Tumgik
#Strada Maggiore
inzaghismo · 2 years
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ma da quanto tempo si conoscono dimass e bareeee 😭😭😭
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missrainworld · 10 months
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Per una piccola parte di me <3 0.1
La parte più difficile in ogni cosa è iniziare, come adesso. Non è facile trovare le parole giuste per aprire la strada alle milioni di cose che vorrei dirti. Ogni inizio è spaventoso, difficile. E me lo ricordo che qualche mese fa di paura ne avevo tanta, temevo tutte le cose che avremmo dovuto vivere.
Tu sei la prima volta in cui ho perso il controllo, in cui mi sono buttata nel vuoto e mi son detta 'Ora o mai più'. Perché in fondo te lo senti che alcune cose puoi farle solo in un determinato momento e che non c'è altro tempo per viverle.
Sei il mio momento giusto, su questo non ho dubbi, mi sei piombato addosso per caso e senza alcuna pretesa, nessuna forzatura e nessuna speranza, sei rimasto.
A volte mi chiedo perché, dopo aver visto tutto il casino che sono, tu sia rimasto. Non hai neanche dovuto lottare per entrarci nella mia vita, perché ti avevo lasciato ogni porta aperta, era troppo tempo che non davo così tanta fiducia a qualcuno ma stranamente con te mi sentivo al sicuro. E ci sono tutti gli ingredienti le farfalle, le palpitazioni, l'impazienza di essere tua.
Ci sono tutti gli ingredienti perché tu possa distruggermi e forse, per la prima volta, voglio correrne il rischio.
Probabilmente, anzi, sicuramente mi sono innamorata prima io ma come dovevo fare? Quando mi guardavi e mi parlavi di filosofia, di storia, cose che non mi hanno mai preso, ma che dette da te diventavano la cosa più interessante del mondo.
Non mi sono innamorata di te perché necessitavo di avere qualcuno al mio fianco, sono sempre stata bene da sola.
Non mi sono affezionata a te perché avevo bisogno di qualcuno che mi rendesse felice, ne perché stessi cercando qualcuno con cui stare.
In realtà, non cercavo proprio nessuno.
Mi sono innamorata di te perché mi sono sentita apprezzata, perché sei l'unica persona che mi restituisce tutto l'amore che do. Mi sono innamorata di te perché mi fai stare tranquilla, potremmo anche stare seduti senza dire nulla e guardare tik tok ed io non avrei ansia.
Siamo così simili ma in certi sensi così diversi, eppure sei esattamente quella parte che mi manca per essere come vorrei.
E' bastato un istante, uno sguardo e ti ho riconosciuto, come se in fondo ti avessi sempre aspettato. Delle volte sono istanti piccolissimi a cambiarci la vita, momenti così insignificanti da non rendercene nemmeno conto, ogni tanto mi chiedo cosa starei facendo ora se non ti avessi mai scritto, se tu non mi avessi mai baciata, se fossimo rimasti solo amici.
La maggior parte delle persone si limita al “mi piaci”, Kierkegaard invece scrisse: “Ti muovi costantemente sulle onde dell’intuizione; eppure, ogni singola somiglianza con te basta a rendermi felice. Perché? É a causa della ricca unità del tuo essere o della povera molteplicità del mio? Non é l’amare te, amare un mondo?”
D’altronde hai avuto tutto, prima ancora che te ne rendessi conto. Ti ho parlato di qualsiasi cosa, quando per me parlare di sentimenti o emozioni risulta essere complicato, tendo sempre a sopprimere qualsiasi cosa, penso perché da piccola venivo etichettata come “la bimba matura “e qualsiasi persona contava su di me ed io non avevo tempo di pensare a cosa realmente provassi.
Forse ho perso la testa, tu mi hai fatto perdere la testa, perché adesso non sento neanche di essere io, ho meno paura di tutto e provo cose talmente diverse che mi destabilizzano. Ti ho parlato di cose che non voglio ammettere nemmeno a me stessa, che portavo, e porto, come un peso, con vergogna, ma tu sei stato così paziente e mi hai ascoltato quando probabilmente quello che dicevo non aveva senso nemmeno per me.
Ti ho amata fin da subito ed ho avuto paura della velocità con cui un sentimento del genere sia cresciuto, d’altronde sono un overthinker e mi son chiesta, che vuoto lascerà una persona del genere nella mia vita? Come mi faccio domande, mi do anche risposte e Tu lasceresti un vuoto enorme, incolmabile.
Oramai occupi tutto, tutto lo spazio che c'è, sei ovunque e neanche me ne rendo conto.  Se conquisti la mia mente ci sarai sempre dentro.
Hai reso tutto pieno di significato, pieno d'amore e di timori. Per la prima volta ho davvero paura di perdere qualcuno, per la prima volta penso che non esista qualcosa che non farei per te, qualsiasi cosa pur di farti stare bene.
Non lo dico perché ti amo, ma lo dico perché sei una persona speciale. Meriti qualsiasi cosa di bello possa esserci, tutta la felicità che possa provare. Hai così tante cose dentro, che non dici e che non mi mostri. Ed io vorrei sapere tutto, conoscerti meglio di te stesso perché niente che ti riguarda mi è estraneo.
Ho capito che ero fottuta quando non mi sapevo dare una risposta al perché ti amassi, lo faccio e basta.
Ogni volta che dico di amarti significa che ti accetto per la persona che sei, e che non voglio trasformarti in qualcun altro. Significa che ti amerò e starò al tuo fianco anche nei momenti peggiori. Significa amarti anche quando sei giù di morale, non solo quando è divertente starti vicino. "Ti amo" significa che conosco la tua persona e non ti giudico. Significa che ci tengo abbastanza da lottare per quello che abbiamo e che ti amo abbastanza da lasciar perdere, se ciò significa vederti felice. Vuol dire pensarti, sognarti, volerti e aver bisogno costantemente di te, e sperare che tu provi lo stesso per me.
