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#amica sol
jrspore · 1 year
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Tried sketching some pones with brushes ive downloaded but never used 
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its-aleths · 6 months
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Bunch of doodles in @jrspore's sketchbook
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chetuttoarda · 11 months
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in tutto l’anno, ci sono solo quattro cinque giorni in cui non voglio stare da sola, sempre gli stessi. Sono i giorni che mi ricordano qualcosa, sono giorni che fanno male. Oggi e domani io non posso stare da sola: magari la prendo a bene o magari no e se dovesse succedere io non posso stare sola. Così ho chiesto ad una mia amica “ti prego, non lasciarmi da sola stasera”. Io che non chiedo mai niente, io che mi tengo tutto dentro, io che pure sotto un treno sorrido e dico che me la cavo da sola, oggi, per una volta, ho chiesto aiuto, ho chiesto a qualcuno di esserci, mi sono mostrata per quella che sono: debole. La risposta è stata “non mi va, sono stanca”.
E allora che di me si dica pure che sono stronza, acida, fredda e senza cuore, si dica che non rispondo ai messaggi, che appendo le persone e do solo risposte scazzate ed io non potrei controbattere perché è tutto vero, io sono così, ma se una persona, un’amica o anche uno sconosciuto mi dice “ti prego, non lasciarmi da sol*” io sono capace di tutto, sposto le montagne se devo, mi faccio l’oceano a nuoto se è necessario ma troverò il modo di esserci.
Come mi sento? Delusa, sconfitta, arrabbiata è presa in giro, sostanzialmente mi sento una cogliona. Così stasera starò da sola con il mio nemico e con i miei pensieri e giuro che non commetterò mai più l’errore di essere debole con qualcuno, anche a sto giro me la caverò.
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solosepensi · 6 months
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All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d’erbe famiglia e d’animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l’ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell’amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a’ dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l’obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l’uomo e le sue tombe
e l’estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.
Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l’illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall’insultar de’ nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.
Sol chi non lascia eredità d’affetti
poca gioia ha dell’urna; e se pur mira
dopo l’esequie, errar vede il suo spirto
fra ‘l compianto de’ templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d’lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.
Pur nuova legge impone oggi i sepolcri
fuor de’ guardi pietosi, e il nome a’ morti
contende. E senza tomba giace il tuo
sacerdote, o Talia, che a te cantando
nel suo povero tetto educò un lauro
con lungo amore, e t’appendea corone;
e tu gli ornavi del tuo riso i canti
che il lombardo pungean Sardanapalo,
cui solo è dolce il muggito de’ buoi
che dagli antri abdüani e dal Ticino
lo fan d’ozi beato e di vivande.
O bella Musa, ove sei tu? Non sento
spirar l’ambrosia, indizio del tuo nume,
fra queste piante ov’io siedo e sospiro
il mio tetto materno. E tu venivi
e sorridevi a lui sotto quel tiglio
ch’or con dimesse frondi va fremendo
perché non copre, o Dea, l’urna del vecchio
cui già di calma era cortese e d’ombre.
Forse tu fra plebei tumuli guardi
vagolando, ove dorma il sacro capo
del tuo Parini? A lui non ombre pose
tra le sue mura la città, lasciva
d’evirati cantori allettatrice,
non pietra, non parola; e forse l’ossa
col mozzo capo gl’insanguina il ladro
che lasciò sul patibolo i delitti.
Senti raspar fra le macerie e i bronchi
la derelitta cagna ramingando
su le fosse e famelica ululando;
e uscir del teschio, ove fuggia la luna,
l’úpupa, e svolazzar su per le croci
sparse per la funerëa campagna
e l’immonda accusar col luttüoso
singulto i rai di che son pie le stelle
alle obblïate sepolture. Indarno
sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
dalla squallida notte. Ahi! su gli estinti
non sorge fiore, ove non sia d’umane
lodi onorato e d’amoroso pianto.
Dal dí che nozze e tribunali ed are
diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d’altrui, toglieano i vivi
all’etere maligno ed alle fere
i miserandi avanzi che Natura
con veci eterne a sensi altri destina.
Testimonianza a’ fasti eran le tombe,
ed are a’ figli; e uscían quindi i responsi
de’ domestici Lari, e fu temuto
su la polve degli avi il giuramento:
religïon che con diversi riti
le virtú patrie e la pietà congiunta
tradussero per lungo ordine d’anni.
Non sempre i sassi sepolcrali a’ templi
fean pavimento; né agl’incensi avvolto
de’ cadaveri il lezzo i supplicanti
contaminò; né le città fur meste
d’effigïati scheletri: le madri
balzan ne’ sonni esterrefatte, e tendono
nude le braccia su l’amato capo
del lor caro lattante onde nol desti
il gemer lungo di persona morta
chiedente la venal prece agli eredi
dal santuario. Ma cipressi e cedri
di puri effluvi i zefiri impregnando
perenne verde protendean su l’urne
per memoria perenne, e prezïosi
vasi accogliean le lagrime votive.
Rapían gli amici una favilla al Sole
a illuminar la sotterranea notte,
perché gli occhi dell’uom cercan morendo
il Sole; e tutti l’ultimo sospiro
mandano i petti alla fuggente luce.
Le fontane versando acque lustrali
amaranti educavano e vïole
su la funebre zolla; e chi sedea
a libar latte o a raccontar sue pene
ai cari estinti, una fragranza intorno
sentía qual d’aura de’ beati Elisi.
Pietosa insania che fa cari gli orti
de’ suburbani avelli alle britanne
vergini, dove le conduce amore
della perduta madre, ove clementi
pregaro i Geni del ritorno al prode
cne tronca fe’ la trïonfata nave
del maggior pino, e si scavò la bara.
Ma ove dorme il furor d’inclite gesta
e sien ministri al vivere civile
l’opulenza e il tremore, inutil pompa
e inaugurate immagini dell’Orco
sorgon cippi e marmorei monumenti.
Già il dotto e il ricco ed il patrizio vulgo,
decoro e mente al bello italo regno,
nelle adulate reggie ha sepoltura
già vivo, e i stemmi unica laude. A noi
morte apparecchi riposato albergo,
ove una volta la fortuna cessi
dalle vendette, e l’amistà raccolga
non di tesori eredità, ma caldi
sensi e di liberal carme l’esempio.
A egregie cose il forte animo accendono
l’urne de’ forti, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta. Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a’ regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l’arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a’ Celesti; e di chi vide
sotto l’etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all’Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe’ lavacri
che da’ suoi gioghi a te versa Apennino!
