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francolisi · 2 days
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scienza-magia · 2 years
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Fecondazione eterologa, diritti del bambino e padre naturale
Le donazioni di ovuli e spermatozoi devono essere anonime? È una questione dibattuta, su cui i paesi europei hanno nel tempo adottato legislazioni diverse, in alcuni casi rimuovendo l’anonimato. Molte donne che ricorrono alla fecondazione eterologa, cioè la tecnica di procreazione assistita che prevede la donazione esterna di gameti (le cellule sessuali, ovuli o spermatozoi), si trovano ad affrontare la questione dell’anonimato del donatore: dare o meno ai nati la possibilità di avere accesso alle informazioni anagrafiche del donatore è una questione delicata e dibattuta, oltre che regolata in maniera diversa da paese a paese. Anche per Giulia, donna italiana di 43 anni che cinque anni fa ha concepito sua figlia in Danimarca tramite la fecondazione eterologa, è stato complicato affrontare la questione dell’anonimato del donatore. Giulia ha raccontato che per un certo periodo si è sentita in colpa per aver scelto un donatore anonimo, di cui non sarà mai possibile conoscere l’identità: «mi è sembrato di aver scelto per mia figlia, di averle tolto un’opportunità». In Italia, come in Spagna, i donatori sono anonimi per legge. Ma ci sono paesi, come la Danimarca, in cui è invece possibile scegliere tra donatori anonimi o non anonimi. Ci sono anche paesi – come la Svezia, la Germania o i Paesi Bassi – in cui l’anonimato è stato totalmente rimosso: significa che tutti i nati da donazione possono avere accesso alle informazioni anagrafiche della propria donatrice o del proprio donatore una volta raggiunta la maggiore età (o in alcuni casi i 16 anni). Dove l’anonimato è stato rimosso lo si è fatto anche sulla spinta delle richieste dei nati da fecondazione eterologa, che in alcuni casi hanno chiesto di poter sapere chi era il donatore o la donatrice grazie ai quali erano nati.
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Una fecondazione in vitro a Londra (AP Photo/Sang Tan, file) Per avere una figlia, Giulia è dovuta andare all’estero. In quanto single, non aveva diritto in Italia ad accedere alle tecniche di fecondazione assistita, che permettono di avere figli a chi non può averli naturalmente: per la legge italiana possono ricorrere alla fecondazione assistita solo le coppie eterosessuali, sposate o conviventi. La storia di Giulia non è l’unica di questo tipo tra quelle raccolte dal Post, e permette di capire quanto sia complessa e delicata la questione dell’anonimato dei donatori: le norme al riguardo servono a tutelare il più possibile sia chi dona, sia la persona o la coppia che riceve la donazione, sia, naturalmente, chi nasce da quella donazione. I paesi che nel tempo hanno deciso di rimuovere l’anonimato lo hanno fatto prediligendo il diritto dei nati a conoscere le proprie origini, anche ricavandolo da una serie di interpretazioni del diritto internazionale, tra cui la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Di recente c’è anche chi ha sottolineato come, con la crescente diffusione dei test del DNA fai-da-te (non sempre affidabili), l’anonimato dei donatori abbia ormai poco senso: nei paesi in cui i donatori sono anonimi è capitato che i nati riuscissero a identificarli con alcuni di questi test e poi a contattarli. Un caso di questo tipo è stato raccontato per esempio in Francia, dove è appena stato rimosso l’obbligo di anonimato, nel libro autobiografico Le Fils (2019) di Arthur Kermalvezen, nato da donazione e co-fondatore dell’associazione Origines.  I molti paesi che prevedono ancora l’anonimato prediligono invece la tutela della privacy delle donatrici e dei donatori, uniformando di fatto le norme sulle donazioni dei gameti a quelle già esistenti sulle donazioni di organi e tessuti, che sono anonime e gratuite. L’Italia rientra in questa seconda categoria. Già nella sentenza della Corte Costituzionale con cui nel 2014 fu resa lecita la fecondazione eterologa, la 162, si citava la possibilità di uniformare le regole sulla donazione di gameti a quelle sulle donazioni di cellule e tessuti umani. Successivamente furono emesse altre direttive, come l’accordo interregionale della Conferenza delle regioni e delle province autonome, che sempre nel 2014 diede alcune linee guida sulla fecondazione eterologa e stabilì esplicitamente che i donatori e le donatrici di gameti dovevano restare anonimi e non rintracciabili né dalla coppia ricevente né dai nati. Lorenzo D’Avack, presidente del Comitato nazionale per la bioetica, ha detto che in Italia il tema è stato comunque piuttosto dibattuto fin dall’inizio, con posizioni sia favorevoli che contrarie. Fermo restando l’anonimato, le norme italiane (come quelle di altri paesi europei: gli Stati Uniti, meno regolamentati, meriterebbero un discorso a parte) prevedono comunque una serie di tutele, soprattutto dal punto di vista