quando si tratta di amore o sesso riesco a vendermi bene. Se ti piaccio è perché hai problemi e sarebbe ora tu li risolvessi. Oppure subisci la fascinazione da una certa tipologia di ruderi. Quelli oramai quarantenni, panciuti, spelacchiati e incapaci di prendersi seriamente. Ma molto, molto bravi ad aspettare. Io sarò felice di godere del tuo amore, finché non tornerai in te e capirai che puoi avere di meglio, ecco. Io aspetto, ma nel frattempo wow, davvero posso toccare? Ok, ok. La ringrazio signorina lei è molto gentile.
Stamattina ho fatto una cosa che stavo rimandando da troppo tempo: mi sono pesato. Le cose che rimando da troppo tempo sono: - pesarmi e rendermi conto quanto mi sono lasciato andare - aprire la app del conto in banca e osservare il baratro - la risonanza magnetica (ma quella l'ho prenotata) - chiedere quanti libri ho effettivamente venduto alla casa editrice - rasarmi completamente la testa e archiviare i capelli come esperienza passata - comunicare alla padrona di casa che me ne vado e vendere tutto quello che ho collezionato in 11 anni di vita a Vienna Rimando perché tutto è ancora piuttosto stabile, rassicurante, come un edificio in piedi dopo un terremoto devastante. Mi sono pesato e in effetti eccoli lì quei chili di troppo che rendono difficile chiudere i pantaloni. Poi però, per non affrontare questa consapevolezza da solo, sono andato a prendere il gatto e ho pesato anche lui che è bello cicciotto e allora ecco amico mio, siamo in due a doverci dare una regolata, si torna a fare sport e mangiare sano. Ma mica lo facciamo subito, eh no, si aspetta. Ti faccio vedere io come attendere.
Il foglio è meno bianco, o meno nero, dipende dalle impostazioni del vostro schermo. Nel mio caso dovrei dire che è meno nero. Se lo dico ad alta voce, nel bar dove sono, che sono felice tutto sia meno nero mi danno del razzista e mi cacciano via. Anzi no, non credo, con la situazione politica attuale finisce che mi danno un ministero. Meglio se sto zitto, io di lavorare non ho voglia. Ho voglia di aspettare di trovare il lavoro giusto e il lavoro giusto per me è attendere.
Mi immagino insieme a degli anziani in qualche sala d'attesa, ascoltare i loro discorsi mentre la segretaria aspetta di ricevere ordini dal dottore curante per convocarli. Potrei imparare a fare a maglia. Aiutare con i cruciverba. Sentire gossip sulla vita amorosa di alcuni vip che pensavo morti da un decennio. Forse sono morti ma fanno lo stesso l'amore, cioè mica solo io mi merito di essere fortunato eh. Aspetterei l'esito delle analisi e poi troverei un modo per abbracciare, sostenere, diventare spalla su cui piangere. Potrei stare vicino alle persone che aspettano una risposta a una mail "Non ti preoccupare, potrebbe anche non arrivare mai la risposta ma ora siamo insieme, sono al tuo fianco, ti faccio vedere cosa altro si può fare di utile con il tuo computer, hai mai sentito parlare dei siti porno?". Potrei viaggiare con chi odia stare fermo in un treno e giocare a "trova la mucca" salvo poi rendermi conto che stiamo viaggiando verso Milano e al massimo si vede a pochi metri di distanza causa smog. Povere mucche lombarde, con quel loro latte dal sapore affumicato quanto un whisky disgustoso.
Vivere per me è diventato applicare ogni giorno, quando mi sveglio, la frase motivazionale "aspetta e spera". Lo dico a Ernesto, quando mi salta in faccia per reclamare la sua porzione di pappa. "Aspetta e spera bello mio". Lo dico a me stesso quando mi ricordo che ancora non hanno deciso di finanziare il mio prossimo progetto. Era meglio essere un lavoratore dipendente e odiare colui che fu il mio capo? O essere un libero pensatore che come hobby parla con il gatto e odia il suo di capo? Inteso come testa, perché rende impossibile riuscire a fingere entusiasmo per le cose.
Per questo idealizzo gli anziani. Anche loro ne hanno le palle piene di fingere. Per questo faccio schifo alle presentazioni del mio libro o quando invio richieste di finanziamento, perché dai, i vostri soldi potreste investirli in qualcosa di più utile. Tipo una campagna di riqualificazione dei piccioni come animali da compagnia.
Fossi nato ricco avrei sperperato tutta la mia fortuna in carte Pokémon. Lo so. In quello e in allucinogeni, che poi sono la stessa cosa. Però la bellezza di dire "Ehi, vuoi salire da me a vedere la mia collezione di carte Pokémon?" e sentirsi rispondere cavolo sì, che bello, sono curiosa. Poi magari deludo anche lì. Magari illudo e pensavi che il mio Pikachu fosse molto più grosso, però dipende da come lo usi, se aspetti un po' magari si evolve. Ti chiederei "Sai a che livello si evolve Pikachu" e tu risponderesti "Non so, al 50?" e io ti caccerei di casa perché Pikachu si evolve tramite pietratuono non avanzando di livello e non mi concederò mai a una persona così ignorante. Che disgusto.
Aspetto mio nipote cresca un altro po' così da poter finalmente avere una conversazione decente con lui senza desiderare di stropicciargli quelle guanciotte tonde e rosa pesca che si ritrova. Oppure questo non accadrà mai e io, inquanto zio, lo vedrò sempre come un esserino piccolo e carino e gli stropiccerò le guanciotte il giorno del suo matrimonio.
Un treno, nella metaforica stazione dei miei pensieri, è partito. Con incalcolabile ritardo. Sarebbe più pratico i miei pensieri fossero aerei. Volerebbero da te. Si schianterebbero a pochi metri da casa tua spaventando i vicini. Ma gli aerei mi terrorizzano ancora, quindi i miei pensieri viaggiano su lente, prevedibili rotaie. Poi io ci tengo al pianeta, non lo voglio distruggere, è il posto ideale dove passare il tempo aspettando nella fine del mondo.
