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#divinità dell'antica Grecia
gregor-samsung · 2 months
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“ L’instabilità di Delo, l’isola galleggiante nella quale Latona generò ai piedi di un palmizio i due bambini avuti da Giove, spiega il carattere di Apollo e quello di sua sorella Diana. Bisognerebbe studiare il carattere di coloro che sono nati su una nave: mi maraviglierebbe assai che costoro non avessero un carattere apollineo. Apollo è il più fatuo degli dei olimpii, il più vanesio, il meno significante. Gli Apolli abbondano tra noi. Basta guardarsi attorno: uomini di bella prestanza, con occhi a mandorla e aperti come finestre (ossia che non vedono né di dentro né di fuori), larghi di spalle, stretti di vita, bellissimi e di una inutilità perfetta. Naturalmente non posso fare nomi. Gli altri dei esercitano chi delle professioni, chi come Vulcano pratica addirittura un mestiere. Apollo, questo bellimbusto ingombrante e inetto a ogni occupazione seria, fu fatto musagete non sapendosi che altro fare di lui, cioè a dire conduttore delle muse, una carica che qualunque uomo fornito di un minimo di dignità avrebbe rifiutato con sdegno. Apollo oltre a ciò è il fugatore di tenebre, l’apportatore di luce, il sole in persona. Ma chi assicura che la luce è migliore delle tenebre? Al buio io penso meglio. Viene da Apollo la mania della solarità e quell'aggettivo « solare » che ha l’aria di dire tanto e in verità non dice niente. Rappresentanti di Apollo in poesia sono Giorgio Byron, Shelley, Gabriele D’Annunzio. Pensando alla inutilità di certa luce, si ha voglia di scendere in cantina. Per riabilitare la luce e salvarla dalle troppo vicine compromissioni, Nietzsche inventò l’« oscurità » della luce e che il meriggio è più profondo della mezzanotte. Malgrado ciò, il suo Zarathustra, stretto parente di Apollo, è uno dei personaggi più goffi e mal riusciti della letteratura universale. Vogliamo dire la verità? Apollo è il dio dell’estetismo. Quanto al mondo è più inconsistente, più retorico, più isterico, lo ha eletto suo dio. Noi siamo per il serpente Pitone. La rappresentazione plastica riflette questo carattere di Apollo, superficiale e privo di consistenza. L’Apollo cosiddetto del Belvedere, è il ritratto di un giocatore di golf. “
Alberto Savinio, Nuova enciclopedia, Adelphi (collana Biblioteca, n° 70), 1ª edizione 1977. [Libro elettronico]
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quandolarte · 3 days
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Secondo i resoconti di Apollonio Rodio e Oppiano, Dioniso, il dio del vino, fu allevato con cura e nutrito con miele da Makris, figlia di Aristeo. In particolare, Oppiano menziona il trasporto di Dioniso da parte delle figlie di Cadmo fino all'Eubea, dove venne affidato alle cure di Aristeo, il quale lo accudì nella sua dimora situata in una grotta sulla cima di una montagna a Karyai. Aristeo, ricevendo il neonato Dioniso dallo scrigno di Ino, si prese cura di lui nella sua caverna, assistito dalle Driadi e dalle Ninfe che proteggono le api, nutrendolo con attenzione.
Inoltre, Dioniso Brisaios o Briseus, noto pure come dio del miele, era oggetto di venerazione anche a Lesbo, secondo quanto riportato da Ovidio. Questa divinità era associata al miele, che, secondo la tradizione, fu addirittura inventato dal dio stesso, come si evince dalle fonti antiche.
L'episodio del sostentamento di Dioniso con il miele rivela non solo l'importanza di questo alimento nella mitologia greca, ma anche la stretta connessione tra il dio e la natura, incarnata dalle Driadi e dalle Ninfe. La figura di Dioniso come dio del miele riflette il ruolo centrale che questo alimento rivestiva nella vita quotidiana e nei riti sacri dell'antica Grecia, conferendo, indubbiamente, al dio un'aura di fertilità e abbondanza.
L'adorazione di Dioniso Brisaios a Lesbo evidenzia altresì la diffusione del culto del dio del miele in diverse regioni, sottolineando l'importanza della sua figura nella religione e nella cultura dell'antica Grecia. La sua associazione con il miele lo colloca al centro di pratiche rituali legate alla natura e alla fertilità, conferendo al suo culto una profonda dimensione simbolica e spirituale.
