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#fecondazione assistita
toscanoirriverente · 10 months
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https://www.corriere.it/cronache/23_luglio_24/fecondazione-assistita-uomo-non-puo-ritirare-consenso-anche-se-coppia-separata-053c1be0-2a0d-11ee-84ae-fdab1efa7b6b.shtml
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francolisi · 8 days
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scienza-magia · 2 years
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Fecondazione eterologa, diritti del bambino e padre naturale
Le donazioni di ovuli e spermatozoi devono essere anonime? È una questione dibattuta, su cui i paesi europei hanno nel tempo adottato legislazioni diverse, in alcuni casi rimuovendo l’anonimato. Molte donne che ricorrono alla fecondazione eterologa, cioè la tecnica di procreazione assistita che prevede la donazione esterna di gameti (le cellule sessuali, ovuli o spermatozoi), si trovano ad affrontare la questione dell’anonimato del donatore: dare o meno ai nati la possibilità di avere accesso alle informazioni anagrafiche del donatore è una questione delicata e dibattuta, oltre che regolata in maniera diversa da paese a paese. Anche per Giulia, donna italiana di 43 anni che cinque anni fa ha concepito sua figlia in Danimarca tramite la fecondazione eterologa, è stato complicato affrontare la questione dell’anonimato del donatore. Giulia ha raccontato che per un certo periodo si è sentita in colpa per aver scelto un donatore anonimo, di cui non sarà mai possibile conoscere l’identità: «mi è sembrato di aver scelto per mia figlia, di averle tolto un’opportunità». In Italia, come in Spagna, i donatori sono anonimi per legge. Ma ci sono paesi, come la Danimarca, in cui è invece possibile scegliere tra donatori anonimi o non anonimi. Ci sono anche paesi – come la Svezia, la Germania o i Paesi Bassi – in cui l’anonimato è stato totalmente rimosso: significa che tutti i nati da donazione possono avere accesso alle informazioni anagrafiche della propria donatrice o del proprio donatore una volta raggiunta la maggiore età (o in alcuni casi i 16 anni). Dove l’anonimato è stato rimosso lo si è fatto anche sulla spinta delle richieste dei nati da fecondazione eterologa, che in alcuni casi hanno chiesto di poter sapere chi era il donatore o la donatrice grazie ai quali erano nati.
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Una fecondazione in vitro a Londra (AP Photo/Sang Tan, file) Per avere una figlia, Giulia è dovuta andare all’estero. In quanto single, non aveva diritto in Italia ad accedere alle tecniche di fecondazione assistita, che permettono di avere figli a chi non può averli naturalmente: per la legge italiana possono ricorrere alla fecondazione assistita solo le coppie eterosessuali, sposate o conviventi. La storia di Giulia non è l’unica di questo tipo tra quelle raccolte dal Post, e permette di capire quanto sia complessa e delicata la questione dell’anonimato dei donatori: le norme al riguardo servono a tutelare il più possibile sia chi dona, sia la persona o la coppia che riceve la donazione, sia, naturalmente, chi nasce da quella donazione. I paesi che nel tempo hanno deciso di rimuovere l’anonimato lo hanno fatto prediligendo il diritto dei nati a conoscere le proprie origini, anche ricavandolo da una serie di interpretazioni del diritto internazionale, tra cui la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Di recente c’è anche chi ha sottolineato come, con la crescente diffusione dei test del DNA fai-da-te (non sempre affidabili), l’anonimato dei donatori abbia ormai poco senso: nei paesi in cui i donatori sono anonimi è capitato che i nati riuscissero a identificarli con alcuni di questi test e poi a contattarli. Un caso di questo tipo è stato raccontato per esempio in Francia, dove è appena stato rimosso l’obbligo di anonimato, nel libro autobiografico Le Fils (2019) di Arthur Kermalvezen, nato da donazione e co-fondatore dell’associazione Origines.  I molti paesi che prevedono ancora l’anonimato prediligono invece la tutela della privacy delle donatrici e dei donatori, uniformando di fatto le norme sulle donazioni dei gameti a quelle già esistenti sulle donazioni di organi e tessuti, che sono anonime e gratuite. L’Italia rientra in questa seconda categoria. Già nella sentenza della Corte Costituzionale con cui nel 2014 fu resa lecita la fecondazione eterologa, la 162, si citava la possibilità di uniformare le regole sulla donazione di gameti a quelle sulle donazioni di cellule e tessuti umani. Successivamente furono emesse altre direttive, come l’accordo interregionale della Conferenza delle regioni e delle province autonome, che sempre nel 2014 diede alcune linee guida sulla fecondazione eterologa e stabilì esplicitamente che i donatori e le donatrici di gameti dovevano restare anonimi e non rintracciabili né dalla coppia ricevente né dai nati. Lorenzo D’Avack, presidente del Comitato nazionale per la bioetica, ha detto che in Italia il tema è stato comunque piuttosto dibattuto fin dall’inizio, con posizioni sia favorevoli che contrarie. Fermo restando l’anonimato, le norme italiane (come quelle di altri paesi europei: gli Stati Uniti, meno regolamentati, meriterebbero un discorso a parte) prevedono comunque una serie di tutele, soprattutto dal punto di vista sanitario: i dati necessari per la tracciabilità anche clinica delle donazioni devono essere