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#crocchi
gianlodi · 1 year
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È primaveeera... . #spring #crocchi #crocus #sunday #sun #primavera #flowers #photogram #photoeveryday #fvg #visitfvg #photooftheday #fotografia #fiori (presso Bosco Romagno) https://www.instagram.com/p/CpaZIh2IOYP/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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jacopocioni · 9 months
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Rosticcerie, venditori ambulanti e caffè a Firenze nel XVIII secolo
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Giuseppe Conti Firenze Vecchia, frontespizio delle’edizione Vallecchi del 1928 Quando, scorrendo nel tempo, le osterie furono abbandonate dai pensatori e dagli artisti e non furono più luogo di conversari e di burle imbastite o vissute, si trasformarono in quelle che sono oggi le nostre trattorie. Siamo a Firenze intorno al XVIII secolo e grazie a Giuseppe Conti e al suo libro intitolato Firenze vecchia scopriamo rinomate trattorie del tempo, come quella della Cervia, sull’angolo di via dei Cardinali oggi via dei Medici, ma soprattutto si resta colpiti dalla presenza in città anche di un nuovo tipo di ristorazione: le rosticcerie e i venditori ambulanti di cibo cotto. Colpisce perché non immagineremmo una presenza, molto simile all’attuale, di luoghi di ristorazione da asporto. Scrive il Conti che la rosticceria più nota era quella della Fila, in via del Corso, la più antica di Firenze perché sembra esistesse già dal XVII secolo. Aggiunge che la sua rinomanza fosse addirittura proverbiale perché in occasione o di solennità o di feste era davvero infinito il numero di polli che vi si arrostivano e poi l’agnello e i fegatelli e il maiale, e il fritto, ma la vitella di latte sembra proprio facesse resuscitare i morti.
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Firenze Palazzo Bombicci in Piazza Signoria angolo via dei Calzaioli Tra gli ambulanti racconta di una figura caratteristica che richiamava tantissima gente e non di giorno, ma ce lo descrive in piazza del Granduca, l’attuale piazza Signoria, dove si piantava vicino alla cantonata di Via Calzaioli, sulla gradinata del palazzetto Bombicci, e non riparava a smerciare i suoi maccheroni”: “tutte le sere verso le ventiquattro arrivava col suo carretto pieno di panieroni da cinque fiaschi, nei quali panieroni metteva uno sull’altro tanti piccoli piatti coperti, dove c’erano dei maccheroni freddi, che andavano via a ruba appena li metteva fuori. Di ogni piatto ne tagliava cinque spicchi; da una scodella piena di cacio di Roma grattato ne pigliava pulitamente con le mani un pizzicotto, li incaciava, e con un bussolotto bucato ci spruzzava il pepe e ne dava via ad un quattrino lo spicchio”. Possiamo ancora oggi immaginare il nostro Martino nei pressi di palazzo Bombicci anche se diverso nella sua attuale struttura: di origine trecentesca, fu uno dei pochi ad essere risparmiato dall’ampliamento di via dei Calzaioli, il lato principale si trova proprio su questa strada angolo via della Condotta e piazza della Signoria. Dai primi anni del Settecento in poi le osterie vennero a perdere il loro ruolo di luoghi di ritrovo per i ceti elevati, artisti, conversazioni o burle alla toscana e lo acquisirono via via i Caffè che si affermarono nell’Ottocento. A conferma abbiamo la testimonianza di un illustre cittadino del tempo, Giovanni Targioni Tozzetti, medico e studioso fiorentino, che scrive in un saggio dedicato al figlio Ottaviano “Io mi ricordo sempre con piacere dei dilettevoli e istruttivi crocchi che si facevano mattina e sera nella bottega di libraio e poi nei caffè di Panone e dello Svizzero dove i galantuomini si adunavano in certe ore e sollevavano l’animo con lieti ed insieme dotti discorsi e si aveva una gran scuola del mondo”. In un altro saggio in cui scrive delle “bevande calde forestiere” diffusesi anche in Firenze ai tempi di Ferdinando II e oggi “familiarissime” a tutti gli strati sociali, il caffè e la cioccolata, che indica come “equivalenti e succedanei” del vino, il primo per gli Arabi e la seconda per gli Americani e aggiunge “ma forse non ugualmente utili per noi che siamo soliti bevere promiscuamente il vino” Aggiunge quindi una notizia curiosa: ”In Firenze la prima Bottega dove si vendesse Caffè fu quella detta del Burma, come ricavo da una Cicalata di Giulio Benedetto Lorenzini” La Bottega detta del Burma è collocata da molti studiosi in via Porta Rossa, come Panone, mentre lo Svizzero in via Calzaioli, ma altri collocano Panone in Via Por Santa Maria. Quel che resta per certo è che il Caffè ha soppiantato nell’Ottocento quello delle vecchie osterie del Quattro/Cinquecento dove abbiamo visto convenire spiriti bizzarri nonché i dotti e i “signori” come Lorenzo il Magnifico. https://tuttatoscana.net/storia-e-microstoria-2/microstoria-in-cucina-rosticcerie-venditori-ambulanti-e-caffe-a-firenze-nel-xviii-secolo/
