Tumgik
#Trattati di Roma
astra-zioni · 7 months
Text
È di nuovo quel periodo dell’anno in cui cerco lavoro e posso asserire che la situazione lavorativa a Roma è una merda (grazie al cazzo direte), è che ogni tanto me ne dimentico = ho il privilegio di potermene dimenticare.
1) Lavori fighi e interessanti provengono da aziende e realtà che sono al Nord. È un triste dato di fatto.
2) Per candidarti come commessa richiedono ormai da uno a tre anni di esperienza ché, se ce li avessi avuti, magari avrei puntato a diventare store manager, no?
3) Anche ammesso che non serva esperienza, i negozi, i supermercati, le catene di fast fashion puntano tutti sui contratti di apprendistato = venire pagati poco lavorando più ore di un apprendistato e non avere certezze per il futuro prossimo. (So di cosa parlo)
4) Maria Cristina dei Parioli, perché per tuo figlio che ha bisogno di una baby-sitter richiedi tre lauree un dottorato e la conoscenza della lingua araba? Avessi avuto queste competenze avrei lavorato alla Corte Suprema invece di pulire il culo al tuo marmocchio, non trovi?
5) Ci sono, invece, tante opportunità per quanto riguarda la ristorazione = venire pagati una miseria lavorando praticamente full time venendo trattati di merda (ne so qualcosa).
6) Onlyfans non è comunque la soluzione.
7) A quanto pare anche per fare le pulizie serve esperienza.
MA SE NON ME LA FATE FARE RIMANGO SENZA, come diceva quel luminare di Gué Pequeno.
22 notes · View notes
gregor-samsung · 11 months
Text
“ Tra l’invenzione del governo Monti e quella del governo Draghi, circa alla metà del decennio, si colloca la crisi greca del 2015. Ricordiamo la violenza, non solo verbale, e il capovolgimento della verità che caratterizzarono, nella stampa europea e nei luoghi decisionali dell'Unione, la repressione anti-greca. La decisione del governo Tsipras di procedere, nel proprio paese, ad un referendum fu definita «schiaffo all'Europa» («Corriere della Sera», 6 luglio 2015, p. 2). E tutto il seguito fu in questo stile. Soltanto tre anni più tardi ci fu l’inutile palinodia di Juncker (2 giugno 2018): «Abbiamo calpestato la dignità del popolo greco!». Era vero, ma dirlo tre anni dopo lo schiacciamento della Grecia e l’instaurazione di un governo pronto ad obbedire era offensivo. Il caso italiano è ben più complicato. L’Italia è pur sempre uno dei paesi fondatori dell'UE (tutto partì con i Trattati di Roma del 1957), ed è quindi un pezzo al venir meno del quale crolla tutto il ‘domino’. Perciò non si poteva che far ricorso ad un autorevole intervento dall'interno e da molto in alto. Sia nel 2011 che nel 2021 si è capito che l’ingranaggio su cui fare leva per cambiare il governo dell'Italia era la Presidenza della Repubblica. Chi ha messo in moto l’operazione ha ben studiato gli spazi di manovra offerti dal nostro ordinamento, pervenendo alla conclusione che una interpretazione estensiva dei poteri e del ruolo del presidente consentiva di procedere al ‘cambio’ e alla nascita di governi ‘consentanei’. La premessa era, ovviamente, che ci fossero, nell'ingranaggio decisivo, figure disposte ad assecondare una siffatta procedura. E non furono delusi. “
Luciano Canfora, La democrazia dei signori, Laterza, gennaio 2022. [Libro elettronico]
12 notes · View notes
mezzopieno-news · 2 years
Text
LA SCOPERTA CHE FA TORNARE INDIETRO DI 30 ANNI LE CELLULE
Tumblr media
Gli scienziati del Babraham Institute di Cambridge hanno scoperto una nuova procedura clinica capace di ringiovanire le cellule della pelle di 30 anni, grazie a una riprogrammazione genetica parziale che ne ha ripristinato la corretta funzionalità, portandole, di fatto, a svolgere le funzioni che erano in grado di svolgere nel loro stato giovanile.
La tecnica biomolecolare multi-omica è riuscita ad ottenere una riprogrammazione transitoria della fase di maturazione delle cellule attraverso l’uso di proteine Oct4, Sox2, Klf4 e cMyc, meglio note come ‘fattori di Yamanaka’ dal nome dello scienziato premio Nobel che le ha scoperte. Cellule mature e differenziate sono state trasformate in cellule staminali pluripotenti indotte, riacquistando così la capacità di produrre collagene, la principale proteina del tessuto connettivo di tutti gli animali. I ricercatori hanno testato questo processo su una ferita scoprendo che i fibroblasti ringiovaniti migrano verso il taglio più velocemente di quelli non trattati: un risultato estremamente significativo e promettente per la medicina rigenerativa.
“Applicando la riprogrammazione ai fibroblasti dermici da donatori di mezza età, abbiamo scoperto che le cellule perdono temporaneamente e quindi riacquistano la loro identità rigenerata di fibroblasti, possibilmente come risultato della memoria epigenetica dei potenziatori e/o dell’espressione persistente di alcuni geni” dichiarano i ricercatori di Cambridge. “I dati inglesi aprono una nuova strada. In futuro potremmo pensare di sfruttare il ringiovanimento cellulare per sviluppare trattamenti nuovi con cui rallentare o far regredire malattie che compaiono con l’età, come l’osteoporosi, il diabete e la demenza” ha dichiarato Giuseppe Novelli, genetista dell’Università di Roma Tor Vergata.
____________________
Fonte: eLife Science; Ansa
Tumblr media
✔ VERIFICATO ALLA FONTE | Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
✖  BUONE NOTIZIE CAMBIANO IL MONDO | Firma la petizione per avere più informazione positiva in giornali e telegiornali
Tumblr media
Se trovi utile il nostro lavoro e credi nel principio del giornalismo costruttivo non-profit | sostieni Mezzopieno
4 notes · View notes
lamilanomagazine · 3 days
Text
Regione Liguria, Genova. Individuate cinque aree potenzialmente idonee per l'impianto di chiusura del ciclo: due tecnologie a confronto.