Lieta dell’aer tuo veste la Luna
di luce limpidissima i tuoi colli
per vendemmia festanti, e le convalli
popolate di case e d’oliveti
mille di fiori al ciel mandano incensi:
e tu prima, Firenze, udivi il carme
che allegrò l’ira al Ghibellin fuggiasco,
e tu i cari parenti e l’idïoma
désti a quel dolce di Calliope labbro
che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma
d’un velo candidissimo adornando,
rendea nel grembo a Venere Celeste;
ma piú beata che in un tempio accolte
serbi l’itale glorie, uniche forse
da che le mal vietate Alpi e l’alterna
onnipotenza delle umane sorti
armi e sostanze t’ invadeano ed are
e patria e, tranne la memoria, tutto.
Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all’Italia,
quindi trarrem gli auspici. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a’ patrii Numi, errava muto
ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
desïoso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l’austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l’ossa
fremono amor di patria. Ah sí! da quella
religïosa pace un Nume parla:
e nutria contro a’ Persi in Maratona
ove Atene sacrò tombe a’ suoi prodi,
la virtú greca e l’ira. Il navigante
che veleggiò quel mar sotto l’Eubea,
vedea per l’ampia oscurità scintille
balenar d’elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d’armi ferree vedea larve guerriere
cercar la pugna; e all’orror de’ notturni
silenzi si spandea lungo ne’ campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a’ moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
Felice te che il regno ampio de’ venti,
Ippolito, a’ tuoi verdi anni correvi!
E se il piloto ti drizzò l’antenna
oltre l’isole egèe, d’antichi fatti
certo udisti suonar dell’Ellesponto
i liti, e la marea mugghiar portando
alle prode retèe l’armi d’Achille
sovra l’ossa d’Ajace: a’ generosi
giusta di glorie dispensiera è morte;
né senno astuto né favor di regi
all’Itaco le spoglie ardue serbava,
ché alla poppa raminga le ritolse
l’onda incitata dagl’inferni Dei.
E me che i tempi ed il desio d’onore
fan per diversa gente ir fuggitivo,
me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
del mortale pensiero animatrici.
Siedon custodi de’ sepolcri, e quando
il tempo con sue fredde ale vi spazza
fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
di lor canto i deserti, e l’armonia
vince di mille secoli il silenzio.
Ed oggi nella Troade inseminata
eterno splende a’ peregrini un loco,
eterno per la Ninfa a cui fu sposo
Giove, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
talami e il regno della giulia gente.
Però che quando Elettra udí la Parca
che lei dalle vitali aure del giorno
chiamava a’ cori dell’Eliso, a Giove
mandò il voto supremo: - E se, diceva,
a te fur care le mie chiome e il viso
e le dolci vigilie, e non mi assente
premio miglior la volontà de’ fati,
la morta amica almen guarda dal cielo
onde d’Elettra tua resti la fama. -
Cosí orando moriva. E ne gemea
l’Olimpio: e l’immortal capo accennando
piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
e fe’ sacro quel corpo e la sua tomba.
Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
cenere d’Ilo; ivi l’iliache donne
sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
da’ lor mariti l’imminente fato;
ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
le fea parlar di Troia il dí mortale,
venne; e all’ombre cantò carme amoroso,
e guidava i nepoti, e l’amoroso
apprendeva lamento a’ giovinetti.
E dicea sospirando: - Oh se mai d’Argo,
ove al Tidíde e di Läerte al figlio
pascerete i cavalli, a voi permetta
ritorno il cielo, invan la patria vostra
cercherete! Le mura, opra di Febo,
sotto le lor reliquie fumeranno.
Ma i Penati di Troia avranno stanza
in queste tombe; ché de’ Numi è dono
servar nelle miserie altero nome.
E voi, palme e cipressi che le nuore
piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
di vedovili lagrime innaffiati,
proteggete i miei padri: e chi la scure
asterrà pio dalle devote frondi
men si dorrà di consanguinei lutti,
e santamente toccherà l’altare.
Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
mendico un cieco errar sotto le vostre
antichissime ombre, e brancolando
penetrar negli avelli, e abbracciar l’urne,
e interrogarle. Gemeranno gli antri
secreti, e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l’ultimo trofeo
ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.
I Sepolcri-Ugo Foscolo.
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der-papero · 2 years
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Noi siamo le risate su Mariolone. Siamo quelli che prendono “caffè al volo” in ogni senso. Siamo i vocali assurdi da risentire per ridere anche a distanza ma sentendosi spalla-a-spalla. Noi siamo quelli che vanno a zonzo e stanno benissimo così, senza meta chè davvero conta più il viaggio che l’arrivo.
Tu Antó sei la persona migliore che abbia conosciuto, così, partendo in sordina, come a salutarci da lontano e avvicinarci in punta di piedi e riconoscersi senza nemmeno doverlo dire. In te ho visto moltissime similitudini, ho ritrovato esperienze e sensazioni che ci hanno fatto abbracciare ancor prima di poterlo fare in un giorno qualunque che è diventato speciale e ha scalato da subito la classifica del migliore dell’anno. Tu, Antó, mi hai ricordato come le debolezze possano essere punti di forza dai quali ripartire sempre, e io lo stavo dimenticando senza rendermene conto. Potrei dire tanto di te, arrivare a Natale raccontando chi sei, ma io so, vivendoti come mi hai permesso di fare, che non ci sarebbero mai abbastanza parole per rendere giustizia alla tua risata di pancia, contagiosa e freschissima, nessuna frase esaurirebbe la semplicità bellissima che hai, ed è questa che ti rende unico. Mi mancano le tue storie paperose, mi manca la possibilità di poterti dire “che giornata di cacca oggi…oh ci vediamo a quel muretto sette minuti così la ribaltiamo??”.
Però oggi è una giornata troppo bella per pensare a ciò che manca! E quindi come direbbe Mariolone…MUSICAAAAA MUSICANTIIIII 😂
Tanti auguri Papero 💙
E' un po' come a tressette, se giochi Mariolone io devo rispondere con il suo fiero antagonista
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che poi, non te ne sei accorta dal mio audio stamattina, ma te l'ho mandato proprio così, mentre facevo scuocere la pasta dietro e la tizia al semaforo mi mandava gli accidenti.
Ma la tizia al semaforo le sue ragioni ce l'ha, non può sapere quanto sei speciale per me, nessuno può saperlo, e non è che mi bastano 5 minuti per poterlo raccontare al primo che passa, così come non ce la farei in questo ask a farlo col primo che legge. E meno male se le parole a volte non riescono in tale scopo, è un limite intrinseco che custodisce ciò che è prezioso.
