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dance-world · 1 year
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Francesco Vecchione - Dance Company Theater Osnabrück - photo by Varvara Kandaurova  
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lamilanomagazine · 1 year
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Un omaggio da parte della Polizia di Stato per riflettere su una triste pagina della nostra storia
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Un omaggio da parte della Polizia di Stato per riflettere su una triste pagina della nostra storia.   Una giornata di cruciale importanza quella di oggi anche per la Polizia di Stato che con una serie di iniziative organizzate sul territorio nazionale si unisce alla riflessione su ciò che è stato l’abisso della barbarie nazista. Un’occasione per indignarsi di una pagina triste ed oscura della storia dell’umanità, un’occasione per contribuire alla formazione di una coscienza consapevole sui principi fondamentali dell’uguaglianza e dei diritti della persona. La Polizia di Stato ricorda coloro che hanno conosciuto gli orrori dei campi di concentramento dove sono stati deportati ed imprigionati per essersi fermamente opposti all’odioso sistema antisemita ed i suoi appartenenti che con coraggio e determinazione si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato vite e protetto i perseguitati. Due nomi si uniscono oggi alla lunga serie di poliziotti che nel corso degli anni sono stati commemorati per le loro gesta: Egidio Casasanta appuntato del disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza sopravvissuto ai campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Dora nei quali è stato deportato tra l’ottobre del 1943 ed il luglio del 1945. A lui è dedicata una pietra d’inciampo che sarà posata oggi a Pavia innanzi al palazzo che ha ospitato in passato la Questura dove lo stesso ha prestato servizio dal 1950 fino al 1979; Francesco Vecchione funzionario di polizia in servizio alla Questura di Modena tra il 1936 ed il 1948 il quale salvò la vita a molti ebrei modenesi nel periodo del suo mandato in questa provincia ed a cui è stata conferita ieri la cittadinanza onoraria postuma ed avviata la pratica per il riconoscimento quale “Giusto tra le Nazioni”. L’esempio di questi due valorosi uomini non è isolato in Polizia: è doveroso infatti tenere a mente, in linea con lo spirito della ricorrenza, Mario Canessa riconosciuto “Giusto tra le Nazioni” che in servizio alla frontiera con la Svizzera, ha aiutato alcuni ebrei ad attraversare il confine per trovare la salvezza. Il vicecommissario aggiunto Filippo Accorinti, la guardia di ps Alberto Babolin, il vice brigadiere Bruno Bodini, l’applicato di ps Giuseppe Cascio, la guardia di ps Mario Comini, il commissario Antonino D’Angelo, la guardia di ps Anselmo Guido Luigi Pisani, il vice commissario Mario Savino ed il commissario Giuseppe Sgroi. Anche a loro sono state dedicate pietre d’inciampo posate davanti alla sede dove sorgeva all’epoca dei fatti la Questura di Udine. Stessa cosa è avvenuta per il commissario Giovanni Palatucci, il commissario Feliciano Ricciardelli e il commissario Camillo Renzi deportati nel 1944 nel campo di concentramento di Dachau. Gli esempi offerti dalla Polizia di Stato possano contribuire alla costruzione di una consapevolezza collettiva e diffusa che partendo dall’orrore di quei crimini si assesti sulla necessità di una società fondata sul rispetto della diversità e sulla dignità di ogni individuo. Da lunedì per tutta la settimana la Polizia di Stato sui propri canali social ricorda le storie di bambini strappati alle loro famiglie, genitori e amici deportati e che mai hanno fatto ritorno, persone emarginate perché disabili, appartenenti ad altre etnie, ebrei e per il loro orientamento sessuale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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diecifotogrammi · 4 years
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LA PARANZA DEI BAMBINI del 2018, regia di Claudio Giovannesi.
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PIRANHAS (2019)
Starring Francesco Di Napoli, Ar Tem, Alfredo Turitto, Viviana Aprea, Valentina Vannino, Pasquale Marotta, Luca Nacarlo, Carmine Pizzo, Ciro Pellecchia, Ciro Vecchione, Mattia Piano Del Balzo, Aniello Arena, Roberto Carrano, Adam Jendoubi and Renato Carpentieri.
Screenplay by Maurizio Braucci & Roberto Saviano & Claudio Giovannesi.
Directed Claudio Giovannesi.
Distributed by Music Box Films. 111 minutes. Not Rated.
Decades of mobster movies have shown us young male characters bowing down in reverence to old men with connections to violence, money, and power. It’s always a no-win situation. In a world where the people holding the biggest guns are in charge, there is always someone with a bigger gun looking to take their place.
15-year-old Nicola finds this out the hard way. He is young, confident, and ambitious, a natural leader in his peer group of equally young and foolhardy friends. They dream of buying cool clothes, meeting beautiful girls, and heading to clubs where their underage butts can only get in if they can buy a 500 Euro table reservation.
He lives with his single, hardworking mother and his little brother, in a small flat in a mob filled town. After watching his mother get strong armed by the muscle thugs that collect from local small business owners for “protection” money, Nico decides to take matters into his own hands. He wants money, but more than that, he wants to rid his mom of her money troubles by eliminating the threat of the thugs. He aligns himself with the current thug boss and secures work selling weed to university kids with the promise that if he and his buddies do a good job, the thugs will stop collecting from his mom.
Nico knows that a person in power doesn’t need to extort money from the small-town businesses to be powerful. He saw that style of leadership in recently-murdered mob boss Tonino Striano – he was feared but liked and never extorted money from the people to stay in power. When Nico’s boss and colleagues are rounded up at a family wedding for incarceration, Nico is savvy and forms alliances to take over the mob boss role and end the community’s collective extortion.
Piranhas is captivating in its horror – 15-year-old boys with names like “Biscottino” and “Lollipop” wielding semi-automatic weapons and repeatedly snorting lines of coke, watching Nico make his first fully pre-meditated murder, and watching Nico’s younger brother and friends discover the bag of weapons, knowing full well that nothing good can come of this discovery. Amongst the horrors, watching Nico’s mom stand by and do nothing. In fact, she enables his activities with the reverence of a mob supporter. She knows that something is up beyond simple teenage antics and doesn’t question the newly formed wads of cash in his pockets.
Piranhas’ twist is that Nicola inherently has the knowhow to move his ambition forward, quickly, while still maintaining the idealism of his 15-year-old teenage self.
At the heart of the story, Nico wants his family to be safe. He wants to have money to be comfortable and live the way he wants to live. He wants to be in love and run away with his beautiful girlfriend. He wants his town to live and work without fear and for a brief moment in time, he is able to give them this freedom. As a character study, Nico is fascinating and young actor Francesco Di Napoli’s portrayal is haunting. At times, you are rooting for his character, other times you are mortified.