Tumblr media
Regione Liguria, Genova. Individuate cinque aree potenzialmente idonee per l'impianto di chiusura del ciclo: due tecnologie a confronto. Sono cinque le aree ritenute potenzialmente idonee e due le tecnologie messe a confronto – 'waste to chemical' attraverso cui produrre 'green fuels' come idrogeno e metanolo da impiegare in distretti verdi oppure di valorizzazione energetica - per la realizzazione futura dell'impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti in Liguria. Questo il risultato dello studio eseguito dal Rina su incarico dell'Agenzia regionale ligure per i rifiuti – Arlir. Intanto il Comune di Genova, tramite Amiu, ha manifestato la propria disponibilità per iniziare il percorso finalizzato alla realizzazione dell'impianto sul proprio territorio, in località Scarpino. La ricerca è stata commissionata dall'Agenzia per effettuare sia una comparazione delle tipologie di impianti di chiusura del ciclo previste nel Piano regionale (impianto riciclo chimico o impianto termico) per individuare la soluzione tecnologica più idonea sotto il profilo tecnico, ambientale ed economico, sia un'analisi 'applicativa' dei criteri di localizzazione di impianti di chiusura del ciclo come definiti dal nuovo Piano regionale e dal Comitato d'Ambito per individuare macroaree potenzialmente idonee che presentino una maggiore vocazione morfologica/infrastrutturale: Valpolcevera-Scarpino; Valle Scrivia; zona Cairo Montenotte; zona Cengio; zona Vado Ligure. Per quanto riguarda le tecnologie, impianto a riciclo chimico oppure impianto termico, sono state analizzate in modo comparativo, tenendo conto ad esempio, della ricognizione delle best practice nazionali e internazionali del trattamento e controllo delle emissioni/cattura Co2; dell'ottimizzazione e di possibili sinergie con gli altri impianti di trattamento già presenti sul territorio. "Con oggi programmiamo in via definitiva, come avevamo detto attraverso il nuovo Piano approvato dal Consiglio regionale e l'Agenzia, la chiusura del ciclo dei rifiuti, consentendo alla Liguria di diventare autosuffficiente – dichiara il presidente della Regione Liguria -. Agli impianti biodigestori di Cairo e di Saliceti, quest'ultimo finalmente in costruzione, si aggiungerà, grazie al lavoro dell'Agenzia e allo studio del Rina, anche l'impianto per la parte residua di indifferenziata ovvero un impianto waste to chemical per la trasformazione del rifiuto in energia o un termovalorizzatore, come quello che verrà costruito a Roma o come quelli già esistenti ad esempio in Lombardia. In questo modo i rifiuti potranno essere trattati sul territorio ligure in modo sicuro, efficace, efficiente e moderno oltre che ambientalmente sostenibile. Il Rina ha fatto uno studio per individuare una serie di luoghi potenzialmente idonei e il Comune di Genova ha già avanzato la propria disponibilità, proponendosi per realizzare l'impianto a Scarpino. Oggi comincia il percorso per avvicinarci al traguardo: la stima sui tempi è molto difficile ma credo servirà qualche anno, immaginando che nel giro di un anno e mezzo si possa arrivare all'individuazione puntuale del luogo, della tipologia di impianto e dell'interlocutore tecnico proponente. Serve una capacità di visione d'insieme - conclude il governatore - che coinvolga tutti gli enti, secondo quello che indicano le normative comunitarie, garantendo anche percorsi virtuosi che portino a diminuire il costo delle procedure e quindi a gravare meno sulle bollette dei cittadini". Per il Sindaco di Genova e l'assessore all'Ambiente e ai Rifiuti del Comune, che ha avanzato la propria disponibilità, "oggi per la Liguria è una giornata storica. Iniziamo un percorso che permetterà di mettere la parola 'fine' al conferimento della spazzatura in discarica o fuori regione. Genova è pronta a fare la sua parte, ritenendo idoneo il sito di Scarpino come area per sviluppare un progetto per un impianto di chiusura del ciclo dei rifiuti. Una struttura che terrà conto dei principi di sostenibilità ambientale ed economica e che sarà compatibile e complementare con l'impianto di Trattamento Meccanico Biologico in fase di realizzazione sempre a Scarpino. L'intera area sarà al centro di un grande progetto di valorizzazione per diventare un sito dell'energia e dell'economia circolare". "Con il nuovo piano regionale, approvato poco meno di due anni fa, e la nascita dell'Agenzia, braccio operativo essenziale per dare concretezza a quel Piano – aggiunge l'assessore all'Ambiente e al Ciclo dei Rifiuti della Regione Liguria - ci siamo posti l'obiettivo della chiusura del ciclo dei rifiuti, impensabile fino al 2015. Da allora abbiamo fatto importanti passi avanti e grazie al grande lavoro svolto, soprattutto per aumentare la raccolta differenziata, passata dal 38,63% di otto anni fa a circa il 60% del 2023, non solo questo obiettivo è realizzabile ma a portata di mano. Voglio ringraziare l'Agenzia per questo studio che sarà la base, il punto di partenza di una futura manifestazione di interesse o ricerca di mercato in modo da garantire che l'impianto sia realizzato nel luogo più idoneo e con le migliori tecnologie, sempre d'intesa con gli enti interessati. L'obiettivo è rendere lo smaltimento in discarica uno strumento sempre più residuale, minimizzando gli impatti ambientali e soprattutto ottimizzando i costi della Tari per i cittadini, che è un nostro obiettivo fondamentale". "Quella condotta dal Rina è un'analisi tecnico scientifica con l'obiettivo di dare uno strumento in grado di esplicitare in modo concreto quanto indicato nelle linee di indirizzo del piano regionale dei rifiuti – osserva il commissario dell'Agenzia regionale per i rifiuti Monica Giuliano - un'analisi delle migliori tecnologie applicate alle due tipologie d'impianto di chiusura del ciclo rifiuti e una prima indagine sulle macro aree idonee. È uno dei primi obiettivi raggiunti dall'Agenzia sulla pianificazione futura: si individuano le aree idonee per la chiusura del ciclo, tenendo conto di tutti gli aspetti premianti o meno del Piano regionale. È uno strumento aperto, a disposizione di tutti i player che vorranno presentare proposte valutative per la chiusura del ciclo".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Il Policlinico di Messina in prima linea per trattare la Distrofia di Duchenne