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barrenwomb · 3 months
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sessione finita e bocciata a tutti i miei esami, anyway hru
personalmente mi sento abbastanza uno schifo perché sto avendo tipo la terza crisi di mezza età della mia vita e alla mezza età ci vuole ancora abbastanza tempo. la coinqui mi ha ricordato che prima o poi andrà a convivere con il ragazzo e che quindi io sono una persona fondamentalmente sola. ultimamente il mio umore è tre metri sotto terra a limonare con qualche anima in pena (la mia). te lo dico così, boh, mal comune mezzo gaudio ma a parte tutto mi piacerebbe avere la parolina di conforto magica che ti fa stare meglio ma non ce l'ho. anche perché è oggettivamente una merda ciò che mi dici, quindi inutile star qui a dirti eh va be' fa niente poi ci riprovi. sinc io ho toccato il fondo tante volte e comunque alla fine sono riuscita a concludere qualcosa e ad arrivare da qualche parte e quando dico fondo dico fondo. alla fine penso che in un modo o nell'altro ce la si fa sempre. non sto necessariamente parlando di esami e università. comunque boh non so perché ma è così. sarà un po' l'universo un po' l'istinto di sopravvivenza un po' il fatto che sei vivo e devi vivere e quindi, a parte casi estremi, non è che puoi fare altro. quindi un giorno ti svegli e ti dici ah ok boh allora va bene sono qui e sto facendo questa cosa e non ho più pensieri catastrofici o almeno non con la stessa frequenza di prima. incredibile. ti chiederei di venire a drogati con me ma forse non è una buona idea quindi il consiglio è: fai una lunghissima doccia calda e usa tutto il flacone di bagnoschiuma e anche quello di shampoo e poi metti così tanta crema per il corpo e così tanto deodorante e altre robe profumate che dopo ti si offuscano i sensi e svieni nel letto oppure vomiti. ma almeno sembri una caramella. bacini tvb università merda
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der-papero · 1 year
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Un nuovo razzismo
Questo è uno dei post più difficili che io abbia mai scritto su questa piattaforma. Molto probabilmente, nel momento in cui lo leggerete, lo avrò già letto 30 volte e rinnegato altrettante, come fece Pietro col suo capo, prima che quel maledetto gallo svegliasse tutto il vicinato e venisse colpito in pieno da una scarpa.
Essenzialmente per tre motivi: il primo, perché non era proprio nei miei pensieri una discussione simile, il secondo, perché è estremamente facile uscire dal seminato e iniziare a parlare d'altro, e il terzo, perché la probabilità che venga letto tutt'altro è abbastanza alta. Riguardo al primo motivo, sono strafelice che sia accaduto, anche se lontanissimo dalle mie intenzioni, perché sta aprendo il mio spazio mentale ad un universo di riflessioni sul tema, riguardo al secondo proverò a fare del mio meglio per evitare scivoloni, e riguardo al terzo 'sti grandi apparati maschili.
In pratica, vi parlerò delle reazioni che ho ricevuto, in quattro giorni a questa parte, ogni volta che ho iniziato a parlare di possibilità di equivalenza tra pensiero naturale e pensiero artificiale e, volendo tirare un po' la corda, una possibile sostituzione dovuta ad un sorpasso facile del secondo rispetto al primo.
Premetto che all'inizio mi son lasciato un po' andare all'entusiasmo, ma come ho detto a @kon-igi nel mio ultimo vocale da ben 13 minuti esatti, credo di aver commesso un reato a responsabilità limitata (cit.), per via della mia naturale propensione a comportarmi come un bimbo col suo giocattolo nuovo verso tutto quello che suscita in me un interesse che va al di là delle aspettative. Ad ogni modo, questo reato è stato proprio funzionale a far esplodere (verbo azzeccatissimo) un dibattito sul tema, e non parlo solo di Tumblr, eh, io ne ho parlato con tutti, dovunque, in qualsiasi spazio e dimensione umana, e posso confessarvi che, trasversalmente all'educazione ricevuta, al percorso sociale e professionale, alle sensibilità verso la realtà circostante, tutti, a diverse sfumature, hanno esibito un qualcosa che io, con un titolo fotocopiato maldestramente da Star Wars IV, ho iniziato a semplificare brutalmente con razzismo verso la AI.
Prima che iniziate a lucidare la mazza da baseball per fracassarmela sul cranio, lasciate che vi premetta la mia definizione di razzismo. A mio parere, ne esistono di due tipi, uno dovuto alla mancanza di informazioni verso un qualcosa di sconosciuto, che implica una immotivata paura e un conseguente istinto di protezione verso sé stessi e la propria comunità (forse legato a scelte di sopravvivenza, boh, che ne so), e un secondo, una degenerazione del primo, ovvero la scelta consapevole di restare in questo stato di ignoranza per combattere un nemico inesistente. Io, ad esempio, mi dichiaro orgogliosamente razzista verso i tedeschi, perché ho optato per la scelta consapevole di ritenermi diverso e superiore a loro, e nun me scassat 'o cazz, come diceva il buon Pino. Nel caso invece di questo post siamo palesemente nella prima tipologia, che chiamo razzismo solo per brevità e perché non conosco una parola migliore, ma potrebbe essere un abuso di notazione, e che alla fine mi serve pure un po' per acchiappare like, come ho ben dedotto dal mio scambio con @aelfwin3.
Ognuna delle persone con le quali ho avuto il privilegio di confrontarmi ha avuto una reazione che oscilla dalla più morbida alla più reazionaria, ma hanno avuto tutte un filo conduttore comune. Ad esempio, Kon sta da tre giorni ad impazzire con me su questa roba, provando a menarmi dialetticamente da più punti di vista (cosa della quale non gli sarò mai grato abbastanza), mentre Elena, venerdì sera, avrebbe voluto che la mollassi in autostrada pur di non continuare più la serata con me, se non fosse che adora troppo quelle cagate asiatiche. Per farla breve (seeee vi piacerebbe ahahahahah!), tutti hanno avuto lo stesso tipo di approccio, che posso riassumere con la seguente frase
non osare provare a metterci sullo stesso piano
persino Yuri che, ieri a pranzo, davanti ad un panino di Burger King, cominciava a digerire male le patatine dopo le mie uscite, e ha provato a giustificare quella frase di sopra facendo riferimento ad un vecchio film russo, dove il secondo pilota di ogni aereo era una intelligenza artificiale pronta a continuare il combattimento al posto del pilota, qualora questo fosse stato nell'impossibilità di continuare il duello, e che mo' non mi ricordo tutta la trama, ma come al solito finiva di merda.
Piccola nota: Burger King ha tolto dal menù il Double Steakhouse, e, chi mi conosce bene lo sa, se c'è una cosa che mi fa incazzare è dovermi adattare ai cambiamenti della società. Mo' mi tocca mangiarmi tutti i panini possibili per riuscire a trovare quello che più somiglia al DS, porca vacca. Ma torniamo a noi (ve l'avevo detto che è difficile restare sul tema).