In our present gun heavy-country, Piranhas feels like a cautionary tale. A hard watch in this current climate.
Bonnie Paul
Copyright ©2019 PopEntertainment.com. All rights reserved. Posted: August 9, 2019.
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sciscianonotizie · 2 years
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Riforma Cartabia, ciclo di incontri della Scuola Bruniana. Si inizia martedì
Prenderà il via martedì 22 marzo alle 15 con un convegno on line il ciclo di incontri organizzato dalla Scuola Bruniana – Fondazione forense di Nola e dall’Ordine degli Avvocati di Nola dedicato alla cosiddetta Riforma Cartabia. Nello specifico, martedì si parlerà dell’Ufficio per il Processo e del giudizio di cognizione di primo grado. Dopo i saluti istituzionali del direttore della Scuola Bruniana, avvocato Vincenzo Salvati, e del Presidente del Tribunale di Nola, dottoressa Vincenza Barbalucca, ci saranno le relazioni di Geremia Casaburi, Presidente della prima sezione civile del Tribunale di Nola, che interverrà su “L’Ufficio per il processo: da progetto a realtà nel Tribunale di Nola”, e del professore Francesco De Santis, associato di Diritto processuale civile all’Università “Federico II”, che interverrà sul “Giudizio di cognizione di primo grado: novità ed obiettivi prefissati dalla legge 206/2021”. Le conclusioni saranno, invece, affidate al professore avvocato Antonio Vecchione dell’Università degli Studi di Salerno; moderatrice l’avvocato Paola Iannelli, dottore di ricerca in Diritto Processuale Civile e vicedirettore della Scuola Bruniana.
 La partecipazione darà diritto a tre crediti formativi, per iscriversi e ottenere il link per collegarsi al convegno è necessario inviare una email a [email protected]
source https://www.ilmonito.it/riforma-cartabia-ciclo-di-incontri-della-scuola-bruniana-si-inizia-martedi/
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giancarlonicoli · 3 years
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27 set 2021 18:18
AVVOCATO DEL POPOLO O DEL SISTEMA? (SE QUESTO E' UN GRILLINO...) - “DOMANI” RICOSTRUISCE RELAZIONI, AMICIZIE E PRESUNTI CONFLITTI DI INTERESSE DI GIUSEPPE CONTE: AL VERTICE DELLA PIRAMIDE DELLA POCHETTE MAGICA C’È IL MENTORE GUIDO ALPA, MA ANCHE L'INSEPARABILE LUCA DI DONNA: INSIEME INCASSAMO MILIONI TRA ARBITRATI E CONSULENZE VARIE – I RAPPORTI CON CENTOFANTI E ALESSANDRO DI MAIO, LE RICCHE CONSULENZE PER L'ACQUA MARCIA DI BELLAVISTA CALTAGIRONE E RAFFAELE MINCIONE, L’AMICIZIA CON L’AVVOCATO CASSAZIONISTA FABRIZIO DI MARZIO E IL DUPLEX VECCHIONE-ARCURI
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Giovanni Tizian e Emiliano Fittipaldi per “Domani”
«Quando ho visto che Giuseppe Conte era stato scelto per fare il presidente del Consiglio, ho capito che il M5s come lo conoscevamo era morto: il sistema era riuscito a mettere alla leadership di un movimento antagonista un avvocato d’affari contiguo all’establishment, con l’obiettivo di normalizzarlo. Così è stato».
Ascoltare una fonte che lavora allo studio di Guido Alpa (vecchio mentore dell’ex premier), spulciare contratti riservati e documenti di concorsi universitari permette di analizzare meglio il fenomeno Conte.
E il percorso che ha permesso a un barone universitario semisconosciuto, con formazione democristiana e disponibile a chiudere fino al 2017 business milionari lavorando con professionisti condannati per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, di diventare il capo assoluto di un partito giustizialista, nemico giurato dei poteri forti e difensore degli ultimi e dei dimenticati.
“L’avvocato del popolo”, fortunata invenzione di Rocco Casalino, è infatti un avvocato d’affari vecchia maniera, che spesso ha lambito conflitti di interessi plurimi (tanto invisi alla propaganda pentastellata) e frequentatore di salotti che appaiono lontani anni luce dagli ambienti del grillismo doc. Ancora oggi un pezzo dei Cinque stelle teme che la scelta di incoronare Conte nuovo leader sia stata un errore madornale, mentre molti s’interrogano su chi siano davvero i consiglieri dell’ex premier e quali i suoi referenti fuori dal partito.
Domanda che, in vista della riorganizzazione del M5s, si fanno sia i fedelissimi della sua corrente (tra loro ci sono, per ordine di influenza sul leader, Mario Turco e Rocco Casalino, subito dietro svettano Alfonso Bonafede, Vito Crimi, Paola Taverna e Stefano Patuanelli), sia i gruppi rimasti fedeli a Luigi Di Maio e a Beppe Grillo. Garante che solo tre mesi fa dava a Conte dell’assoluto incapace, perché privo di «visione politica e capacità manageriali», e che ha recentemente blindato il comitato di garanzia del M5s – in grado di sfiduciare lo stesso presidente – inserendo due antagonisti dell’ex premier come Virginia Raggi e Di Maio.
NEL REGNO DI ALPA
Partiamo dal vertice della piramide. Nel cerchio magico di Conte il più ascoltato resta Guido Alpa. I rapporti tra i due sono ottimi. La coppia si incontra a cena spesso e volentieri (spesso il mercoledì), dove discutono di alleanze (dal Senato raccontano che anche la presidente Maria Elisabetta Casellati qualche mese fa partecipò a un pranzo a tre) e prospettive politiche: Alpa non ci ha messo direttamente le mani, ma ha dato più di un consiglio anche nella stesura del nuovo statuto del M5s, pietra del rancore mai sopita tra il neopresidente e Grillo.
Quando Conte era a palazzo Chigi i rapporti erano diventati per motivi di opportunità meno frequenti, tanto che i due usavano come ufficiale di collegamento per messaggi e informazioni delicate lo sconosciuto Gabriele Cicerchia, da anni factotum dello studio Alpa, che Conte fece assumere nel suo staff di palazzo Chigi come «collaboratore del capo di gabinetto» Alessandro Goracci. Con uno stipendio da 75mila euro l’anno.
