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#Uomo del Similaun
personal-reporter · 8 months
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La storia del cadavere mummificato in 16 giorni
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Il 3 settembre 2023, in Bulgaria, è stato scoperto un fenomeno straordinario e raro: il cadavere di un uomo di 34 anni completamente mummificato in soli 16 giorni.  Questo evento ha suscitato grande interesse nella comunità scientifica, in quanto la mummificazione naturale è un processo che normalmente richiede da diverse settimane a mesi per verificarsi. Il giovane era stato visto in vita l'ultima volta il 18 agosto. Il suo corpo, invece di decomporsi, si è raggrinzito e irrigidito, dando vita a una "mummia". La pelle era raggrinzita e coriacea di colore marrone, e gli organi interni erano ridotti a "masse informi" prive di struttura. Questo fenomeno è noto come mummificazione precoce, un evento rarissimo di cui in letteratura scientifica sono noti solo pochi casi nelle regioni temperate. Perché avvenga la mummificazione naturale, sono necessarie particolari condizioni meteorologiche e climatiche: il tempo atmosferico deve essere molto caldo (di giorno le temperature non devono scendere sotto i 30 °C) e molto secco (l'umidità media non deve superare il 50%). Serve anche una forte e costante esposizione alla luce solare, e i venti forti possono aiutare ad accelerare il processo. Tuttavia, nel momento in cui il corpo è stato scoperto, Sofia aveva una temperatura compresa tra 16 e 33 gradi Celsius, che secondo gli scienziati “non è abbastanza calda da aver causato la mummificazione”. Questo caso rappresenta un precedente significativo per la medicina legale e forense, poiché sono stati segnalati solo pochi incidenti simili. Gli investigatori, però, hanno faticato a dare conto dell’avanzato stato di mummificazione del corpo, avvenuto così rapidamente, in un ambiente particolarmente non idoneo. La mummificazione è un fenomeno che ha affascinato l'umanità per millenni. Gli antichi Egizi, ad esempio, erano maestri nell'arte della mummificazione, un processo che durava abitualmente 70 giorni. Anche altre culture, come quella dei Chinchorro in Sudamerica, praticavano la mummificazione dei loro defunti. Tuttavia, la mummificazione naturale è un fenomeno molto più raro e dipende da specifiche condizioni ambientali.La scoperta di questo corpo mummificato in Bulgaria rappresenta un'opportunità unica per gli scienziati di studiare il processo di mummificazione naturale. Potrebbe anche avere implicazioni per la medicina forense, aiutando gli investigatori a capire meglio come i corpi si decompongono in diverse condizioni ambientali. Fonti: - Focus.it - In Bulgaria un cadavere si è mummificato in due settimane - Focus.it - Le mummie più antiche del mondo si stanno trasformando in fango - Treccani - Scienza egizia. Tecniche e rituali di mummificazione - Wikipedia - Mummia del Similaun - Fanpage.it - Uomo completamente mummificato in soli 16 giorni: rarissimo fenomeno naturale in Bulgaria Read the full article
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gregor-samsung · 4 years
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Prima di morire aveva forse posato a terra il suo equipaggiamento tecnico e tentato di porre riparo alla ferita che aveva dietro la schiena, anche se certamente non aveva fatto in tempo a utilizzare le erbe medicinali che portava con sé, neppure quel preparato emostatico che avrebbe comunque solo rallentato la fine, e neanche il fungo antibiotico che avrebbe forse spento l’infezione. Indossava degli stivali in pelle (numero 38), con gambali alti fino al ginocchio, era alto un metro e sessanta circa per un peso di 50 chili: niente massa grassa, solo muscoli bene allenati. Al momento della morte aveva 45 anni ed era in buona salute, sebbene avesse già subito lesioni e qualche frattura ben riparata; i denti del giudizio non si erano sviluppati e gli altri erano consumati, come abrasi. Sul corpo evidenziava una gran quantità di tatuaggi e scarificazioni, praticati forse a scopo terapeutico o rituale. Dall’autopsia sono emersi altri particolari. I polmoni erano anneriti, intasati dalla lunga permanenza accanto a focolari accesi. Nei capelli è stato ritrovato arsenico, come se avesse lavorato all’estrazione di minerali pregiati. Ma è la causa della morte ad aver meravigliato: probabilmente è stato colpito