Del resto, il miele, nella mitologia greca, era considerato un dono degli dei e un simbolo di dolcezza, nutrimento e immortalità. Il fatto che Dioniso sia stato nutrito con questo prezioso alimento non fa altro che focalizzare l'attenzione sulla sua natura divina e sul suo ruolo benefico per l'umanità; il fatto che Aristeo, un semidio associato alla pastorizia, all'agricoltura e all'apicoltura, abbia accolto e nutrito Dioniso simboleggia l'unione di diverse sfere della vita e della natura sotto il dominio del dio del vino (e del miele) evidenziando la sua influenza su molteplici aspetti dell'esistenza umana.
Va ricordato inoltre che proprio il culto di Dioniso Brisaios a Lesbo era particolarmente significativo per l'isola, poiché il miele era un elemento essenziale della sua economia e cultura. Lesbo era rinomata per la sua produzione di miele di alta qualità, e l'associazione con tale divinità contribuiva a valorizzare ulteriormente questo prodotto, conferendogli una dimensione sacra e rituale.
Dal momento che Dioniso era considerato un dio itinerante, il cui culto si diffuse in molte regioni del mondo greco e oltre, il suo legame con il miele potrebbe pure riflettere le pratiche religiose e agricole di popolazioni pregresse che veneravano divinità simili, portando a una sincretizzazione di credenze e pratiche culturali.
Testi per approfondire:
🍯📖 𝑺𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂 𝒖𝒏𝒊𝒗𝒆𝒓𝒔𝒂𝒍𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒎𝒊𝒆𝒍𝒆, A.V., Italy (2023);
"Argonautiche" di Apollonio Rodio e "Cynegètiques" di Oppiano, insieme a opere classiche come le "Metamorfosi" di Ovidio per ulteriori delucidazioni sulla figura di Dioniso e sul suo culto.
Grazie e buona domenica a tutti!
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tecnoandroidit · 11 months
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Illusione Ottica: Risolvi il Mistero e Trova la Soluzione Nascosta! Sei Pronto per la Sfida?
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Molto spesso non è come sembra. Questo è il motto che seguono le illusioni ottiche, immagini intrecciate che al loro interno nascondono qualcosa di nettamente differente rispetto a quello che si può notare a primo impatto. La sfida di oggi riguardante la nuova illusione ottica, porta gli utenti a faticare molto più del dovuto. Bisognerà infatti mettere alla prova le proprie abilità per cercare i soggetti che si nascondono nell'immagine odierna. Secondo quanto riportato, solo le persone più perspicaci sono riuscite a cogliere i dettagli in questione. Ovviamente ci sono alcuni consigli da seguire per arrivare presto a capo dell'enigma, come ad esempio fissare per bene l'immagine, magari non troppo da vicino. In questo modo si potrà avere una visione completa del quadro, il quale potrà rivelarsi con tutti i suoi misteri in breve tempo. L'illusione ottica di oggi nasconde al suo interno alcune facce, le quali sono da attribuire ad alcune delle divinità greche più famose.   Illusione ottica, nell'immagine si nascondono le divinità dell'antica Grecia: provate a trovarle tutte Mettendo alla prova la vostra abilità, potrete cercare di trovare tutte le divinità greche nascoste nell'immagine. Come potete notare in questo caso a fondersi sono proprio l'arte e la mitologia, situazione che porta alla creazione di un vero e proprio passatempo. Rispetto a tutte le altre volte, non ci saranno limiti di tempo. Potrete dunque impiegare quanto volete per identificare gli dei in questione. Il nostro consiglio è quello di giocare con un gruppo di amici, in modo da aiutarvi l'un l'altro o magari sfidarvi a chi riesce a fare prima. Read the full article
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caffemusicale · 4 years
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HOZIER Hozier è un musicista irlandese, facente parte della cerchia degli artisti famosissimi ma sconosciuti. Di nome potrebbe risultare ignoto, ma se accostato ad una delle sue canzoni, il successo mondiale "Take Me To Church" del 2013, allora tutto cambia. Ebbene, quest'uomo non ha creato solamente una hit mondiale, ma ha realizzato molta, molta bella musica che lo ha portato addirittura nella top 200 globale di Spotify. Al momento vanta la produzione di 2 album, 3 EP e una manciata di collaborazioni una più bella dell'altra. La carriera di Hozier inizió al Trinity College, dove partecipò come membro alla "Trinity orchestra" esperienza che, in parallelo al ruolo di frontman  nella band "Anúina" ha reso possibile la sua formazione musicale sull'onda di un sound Rock tendente al Blues e Soul. Spiccò poi il volo nel 2013, quando rilasciò l'EP di Take Me To Church, una canzone dal sound blues-gospel sul tema dell'omofobia. La canzone, che diede nome alla raccolta, fu repostata su Reddit, e da lì divenne virale. In seguito al successo di questo EP, decise di produrre il primo album, omonimo, contenete non solo la canzone di debutto nelle classifiche mondiali, ma anche altre quali "From