Durante il premierato, i legami hanno avuto anche dei bassi. A causa, dicono i maligni, del timore di Conte di essere associato ai gruppi di potere di cui il maestro è da sempre espressione. Nonostante il rapporto intimo sia stato per il giurista di Volturara Appula assai fecondo: diventato collaboratore preferito del numero uno di una grande scuola giuridica nazionale, ottenuto un ufficio personale nello studio di Alpa a piazza Cairoli, l’ex premier prima di entrare in politica ha accumulato incarichi accademici in progetti spesso curati da Alpa, che ne hanno propiziato la scalata all’università, le buone relazioni. E gli affari.
Tra i tanti, ricordiamo le consulenze da 400mila euro ottenute dal lobbista Fabrizio Centofanti e Francesco Gaetano Caltagirone per il concordato della società Acqua Marcia, finite al setaccio delle procura di Perugia e di Roma dopo le dichiarazioni di Piero Amara (Conte non è indagato, ma c’è un’inchiesta a piazzale Clodio per bancarotta fraudolenta ancora aperta).
Oltre la compravendita milionaria dell’hotel di Venezia Molino Stucky. Un affare dove l’integerrimo avvocato, di fronte a una ricca parcella, non disdegnò di lavorare fianco a fianco con un architetto già condannato per associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta, il pregiudicato Arcangelo Taddeo, consulente con Conte del gruppo Marseglia che si accaparrò l’hotel a prezzi di saldo. Conte ha dato pareri anche al finanziere Raffaele Mincione – ex cliente di Alpa oggi imputato per corruzione in Vaticano – impegnato nella scalata Retelit.
Ma dissidi tra l’ex presidente del Consiglio e Alpa ci sono stati anche a settembre 2018, quando l’anziano docente sperava che il suo protegé prendesse la cattedra di diritto privato alla Sapienza di Roma che lui stava lasciando causa limiti d’età. Conte non ritirò la domanda nonostante fosse ormai diventato premier, ma fu costretto a sfilarsi dopo che la notizia del concorso, raccontata da chi vi scrive, fu rilanciata da alcuni media internazionali.
I conflitti di interesse erano tanti, e non riguardavano solo il nuovo status politico di Conte: presidente della commissione che avrebbe dovuto giudicarlo era stato infatti designato Enrico Del Prato, un ordinario che arrivò alla Sapienza grazie a una procedura selettiva vinta anni prima (presidente della commissione che lo premiò era Alpa), e che nel 2017 aveva indicato lo stesso Conte come presidente di un arbitrato milionario alla Camera arbitrale di Milano.
L’AMICO DI DONNA
Intrecci tipici del malcostume accademico italiano, da sempre stigmatizzati dai grillini ma, nel caso di Conte, giustificati o ignorati. Come il tema del merito: il nuovo capo politico non sembra intenzionato a ricorrere, nella struttura del partito che verrà, ai migliori e ai più capaci, ma ai fedelissimi dell’inner circle. Il Fatto Quotidiano ha ipotizzato che nel lancio della nuova scuola di formazione del M5s possa essere coinvolto l’avvocato Luca Di Donna, definito uomo «molto apprezzato dall’ex premier».
Non sappiamo se la nomina andrà in porto, ma certamente Di Donna – anche lui enfant prodige dello studio Alpa – è uno degli amici più cari del neopresidente grillino. «Conte, Di Donna e Guido formano una triade indissolubile», chiosano dallo studio del maestro, da dove Conte ha attinto anche per l’assunzione del 29enne Andrea Benvenuti, suo ex segretario particolare a palazzo Chigi.
Anche Di Donna entrò giovanissimo nelle grazie dell’anziano giurista, che prima lo volle come allievo, poi collaboratore di studio. Anche oggi i due sono inseparabili: il nuovo ufficio di Di Donna è a un piano di distanza da quello di Alpa, sempre a piazza Cairoli a Roma.
Un’amicizia che ha portato fortuna: Di Donna, come Conte, ha bruciato tutte le tappe accademiche ed è diventato a poco più di 40 anni ordinario di diritto privato europeo alla Sapienza. Un record, nonostante qualche invidioso creda che le sue pubblicazioni scientifiche non giustifichino una carriera così veloce e brillante.
Certamente non la pensava così l’ex sottosegretario Sandro Gozi, che lo volle come suo consigliere giuridico nel 2016-2018 nel dipartimento dove lavorava, come segretario di Gozi, anche Mario Benotti, il giornalista indagato per traffico di influenze per aver ottenuto una mega provvigione milionaria intermediando tra il commissariato straordinario per l’emergenza Covid guidato al tempo da Domenico Arcuri e alcune aziende cinesi di mascherine, che ottennero una commessa superiore al miliardo di euro. «Mai conosciuto Di Donna», dice Benotti a Domani.
L’amico di Conte ha rapporti amicali con Luigi Bisignani, e con un pezzo importante dei salotti che contano. La nuova rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, lo stima così tanto da avergli affidato la responsabilità degli Affari legali dell’ateneo. In attesa di possibili incarichi nel M5s (che lui smentisce ai suoi amici), a gennaio 2021 l’ex ministro Bonafede lo ha nominato presidente della commissione di esami di avvocato a Roma, su proposta dell’ordine degli avvocati di Roma.
Di Donna cura con grande attenzione anche il suo business: dal diritto societario ai contratti del settore delle scommesse, da arbitrati a consulenze varie, il suo conto in banca recentemente si è assai gonfiato. A Domani risulta che tempo fa la lussemburghese Pop 12 sarl di Mincione ha pagato a Di Donna una consulenza per Banca Carige circa 100mila euro, mentre altre 160mila euro sono arrivati da Condotte, una spa immobiliare finita in amministrazione straordinaria per cui il legale è consulente.
Soldi a palate sono arrivati anche da società finanziarie straniere (oltre 680mila dalla finanziaria bulgara BN Consulting) e da aziende specializzate in alimenti per neonati. Gli affari dell’amico del presidente vanno così a gonfie vele che in tre anni il secondo allievo prediletto di Alpa è riuscito, a leggere i documenti del catasto, a comprarsi tre meravigliosi appartamenti contigui nel centro di Roma di fronte a Castel Sant’Angelo: 374 metri quadri complessivi, per una spesa di oltre due milioni di euro.
Di Donna, sentito al telefono, spiega che per questioni di privacy non può parlare della sua clientela. Ma un’altra fonte a lui vicina dice che «i business di Luca sono tutti puliti e trasparenti, frutto solo del suo lavoro di avvocato. Conte? Non gli ha mai dato nulla, Di Donna s’è fatto da solo con lo studio e il sudore».