Mi stai donando qualcosa che non potrò che inscrivermi nel cuore, quelle cose che ti porti gelosamente dentro, che sai di poter vivere solo con una determinata persona.
Alla fine, ogni cosa mi riconduce a te. Sei nei libri che sottolineo e nella musica che ascolto, in ogni film che mi segno, in tutte le parole che scrivo, persino in quelle che non scrivo ma che custodisco gelosamente dentro di me, tra l’anima e il cuore, in quello spazio che solo tu riesci a raggiungere e che vorrei non abbandonassi mai. É come se dopo un viaggio molto lungo tu mi avessi finalmente riportato a casa.
Mi hai dato talmente tanto che adesso sono piena di te e non potrei dimenticarti mai, seppur volessi.
Mi hai riempita di un amore che non credevo avrei mai provato, così forte che adesso fatico nello scrivere senza commuovermi, senza sentire quelle stupide farfalle, perché pensarti mi fa questo effetto.
Esattamente come quando ti guardo troppo a lungo, penso a quanto sei stupenda, a quanto sai farmi stare bene e mi escono dagli occhi tutte le parole che mi rimangono bloccate in gola. Non riesco a dirtelo mentre ti ho davanti, ma hai dato alla mia vita un valore aggiunto e che avrei milioni di parole da dedicarti se solo riuscissi a concentrarmi mentre mi guardi con quegli occhioni da cui non riesco a fuggire.
Quando mi guardi dimentico tutti i miei difetti ma allo stesso tempo ho paura che guardandomi troppo o standomi troppo vicina tu mi veda come mi vedo io.
Vorrei rivivere ogni ora passata insieme, per rendermi conto di quanti dettagli mi son persa, ma poterli assaporare tutti, coglierli e conservarli. Sei un regalo grandissimo, per il quale sarò per sempre in debito verso il destino. Non so cosa succederà un domani, non importa se un ti amerò esattamente come adesso, probabilmente di più, ma sarai sempre e comunque tu, niente ti renderà diverso di fronte ai miei occhi, adesso non vedo altro che la tua essenza. Non vedo l'ora di poterti baciare, mi manchi da morire e niente mi rende felice come averti accanto e poter sentire il calore di un tuo abbraccio che tanto ho desiderato. Sei ciò di cui ho più bisogno e che non voglio lasciar andare per nulla al mondo.
Ti amo, come non amo altro.
Tua, A.
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falcemartello · 5 months
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Gli europei si stanno ribellando contro Net Zero
Negli ultimi dieci anni circa, i politici tradizionali di tutta Europa hanno smesso di promettere di migliorare il tenore di vita dei loro elettori.
Invece, si sono vantati dei loro piani per limitarlo.
Hanno esaltato le virtù di un costo della vita più elevato, della deindustrializzazione e delle restrizioni alle libertà personali.
E si aspettavano che la maggior parte delle persone non se ne sarebbe preoccupata o forse addirittura se ne sarebbe accorta, perché tutto ciò doveva essere fatto in nome del "salvataggio del pianeta" dal cambiamento climatico.
Ma nel 2023, quel consenso dell’élite verde si è schiantato sulla Terra.
La crescente rabbia pubblica nei confronti di Net Zero ha iniziato a scuotere un'élite politica compiacente. In effetti, l’opposizione al greenismo è oggi uno dei principali motori del populismo europeo.
Ha portato la gente in strada, con le proteste degli agricoltori nei Paesi Bassi e Irlanda e, più recentemente, Germania. E ha ispirato una serie di rivolte alle urne.
A novembre, Geert Wilders, attaccabrighe dell'estrema destra e scettico sul clima, ha ottenuto una vittoria elettorale shock, sconfiggendo il suo rivale più vicino, Frans Timmermans, l'architetto e il volto delle politiche climatiche dell'UE.
In Germania, una disputa sulle pompe di calore ha recentemente minacciato di far cadere il governo, di cui il Partito dei Verdi è uno dei partner minori della coalizione.
La “legge sul riscaldamento” proposta dalla Germania avrebbe vietato l’installazione di nuove caldaie a gasolio e gas.
Inoltre, questo costo doveva essere imposto a una nazione che si sta già riprendendo da una grave crisi energetica, dove le bollette delle famiglie sono tra le più alte d'Europa e dove industrie critiche stanno chiudendo a causa degli esorbitanti costi energetici.
Più o meno nello stesso periodo, dall'altra parte della Manica, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto una "pausa" nelle nuove norme ambientali.
Aveva già imparato a sue spese che il pubblico non sopporterà politiche ambientali rigorose.
Nel 2018 e nel 2019, un'eco-tassa sul carburante ha scatenato proteste gilets jaunes durate un anno la ribellione pubblica più significativa avvenuta in Francia dal maggio ’68.
La classe politica deve riconoscere che gli elettori non vogliono pagare bollette energetiche più alte, pagare una cifra esorbitante per l’uso della propria auto o installare pompe di calore costose e inaffidabili invece delle affidabili caldaie a gas.
Come hanno dimostrato le rivolte dello scorso anno, nessun discorso sul “salvare il pianeta” potrà cambiare la situazione. L’opinione pubblica non si lascerà ingannare dai tentativi di etichettare l’austerità come “verde”.
Nel 2024, abbiamo bisogno di una nuova politica che metta gli standard di vita delle persone al centro. L’abbandono di Net Zero sarebbe il punto di partenza perfetto.