Tumblr media
Il Policlinico di Messina è tra i centri protagonisti di uno studio intercontinentale molto importante. I risultati dello studio sono stati appena pubblicati su “THE LANCET Neurology”. Si tratta di una sperimentazione sull’utilizzo di una nuova molecola per il trattamento di questa grave patologia che colpisce i bambini. La malattia La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia genetica rara che sovverte progressivamente la struttura del muscolo con sua sostituzione con tessuto adiposo e fibrotico. I primi segni di debolezza compaiono tra i 2 e i 5 anni di età e possono variare da persona a persona. I muscoli presentano aspetti degenerativi che portano gradualmente alla perdita delle normali funzionalità motorie, con un’aspettativa di vita ridotta intorno ai 35/40 anni. In atto non ci sono terapie efficaci per trattare la Duchenne, se non l’utilizzo dei corticosteroidi. La ricerca Lo studio di fase tre, interessa 11 paesi e in Italia vede coinvolti solo quattro centri: insieme all’AOU G. Martino, il Policlinico di Milano, il Bambin Gesù e il Policlinico Gemelli di Roma. 179 i piccoli pazienti arruolati, di età compresa tra i 6 e gli 8 anni. La sperimentazione è stata condotta somministrando a 118 bambini, in fase precoce di malattia. Questa nuova molecola è un inibitore delle istone deacetilasi, in grado di limitare i processi infiammatori e fibrotici a carico del muscolo. Rispetto ai 61 pazienti a cui è stato somministrato placebo, i bimbi in trattamento hanno registrato netti miglioramenti nel salire le scale, funzione correlata alla perdita di deambulazione, maggiore velocità nel compiere dieci metri e in altre prove per testare la capacità di camminare e le funzioni motorie globali. Risultati soddisfacenti anche sul piano della risonanza magnetica muscolare. E’ emerso, difatti, che i pazienti trattati con il farmaco presentavano una diminuzione dell’infiltrazione adiposa e fibrotica tipica di questa malattia. I bambini, 8 quelli seguiti presso il centro messinese, sono stati monitorati per due anni con visite, prima settimanali e poi trimestrali, con valutazioni multidisciplinari e con esami strumentali. Adesso lo studio sta proseguendo e tutti i bambini stanno continuando ad assumere il farmaco per valutare gli effetti a lungo termine, con un’estensione programmata al momento per tre anni. Le dichiarazioni “Pur essendo un campo in cui sono stati tentati molti studi sperimentali  – sottolinea la Prof.ssa Sonia Messina -, questa ricerca segna un cambio di passo radicale rispetto alle conoscenze scientifiche precedenti ed è la prima volta che riscontriamo effetti così positivi sui pazienti”. “Un risultato – ha detto il manager dell’AOU Giorgio Giulio Santonocito – che valorizza l’importanza di una realtà punto di riferimento per molte famiglie e per molti bimbi che necessitano di essere seguiti e monitorati in modo costante. Un lavoro, quello pubblicato, che è anche un esempio concreto di quel connubio tra assistenza e ricerca, tipico di una azienda ospedaliera universitaria, indispensabile per offrire i trattamenti più all’avanguardia in campo clinico e scientifico”. Read the full article
0 notes
marcogiovenale · 3 months
Text
pod al popolo, #028: anni settanta eccetera. un intervento intorno alla "letteratura circostante", 20 gen. 2024
Sabato scorso, invitato a Ciampino (Roma) a intervenire, con altri, sui temi trattati dal libro di Gianluigi Simonetti, La letteratura circostante (Il Mulino, 2018), ho pensato di mettere a fuoco alcuni elementi di crisi emersi nella poesia italiana tra fine anni Sessanta e fine Settanta, esponendo il mio punto di vista. Qualcosa ho anticipato qui su slowforward in un testo dedicato al cambio di…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
mypickleoperapeanut · 4 months
Text
Tumblr media
"Apprendere dall'ignoto per migliorare la gestione delle città d'arte"
Spesso si sente dire che la nostra città, Firenze, non può diventare una Disneyland, un'affermazione che denigra una realtà di cui probabilmente si ha poca conoscenza.
Come affermava Lord William Thomson Kelvin, fisico e ingegnere britannico: "Se non si può misurare qualcosa, non si può migliorarla."
Il confronto tra Disneyland e le città d'arte italiane come Firenze, Roma, Venezia e Napoli può sembrare paradossale, ma ad una più approfondita analisi si può convenire che le attrazioni di Disneyland rappresentano opere ingegneristiche e architettoniche di grande valore.
Esse devono rispettare rigide norme di sicurezza, funzionalità e durabilità, con costi elevati in tutte le fasi di progettazione, costruzione, funzionamento, gestione e manutenzione costante e continua.
Potrà sembrare sorprendente, ma queste attrazioni possono essere considerate opere d'arte create dall'ingegno umano, meritevoli di considerazione, protezione e preservazione.
Un confronto insolito, certamente audace, ma che può reggere, evidenziando l'importanza di una gestione turistica olistica dei nostri centri storici. Disneyland eccelle nell'offerta di esperienze coinvolgenti grazie alla cura meticolosa per ogni dettaglio, dall'igiene delle aree pubbliche alla gestione accurata dei flussi di visitatori.
D'altra parte, le città d'arte, nonostante il patrimonio culturale straordinario, spesso mancano nella gestione complessiva di una pianificata organizzazione.