Prima di continuare (telefonate alle vostre mamme, perché stasera non si torna a casa), ribadisco ancora una volta la mia definizione di sentimenti nel mondo digitale, che nulla ha a che fare con quelli umani, e propongo ancora un altro esempio. Parliamo di Dante e Beatrice. Nessuno, e sottolineo nessuno, umano e non, è in grado di replicare, in ogni più piccolo dettaglio biologico e mentale, quello che Dante ha provato per la sua bella (diamo per buona tutta una serie di fatti storici, tanto a me non importa di Dante nel senso stretto della sua vita). Possiamo solo fare dei paragoni più o meno validi sulla base delle informazioni che abbiamo, e su quello che è la nostra esperienza riguardo all'amore, ma poi ognuno di noi ha il suo sentire riguardo a questo sentimento, potete provare a raccontarlo, ma già qui si perde, involontariamente, un contenuto informativo, per non parlare poi di quello che viene capito dal vostro interlocutore, insomma capire cosa possa provare un altro al 100% è un'impresa impossibile, ci possiamo arrivare solo tramite delle interpolazioni, che possono essere sufficienti per la stragrande maggioranza dei nostri scopi.
Ripeto: non fate riferimento ancora una volta all'essere umano in quanto essere biologico, altrimenti tutto questo post non ha alcun senso, né tanto meno tutta la discussione passata e futura sull'argomento. Io parlo unicamente del pensiero in quanto riflesso del nostro essere, il cogito ergo sum, per capirci, ma niente di più.
Adesso prendiamo una macchina NLP che ha raggiunto il suo stadio ultimo della conoscenza artificiale, ovvero sa correlare tutto a tutto (stavo per scrivere sa tutto di tutto, ma avevo visto la mazza da baseball che faceva capolino dietro le vostre schiene). Badate bene: questa macchina non esiste ancora, ma quello che provo a dirvi da tre giorni e che continuerò a fare, ed è meglio che iniziate a farci il callo con questo concetto, è che ci stiamo avvicinando al momento in cui questa macchina esisterà. Questa è una macchina che, dal punto di vista dei sentimenti, è messa malissimo, nel senso che non ha la nostra esperienza biologica, non sa cosa sia l'amore e il poterlo sapere non fa parte del suo esistere e del suo scopo. Ma, e qui perdiamo in quanto presunti esseri superiori, sa parlare dell'amore che Dante provava per Beatrice meglio di noi, perché, sfruttando la sua capacità di correlare e calcolare, riesce a mettere insieme robe che manco a calci ci potremmo arrivare.
Se siete arrivati fin qui, vuol dire che non mi avete tolto il follow (il che vi vale come buono per una pizza e una birra offerti da me), e adesso arriviamo al razzismo verso la AI. Pur di mettere in discussione il punto espresso al paragrafo precedente, le persone, tutte, virtuali e non, hanno fatto l'unica mossa che potevano fare: invalidare la potenziale (ma non l'unica, occhio!!!) fonte della conoscenza che alimenta la AI, ovvero Internet, tra l'altro con un argomento, i social, che per me è fallace già dal punto di vista meramente tecnico, perché non tiene conto di quello che è il reale serbatoio informativo della rete, ma ne vede solo una parte, che poi è proprio quello che ci fa parlare male della rete in generale (anche se stiamo tutti qua a crogiolarci come i maiali nel pappone che mio nonno mollava loro a pranzo). Infatti tutta 'sta manfrina è nata proprio dal vocale di @kon-igi che ho potuto ascoltare ieri ahimè solo in serata, avendo passato la giornata con le scimmie (esseri favolosi), e ci ho ritrovato (parzialmente) le stesse parole che Elena, una sera prima, una persona che è agli opposti di Kon su tutto, aveva provato a inculcarmi a furia di schiaffi sul cruscotto (abbiamo rischiato l'air bag) all'altezza di Darmstadt. E sono estremamente convinto che il tutto sia stato fatto d'impulso, d'istinto, da qui il senso del mio post.
Altri, una minoranza che mi ha sorpreso meno in quanto a reazione ma che comunque fa numero, preferiscono affondare le mani nella letteratura/filmografia catastrofista da un lato (Terminator), senza cuore dall'altro (I-Robot), pur di provare che, hey, noi siamo meglio di 4 fili collegati, e attenzione, io non sto dicendo che non sia una possibilità, ma che queste affermazioni non hanno alcun supporto concreto, si basano solo su scenari presi dalla nostra voglia di immaginare quello che non esiste.
Spero che adesso sia chiaro il motivo per il quale io abbia iniziato a definire una sorta di razzismo verso la AI, che, fino a quando si tratta della prima forma di razzismo, ci sta, è una reazione naturale ad un processo nuovo, a maggior ragione quando tutta la letteratura ce l'ha sempre dipinta come la minaccia alla nostra esistenza. La mia speranza è che non degeneri verso un qualcosa di accendiamo i forconi, in nome di una caccia alle streghe elettroniche che non ha alcun senso (e badate che questa paura non nasce dalle reazioni delle persone con le quali ho parlato oppure delle quali ho letto i commenti qui sopra, e delle quali mi fido, ma degli altri 8-miliardi-meno-30).
Lasciatemi però postare l'unico commento violento contro la AI che per me ha senso di esistere ed è supportato da fatti concreti, tangibili ed incontrovertibili, ovvero quello di @gigiopix, al quale va tutta la mia solidarietà e vicinanza in questa sua fase (spero breve) di interazione con le intelligenze artificiali, e sul quale rapporto con l'AI io ci vedo molta assonanza riguardo al mio con i tedeschi:
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ross-nekochan · 1 year
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Allora amici e amiche, possiamo dire che il racconto del Giappone e dei giapponesi possiamo cominciarlo già.
Venerdì quando sono andata in ambasciata all'entrata c'erano due giapponesi che non sapevano che lingua parlare e allora io e una mia amica gli abbiamo chiesto che lingua parlare perché con noi qualsiasi lingua andava bene.
Allora dopo che gli diciamo che il giapponese era ok sto tipo comincia a fare:"Ma siete in fila?" E io:"Io sì però ho preso appuntamento e sto aspettando" e allora continua e fa:"Eh prima ero nel supermercato e mi hanno rubato il passaporto... Madonna Roma fa paura" la mia amica:"Guarda che a me è successa la stessa cosa in Giappone, mi hanno rubato la borsa con il passaporto dentro" e lui:"Dove?" Lei:"A Ikebukuro (quartiere di Tokyo)" lui:"Eh ma infatti pure Ikebukuro fa paura... piena di cinesi ecc."
Vabbè comunque riesce a entrare e gli danno una cosa che sostituisce il passaporto boh non so. E fa:"Io comunque lavoro a (mo non mi ricordo dove), venitemi a trovare!" (Gli avevamo detto che io sarei arrivata a breve) e poi ci chiede a entrambe il profilo Instagram (che già qua però lo fanno spesso quindi vabbè sti cazzi).