da una freccia, che è stata recuperata nei pressi della scapola sinistra, la cui punta si è fermata a soli 15 millimetri dal polmone e che, anche se non ha leso organi vitali, ha comunque causato un’emorragia inarrestabile e la paralisi dell’arto superiore sinistro. Poi l’uomo ha tentato di levarsi la freccia dalla spalla, riuscendo solo a spezzarne l’asta, ha camminato forse ancora un po’, si è assestato in un piccolo riparo e si è lasciato morire. Intorno al corpo, i resti del suo abbigliamento, fra cui un «ritoccatore» misterioso, una specie di matita multiuso che serviva forse per rifinire oggetti di selce. Questa è la storia degli ultimi momenti di vita e del ritrovamento di Ötzi, un uomo che passava sotto il monte Similaun per motivi che non conosciamo, così come non sappiamo dove fosse nato o da dove provenisse. Il ghiaccio ne ha conservato il corpo a –6 °C e quasi al 100 per cento di umidità. Oggi Ötzi si trova nel Museo di Bolzano, in una modernissima cella frigorifera che ricrea le condizioni di natura, reintegrando l’umidità e mantenendo costante la temperatura, perché si tratta della mummia (naturale) più antica e meglio conservata del mondo e come tale va tramandata. Mancavano ancora millenni all’imbalsamazione delle mummie egizie, e anche quelle più antiche risultano più giovani di qualche secolo. Ötzi infatti è stato ucciso da una freccia nemica 5300 anni fa, ma questa è l’unica differenza rispetto agli uomini di oggi, perché, per tutto il resto, si tratta di uno di noi. Un migrante, in realtà, che non ce l’ha fatta.
Mario Tozzi, Come è nata l'Italia. All'origine della grande bellezza, Collana Orizzonti, Milano, Mondadori, 2019; pp. 85-86.
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bruno-bma · 4 years
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#Repost @aipp_pierceritaliani with @get_repost ・・・ Alcuni antropologi sostengono che le prime popolazioni in Europa, di origine pre indoeuropea, erano di pelle nera e utilizzavano, tendenzialmente, per modificare il proprio corpo, le scar e il branding piuttosto che i tatuaggi. Sulla pelle nera il tatuaggio era decisamente meno visibile. Nonostante questa ipotesi, nel 1991 al confine tra l'Austria e l'Italia, è stata scoperta una mummia datata al 3300 a. C. , l'uomo di Similaun, "tatuata" in vari parti del corpo. Otzi, come fu ribattezzato, è la più antica "mummia tatuata" ritrovata. Esami dimostrarono che doveva ‎essere un uomo tra i 40 e i 50 anni e che fu ucciso con un tiro di freccia da dietro le spalle. Di pelle scura di etnia pre-indoeuropea, sul suo corpo si contano ben 61 "tatuaggi" effettuati con tecnica riconducibile all’ink rubbing: scarificazioni ricoperte di pigmenti, ricavati dal carbone vegetale, che saranno riassorbiti dai tessuti corporei. Questi "tatuaggi" consistono in punti e linee in posizioni come la parte bassa della colonna vertebrale, le ginocchia e la caviglia destra. Punti in cui fu riscontrata dell'artrite. Questo porto’ a ipotizzare che fossero tatuaggi di tipo curativo/religioso attraverso forme di agopuntura. In seguito, fu ritrovato un ulteriore tatuaggio sul basso torace dove non era riscontrata nessuna problematica di salute. Questo riaprì il dibattito e, in seguito, subentrarono altre ipotesi: motivazioni culturali, religiose o magiche. L'aspetto ritualistico identitario, attraverso l'uso di modificazione corporee, soprattutto in contesti tribali e nomadi, rimane comunque una delle ipotesi più consistenti. (presso Ghirigori Family) https://www.instagram.com/p/B80cZxxnfZK/?igshid=ibrwz120wxuq
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Ötzi l'uomo del Similaun nuove scoperte
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Foto tratta dal sito Nuove scoperte su Ötzi il famoso uomo del Similaun. La mummia che ha più di 5000 anni, scoperta sul ghiacciaio del Similaun a 3200 metri di quota, tra Italia e Austria. I ricercatori studiando i muschi che si trovavano sul corpo di Ötzi, hanno potuto confermare, l'ambiente in cui è vissuto. Ecco il link del'articolo completo: https://www.lescienze.it/news/2019/10/31/news/briofite_ambiente_uomo_similaun-4601143/ Read the full article
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cento40battute · 6 years
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L’arte del tatuaggio e le sue origini, l’utilizzo della tecnica di decorazione del corpo tra passato e presente e il suo significato culturale.