Sei la persona che conosco da più tempo, non mi sono mai dovuto preoccupare di apparire diverso ai tuoi occhi per paura di risultare antipatico o noioso, non ci siamo mai persi, non ci siamo mai nascosti, sappiamo sempre la strada che ci porta all'altro, e non è un qualcosa che trovi così, per caso, ad un lato di un vicolo, è un qualcosa che si costruisce, insieme, ed è ancora più bello quando va da solo, perché funziona per il semplice fatto che esiste, è.
Mi piacerebbe davvero dire che sono la persona migliore, non nascondo una leggera punta di esibizionismo, sono sincero :D ma ovviamente si capisce subito che scherzo, perché tra noi non c'è una scala di misura verso il resto del mondo, siamo fuori scala perché ci capiamo, così, ganz einfach, direbbero i tedeschi, e di questa cosa io ne vado fiero, è qui che divento esibizionista per davvero, me la appunto al petto come una medaglia di quelle che ti tirano la camicia da un lato, perché sfido chiunque a trovare qualcosa di più raro da conservare nella propria vita.
Oggi i tedeschi me l'hanno fatto sudare il compleanno, quindi sì, direi di vederci a quel muretto sette minuti per ribaltarlo!
Rubo delle parole a Nino, per dirti
Ma quanto bene te voglio, Mia Cara Amica, quann' er viern cu' sol m'è fatt scarfa', mmiez a 'sti strade cchiù vecchie 'e l'età tu m'è 'mparat a parla', e quanta vot m'è fatt capi' ca ce se po' semp abbraccia'.
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eexstelaaa · 2 years
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ciao, mi chiamo sofia ma in realtà mi faccio chiamare da tutti eexstelaa per onore di nonna che ormai non c’è più. Amo ogni tipo di fiore, anche se il mio preferito è la rosa rossa, molto di voi diranno che è scontato ma io non lo reputo tale, ha una classe e un romanticismo che solo i veri artisti possono cogliere. in realtà amo qualsiasi cosa della natura, alberi, insetti, piante e tanto altro. Adoro follemente i temporali, ma quelli veri, quelli che ti svuotano la mente e che ti fanno compagnia proprio quando ti sentì più sol*, mi piace la pioggia adoro l’odore che lascia dopo che ha smesso di cadere, quando piove non uso mai l’ombrello dato che mi piace bagnarmi con essa. Amo l’autunno, mi piace l’aria che da al mondo, malinconica e romantica al tempo stesso, i colori caldi, il sole affievolito, molti lo amano ma a me da un po’ fastidio. Mi piacciono molto i cani e i gatti anche se purtoppo non ho animali in casa, ma ogni volta che vado a casa della mia migliore amica mi attacco al suo fatto e non lo lascio più andare. Voglio tanto bene alla mia migliore amica lei e mia mamma sono le persone di cui più mi fido al mondo. adoro ascoltare le persone starei ore a farlo, adoro dare consigli e perdermi nei dettagli che loro mi raccontano. Non so se sei arrivat* fino a qui, molto probabilmente tre persone su quattro (te compres*) non starai qui a perdere tempo leggendo righe che riguardano la mia vita privata, è perché mai dovrebbe interessarti? in ogni caso non mi da fastidio questo, vorrei solo che le persone non fossero così superficiali come lo sono ora. Detto questo ciao e buona vita :)
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londranotizie24 · 3 months
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UK premiere per Il sol dell'avvenire di Nanni Moretti, presentato a Londra da CinemaItaliaUK
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Di Silvia Pellegrino @ItalyinLDN @ICCIUK @ItalyinUk @inigoinLND Il sol dell'avvenire splende a Londra. Sala gremita al Curzon cinema per l'ultima pellicola di Nanni Moretti, Il sol dell'avvenire. Merito, come sempre, dell'impeccabile organizzazione del Cinema Italia UK che col critico Lorenzo Tamburini ha presentato la serata. È un film che stupisce anche chi Moretti lo ha sempre seguito. Con dissacrante ironia c’è sì il Moretti di Caro Diario, ma in giro per Roma va col monopattino e non in vespa. Nel film Moretti interpreta il regista Giovanni, alle prese con il suo nuovo film ambientato durante la rivolta di Budapest del 1956. Tanti i rimandi, percepibilissimi agli aficionados del protagonista-regista Giovanni-Nanni Tanti i rimandi, percepibilissimi agli aficionados del protagonista-regista Giovanni-Nanni: il suo disgusto per i sabot che indossa la Barbora Bobuľová alla lettura del copione (eco dell’antipatia per le pantofole per strada (no!) oppure l'ammissione di non esser più tanto giovane in una scena mentre nuota, al film Palombella Rossa. Il sol dell’avvenire da' diversi spunti di riflessione, politici certamente ma anche sulla disillusione dei sentimenti, stravolgendo schemi tradizionali. Una menzione speciale, meritata e doverosa va a Margherita Buy nel ruolo della moglie del regista Giovanni, già straordinaria in Mia Madre. Nel cast si ritrova un altro attore che ha già lavorato in diversi film di Moretti: Silvio Orlando. Qui interpreta Ennio, passionario segretario della sezione romana del PCI del Quarticciolo. Di Roberta Leotti Ma passiamo alla critica dei critici e poi del film. Emozionata finalmente di vedere l’ultimo film di Nanni Moretti alla prima UK, decido di fare un esperimento: invitare una cara amica Londinese doc. e scrittrice talentuosa, amante del cinema, a vedere il film senza però conoscere nulla della filmografia dell’amato regista. Ci sediamo lontane l’una dall’altra, le lascio il posto migliore per godersi il suo primo film  Morettiano. Come uniche chiavi di lettura sovrapposte possiede quella d’apertura del critico Tamburini e la recensione impietosa di Peter Bradshaw comparsa sul The Guardian in cui tuona Il nuovo film di Moretti presentato a Cannes tra quelli in concorso, è orribile: confuso, mediocre e metatestuale - una completa perdita di tempo, stridente e svogliato allo stesso tempo – mi verrebbe da chiedergli Peter, ma che film hai visto? Però ci torno tra un attimo. ... Continua a leggere su www.