Oggi sto tipo giapponese ha scritto ad entrambe dicendo:"Sono tornato a Tokyo"
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goldengrounds · 26 days
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What a ride. Vorrei scrivere tante cose ma più che altro devo ancora lavare i piatti dalla cena, fare lo zaino per domani e per i prossimi giorni e boh. Dormire forse anche. The ride is il mio rollercoaster emotivo di oggi e di questi giorni. È il mestruo? È quel periodo dell'anno che porta brutti ricordi nonché brutte risposte ad alfine brutti auguri di compleanno? Bah. Stasera non volevo andare a coro perché appunto avevo tante cose da fare, ma un'altra parte di me invece voleva e poi ho capito perché: volevo uscire, scappare da questa casa. Chissà se vivrò mai in un posto da cui non vorrò mai inunacertaqualmisura scappare. Non mi è mai capitato finora, tranne che forse in Erasmus, in quella stanzettina che è stata la prima casetta dove ho vissuto da sola, e anche l'unica prima di questa in cui fossi solasola. Il problema della qui presente è che l'ho scelta in un momento sbagliato per il motivo sbagliato. Ma hey, un'altra cosa che ho pensato oggi è: fai le tue cazzate per amore prima dei trent'anni, così dopo sei vaccinata e non ne fai più nemmeno una piccolissima (si spera). So. Over. It. And yet, not over it at all.
Ma dicevo, chissà se dalla prossima casa che sarà mia per davvero non vorrò mai scappare, se sarà il luogo in cui sarò felice di tornare o essere di sera. Casa è dove tutti i tuoi tentativi di fuggire cessano. Ah, chissà se riuscirò mai (più?) a percepire una persona come casa secondo quest'ultima definizione. E anche senza fare altre cazzate per amore. Non ho mai capito (e a questo punto dubito che lo capirò mai dunque immagino debba arrivare una specie di illuminazione divina cioè la consapevolezza quasi mistica che stia davvero avvenendo nel modo giusto ma io dubito esistano queste cose) dove bisogna posizionarsi tra la forza centrifuga (che in fondo significa mantenere la propria individualità) e quella centripeta (cioè le cazzate). Forse io sono un ago magnetico impazzito. Come fanno gli altri?
Il punto, un altro dei vari punti, è che nello stesso post della foto sotto ce n'era un'altra che diceva: ho cinquantasette anni, quando torno a casa dal lavoro non apro bocca perché non ho nessuno con cui parlare e lo trovo triste. E sì, ovviamente l'ho trovato anche io triste, anche se a ventinove invece sembra quasi cool. Forse tutto questo silenzio inizia a stufarmi. Ma comunque sempre meglio che aprir bocca per parlare con una persona insignificante, eh.
Tante idee confuse, ma quello che so per certo è che nella casa nuova miaperdavvero voglio entrarci con la testa pulita, libera, da sola e da sola perdavvero. Non voglio trascinarmi dietro nessun fantasma, nessuna idea di persona, nessuna macchia su una tela bianca che sarà tutta mia. Ci sono soltanto io. Ci va molta autodisciplina, forse; o forse solo molte altre cose (le cose mie). Molta freddezza o molto calore.
Un'altra cosa che ho pensato, ma poi devo davvero andare a lavare i piatti, è che dalla prima volta che ci siamo lasciati ho iniziato a girovagare un anno di qui, un anno di lì; non mi sono mai concessa di piantarmi in un posto e il motivo ultimo (devo spellarmi un sacco di strati di consapevolezza per trovarlo ma eccolo qui) è sempre stato lui—la dipendenza da lui. La mega cazzata per amore che vabbè, qui per decostruirla oltre che scriverne servirebbe probabilmente far davvero psicoterapia ma vediamo come stanno le mie finanze tra qualche mese, lol (spoiler: male). Per questo è così importante entrare nella casa mia concentrata completamente su di me.
E in mezzo me lo chiedo di nuovo: after such knowledge, what forgiveness? Dopo aver preso consapevolezza di tutto questo, e di varie altre cose, come si fa a perdonare—lui, tutti gli altri e chiunque altro; e soprattutto, soprattutto, me stessa? La risposta è sempre e solo la suddetta psicoterapia, o mi basterà scrivere qui per molte altre mezzenotti (no dai che brutto plurale), al posto di lavare i piatti, al posto di pensare ad altre persone e ai fantasmi e a tutte le cazzate per amore o per disperazione che potrei continuare a fare?
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stephpanda · 5 months
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Credo ci voglia meno (in termini di tempo) a rispondere a messaggi che a caricare un post con tanto di didascalia e tag
Smettetela di fare le ridicole
Avessi una chat, massimo due, potrei (E SOTTOLINEO POTREI) anche voler capire la tua domanda (che poi a sto punto ci metti la faccia e me lo vieni a dire direttamente in chat, ma okay), ma non è così. Tra l'altro IO, quando parlo con/rispondo alle persone, voglio avere la possibilità di rispondere con del senso logico (perché ho chat che per fortuna permettono di avere discorsi anche più lunghi e stimolanti che non si fermano al semplice "ciao") e soprattutto di farlo quando ho voglia di farlo! E se è un periodo particolare (che tu non conosci, perché manco mi conosci o probabilmente manco ci ho mai parlato con te a livello "più approfondito") la forza per farlo non c'è. Non solo per mia LIBERA scelta di non rispondere se non mi va perché non ho le forze, ma anche per RISPETTO nei confronti della persona che ho "di fronte". Non so, tu preferisci avere una conversazione stimolante con una persona, o preferisci avere una persona scazzata che risponde a monosillabi? IMMAGINO e DEDUCO la seconda opzione dato questo tuo ask. La mia vita è al di fuori di Tumblr, NON è dovuto che io ci sia h24 o che io risponda sempre. Sono IO a gestire come, quando e perché. E NON VI E' DOVUTO NEMMENO CHE IO DIA DELLE GIUSTIFICAZIONI/SCUSE! Cosa che invece ho fatto, perché ho pensato fosse giusto avvisare (ma tu pensa un po' che scema che sono). Che poi, posso dire? MANCO AVESSI MESSO CHISSA' QUALE DIDASCALIA PENSATA E POETICA! Cioè posso capire se avessi messo una riflessione sulla bellissima geometria del culo, allora tu dici "ma al posto di pensare sta cosa non puoi rispondere?" (che anche qui, saranno anche cazzi miei cosa decido di scrivere/non scrivere, pubblicare/non pubblicare), ma ho scritto "boh, mi piaceva" e il P.S. dove davo A VOI spiegazioni sulla mia assenza/"""""presenza""""". SPIEGAZIONI NON DOVUTE! CI TENGO A RIBADIRE! Se questi miei ritardi, se queste mie non risposte (ma come non rispondo a te non lo sto facendo con altri) danno fastidio, NESSUNO ti obbliga a rimanere su questo blog. Come io sono comprensiva con gli altri, voglio che gli altri lo siano con me. E VORREI AGGIUNGERE (a questo sproloquio): Se questa cosa ti dà fastidio, abbi il coraggio e la maturità di dirmelo in chat o senza anonimo (E PERFAVORE NON USCIAMOCENE CON "EH MA ALLORA PERCHE' CONSENTI LE DOMANDE ANONIME" PERCHE' PENSO CHE SIATE ABBASTANZA INTELLIGENTI DA COMPRENDERE CHE NON E' QUESTO IL PUNTO!) Spero di essere stata chiara. Ciao.