CERCHIO MAGICO
Gli amici che frequenta dell’avvocato del popolo, di certo, con il popolo inteso in senso grillino sembrano avere poco da spartire. Nell’entourage ristretto del presidente c’è un pezzo dell’establishment nazionale: l’ex capo dei servizi segreti Gennaro Vecchione, che ha perso il posto dopo i pasticci sul caso Mancini-Renzi ma resta fidato suggeritore del professore, l’ex commissario straordinario Arcuri, anche lui silurato dal governo Draghi dalle inchieste sulla struttura commissariale in seguito alla vicenda Benotti, l’ambasciatore Pietro Benassi ed Ermanno De Francisco.
Quest’ultimo è un magistrato amministrativo che Conte conobbe anni fa a casa del potente avvocato Andrea Zoppini, e che con Conte è diventato capo del dipartimento affari giuridici e legislativi di palazzo Chigi. Per la cronaca, De Francisco la settimana scorsa ha denunciato per calunnia Pietro Amara, dopo che i media hanno pubblicato un verbale dove l’ex legale dell’Eni lo cita tra gli appartenenti della fantomatica Loggia Ungheria.
Ma referenti di Conte sono diventati pure Gerardo Capozza, attuale segretario generale dell’Aci che lavora con il grillino per creare reti relazionali al sud, il padre della fidanzata Olivia (cioè il ricco immobiliarista Cesare Palladino, proprietario dell’hotel a 5 stelle Plaza) e l’aristocratico Giovanni Caffarelli, figlio di un duca e console onorario delle isole di Samoa. Proprietario di palazzi e negozi in via Condotti a Roma, Caffarelli è finito sui giornali per aver organizzato – con il suo comitato R3R Roma Tridente – proteste contro la sindaca Raggi per il degrado del centro storico della capitale.
Un affezionato di Conte è anche Alessandro di Majo, che lo scorso luglio Giuseppe ha imposto come membro del cda della Rai nonostante i mugugni di un pezzo rilevante dei parlamentari pentastellati che volevano eleggere, dopo una serie di colloqui interni, il professore Antonio Palma. Di Majo, infatti, non lo conosceva nessuno.
È però certo che è il figlio di Adolfo, noto civilista, ex collega di Alpa alla Sapienza e influente avvocato romano. Alessandro ha lavorato quasi sempre nello studio del papà, fino al gennaio del 2018, quando la famosa terza commissione del Csm (quella finita nella scandalo Palamara) lo nominò consigliere di cassazione per «meriti insigni».
Un incarico importante che a sorpresa Di Majo lasciò dopo meno di un anno con dimissioni irrevocabili che oggi qualche maligno imputa a screzi con la presidente della sezione tributaria Camilla Di Iasi, considerata giudice severa e integerrima.
Di Majo junior, che non ha mai preso l’abilitazione all’insegnamento universitario, ha però cambiato idea un’altra volta poche settimane dopo, provando a revocare le sue stesse dimissioni irrevocabili. Dopo il niet del Csm e del ministero di Giustizia, l’avvocato non si è arreso e di recente ha fatto addirittura istanza al Tar per farsi reinsediare. Ma ha perso.
Anche il Consiglio di stato nel 2020, in appello, gli ha dato torto. Il mistero sul perché delle dimissioni resta insoluto, così come il motivo per cui Conte nonostante il pasticcio abbia voluto a tutti i costi piazzare l’amico (che secondo la Stampa ha incredibilmente rifatto domanda al Csm per rientrare in Cassazione) nello strategico board della televisione di stato.
GEMELLI DIVERSI
Ma il vero gemello diverso di Conte si chiama Fabrizio Di Marzio, un avvocato cassazionista che frequenta l’ex premier da vent’anni, con intrecci relazionali che disegnano una ragnatela di rapporti finora sconosciuti. Se è già noto che i due sono co-direttori della rivista Giustizia Civile edita da Giuffrè e che, come scoprì Domani, l’ex socia di Di Marzio, l’avvocato Giuseppina Ivone, fu assunta insieme a Guido Alpa e Conte dall’imprenditore Fabrizio Centofanti per alcune consulenze per il concordato Acqua Marcia, in pochi sanno che Di Marzio è diventato da poco professore ordinario all’Università di Chieti-Pescara.
Un sogno diventato realtà al fotofinish, dopo che l’abilitazione a professore di prima fascia presa nel 2013 stava per scadere. Nell’ottobre del 2019 l’amico di Conte ha infatti vinto una procedura selettiva sconfiggendo altri agguerriti concorrenti. Presidente della commissione giudicatrice è stato Claudio Scognamiglio, professore a Tor Vergata e direttore di una delle aree di Giustizia Civile, il giornale diretto da Conte.
Ciascun commissario, Scognamiglio compreso, ha dichiarato «la non sussistenza di collaborazioni (con i vari candidati, ndr) che presentino i caratteri della sistematicità, stabilità, continuità tali da dar luogo a un vero sodalizio professionale», come si legge nei verbali del concorso. Scognamiglio non ha dunque ritenuto rilevante il fatto che il candidato che doveva giudicare fosse il capo della rivista scientifica di cui lui è direttore d’area.
Di Marzio, sentito al telefono, dice: «Nessuna inopportunità: io e Claudio non abbiamo mai avuto nessun tipo di rapporto economico. Conosco centinaia di colleghi con cui ho lavorato o scritto libri e pubblicazioni: con questo ragionamento mi sarebbe impossibile partecipare a un concorso».
Il rischio di conflitti di interesse riguarda però anche altre evidenze: Renato Scognamiglio, papà di Claudio, è stato uno dei primi maestri di Conte, co-direttore (seppur autosospesosi tra giugno 2018 e febbraio 2021) con Di Marzio. Mentre qualche mese dopo la promozione di Di Marzio, risulta che Conte abbia piazzato Andreina Scognamiglio, sorella di Claudio, come membro della Commissione nazionale sulle grandi opere. Oltre a lei l’ex premier ha nominato nell’organismo il capo della protezione civile Fabrizio Curcio e Rosaria Giordano, una ex collaboratrice del suo staff a palazzo Chigi e, ça va sans dire, tra gli animatori della rivista.
Questioni di opportunità ed etica pubblica, nonché guerre alle baronie universitarie, sono state per anni alla base della propaganda grillina. Ma a Conte si perdona tutto. Amici comuni sostengono che l’ex premier avesse promesso a Di Marzio nientemeno che il posto di segretario generale a palazzo Chigi, e che il neoprofessore sia rimasto dispiaciuto per aver avuto nel 2020, su nomina diretta del solito Bonafede, solo una poltrona (comunque prestigiosa) nel comitato direttivo della scuola superiore della magistratura.