conservati per almeno 30 anni, e possono essere resi noti al personale sanitario nel caso in cui la persona nata abbia bisogno di conoscerle per ragioni mediche. Concretamente significa che pur non potendo sapere chi è e come si chiama il donatore, il nato può avere accesso a informazioni rilevanti per la sua salute (è per questo che nel consenso informato per la fecondazione eterologa si cita il rischio di anamnesi mediche errate nel caso in cui chi nasce non venga informato su come è stato concepito). Negli ultimi anni l’equiparazione tra organi, tessuti e gameti è stata messa in discussione: chi lo ha fatto ha sostenuto che quella dei gameti è una donazione molto particolare e non equiparabile ad altre, e che quindi andrebbe regolamentata con criteri diversi. «Le donazioni di organi salvano vite, mentre quelle di gameti le creano», dice per esempio un recente rapporto del Consiglio d’Europa, organizzazione nata nel 1949 per promuovere la democrazia e i diritti umani (e che non c’entra nulla con l’Unione Europea). Anche nella direttiva dell’Unione Europea sulla gestione di organi e tessuti, poi attuata dall’Italia, si ammetteva (articolo 29) che per le donazioni di gameti si sarebbero potute fare valutazioni diverse rispetto all’anonimato di altre donazioni, magari rimuovendolo. Su queste basi, due anni fa, sempre il Consiglio d’Europa ha invitato i 46 stati membri ad abolire l’anonimato dei donatori di gameti prediligendo il diritto del concepito a conoscere le proprie origini genetiche, e mantenendo comunque intatto il diritto della donatrice e del donatore a non avere impegni giuridici di alcun tipo nei suoi confronti. Nel frattempo, nei paesi che hanno legalizzato la fecondazione eterologa da più anni, le persone nate da queste donazioni e diventate ormai adulte hanno in più occasioni organizzato campagne per chiedere la rimozione dell’anonimato: è successo per esempio in Australia, negli Stati Uniti, in Francia e nel Regno Unito, dove si sta valutando se rimuovere l’anonimato del donatore direttamente dalla nascita, senza quindi che il nato debba aspettare i 18 anni per avere accesso alle informazioni anagrafiche del donatore o della donatrice. Catherine (nome di fantasia), una donna inglese con cui ha parlato il Post e che non vuole essere citata per nome fino al compimento dei 18 anni di età di suo figlio, ha detto di essere favorevole a questa possibilità: «Mio figlio è nato alla fine del 2004, poco prima che venisse rimosso l’anonimato : attraverso alcuni test del DNA è riuscito a rintracciare e incontrare alcune persone nate grazie allo stesso donatore. È stata un’esperienza positiva e spera con questo metodo sia di rintracciarne altre che di trovare il suo donatore». Catherine ha detto che lei e sua moglie sostengono il loro figlio in questa ricerca, e dice di non aver mai vissuto come una minaccia la sua curiosità nei confronti del donatore, trovandola invece comprensibile e giustificata. Alcuni degli studi esistenti sui nati da fecondazione eterologa sembrano suggerire proprio questo: la curiosità nei confronti del donatore o della donatrice accomuna molte persone nate da donazione, senza che la figura del donatore venga percepita necessariamente come sostitutiva del genitore o senza che ci sia un effettivo desiderio di stabilirci un qualche tipo di relazione. Valentina Berruti è una psicologa psicoterapeuta del centro B-Woman di Roma che si occupa di questo tema e si dichiara concettualmente favorevole alla rimozione dell’anonimato sulle donazioni di gameti. Berruti ritiene che l’esigenza di conoscere la propria identità genetica sia «assolutamente comprensibile», ma sostiene anche che per le coppie che hanno ricevuto la donazione possa essere molto complesso relazionarsi alla figura del donatore in modo sereno: «L’anonimato viene vissuto da molte coppie come una legittimazione del proprio ruolo di genitori, un modo di escludere dal nucleo faticosamente costruito una figura percepita come minacciosa», aggiunge. Secondo Berruti, che lavorando in Italia ha a che fare soprattutto con coppie eterosessuali, questa percezione dipende anche da fragilità legate all’accettazione della propria infertilità, un tema senz’altro complesso, per cui in psicoterapia si parla di «lutto biologico». Berruti ritiene che prima di pensare di rimuovere l’anonimato sarebbe quindi necessario lavorare adeguatamente su queste stesse fragilità e preparare le famiglie e potersi relazionare in modo sereno con la curiosità dei figli nei confronti della figura del donatore, così come sulla consapevolezza che «la genitorialità non dipende dalla genetica o dalla biologia» ma è prima di tutto un ruolo sociale, che «si esplica attraverso l’intenzione, la relazione e la dedizione nei confronti di questi figli così fortemente desiderati». In Italia sono state fatte alcune proposte di legge per rimuovere almeno parzialmente l’anonimato: una di queste, di iniziativa del senatore Luigi Manconi (PD), proponeva di normare l’anonimato in modo simile a quanto avviene in Danimarca, permettendo quindi ai donatori di poter scegliere se donare anonimamente o meno: è la regolamentazione nota come «doppio binario». Per il resto il disegno di legge prevedeva tutte le tutele attualmente esistenti, compresa l’assenza, in qualsiasi caso, di un rapporto giuridico tra donatori e nati, a tutela di entrambi. L’accordo della Conferenza delle regioni e delle province autonome che nel 2014 stabilì