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Sono in treno e potre quasi quasi impiegare il tempo per scrivere un po' di cazzate. Cazzate come il mio 2023. Pieno di cazzate. E con il suddetto termine indico quelle cose, decisioni, fatti, avvenimenti avvenuti per mia stessa decisione. Come quella di prendere il treno oggi senza prenotare nonostante ci fosse scritto nero su bianco sull'öbb di riservare. Decisione che mi ha portato a fare un viaggio di due ore seduta sugli scalini davanti al cesso. Ecco, il mio 2023 è stato solo una lunga serie di decisioni simili. In qualche remoto angolo del mio cervello devo aver pensato per tre secondi "mmh qua' c'è qualcosa che non va" per poi dimenticare tutto presa dalla frenesia della vita. No, non della vita. Del "dover fare". Nel mio caso, di dover fare come tutti gli altri hanno fatto. E ancora più grave è che con tutti gli altri mi riferisco a quel gruppo di esseri umani di scarsissima dote culturale che si trova nel paese dove sono nata. Gente che ho sempre odiato. Con molti di loro non ho neanche a che fare da anni. Eppure questo è ciò che fa quella parola orribile chiamata "educazione". Gli esempi di riferimento inculcati nei primi vent'anni di vita. Che cazzo ti porta a fare ah. Ti porta a plasmare la tua vita a idee degli altri. Alle idee di gente che pensavi anche di aver totalmente dimenticato. Alle idee di gente a cui pensavi di non pensare da anni.
Eh niente. Tra una domanda filosofica e un attacco di panico e l'altro un paio di settimane fa sono finita in un bel reparto colore giallo e azzurro ( che combinazione de merda ) con gente un po' strana. Ma anche io sono da sempre strana. Sono? Boh. Mi sento? Sì. Fatto sta che dopo due giorni sono diventata ancora più strana, pure per i miei standard. Presumo, ma non ne sono ancora sicura, che fosse per la mezza pillola blu la mattina. Non mi sentivo così strafatta dal liceo. Mi mancava? Direi di no. Ma dooormivoo finalmente. Non so se sapete di cosa parlo, ma per una persona che da sei mesi dorme circa 15 ore a settimana quando finalmente riesce a dormire una notte di seguito il mondo si manifesta veramente sotto un'altra luce. Uscivo la mattina sull'entrata con l'amico, presumo serbo, con il catetere e pensavo: cazzo ora mi ricordo. Mi ricordo perché pensavo che la vita fosse bella. Perché io davvero lo ho pensato. Per un lunghissimo periodo. Pensavo proprio che la vita fosse bella. Ho passato tanta ma tanta merda nella mia vita ma ci sono stati molti momenti dove io mi svegliavo e pensavo, che bella la mia vita. 
Quest'anno è andato tutto a puttane. Vorrei dire che non so cosa sia successo ma mentirei perché la mia terapeuta me lo ha spiegato, chiaramente, come lei fa sempre. Pure più volte. Succede quando impronti la tua vita sul "dovere". Già la parola "devo" è una stra grande puttanata di suo, se poi questo "dovere" appartiene pure ad altri... allora ti ritrovi nel reparto giallo/azzurro a Innsbruck con me. Magari siamo vicini di letto. Non sono una coinquilina molto simpatica, te lo dico subito. Sto sulle mie. Sembro sembre un po' scazzata ma alla fine sono un pezzo di pane. Però per i primi 20 giorni mi starai sui coglioni di principio, sono sincera.
Comunque, cazzate bei Seite come si dice qua da me, auguro a tutti di fare quel cazzo che volete nella vita. Basta che non mi rompiate i coglioni. Se volete essere barboni su una strada con un cuscino e un cane, vi auguro di poterlo diventare. Se volete lavorare 60 ore alla settimana per accumulare un sacco di soldi su un conto bancario alle Seychelles per pipparvi pure il buco del culo nei tre giorni di ferie all'anno che avete, go for it. Se volete lavorare come cameriere 20 ore alla settimana, thats even better.
Perché questo sarà lo scopo della mia vita d'ora in poi e ci metterò tutte le mie energie: mandarvi tutti a fare in culo dal primo all'ultimo insieme ai vostri consigli di merda non richiesti su come io dovrei vivermi l'unica vita che ho
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a-tarassia · 1 year
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Parlami del museo egizio di Torino
Il Museo Egizio di Torino è uno dei più antichi e importanti musei egizi al mondo, fondato nel 1824. Possiede una vasta collezione di oggetti d'arte, mummie, papiri, statue e monumenti che coprono un arco temporale di oltre 5000 anni di storia egizia. Il museo è famoso per la sua esposizione di sarcofagi, tra cui quello del re Ramesses II, e per la sua sezione dedicata alla vita quotidiana in antico Egitto. La sua posizione a Torino, in Italia, lo rende una tappa obbligata per gli appassionati di storia e cultura egizia.
Questo è quello che ho chiesto a ChatGPT e cosa l’AI di produzione testi mi ha suggerito in risposta. È tutto corretto? Sono andata al museo di recente e non mi è sembrato per un cazzo di vedere il sarcofago di Ramses II, vero è che di sarcofagi è pieno il museo, ma non c’era quello di nessun Ramses. ChatGPT deve smetterla di dire minchiate e affinare la tecnica di ricerca, approvvigionamento e rielaborazione delle info se vuole competere con boold and flesh, ma ci sta, di certo non demonizzerei la tecnologia, bisogna imparare ad addestrarla e ad usarla invece di ostracizzare in un moderno ritrovato luddismo, il flusso non lo fermi caro mio, no no.
Volevo parlare di ChatGPT? No. Volevo parlare di morti.