Una posizione per cui Di Marzio nel 2016 aveva già fatto domanda, ma che il Csm gli aveva negato. «Conte non mi ha mai promesso nulla. Certo, mi stima molto: sono certo che se avessi chiesto qualcosa, l’avrei ottenuta. Ma ho preferito fare il giudice e non entrare nell’amministrazione pubblica», ragiona il professore.
Tornando a Centofanti, l’Espresso pubblicò qualche mese fa un video dove era in compagnia di Conte e Di Marzio a un vernissage. Il lobbista, che ha da poco patteggiato 1,6 anni di carcere per corruzione nell’inchiesta su Palamara, conferma di conoscere assai bene il presidente del movimento.
«Ho frequentato Conte sia prima sia dopo avergli dato la consulenza in Acqua Marcia da 400mila euro. Per cinque anni lui e Di Marzio mi hanno fatto organizzare gli eventi della loro rivista. Loro non mettevano un euro: io guadagnavo solo se trovavo gli sponsor per i loro meeting. Una volta Conte mi ha anche chiesto di fare un convegno al Gran Hotel Plaza. All’inizio non capii perché. Solo dopo ho saputo che era l’albergo era del “suocero” di Conte».
In effetti, una fattura ottenuta da Domani evidenzia che la società Cosmec di Centofanti ha sborsato al Plaza dei Palladino circa 8mila euro per l’affitto di una sala per un convegno di Giustizia Civile intitolato “Concisione e sobrietà negli atti giudiziari”. Era il 5 maggio 2017: Conte non si privò dell’aiuto dell’imprenditore nonostante il nome dello stesso fosse uscito un mese prima su tutti i giornali perché indagato e perquisito per corruzione nell’ambito dell’inchiesta che porterà i magistrati sulle tracce di Amara.
La presenza di Di Marzio e Conte al vernissage del 2021 non è casuale: oltre alle riviste giuridiche e alle relazioni, la coppia di amici ha in comune la medesima passione per l’arte. Di Marzio, soprattutto, ha un debole per la pittura: artista a tempo perso, da anni organizza mostre personali grazie all’amico Matteo Smolizza, un gallerista che ha curato anche la pubblicazione del catalogo delle opere dell’ex magistrato di Cassazione (ma Di Marzio fu pure giudice fallimentare a Roma). Titolo: “Paradise”.
Smolizza è titolare della casa d’aste Bonino, che – scopriamo – ha lavorato spesso insieme alla ex socia di studio di Di Marzio, la Ivone, anche lei nel comitato scientifico di Giustizia Civile. Come nel fallimento del gruppo Angelini. Ma anche nel concordato Acqua Marcia il mercante d’arte si è trovato consulente. Il suo compito è stato quello di mettere all’asta quadri e mobili degli hotel siciliani a cinque stelle un tempo gestiti da Bellavista Caltagirone e Centofanti.
Il lobbista dice di non conoscere Matteo. Ma certamente conosce assai bene il di lui padre Aldo Smolizza, che fu consulente al personale di Acqua Marcia prima del crac. Smolizza senior fu infatti dirigente della Croce rossa, l’ente di volontariato in cui Centofanti iniziò la sua carriera.
Domani ha scoperto che Aldo è stato condannato di recente dalla Corte dei Conti, insieme all’ex commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli, a risarcire in solido un danno erariale da ben 900mila euro. Chi ha difeso in questi anni Smolizza nei vari procedimenti davanti ai magistrati contabili? Naturalmente Guido Alpa e Giuseppe Conte: per gli amici degli amici si fa questo e altro.
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purpleavenuecupcake · 3 years
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Conte: "Io so Io e ......"
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(di Francesco Matera) Iniziano a saltare i nervi a quelli del Pd dopo i reiterati comportamenti del premier Conte che lo portano a decidere sempre in versione "solitaria", specialmente sui dossier più caldi. Non ultimo la proroga del mandato a capo del Dis al prefetto Gennaro Vecchione. Una riconferma che non è andata giù al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini che secondo le righe del Corsera, ha eccepito non sul nominativo ma sul "metodo". "Un'evidente forzatura", hanno commentato i dirigenti del Pd al Nazareno. Ad uscire allo scoperto sul metodo anche Nicola Zingaretti che ha rimarcato il fatto che Conte accentri tutti i dossier importanti vanificando la decisione collegiale e soprattutto sterilizzando la capacità decisionale senza un confronto. Ora ha detto Zingaretti è il momento di uscire dalla palude. Il Pd non è in linea con il presidente del Consiglio su diversi fronti, dal Mes alla formazione della cabina di regia per gestire la pioggia di miliardi del Recovery Fund. La più agguerrita appare la ministra Paola De Micheli che a settembre ha mandato a Conte una elenco di 43 opere da sbloccare. Per fare ciò occorreva nominare 43 commissari, evidente il silenzio di Conte: non è stato ancora nominato il commissario in Calabria, figuriamoci nominare altri 43. La De Micheli imperterrita ha inviato la lista al Mef, peccato che questa volta la Ragioneria di Stato ha ritenuto opportuno bocciare in "toto" la richiesta del ministro dei Trasporti. Read the full article
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retegenova · 5 years
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La paranza dei bambini
La paranza dei bambini
Cinema: La paranza dei bambini
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Tratto dal bestseller di Roberto Saviano
Regia di Claudio Giovannesi.
Con Francesco Di Napoli, Artem Tkachuk, Alfredo Turitto, Viviana Aprea, Valentina Vannino, Pasquale Marotta, Luca Nacarlo, Carmine Pizzo, Ciro Pellecchia, Ciro Vecchione, Mattia Piano Del Balzo, Aniello Arena, Roberto Carrano, Adam Jendoubi, Renato Carpentieri. Genere Drammatico
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lospeakerscorner · 5 years
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di Michele Di Iorio
Andando da Napoli verso il Miglio D’Oro, nel Casale di Barra, poco prima di San Giorgio a Cremano, si incontra una delle più belle dimore vesuviane, Villa Giulia,.
Villa Giulia fu costruita nella seconda metà del ‘700  per volere del principe don Domenico Cattaneo della Volta, principe di San Nicandro o Sannicandro, precettore del futuro Ferdinando IV di Borbone.
.Il nome della celebre Villa di Barra viene dal ricco e fortunato matrimonio di don Domenico, nel 1717, con donna Giulia de Capua, erede del ducato molisano di Termoli e di altri feudi minori nella provincia di Capitanata e della Contea di Aversa.