Eden" e "Work song", canzoni che sono nate in seguito allo sperimentalismo del primo EP. Il 2015 fu poi un anno molto importante per la carriera dell'artista, fu nominato alla 57esima edizione dei Grammy Awards per la canzone dell'anno, e vinse il premio VH1 artista dell'anno. Poi, dopo produzioni e varie collaborazioni nel 2019 rilasciò il suo secondo album "Wasteland, Baby!", dove ripropone lo stile acquisito e lo eleva al suo apice, creando un sound potente ma, al tempo stesso,  pieno di musicalità folk, blues e ghospel, suo punto forte. Le copertine degli album, afferma l'artista stesso sono state dipinte a mano da sua madre, come anche altre cover di singoli precedenti. WASTELAND, BABY! (2019) Ciò che Hozier ha sperimentato con Take me to church, in questo album è moltiplicato per 14, il numero di canzoni presenti in Wasteland,Baby. Per quasi un'ora il secondo album dell'artista ci trasporta nell'apocalisse, accompagnandoci con un sound particolare, miscela omogenea di Folk, pop, Gospel e Blues. All'inizio ci imbatteremo in "Nina cried power" e "Almost (Sweet Music)" canzoni dedicate ai grandi artisti del passato. La prima, dotata di una struttura particolare (subito visibile dall'anafora di  "It's not the/it's" che si ripropone per più di 15 volte) raccoglie i nomi di grandi artisti quali John Lennon e Nina Simone, portavoce di aggregazione, caratteristica ormai persa nella nostra società, la seconda invece presenta in modo non sempre palese riferimenti ai grandi del Jazz. Proseguendo troviamo molti riferimenti gospel-pop quali battimani, organo, voci corali. Un eco derivante senza ombra di dubbio dal primo album, e qui riproposto in "To noise making (sing)" e in maniera ancora più drammatica in "Movement", per poi proseguire il viaggio atttaverso innumerevoli frammenti ritmici, figli probabilmente dell'Hip-Hop, mischiati ai precedenti in "Sunlight". Non a caso la prima canzone loda il passato e l'ultima, dal titolo particolare: "Wasteland, Baby" raccoglie le nostre paure e ansie collettive, incamerandole in una situazione privata, quasi in contrasto con l'atmosfera precedente, ovvero i timori e gli stati d'animo contrastanti, di un ragazzo che si innamora per la prima volta. Il tempo in questo album è volutamente ambiguo: passato, presente e futuro vengono rievocati e mischiati, ponendo l'ascoltatore davanti a una situazione di incertezza, dubbio e, forse, anche timore, necessario per entrare nelle Wasteland di Hozier. TAKE ME TO CHURCH - Take Me To Church EP (2013) «"Take Me to Church" è essenzialmente una canzone sul sesso e sull'essere umani, e ovviamente il sesso e l'umanità sono strettamente collegati. La sessualità e l'orientamento sessuale - indipendentemente da quale esso sia - è naturale. L'atto del sesso è una delle cose più umane. Ma una organizzazione come la chiesa, esprime, attraverso la sua dottrina, che alcuni comportamenti possono essere sbagliati, e addirittura offensivi a Dio. La canzone è questo, far valere se stessi e reclamare la propria umanità, attraverso l'atto di amare.» - Hozier in un intervista a "The Cut" Insomma, questa canzone è un'ode all'amore e una critica a tutto ciò che può fermarlo. Il brano, come conferma l'artista in altre interviste,  non è nato con l'intento di diventare una hit, ma solamente per raccontare e dare voce a quelle persone che si sentono oppresse dai dogmi di questa società, che li fa sentire diverse a causa dei loro sentimenti, ma che comunque, non si arrendono e non rifiutano di professare l'arte di amare. SUNLIGHT - Wasteland, Baby! (2019) È una delle canzoni meno famose dell'album, ma che personalmente reputo una delle migliori, una vera bomba per chi ama la parte corale. Il testo è una continua contrapposizione tra le varie sfaccettature dell'amore: forte, caldo, ammaliante come la luce del sole ma al tempo stesso ardente, bruciante, che fa soffrire, come la luce del sole. Per dare ulteriore significato a ciò, vi sono riferimenti mitologici quali la vicenda di Icaro e altre divinità dell'antica Grecia. ANGEL OF SMALL DEATH & THE CODEINE SCENE - Hozier (2014) La canzone è una celebrazione del naturale, umano, felice aspetto del “fare l’amore”, soprattutto dal punto di vista omosessuale. Nel testo l'artista pone in contrapposizione sensualità, forti emozioni e la sua funzione benefica (metaforicamente identificata con la codeina) rispetto all’atteggiamento prevalentemente omofobo della società. Uno dei punti chiave del brano è la metafora della metamorfosi del bruco in farfalla: la terribile gioventù, dominata dall’odio e dal rifiuto, ora muta in forza interiore e gioia nel protagonista, rendendolo non più confuso sull'amore, che è ciò che lui stesso definisce come la cosa più normale. La canzone inoltre muove una critica all’omofobia religiosa e genitoriale nella frase: “Freshly disowned in some frozen devotion”, descrivendo come la loro fede, ormai “congelata” nelle credenze del passato, faccia ancora male, nonostante adesso la protagonista sia felice.