sanitario: i dati necessari per la tracciabilità anche clinica delle donazioni devono essere conservati per almeno 30 anni, e possono essere resi noti al personale sanitario nel caso in cui la persona nata abbia bisogno di conoscerle per ragioni mediche. Concretamente significa che pur non potendo sapere chi è e come si chiama il donatore, il nato può avere accesso a informazioni rilevanti per la sua salute (è per questo che nel consenso informato per la fecondazione eterologa si cita il rischio di anamnesi mediche errate nel caso in cui chi nasce non venga informato su come è stato concepito). Negli ultimi anni l’equiparazione tra organi, tessuti e gameti è stata messa in discussione: chi lo ha fatto ha sostenuto che quella dei gameti è una donazione molto particolare e non equiparabile ad altre, e che quindi andrebbe regolamentata con criteri diversi. «Le donazioni di organi salvano vite, mentre quelle di gameti le creano», dice per esempio un recente rapporto del Consiglio d’Europa, organizzazione nata nel 1949 per promuovere la democrazia e i diritti umani (e che non c’entra nulla con l’Unione Europea). Anche nella direttiva dell’Unione Europea sulla gestione di organi e tessuti, poi attuata dall’Italia, si ammetteva (articolo 29) che per le donazioni di gameti si sarebbero potute fare valutazioni diverse rispetto all’anonimato di altre donazioni, magari rimuovendolo. Su queste basi, due anni fa, sempre il Consiglio d’Europa ha invitato i 46 stati membri ad abolire l’anonimato dei donatori di gameti prediligendo il diritto del concepito a conoscere le proprie origini genetiche, e mantenendo comunque intatto il diritto della donatrice e del donatore a non avere impegni giuridici di alcun tipo nei suoi confronti. Nel frattempo, nei paesi che hanno legalizzato la fecondazione eterologa da più anni, le persone nate da queste donazioni e diventate ormai adulte hanno in più occasioni organizzato campagne per chiedere la rimozione dell’anonimato: è successo per esempio in Australia, negli Stati Uniti, in Francia e nel Regno Unito, dove si sta valutando se rimuovere l’anonimato del donatore direttamente dalla nascita, senza quindi che il nato debba aspettare i 18 anni per avere accesso alle informazioni anagrafiche del donatore o della donatrice. Catherine (nome di fantasia), una donna inglese con cui ha parlato il Post e che non vuole essere citata per nome fino al compimento dei 18 anni di età di suo figlio, ha detto di essere favorevole a questa possibilità: «Mio figlio è nato alla fine del 2004, poco prima che venisse rimosso l’anonimato : attraverso alcuni test del DNA �� riuscito a rintracciare e incontrare alcune persone nate grazie allo stesso donatore. È stata un’esperienza positiva e spera con questo metodo sia di rintracciarne altre che di trovare il suo donatore». Catherine ha detto che lei e sua moglie sostengono il loro figlio in questa ricerca, e dice di non aver mai vissuto come una minaccia la sua curiosità nei confronti del donatore, trovandola invece comprensibile e giustificata. Alcuni degli studi esistenti sui nati da fecondazione eterologa sembrano suggerire proprio questo: la curiosità nei confronti del donatore o della donatrice accomuna molte persone nate da donazione, senza che la figura del donatore venga percepita necessariamente come sostitutiva del genitore o senza che ci sia un effettivo desiderio di stabilirci un qualche tipo di relazione. Valentina Berruti è una psicologa psicoterapeuta del centro B-Woman di Roma che si occupa di questo tema e si dichiara concettualmente favorevole alla rimozione dell’anonimato sulle donazioni di gameti. Berruti ritiene che l’esigenza di conoscere la propria identità genetica sia «assolutamente comprensibile», ma sostiene anche che per le coppie che hanno ricevuto la donazione possa essere molto complesso relazionarsi alla figura del donatore in modo sereno: «L’anonimato viene vissuto da molte coppie come una legittimazione del proprio ruolo di genitori, un modo di escludere dal nucleo faticosamente costruito una figura percepita come minacciosa», aggiunge. Secondo Berruti, che lavorando in Italia ha a che fare soprattutto con coppie eterosessuali, questa percezione dipende anche da fragilità legate all’accettazione della propria infertilità, un tema senz’altro complesso, per cui in psicoterapia si parla di «lutto biologico». Berruti ritiene che prima di pensare di rimuovere l’anonimato sarebbe quindi necessario lavorare adeguatamente su queste stesse fragilità e preparare le famiglie e potersi relazionare in modo sereno con la curiosità dei figli nei confronti della figura del donatore, così come sulla consapevolezza che «la genitorialità non dipende dalla genetica o dalla biologia» ma è prima di tutto un ruolo sociale, che «si esplica attraverso l’intenzione, la relazione e la dedizione nei confronti di questi figli così fortemente desiderati». In Italia sono state fatte alcune proposte di legge per rimuovere almeno parzialmente l’anonimato: una di queste, di iniziativa del senatore Luigi