Artista Horiyoshi III – PH: Zozios
L’arte del tatuaggio in mostra dal 9 novembre al 3 marzo 2019 al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino
A partire dal 9 novembre fino al 3 marzo 2019 il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino presenta Tattoo. L’arte sulla pelle.
Una mostra interamente dedicata al tatuaggio, una tra le più antiche tecniche di decorazione e incisione della pelle. Una forma artistica particolare e affascinante che permette al nostro corpo, attraverso un disegno o un testo, di trasmettere un preciso messaggio.
Oggi il tatuaggio è considerato una forma d’arte contemporanea e sempre al passo coi tempi, ma in pochi sanno che trae origine da epoche molto lontane
Un viaggio e una riflessione sull’uso sociale, culturale e artistico del corpo
La mostra, a cura di Luca Beatrice, Alessandra Castellani e MAO Museo d’Arte Orientale, si propone proprio questo: condurre il pubblico in un lungo viaggio alla scoperta di opere e artisti contemporanei, tecniche e strumenti del passato, tatuatori e tatuati, per comprenderne l’uso sociale, artistico e culturale.
Le prime tracce di decorazione del corpo risalgono alla preistoria. La mostra presenta immagini di tatuaggi rinvenuti sulla mummia di Ozti, il cosiddetto uomo del Similaun, datata  3.300/3.100 a.c..
In antichità il tatuaggio era il marchio degli sconfitti, non a caso veniva spesso attribuito a schiavi e malfattori, oppure veniva utilizzato per rievocare la ferocia dei barbari come Pitti e Germani.
Un alone di ostilità ed estraneità aleggiava sempre intorno a questa forma d’arte.
L’esposizione è interamente dedicata al tatuaggio
E tutto ciò continua e si evolve nel Settecento, quando i navigatori europei che raggiungono il sud-est Asiatico e l’Oceano Pacifico, entrano in contatto con popoli che suscitano enorme sorpresa e al tempo stesso disprezzo, proprio per l’utilizzo eccessivo del tatuaggio sui loro corpi.
Saranno proprio queste lontane popolazioni a inculcare nella mente del popolo occidentale l’idea di un significato simbolico in cui si fondono esotismo e costruzione culturale del “selvaggio”.
La parola “tattoo” infatti ha origine polinesiana e viene introdotta in occidente dal navigatore James Cook
Cesare Lombroso
L’idea della condizione selvaggia del tatuaggio viene ripresa da Cesare Lombroso, noto studioso che, attraverso le sue teorie, trova similitudini tra i criminali tatuati del mondo occidentale e primitivi, collocando per la prima volta questa pratica all’interno dell’ambito scientifico.
Disegni e oggetti provenienti dal museo di Antropologia criminale Cesare Lombroso e dal museo di Anatomia di Torino mostrano come le teorie “lombrosiane” hanno profondamente influenzato la cultura contemporanea legata al tattoo.
Grazie poi al contributo del Museo delle Civiltà di Roma si potranno ammirare strumenti collegati all’antica arte di decorazione provenienti da Asia ed Oceania, oltre che foto storiche scattate dal fotografo Felice Beato nel Giappone degli anni ’60 dell’800 e immagini dei Maori della Nuova Zelanda.
E ancora una vasta gamma di stampe del noto artista giapponese Kuniyoshi Utagawa famose per essere diventate riferimento iconografico in questo settore.
Utagawa, infatti, nel 1827 ha reso celebri attraverso le proprie opere una serie di eroi popolari giapponesi noti come i 108 eroi Suikoden.