Investire nell'infrastruttura turistica, nella formazione del personale e nell'implementazione di politiche per garantire sicurezza e benessere potrebbe rivoluzionare l'esperienza dei visitatori.
La gestione dei flussi turistici non si limita a contenerli con soluzioni come ticket d'ingresso o altre invenzioni, ma significa diluirli in modo equo. Capita spesso che in un luogo della città ci sia sovraffollamento, mentre un altro risulti completamente deserto.
Questo vale anche per alcune regioni grandi e famose e per altre un po' più piccole e meno famose.
Trovare un equilibrio attraverso la tecnologia per distribuire in modo uniforme i flussi di visitatori può migliorare notevolmente l'esperienza complessiva.
Integrare tecnologie moderne potrebbe arricchire ulteriormente l'esperienza turistica, offrendo una prospettiva più approfondita sulla storia e sulla cultura locale rendendola fortemente esperienziale.
Un cambio di mentalità è altrettanto essenziale, partendo dalla maggiore considerazione e rispetto per gli ospiti che scelgono il nostro Paese.
Visitatori che devono essere trattati come ambasciatori della nostra cultura nei rispettivi Paesi di provenienza.
Questa diversa prospettiva sul turismo, con un trattamento più rispettoso dei nostri graditissimi ospiti, potrebbe sicuramente generare impatti positivi sull'economia locale e nazionale.
Imitare il successo di Disneyland e adattare tali modelli alle città d'arte potrebbe trasformare radicalmente l'esperienza turistica, rendendo questi luoghi non solo custodi della cultura, ma anche destinazioni più ospitali, più ricettive, più sicure e ben gestite per i visitatori di tutto il mondo.
Riccardo Rescio
Firenze 2 gennaio 2024
Ministero della Cultura Ministero del Turismo ENIT - Agenzia Nazionale del Turismo
Disneyland o Disneyland Park, con una superficie di 650 ettari, è il primo parco divertimenti aperto dalla Walt Disney Company e l'unico inaugurato in vita da Walt Disney in persona.
Ubicato ad Anaheim, nella periferia di Los Angeles, è stato inaugurato nel 1955.
Fonte : https://it.m.wikipedia.org/wiki/Disneyland
Sito ufficiale Disneyland
https://disneyland.disney.go.com
L’attuale centro storico di Firenze si estende su 505 ettari ed è delimitato dai resti delle mura della città risalenti al XIV secolo.
Fonte :
https://www.patrimoniomondiale.it/?p=30#:~:text=L'attuale%20centro%20storico%20si,citt%C3%A0%20risalenti%20al%20XIV%20secolo.
Sito ufficiale della Città di Firenze
https://www.comune.fi.it/
0 notes
sardies · 5 months
Text
La nascita dell’Unione Europea, convegno a Sassari
Segni e Adenauer dopo la firma dei Trattati di Roma (FOTO CONCESSA FONDAZIONE ANTONIO SEGNI) Sassari. È stato uno dei protagonisti della nascita e della crescita europea, collaboratore diretto nella segreteria dell’allora presidente del Consiglio Antonio Segni, dal 1955 al 1958 fino al momento della sua nomina a funzionario della CEE. Francesco Fresi è uno dei testimoni della nascita, sviluppo ed…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
cinquecolonnemagazine · 6 months
Text
Indi Gregory, oggi lo stop alle macchine in un hospice
Tumblr media
(Adnkronos) - "Oggi verso le 11 il sistema inglese staccherà i supporti vitali a Indi Gregory". Lo riferisce via X Simone Pillon, il legale che ha seguito in Italia la famiglia della piccola al centro di una battaglia legale che si è conclusa ieri con l'ultima pronuncia della Corte d'appello britannica che ha sbarrato la strada al ricorso dei genitori e alla proposta di trasferimento all'ospedale Bambino Gesù di Roma. "Abbiamo azionato ogni procedura dei trattati internazionali, abbiamo offerto trasferimento, cure, collaborazione. L'Italia ha fatto il possibile su richiesta dei genitori, ma ha trovato solo muri", sono le parole amareggiate di Pillon. Come spiegato ieri il distacco dalle macchine che tengono in vita la bimba di 8 mesi, affetta da una grave e rara malattia mitocondriale, avverrà in un hospice.  "Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un'altra decisione unilaterale dei giudici e del Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato da come siamo stati trattati", ha detto Dean Gregory, papà della piccola Indi, dopo l'udienza di ieri. "Questo sembra come l'ultimo calcio nei denti. Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine", ha aggiunto.  A diffondere le parole dell'uomo è stata l'organizzazione Christian Concern, che sta supportando genitori della bimba. "Claire ed io - ha continuato papà Dean - abbiamo sempre desiderato ciò che è nel migliore interesse di Indi. Lei ha diritti umani e volevamo che ricevesse le migliori cure possibili. Se il Regno Unito non ha voluto finanziarlo, perché non può andare in Italia e ricevere le cure e l'assistenza che lo straordinario primo Ministro e il Governo italiano hanno offerto?", chiedeva il papà ribadendo di voler continuare a lottare.   [email protected] (Web Info) Read the full article
0 notes
cromodinamica · 6 months
Text
Indovina chi viene a scuola? Rom, sinti e caminanti
Nel nostro Paese tanti bambini e adolescenti sono in un limbo. Capita su vari fronti della vita sociale, spicca sul fronte scolastico: dall'accesso al sistema educativo pubblico ai metodi di insegnamento, dall’accoglienza in classe al diritto/dovere di frequentare la scuola dell’obbligo, fino all’opportunità di imparare correttamente la lingua italiana. Chi sono questi ragazzini? Sono gli alunni della comunità romanì, nei documenti burocratici definiti “rom, sinti e caminanti” (questi ultimi formano una piccola comunità radicata in Sicilia).