Manconi (PD), proponeva di normare l’anonimato in modo simile a quanto avviene in Danimarca, permettendo quindi ai donatori di poter scegliere se donare anonimamente o meno: è la regolamentazione nota come «doppio binario». Per il resto il disegno di legge prevedeva tutte le tutele attualmente esistenti, compresa l’assenza, in qualsiasi caso, di un rapporto giuridico tra donatori e nati, a tutela di entrambi. L’accordo della Conferenza delle regioni e delle province autonome che nel 2014 stabilì alcune delle linee guida sulla fecondazione eterologa prevede inoltre che nel caso in cui l’anonimato sia rimosso non lo si faccia retroattivamente, come successo nel Regno Unito e in Francia: in questo caso si potrebbe continuare a garantire l’anonimato ai donatori che hanno donato prima dell’entrata in vigore della nuova norma. Giulia Scaravelli, responsabile del registro nazionale della PMA (Procreazione medicalmente assistita) in Italia per l’Istituto Superiore di Sanità, ha detto che prima di rimuovere l’anonimato delle donatrici e dei donatori di gameti in Italia è necessario fare «un grosso lavoro di sensibilizzazione, informazione e consapevolezza della società civile sull’importanza della donazione». Secondo Scaravelli, rimuovere l’anonimato senza aver prima sensibilizzato sull’importanza della donazione rischia di disincentivare le persone a donare per paura del maggior coinvolgimento previsto dal non-anonimato. Ma in Italia la sensibilizzazione sulla donazione dei gameti è un lavoro ancora tutto da fare: anche se la fecondazione eterologa è legale ormai da quasi 10 anni, c’è una pressoché totale assenza di informazione e sensibilizzazione sulla possibilità di donare i gameti, cioè sul gesto su cui si basa la fecondazione eterologa e che ne permette l’esistenza. Dal 2014 a oggi, su scala nazionale, l’unica campagna informativa sulla possibilità di donare i gameti è stata realizzata dall’Associazione Luca Coscioni. Ci sono state campagne locali, come quella della regione Emilia-Romagna, o di singoli enti, ma nulla da parte del ministero della Salute o dell’Istituto superiore di sanità. Read the full article
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vintagebiker43 · 1 year
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Il 67,9% degli italiani è a favore dell'eutanasia, il 68,8% sostiene il testamento biologico e rispetto alla possibilità di ricorrere al suicidio assistito i favorevoli rappresentano il 50%, mentre erano soltanto il 39,4% nel 2019. A rilevarlo è l'Eurispes nel suo Rapporto Italia 2023. Dall'indagine sui temi etici emerge come il matrimonio tra persone dello stesso sesso raccolga il 59,2% dei consensi, che risultano in crescita al 50,4% per l'adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali, rispetto al 31,1% rilevato nel 2019. L'adozione di bambini anche per i single è un tema che mette d'accordo poco più della metà degli italiani, il 56,3%. Meno di quattro cittadini su 10, il 38,1%, sono invece d'accordo con la possibilità di cambiare sesso tramite autodichiarazione, anche senza certificazione medica. Tra gli altri temi etici, sottolinea l'Eurispes, il 58% degli italiani si dichiara a favore della fecondazione eterologa, dato in aumento rispetto al 2022 (56,9%); poco meno di quattro su 10 sono a favore della maternità surrogata (39,5%). Per quanto riguarda la legalizzazione delle droghe leggere meno della metà degli italiani si dichiara a favore (47,9%) e un dato simile si rileva per la legalizzazione della prostituzione: 45,7% i favorevoli.
Questo governo NON rappresenta gli italiani
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Se le mogli non riuscivano ad avere figli era solo colpa loro ed erano donne mancate. Se le donne diventavano madri senza essere sposate erano disonorate e i genitori le cacciavano di casa. Se le donne non volevano quel figlio e tentavano clandestinamente di interrompere la gravidanza potevano morire. Le mogli allevavano da sole i figli ma la patria potestà era del marito. Il solo scopo delle donne era essere madri rinunciando ad essere donne. Il rapporto delle donne con la maternità è sempre stato gestito e approvato da leggi, idee, paure, maschili. Ma le donne hanno ottenuto molto e ancora più sognano. Vorrebbero, alla rinfusa: essere persone prima che madri; scegliere di essere o non essere madri; accedere alle tecniche di inseminazione eterologa; essere aiutate sin dall’adolescenza a non trovarsi madri per puro caso; essere madri di quanti figli desiderano senza dover rinunciare alla carriera o scegliere di rinunciarci per essere del tutto madri; avere accanto un uomo-padre come loro sono donna-madre, malgrado il lavoro e l’organizzazione domestica; essere madri di figli maschi e saperli far crescere affinché imparino ad amare, rispettare, aiutare le donne della loro vita; essere madri di figlie femmine che imparino a rispettare il proprio corpo, la propria intelligenza, il proprio valore, impedendo a chiunque di irriderle perché in grado di star sedute sulla propria fortuna.