Artista: Simone Fugazzotto – Opera: ALPHABET
Un viaggio che si conclude nell’era contemporanea, dove il tatuaggio ha ormai raggiunto la completa accettazione sia dal punto di vista sociale che culturale, complice anche la “moda” di imprimere sulla propria pelle immagini, segni, parole che rimangono indelebili.
Immancabile perciò uno spazio dedicato ai tatuatori contemporanei. Tin-Tin, Filip Leu e Horiyoshi III sono solo alcuni dei grandi professionisti noti nella scena moderna che hanno contribuito, attraverso le loro opere, a diffondere nel mondo questa cultura.
Accanto ai grandi nomi ci sono quelli di Nicolai Lilin, Gabriele Donnini, Claudia De Sabe, altri importanti artisti del settore, probabilmente meno noti al grande pubblico, ma che con la stessa passione e creatività contribuiscono ad apportare innovazione a un ambiente in continua evoluzione.
Il documentario con protagonista lo storico tatuatore olandese Hanky Panky mostra, per esempio, le varie tecniche di decorazione in un lungo percorso alla scoperta degli stili differenti di tatuaggio del Sud-est asiatico: da Tahiti a Samoa, al Borneo, al Giappone.
Tattoo. L’arte sulla pelle è un percorso suggestivo nella storia e nella cultura, un tuffo nel passato che affascinerà proprio tutti, amanti dei tatuaggi e non, per riemergere nel presente con maggiore consapevolezza e libertà di decidere quale storia raccontare attraverso il nostro corpo.
Alessandra Borgonovo
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MAO Museo d'Arte Orientale via San Domenico 11 – Torino - Italy Prezzi:
Biglietto mostra intero € 10, ridotto € 8, gratuito Abbonati Musei Torino Piemonte e aventi diritto
Possibilità di biglietto cumulativo Mostra + Museo a tariffa agevolata
Il tatuaggio una forma d’arte L’arte del tatuaggio e le sue origini, l’utilizzo della tecnica di decorazione del corpo tra passato e presente e il suo significato culturale.
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ultimavoce · 6 years
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L’Uomo del Similaun può aver beneficiato di un sofisticato sistema sanitario
Un team di #ricerca ha scoperto che al tempo della mummia di #Similaun esisteva già un complesso sistema #sanitario.
Ötzi, il cosiddetto Uomo del Similaun di 5300 anni fa, scoperto nel 1991 sulle Alpi italiane, era un disastro medico. I suoi denti stavano marcendo, aveva una brutta infezione allo stomaco e le sue ginocchia stavano iniziando a degenerare. Per non parlare della freccia nella sua schiena che probabilmente lo uccise. Ora, un nuovo studio conclude che le erbe e i tatuaggiche sembra aver usato per…
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L’uomo e la montagna: la nascita dell'alpinismo
Fino alla fine del XVIII secolo in pochi vedevano nella montagna qualcosa di più di un ambiente povero di risorse che non fossero metalli, pietra, legno ed altri materiali edilizi, localizzati spesso nelle vallate sottostanti e non certo sulle cime più elevate, cime che rimangono un territorio inesplorato, dove leggende e racconti di cacciatori si confondono.
Già dalla preistoria, però, l'uomo si è dovuto rapportare con l’ambiente montano: ne sono una prova ritrovamenti come l'uomo di Modeval e il più celebre Uomo del Similaun, detto “Otzi”: ritrovato il 19 settembre del 1991, si tratta di un uomo attorno ai 45 anni dell'età del Rame (3300-3100 a.C.), il cui corpo è stato conservato a lungo e in ottimo stato all'interno del ghiacciaio. Il ritrovamento di tracce di rame sui suoi capelli fanno pensare ad un fabbro in cerca di materiali che si dimostrava (grazie all'analisi dei suoi oggetti e della sua dieta) anche un esperto cacciatore e raccoglitore.
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Lo sviluppo di grandi civiltà agricole e sedentarie relegò la montagna in un piano secondario, un luogo dove vivevano pastori e cacciatori che occasionalmente portavano in città i frutti del loro lavoro. La montagna era vista, però, come una sorta di ostacolo, che mutava profondamente gli spostamenti delle popolazioni in tutta la storia umana. Per ovviare a questo problema, le civiltà antiche e, nel nostro particolare caso, i Romani si premurarono di costruire strade che aggirassero le catene montuose o che rendessero più agile il loro attraversamento.