Don Domenico fu gentiluomo di corte del re di Napoli e suo ambasciatore in Spagna, nonché Cavaliere di San Gennaro e del Toson d’Oro e Grande di Spagna. Per dieci anni fu Consigliere di Stato e presidente della Giunta di redazione del Codice civile del Regno, detto Carolino.
Il Sannicando fu un abile amministratore, e incrementò il proprio già cospicuo patrimonio comprando dal Regio demanio, il ducato di Salza, che comprendeva i feudi di Parolise, Volturara, Montemarano nell’avellinese, il feudo di Pomigliano d’Arco, il feudo napoletano della Duchesca
Domenico di Sannicandro decise di lasciare il palazzo al quartiere Stella per essere più vicino alla Reggia di Portici. Nel 1760 affidò quindi a Francesco Collecini i lavori di trasformazione in “villa di delizie” della masseria Cattaneo di Barra, da eseguire sul progetto grafico dei Real architetti Carlo e Luigi Vanvitelli. Successivamente all’esecuzione dell’opera si affiancarono anche Pietro e Marcello Fonton.
Una volta insediatosi, dalla tranquillità della Villa di Barra, il principe Domenico continuava a dirigere i suoi affari, talvolta in contrasto con la politica del Primo Ministro Tanucci.
L’edificio si presenta con una facciata in stile Rinascimentale. Circondato da un vasto parco, i viali del giardino si snodavano tra piante di yucca e cactus, e soprattutto di camelie, fiancheggiati da sedili di marmo con schienali in piperno. Accanto al boschetto di lecci si ergeva una vasca con ninfee.
Villa Giulia venne man mano abbellita: la cappella fu arricchita da altari in marmo pregiato, l’architetto Luca Vecchione abellì la galleria del piano nobile, furono posizionate due splendide statue in marmo di Carrara.Anche il giardino accolse ancora più piante ornamentali, sotto la guida di Antonio Nicolò Alfano.
Nel 1886, la discendente donna Giulia Cattaneo dei principi di San Nicandro, dama di corte della regina Margherita di Savoia, moglie di  don diego Pignatelli Aragona Cortes duca di Monteleone, fece effettuare notevoli restauri al piano nobile con decorazioni di Ignazio Persico e Salvatore Cepparulo. L’edificio venne dotato anche di un pergolato in ferro battuto per consentire passeggiate all’ombra e di una serra in ghisa, Vennero aggiunte nuove piante, come i banani, curando comunque le specie già presenti.
Alla morte di donna Giulia la Villa passò in eredità a Diego de Gregorio marchese di Sant’Elia, proprietario anche della Villa De Gregorio di Torre del Greco, che aggiunse al proprio il cognome quello di Cattaneo. Villa Giulia appartiene ancora oggi ai discendenti di questa nobile famiglia.
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La Villa Giulia a Barra di Michele Di Iorio Andando da Napoli verso il Miglio D'Oro, nel Casale di Barra, poco prima di San Giorgio a Cremano, si incontra una delle più belle dimore vesuviane, Villa Giulia,. 475 more words
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dance-world · 1 year
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Francesco Vecchione - Dance Company Theater Osnabrück - photo by Varvara Kandaurova
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federicacino-blog · 5 years
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The fashion film EN BLANCO is a mix of Art, Poetry, Dance, Photography and Music together with nine women artists, will make your heartbeat raise. EN BLANCO (literally IN WHITE) is a spanish expression used to define a state, a mood "...when your mind goes blank". In this short fashion film, nine different women are carried to the depths of their most private and intimate thoughts, while their minds go blank for a moment. This film has been created to present the new Jewelery Collection by Vacía la Nevera. By watching it, the public will get some clues on what the new collection is about. Directed by: Rubén Morales Sánchez Music: Federica Cino Poem: Ana Jimenez Pazpatti Voz: Yaiza Davilla Gómez Cast: Teresa Sanchez, Liliana Barros, Yaiza Davilla Gomez, Raquel Mendìvil Pita, Federico Longo, Angelina Ogunnorin, Ana Pérez Duro, Jin Young Wonm Hope Dougherty, Francesco Vecchione.
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Sant' Eligio Maggiore La costruzione della chiesa, la più antica di epoca angioina della città, in stile gotico, risale all'anno 1270.Fu edificata nella zona chiamata Campo Moricino, nei pressi del luogo dove era stato decapitato solo pochi anni prima Corradino di Svevia per opera di tre cavalieri francesi al seguito di Carlo I d'Angiò, sovrano di Napoli e inizialmente fu dedicata ai santi Eligio, Dionisio e Martino.La chiesa fu affiancata da un ospedale e l'intero complesso godette della protezione e dei privilegi reali, prima sotto Giovanna I d'Angiò e, successivamente, sotto Giovanna II d'Angiò ed Alfonso I d'Aragona.Nella prima metà del XVI secolo, il viceré spagnolo Don Pedro de Toledo vi fondò l'Educandato femminile, chiamato conservatorio per le vergini, dove le fanciulle erano istruite al servizio infermieristico presso l'annesso ospedale (restaurato tra il 1770 e il 1780 dagli ingegneri Bartolomeo Vecchione e Ignazio di Nardo, che ne progettò la facciata neoclassica su piazza Mercato).A questo periodo risalgono i primi interventi sull'edificio di culto con il rifacimento del soffitto operato da Niccolò di Tommaso da Squillace su disegno di Giuliano da Maiano, il posizionamento dell'organo realizzato daGiovanni Francesco Donadio e da Giovanni Mattia nel 1505 e l'inizio della costruzione della cappella dedicata a Sant'Angelo con dipinti di Giovan Paolo de Lupo e Giovanni Antonio Endecenel 1531.Nel 1836 l'architetto Orazio Angelini trasformò il pregevole soffitto quattrocentesco.Il complesso monumentale fu colpito e gravemente danneggiato da un violento bombardamento nel 4 marzo 1943 e, alcuni decenni dopo, un imponente restauro riportò il tempio alla primitiva linea gotica, liberandolo degli stucchi apposti nei secoli. (presso Chiesa di Sant'Eligio Maggiore)
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giancarlonicoli · 4 years
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7 ott 2020 15:50 IL PIÙ PULITO C’HA MAROGNA - LA 39ENNE SARDA CHE HA RICEVUTO DA BECCIU 500 MILA EURO NEL 2010 È STATA DENUNCIATA PER APPROPRIAZIONE INDEBITA E NEL 2002 PER FURTO - LA PASSIONE PER I SERVIZI E I RAPPORTI CON LA MASSONERIA: “I MIEI MAESTRI? FLAVIO CARBONI E FRANCESCO PAZIENZA” - I CONTATTI CON UN ALTRO CHIACCHIERATO 007 CONDANNATO PER DOSSIERAGGIO - LA RIVELAZIONE: “NEL GIUGNO 2020 UNA DONNA HA CHIESTO DI INCONTRARE PRIVATAMENTE BECCIU E LUI LE HA DATO UDIENZA. HA DETTO DI CHIAMARSI GENEVIÈVE CIFERRI PUTIGNANI E HA INIZIATO A URLARE: "LA PAGHERAI PERCHÉ NON HAI DIFESO PERLASCA"”
Giacomo Amadori e Giuseppe China per “la Verità”
Per capire l'affaire del cardinale Angelo Becciu e della sua dama sarda, la collaboratrice Cecilia Marogna, basta raccontare la storia del «lasciapassare» che il porporato ha vergato il 17 novembre 2017. In un foglio intestato alla Segreteria di Stato Becciu ha scritto: «Il sottoscritto, Sua eccellenza monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, dichiara di conoscere la signora Cecilia Marogna e di riporre in Lei fiducia e stima per la serietà della sua vita e della sua professione. La signora Marogna presta servizio professionale come analista geopolitico e consulente relazioni esterne per la Segreteria di Stato-sezione Affari generali».