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ginogirolimoni · 5 months
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E voi de’ figli dolorosi il canto, Voi dell’umana prole incliti padri, Lodando ridirà; molto all’eterno Degli astri agitator più cari, e molto Di noi men lacrimabili nell’alma Luce prodotti. Immedicati affanni Al misero mortal, nascere al pianto, E dell’etereo lume assai più dolci Sortir l’opaca tomba e il fato estremo, Non la pietà, non la diritta impose Legge del cielo. E se di vostro antico Error che l’uman seme alla tiranna Possa de’ morbi e di sciagura offerse, Grido antico ragiona, altre più dire Colpe de’ figli, e irrequieto ingegno, E demenza maggior l’offeso Olimpo N’armaro incontra, e la negletta mano Dell’altrice natura; onde la viva Fiamma n’increbbe, e detestato il parto Fu del grembo materno, e violento Emerse il disperato Erebo in terra.
Tu primo il giorno, e le purpuree faci Delle rotanti sfere, e la novella Prole de’ campi, o duce antico e padre Dell’umana famiglia, e tu l’errante Per li giovani prati aura contempli: Quando le rupi e le deserte valli Precipite l’alpina onda feria D’inudito fragor; quando gli ameni Futuri seggi di lodate genti E di cittadi romorose, ignota Pace regnava; e gl’inarati colli Solo e muto ascendea l’aprico raggio Di febo e l’aurea luna. Oh fortunata, Di colpe ignara e di lugubri eventi, Erma terrena sede! Oh quanto affanno Al gener tuo, padre infelice, e quale D’amarissimi casi ordine immenso Preparano i destini! Ecco di sangue Gli avari colti e di fraterno scempio Furor novello incesta, e le nefande Ali di morte il divo etere impara. Trepido, errante il fratricida, e l’ombre Solitarie fuggendo e la secreta Nelle profonde selve ira de’ venti, Primo i civili tetti, albergo e regno Alle macere cure, innalza; e primo Il disperato pentimento i ciechi Mortali egro, anelante, aduna e stringe Ne’ consorti ricetti: onde negata L’improba mano al curvo aratro, e vili Fur gli agresti sudori; ozio le soglie Scellerate occupò; ne’ corpi inerti Domo il vigor natio, languide, ignave Giacquer le menti; e servitù le imbelli Umane vite, ultimo danno, accolse.
E tu dall’etra infesto e dal mugghiante Su i nubiferi gioghi equoreo flutto Scampi l’iniquo germe, o tu cui prima Dall’aer cieco e da’ natanti poggi Segno arrecò d’instaurata spene La candida colomba, e delle antiche Nubi l’occiduo Sol naufrago uscendo, L’atro polo di vaga iri dipinse. Riede alla terra, e il crudo affetto e gli empi Studi rinnova e le seguaci ambasce La riparata gente. Agl’inaccessi Regni del mar vendicatore illude Profana destra, e la sciagura e il pianto A novi liti e nove stelle insegna.
Or te, padre de’ pii, te giusto e forte, E di tuo seme i generosi alunni Medita il petto mio. Dirò siccome Sedente, oscuro, in sul meriggio all’ombre Del riposato albergo, appo le molli Rive del gregge tuo nutrici e sedi, Te de’ celesti peregrini occulte Beàr l’eteree menti; e quale, o figlio Della saggia Rebecca, in su la sera, Presso al rustico pozzo e nella dolce Di pastori e di lieti ozi frequente Aranitica valle, amor ti punse Della vezzosa Labanide: invitto Amor, ch’a lunghi esigli e lunghi affanni E di servaggio all’odiata soma Volenteroso il prode animo addisse.
Fu certo, fu (nè d’error vano e d’ombra L’aonio canto e della fama il grido Pasce l’avida plebe) amica un tempo Al sangue nostro e dilettosa e cara Questa misera piaggia, ed aurea corse Nostra caduca età. Non che di latte Onda rigasse intemerata il fianco Delle balze materne, o con le greggi Mista la tigre ai consueti ovili Nè guidasse per gioco i lupi al fonte Il pastorel; ma di suo fato ignara E degli affanni suoi, vota d’affanno Visse l’umana stirpe; alle secrete Leggi del cielo e di natura indutto Valse l’ameno error, le fraudi, il molle Pristino velo; e di sperar contenta Nostra placida nave in porto ascese.
Tal fra le vaste californie selve Nasce beata prole, a cui non sugge Pallida cura il petto, a cui le membra Fera tabe non doma; e vitto il bosco, Nidi l’intima rupe, onde ministra L’irrigua valle, inopinato il giorno Dell’atra morte incombe. Oh contra il nostro Scellerato ardimento inermi regni Della saggia natura! I lidi e gli antri E le quiete selve apre l’invitto Nostro furor; le violate genti Al peregrino affanno, agl’ignorati Desiri educa; e la fugace, ignuda Felicità per l’imo sole incalza.
(Giacomo Leopardi, Inno ai patriarchi, o de' principii del genere umano, in Canti VIII).