Se in tempi di pax romana tutto ciò era necessario per i commerci e per collegare da un capo all'altro l'impero, in quelli di invasioni barbariche e di crisi l'immagine della montagna mutò ancora, da semplice ostacolo a luogo di rifugio, lontano dai problemi della civiltà. Nacquero nei primi secoli del medioevo numerosi monasteri ed eremi, dove monaci e studiosi vivevano una vita di preghiera e studio, seguendo la regola di San Benedetto Ora et Labora, “prega e lavora”.
Si rafforzò il connubio già esistente tra religione e montagna. Già in epoca antica si legavano queste conformazioni rocciose a qualcosa di straordinario, fuori dalla portata dell'umano. Non a caso i Greci avevano posto i loro Dei sulla cima del monte Olimpo, a ribadire una certa vicinanza con il mondo dei comuni mortali unita ad una netta separazione tra i due contesti. Si parla di dei antropomorfi, con sentimenti ed emozioni umane, ma comunque che non potevano essere raggiunti con i mezzi umani. Anche nel mondo celtico e perfino in quello mesoamericano la "montagna sacra" era un luogo fondamentale per i riti religiosi della comunità e per la sua coscienza collettiva: soprattutto gli amerindi utilizzavano le montagne per dare i toponimi alle varie città o per segnare con una certa precisione i confini dei loro regni.
Nel contesto europeo la montagna si popolò non solo di abbazie e monasteri, ma anche di castelli e torri in grado di fungere da rifugio per le popolazioni locali e per controllare importanti valichi, fondamentali soprattutto con la rinascita dei commerci interregionali dopo l'anno Mille. Con l'epoca delle grandi esplorazioni, fu il mare a fare da padrone, un luogo dove si scontrarono gli stati su scala mondiale per il controllo di commerci e colonie nei vari continenti. La montagna rimase, invece, sempre lì, immobile e sempre più ignorata, se non per scopi puramente naturalistici.
Con l'Illuminismo, iniziò un processo che portò l'uomo europeo a spingersi oltre il Vecchio Continente, per esplorare, conoscere e conquistare ogni angolo della Terra; la visione universalistica dei pensatori del Settecento non poteva avere altri sbocchi se non il mondo intero. A quel punto la montagna non fu più un ostacolo o un luogo legato al misticismo e all'eremitismo, ma uno "spazio bianco" all'interno di mappe che andavano riempite. Dalla fine del XVIII alla seconda metà del XIX secolo furono conquistate tutte le principali cime alpine. Nacque l'alpinismo, soprattutto nel contesto inglese, come passatempo prettamente aristocratico (al pari del golf) per gentiluomini dediti alle attività in montagna, con la fondazione dell’Alpine Club nel 1857. In Italia la fondazione del Club Alpino italiano, sulla falsa riga di quello inglese, avverrà nel 1863 ad opera di Quintino Sella, importante figura politica dell’Italia postunitaria, ricordata più per la sua fermezza e inflessibilità sul piano della finanza statale che per aver fondato un’associazione che oggi raccoglie più di 300 000 iscritti.
 Vittorio Trenti
Questo articolo è stato pubblicato sul Cimone, il notiziario del CAI di Modena. Per scaricarlo Cliccate Qui
Biblografia:  O. Bariè, Italia nell’Ottocento, società e costume, Utet 1964 G. Marcocci, Indios, cinesi e falsari, Laterza 2016
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gaetaniu · 7 years
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L'ascia di Ötzi fu costruita in Toscana
L’ascia di Ötzi fu costruita in Toscana
Nuova scoperta sull’ascia dell’Uomo del Similaun. Nel rame dell’arma analizzata dai ricercatori dell’Università di Padova nascosto un prezioso indizio: la provenienza dalla Toscana meridionale. Poche scoperte archeologiche sono state feconde quanto il rinvenimento, nel 1991, del corpo di Ötzi, uomo ucciso intorno al 3300 a. C. da un colpo di freccia nella schiena i cui resti sono stati ritrovati…
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