alcune delle linee guida sulla fecondazione eterologa prevede inoltre che nel caso in cui l’anonimato sia rimosso non lo si faccia retroattivamente, come successo nel Regno Unito e in Francia: in questo caso si potrebbe continuare a garantire l’anonimato ai donatori che hanno donato prima dell’entrata in vigore della nuova norma. Giulia Scaravelli, responsabile del registro nazionale della PMA (Procreazione medicalmente assistita) in Italia per l’Istituto Superiore di Sanità, ha detto che prima di rimuovere l’anonimato delle donatrici e dei donatori di gameti in Italia è necessario fare «un grosso lavoro di sensibilizzazione, informazione e consapevolezza della società civile sull’importanza della donazione». Secondo Scaravelli, rimuovere l’anonimato senza aver prima sensibilizzato sull’importanza della donazione rischia di disincentivare le persone a donare per paura del maggior coinvolgimento previsto dal non-anonimato. Ma in Italia la sensibilizzazione sulla donazione dei gameti è un lavoro ancora tutto da fare: anche se la fecondazione eterologa è legale ormai da quasi 10 anni, c’è una pressoché totale assenza di informazione e sensibilizzazione sulla possibilità di donare i gameti, cioè sul gesto su cui si basa la fecondazione eterologa e che ne permette l’esistenza. Dal 2014 a oggi, su scala nazionale, l’unica campagna informativa sulla possibilità di donare i gameti è stata realizzata dall’Associazione Luca Coscioni. Ci sono state campagne locali, come quella della regione Emilia-Romagna, o di singoli enti, ma nulla da parte del ministero della Salute o dell’Istituto superiore di sanità. Read the full article
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astra-zioni · 2 years
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Penso che per una mera ragione biologica e anagrafica mi stia ponendo la questione della maternità in maniera sempre più frequente. Inorridisco ancora quando sento di una donna che vuole avere un figlio suo, ma questo credo derivi da un mio problema in generale che non riguarda tanto il fatto della maternità in sé e per sé (fermo restando che è un affare che non m’ha mai interessata). Però appunto, quando mi capita di pensarci fantastico e immagino l’adozione. Non m’interessa avere un figlio mio perché i miei geni fanno cagare e perché non ho interesse nel tramandarli, né considero l’essere genitore una questione di sangue, fluidi e DNA. Mi ha sempre affascinata l’aspetto pedagogico ed umano della questione, e non il soggetto in sé che può essere bianco, nero, verde, con gli occhi a mandorla o azzurri come i miei. Solo che qua si parla di diritto all’aborto, di fecondazione assistita, uteri in affitto, e mai nessuno parla del fatto che al mondo esistono milioni di bambini senza casa e famiglia. Mi sembra abbastanza trascurabile a fronte di questo voler generare un figlio “tuo”, a meno che tu non ritenga di essere un individuo particolarmente fico, ricco e sano. Ad ogni modo, come in ogni questione, me la prendo nel culo, perché sarò una donna single, magari anche lesbica, e probabilmente non così ricca per permettermi di crescere un essere umano. Che poi anche qui. Non ho niente da insegnare, sia chiaro. M’interessa il rapporto tra adulto e bambino sotto un aspetto quasi sociologico. Intendo dire che dover crescere un bambino ti mette continuamente in discussione e ti costringe a lavorare quotidianamente su di te e sulla tua capacità empatica. Non so se avrò mai un figlio, ma so per certo che non vorrei fosse mio; non ce n’è bisogno, banalmente. Mi rendo conto di scrivere così anche perché l’esperienza della maternità intesa come pancione, visite, “felicità”, parto, allattamento e via discorrendo (anche se nella maggior parte dei casi è un’esperienza tremenda, ma nessuno ne parla), mi interessa come mi può interessare cosa indossa Chiara Ferragni. Temo sia un’esperienza che mi genera disforia (come il ciclo mestruale), e che di fronte questa tematica assumo il ruolo “maschile” di persona che attende il nascituro per crescerlo, più che il ruolo femminile di farlo, di tenerlo in pancia.
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mezzopieno-news · 1 year
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DIVENTA MADRE A 50 ANNI DOPO 2 ABORTI E 8 FECONDAZIONI
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Una coppia di Avellino ha dato alla luce una bambina in una condizione che sembrava impossibile, in età avanzata e dopo 2 aborti e 8 tentativi di fecondazione assistita falliti.
Barbara Caramico di 50 anni e il marito Fabio De Luca sono diventati genitori di Beatrice, una bimba di 3 chili nata nella Clinica Malzoni di Avellino grazie al gruppo di medici e infermieri guidato dal dottor Raffaele Petta. Dopo diversi anni di insuccessi e una lunga serie di terapie non andate a buon fine, la coppia ha tentato ancora una volta, riuscendo a realizzare un vero e proprio prodigio, proprio quando sembrava non esserci nulla da fare.
La neo-mamma Barbara Caramico è tornata nella sua casa dopo pochi giorni e con un visibile entusiasmo ha voluto ringraziare pubblicamente “tutto il personale medico, ostetrico, infermieristico della Clinica Malzoni per la amorevole competenza e disponibilità e soprattutto il dottor Raffaele Petta che con la sua equipe ha realizzato una impresa che sembrava impossibile, assieme a tutti quelli che mi hanno accompagnato in questo meraviglioso percorso che ha portato alla nascita di Beatrice”.