(da un art. di Fraser Myers – Spiked)
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diceriadelluntore · 17 days
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Storia Di Musica #324 - Alter Bridge, Fortress, 2013
Le scelte musicali di Maggio avranno come filo rosso la presenza di un edificio in copertina. Mi rendo conto che la scelta dell'elemento in comune è di per sé poco discriminante, perché la lista sarebbe lunghissima. Tuttavia con un percorso che ho immaginato a scorrimento di grandezza dell’edificio ne uscirà, spero di non deludervi, una bella selezione. Poi è sempre una buona occasione per scoprire altri dischi rispetto a quelli che ho scelto io. La copertina che inizia questo piccolo viaggio è una casa abbandonata in un deserto, che in maniera piuttosto ironica è stata scelta per descrivere la Fortezza del titolo. Fortress è il quarto album in studio degli Alter Bridge, uscito nel 2013. Gli Alter Bridge nascono agli inzi degli anni 2000, quando si unirono ex componenti di due band, i Creed e i Mayfield Four: dal primo provenivano Il chitarrista Mark Tremonti, il bassista Brian Marshall ed il batterista Scott Phillips facevano già parte dei Creed, insieme al cantante Scott Stapp, fin dal 1997. Dopo la pubblicazione di due album di successo (My Own Prison del 1997 e Human Clay del 1999) Marshall lasciò la band nel 2000, a causa di dissidi con il frontman Stapp: rimasti un trio, i Creed pubblicarono nel 2001 il loro terzo album, Weathered, un altro grande successo rimasto al primo posto per otto settimane consecutive, primato che i Creed condividono con la compilation The Beatles 1. La band divenne inattiva dal 2003 a seguito della conclusione di un tour controverso: in quell'anno, infatti, Tremonti iniziò a scrivere nuovo materiale con l'intenzione di formare una nuova band. Dopo aver richiamato Marshall al basso, il chitarrista decise di contattare il cantante Myles Kennedy, ex membro degli ormai sciolti Mayfield Four, conosciuto qualche anno prima durante un tour in cui l'ex band di Kennedy faceva da gruppo spalla ai Creed. Fu così che nacquero gli Alter Bridge, il cui nome deriva da un ponte, il bridge del titolo, situato presso la casa di Tremonti sulla Alter Road, a Detroit.
L’inizio è del 2004, One Day Remains, che ripulisce moltissimo il suono post grunge dei Creed e nonostante sia un buon successo commerciale è ben lontano dalle vendite della band “primigenia”. Subito però hanno un colpo di fortuna: diventano infatti un gruppo fidato della WWE, la famosa federazione di Wrestling americano. Alcune loro canzoni infatti apriranno i seguitissimi show e una loro canzone, Metalingus, è stata adottata dal wrestler Edge come musica d'entrata. Nel 2005 Save Me farà parte della colonna sonora del film Elektra. Eppure non tutto va per il meglio: la casa discografica premeva affinché si ritornasse al nome Creed, garanzia di maggiore notorietà, e anche a quel suono più sporco. La band aveva tuttìaltra idea e finirono per cambiare etichetta: nel 2007 passano alla Universal con cui pubblicano Blackbird: i testi e le musiche sono spesso a 4 mani tra Kennedy e Tremonti, l’album è molto più coeso e una canzone diviene molto famosa, Blackbird, scritta da Kennedy per un suo amico recentemente scomparso che in una votazione di una rivista inglese, Guitarist, è stata votata nel 2011 quella con il miglior assolo di chitarra di tutti i tempi (che mi sembra una clamorosa esagerazione). Succede una cosa a questo punto: i tre ex Creed si riuniscono con Scott Stapp e pubblicano un nuovo disco come Creed e vanno in tour, Kennedy non sta fermo e collabora con Slash, che in quel momento era il chitarrista dei Velvet Revolver. Qualcuno pensa che il gruppo sia alla fine, ma come un tuono all’improvviso arriva AB III (del 2010): sorta di cupo concpet album sulla fede, è un disco che segna un deciso cambio di prospettiva. Molto più heavy metal, inizia a farsi strada l’estensione vocale portentosa di Kennedy, e da strutture musicali che assomigliano a quell’interessante movimento chiamato progressive metal. È un nuovo grande successo.
Passano anni prima che esca Fortress, tra tour che toccano tutti i continenti, progetti paralleli, solisti, di musicisti che ormai sono diventati molto famosi. Per questo il disco era atteso come una sorta di prova del nove. Dato il titolo, l'album sembra far emergere l'idea che la band sia una sorta di rifugio creativo per i suoi membri, un santuario hard rock dove possono semplicemente suonare e suonare, non importa se al posto di mura possenti c’è solo qualche asse di legno invecchiato dal sole e dal vento. Si parte con Cry of Achilles, che inizia con le note di una chitarra acustica dal sapore flamenco (filone che per qualche anno colpirà in maniera stranissima tutti i grandi gruppi dell’heavy metal, richiamo solo i leggendari Opeth in Persephone, il brano acustico che apre Sorceness del 2016). Micidiale il veloce incedere del singolo Addicted to Pain, mentre in Bleed It Dry salgono in cattedra sia Tremonti con un suadente assolo, che la mirabile ugola di Kennedy. La ballata “alla Alter Bridge” si esprime in Lover e All Ends Well, dal sapore vagamente country. Sono diventati maestri nel costruire canzoni tra riff portentosi degni della vecchia scuola a ritornelli che rimangono subito in mente, come per The Uninvited. Il lavoro di AB III rimane nelle ottime In Peace Is Broken e nella toccante Calm The Fire, pezzo che esprime tutta la bravura vocale di Kennedy. Tremonti presta la sua di voce in Waters Rising, e scatena la sua anima metal in padrone nell’accoppiata Farther Than the Sun / Cry a River e nella lunga e mutevole title track contraddistinta da un pregevole lavoro della chitarra, anche qui a lambire il progressive metal. Fortress è un album trascinante, probabilmente meno creativo del precedente, ma molto più solido. La critica lo capisce e lo designa non solo come il loro miglior lavoro, ma tra i dischi dell’anno.
Gli Alter Bridge, che hanno sempre cercato di non passare per I Creed con un altro cantante, sono diventati, anche grazie alle spettacolari esibizioni dal vivo (suggerisco per i curiosi i Live From Amsterdam e From Wembley Arena) uno dei gruppi di punta di un metal non estremo, ma solido e convincente.