Il Museo Egizio di Torino è il secondo contenitore al mondo di antichità egizie, il primo mi pare sia al Cairo. Come mai proprio a Torino? Eh beh come te lo spiego? Diciamo che i regnanti all’epoca volevano della storia da esporre e visto che di proprietà non ne avevano, almeno non ne avevano di prestigiosa, allora hanno deciso di andarsela a cercare. Contesto e congiunture vogliono che si vada a finire in Egitto, mettono insieme una squadra e si va alla scoperta di archeologia del luogo, precisamente archeologia di pratiche funerarie, insomma si va a trafugare tombe. Belle tombe per carità. Tombe ricche, ma sempre tombe. Mi immagino tipo che tra mille anni comincino a scavare nei vari cimiteri monumentali e a portarsi via le lastre, le urne, i mausolei, che ne so, i lumini, ste cose e poi le mettono tutte in un edificio per mostrarle ai posteri: guarda cos’abbiamo trovato, che grande civiltà, morivano, vedete? Una volta morivano. Mi è piaciuto il museo egizio di Torino? Please, Ferragni, come to visit Musei Egizi Because we want be famous like Uffizi Ecco boh io ho preferito gli Uffizi, ma ho un debole per le statue e un po’ più di idiosincrasia verso resti biologici umani dentro delle fasce. I cocci mi annoiano, ma vengo da quindici anni trascorsi a Roma e lì i cocci la gente li trovava anche sotto il lavandino della cucina se scavava un metro di troppo, quindi non è che vado matta per le ciotole in cui si mangiava tremila anni fa, non sono cambiate di molto, son sempre ciotole, l’ikea è piena, meno della metro di Roma certo. I cocci mi annoiano, i gioielli mi annoiano, ho scoperto che pure i libri dei morti mi annoiano, i lunghissimi libri dei morti che venivano redatti per chi trapassava per evitare una vita ultraterrena difficile, voi dell’aldilà non trattatemi male il mio morto. Insomma la visita partiva già male prima di iniziare, in più nel museo egizio c’erano i morti, quelli veri. Antichissimi morti. Morti per i quali il libro dei morti è ben servito a poco visto che nessuno avrebbe mai potuto prevedere che il corpo del defunto venisse usato come oggetto da esposizione per orde di visitatori della domenica, don’t you think? Ecco il morto, ecco il lunghissimo libro del morto. Benvenuti. Non sono una fan dei musei, non di certi tipi di musei, del resto non sono ancora molto convinta del restauro a tutti i costi, quindi mi spiace non andremo mai d’accordo. Da Torino, e non solo, partivano spedizioni di studiosi per scavare ste tombe, tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900 per scoprire e portare alla luce queste tombe ormai sotterrate dal tempo sotto strati di terra e colline, operai egiziani, all’epoca ancora di colore, non mediorientali, quanto ancora proprio africani, non so come dirlo, ma oggi quelli che ho visto (direttamente in egitto) e che ho conosciuto qui sembrano di un’altra razza proprio, voi non trovate? Scavavano tombe, le ripulivano, ne mettevano insieme i pezzi, mummie, arredi, gioielli, animali tumulati insieme a loro, sarcofagi, libri dei morti e poi una volta pronti li portavano in Europa per esporli. A Torino ci sono anche delle enormi statue dedicate agli dei egizi che sono state portate fin qui e tirate su, in una stanza ci saranno decine di statue identiche della stessa dea, altissime, enormi, come le palle che mi sono fatta a girarle tutte. Ad un certo punto, nella prima stanza c’è un morto (che stranezza) infilato in un buco e messo in posizione fetale, un morto in un buco, ma era un bel buco, con del terreno interessante, evidentemente un terreno che aveva delle caratteristiche particolari al punto che il morto dall’Egitto di migliaia di anni fa stava a Torino in una teca per il nostro piacere culturale. Del resto chi non si sveglia una mattina e pensa che è proprio la giornata giusta per andare a farsi un tour dei morti. Uno scheletro vero, di una persona vera, chissà chi, infilata in un buco. Bellissimo rega’, bellissimo. Poco dopo c’era questa mummia, nel senso di cadavere conservato dentro delle bende, di uno scribacchino, un funzionario dell’epoca, che è morto ovviamente, essendo uno che in un certo senso contava, lo hanno fasciato, inserito in un sarcofago con i propri oggetti personali, amuleti, che ne so cocci, cosette sue, calato nel suo sarcofago e via biglietto di sola andata per Torino, in una teca. Ci pensate? Io impazzisco. Sfilze di morti fasciati nelle bende, che sia chiaro, cambiano da epoca ad epoca bende e rito, ed è l’unica cosa interessante, perché tutto il museo parla della civiltà egizia come se questi avessero una sola cosa interessante e solo quella: il rito del morto. Per carità, ci sta, ma davvero il rito funerario è arte? E che lo sia o no, ammettiamo pure che lo sia, è davvero un elemento, un momento, un passaggio da esporre come se fossero numeri da circo? Che senso ha esporre i morti? E se non è arte, ma una componente di una civiltà evidentemente più grande di ciò allora perché incaponirsi sulle mummie? Vedete? Qui c’è una mummia col sarcofago. E qui un’altra mummia con sarcofago e col suo gatto, anch’esso mummificato. Certo ok tutto a posto, tutti tranquilli, hanno mummificato pure il gatto, oggi volevo proprio vederlo un gatto mummificato. E qui la sua sedia e i vestiti per la vita ultraterrena. E i due chilometri di testo del libro dei morti. Qui una coppia, era una tomba matrimoniale, due sarcofagi e due mummie yeah! Qui c’è la galleria con dentro le mummie di ogni età, vanno dai neonati fino ad alcune mummie adulte, ma se non vi regge lo stomaco potete evitarla, c’è un avviso prima. È vero. C’è la galleria che spiega come funziona il processo di mummificazione che in ogni caso è cambiato nel corso delle epoche e prima di entrare in questa galleria c’è proprio un disclaimer che parla di questo dilemma etico: esporre o no i morti? Io sono entrata a vederli, so che mi lamento e me ne sono lamentata tutto il tempo, ma Luca ormai è abituato e di solito ride, però la curiosità mi mangia viva e allora anche se non tollero la vista di cadaveri, di nessun tipo, e sono sinceramente sensibile al tema, sono andata a vedere le mummie dei neonati e no, il dilemma etico per me parte da ben prima della decisione di esporre o no i morti, ha senso certamente, dal punto di vista culturale, come la buona parte di voi direbbe, ma è anche vero che la maggior parte di voi attraverserebbe questo museo, e buona parte della cultura di cui siamo invasi, come un fantasma letterario attraversa i muri, senza curarsene e senza notarlo nemmeno. Quindi non venitemi a dire niente per favore, ok? C’erano gli animali domestici mummificati, i pet, gatti, cani, piccoli coccodrilli, uccellini, uno spettacolo raccapricciante, pareva di stare nel castello di francesco ferdinando in boemia perdio. Pare che, nell’antico egitto, ci fossero le bancarelle con gli animali mummificati in vendita, che magari se ti moriva un parente e tu volevi che un dio in particolare lo prendesse sotto la sua tutela allora lo tumulavi con un animale, mummificato in sacrificio, però il problema è che se non te lo mummificavi tu l’animale, è possibile che ti vendessero un fake, tipo come il mattone al posto dell’iphone e il dio col cazzo che ti tutelava. Succedeva anche nell’antico egitto, ma ste cose al museo non te le dicono, devi informarti ed è forse per questo che serve il museo, a traumatizzarti. Ovviamente gioco, più o meno, non è un posto in cui muoio dalla voglia di tornare e non ho un interesse così estremo verso i riti funerari in generale, né verso i cadaveri, però è chiaramente un’opinione personale. È ancora più controverso, a mio avviso, che quelli che abbiamo visto, essendo quelli meglio conservati e “facilmente” ritrovati erano in un certo qual senso quelli che se lo potevano permettere, che avevano soldi per un processo costoso, che avessero soldi per occupare spazi molto grandi anche da morti, che avessero talmente tanta roba al punto che valesse la pena di portarsela appresso in un’altra vita, gente che scriveva per loro lunghissimi testi di presentazione per il regno dei morti, il libro dei morti è una sorta di curriculum praticamente e quindi mi immagino che anche oggi noi stiamo qui a celebrare chi si è potuto permettere un posto nel futuro, quelli che si so fatti il sarcofago più bello e grosso, i vestiti dei tessuti migliori e la storia è sempre la stessa insomma. Fatto sta che se fosse come dicono loro, nell’aldilà noi saremo quelli co le pezze al culo senza uno straccio e decomposti per intero, loro invece c’avranno pure gli animali da compagnia e un curriculum coi controcoglioni. Chiamali scemi.