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fank0ne · 2 years
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pls he looks adorable 🥺
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me-lapislazuli · 7 years
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Crocchi del Collalto | by renavett
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Crocchi del Collalto by renavett
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donalddelahaye · 7 years
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#nature : Crocchi del Collalto by renavett http://ift.tt/2lL1DVo
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heresiae · 2 years
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Mi piace che Kaori ogni volta che torna dal balcone o da dove è andata a cercare insetti, si mette a chiamarci per sapere dove siamo, come se ogni giorno Ryo decidesse di scegliere un altro posto dove dormire invece del cuscino in sala e io non fossi sempre alla scrivania a guadagnare i soldi per i loro crocchi.
Che amabile scemetta.
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corallorosso · 3 years
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“Il Gf Vip va chiuso. Persone di una certa età che pronunciano frasi terribili” Alda D’Eusanio è stata squalificata dal “Grande Fratello Vip” per le frasi durissime pronunciate all’interno della Casa del reality di Canale 5 sul rapporto tra Laura Pausini e il compagno Paolo Carta (“pare che la crocchi di botte”). In un comunicato la coppia ha annunciato di aver dato mandato all’avvocato PierLuigi De Palma “di agire contro tutti i soggetti responsabili delle gravissime affermazioni pronunciate”. Quella della D’Eusanio è la quinta espulsione di questa edizione del reality di punta di Canale 5. Abbiamo contattato la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone su questo tema delicatissimo e attuale. L’ha sorpresa quello che è accaduto dentro la casa? No. Trovo che l’aspetto sconcertante di questa vicenda sia il fatto che ci si metta a fare una discussione di questo genere, toccando aspetti delicatissimi su un tema importante, come quello della violenza sulle donne, per gettare un’ombra terribile su una persona. Inevitabile il ricorso agli avvocati? Discorsi del genere sono intollerabili e mobilitare gli avvocati è una mossa inevitabile e giusta. E le dirò di più… Cosa? Non si può in un contesto come quello del ‘Grande Fratello Vip’ trattare con questa leggerezza temi delicati, parlo anche in generale. È discutibile lo scenario, così come è discutibile un programma che è diseducativo sotto ogni punto di vista. Nel cast in mezzo ad alcuni concorrenti ragazzini, ci sono persone di una certa età (si suppone di esperienza navigata) che pronunciano frasi terribili e non si rendono conto di quello che dicono. Un programma del genere, in un contesto di grande depressione e crisi come quello che stiamo vivendo, non dovrebbe andare proprio in onda. La vicenda della D’Eusanio fa fare dei passi indietro sul tema della violenza contro le donne? Certo. Sei in un programma popolare che si rivolge ad una platea ampia. Così facendo si passa l’idea che si possa parlare di tutto. Sbagliato. Un atteggiamento nocivo del genere comporta la ‘normalizzazione sociale’ di argomenti (come il tema della violenza sulle donne) che invece necessitano di essere trattati con il giusto peso, visto che parliamo di fenomeni purtroppo di estrema diffusione. C’è una corresponsabilità da parte di chi ha acceso i microfoni? Non si possono scindere la linea editoriale dalla persona che partecipa ad un reality. Se costruisci un programma con queste caratteristiche e fai delle polemiche e dei comportamenti negativi il filo rosso che tiene in piedi il ‘gioco’ per qualche punto di share in più, c’è una corresponsabilità. Il focus si accende sugli insulti, il body shaming, le offese, temi come la violenza sulle donne trattati con superficialità… Faccio fatica a pensare che l’editore non sia consapevole di cosa stia accadendo in quel determinato programma che così facendo scatena dinamiche pericolose. Il Fatto