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Fonte: Salerno Today; foto di Jonathan Borba
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newsnoshonline · 14 days
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Gli embrioni umani: l'asimmetria nella formazione del corpo Uno studio recente rivela che l’asimmetria gioca un ruolo cruciale nella formazione del corpo umano fin dalle prime fasi dello sviluppo embrionale. Questa scoperta potrebbe avere implicazioni importanti per le tecniche di fecondazione in vitro (IVF). Un’importante scoperta per la scienza Le ricerche evidenziano che già dalla prima divisione dell’ovulo fecondato le cellule embrionali iniziano a seguire percorsi destinati a diversi ruoli nel corpo umano completo, aprendo nuove prospettive di studio nello sviluppo fetale. Il biologo Ali Brivanlou, della Rockefeller University di New York, sottolinea l’importanza di questa scoperta e il suo potenziale impatto clinico nel campo della riproduzione assistita.
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gaiaitaliacom · 3 months
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Figli di coppie dello stesso sesso: se la coscienza di chi dovrebbe legiferare è afona cosa resta?
Figli di coppie dello stesso sesso: se la coscienza di chi dovrebbe legiferare è afona cosa resta?
di Silvia Montagnani La corte d’appello di Roma ha rigettato la legge di Salvini che imponeva, nei documenti ufficiali come, ad esempio, la carta di identità, la dicitura “padre” e “madre”. Il 6 febbraio la corte d’appello di Milano ha dichiarato illegittime le registrazioni degli atti di nascita dei figli di coppi di donne ricorse alla fecondazione assistita. Chiedendo al legislatore di…
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MO, Della Vedova: "Ci sia pausa umanitaria, appello ad Hamas per il rilascio ostaggi"
Il deputato di +Europa sulla fecondazione assistita: “Legge 40 liberticida”source
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stranotizie · 4 months
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Compie 20 anni la legge 40, che regola il ricorso alla provetta nel nostro Paese. Dal 2004 sono raddoppiati il numero dei trattamenti e le gravidanze ottenute Oltre 217mila bambini sono nati, in Italia, con le tecniche di fecondazione assistita. Quasi quanto la popolazione di Messina o Padova. Dall'approvazione della legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita (Pma), arrivata al traguardo dei 20 anni, il numero dei trattamenti effettuati ogni anno è raddoppiato, così come i tassi di gravidanza. E sono aumentate fortemente anche le procedure che utilizzano embrioni crioconservati. Sono alcuni dei dati raccolti dal Registro nazionale della Pma, istituito proprio dalla legge 40 all'Istituto superiore di sanità e che ha iniziato la propria attività nel 2005. Ecco i principali dati, resi noti in vista del ventesimo anniversario dell'approvazione della legge, pubblicata in Gazzetta ufficiale il 19 febbraio. L'attività di Pma è aumentata di quasi 2 volte, dai 63.585 trattamenti del 2005 ai 109.755 del 2022. E la percentuale di bambini nati vivi sulla popolazione generale, che nel 2005 era dell'1,22%, nel 2022 è arrivata al 4,25%. Il registro ha ottenuto informazioni relative a 217.275 bambini nati vivi a seguito dell'applicazione delle tecniche di Pma. L'età media delle donne che si sottopongono a cicli di fecondazione assistita è passata da 34 anni nel 2005 a 37 anni nel 2022 (in Europa nel 2019 era 35 anni). Le over 40, che erano il 20,7% nel 2005, sono aumentate al 33,9% nel 2022 (in Europa nel 2019 erano il 21,9%). Il numero medio di embrioni trasferiti in utero è passato da 2,3 nel 2005 a 1,3 nel 2022. La percentuale di parti multipli - all'inizio la nascita di gemelli era molto spesso sinonimo di ricorso alla Pma - è scesa dal 23,2% del 2005 al 5,9% del 2022. E ancora, le procedure che prevedono l'utilizzo di embrioni crioconservati sono aumentate da 1.338 nel 2005, pari al 3,6% delle procedure, a quasi 30mila (29.890) nel 2022, pari al 31,1%, simile al valore medio europeo del 2019 (ultimo dato disponibile) che era del 31,2%. Anche il relativo tasso di gravidanza ogni 100 trasferimenti eseguiti è cresciuto, passando dal 16,3% del 2005 al 32,9% del 2022. Le tecniche di Pma che utilizzano gameti donati sono aumentate da 246 cicli nel 2014, pari allo 0,3%, a 15.131 cicli nel 2022, pari al 13,8%. L'appello. "La legge è stata modificata da diversi pronunciamenti della Corte costituzionale, però il suo impianto originario è rimasto", spiega all'Adnkronos Salute Paola Anserini, presidente della Società italiana di fertilità e sterilità e di medicina della riproduzione (Sifes-Mr). Un impianto che contribuisce a rendere "un po' difficile la risoluzione di alcuni problemi". Per l'esperta, due su tutti: il destino dei cosiddetti embrioni orfani e gli ostacoli alla fecondazione eterologa, quella con gameti esterni alla coppia. "Problemi reali" sui quali i medici lanciano un appello alla politica. "Possono essere risolti, o almeno avviati alla risoluzione, a prescindere dal colore politico del Governo", sostiene Anserini. "Oggi - ricorda la specialista, a capo dell'Uos di Fisiopatologia della riproduzione umana dell'Irccs ospedale policlinico San Martino di Genova - gli embrioni congelati che non vengono utilizzati non possono avere alcun altro destino se non quello di essere trasferiti nell'utero della madre", la donna dalla quale