Il 2 agosto del Grande Divoramento
Sebbene siano, salvo una piccola frazione extra-comunitaria, cittadini italiani o di vari Paesi dell’UE, vengono trattati come “migranti” e “clandestini”. Anzi, spesso sono considerati “più stranieri” dei migranti, nonostante i loro antenati siano arrivati in Europa, quindi in Italia, tra XV e XVI secolo (forse prima), dopo una lenta migrazione dall’India settentrionale. Non è questa la sede per ricordare nei dettagli la terribile persecuzione di cui rom e sinti sono stati vittime: la Germania nazista, con il sostegno dell’Italia fascista e di altri regimi alleati, ne ha sterminati più di mezzo milione, in un olocausto denominato in lingua romanì Porrajmos (significa ‘grande divoramento’) e ricordato il 2 agosto, sebbene pochi lo sappiano. Così come richiederebbe molto spazio un resoconto della discriminazione tuttora in corso, in un groviglio di pregiudizi. Di certo, rappresentano oggi la minoranza più discriminata.C’è il rischio, tra gli altri, che in Italia i più giovani (i minorenni sono il 60%) non solo non arrivino alla fine della scuola dell’obbligo, ma non la frequentino affatto. I dati sulla loro scolarizzazione sono diversi a seconda della fonte, perché non c’è una visione generale. Di certo, nelle scuole di alcuni Comuni varie prestazioni legate al diritto allo studio (refezione, sostegno ai disabili, borse di studio) sono negate, perché non risultano residenti. In alcuni istituti scolastici il minorenne romanì (italiano o straniero) viene segnalato come “nomade” e gli stessi ministeri usano spesso la parola “nomadi”, sebbene solo il 3% lo sia davvero. I problemi maggiori nascono nei cosiddetti (ci risiamo…) “campi nomadi”, dove vivono circa 26.000 persone, il 20%: è chiaro che abitare in una baraccopoli – di solito scollegata da scuole e centri abitati – contribuisce a rendere difficile una frequenza regolare.
Pandemia e dispersione scolastica
La dispersione scolastica è stata resa ancora più allarmante, tra 2020 e 2021, dall’emergenza sanitaria, con la fine delle lezioni “in presenza” e, come è intuibile, con problemi ancora maggiori per questi ragazzini, rispetto ad altre fasce svantaggiate, nell’utilizzo della didattica a distanza (Dad). Soprattutto all'interno dei campi. Ci sono stati casi virtuosi di docenti e assistenti sociali che, in alcune aree metropolitane, hanno cercato di rimediare. Tuttavia, oltre a computer e tablet, per svolgere la Dad servono energia elettrica, connessioni decorose al Web, competenze tecniche da parte degli adulti. Nelle baraccopoli non sempre ci sono e questo crea ulteriore dispersione scolastica. Infatti, una volta riaperte le aule, è capitato – a Roma per esempio – che 4 bimbi su 10 non siano rientrati. Eppure una recente indagine demoscopica – dedicata alla loro scolarizzazione e svolta da SWG per conto del “Movimento Khetane, rom e sinti per l’Italia” – svela, fra l’altro, che i due terzi dei genitori ritengono la scuola utile per aprire prospettive lavorative e sociali ai figli. Quindi l’emarginazione pesa più della supposta scarsa disponibilità a favorire l’istruzione.
I sentimenti antizigani degli italiani
Per inquadrare la portata della questione è opportuno un chiarimento sui numeri presunti della comunità. Presunti perché non esiste – per fortuna – un censimento su base etnica (sebbene nel 2018 l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini avesse tentato una schedatura con scopi repressivi), contrario all’articolo 3 della Costituzione e a varie convenzioni europee e internazionali. Rom e sinti in Italia sarebbero 140.000 (è il dato medio valutato, sulla base di dati ufficiosi, dal Consiglio d’Europa), quindi lo 0,25% della popolazione, una delle percentuali più esigue nel continente; mentre i sentimenti antizigani degli italiani sono i più alti (82%). Nonostante luoghi comuni e pregiudizi, spesso eccitati da certa politica e da certi media, la stragrande maggioranza (4 su 5) sta in abitazioni convenzionali e conduce una vita normale. Come già segnalato, solo il 3% è effettivamente nomade; mentre nei “campi nomadi” vive (o è costretto a vivere) uno su 5, in gran parte con la residenza anagrafica. Secondo l’European Roma Rights Centre, nel 2010 la metà dei rom e sinti risultava formata da cittadini italiani; un quarto da quelli di Paesi dell’UE; gli altri erano originari di Stati continentali extra-UE. Insomma, sono parte integrante dell’Europa premoderna, moderna e contemporanea.
Dialetti del romanés e italiano
Torniamo così agli alunni rom e sinti che frequentano le nostre scuole: al di là delle difficoltà citate, esiste anche un aspetto che lega questioni linguistiche a questioni didattiche. Nel senso che per questi bimbi l’italiano spesso è la seconda lingua, dato che in famiglia si usa (sempre nel 50% dei casi, parzialmente negli altri) uno dei dialetti del romanés, lingua neo-sanscrita, tradizionalmente tramandata solo oralmente (anche se stanno nascendo, per ora a livello dei loro intellettuali, un sistema di scrittura condiviso e una lingua standard, strumenti necessari anche per raggiungere un riconoscimento politico-culturale).
Bilinguismo sottrattivo e bilinguismo additivo
Di certo, una lingua-madre che si tramanda per via orale – una delle poche oggi rimaste – richiede “una diversa impostazione di glottodidattica interculturale” sul fronte della scolarizzazione. Lo scrive – in un articolo su EL.LE – Paola Desideri, fino al 2020 professoressa ordinaria di Didattica delle Lingue moderne all’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, che si è addentrata in un campo poco studiato. Spiega che a scuola, “nel rispetto del pluralismo delle differenze, il primo passo è quello di riconoscere l’alterità del mondo” dei rom e sinti, “senza pretendere di reprimerlo o di cancellarlo; anzi proprio questo mondo tanto contrapposto, se conosciuto, può diventare la base per una corretta educazione linguistica in italiano L2 (seconda lingua, ndr)”. La professoressa sostiene che “la scuola non può esimersi dal prendere in carico la questione dell’alunno rom, con tutte le problematiche linguistiche e socioculturali che comporta. In primo luogo, bisogna porsi il problema di convertire il cosiddetto ‘bilinguismo sottrattivo’ tipico delle minoranze – che comporta un depauperamento della L1 (prima lingua, ndr) minoritaria, priva di qualsiasi prestigio sociale e completamente assente nella scuola – in ‘bilinguismo additivo’, il quale, al contrario, non va a discapito della lingua madre, ma anzi rappresenta per il soggetto una forma di arricchimento”.