Natalia Aspesi - 8 marzo 2014
[Margarita Sikorskaia]
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gdsradio7 · 6 months
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Italia è boom di madri ultracinquantenni
 In Italia sono 10mila i bambini nati negli ultimi anni con la procreazione medicalmente assistita (Pma) ‘eterologa’, che nel nostro Paese risulta in crescita a ragione del fatto che sempre più donne cercano la gravidanza in una età matura. “Le nostre Linee Guida- afferma il Professor Claudio Giorlandino, ginecologo, presidente dell’Italian College of Feto Maternal Medicine– permetterebbero…
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stranotizie · 8 months
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A partire da gennaio 2024 ogni donna in qualunque Regione risieda potrà ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (PMA) dietro il pagamento di un ticket. Il sogno di diventare genitori per molte coppie italiane, che finora non hanno potuto accedere alla PMA perché impossibilitati a sostenere la spesa di tasca propria, potrebbe diventare realtà. La svolta è arrivata con l’approvazione, qualche mese fa, del “Decreto Tariffe” Lea (Livelli essenziali di assistenza) che rende di fatto operativi i livelli essenziali di assistenza rinnovati nel 2017. Ci saranno differenze regionali? Ma se tutte le Regioni saranno effettivamente pronte a garantire il servizio è presto per dirlo: «L’approvazione del “Decreto Tariffe” è stato per noi un grande successo – dice Nicola  Colacurci, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), in un’intervista a Sanità Informazione -. La Sigo, infatti ha partecipato attivamente ai tavoli istituzionali per la definizione delle tariffe. Tuttavia, non abbiamo attualmente sufficienti elementi a disposizione per valutare se tutte le Regioni permetteranno l’acceso alla PMA in convenzione con il SSN senza che emergano diversità territoriali. Ovviamente, come Società scientifica ci impegneremo a vigilare sulla corretta applicazione dei Lea e a giugno 2024 potremmo trarre un primo, speriamo positivo, bilancio» Nel 2021 +36% di PMA rispetto al 2020 Anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nei giorni scorsi aveva sottolineato l’importanza dell’approvazione di questo decreto: «Dopo sei anni di attesa – spiega Schillaci – abbiamo messo fine ad un’iniquità che non era più  tollerabile». Stando agli ultimi dati disponibili, nel 2021, dopo la battuta d’arresto registrata durante la pandemia, c’è stata una ripresa dell’applicazione di tutte le tecniche di PMA. In particolare, i cicli di PMA nell’anno 2021 hanno registrato un aumento del 36% rispetto al 2020, le gravidanze del 50% e i bambini nati vivi del 49%. Omologa gratuita, eterologa con ticket fino a 1500 euro Come sottolineato dal presidente Sigo «mentre la fecondazione nel pubblico è ostacolata da lunghe liste d’attesa, moltissime coppie si rivolgono al privato spendendo ad oggi, dai 3.500 a 6-7mila euro per una fecondazione omologa e dai 5 ai 9mila euro per una eterologa (ad influenzare il prezzo, in questo caso, la provenienza degli ovociti, che sono quasi sempre importati)». Cifre che evidenziano quanto sia stato determinante l’approvazione del decreto tariffe.  Da gennaio, fa sapere il ministero della Salute, «le donne non pagheranno nulla per l’omologa. Per l’eterologa, invece, il costo del ticket sarà deciso dalle singole regioni e potrà essere indicativamente intorno ai 1.500 euro (anche in questo caso il prezzo dipende dall’importazione di gameti)». Accesso equo e diffuso ai servizi per la tutela della salute riproduttiva «Allo stesso tempo – aggiunge il ministro – è necessario un ulteriore impegno affinché sia garantita a tutte le coppie la possibilità di accedere a strutture e servizi preposti alla tutela della salute riproduttiva. Ciò significa anche garantire una diffusa presenza di strutture consultoriali che nella sanità del Terzo millennio devono essere messe in rete con i Medici di Medicina Generale, le Asl e le strutture ospedaliere. I consultori, che fin dalla loro istituzione hanno assicurato una preziosa presa in carico prima, durante e dopo la gravidanza, rappresentano un presidio indispensabile di salute e un tassello fondamentale nella strategia di sostegno alla natalità». Tutte misure contro quello che lo stesso Schillaci ha definito «inverno demografico», culminato, stando ai più recenti dati Istat, nel 2022, quando per la prima volta dall’Unità d’Italia i nati sono stati meno di 400mila.   Fonte
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paoloferrario · 10 months
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Eterologa - surrogata: una mappa per orientarsi tra sentenze, leggi e tecniche per avere figli, di Carlo Rimini, in sette.corriere.it, luglio 2023
letto in edizione cartacea cerca in https://www.corriere.it/sette/attualita/23_luglio_10/eterologa-surrogata-ecco-mappa-orientarsi-sentenze-leggi-tecniche-avere-figli-80feffd4-19ca-11ee-93f2-c317db1185a6.shtml
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amigayaps · 11 months
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Ieri c'è stato un lingo dibattito tra le femministe sulla GPA a Roma.