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agrpress-blog · 5 months
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Debutterà mercoledì 29 novembre 2023 alle ore 20.45 al Teatro Brancaccio - via Merulana, 244 - Chicago - Il musical, regia di Chiara Noschese ed interpretato da Stefania Rocca, Giulia Sol e Brian Boccuni. Dopo il grande successo ottenuto negli ultimi due anni con Pretty Woman e Sister Act -I l Musical, Stage Entertainment e Matteo Forte annunciano la nuova produzione per il 2023, Chicago - Il Musical che arriva a Roma al Teatro Brancaccio.  «Chicago si incastra perfettamente in un’epoca come quella attuale: un’epoca in cui essere un caso e finire sulle prime pagine dei giornali o diventare virali nel web sembra la necessità primaria… Me lo immagino violento, colorato, un’esplosione di eventi a tinte forti, in un mondo che è come un circo, un circo eccessivo e irriverente, privo di etica e carico di intrighi, dove la notorietà esplode quanto più estremo è il crimine…Uno specchio grandguignolesco del nostro tempo» (Chiara Noschese). «Si tratta», spiega Matteo Forte «di uno degli spettacoli più espressivi, di sostanza e noti di Broadway da cui è stato anche tratto il film da Oscar con l'eccezionale interpretazione di Catherine Zeta-Jones. Anche con Chicago ci auguriamo di aver azzeccato il titolo, proponendo al grande pubblico e agli appassionati di musical uno spettacolo caratterizzato da musiche e canzoni indimenticabili che, ne siamo certi, faranno vivere allo spettatore una serata di intrattenimento davvero unica». Scritto da tre autori d’eccellenza - John Kander (musica), Fred Ebb (testi e libretto) e Bob Fosse (libretto, regia e coreografia) - Chicago è uno fra i grandi classici del musical. Uno spettacolo la  cui fama internazionale è aumentata notevolmente in tutto il mondo dopo l’uscita del film nel 2002 (vincitore di sei premi Oscar) diretto da Rob Marshall, scritto da Bill Condon ed interpretato da Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones (Osca r come Miglior Attrice non Protagonista), Richard Gere e John C. Reilly. Grazie ad un mix unico fatto anche di molto jazz, canzoni spettacolari e coreografie sorprendenti, Chicago è considerato non solo uno fra i musical più noti di Broadway, ma anche uno fra i più celebri e longevi.  Dopo il debutto a Broadway nel 1996, nel corso di venticinque anni è stato rappresentato in trentasei Paesi e premiato con sei Tony Awards (fra cui Miglior Regia, Miglior Coreografia e Miglior Revival di un Musical), due Olivier Awards, un Grammy e migliaia di standing ovations. Lo sfondo è la ruggente metropoli dell’Illinois, un universo brulicante di storie, intrighi, sete di successo e manipolazione dell’opinione pubblica da parte dei media. La trama segue le vicende di Roxie Hart, una cantante di nightclub che uccide il suo amante quando scopre che sta per lasciarla per la sua migliore amica. Dopo esser stata condannata per il suo omicidio, finisce in carcere e trama per uscir di galera con ogni mezzo necessario. Incarcerata in piena epoca di proibizionismo, Roxie incontra il suo idolo Velma, assassina e cantante jazz. Le due uniscono le forze con il navigato e astuto avvocato Billy Flynn e complottano rapidamente per riconquistare la libertà e la fama nella Chicago underground. Le canzoni indimenticabili trasportano lo spettatore/spettatrice nella Chicago degli anni Venti. Non mancano momenti di denuncia sul ruolo ambiguo dei media e sullo svilimento della giustizia, dileggiata come se fosse un circo e dove anche la violenza assume i caratteri di una forma d’intrattenimento. Chicago - Il Musical - regia: Chiara Noschese; traduzione, adattamento e versi italiani: Giorgio Calabrese; interpreti e personaggi: Stefania Rocca (Velma Kelly), Giulia Sol (Roxie Hart), Brian Boccuni (Billy Flynn), Cristian Ruiz (Amos Hart), C. Noschese (Mama Morton), Luca Giacomelli Ferrarini (Mary Sunshine); ensemble: Federica Basso, Camilla Esposito, Anna Foria, Lorissa Mullishi, Vittoria Sardo, Carolina Sisto, Camilla Tappi, Pietro Mattarelli, Giovanni Abbracciavento, Mattia Fazioli, Alfonso
Maria Mottola, Kevin Peci, Andrea Spata, Raffaele Rudilosso; swing: Veronica Barchielli, Ilario Castagnola; coreografie: Franco Miseria; direzione musicale: Andrea Calandrini; scene: Iele Moreschi; costumi: Ivan Stefanutti; disegno luci: Francesco Vignati; produzione: Stage Entertainment Matteo Forte & Dan Hinde; durata: due ore e mezza, intervallo compreso - rimarrà in scena al Teatro Brancaccio fino a domenica 10 dicembre 2023 (orari: da mercoledì 29 novembre a sabato 2 dicembre e da mercoledì 6 a sabato 9 dicembre, ore 20.45; domenica 3 e domenica 10 dicembre, ore 17.00).
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pfalztexter · 6 months
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Mentre io vo per questi boschi
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Weiher im Walde, Albrecht Dürer, Aquarell um 1495, British Museum, London
Der italienische Komponist und Lautenvirtuose Marco Cara war ein Zeitgenosse Albrecht Dürers. "Während ich durch diese Wälder streife":
Marchetto Cara (Frottola à 4) Mentre io vo per questi boschi:
youtube
"io vo per questi boschi sospirando il mio bel sole, e di duri amari toschi formo crude aspre parole, spesso dir la lingua sòle: Tu che segui el mio camino, ucelin, bel’ucelino, come sa’ tu ben cantar! Fa~la~li-~lò, fa~li~ lo~ là fa- li- lo- la lé, fa~li~lo~la~li~la~lé’. Lieti fai gli arbori e fronde con li toi soavi canti; e tua amica a te risponde, onde in ziò par che ti vanti; faccio sol amari piante, né alcun m’ode! o fier destino! Ucelin, bel’ucelino … Empi l’aer d’ogni intorno col tuo dolce canto tale onde par che notte e giorno si ralegri ogn’animale; a me il dol sol cresc’ e il male da l’un l’altro matutino. Ucelin, bel’ucelino … Ben a te, ben si convene, ucelin, il dolce canto, et a me ch’io son in pene l’angoscioso e amaro pianto; onde io son condotto a tanto che chi mor mi par divino. Ucelin, bel’ucelino …"
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bergamorisvegliata · 6 months
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READING POEMS -di Domi-
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" Basterebbero 5 minuti
Il titolo potrebbe esser questo...oppure un'altro...
Non cambierebbe nulla
Mi son pure alzato presto stamane...
Tacrolimus era felice
Pur del mio "breve" ritardo...
Mi ha salutato sorridente
non credo mentisse, d'altronde lo fa' per il mio bene
Quello l'ho fatto io ma ci son abituato...molte decisioni tralasciato, negato, dimenticato (?)
Bho'... Quel che e' stato e' stato.
Zero Gita, zero Amica...altri impegni...
ma il mio cuore gia' sapeva, non e' la prima volta, ora o in un'altra era...
Gatti, Tivu'....e telefono... Si lo so'... Lasciamo stare, per favore.
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Un divano desertamente "affollato"
pieno del pelo di quel Gatto che m'ha cercato...
Uno solo, non entrambi
Troppa grazia richiesta sarebbe stata...molesta...per una sola giornata...(?)...
Basterebbero 5 minuti, vedete ?
e pur la ricerca della rima rimarrebbe al suo posto....
lo diceva de Niro in Tivu'
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Poi, bhe', a chiamato Fla...al parco, coi Bimbi... Cesare tirava Pietre nel fiume... Giuliano, in francia, ha bevuto una Gingerbeer !!!
A casa stanno tutti bene
Lavinia sara' circondata da palline che volano...intenta a "schivare"...
e Lui impegnato a centrar la riga giusta...
Io sempre li' vado a parare... Banale...
La Stria chissa'....che pozioni prepara,
Mientras mi Primo estara' muy cerca
O in giro... Magari a esplorare...sognare... Sicuramente imparare, scoprire... Meraviglie inventare
Il viaggio e' ancora Lungo....