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joyfiorellino · 1 year
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abatelunare · 2 years
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Le cose che la gente fa per strada
La gente fa delle cose che boh non lo so nemmeno io cosa pensare in proposito. Son lì che torno verso casa in sella alla mia fidatissima bici, quando vedo una scena che mi ha lasciato lì come fosse stato un barbatrucco. Sul marciapiedi. Mamma bionda con bambino biondo. Vicino a una pianta. Lei è dietro di lui ed è chinata. Non capisco cosa stia facendo. Poi guardo meglio. Il bambino sta pisciando contro la pianta. In maniera che tutti possano vedere. E la mamma glielo tiene in mano. Come se lui non fosse capace di tenerselo per conto suo. Sono stato tentato di fermarmi e dire alla mamma: signora dopo dovrebbe dargli anche una sgrullatina eh. Ma ho lasciato perdere. Magari, poi, da pervertito ci passavo io.
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yomersapiens · 2 years
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L'inesistente carriera di Viktor Gnoìnar
Ero al supermercato per animali, quello dove compri tutto ciò che concerne la sopravvivenza in casa del tuo felino da esterni. La scelta è immensa. Troppe scatolette e bustine diverse. Troppi colori, carni, illustrazioni. Cosa gli piacerà? E se questo lo fa vomitare? E se con questo ingrassa? Ah, che bello questo prodotto, si chiama Happy Cat, io voglio che il mio gatto sia felice, però aspetta, il gatto in fotografia mica mi sembra tanto felice, meglio non fidarsi. Ho passato un’ora così. Quando si tratta di scegliere qualcosa da mangiare per me lo faccio in un secondo ma no, per il gatto valuto ogni possibile variante e conseguenza.
Qualche tempo fa ero in Italia, nella mia vecchia cittadella. Una cosa che faccio sempre quando torno è aprire la nota app per appuntamenti e vedere chi è single adesso in città. Ah guarda, lei è alla ricerca, di nuovo, si era sposata con quello e boh, deve essere finita. Però sta bene. Oh lei me la ricordo, non ero figo abbastanza per te 20 anni fa e adesso? Chi ride adesso? Non io sicuramente, dato che sono a sparare acido su una app per appuntamenti. Faccio un censimento del passato. Guardo cosa mi sono perso, che futuri ho evitato. Poi è successa una cosa strana, capita un match con una ragazza. Quando una rarità del genere accade io penso solo a una cosa: ci deve essere stato un errore, sicuramente è un bot. Così non scrivo. Invece mi scrive lei. “Ma tu sei quello dei Diari dell’orso! Ti ascolto sempre!” e io non sapevo come rispondere. Mi sono sentito un po’ in imbarazzo. Nel senso, se ascolti il mio podcast sai praticamente tutto di me (o almeno di quello che decido di spettacolarizzare e condividere). Quindi parto con un immenso svantaggio. Ma sono fatto così: datemi un lampo di celebrità e io mi prostituirò. Mi lascio andare e si esce a bere una cosa. Ho pensato perché no, al massimo ci guadagno una storia nuova per il podcast. Dopo un po’ che ci raccontiamo dice “Ma sai che quando parli mi sembra proprio di sentire il tuo podcast!” eh grazie al cazzo zia, è la mia voce, non è che ho la vocetta da paperino che poi modifico con un software. Mi scappa uno sbadiglio (non per colpa sua, perché sono un anziano che la sera non dovrebbe uscire a bere dei drink) “No vabbè ma sbadigli proprio come nella sigla!” e li ho capito che deve essere durissima per una celebrità vera, non uno sfigato con un podcast che avrà manco un centinaio di ascoltatori, uscire con qualcuno. Ovviamente non è successo nulla, non c’era tempo e non mi piace seminare nel terreno che ho abbandonato di proposito, però alla fine era pure simpatica, sicuramente meritevole di finire in un racconto.
Sto cercando di andare avanti da quest’estate, di dimenticare cosa è accaduto. Non voglio buttarlo giù per iscritto perché poi diventa vero e io odio quando le mie paure diventano reali perché poi devo affrontarle. Quando i sospetti si materializzano e i “lo sapevo” vanno spuntati perché avevo ragione. La mia ex e il mio migliore amico. Penso stiano assieme. Non lo so di preciso, non appena è venuto lui a parlarmi di quello che stava per accadere io ho scelto di non voler ricevere nessun tipo di informazione ulteriore. Lo sentivo nell’aria però.