Hanno anche citato questo lavoro della dottoressa K.Swanson ma lo hanno completamente travisato:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7822970/
Questa è l'unica review sui rischi per la gestante per altri paragonata alle inseminazioni artificiali (omologa o eterologa, ossia con sperma del marito o di un donatore), ma anche con la popolazione generale.
I rischi maggiori sono ovviamente per l'inseminazione artificiale perché in quel caso le donne sono nullipare ed hanno già problemi di fertilità.
No n ci sono per la gestante differenze rispetto alla popolazione generale.
La dottoressa K. Swanson spiega anche che gli studi contro la GPA hanno il difetto di non essere mai fatti con i controlli sulla popolazione generale e quindi contano il rischio delle gravidanze come specifico della GPA mentre è uguale a quello Sella popolazione generale.
Questa altra Review presenta invece delle Linee Guida a protezione della Salute della Gestante sia per Gestazione per Altri sia per Inseminazioni Artificiali (IVF)
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6352361/
(1) sebbene non vi fossero prove a sostegno, l'assistenza prenatale per le gravidanze ART dovrebbe essere fornita da specialisti con conoscenze in ostetricia;
(2) le gravidanze multiple di ordine elevato rappresentano il maggior rischio di ART e dovrebbero essere discusse le opzioni di riduzione selettiva; (è la legge 40 ad imporre in Italia gli impianti multipli...)
(3) vi sono alcune prove di un aumento del rischio di anomalie congenite e si raccomanda lo screening genetico e anatomico prenatale, specialmente nelle gravidanze IVF-ICSI;
(4) a causa della mancanza o di prove contrastanti, si raccomanda che il trattamento del tromboembolismo venoso, la terapia antitrombotica, il trattamento dell'ipotiroidismo e le donne con anticorpi tiroidei positivi siano gli stessi delle gravidanze spontanee;
(5) dal momento che un aumento del livello di disagio è una caratteristica riconosciuta in queste gravidanze, dovrebbero essere prese in considerazione l'assistenza psicosociale e la consulenza psicologica. (oppure interrompere la violenza istituzionale della legge 40, delle femministe contro la GPA, dell'assurdo reato universale ecc.)
#GPA #sicura #libera #legge #lgbti #donne #gravidanza #amigay
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gaiaitaliacom · 11 months
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20 giugno 2023. Trentatre orfani per decisione superiore grazie a un inumano vuoto normativo
20 giugno 2023. Trentatre orfani per decisione superiore grazie a un inumano vuoto normativo
di Silvia Morganti 20 giugno 2023. La procura di Padova impugna (retroattivamente) le trascrizioni sui registri del Comune degli atti di nascita dei figli e delle figlie di 33 coppie di mamme. Bambini e bambine concepite all’estero con fecondazione eterologa e poi riconosciuti/e in Italia come figli/e di entrambe le madri. La prima impugnazione per illegittimità è quella di una bambina con due…
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kritere · 11 months
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Perché la proposta del governo sulla Gpa mette a rischio la fecondazione eterologa, spiegato da Piccolotti
DIRETTA TV 20 Giugno 2023 La proposta di legge di Fratelli d’Italia sulla maternità surrogata come reato universale “contiene una pericolosa ambiguità”: lo denuncia Elisabetta Piccolotti a Fanpage.it. “Si parla infatti di divieto di commercializzazione di gameti. Ma in Italia non ci sono politiche di incentivazione alla donazione e la quasi totalità delle fecondazioni eterologhe avviene…
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Comune non le riconosce come mamme, fanno causa al sindaco
E’ accaduto ad una coppia arcobaleno a Trofarello, nel Torinese (ANSA) – TORINO, 26 FEB – Hanno fatto causa all’amministrazione comunale perché non le ha riconosciute come mamme e adesso spetterà al Tribunale di Torino decidere. Una coppia arcobaleno, madri di due gemelline, nate con fecondazione eterologa praticata all’estero, hanno dato vita ad una battaglia legale (a cui la prima udienza si è…
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francolisi · 4 days
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Il dono del figlio
Il figlio non è un diritto, non c’è quindi un diritto dei genitori ad avere un figlio, che è una persona, non un oggetto. Questo è anche il primo motivo per cui non è accettabile la fecondazione artificiale, omologa o eterologa che sia. Inoltre è nella natura del matrimonio che non si possano dissociare i genitori nella procreazione, nella gestazione, nel mettere al mondo, nell’educazione. La…
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telodogratis · 1 year
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Cara ministro Roccella, i figli della fecondazione eterologa sono tanti in Italia
Cara ministro Roccella, i figli della fecondazione eterologa sono tanti in Italia
Read More(Adnkronos) – La donazione di ovociti non deve essere mercato, servono politiche serie e scelte fatte senza ipocrisiacronaca(Adnkronos) – La donazione di ovociti non deve essere mercato, servono politiche serie e scelte fatte senza ipocrisiaAdnkronos – ultimora