sono stati generati. E se "alcuni non sono propriamente abbandonati, ma solo in attesa di essere impiantati" nel grembo materno, "altri non vengono più reclamati". Orfani a tutti gli effetti. Quanti sono? Alcune stime parlano di decine di migliaia, ma Anserini precisa che "il dato non si può stimare", anche perché appunto "solo una parte" degli embrioni congelati si possono considerare abbandonati. In ogni caso "sono molti. L'ultimo censimento ufficiale risale a una decina di anni fa - sottolinea l'esperta - poi non è più stato fatto, non c'è mai più stata la volontà di definire per questi embrioni un destino diverso da quello di tenerli dove sono". "Certamente bisognerebbe partire da lì", dal contarli, auspica la presidente Sifes-Mr. Dopo di che "dovrebbero poter essere messi a disposizione di altre coppie con problemi di infertilità, come peraltro era già stato previsto diversi anni fa da una proposta di legge di Antonio Palagiano. Un progetto molto semplice e snello". Concretizzarlo "aiuterebbe anche a una maggiore responsabilizzazione nei confronti di questi embrioni - ragiona la specialista - perché in questo modo i genitori saprebbero che se li abbandonano verranno comunque messi a disposizione di altri". Per Anserini, poi, "un'altra grande criticità riguarda l'eterologa". Il nodo principale è che "oggi in Italia l'ovodonazione funziona solo ed esclusivamente con l'acquisto di gameti dall'estero. Decisamente serve un piano B", ossia "promuovere la preservazione di ovociti" da parte delle donne ancora giorni. "La fecondazione eterologa viene chiesta sempre di più - rimarca Anserini - e sempre più spesso con la motivazione dell'età avanzata. E' un dato di fatto che ormai i figli si fanno più tardi, che quando si cercano è più difficile concepirli e che quindi si ricorre sempre di più all'ovodonazione", con i problemi di cui sopra. Siccome "almeno a breve non ci sarà modo di invertire questo trend", avverte la presidente Sifes-Mr, per "ridurre la necessità di ricorrere all'ovodonazione la nostra proposta è far sì che possa aumentare la preservazione di ovociti. L'autodonazione - chiarisce l'esperta - dovrebbe essere un atto di autodeterminazione per le donne che fra i 32 e i 35 anni d'età non sono ancora nelle condizioni, o ancora non hanno la volontà, di fare un figlio e formare famiglia. Dovrebbero avere la possibilità di preservare i loro ovociti. E siccome poi l'utilizzo non è mai del 100%, quelli che rimangono potrebbero essere donati ad altri". Ma il ricorso alle procedure di procreazione medicalmente assistita è uniforme ed equo in tutte le aree della Penisola? "Con l'applicazione dei nuovi Lea", i Livelli essenziali di assistenza, risponde Anserini, "l'accesso ai centri pubblici per la Pma dovrebbe migliorare. Ovviamente - aggiunge - l'accesso alle tecniche di Pma nei centri pubblici presenta delle differenze regionali, come però avviene per qualunque altra prestazione". In questi 20 anni dall'approvazione della legge, 9.200 bimbi sono venuti al mondo nei centri Genera in Italia. "Dal 2008, anno in cui è stato fondato a Roma il primo centro Genera, al 2021, nelle nostre cliniche abbiamo assicurato un contributo significativo all’importante flusso di nuovi nati reso possibile grazie al ricorso alla Pma. Dal 2004 a oggi, questo è aumentato progressivamente, non senza le difficoltà legate ai divieti che un tempo vigevano proprio in base alla legge 40", sottolinea Filippo Maria Ubaldi, direttore medicodella rete di 8 cliniche specializzate in medicina della riproduzione. "Divieti, come quello di ricorrere alla fecondazione eterologa, oppure di poter tentare la Pma in caso di coppie fertili ma portatrici di malattie genetiche - ricorda l'esperto - che sono poi caduti grazie all’intervento della Corte costituzionale e che oggi non costituiscono più un ostacolo per le coppie italiane desiderose di un figlio". "Nel 2004 la Pma non offriva le possibilità e le chance di successo che ci sono oggi. La tecnologia si è evoluta tantissimo sia a livello clinico, che all’interno dei laboratori di embriologia. La crioconservazione dei gameti, il test genetico pre-impianto sugli embrioni, i protocolli di stimolazione ormonale personalizzati - spiega Laura Rienzi, direttore scientifico di Genera - sono tutte conquiste che in questi 20 anni i centri più avanzati hanno raggiunto, consentendo di ottimizzare le possibilità di riuscita della Pma". "Oggi abbiamo di fronte sfide come l’impiego dell’intelligenza artificiale, dei big data, dei test genetici per lo studio e la prevenzione dell’infertilità - prosegue - tutte frontiere che stiamo esplorando con molta attenzione e che impiegheremo solamente quando saremo certi di poterle sfruttare al meglio a beneficio dei pazienti. Quel che è certo è che oggi in Italia l’offerta di trattamenti è all’avanguardia e non ha nulla da invidiare a quella di altri Paesi europei. Attualmente l’accesso a queste tecniche è in continuo miglioramento, ma potrebbe essere ampliato intervenendo sull’awareness dei cittadini, oltre che naturalmente aumentando l’offerta dei servizi su tutto il territorio nazionale. Un obiettivo importante da raggiungere - chiosa - considerando che la Pma potrebbe dare un contributo ancora più rilevante al continuo calo delle nascite cui stiamo assistendo da anni in Italia". {} #_intcss0{display: none;} #U11160948958NQB { font-weight: bold; font-style: normal; } #U111609489588ID { font-weight: bold; font-style: normal; } #U11160948958icH { font-weight: bold; font-style: normal; } #U11160948958NXC { font-weight: bold; font-style: normal; } #U11160948958Aj { font-weight: bold; font-style: normal; } #U11160948958Xm { font-weight: bold; font-style: normal; } #U11160948958Hm { font-weight: bold; font-style: normal; } #U11160948958J0C { font-weight: bold; font-style: normal; } Fonte