E' una delle poche cose che mi mancano... Viaggiare...
ma e' lecito continuare a sognare
Un Vascello, alaviacosi'... Il suo Maestrale.... Non sono dispersi, stan ancora li', ancorate a quel molo...attendon i venti giusti...
A casa stan tutti bene
E del Gigerbeer, bhe', chennedite...
Great, don't u?
Un piccolo Nostromo, mi cresce sul Ponte, nevvero ?
A casa stan tutti bene
Son pure le sei e il ventilatore gira ancora...
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Basterebbero 5 minuti
di bicicletta...ma pure a piedi...
per gonfiare le vele, le reti
e farcire la pizza che sta' nella stiva... Congelata...darle 'npoco di vita, allegria....pure solo "Sapore"...
Sol margherita non alza tanto l'umore..
Basterebbero 5 miuti
per sgranchirmi "nu poco",
Ma sicuro come la Merda, e che attenda Lei pure, dimentico fingo e sdraiato ci resto...che poi anche il cesso e' vicino, resta al suo posto..
Mentre il Market che chiude, non e' quello il problema...
Quanto alzarsi, vestirsi, darsi una mossa...e pure Lesta...
A casa stan tutti bene
Son ancora indeciso... Tra l'oblio e l'aereoporto.... Tra un porno o un viaggio... Ma... Da qui', alaverne il coraggio... Bhe'...
Basterebbero 5 minuti
Basterebbero 5 minuti
Basterebbero 5 minuti
E comunque vada,
A casa stan Tutti bene... "
*****
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jrspore · 11 months
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Was talking about the music from panty and stocking with @tricomator and then decided to doodle this
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valentina-lauricella · 9 months
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Topi e Leopardi
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Sanguinosi fuggían per ogni villa  I topi galoppando in su la sera,  Tal che veduto avresti anzi la squilla  Tutta farsi di lor la piaggia nera:  Quale spesso in parete, ove più brilla  Del sol d’autunno la dorata sfera,  Vedi un nugol di mosche atro, importuno,  Il bel raggio del ciel velare a bruno.
[…]
Passata era la notte, e il dì secondo  Già l’aria incominciava a farsi oscura,  Quando un guerrier chiamato il Miratondo,  A fuggir si trovò per un’altura;  Ed o fosse ardimento, ovver ch’al mondo  Vinta dalla stanchezza è la paura,  Fermossi; e di spiar vago per uso,  Primo del gener suo rivolse il muso.
E ritto in su due piè, con gli occhi intenti, Mirando quanto si potea lontano,  Di qua, di là, da tutti quattro i venti,  Cercò l’acqua e la terra, il monte e il piano,  Spiò le selve, i laghi e le correnti,  Le distese campagne e l’oceáno;  Nè vide altro stranier, se non farfalle  E molte vespe errar giù per la valle.
Granchi non vide già, nè granchiolini,  Nè d’armi ostili indizio in alcun lato.  Soli di verso il campo i vespertini  Fiati venian movendo i rami e il prato,  Soavemente susurrando, e i crini  Fra gli orecchi molcendo al buon soldato.  Era il ciel senza nubi, e rubiconda  La parte occidentale, e il mar senz’onda.
(Da Paralipomeni della Batracomiachia, canto Primo)
"Inquieto sempre: di ogni più piccola cosa ne faceva una croce; era sensibilissimo. Senta questa: una sera udii per la stanza un raschìo tra la roba: c’era un topo, io mi spaventai e mi feci a chiamare: Nisi, Nisi (Dionigi). Si chiamava così noi, ed era uno studente forestiero; non rispose, ma Giacomo che era a pranzo corse, prese la lucerna e voleva schiacciare il topo: non gli riuscì; si turbò tanto, e per quella sera non volle più saperne di mangiare."
(Dall'intervista a Teresa Lucignani, amica di Leopardi a Pisa)
"Già saprete della Badessa taumaturga che moltiplicava prodigiosamente l’olio di una lampada, con rifonderne di nascosto ogni notte: saprete delle lusinghe, delle minacce, degl’inganni, dei mali trattamenti che si usavano alle giovani educande per indurle a far voto di verginità prima che conoscessero il significato della parola, e poi a farsi monache in quel monastero: saprete delle apparizioni che si adoperavano a questo effetto; apparizioni di angeli, e apparizioni di demonii; i demonii erano certi topi grossi, ai quali mettevano certi ferraiuolini neri, e un paio di corna, (la coda l’aveano del loro), e così vestiti li facevano andare attorno, la notte, pel dormitorio."
(Da una lettera da Pisa a Giampietro Viesseux)
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cinquecolonnemagazine · 9 months
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Jasmine Trinca: attrice versatile del cinema italiano
Quello dell'attrice Jasmine Trinca è un nome che risuona con forza nel panorama cinematografico italiano. Dotata di straordinaria versatilità e talento, ha affascinato il pubblico nazionale ed internazionale con interpretazioni coinvolgenti e memorabili. Nata il 24 aprile 1981 a Roma, questa talentuosa attrice ha saputo imporsi nel mondo del cinema grazie alla sua dedizione e alla sua abilità nell'incarnare personaggi complessi e profondi. Jasmine Trinca e i suoi inizi come attrice La carriera cinematografica di Jasmine Trinca inizia a soli diciannove anni quando, ancora studentessa liceale, Nanni Moretti la seleziona durante i provini per il suo film "La stanza del figlio". Il regista romano, infatti, non voleva, per quel ruolo un'attrice professionista. La sua interpretazione intensa e autentica le guadagnò all'epoca l'attenzione dei critici e del pubblico e una serie di riconoscimenti: la candidatura al David di Donatello, al Nastro d'argento come migliore attrice non protagonista, il Ciak d'oro come migliore attrice non protagonista, il Globo d'oro come migliore attrice esordiente della Stampa Estera, il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri d'argento 2001. Da "La meglio gioventù"... Dopo il successo di "La stanza del figlio", Jasmine Trinca decide di dedicarsi completamente al cinema per il quale interpreta ruoli molto diversi tra loro. Nel 2003, infatti, la troviamo nel cast di "La meglio gioventù" di Marco Tullio Giordana dove interpreta una giovane che vive all'interno di un ospedale psichiatrico e di cui si innamora uno dei protagonisti. Quella recitata in "Manuale d'amore" (2003) di Giovanni Veronesi è una parte, invece, molto più leggera. Due anni dopo interpreta il personaggio di Roberta, giovane appassionata di storia dell'arte che diventerà poi la ragazza del Freddo in "Romanzo Criminale" di Michele Placido. La ritroviamo ancora in altre pellicole importanti come "Il caimano" (2006) di Nanni Moretti, "Il grande sogno" (2009) di Michele Placido, "Miele" (2013) di Valeria Golino, "Nessuno si salva da solo" (2015) di Sergio Castellitto. ... a "Il sol dell'avvenire" Una delle interpretazioni più intense di Jasmine Trinca è senza dubbio quella nel film "La dea Fortuna" (2019) di Ferzan Ozpetek. Annamaria Muscarà è la migliore amica di Alessandro. In vista di alcuni controlli ospedalieri, la donna affida ad Alessandro e al suo compagno Arturo i suoi figli. La situazione clinica precipiterà all'improvviso e la donna morirà spingendo i due compagni, da tempo in crisi, a fare scelte importanti. Questa interpretazione è valsa a Jasmine Trinca il David di Donatello, il Nastro d'argento e il Ciak d'oro come migliore attrice protagonista. Ciò che rende Jasmine Trinca un'attrice straordinaria è la sua capacità di affrontare una vasta gamma di ruoli. Ha dimostrato la sua abilità nel passare da personaggi drammatici e tormentati a quelli più leggeri e divertenti. La sua interpretazione è caratterizzata da una profondità emotiva che coinvolge il pubblico e li fa immergere completamente nella storia che sta raccontando sullo schermo. In copertina foto di OsloMetX da Pixabay Read the full article
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Regia di James Gunn. Un film con Pom Klementieff, Elizabeth Debicki, Karen Gillan, Chris Pratt, Zoe Saldana. Cast completo Titolo originale: Il sol dell'avvenire. Genere Azione, Avventura, Fantascienza, - USA, 2023, Uscita cinema mercoledì 3 maggio 2023 distribuito da Walt Disney.