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likarotarublogger · 2 months
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Una delle città sotterranee più grandi del mondo è stata scoperta in Turchina
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Gli archeologi hanno visto che questa rete sotterranea in Cappadocia copre un’area molto più vasta di quella conosciuta finora.
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Città sotterranee, in Turchia è una stata scoperta una delle più grandi e avanzate del mondo.
Sotto la superficie delle strade in alcune zone della Turchia, una rete di tunnel ospitava un tempo migliaia di abitanti in cerca di riparo, in fuga dagli invasori e dalle persecuzioni religiose. Il Paese è noto per le sue città sotterranee, in particolare la grande città di Derinkuyu, che poteva ospitare oltre 20.000 persone. Sebbene non sia stato ancora completamente scavato, i dati attuali indicano che l’insediamento di 11 piani misura circa 185 metri quadrati, con un potenziale di oltre 465 metri quadrati ancora inesplorati. Ma c’è una novità: da quest’estate, gli archeologi che stanno studiando un sito a circa 240 km a ovest dell’antico santuario sotterraneo ritengono di aver portato alla luce una delle città sotterranee più grandi e più avanzate finora realizzate. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa turca Anadolu, la rete di stanze e corridoi sotterranei, nota come Sarayini, si estende su una superficie di quasi 20.000 metri quadrati.
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Al di sotto dell’attuale quartiere di Sarayonu, nell’area metropolitana turca di Konya, un labirinto di 30 camere è dotato di camini, magazzini, cantine e pozzi. Secondo quanto riferito, la rete a più livelli risale all’ottavo secolo. Hasan Uğuz, l’archeologo del Museo di Konya che dirige gli scavi, ha dichiarato che le squadre che lavorano sul posto non si aspettavano che l’insediamento coprisse un territorio così esteso. Oltre alle numerose stanze e sale, un passaggio particolarmente ampio è stato descritto come una sorta di “strada principale”. Le aree all’interno della struttura sono paragonate a palazzi per il grande comfort e per l’alta qualità della vita che la rete era in grado di sostenere, ben lontana quindi dall’idea di caverna primitiva che potremmo immaginare quando parliamo di abitazioni sotterranee. Il carattere raffinato dello spazio gli è valso il nome di Sarayini, che in turco significa, appunto, “palazzo”.
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Non pensavamo che potesse estendersi su un’area così vasta”, ha dichiarato Uğuz all’agenzia Anadolu lo scorso agosto. “Gli anziani che vivono qui hanno detto di aver visitato questo luogo quando erano bambini e che si trattava di una città sotterranea molto estesa”. Uğuz ritiene che i lavori di scavo di quest’anno abbiano fatto la differenza nel determinare quanto fosse grande la città sotterranea.
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Tra gli oggetti recuperati durante gli scavi ci sono ossa di animali e supporti per lampade. In una stanza particolare della rete sono stati trovati un tamburo a colonna e un oggetto posizionato come una pietra tombale.
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I lavori di scavo a Sarayini sono in corso da due anni. Molte delle antiche città sotterranee portate alla luce in Turchia sono state scoperte solo negli ultimi anni e la maggior parte non è stata ancora esplorata a fondo. Studi preliminari hanno indicato che un complesso sotterraneo trovato nella regione turca di Neveshir potrebbe essere addirittura ancor più grande sia di Derinkuyu che di Sarayini, anche se gli archeologi non hanno ancora un quadro completo del sito. Poiché le città sotterranee vicine a Sarayini distano tra i 5 e i 12 km, sono in corso ricerche per stabilire se i complessi possano essere collegati tra loro.
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Elena Rodica Rotaru( blogger) insieme a Resul Aygün imprenditore e guida turistica a Cappadocia Turchia 🇹🇷.
“Un'esperienza molto bella, un posto unico al mondo. Sono rimasto affascinato da queste grotte sotterranee dove l'uomo ha vissuto per migliaia di anni. Posti bellissimi da visitare, invito tutti coloro che amano l'arte sotterranea a visitare questi musei in Cappadocia.”
Voglio ringraziare la mia guida Resul Aygün che mi ha aiutato in ogni momento di questi 3 mesi insieme qui in Cappadocia per realizzare qualche documentari …
Cappadocia è un posto magico!Elena Rodica Rotaru
Articolo di @likarotarublogger @elenarodicarotaru-blog
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Quando si smette di amare, in genere non si ha la pazienza di aspettare che finisca bene, si cerca la strada più breve, la rottura, la sofferenza. Invece ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell'inizio, bisogna superare gli egoismi, vivere questo momento con la stessa passione, far sentire alla persona lasciata tutto il bene che c'è stato: ci vuole amore per chiudere una storia. Aspettare un po' per non buttare via tutto ma recuperare quanto è possibile, ricreando un altro rapporto, un 'dopoamore', fatto di conoscenza e di complicità, qualcosa che può essere molto più forte dell'amicizia. Io sono così. Quando una storia è stata importante e finisce, io la pazienza la trovo, soprattutto se in quel momento sono più forte. Anche se ho tutti i motivi per dire 'cazzo, basta!', non butto via il bene che c' è stato, non alimento false speranze, ma cerco di creare le basi per un altro rapporto. Magari, se mi comportassi da stronzo, aiuterei l'altra ad odiarmi, si libererebbe prima. Ma io preferisco l'indifferenza all'odio. Se uno ti odia può farti male. Metti che ti odia uno come Hitler. E' meglio se gli sei indifferente, no? Io non voglio essere odiato e, potendo scegliere, preferisco soffrire meno, lasciare piuttosto che essere lasciato, avere il senso di colpa per l'altra che sta male piuttosto che stare male io. Certe volte, quando ne sei fuori, pensi 'com'era bello quando soffrivo', ma è una fesseria. Con la sofferenza ci guadagnano solo i cantautori che ci scrivono sopra i successi. Bisogna avere il coraggio della fine, piano piano, con dolcezza, senza fare male. Io ho vissuto la vita stando molto a guardare, non sapendo che fare, per timidezza, per i problemi fisici che ho avuto. Credo di avere acquistato un bagaglio maggiore, di avere rispetto, quasi un animo al femminile, dove pensavo che niente mi era dovuto, dove tutto andava creato, formato, senza arroganze, senza presunzioni, senza quei famosi fumogeni che nascondono la verità.