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maternita-surrogata · 5 months
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Cose da considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata
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La maternità surrogata è diventata una scelta sempre più popolare per le coppie che desiderano avere figli ma non possono portarli in modo naturale. Questo processo coinvolge una donna che diventa incinta attraverso la fecondazione in vitro con gli ovuli e lo sperma dei genitori intenzionali, e poi porta avanti la gravidanza per conto loro. Anche se è una pratica legale in molti paesi, ci sono ancora diverse cose da considerare e valutare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata. In questa guida, esploreremo i fattori più importanti da tenere in considerazione per aiutare le coppie a prendere una decisione informata e consapevole. Dalla reputazione della clinica alla trasparenza del processo e ai costi associati, ci sono molte cose da tenere a mente prima di intraprendere questo viaggio unico e significativo. Comprendere i rischi, i benefici, le leggi e le opzioni disponibili può essere un passo cruciale per garantire un'esperienza positiva e di successo per tutte le parti coinvolte. Continuate a leggere per scoprire cosa considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata per realizzare il vostro sogno di diventare genitori.
Legalità della clinica
La legalità della clinica è un aspetto fondamentale da considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata. È essenziale assicurarsi che la clinica sia autorizzata e regolamentata dalle leggi del paese in cui opera. La surrogacy è un processo complesso e delicato, e lavorare con una clinica che opera in modo legale ed etico è di estrema importanza per garantire la protezione e i diritti di tutte le parti coinvolte. Prima di prendere una decisione, è consigliabile fare ricerche approfondite sulla clinica, verificare la loro licenza e accreditamenti, e valutare la loro reputazione e esperienza nel campo della maternità surrogata.
Esperienza e qualifiche dei medici
Gli aspetti legati all'esperienza e alle qualifiche dei medici sono di estrema importanza nella scelta di una clinica di maternità surrogata. È fondamentale assicurarsi che la clinica disponga di un team medico altamente qualificato e specializzato in questo campo. I medici dovrebbero avere una solida formazione e competenza nella gestione delle procedure di maternità surrogata, oltre a una vasta esperienza nella cura e nel monitoraggio delle madri surrogate e dei bambini che nascono da questo processo. È consigliabile verificare le qualifiche accademiche e professionali dei medici coinvolti, incluse eventuali specializzazioni o certificazioni aggiuntive nel settore della riproduzione assistita. Inoltre, è utile cercare recensioni o testimonianze di pazienti precedenti per valutare l'efficacia e la competenza del team medico della clinica. Una solida esperienza e competenza dei medici possono fornire maggiore sicurezza e tranquillità durante tutto il percorso della maternità surrogata.
Trasparenza dei costi
La trasparenza dei costi è un altro aspetto cruciale da considerare nella scelta di una clinica di maternità surrogata. È importante che la clinica fornisca informazioni chiare e complete sui costi associati al processo di maternità surrogata, incluse le spese mediche, legali e logistiche. Questo dovrebbe comprendere una dettagliata suddivisione dei costi e delle spese accessorie, in modo da poter avere una chiara comprensione di ciò che si sta pagando e di quali servizi sono inclusi. Una clinica affidabile sarà trasparente riguardo a eventuali costi nascosti o sorprese che potrebbero emergere lungo il percorso, consentendoti di pianificare in modo adeguato e prendere decisioni informate. La trasparenza dei costi non solo garantisce che tu abbia un quadro completo della tua spesa, ma indica anche un alto standard etico e professionale da parte della clinica di maternità surrogata.
Servizi e supporto forniti
Le cliniche di maternità surrogata devono offrire una vasta gamma di servizi e un supporto completo per garantire un processo sicuro ed efficiente. Questi servizi possono includere la valutazione e la selezione delle madri surrogati, il coordinamento dei trattamenti medici e dei controlli prenatale, l'assistenza legale per la stipula di contratti e la gestione delle questioni giuridiche, nonché la gestione logistica e l'assistenza durante il periodo di gravidanza. È fondamentale che la clinica sia in grado di fornire una guida esperta e un supporto continuo alle coppie che scelgono la maternità surrogata, affrontando le loro preoccupazioni e rispondendo alle loro domande lungo tutto il percorso. Inoltre, dovrebbero essere disponibili servizi di consulenza psicologica per sostenere le coppie durante questo processo emotivamente complesso. La disponibilità di un ampio ventaglio di servizi e un solido supporto dimostra l'impegno e la professionalità della clinica nella gestione del processo di maternità surrogata.