di Alessio Nozza Bielli
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khrenek-art-gallery · 3 years
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[da Wikipedia]
I Bronzi di Riace sono due statue di bronzo di provenienza greca databili al V secolo a.C. pervenute in eccezionale stato di conservazione.
Le due statue – rinvenute il 16 agosto 1972 nei pressi di Riace Marina, in provincia di Reggio Calabria – sono considerate tra i capolavori scultorei più significativi dell'arte greca, e tra le testimonianze dirette dei grandi maestri scultori dell'età classica. Le ipotesi sulla provenienza e sugli autori delle statue sono diverse, ma non esistono ancora elementi che permettano di attribuire con certezza le opere ad uno specifico scultore. I Bronzi si trovano al Museo nazionale di Reggio Calabria, luogo in cui sono stati riportati il 12 dicembre 2014, dopo la rimozione e il soggiorno per tre anni (con annessi lavori di restauro) presso Palazzo Campanella, sede del consiglio regionale della Calabria a causa dei lavori di ristrutturazione dello stesso museo.
I Bronzi sono diventati uno dei simboli del paesino stesso e della città di Reggio Calabria. I due bronzi sono quasi certamente opere originali dell'arte greca del V secolo a.C., e dal momento del ritrovamento hanno stimolato gli studiosi alla ricerca dell'identità dei personaggi e degli scultori. Ancora oggi non è stata raggiunta unanimità per quanto riguarda la datazione, la provenienza e tanto meno gli artefici delle due sculture. Tra chi sostiene che si tratti di opere realizzate in tempi diversi qualcuno afferma che la parte superiore della statua A appare alquanto statica, ricordando alcuni modi dello Stile severo della prima metà del V secolo a.C., mentre la statua B, con la sua esatta e naturale presenza nello spazio, sarebbe dimostrazione di quel superamento di rigidezza nella figura, che la scultura greca incominciò a presentare solo nel corso della seconda parte del V secolo a.C.; ciò ha portato a ipotizzare che la statua A potesse essere opera di Fidia o della sua cerchia, realizzata intorno al 460 a.C. e che la statua B fosse da collegare a Policleto, nella torsione del busto e nella posizione di riposo della gamba sinistra, realizzata perciò alcuni decenni dopo, verso il 430 a.C. Nella ricerca degli scultori, sono stati fatti anche i nomi d'altri famosi bronzisti dell'antichità, fra i quali Pitagora di Reggio, attivo dal 490 al 440 a.C., scultore di molte statue ricordate in Grecia e Magna Grecia, che fu capace per primo di rappresentare minutamente sia i capelli che altri particolari anatomici, come ad esempio le vene. Insieme alle congetture sui possibili scultori, si sono formulate ipotesi che riguardano da una parte l'identità dei due personaggi raffigurati, dall'altra le località del mondo di cultura greca che aveva ospitato le opere. Per quanto concerne l'identità dei soggetti, certamente ci troviamo di fronte a raffigurazioni di divinità o eroi, perché la realizzazione di statue del genere era sempre dovuta alla committenza di una città o di una comunità che intendeva celebrare i propri Dei o eroi, impegnando un artista, per oltre un anno di lavorazione per ogni statua, e in più, mettendogli a disposizione un materiale, il bronzo, molto costoso. Fino ad oggi, le ipotesi fatte sull'identità dei personaggi, citando divinità ed eroi dell'antica comunità greca, non essendo sostenute da indizi reali, non hanno potuto risolvere gli interrogativi posti dai due Bronzi.
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tecnoandroidit · 11 months
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