Massimo Troisi
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limoniacolazione · 11 months
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Cronaca dell’ultimo anno, del perché scomparire, del perché poi tornare TW: Depressione, suicidio, burn-out
Il 10 ottobre 2022 il mio medico ha scritto per la prima volta, nero su bianco, nella mia cartella clinica le parole “burn-out” e anche “disturbo depressivo maggiore” e ancora “fobia sociale selettiva”. La mattina del 10 ottobre 2022 ho avuto un episodio psicotico mentre aspettavo di uscire di casa per andare al lavoro e con la sensazione, come ogni sacrosanto giorno, di non volerci andare, di non poter forzare un passo fuori dalla porta senza piangere a dirotto. Prima di quella mattina, ho passato ogni giorno delle vacanze nell’estate 2022 ad avere un attacco di panico perché un secondo dopo l’altro mi avvicinavo immancabilmente al rientro al lavoro. Prima ancora dell’agosto 2022, avevo già ascoltato la parola “burn-out” appiccicarmisi addosso durante una seduta di psicoterapia: era il 2021, ma non ci ho fatto caso. Quando ho chiuso l’Atelier Pupini, quando ho smesso di cucire, quando ho smesso di leggere i tarocchi, quando non ho più sentito interesse per niente e nessuno, quando ho smesso di dormire la notte, quando ho pianto tutte le lacrime, quando ho iniziato ad avere paura di uscire di casa, quando tutte queste cose si sono accumulate come macigno sui polmoni, avrei dovuto forse accorgermi e prendermi una pausa, ma non ci ho fatto caso. Quando ad inizio del 2021 ho avuto una sciatica, l’unica della mia vita, che si è protratta per mesi, che mi ha imposto di camminare con due stampelle per tutta la primavera, che è stata studiata come un mistero da molteplici esperti del campo medico che non hanno saputo trovare una spiegazione, avrei dovuto ascoltare il richiamo del corpo che mi invitava a fermarmi, ma non ci ho fatto caso. 
Quando lavori nel sistema pubblico, aggiungici pure che sei una people pleaser del cazzo, che non hai mai imparato a dire no, che i limiti non sai manco come si scrive, quando lavori per dei bambini che sono in tutte le situazioni della scala sociale, che si sono trovati ad avere magari dei genitori di merda o che sono meno fortunati di tanti altri, non ci fai caso ai segnali che ti dicono di fermarti quando c’è ancora tempo. Non ci fai caso perché il senso di responsabilità è la tua forza motrice. Perché se non te ne occupi tu, chi lo farà? Così non ho frenato. Mi sono schiantata con la pazzia, la depressione, il burn-out, la fobia sociale in un mattino di ottobre 2022; ci siamo accartocciati e siamo diventati una cosa sola.
Alla dottoressa che ha scritto, nero su bianco, nella mia cartella clinica, le parole “burn-out” e anche “disturbo depressivo maggiore” e ancora “fobia sociale selettiva” ho detto “mi faccia un certificato per oggi che ho saltato il lavoro e domani ci ritorno” (che quando uno è di coccio). Lei, la dottoressa, ha riso. Mi ha detto “hai pensieri suicidi?” e io ho detto no, fissando però un quadro del lago d’Annecy e immaginandomi nel suo fondo più profondo, coperta da metri cubi d’acqua, cosa che anche oggi, a scriverla, mi fa sentire una leggerezza, una pace che non so meglio descrivere. Ho mentito. La verità è che non avrei potuto sopportare un ricovero in ospedale psichiatrico, che mi avrebbe annientata e per questo ho mentito. Per mesi ho avuto idee suicidarie passive e adesso che è quasi un anno che sono sotto antidepressivi, direi che sempre di meno. Va meglio.
Al lavoro non ci sono più tornata. Mi hanno messo in lunga malattia. Adesso il mio lavoro è curarmi e provare a riemergere meglio di prima.
Ho imparato che si può essere depressi e innamorati, aver voglia di morire e ridere allo stesso tempo, passare notti insonni e giorni a dormire, che corpo e testa lavorano insieme, anche quando ti sembra che vogliano farti la guerra. 
La strada è ancora lunga, ma non sono sola. Esco ancora poco, ma parlo agli amici (ogni tanto, anche se lo sforzo è grande) e parlo di quello che sto vivendo (pure se la fatica è titanica). L’amico G., di professione psichiatra, mi ha chiesto se sono seguita. Ho risposto che ho due psicologi (uno per l’EMDR, una clinica) e uno psichiatra e che il prossimo passo è invitarli tutti a fare una partita di strip poker per entrare ancora di più in intimità.
Lo psicologo dell’EMDR mi ha detto “concediti un errore, mostrati trasparente, non abbellire la vita, inciampa”. Così, in tutta fragilità, ho scritto questa cosa e glielo dirò alla prossima seduta. 
Guillaume mi ama, riamato. Ogni tanto, quando mi sente vagare per casa, nel mezzo della notte, si alza anche lui, prende due biscotti e facciamo insieme uno spuntino. 
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idettaglihere · 4 months
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26 gennaio 2023.