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scienza-magia · 2 years
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Fecondazione eterologa può causare problemi di salute e legali
Perché in Italia si dona lo sperma anche su Facebook. Per molte donne single o lesbiche, ricorrere a vie informali e poco sicure può essere l'unico modo per avere un figlio. In Italia chi vuole avere figli ma non riesce ad averli per via naturale può, in alcuni casi, ricorrere a centri e cliniche autorizzate che offrono trattamenti di procreazione assistita. Uno dei trattamenti possibili è quello che prevede la donazione esterna di gameti (le cellule riproduttive, spermatozoi o ovociti): si chiama “fecondazione eterologa”, in Italia è legale dal 2014 ed è soggetta a una serie di norme. Eppure in Italia ci sono donne che non potendo avere figli naturalmente scelgono di ricorrere a metodi alternativi: tra questi, a gruppi sui social network, siti e forum in cui gli uomini si propongono per donare il proprio sperma all’infuori delle norme e delle tutele previste dalla legge. Molte donne lo fanno per via del divieto, ancora in vigore in Italia, di accedere alla fecondazione assistita per single o coppie omosessuali. Online si trovano gli annunci di moltissimi uomini che sono principalmente in cerca di sesso, e si offrono quindi di avere rapporti non protetti con le donne interessate, e altri che dicono invece di essere realmente intenzionati a donare, proponendosi di farlo in modi che non prevedano intimità. Anche se potrebbero donare il proprio sperma legalmente e in modo più sicuro, spesso questa possibilità è poco conosciuta perché poco pubblicizzata dalle istituzioni, e sono perciò in molti tra donatori e riceventi a ricorrere ai diversi sistemi disponibili online per accordarsi privatamente e informalmente. Ma esistono rischi sanitari e legali per entrambe le parti.
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Un campione di sperma in un laboratorio australiano (AP Photo/Wong Maye-E) Sono molte le pagine e i gruppi italiani che su Facebook raccolgono annunci di uomini che si propongono come donatori di sperma – come questo, questo o questo – o pagine gestite da singoli donatori, come questa. Spesso sono etichettate per area geografica, e possono essere aperte o chiuse, come questa. Ci sono anche siti appositi, come Co-Genitori, che esiste dal 2008 in più lingue e, benché sia strutturato principalmente come sito per incontrare persone interessate a condividere un progetto di co-genitorialità (cioè avere un figlio e prendersene cura insieme ma senza considerarsi una coppia), ospita di fatto anche inserzioni di uomini che vogliono donare lo sperma. Gli aspiranti donatori hanno età molto diverse, e possono andare dai 20 agli oltre 50 anni. Alcuni di loro si propongono come donatori con “metodo naturale” – cioè, in altre parole, cercano rapporti sessuali – altri con “metodo artificiale”, cioè donando il proprio seme in un contenitore. In quest’ultimo caso può succedere che l’aspirante donatore e la ricevente si mettano in contatto online e si incontrino fisicamente in un luogo in cui l’uomo si possa appartare per eiaculare in una provetta. Poi viene consegnata alla donna, che si inietta il liquido seminale in modo autonomo. Una donna che ha preferito restare anonima racconta che lei e sua moglie stanno tentando di avere un figlio e incontrano lo stesso donatore ogni mese. Dice che la donazione avviene gratuitamente e in modo artificiale, e che ormai si conoscono: «spesso andiamo tutti e tre a bere qualcosa, anche se non sappiamo né il suo vero nome né dove abita, perché la sua famiglia non sa delle sue donazioni». Luca (nome di fantasia), 30 anni di Milano, è un donatore di sperma online. Racconta di non avere mai voluto rivelare la sua identità prima, durante e dopo gli incontri con le riceventi, che ha sempre visto indossando un passamontagna: non vuole essere identificabile e rischiare di subire rivendicazioni legali future da parte dei nati. Luca dice che dona da circa due anni e che a lui si sono rivolte finora sei donne: tranne un caso, tutte donne single o coppie omosessuali. Ci sono anche donatori che raccontano di non avere problemi a rendersi visibili: come Luigi (nome di fantasia), donatore di 46 anni di Bologna, che però ha aggiunto di non avere mai voluto fornire i propri dati anagrafici completi. Luigi dice di donare da oltre 10 anni, e che si sono rivolte a lui molte coppie, sia di donne omosessuali che coppie eterosessuali. Luigi dice che sua moglie sa delle sue donazioni: «non condivide questa scelta, la sopporta». Luca, invece, spiega che la sua famiglia non sa nulla: ne è al corrente solo un suo caro amico, e lui, che è ancora single, ogni tanto teme che una futura compagna (a cui avrebbe piacere di dirlo) non accetti che lui è «uno che ha figli in giro». Tra gli aspiranti donatori online c’è chi si offre di donare il proprio sperma a titolo completamente gratuito e chi chiede un rimborso spese per lo spostamento. Può anche succedere di trovare uomini che chiedano più o meno direttamente