In realtà forse Becciu non sa tutto della signora, che si sarebbe accreditata presso di lui via mail. È difficile immaginare che conosca le frequentazioni della giovane, affascinata da massoni e faccendieri del livello di Flavio Carboni («L'ho voluto conoscere per avere informazioni sulla storia dell'Anonima sequestri», ci ha confidato) e Francesco Pazienza («Sono la figlia che non ha mai avuto»).
Forse Becciu non sapeva neanche che la Marogna fosse stata denunciata nel 2010 per appropriazione indebita e nel 2002 per furto. Il documento di Becciu anticipa di un anno circa l'invio dei primi bonifici (per un totale di 500.000 euro) partiti dal Vaticano in direzione della Slovenia, dove la donna, il 28 dicembre 2018, era diventata azionista di riferimento (con il 100 per cento delle quote) e manager della società Logsic d.o.o. di Lubiana. In precedenza la signora, come vedremo, era andata alla ricerca di lavoro e guadagni. Dal 2016 affiancava Becciu come esperta di geopolitica, senza però nessuna entrata regolare. «Prima mi ha messo alla prova» ci ha confermato la Marogna. A fine 2017 le ha preparato la lettera di referenze e un anno dopo ha iniziato a farle arrivare cospicui finanziamenti.
La Marogna quella lettera di accreditamento non l'avrebbe usata solo per aprire le porte delle nunziature in giro per il mondo, mentre svolgeva il suo lavoro di diplomazia parallela. A quanto risulta alla Verità in almeno un'occasione l'avrebbe utilizzata come garanzia in un'agenzia immobiliare per cambiare casa e siglare un nuovo contratto di affitto.
Ma visto che la signora non pagava la pigione da meno di 1.000 euro, a un certo punto, l'agenzia ha spedito una lettera alla Santa sede chiedendo chi fosse questo Becciu garante della Marogna. Ieri sera Le Iene hanno mandato in onda un servizio in cui si parlava delle spese della donna per beni di lusso nelle boutique di Prada, Moncler, Saint Laurent, Mont Blanc, Tod's, Frau, oggetti acquistati con i soldi depositati in Slovenia. «Una persona con il suo compenso può fare ciò che vuole» ha precisato con noi la trentanovenne sarda.
«Nel budget di mezzo milione era compreso anche il mio stipendio che, però, non era stato determinato. Le posso dire che probabilmente sono creditrice verso il Vaticano, anche se posso avere speso 200.000 euro per me».Poi continua: «Ho raggiunto gli obiettivi con i pochi spiccioli che ho avuto, ho ottimizzato le risorse, mi sono accreditata con persone che hanno avuto fiducia in me e hanno riscontrato la mia professionalità. E mi venite ad accusare perché mi sono comprata, forse, una borsetta, una poltrona e un paio di sedie?».
Sono lontani i tempi in cui la donna era titolare di due ditte individuali, una di confezionamento di generi alimentari e un'altra che si occupava di cemento e derivati. La Marogna, con tutti quelli che l'hanno contattata in questi giorni, ha specificato di essere un'esperta di geopolitica «autodidatta», di aver concepito una figlia «fuori dal matrimonio» e di avere un'utilitaria. Prova anche a rifilarci la storia del doppio mutuo a carico: quello per pagarsi gli studi e quello per la casa dei genitori (un ex militare e una casalinga).Ma chiacchierando con lei emergono anche questioni molto più rilevanti. Per esempio la donna avrebbe continuato a collaborare con Becciu anche quando il porporato aveva ormai lasciato la Segreteria di Stato.
L'ultimo viaggio in versione James Bond in gonnella l'avrebbe fatto l'anno scorso in Turchia. Quest' anno per lei solo trasferte a Londra, in Svizzera e in Slovenia. Tappe più da finanziere che da esperta di terrorismo e aree di crisi. Ieri mattina ci è arrivata una strana mail riguardante i presunti trascorsi da «fonte» dei servizi della Marogna («è possibile che lo sia» butta lì la donna) e il suo ipotetico ruolo avuto nelle trattative per liberare padre Pierluigi Maccalli, sequestrato in Niger.
Anche in questo caso la donna non smentisce del tutto, quindi manda un pizzino ai massimi vertici istituzionali: «Vorrei incontrare Gennaro Vecchione (direttore del Dipartimento informazione e sicurezza, ndr) e il premier Giuseppe Conte, persone che non ho mai conosciuto, per farmi due chiacchiere con loro». Successivamente conferma di essere in contatto con un altro noto e chiacchierato 007. «Ho chiesto di confrontarmi con lui attraverso un suo grandissimo amico, una persona che stimo e che conosco da anni (in passato condannato per dossieraggio, ndr) vorrei andare a raccontargli un po' di cose».
È abbastanza evidente che la Marogna possa essere utilizzata da qualcuno non solo per una guerra interna al Vaticano, ma anche ai servizi di sicurezza. Per lei il proprio ruolo è chiaro: «Io sono un pacco regalo. Conteso. Scomodo. E di imbarazzo per chi avrebbe dovuto supportarmi con continuità, mentre invece si è perso tra le fresche frasche. Però malgrado tutto ho ottimizzato le mie risorse per raggiungere l'obiettivo».