Processo di selezione dei surrogati
Una parte essenziale del processo di selezione dei surrogati è la valutazione accurata delle potenziali madri surrogati. Le cliniche di maternità surrogata devono condurre una rigorosa selezione e screening delle candidate per garantire che siano fisicamente e mentalmente idonee per intraprendere questa responsabilità. Ciò può includere esami medici approfonditi, valutazioni psicologiche e interviste approfondite per comprendere le motivazioni e l'impegno delle candidate nel sostenere una gravidanza surrogata. È importante che le cliniche adottino protocolli rigorosi per garantire la sicurezza e il benessere delle madri surrogati, compreso il monitoraggio regolare durante la gravidanza e il sostegno continuo durante tutto il processo. Una selezione accurata dei surrogati contribuisce a garantire che si crei una relazione di fiducia e collaborazione tra le coppie e le madri surrogati, garantendo una buona esperienza per tutte le parti coinvolte.
Attenzione alla legalità della clinica.
La legalità della clinica è un aspetto di fondamentale importanza da considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata. È essenziale assicurarsi che la clinica sia autorizzata e regolamentata dalle leggi e dalle normative vigenti nel paese in cui opera. Prima di impegnarsi con una clinica, è consigliabile condurre una ricerca approfondita sulle leggi locali e nazionali che regolano la maternità surrogata, al fine di comprendere i diritti e le responsabilità di tutte le parti coinvolte. Inoltre, è cruciale verificare la reputazione e l'esperienza della clinica, cercando recensioni e testimonianze da parte di altre persone che hanno utilizzato i loro servizi. La scelta di una clinica legale e affidabile non solo garantisce il rispetto delle leggi, ma contribuisce anche a tutelare i diritti e il benessere di tutte le persone coinvolte nel processo di maternità surrogata.
Verifica esperienza e qualifiche medici.
Uno degli aspetti più importanti da considerare prima di scegliere una clinica di maternità surrogata è la verifica dell'esperienza e delle qualifiche dei medici che lavorano all'interno della struttura. È fondamentale assicurarsi che i medici siano adeguatamente formati e specializzati nel campo della maternità surrogata. Si consiglia di fare ricerche sulle credenziali accademiche e professionali dei medici, verificando la loro formazione, il loro background e la loro esperienza nel campo della medicina riproduttiva e della maternità surrogata. È inoltre consigliabile cercare recensioni o testimonianze di altri pazienti che hanno avuto esperienze positive con i medici della clinica. La fiducia nelle competenze e nella professionalità dei medici è fondamentale per garantire un processo sicuro ed efficace di maternità surrogata.
Trasparenza dei costi garantita.
La trasparenza dei costi garantita è un altro aspetto di fondamentale importanza da considerare nella scelta di una clinica di maternità surrogata. È essenziale che la clinica fornisca informazioni chiare e dettagliate sui costi associati al processo di maternità surrogata, compresi i costi medici, legali e amministrativi. Inoltre, la clinica dovrebbe essere in grado di fornire una stima accurata dei costi totali previsti e spiegare in modo trasparente i dettagli finanziari, come il pagamento delle surrogate e le spese aggiuntive che potrebbero sorgere durante il percorso. La trasparenza dei costi non solo aiuta a evitare sorprese finanziarie inaspettate, ma dimostra anche l'impegno e la professionalità della clinica nel fornire un servizio di alta qualità e affidabile.
Servizi e supporto professionali forniti.
È altrettanto importante considerare i servizi e il supporto professionali forniti dalla clinica di maternità surrogata. La scelta di una clinica che offra servizi completi e di alta qualità può fare la differenza nel garantire un'esperienza positiva e sicura. La clinica dovrebbe avere un team di professionisti altamente qualificati, tra cui medici specializzati in medicina riproduttiva e consulenti legali esperti nel campo della maternità surrogata. Inoltre, la clinica dovrebbe fornire un supporto emotivo e psicologico sia alle surrogate che alle coppie intenzionate, per affrontare le sfide e le emozioni legate a questo percorso unico. La presenza di servizi e supporto professionali adeguati dimostra l'impegno della clinica nel garantire la salute e il benessere di tutte le persone coinvolte nel processo di maternità surrogata.
Processo rigoroso di selezione surrogati.
La selezione dei surrogati è un processo rigoroso che richiede attenzione e cura da parte della clinica di maternità surrogata. Durante questo processo, vengono valutate diverse caratteristiche e qualità per garantire che i surrogati siano idonei e in grado di affrontare questa responsabilità in modo sicuro ed etico. La clinica dovrebbe condurre valutazioni approfondite della salute fisica e mentale dei potenziali surrogati, compresi esami medici completi, valutazioni psicologiche e screening genetici. Inoltre, la clinica dovrebbe verificare l'affidabilità e l'integrità dei surrogati attraverso controlli antecedenti e riferimenti personali. Un processo di selezione rigoroso garantisce che solo individui qualificati e motivati siano considerati come surrogati, contribuendo a creare un ambiente sicuro e affidabile per tutte le parti coinvolte nel processo di maternità surrogata.