Il metodo fonico-sillabico
La linguista indica, tra gli strumenti inclusivi che possono favorire con efficacia il processo di apprendimento, il cooperative learning (gli studenti apprendono in piccoli gruppi, aiutandosi reciprocamente), il learning by doing (l’imparare facendo) e la didattica laboratoriale. Sono volti a “sviluppare la cooperazione tra pari, le abilità relazionali, il miglioramento del clima di apprendimento e la rivalutazione delle attitudini dell’alunno, in poche parole la crescita interculturale dei soggetti”. Precisa: “Il learning by doing sembra la strategia didattica più efficace per imparare attraverso la manualità, cioè attraverso attività pratiche tali da migliorare la ‘funzione euristica’ e il potenziamento linguistico-cognitivo”. Inoltre, secondo Paola Desideri, per “l’alfabetizzazione dei bambini rom” è preferibile usare “il ‘metodo fonico-sillabico’, perché valorizzando l’articolazione fonetica si dimostra adatto per questi soggetti con una L1 esclusivamente orale”. Inoltre, “uno strumento molto utile per favorire la strutturazione del pensiero e la condivisione dei significati è la costruzione di mappe concettuali, gioco che appassiona i bambini e li stimola a confrontarsi”.
La formazione degli insegnanti
Tuttavia la linguista segnala altri due problemi. Uno riguarda la formazione dei docenti al confronto con rom e sinti. “Il problema esiste sicuramente, non solo per questi ragazzini ma anche per quel che riguarda bimbi di altre etnie”, afferma, dialogando con Treccani.it. “È chiaro che gli insegnanti dovrebbero possedere le conoscenze e le competenze necessarie per gestire tali situazioni. Purtroppo le hanno raramente”. La conferma indiretta arriva dalla ricerca “Gli insegnanti degli alunni rom e sinti. Un'indagine nazionale”, svolta alcuni anni fa sulla base di un questionario. Alessandro Vittorio Sorani, su Quaderni di Sociologia, fa notare che gli stessi docenti intervistati percepiscono “come insufficiente la formazione in loro possesso”. Ciò è accompagnato da una “percezione stereotipata dei rom/sinti come entità culturale”, tanto che il 77,4% degli insegnanti dà un giudizio negativo sull’influenza determinata dalla presenza in aula di quegli alunni.
Una minoranza linguistica non riconosciuta
I ragazzi rom e sinti si trovano però svantaggiati anche per una questione cruciale di ordine giuridico (frutto di scelte politiche) con pesanti ripercussioni nell’ambito scolastico e istituzionale: si tratta, spiega la professoressa Desideri, della “negazione dei diritti linguistici alla minoranza alloglotta rom/sinta da parte della Legge 482 del 15 dicembre 1999 (Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche, ndr)”. Spiega: “Dopo un lungo e controverso iter parlamentare durato diversi anni, tale legge riconosce e tutela soltanto dodici lingue minoritarie storiche e territorializzate. Tra queste è assente il romanés, che è indubbiamente una minoranza storica, in quanto presente in Italia da almeno seicento anni, ma non territorializzata... Il pretesto della mancanza della delimitazione e della definizione territoriale ha dunque deprivato le comunità di usufruire delle disposizioni e delle forme di tutela a tutti i livelli, tra cui il legittimo diritto di adottare il romanés nelle occasioni istituzionali e di disporre dei mediatori linguistico-culturali, quanto mai indispensabili nell’ambito scolastico”. Dovrebbero pretendere questo riconoscimento pure i gagi (gagé indica nella lingua romanì i “non-rom”). Purtroppo, sebbene qualche proposta legislativa sia stata avanzata, da 22 anni è tutto fermo, probabilmente anche perché la presunta “diversità” di rom e sinti italiani fa comodo alla propaganda di certa politica.
Dalla negazione all’affermazione
Eppure, dice a Treccani.it Eva Rizzin, sinta italiana, “la scolarizzazione è sicuramente la chiave della futura emancipazione delle nuove generazioni rom e sinte”. Anche lei, nata nel 1977, parente di tante vittime dei lager nazisti, ha dovuto affrontare molti pregiudizi quando andava a scuola. Oggi è dottore di ricerca in Geopolitica, responsabile scientifico dell’Osservatorio nazionale sull’Antiziganismo presso il CREAa dell’Università Verona. Nell’ultimo libro che ha curato – Attraversare Auschwitz. Storie di rom e sinti: identità, memorie, antiziganismo, pubblicato nel 2020 – ci sono le testimonianze di tante persone della comunità; inclusi i ricordi scolastici, quasi sempre dolorosi. C’è anche il suo, che ha un lieto fine: “Mia mamma e i miei zii… negli anni Sessanta… hanno dovuto frequentare le ‘Lacio Drom’, le ‘classi speciali per zingari’... Spesso relegati nei sottoscala, con orari differenti dagli altri... Si sentivano degli appestati ed alla fine rifiutarono di andarci… Mia madre è rimasta analfabeta, ma ha sempre avuto la forza e la consapevolezza di affermare che il riscatto per me e per tutti i sinti potesse e dovesse passare dalla scuola”. Continua la dottoressa Rizzin: “Anch’io ho scoperto di essere ‘zingara’ (nome imposto dall’esterno che rom e sinti rifiutano, ndr) il primo giorno di scuola, quando alcune compagne mi dissero che non potevo giocare con loro. La maestra fu eccezionale e mi portò per mano a giocare… Dopo l’adolescenza… sono riuscita a passare dalla negazione all’affermazione, con quella grande consapevolezza che devo a mia madre e a tutta la mia famiglia”. Poi la maturità, la laurea in Scienze politiche (110 e lode) e il dottorato, con la prima tesi sulla sua comunità e l'altra sull’antiziganismo: “La cosa che ricordo con più affetto è naturalmente mia madre il giorno della discussione della tesi di laurea, ma anche l’aula magna dell’università affollata di sinti. ...C’erano con l’orgoglio di chi attendeva un riconoscimento per tutta la comunità e non solo per me”. Non possiamo che augurarci, tutti, un futuro così.