un compenso. I donatori e le riceventi intevistati, che tranne in un caso hanno raccontato di aver fatto ricorso esclusivamente a inseminazioni artificiali, sostengono però di aver effettuato e ricevuto donazioni di sperma gratuitamente. Il contrario sarebbe un reato: la commercializzazione di gameti è vietata in tutta l’Unione Europea, e in Italia dall’articolo 12 della legge 40 del 2004, il testo di riferimento per la fecondazione assistita. Chi in qualsiasi forma realizzi, organizzi o pubblicizzi la vendita di gameti rischia di incorrere in multe di centinaia di migliaia di euro o nel carcere fino a due anni. È impossibile avere dati precisi: le donazioni di sperma online non passano dai canali istituzionali, i quali sono monitorati e regolamentati. I gruppi Facebook hanno centinaia di utenti iscritti, mentre il sito Co-Genitori quasi 120mila. Abbiamo ha raccolto le storie di tre donatori e due riceventi: il loro racconto non è rappresentativo di questo fenomeno nel suo insieme, ma è abbastanza a farsi un’idea di alcuni dei motivi per cui esiste. Moltissimi donatori online cercano sesso, come conferma anche uno di loro intervistato che ha voluto rimanere anonimo. Altri sostengono di tenere in considerazione il valore sociale della donazione. Luigi, per esempio, dice: «Ho iniziato a donare una decina di anni fa, quando la fecondazione eterologa era ancora vietata, e ho continuato anche dopo: io considero la donazione di seme al pari di una donazione di sangue. Non mi costa nulla, ma è preziosa per chi la riceve». Anche Luca dice di essere mosso da motivazioni simili: «per me poter aiutare qualcuno in una cosa così grande ha un valore enorme». Sugli aspiranti donatori le due donne che hanno raccontato la loro esperienza hanno avuto impressioni miste. Giulia (nome di fantasia), che si è rivolta al sito Co-Genitori come donna single, dice che quella delle donazioni online le sembra una realtà vastissima, in cui è difficile parlare di motivazioni comuni per tutti. La sua sensazione è che alcuni uomini vi si rivolgano perché non riescono ad avere figli con le mogli e le compagne, mentre sostiene che altri provino soddisfazione e realizzazione nel sapere di avere donato il proprio seme per procreare, pur non cercando alcun rapporto con la donna o col nato. Giulia racconta anche che per lei l’interazione coi molti uomini in cerca di sesso è stata molto frustrante: «Ti senti dire che la donazione “al naturale” funziona meglio, che ha maggiori possibilità di riuscita, che “da una provetta non può nascere un figlio”: in quel momento tu sei molto fragile, sai che non puoi perdere tempo, e tutto questo è estremamente faticoso dal punto di vista psicologico», dice. Donare online comporta rischi, per chi dona e per chi riceve. Anzitutto di tipo sanitario: «nelle cliniche autorizzate le donazioni di liquido seminale passano al vaglio di una serie di esami e screening prima dell’inseminazione: oltre alla qualità e alla quantità degli spermatozoi, vengono valutati alcuni aspetti medici essenziali, a tutela della salute di chi nascerà», spiega Laura Rienzi, biologa esperta in embriologia clinica e direttrice scientifica del gruppo GeneraLife. «Oltre alla compatibilità dei gruppi sanguigni ci sono aspetti infettivi, legati all’eventuale presenza di infezioni virologiche, come ad esempio epatite o HIV, e genetici: si valuta che non ci siano mutazioni genetiche trasmissibili», dice Rienzi, che aggiunge che per fare queste verifiche oggi esistono tecnologie molto avanzate e affidabili. Nelle cliniche di PMA, tra l’altro, i dati necessari per la tracciabilità anche clinica delle donazioni devono essere conservati per almeno 30 anni. Online non esiste nessun obbligo né tutela di questo tipo, con rischi per la propria salute e per quella di chi eventualmente nasce. Ci sono anche rischi legali. La legge 40 prevede che non ci sia nessun rapporto giuridico tra donatori e nati. Significa che il donatore non può rivendicare legami di parentela col nato, e che il nato non può, ad esempio, reclamare diritti sul patrimonio del donatore, cosa altrimenti fattibile dopo averlo scoperto magari con un semplice test del DNA. Sono tutti rischi a cui ci si espone invece con le donazioni informali, perché a differenza di quanto accade nei centri di procreazione assistita non è prevista alcuna tutela legale per evitarli. Per le coppie di donne che decidano di avere un figlio in questo modo, poi, può essere ancora più complicato ottenere il riconoscimento del legame di parentela con la madre non biologica. Ci sono anche rischi per l’incolumità delle donne: casi di violenze sessuali subite da donne che avevano incontrato donatori trovati su internet sono stati raccontati in Male Order, un podcast di BBC sulle donazioni di sperma online nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Al di là degli uomini che cercano rapporti sessuali, sembrano esserci almeno due fattori che in Italia incentivano l’esistenza delle donazioni di sperma online: uno riguarda le riceventi, uno i donatori. Il divieto di accedere alle fecondazione assistita per le donne single e le coppie omosessuali è il primo. Abbiamo ha parlato con due