In conclusione, la scelta di una clinica di maternità surrogata è una decisione che richiede un’attenta considerazione e ricerca. È importante dare priorità al benessere e alla sicurezza sia dei genitori surrogati che degli aspiranti genitori, oltre a garantire che tutti gli aspetti legali ed etici siano adeguatamente affrontati. Soppesando tutti i fattori e cercando la guida di professionisti, le persone possono fare scelte informate e responsabili quando si tratta di maternità surrogata e, infine, realizzare il loro sogno di avviare o espandere la propria famiglia.
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cinquecolonnemagazine · 7 months
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Elezioni suppletive Monza, vittoria di Galliani: "Dedicata a Berlusconi"
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(Adnkronos) - Alle elezioni suppletive del Senato nel collegio di Monza e Brianza vince Adriano Galliani, avanti sullo sfidante Marco Cappato. "Questa vittoria è dedicata a Silvio Berlusconi, solo a lui", ha commentato il candidato arrivato al comitato elettorale. "In questo momento, i miei pensieri sono rivolti a Silvio Berlusconi, il mio maestro di vita. Ho in mente lui, 44 anni di vita insieme sono tanti", ha aggiunto Galliani. Tra le altre sezioni conquistate, Galliani vince anche ad Arcore. Nel comune lombardo, il patron del Monza conquista il 45,66% delle preferenze, contro il 44,61% di Cappato. Adriano Galliani dopo Silvio Berlusconi "Quando abbiamo affrontato questa sfida eravamo consapevoli delle condizioni di contesto in cui andavamo a giocarla, per questo ne usciamo battuti ma più forti per le sfide che abbiamo davanti". Lo ha detto Marco Cappato, commentando dal suo comitato elettorale a Vedano al Lambro la sua sconfitta. “È molto importante - ha detto Cappato rivolto al suo comitato elettorale - non perdersi d’animo per il risultato di questa elezione, perché da questa consapevolezza noi potremo trarre le energie per nuove conquiste di libertà, per la qualità di vita e dell’ambiente e per la qualità di una democrazia rispetto a cui la rabbia e indifferenza che si constatava girando per la Brianza era un dato fisicamente palpabile, ancor prima che l’astensione al voto”.   Le parole di Cappato “All’inizio ho detto che avrei portato avanti comunque le battaglie con l’associazione Luca Coscioni e Eumans. Potendolo fare dal Parlamento, avremmo potuto farlo insieme con più forza, ma lo faremo lo stesso”, ha detto Cappato, annunciato che “con Eumans ci uniremo a dicembre proprio a Monza per fare tesoro del contributo che è arrivato dalle persone e dalle organizzazioni, per rilanciare gli strumenti della partecipazione diretta dei cittadini. Continuano anche le azioni di disobbedienza civile. Non abbiamo avuto bisogno di essere in Parlamento per cambiare la legge sulla fecondazione assistita o quella sul fine vita e non abbiamo bisogno di essere in Parlamento per continuare questa battaglia. Potremo metterci un po’ più tempo, ma è una battaglia che continuiamo e che vinciamo”, ha concluso.   [email protected] (Web Info) Read the full article
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etnamam · 9 months
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francolisi · 9 days
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https://www.riproduzioneassistita.it/ovodonazione-italia-vedi-come/
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kritere · 10 months
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Pma, la Consulta dice che il consenso dell’uomo non può essere revocato dopo la fecondazione
DIRETTA TV 24 Luglio 2023 La Consulta ha stabilito che un uomo non può revocare il suo consenso dopo la fecondazione avvenuta con la procreazione medicalmente assistita. La sentenza riguarda il caso di una coppia che era ricorsa alla pma e si era in seguito separata, prima che l’embrione venisse impiantato nell’utero. 0 CONDIVISIONI Un uomo non può revocare il suo consenso dopo la…
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queerographies · 11 months
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[Ruth e Pen][Emilie Pine]
Una giornata particolare nel XXI secolo: sulla strada il racconto del nostro tempo, nei pensieri di queste due donne che la attraversano, il futuro che vogliamo.
Dublino, 7 ottobre 2019. Ruth e Pen camminano per le strade assolate della città. Non si conoscono ma quel giorno, mentre l’aria del pomeriggio s’infiamma per la manifestazione di protesta contro il cambiamento climatico, le loro storie si sfiorano. Ruth ha quarantatré anni, è una psicologa e pensa di essere una macchina difettosa; sta affrontando un avvilente percorso di fecondazione assistita e…
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ultimaedizione · 1 year
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La libertà e la tecno - scienza - di Domenico Galbiati
Suicidio assistito ed eutanasia, maternità surrogata e varietà delle tecniche di fecondazione assistita, manipolazioni genetiche e selezione embrionale, teorie del gender, post-umanesimo e trans-umanesimo, intelligenza artificiale: è vasta la gamma, sempre in ebollizione, dei temi ascrivibili oggi – e domani altri seguiranno – alla cosiddetta “biopolitica”. La quale ha ormai acquisito titolo ad…
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