1 note · View note
personal-reporter · 7 months
Text
L’ottobre degli antichi Romani
Tumblr media
Il mese di ottobre, che era l’ottavo nel calendario dell’antica Roma, si apriva con le celebrazioni di Fides e Honor. Fides era una delle divinità principali che consolidava il legame tra i cittadini romani, così come Pietas regolava il rapporto con gli Dèi. La festa di Fides veniva celebrata dai tre Flamini maggiori, cioè  i sacerdoti addetti al culto di Giove, Marte e Quirino, riuniti , che si recavano al suo tempio su di un carro coperto, trainato da due cavalli. In seguito i flamini officiavano il culto con le mani coperte fino alle dita, come simbolo della custodia della fede ed era un momento di straordinaria unità del popolo romano e di esso con i suoi dèi, dove tutti erano assolutamente certi che ognuno stesse svolgendo la sua funzione nel miglior modo possibile. Pochi giorni dopo, il 7 ottobre , si ricordava Giove folgoratore, che era il padrone della folgore che avrebbe colpito i colpevoli di spergiuro. Su questa festa Tito Livio  tramanda l’episodio di Mezio Fufezio, comandante di Alba Longa nel momento del vittorioso combattimento degli Orazi, cioè i guerrieri rappresentanti Roma, contro i Curiazi , che si battevano per Alba Longa, che aveva appena stabilito che l’Urbe avrebbe avuto la supremazia tra le due città, legate però da antichissimi vincoli. Nella guerra che Roma aveva intrapreso subito dopo contro Velo e i fidenati Mezio Fufezio anziché schierare le truppe di Alba Longa fin da subito in campo con gli alleati romani, aveva preferito starsene in disparte per capire prima chi avrebbe vinto la battaglia. Dopo che la vittoria arrise ai romani, il re di Roma Tullo Ostilio invitò gli albani a condividere lo stesso accampamento per i festeggiamenti. Ma quando gli albani entrarono disarmati nel luogo stabilito per assistere all’assemblea pubblica di ringraziamento, Tullo Ostilio li fece circondare dai propri soldati armati, e disse “Mezio Fufezio, se tu fossi in grado di apprendere la lealtà e il rispetto dei trattati, ti lascerei in vita e potresti venire a lezione da me. Ma siccome la tua è una disposizione caratteriale immodificabile, col tuo supplizio insegna al genere umano a mantenere i sacri vincoli che hai violato. Pertanto, come poco fa la tua mente era divisa tra Fidene e Roma, ora tocca al tuo corpo essere diviso”. Il corpo di  Mezio Fufezio fu legato a due cavalli, spronati a correre in direzioni opposte e, dopo la tragica fine del suo re, Alba Longa fu distrutta, e  gli abitanti vennero portati a Roma, sul colle Celio. Read the full article
0 notes
Text
Ue, 'la stretta di Pechino sui chip minaccia la sicurezza'
(ANSA) – ROMA, 04 LUG – L’Ue “è preoccupata che le restrizioni all’export” imposte dalla Cina sul gallio e il germanio, due elementi rari necessari alla produzione dei chip, “non siano correlate alla necessità di proteggere la pace globale, la stabilità e l’attuazione degli obblighi di non proliferazione della Cina derivanti dai trattati internazionali”. Così una portavoce della Commissione…
View On WordPress
0 notes
lamilanomagazine · 10 days
Text
Cultura, consegnati a Roma i “Premi Nazionali per la Traduzione” 2023
Tumblr media
Cultura, consegnati a Roma i “Premi Nazionali per la Traduzione” 2023 Sono stati consegnati il 16 aprile, a Roma, al Ministero della Cultura, i “Premi Nazionali per la Traduzione”, edizione 2023. I riconoscimenti, istituiti nel 1988, sono destinati a traduttori ed editori italiani e stranieri che abbiano contribuito, con le loro opere, ad elevare la quantità e la qualità degli scambi reciproci fra la cultura italiana e le altre culture. La commissione, presieduta dalla professoressa Tiziana Lippiello e composta da Maria Cristina Assumma, Michele Bernardini, Daria Galateria, Emma Giammattei, Camilla Miglio, Franca Poppi e Barbara Ronchetti, con il supporto della Direttrice generale Biblioteche e diritto d’autore del MiC, Paola Passarelli, ha conferito 8 premi, 4 maggiori e 4 speciali. Alla premiazione era presente il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Il lavoro del traduttore è un vero e proprio impegno creativo, una maestria artigiana che supera per sublimarlo il mero esercizio linguistico. Si tratta di alte professionalità artistiche, letterati capaci di trasmettere non solo i pensieri ma anche le emozioni degli autori tradotti. Per citare Josè Saramago: mentre lo scrittore rende la letteratura nazionale, il traduttore la rende universale”, ha detto la Direttrice Passarelli. I premi maggiori sono andati a: Francesco Zambon (Italia): vanta un altissimo profilo di filologo romanzo e di traduttore letterario. Sue le traduzioni di alcuni tra i più importanti trattati cristiani del XII secolo tra cui il “De Contemplando Deo”, il “De natura et dignitate amoris” di Guglielmo di Saint Thierry e il “De diligendo Deo” di Bernardo di Clairvaux. Le tre opere presentate sono collegate dalla straordinaria perizia del traduttore, un filologo che tiene a restituire al lettore “il sapore massimo di ogni parola”; Carlos Ortega Mayor (Spagna): ha presentato tre proposte di altissimo interesse per l’originalità dei testi e per la qualità della traduzione, traducendo in spagnolo “La Bella