:: Trama Il sol dell'avvenire ::
Qui siamo in una terra incognita, da cui non sono trapelate informazioni. Non sappiamo per certo nemmeno se il cast di protagonisti farà integralmente il proprio ritorno, in compenso è noto che sarà ancora James Gunn a dirigere il film - oltre a uno special Tv natalizio dedicato a questi eroi. Visto il finale del capitolo precedente, possiamo però supporre che rivedremo Elizabeth Debicki nei panni Ayesha. La sacerdotessa dorata infatti non aveva esaurito il suo ruolo e anzi sembrava aver iniziato l'esperimento per dare vita all'essere perfetto: Adam Warlock, che nei fumetti però ha anche una sorta di doppio malvagio, il temibile Magus.
Un giorno, mentre sono scuola, una loro coetanea davanti l'intera classe chiede loro se sono una coppia, insospettita dalla vicinanza dei due. Nonostante Léo specifichi che il loro rapporto è solamente di amicizia e quasi fraterno, il loro forte e duraturo legame viene improvvisamente e bruscamente interrotto. Léo inizia a evitare il suo amico, timoroso che la loro amicizia possa essere fraintesa. Dal canto suo, Rémi si sente ferito e non riesce a capire il vero motivo del perché il suo migliore amica abbia cambiato atteggiamento nei suoi confronti.
Un film (in Italiano anche pellicola) è una serie di immagini che, dopo essere state registrate su uno o più supporti cinematografici e una volta proiettate su uno schermo, creano l'illusione di un'immagine in movimento.[1] Questa illusione ottica permette a colui che guarda lo schermo, nonostante siano diverse immagini che scorrono in rapida successione, di percepire un movimento continuo.
Il processo di produzione cinematografica viene considerato ad oggi sia come arte che come un settore industriale. Un film viene materialmente creato in diversi metodi: riprendendo una scena con una macchina da presa, oppure fotografando diversi disegni o modelli in miniatura utilizzando le tecniche tradizionali dell'animazione, oppure ancora utilizzando tecnologie moderne come la CGI e l'animazione al computer, o infine grazie ad una combinazione di queste tecniche.
L'immagine in movimento può eventualmente essere accompagnata dal suono. In tale caso il suono può essere registrato sul supporto cinematografico, assieme all'immagine, oppure può essere registrato, separatamente dall'immagine, su uno o più supporti fonografici.
Con la parola cinema (abbreviazione del termine inglese cinematography, “cinematografia”) ci si è spesso normalmente riferiti all'attività di produzione dei film o all'arte a cui si riferisce. Ad oggi con questo termine si definisce l'arte di stimolare delle esperienze per comunicare idee, storie, percezioni, sensazioni, il bello o l'atmosfera attraverso la registrazione o il movimento programmato di immagini insieme ad altre stimolazioni sensoriali.[2]
In origine i film venivano registrati su pellicole di materiale plastico attraverso un processo fotochimico che poi, grazie ad un proiettore, si rendevano visibili su un grande schermo. Attualmente i film sono spesso concepiti in formato digitale attraverso tutto l'intero processo di produzione, distribuzione e proiezione.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate “fotogrammi”. Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come “fenomeno Phi”. Favorite, Top Rating, Top IMDb movies online.
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cdprocaccini · 1 year
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Progetto A.A.
(agenti atmosferici)
VITA sulle ALPI ( 11 giugno 2016)
Cari lettori, se non vi ho ancora tediato,
parlerò dell’ ambiente alpin che non ho ancora trattato.
Per lo più descriverò i boschi delle Dolomiti
dove ho lasciato ricordi e miti
di quei luoghi fatati e festosi:
dai Troll alle marmotte ,dalle streghe agli ascosi
altri personaggi che sui Pallidi Monti
vivono lieti nei tradizionali antichi racconti.
Ciuffi di felce, coraggiose pioniere ,
vi sono onnipresenti fin da remote Ere ,
le genziane invece ,color cobalto,
dimorano solo ove il pascolo si fa più alto.
Esse sono le prime efflorescenze che tornan alla memoria
non certo in maniera aleatoria,
anzi, con loro, le selvatiche orchidee
solo al pensier mi profumano le idee!
All’alba sulle rupi è costumanza osservare il cardo: un fiore
che visto così appar vizzo, tristo , minore
ma ce lo rende simpatico ed attraente
il fatto che segnali il tempo e che consente
di preveder se chiuso o aperto sarà il cielo ,
dato il suo sbocciar sul piccol stelo.
Del giglio martagone il paradisiaco aroma
rende leggera ,anche solo all’idea, ogni soma…
della corolla variopinta e carnicina
il sentor fa questa pianta amica e più vicina .
Prosperi e rigogliosi poi sono i cespugli di saporose bacche:
fragole, lamponi ,mirtilli e more a sacche…
con l’arnica miracolosa color dell’oro
rendono l’escursione un gustoso capolavoro!