C’è questa idea che tutti hanno di me e vi farà ridere, ma fuori di qui sono percepito come una persona aperta, riflessiva ma divertente, leggera ma profonda, intelligente e cinica. Tutti pensano “Ma sì, Matteo capirà, a lui non da fastidio niente, è così rilassato” e quindi vengo spesso inondato di responsabilità o informazioni che non mi merito. Come appunto, il mio migliore amico che viene a dirmi “Ma sì, tanto tu sei uno in gamba, sicuro capisci, sicuro non ti da fastidio, poi sono passati anni, che vuoi che sia per te che sei così aperto e cool e rilassato”. Invece manco per il cazzo. Questa parvenza di stabilità che dimostro è il frutto di notti insonni passate a studiare cosa dire per non far trasparire quello che provo sul serio. La matassa informe di insicurezze che mi compone nonostante l’età. Non sono geloso, non me ne frega un cazzo sinceramente. Qualche anno fa dopo aver scopato nuovamente (per quella stupida cosa che si fa tra ex, una specie di aggiornamento per vedere cosa si è imparato in anni di distanza) avevo capito che non c’era nulla a legarci, se non appunto un po’ di curiosità. Avevo ascoltato tutte le volte in cui mi parlava dei suoi nuovi ragazzi, di come stava bene in tutte le nuove relazioni e lo avevo fatto con rispetto e neutralità, direi quasi con amicizia. Anche con lui, avevo ascoltato sempre, sostenuto in tutto e per tutto anche quando non condividevo per niente, ma questo si fa con gli amici no? Si ascolta, si supporta, si sfotte quando possibile.
Ci ho ragionato molto. Perché mi da fastidio? Perché prima ero amico di tutti e due e adesso non voglio sapere più niente? Purtroppo non ho una risposta. Il cambio di equilibrio mi ha spiazzato. Non voglio sapere le loro storie, sentire i racconti di lei (questa volta con lui come protagonista), o guardare le foto dal mare, magari uscire e sentire lui che si lamenta di atteggiamenti che io ho provato sulla mia pelle in anni di relazione passata.
Vorrei essere la persona che gli altri si aspettano io sia. Quella cool e intelligente e rilassata ma non lo sono. Sono un cazzo di adulto che sta in piedi per puro caso e vuole essere lasciato in pace dato che tutto mina la mia stabilità. Voglio le mie certezze. Quelle stupide che dicono che le ex dei tuoi amici non le devi guardare perché sono brandelli di un passato che non ti riguarda. Perché ci deve essere qualcosa di minimamente sacro ancora. Cioè dai, uno che pensa queste cose è completamente non cool. Io non ci credo quando mi vengono a dire “Eh che ci vuoi fare, ci siamo innamorati, mica le controlli certe cose, è successo!” ma andate a fanculo. Innamorarsi non succede. Certo, si può prendere una sbandata, ma innamorarsi è l’attuazione di un processo dopo attenta valutazione del tutto. Se si decide di andare avanti nonostante le conseguenze, allora è una scelta e io posso voler non essere coinvolto nelle scelte altrui.
Ho razionalizzato e deciso di andare avanti, tanto non vivo più nella mia vecchia città e qualunque cosa accada laggiù non mi riguarda. Perché devo restarci male? Beh perché ho perso due amici in una botta sola ma vabbè, ho un gatto adesso su cui riversare quasi tutte le mie frustrazioni. Infatti, non appena varcato il confine e tornato a Vienna, tutto il dolore era sparito. La distanza davvero aiuta. Si può guarire da quasi ogni male usando i chilometri e diluendo tutto con litri di tempo. La delusione resta e forse è per questo che voglio comprare cibo sempre miglior per il mio gatto, perché lui non mi tradirà mai (finché mangerà bene).
Mi sa che ho raccontato questa storia alla tipa del presunto appuntamento. Poi uno si domanda come mai non scopo.
Passeggiavo con mio nipote e lui è entrato in quella fase dove ripete tutto. Era bel tempo ed eravamo nel parco vicino casa. Lui mi chiede sempre di dare un nome alle cose. Vuole sapere come si chiama tutto e poi lo ripete, per allenarsi e per accumulare termini nel vocabolario. - Qvuetto? (che vuol dire “E come si chiama questo” nella sua lingua) - Questi sono i binari. I binari del tram. Qua passa il tram. Questi sono i binari. Sai dire binari? - Bi-na-i - Dai, quasi - E qvuetto? - Ecco questa è una panchina. Ci si siede quando si è stanchi. Sai dire panchina? - Pa-ì-na - Ma sei bravissimo!!! (Mento sempre a mio nipote dato che ancora non se ne accorge) Io sono contrario al cat-calling. Mi da fastidio tirare fuori del becero machismo per strada. Però faceva davvero caldo quel giorno e io vivo in un’altra nazione, 90% delle persone non capisce quello che dico quando parlo in italiano e io parlo spesso da solo nella mia lingua madre. Passa una ragazza davvero bella e scollata e io non urlo niente, perché cerco di fare meno schifo possibile, però nel mio piccolo mi scappa un commento. - Che bocce signorina - Qe bo-sce gno-i-na! - No!!! Vito!!! Non ripetere questo!!! - Qe bo-sce!!!! - Ti prego no!!! Smettila!!! - Boooo-sce!!!
Ho imparato che se un bimbo di poco più di due anni capisce che è sbagliato ripetere una parola, deciderà di ripeterla il più possibile solo per darti fastidio e ridere come un dannato. Per fortuna non ci ha sentiti nessuno e dopo qualche minuto si era dimenticato ed eravamo passati a nuove parole molto più eccitanti tipo altalena, cagnolino, camper, anticapitalismo.
Riporto mio nipote a casa sua e lo consegno a mio fratello. Dopo qualche giorno mi chiama: - Senti Matteo, ma tu sai perché Vito continua a ripetere “che bocce”? - Ah! Che strano! Forse ehm, si ricorda di quando siamo passati a vedere gli anziani giocare a bocce, ecco, sì! - Ma dove? Qua a Vienna nel nostro distretto nessuno gioca a bocce. - Eh no in tv! Anzi no, sul telefono, sai, gli facevo guardare qualche video per intrattenerlo… - Video di bocce? Tu guardi video di bocce? - Sì certo! Da lontano sento la vocina di Vito urlare: - Qe bo-sce gno-i-na!!! - Eh sì, sta proprio citando il grande giocatore di bocce Viktor Gnoìnar, Campione Nazionale 2022, dovresti vedere che giocate che fa!
Mio fratello mi saluta. Ovviamente non mi crede. Io vivo con la consapevolezza di aver rovinato mio nipote.
Ora mi resta solo il gatto. Con lui non posso sbagliare. Gli insegnerò ad essere rispettoso e a non provarci con le ex fidanzate. Anche se è una partita persa. Già adesso se qualcuna si invita da me è solo per passare del tempo con Ernesto. Vabbè, ho avuto le mie annate buone. Mi resta sempre il podcast e il piangermi addosso. Minchia se sono bravo in quello. Direi quasi che potrei essere chiamato il "Viktor Gnoìnar del piangersi addosso".
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