Estate” di Cesare Pavese, “Riccardino” di Andrea Camilleri, pubblicato postumo, “Dopo il Divorzio” di Grazia Deledda; Casa Editrice Edicola (Italia): casa editrice indipendente, specializzata nella pubblicazione di opere di autori cileni contemporanei tra i più apprezzati e premiati, quali Andrés Montero, Maria José Ferrada e Nona Fernández. Pregevole la collana “Al tiro”, che raccoglie racconti e romanzi brevi degli autori cileni di maggior talento; Casa Editrice Colibrì (Bulgaria): casa editrice fondata nel 1990, con sede a Sofia, offre variegate proposte letterarie, dai classici moderni italiani quali Italo Calvino, Elena Ferrante, Dino Buzzati e Umberto Eco tradotti in bulgaro, a traduzioni di classici senza tempo, grazie alla collana che raccoglie i “Classici del mondo” come Dante Alighieri. Degna di essere ricordata infine, la collana “Amarcord”, che ospita le memorie di illustri protagonisti del cinema, tra i quali, Marcello Mastroianni, Franco Zeffirelli, Claudia Cardinale, Federico Fellini; I premi speciali sono andati a: Anna Isabella Squarzina: professore associato di lingua e traduzione francese è dotata di una sensibilità non comune. Traduttrice di un testo raro di Jean Starobinski, intitolato “Poetiche della nostalgia”, riproduce, al di là delle fedeltà ermeneutica, il ritmo “malinconico” della scrittura del grande critico. Di massimo rilievo inoltre, è la sua prima traduzione mondiale dei “Settantacinque Fogli” di Marcel Proust, curatissima in ogni dettaglio e caratterizzata da una eccezionale eleganza stilistica; Annelisa Alleva: da anni apprezzata nel panorama italiano e internazionale come poeta, saggista e traduttrice, ha tradotto con grande abilità autori di spicco della tradizione russa come Lev N. Tolstoj ed Aleksandr Puškin. Le sue traduzioni puškiniane costituiscono l’approdo di un importante lavoro durato decenni. “Scrittrice che traduce”, come lei stessa preferisce definirsi, Alleva intreccia competenze diverse. Ha pubblicato varie raccolte di versi, tra cui “La casa rotta”, insignita del premio “Sandro Penna” nel 2010. Fulvio Bertuccelli: studioso caratterizzato da un’intensa attività come traduttore, soprattutto rivolta alla letteratura turca contemporanea. Si segnala la capacità di resa in italiano di opere turche abbastanza rare, mai tradotte in lingue europee con un valore aggiunto importante: l’attenzione per i problemi sociali della Turchia odierna. Tra le opere da lui tradotte in italiano, “Yusuf di Kuyucak” di Sabahattin Ali e “Zamir” di Hakan Gűnday, autori molto apprezzati dal pubblico turco, tradotti in italiano con una resa estremamente convincente. Guia Minerva Boni: traduttrice con un ricco curriculum di traduzioni e di interventi sulla traduttologia, traduce dal portoghese, dal francese e dall’inglese. Ha tradotto “La divina irrealtà delle cose. Aforismi e dintorni” di Fernando Pessoa, “La donna che scrisse la Bibbia” del brasiliano Moacyr Scliar, “Peregrinazione” del portoghese Fernão Mendes Pinto. Particolarmente lodevole quanto presentato sia per la complessità del testo tradotto che per il suo valore storico-culturale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
jacopocioni · 1 year
Text
Leonardo da Vinci a Roma
Tumblr media Tumblr media
Real bodies - Leonardo’s anatomy Dopo aver girato varie città italiane negli ultimi anni tra cui anche Firenze nel complesso monumentale di Santo Stefano al Ponte, a due passi da Ponte Vecchio, la mostra approda quest'anno a Roma a Piazza San Giovanni in Laterano, ospitata nello storico “Ospedale delle donne” ritorna questa suggestiva mostra. Questa nuova edizione è dedicata agli studi anatomici del grande Leonardo Da Vinci. Oltre all'esposizione delle degli appunti e dei disegni che riproducono gli studi del grande inventore, troviamo corpi o parti di essi che hanno subito la “plastinazione”, ovvero un processo che plastifica l'intero corpo o parti di esso, così trattati per lo studio e l’esposizione possono essere facilmente conservati. La plastinazione è un trattamento innovativo, inventato in Germania negli anni '90.
Tumblr media
Tra le figure esposte dedicate a Leonardo troviamo “L'uomo Vitruviano”, “Lo studio embriologico” e ”Figura in orgasmo”. Nella mostra sono esposti anche organi che presentano malattie e malformazioni, come corpi interi sistemati in posizioni ginniche.
Tumblr media
L’audio guida disponibile per la visita accompagna il visitatore con le spiegazioni del giornalista Alessandro Cecchi Paone. Alla fine del percorso sono disponibili dei visori con dei filmati, che permettono al visitatore di entrare nel vivo del corpo umano. La mostra è affascinante e suggestiva, mostra oltre ai corpi interi, anche organi, ossa, tendini, muscoli, vasi sanguigni, feti… che possono essere osservati in dettaglio e in un modo totalmente innovativo. La preparazione della mostra è durata oltre tre anni e ha visto impegnati esperti tra cui medici e storici dell’arte. Il loro impegno ci permette oggi di conoscere la bellezza del corpo umano e gli studi del grande Leonardo sotto una luce completamente diversa. Al momento l'esposizione tocca Roma e Bari, ma è previsto che ritorni anche a Firenze
Tumblr media
Riccardo Massaro Read the full article
1 note · View note