Target che, però, non rivela. Ieri la presunta «dama di Becciu» ci ha inviato dei fogli Excel con alcune delle sue presunte spese effettuate in un'operazione svolta tra febbraio e marzo 2018, per un totale di 236.847 sterline (circa 260.000 euro al cambio attuale). Nelle carte la donna, con precisione, annota anche la media delle uscite quotidiane. Tra i costi ci sono voci come «know-how», «monitoraggio» e «assistenza».
Nei fogli si trovano anche molte uscite legate ai voli aerei, al noleggio di auto e al carburante. Alte anche le bollette telefoniche. Dopo averci mandato il materiale la donna diventa imperativa: «Mettiti a scrivere. Titolo: "Non è che la Marogna fa parte di una partita molto più grande di lei?"».
Quindi si fa incalzante: «Questa roba la devi mandare alle Iene immediatamente, devi fermare quella merda, perché altrimenti l'inchiesta non te la faccio fare. Scrivo io, tanto so farlo bene, e mi apro un blog e faccio io gli scoop su di me». Insiste: «Non sono una faccendiera, né una lobbista, ma un'analista geo-socio economico-politica non cerco fama, né gloria. Con la storia delle mie spese personali hanno voluto spostare l'attenzione dalla manovra finanziaria da 450 milioni che ruota intorno a Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi».
La sedicente esperta ha avuto rapporti anche con diversi politici italiani. Per esempio con gli ex ministri Cirino Pomicino e Lorenzo Cesa. Quest' ultimo risulta averle versato una retribuzione da 2500 euro per lavoro dipendente. Pomicino ricorda: «La Marogna ci combinò un appuntamento con Becciu». A presentargliela sarebbe stato il figlio di un ex deputato democristiano, «una brava persona, quasi un prete»: «Quella ragazza era una persona alla ricerca disperata di lavoro. L'ho mandata in giro per questi centri che si occupano di geopolitica, ma non credo che abbia avuto riscontri. Quando l'ho conosciuta sembrava tutt' altro che una donna dedita al lusso. Piuttosto un pulcino bagnato».
Conclude: «Magari era solo una testa di legno. Io dalla fine del 2018 non l'ho più vista». Anche perché la Marogna a quell'epoca aveva iniziato a incassare in Slovenia i soldi del Vaticano.Nel colloquio con la dama sarda spuntano anche i nomi di altri politici. Nel libro di Massimo Franco L'enigma Bergoglio si parla di un pranzo tra il cardinale Becciu, l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti, durante la crisi della nave Sea watch. Un incontro a cui il leader della Lega si sarebbe unito all'ultimo momento.
«Mi sembra che Salvini e Becciu non si fossero mai visti prima» ci informa la Marogna. «Con Giorgetti aveva invece rapporti di massima stima, anche se il numero dei loro incontri si conta con le dita di una mano». Becciu avrebbe lavorato anche a un vertice con l'attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, summit che, però, non si sarebbe realizzato. La Marogna ricorda pure la presentazione di un libro dell'ex ministro dell'Interno Marco Minniti, del Pd, a cui presenziò pure Becciu.
«Quel giorno c'ero anche io» riferisce la «diplomatica». «Il cardinale aveva un buon rapporto con Minniti, come lo aveva con Gianni Letta. Mentre non mi risulta abbia mai incontrato Silvio Berlusconi». La politica rientra, in un certo senso, anche nell'ultimo, misterioso, aneddoto: «Nel giugno 2020 una donna ha chiesto di incontrare privatamente Becciu e lui le ha dato udienza. Ha detto di chiamarsi Geneviève Ciferri Putignani e ha iniziato a urlare: "La pagherai perché non hai difeso Alberto Perlasca"».
Perlasca è l'ex economo di Becciu che ora sta collaborando con gli inquirenti. La Marogna ci chiede di digitare su Internet il nome della presunta assalitrice. Compare come autrice di un libello: L'amore che guarisce la politica italiana. La donna ci consiglia di continuare la ricerca. Scopriamo un'agenzia di stampa del 2006 che parlava delle disavventure di una terremotata, tale Genevieve Ciferri, figlia di Amelia Putignani. Omonima dell'accusatrice di Becciu. «Non credo che esista davvero» conclude la Marogna. «Si ricordi che santa Geneviève è la patrona della polizia francese: la gendarmerie». Oggi i colleghi della gendarmeria vaticana hanno messo sotto inchiesta lei e il suo Angelo protettore.
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purpleavenuecupcake · 6 years
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Fotografia dell’abbandono scolastico e formativo
È ancora una volta il Mezzogiorno l’area nella quale i giovani tra 18 e 24 anni con al più la licenza media abbandonano sia lo studio che la formazione professionalizzante. Se, infatti, in media in Italia questi giovani sono poco meno del 14%, al Sud raggiungono il 18,5%, mentre al Nord si fermano all’11,3% e al Centro al 10,7%. E sono più i maschi che le femmine a interrompere gli studi: i ragazzi meridionali sono ben il 21,5%, le ragazze del Sud il 15,2%. Si tratta di elaborazioni SVIMEZ su dati ISTAT presentati oggi a Roma nel corso del seminario su “Il sistema educativo nell’Italia dei dualismi. Una discussione a partire dal “Education&Training Monitor 2017”, organizzato dalla SVIMEZ e dalla Rappresentanza della Commissione europea in Italia.
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Al seminario, coordinato da Luca Bianchi, Direttore della SVIMEZ, sono intervenuti Daria Ciriaci, della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, Francesco Avvisati dell’OCSE e Gaetano Vecchione, dell’università federiciana di Napoli. Al successivo dibattito hanno preso parte Adriano Giannola, Presidente della SVIMEZ, Francesco Sinopoli, Segretario della FLC-CGIL e Roberto Torrini, della Banca d’Italia, già Direttore ANVUR. Dalle analisi e dal confronto sono emerse le profonde differenze territoriali, e soprattutto, come in alcune provincie, in particolare meridionali, quasi un giovani ogni quattro abbandoni la scuola o la formazione professionale. Ciò comporta un troppo basso livello di competenze al Sud, che rende ancor più difficile l’accesso al mercato del lavoro. Read the full article
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dance-world · 1 year
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Francesco Vecchione - Dance Company Theater Osnabrück - photo by Varvara Kandaurova    
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dance-world · 1 year
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Francesco Vecchione - Dance Company Theater Osnabrück - photo by Varvara Kandaurova  
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