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alessiochiadini · 4 years
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Buona domenica! latte e crocchi su tela, 35x62, musei casalinghi. posted on Instagram - https://instagr.am/p/CGMPxseKmtE/
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strawberry8fields · 4 years
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“Aveva sognato, durante la malattia, che tutto il mondo era condannato a rimanere vittima di una pestilenza terribile, mai sentita e mai vista, che dal fondo dell'Asia avanzava verso l'Europa... Tutti dovevano perire, all'infuori di pochissimi eletti. Erano comparse certe trichine sconosciute, esseri microscopici che si infiltravano nel corpo umano. Ma questi esseri erano spiriti, dotati di intelligenza e di volontà. Gli uomini che li lasciavano penetrare nel loro corpo, diventavano subito indemoniati e pazzi. Mai, mai, però, gli uomini si erano ritenuti così intelligenti e così sicuri della verità, come si ritenevano quegli appestati. Mai avevano ritenuto più sicuri i loro giudizi, le loro deduzioni scientifiche, le loro convinzioni e credenze morali. Interi villaggi, intere città e popolazioni si infettavano e facevano pazzie. Tutti erano in agitazione, non si capivano più fra loro, ognuno pensava di essere il solo a possedere la verità e si tormentava, guardando gli altri, si batteva il petto, piangeva e si torceva le mani. Non sapevano chi e come giudicare, non riuscivano a mettersi d'accordo nel giudicare il male e il bene. Non sapevano chi condannare e chi assolvere. Gli uomini si uccidevano fra loro in una specie di furore insensato. Si preparavano a marciare gli uni contro gli altri con intere armate, ma queste armate, quando erano già in marcia, a un tratto cominciavano a dilaniarsi per conto loro, le file si scompaginavano, i combattenti si scagliavano l'uno contro l'altro, si infilzavano, si sgozzavano, si mordevano e si divoravano fra loro. Nelle città si sonava a martello tutto il giorno: tutti erano chiamati a raccolta, ma chi li chiamasse e perché, nessuno lo sapeva, e tutti erano in agitazione. Avevano abbandonato i mestieri più comuni, perché ognuno proponeva le proprie idee, le sue innovazioni, e non riuscivano mai a mettersi d'accordo; l'agricoltura era ferma. Qua e là gente si radunava a crocchi, si mettevano d'accordo su qualche cosa, giuravano di non separarsi più; ma subito cominciavano a fare una cosa completamente diversa da quella che loro stessi avevano proposto un momento prima, ricominciavano a incolparsi l'uno con l'altro, si azzuffavano e si scannavano. Cominciarono a scoppiare molti incendi, cominciò la carestia. Tutto e tutti perivano. La pestilenza aumentava e avanzava sempre più. In tutto il mondo potevano salvarsi solo pochi uomini, i puri e gli eletti che erano predestinati a iniziare una nuova razza umana e una vita nuova, a rinnovare, purificare la terra, ma nessuno aveva mai veduto questi uomini, nessuno aveva mai udito la loro voce e la loro parola. “
Fedor  Dostoevskij, Delitto e castigo
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fank0ne · 2 years
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he's my cute meow meow 🤗🥰
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marikabi · 4 years
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Benefica noia
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Domenica d’agosto che caldo che fa...
C’è tutta una letteratura relativamente ad un certo tedio agostano, in canzoni, film e citazioni. Agosto - a latere dei carnai sui lidi - è sinonimo di città deserte, di caldo torrido (come in questi giorni), di apatia, quindi di noia.
Diversamente da tanti altrove metropolitani, tuttavia, nelle sere d’agosto la città in cui vivo risplende delle luminarie dell’Assunta e c’è uno struscio fresco e incredibilmente pullulante, come pure la provincia è un’orgia (non sempre benefica e di qualità) di sagre e fiere gastronomiche. Collettivamente, non ci si annoia molto, anche perché i caldi temi politici e sportivi - ovvero politico-sportivi - locali animano crocchi e ‘pizzate’, gelaterie e colonne giornalistiche.