donne che per avere un figlio hanno scelto di ricorrere alle donazioni online: una era una donna single, l’altra una donna lesbica sposata con un’altra donna. In quest’ultimo caso, la donna che ha raccontato la sua esperienza ha detto che lei e sua moglie si sono rivolte a una pagina Facebook dopo aver tentato di restare incinte andando all’estero, in Spagna, dato che in Italia non ne avevano diritto: «i tentativi non erano andati a buon fine, poi è arrivata la pandemia, all’estero non era più possibile andare, e su internet abbiamo cercato una scappatoia». Il racconto dei donatori sembra confermare l’esistenza di altri casi simili. Luca dice di aver donato a sei donne: «due erano donne single e tre erano coppie lesbiche: solo una era una coppia eterosessuale». Luigi, che dice di donare da oltre dieci anni, fa invece una stima: «il 40 per cento delle donne a cui ho donato era in una coppia omosessuale», dice. In Italia possono accedere alla fecondazione assistita solo le coppie eterosessuali, sposate o conviventi. «È uno dei motivi per cui esistono queste donazioni informali, assolutamente rischiose e tassativamente sconsigliate: quando c’è un divieto si sfocia nel clandestino, come in tanti altri casi», spiega il dottor Filippo Maria Ubaldi, direttore clinico dei centri Genera e presidente della Società italiana fertilità e sterilità (SIFES). L’altro problema è che in Italia, anche se la fecondazione eterologa è legale ormai da quasi 10 anni, c’è una pressoché totale assenza di informazione e sensibilizzazione sulla possibilità di donare i gameti, cioè sul gesto su cui si basa la fecondazione eterologa e che ne permette l’esistenza. Dal 2014 a oggi, su scala nazionale, l’unica campagna informativa sulla possibilità di donare i gameti è stata realizzata dall’Associazione Luca Coscioni, che si oppone da molto tempo ai divieti contenuti nella legge 40. Ci sono state campagne locali, come quella della regione Emilia-Romagna, o di singoli enti, ma nulla da parte del ministero della Salute o dell’Istituto superiore di sanità. La mancanza di informazione su come si può donare in modo sicuro traspare anche dalla testimonianza di Luca, che attribuisce la sua decisione di continuare a donare il proprio sperma online al fatto che in Italia non ci sono banche del seme per farlo in altro modo. In realtà non è così: «per donare il seme basta andare in un qualsiasi centro di PMA e dire che si vuole donare: ci sono una serie di procedure mediche e sanitarie e si dona il campione», spiega il dottor Ubaldi, che tra le altre cita la banca del seme del Policlinico Umberto I di Roma. Questa è una lista dei centri di PMA in Italia. Secondo Antonino Guglielmino, presidente della Società italiana di riproduzione umana (Siru), l’assenza di informazione è dovuta anche all’avversione che ancora persiste nei confronti della procreazione assistita in Italia. È di questo parere anche il dottor Ubaldi. «La fecondazione assistita, e ancora di più quella eterologa, viene ancora vista con sospetto, ed esistono coppie che la affrontano e spesso non lo dicono per vergogna», dice la dottoressa Giulia Scaravelli, responsabile del registro nazionale della PMA in Italia. In Italia non è nemmeno previsto un rimborso spese per i donatori, come invece avviene in altri paesi europei. Secondo Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, andrebbe introdotto esattamente come avviene all’estero, anche perché ora, quando i centri italiani importano i gameti dall’estero (dove il rimborso è previsto), devono pagare il corrispettivo speso dai centri stranieri per il reperimento dei gameti. In Italia, in altre parole, la donazione dei gameti non è né pubblicizzata né incoraggiata: esiste, perché la fecondazione eterologa è diventata legale dopo molte battaglie, ma è come se persistesse una certa resistenza a farla funzionare fino in fondo. Una delle conseguenze è che in Italia ci sono pochissimi donatori, e che la maggior parte dei gameti deve essere importata dall’estero, con complicazioni burocratiche e costi. I dati dell’Istituto Superiore di Sanità del 2019 dicono che sul totale dei trattamenti di eterologa fatti con donazione di seme, il 90,9 per cento era importato. E secondo l’ultimo rapporto annuale del Centro nazionale trapianti, dal 2015 al 2021, cioè in pratica l’intero periodo successivo alla legalizzazione della fecondazione eterologa, i donatori di spermatozoi in Italia sono stati appena 93. Le donazioni di sperma online non sono comunque una cosa solo italiana: oltre che nel Regno Unito e negli Stati Uniti, sono state raccontate anche in Francia, dove a suo tempo era in vigore il divieto di accedere alla fecondazione assistita per donne single e coppie omosessuali (divieto poi rimosso). Recentemente un’università britannica ha avviato il più grosso studio mai commissionato finora sul fenomeno, che racchiude esperienze e storie molto diverse tra loro, e che almeno in Italia, tra divieti e disinteresse delle istituzioni, non sembra destinato a sparire a breve. Read the full article
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nardonews24 · 2 years
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