È già passato un anno. Un anno fatto di paure, paranoie (tante paranoie), pianti (tanti pianti), fatica, insicurezze, nuove sfide, cambiamenti e momenti di smarrimento. Un anno durante il quale ho dovuto imparare a convivere con un corpo che ancora non sento mio, durante il quale ho dovuto imparare a conoscermi, a cercare di mettere pace nel conflitto tra mente e corpo. Ci sono giorni più difficili di altri, forse la maggior parte, o forse sono quelli ai quali faccio più caso.. ma d'altro canto è stato anche un anno pieno di soddisfazioni. Di momenti nei quali mi sono detta: "Brava Jessica" ed è raro io riesca a dirmelo. Un anno durante il quale dopo anni sono riuscita a mettermi in costume e andare in piscina, a fare centinaia di scalini girando Roma senza sentirmi morire, anzi, godendomi il paesaggio, a provare un vestito e pensare che forse non ci sto così male.
Vorrei poter dar ragione a quelli che dicono sia la strada più semplice, la cosiddetta "scorciatoia", perché in cuor mio vorrei che fosse stato e che sia un percorso facile, privo di dolori, lacrime e paure. Ma in fondo ne è valsa la pena viverlo con esse e continuare a lottare per dare una rivincita come si deve alla piccola Jess, che si è sempre sentita fuori luogo, sbagliata, ingombrante e allo stesso tempo così minuscola da essere sempre messa in angolo.
Non è ancora arrivata la fine ma fino ad ora è stato un bel viaggio, brava Jessica.
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heresiae · 6 months
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l'arrogarsi di buone intenzioni
TLDR: se volete aiutare una persona disabile che pensiate sia in difficoltà, PRIMA chiedete e solo POI dategli anche una mano. e non toccate senza permesso.
oggi mi si è incriccato un pezzetto di cuore mentre tornavo a casa di corsa per prendere una spedizione di cui mi avevano avvisata tardi e non mi permettevano più di cambiare.
mentre uscivo dalla metro di fretta incrocio una persona non vedente. la circumnavigo per lasciarla passare ma, grazie all'educazione ricevuta a casa, ho anche girato la testa per vedere se era tutto ok. non sembrava ok, era in mezzo all'atrio impalato e, normalmente, sanno dove devono andare grazie ai percorsi appositi e lo fanno pure spediti.
così mi sono avvicinata per chiedergli se aveva bisogno e sì, stava cercando la stazione dei treni, da cui era appena arrivato, ma era entrato da un ingresso che non usava di solito e si era confuso.
faccio per accompagnarlo e d'istinto vado a prendergli il braccio ma poi il cervello mi fa: "ehi! guarda che potrebbe dargli fastidio" e quindi mi scuso e glie lo chiedo. mi fa: "no anzi, lei è tipo la prima che mi chiede se ho bisogno di aiuto prima di afferrarmi per un braccio".
crick
ora. gente. GENTE. le persone disabili avranno anche un handicap, ma se le vedete in giro da sole significa che se la sanno cavare benissimo senza bisogno che li afferriate e trattate come bambini o pupazzi.
già se succederebbe a me il mio cervello andrebbe immediatamente in una situazione di fight or flight, cosa pensiate possa pensare una persona disabile che già normalmente ha un controllo limitato di quel che succede intorno a sé? come vi sentireste voi se, mentre cercate di capire quale ingresso dovete usare per entrare in un edificio, qualcuno vi afferrasse e trascinasse verso quello che pensa sia la vostra destinazione?
infatti, appena emersi dalle scale mobili, ha capito dov'eravamo ed è andato per la sua strada. non solo, gestisce la salita e discesa dalle scale mobili meglio della maggior parte delle persone normodotate che incontro regolarmente (che è perfettamente normale per una persona che gira regolarmente per i mezzi pubblici).
non siate arroganti. prima chiedete. e se vi dicono no grazie, andatevene per la vostra strada. e se vi sembra che abbiano bisogno di aiuto anche fisicamente, CHIEDETE PRIMA.
PS: va da sé che vale un po' per tutto
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cinearchitecture · 1 month
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Bologna's strada and piazza Maggiore in Edipo re (Pier Paolo Pasolini, 1967)
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elenascrive · 4 months
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Si preannunciava una giornata
abbastanza complessa quella odierna,
tra lavoro, scioperi ed appuntamenti vari,
con il timore di poter perdere qualcosa per strada
e con l’ansia che per questo cresceva.
Avevo bisogno di un po’ di carica.
Così mentre uscivo di casa,
come sempre un attimo prima dell’alba,
per andare a fare il Mio dovere,
percorrendo a piedi alcune vie del quartiere,
d’improvviso alzo gli occhi al cielo
e mi appare Lei:
Pienamente abbagliante
per salutarmi in tutto il proprio chiarore smagliante.
Era da più di un mese che non la vedevo a quest’ora
e quando l’ho salutata,
un grosso sorriso raggiante e commosso
mi si è stampato immediatamente sulla faccia.
Si è fatta attendere ma n’è valsa certamente la pena,
soprattutto tenendo conto del fatto che
abbia scelto il giorno giusto per poter apparire.
Non è stato un caso infatti che l’abbia fatto proprio stamani,
sapendo quanto avessi bisogno della Sua Regale Presenza
per affrontare ciò che mi attendeva
con maggiore tranquillità.
Lei fa sempre il modo di esserci sempre
nelle occasioni che contano
e anche stavolta non ha deluso per niente,
facendosi dunque trovare pronta all’appello.
Io non so come fa.
Sinceramente non ho capito come riesce a carpire
quanto la Sua Presenza sia fondamentale,
però è così e non posso che prenderne atto
con estrema felicità.
Vederla perciò mi ha portato bene per l’ennesima volta,
poiché sono riuscita a resistere ad ogni evenienza,
sciopero compreso,
portando a casa l’ennesima giornata tosta.
Ora che sta per terminare posso riprendere fiato,
beandomi della fortuna che posseggo,
ad avere Sua Maestà al Mio cospetto,
sempre pronta a proteggermi, a rassicurarmi
e infine ad aiutarmi nei momenti delicati.
Come farei senza di Lei?
Non ci voglio nemmeno pensare!