Le umili, irsute e rare stelle alpine in altre passeggiate
come i rododendri rosseggianti e fieri ci sono donate.
Celeberrimo è il gran pregio di questo vivo paesaggio
di preziosi abeti per il violin del saggio
genio di Stradivari ,che giungono al ghiacciaio
rendendo a chi gode della loro frescura ,gaio
il sentimento. Anche gli immancabili crochi a distese
hanno reso celebre il nostro Paese
per i pistilli dei fiori alteri e saporiti:
in quantità inusitate color lillà, che, ritti
sui loro brevi fusti,
par che attendano che l’uom li gusti!
Altri esseri esistenti che ci danno alimento,
spesso ricordati per lo sviluppo lor per nulla lento,
sono i corpi fruttiferi che dalle spore nascono: i funghi.
Con i propri filamenti ,detti miceli , lunghi,
si espandono ,operosi ,sotto terra
e ,a volte, alle radici delle “piante ospitanti” danno guerra.
Questo fecondo tessuto si accresce davvero d’ogni parte ,
e dona al frutto boschivo di maturazion munifica l’arte.
Così del boletus edulis (porcino) carnoso e sodo
possiamo gustar le carni in quanto ottimo in ogni modo.
Il gallinaccio o finferlo color giallo – arancione
potrem trovare quasi in ogni stagione.
Di primavera ed autunno ,difatti ,ed in ogni dove
è presente ,come dice la leggenda, in particolar se piove.
La vescia : principessa dei pascoli alpini,
a forma di pera e biancastra ,sa ben colonizzar i verdi crini .
Spesso durante le gite l’ho notata
ma , per un qual pudore, mai l’ho assaggiata!
Infine l’ammanita phalloides con altri suoi compagni,
tra foreste di noccioli e castagni
e sotto la quercia specialmente
ormai di raccogliere nessuno se la sente.
Infatti questo fungo è da sempre famoso
per esser indigesto e mortalmente velenoso
Nella valle verdeggiante : pennacchi a praterie
di steli morbidi, selvaggi ed superbi ci segnano le vie
della serenità : nei pascoli succosi degli armenti
ci si riposa dopo lunghe gite, sebbene a passi lenti.
Papà mi educò ad amare i boschi davvero con il cuore
e di questi fruire del magico buon umore.
Dell’erba che al vento ed al sol si inchina
come gli anemoni sulla barriera corallina
egli mi rivelò il curioso ed eloquente nome: “tremolina”.
Delicatissima , della vegetazion alpina
carezzevole verzura ornamentale,
a fasci e fasci ne facevamo incetta, e quale
regina delle pianure ,arse dal sole impietoso,
sebben adusta ,di moltiplicarsi mai si dà riposo.
A casa nostra mai mancava ed in gran quantità
in un vaso antico di nonna ,la cui beltà
stava per adornare per un intero anno:
diletto ricordo ,come ben poche cose esser sanno!
Purtroppo però le foreste spontanee,sono sempre più rare
ed a volte i fusti più anziani occorre diradare
per dare spazio alle più giovani piante
che, adir il vero, son ugualmente alquante!
Tra questi tronchi secolari vivono cervi scattanti ,mai indolenti
che delle merende dei vacanzieri si nutrono a quattro palmenti!
Si possono incontrare tra i muretti a secco, sotto le conifere,
loro abitazione ,velenose,le infide vipere.
In un’occasione ,sempre memento,
di aver costatato l’astuzia di una volpe che con l’intento
di sfuggire al pericolo che io rappresentavo in quel momento,
si finse morta,ed ancora non mi pento
di averla accarezzata lungamente con tenerezza
tutta umana ,a cui sicur, non era avvezza!
Chi invece si nutre sia di marmotte che di volpi
che soccombono spesso sotto i suoi rapaci colpi,
è l’aquila . Con le sue penne remiganti ben distese
e dispiegate al vento serale , mi sorprese
mentre , in ampi volteggi , di cibo era alla ricerca.
Salivamo la strada di tornanti impervia
verso l’ardua cima della Marmolada ,
ogni anno lasciata, ogni anno ritrovata,.
Famosa per la sua erta verticalità,
e per il ghiacciaio che a ognuno meraviglia dà,
è stata ascesa nel 1860 da un Inglese
che fu il primo rocciatore di ogni Paese
ad affrontare l’inaccessibile cima
mai fronteggiata con tal coraggio prima.
In quella grande impresa certo avrà osservato
lo stambecco sui ghiaioni danzar incontrastato!
Non mancavano attorno a noi anche uccelli canori.
Vi parlerò di due: entrambi migratori,
di cui il primo , insettivoro , dal breve beccuccio ,
nidifica in insediamenti umani al di là di ogni cruccio
per noi mammiferi compagni di percorso.
Dal corpo nero lucente e bianchi la gola ed il dorso,
il balestruccio, questo il suo nome comune,
con la sua coda biforcuta pur sulle rocce montane ha costume
vivere: 13 cm di lieta esistenza
in spensieratezza e di ogni timor senza!
Lo scricciolo che tra i cespugli ed il sottobosco
si nutre di insetti ed a volte bacche .Di color fosco,
ha lungo becco, occhi grandi ,sopracciglio chiaro
e con quella coda all’insù , non è certo di simpatia avaro!
Con i suoi 9 cm di vita fragile ma preziosa
sa render una giornata nera completamente rosa!
Grazie a questi piccoli volatili infatti
riusciamo a distendere i “muscoli contratti”
spesso rattrappiti della nostra mente,
e l’anima felice e candida si sente!
Nei gonfi e vivaci ruscelli ,contro corrente,
vive in acqua purissima di montagna ed è presente
solo in corsi limpidi e freschi, la trota ed il salmerino.
Lepri ed anatre fanno loro compagnia e spesso anche vicino,
si lasciano ancora osservare ,certo stupite dell’umano andare…
Molti sono gli insetti indaffarati nell’impollinare
i fiori alpestri che ho già nominato
ed altri animali più quotidiani ho incontrato
in questi luoghi che ho sempre nel mio petto:
pecore, mucche al pascolo , cavalli ed il capretto.
In nessun tempo
dimenticherò quei sentieri
che non relegherò nei miei pensieri
più nascosti ,ma con affetto e gioia
mai di ricordar mi verràn a noia.
Ovunque tu vada ,renditi testimone ed alfiere
di dignità che l’uomo condivide con le fiere
e le creature tutte ,che nel mondo intero
colman il percorso di tua vita d’Amor Vero!!!
Valentina
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