Tolta la parentesi del pranzo famigliare di ferragosto (chissà perché in molti luoghi e tradizioni italiche è d’uopo la lasagna, roba leggera, insomma), il resto della fatidica settimana ferragostana - in cui la psicologia colloca il periodo più felice per gli umani dell’emisfero boreale - è una specie di non-luogo sociologico.
Locus ideale, quindi, per una riflessione sull’otium.
La noia, premetto, è uno stato d’animo assolutamente individuale, più che un’assenza di cose da fare/leggere/guardare-ascoltare. Da quando esistono gli smartphones la noia sembra neutralizzata con facilità: social e giochini riempiono qualunque tempo di attesa, finanche (e pericolosamente) al rosso del semaforo. Però, vi sovverrà, non è questa la corretta e produttiva modalità per fronteggiare questo stato d’animo.
Non è ignoto il controintuitivo binomio noia-creatività. Molta psicologia rimanda continuamente ai benefici della noia: aiuta il pensiero laterale, quello inconscio, nonché stimola il problem solving attraverso i vitali tentativi di occupare la mente con l’immaginazione.
Il rischio - c’è sempre un rischio - è quello di farsi intrappolare nelle ruminazioni mentali, nelle rimuginazioni negative e nei cortocircuiti cognitivi. Ovviamente, evitare tale trappola è tutta una faccenda di strumentazione neuro-culturale di ciascuno di noi. La noia è pericolosa per chi non sa gestirla, in quanto può essere prodromica alla disperazione/depressione da ‘mancanza di senso’ della vita.
La noia, invece, può essere produttiva - lo scriveva anche Bertand Russel nel suo Elogio dell’ozio - ed il nostro valore si può determinare dalla nostra capacità di fronteggiare i periodi di inedia.
Il tedio ha il suo fascino. Leopardi ne scrisse preoccupato - è vero - ma senza la noia che pur egli provò avremmo mai letto le sue splendide opere? Leopardi la descriveva come un contesto privo di dolore come di piacere: una sorta di scomoda e inquietante sospensione di cui liberarsi al più presto. Bene, anche questa ansia di fuggire dalla noia, senza arrendersi ad essa, è positiva e ci rende vivi.
Una domenica pomeriggio di agosto, in una città annichilita dall’afa, è un duro banco di prova per esercitare la creatività, da pescare in una laguna di noia sfatta. Una playlist della mia adolescenza - nel Marshall vintage, non nelle cuffie - e ti vengono le idee per la rubrica settimanale.
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russianbluesimo · 4 years
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Mr sun 🌞 gave to Cosmo little dry food after dinner , he had only half and start to bullying Mr sun 🌞 again.
My sun 🌞 found a can in the bottom of the stool , finally . Good job Mr sun 🌞 , without Mrs moon 🌕 you have to move your lovely hands .
Il signor Sole 🌞 ha dato a cosmo un po' di crocchi dopo cena, cosmo ne ha mangiati solo metà e ha ricominciato a bullizzarlo .
Il signor Sole 🌞 ha finalmente trovato una scatoletta sul fondo dello sgabello . Hai fatto un buon lavoro , senza la signora Luna 🌕 devi muovere le tue adorate manine .
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eda11y · 7 years
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Crocchi del Collalto by renavett
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ydtsocialzing · 7 years
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Crocchi del Collalto by renavett
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nientediche-e · 5 years
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questa è la vita, queste mura sono vive se sono sporche scrostate cadenti, i cassonetti spruzzati di bombolette coi sacchetti di immondizia squarciati dai gatti, il cielo azzurro in contrasto coi palazzi altissimi per inquilini anziani gobbi arrabbiati, c'è vita al supermercato nei cornetti sottomarca nei pacchetti di kinder pinguì aperti abbandonati sugli scaffali più bassi del banco frigo, c'è vita nei pendolari sporchi mal vestiti coi capelli legati in crocchie spettinate di doppie punte e ricrescita di domenica pomeriggio nell'unico treno che porta in città, dove c'è usura consumo pedate buchi sputi per terra sigarette a metà incastrate fra i binari del tram. tutto sempre in bianco e nero tutto privo di colore
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