@elenascrive
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chouncazzodicasino · 5 months
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Amavo il Natale da piccola. Ricordo perfettamente la vigilia, la strada per arrivare a casa di nonna con una Roma notturna che mi affascinava tanto, soprattutto passare sopra Corso Francia illuminato con quelle luci gialle, io lo chiamavo il ponte di nonno. Arrivare a casa e trovarla sempre perfetta con le sue decorazioni elegantissime in ogni angolo, il presepe con decisamente troppe pecore e il terreno fatto di ceci e lenticchie, le tante candele rosse sparse per casa (sì, una volta sono venuti i pompieri), i rami di eucalipto rosso, i fazzoletti ricamati a tema natalizio, il vassoio gigante degli antipasti con pomodorini, mozzarelline, carciofini, cipolline, olive e salamini tutto rigorosamente disposto in fasce precisissime, il pandoro con la candela sopra, il Mont blanc enorme e il dolce della castagna, noi tanti cugini che dopo cena andavamo ad addormentarci tutti accalcati sui divani di velluto mentre i grandi facevano la cioccolata (o in realtà preparavano i regali) e chi voleva andava a messa. Al loro ritorno si mangiavano i dolci e poi i regali. Scatola grande "aaah questi sono calzini!" e scatola piccola "finalmente delle scarpe", classica battuta degli zii o che adesso faccio io. Era molto bello.
Poi una grande fase di Natali divisi per due nuclei familiari, ma sempre belli bene o male. Vigilia con papà e nonna poi la mattina del 25 in macchina per scendere dagli zii e da mamma.
Da un po' di tempo abbiamo ricominciato a fare il Natale uniti. La famiglia allargata. I primi istanti non senza un pochino di imbarazzo ma per fortuna il ruolo di giullare mi riesce benissimo e devo dire ha aiutato tanto in quei momenti. In questi ultimi anni per me l'unica vera cosa che significa Natale è passare queste giornate con mia nonna. È l'unica cosa che mi preme. L'unica cosa per cui mi impunto.
Lo scorso Natale l'ho passato a casa col covid. Piangendo. Non per il covid, ma perché avevo infettato tanti miei amici ad una cena qualche giorno prima, rovinando il loro Natale e quello delle loro famiglie. Gli unici due giorni senza olfatto e gusto sono stati 24 e 25, come beffa del menù godurioso, credo. Col senno di poi ci rido e ci ridiamo sopra, soprattutto perché mi sono beccata il soprannome di Cavallo di Troia.
Quest'anno non sento il Natale ma non me ne dispiaccio. Nelle ultime 48 ore si sono susseguite una serie di notizie e cambiamenti di programma per cause di forza maggiore che all'ultima ho reagito ridendo. Si naviga a vista. Io, alla fin fine, vorrei solo mantenere la certezza del vedere nonna, controllare se il presepe ha sempre troppe pecore e il terreno fatto di ceci e lenticchie anche se adesso non lo fa più lei, portarle dei rami di eucalipto rosso, accendere tante candele rosse in giro per la casa, farla ridere e farle assaggiare il dolce della castagna.
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diceriadelluntore · 3 months
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Storia Di Musica #315 - Blackfoot, Strikes, 1979
Per le Storie di Marzo ho individuato un metodo scientifico infallibile per scegliere la tematica che legherà i dischi di questo mese: ho preso a caso con gli occhi chiusi, un bottone nella scatola in cui tengo quelli di riserve, e ho pescato un bottone nero. Di per sè, il colore nero poteva aprire una infinità di opzioni, ma seguendo il principio della scoperta, in questo 2024, di band dimenticate, ho optato per dischi di band che hanno "nero" nel nome. Tralasciando le scelte più ovvie, il viaggio musicale marzolino inizia nella Florida di fine anni Sessanta, quando stava per prendere il volo il Southern Rock. Siamo a Jacksonville, capitale dello stile, e come molti stavano facendo in quei mesi, dei giovani mettono su una rock band: Rickey Medlocke (batteria, voce) e Greg T. Walker (basso) incontrano il newyorkese Charlie Hargrett (chitarra) e danno vita al gruppo Fresh Garbage Band con Ron Sciabarasi alle tastiere. Da qui inizia una serie infinita di cambi di formazione intorno ai primi tre che seguirà per decenni il destino dei nostri: infatti il primo a lasciare è Sciabarasi, si aggiungono altri musicisti provenienti da un'altra band, i Tangerine, cambiano nome in Hammer e con questa formazione per 6 mesi sono la resident band del più popolare topless club di Gainsville, in Florida, il Dub's. Provano ad andare a New York, e lì si accorgono che esiste già una più affermata band con lo stesso nome, quindi decidono di chiamarsi Blackfoot, in omaggio al popolo dei Nativi americani, dato che Jakson Spires, entrato dai Tangerine, è parte Cherokee, Medlocke parte Sioux, e Walker parte Creek. Ma la loro strada è ancora lunga: la band si scioglie diverse volte, alcuni di loro vanno a suonare con i Lynyrd Skynyrd (Medlocke e Walker, per alcuni mesi nel 1971, uscirà solo nel 1978, dopo l'incidente aereo che colpì il leggendario gruppo, il materiale registrato in quel frangente), si trasferiscono in New Jersey, dove con una formazione stabile registrano delle canzoni, che dopo varie peripezie nel 1975 vengono pubblicate dalla Island, che cercava nel proprio catalogo un gruppo Southern Rock, con il titolo No Reservation, e nel 1976 Flying High, stavolta per la Epic: sono due dischi di southern rock che non lasciano il segno e sopratutto non vendono quasi nulla. La band è sempre in fermento, e passano 3 anni (tra scioglimenti, defezioni per problemi alle corde vocali, dissidi) quando passano alla Atco, che suggerisce loro un approccio diverso alla scrittura. Ne esce fuori il disco di oggi, Strikes (1979), con il cobra sfocato in copertina, che li fa conoscere, dopo dieci anni, al grande pubblico. Merito è di una formazione finalmente definita (almeno per il momento) composta da Rickey Medlocke, Charlie Hargrett (chitarra ritmica), Greg T. Walker (basso) e Jakson Spires (batteria) ed una scaletta che alterna pezzi propri, tra cui i loro due maggior successi, e una scelta azzeccatissima di cover, suonate in maniera originale rispetto alle versioni degli autori. Il suono è più hard o AOR (che sta per adult oriented rock, il genere che maggiormente passavano le radio), e ha una sua natura interessante, per quanto costruita nei canoni del genere senza tante innovazioni.
Mi piace molto la scelta delle cover: I Got A Line On You fu un grande successo dei favolosi Spirit di Randy California, band mitica del rock Californiano del decennio precedente, e qui viene resa più groovy e tosta rispetto all'originale; Pay My Dues fu un successo dei Blues Image, altra band della Florida, di appena qualche anno prima dei nostri, che fu uno dei pochi esempi non californiani di rivisitazione del blues, alla maniera "europea", e che come i Blackfoot era famosa come resident band, non di un topless bar, ma di un famoso locale di Miami, il Thee Image, aperto alla sperimentazione; Wishing Well fu invece un successo dei Free, la band inglese di Paul Rodgers che prima di sciogliersi (lui andrà ai Bad Company) scrisse questa hit. Di tutte e tre, i Blackfoot ne fanno una versione particolare, dove i cambiamenti seppur minimi sono quelli incisivi, regalando alle nuove versione un vestito particolare e riconducibile al loro nuovo stile. Tra gli autografi, segnalo le loro due canzoni più famose: Train Train, scritta dal nonno di Rickey Medlocke, Shorty, che diventerà una hit anche per Dolly Parton e per un'altra band dell'heavy metal, i Warrant. Ma la loro canzone simbolo è Highway Song: oltre 7 minuti spericolati, dalla costruzione epica e imperiosa e che finiscono con sensazionali duelli di assoli alla chitarra, con all'inizio anche belle melodie vocali, canzone che è un grande omaggio all'epopea dei gruppi che dalla Florida hanno messo mattoni importanti all'edificio della Storia del Rock. Il successo arriva, quasi inaspettato, e la band fa da spalla a grandi nomi in tour nel 1979 negli Stati Uniti: fondamentale per loro quello in apertura ai The Who. La band cavalca l'onda e in due anni sforna altri due dischi niente male, Tomcattin (1980, con una Pantera in copertina) e Marauder (con un falco, 1981) e fa due tour seguitissimi. Qui però finisce la loro fortuna: l'arrivo, come uno tsunami, dell'estetica MTV li taglia fuori: il rock del sud è visto come un genere passato e addirittura la ATCO non accettò il loro disco che sarebbe dovuto uscire nel 1984, Vertical Smiles. La band conseguentemente va in crisi e si scioglie per l'ennesima volta. Va detto che non saprei nemmeno contare i vari avvicendamenti, ma considerando che tentano una reunion prima nel 1990 (pubblicando un nuovo disco, Medicine Man) e poi addirittura nel 2004 e nel 2021 sono sicuro che nelle varie formazioni hanno girato almeno 40 musicisti diversi, a dimostrazione di una voglia di musica francamente ammirevole.
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susieporta · 7 months
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L'amore se ne frega.
Ho accumulato ormai un bel mucchio di anni nello studio, tali e tanti da poter testimoniare alcune verità, conosciute ma tacitate, che attraversano il vivo dell'esperienza degli uomini, e delle donne.
L'amore, che vuole 'Ancora', è a scapito di ogni cosa. L'amore comporta una perdita delle relazioni umane, un calo nelle gerarchie sociali, una discesa nel potere di acquisto.
L'amore, e le sue conseguenze, se ne frega di ogni convenzione.
Dove vissuto intensamente, sino alla fine, quand'anche durasse un solo giorno, l'amore per una persona fa a meno degli orari di lavoro, dei tempi, del rispetto delle regole convenzionali.
L'amore prende treni andata e ritorno in giornata, sale su aerei senza poterli pagare se non a costo i sacrifici immani.
L'amore infrange tutta quella serie di asfittiche regole, normali, utili, normalizzanti, necessarie alla vita, al lavoro, al progresso.
Quando è vero, quando cioè diventa fine e tensione della vita stessa, vale sempre la pena.
'Valeva la pena uscire da quella riunione di lavoro e perdere la promozione'? ' Ah si, dottore. Lui era la sotto con i fiori, e mi ha portato via'
' Oggi il suo stipendio è assai basso'
'Si, ma quel momento valeva una vita intera.
Non potevo perderlo '
'Valeva la pena accettare l'invito di quella donna, pur sapendo dei precedenti, del carcere?
' Si dot, la mia famiglia mi ha cacciato via, quasi diseredato, ma non avrei ma potuto dirle di no.
Rinunciare all'amore per convenzione per morale, per costume, per tradizione familiare, perché 'non si deve', non è ' giusto'.
Perché questo ,quell'altro, priva la vita di quell'attimo incandescente che , da solo, rappresenta una luce che illumina l'universo.
Dopo il big bang, l'universo divenne freddo, tetro, gelato ed infinito.
Ma quel bagliore valeva tutto.
I casi suddetti, e altre mille ne potrei citare, conducono oggi vite non ricche, non visibili. Molti di essi hanno difficoltà economiche, a causa delle loro scelte.
Ma sono vite piene, colme.
Dire no all'amore per la convenzione, come accade nella maggior parte dei casi, conduce ad una vita mediocre, normale, normalizzata. Ricca, spesso agiata, confortevole. Rispettabile.
Nei canoni.
Ma quando giunge l'autunno della vita, il lungo e freddo periodo del rimpianto, questo viene quasi tutto speso nel rammarico, nella dannazione di aver lasciato per strada l'amore, vero. Il declino dell esistenza diviene un lungo prodomo alla morte, vissuta come una liberazione. Nessuno immagina quanti uomini e donne in questa deriva passano nello studio di un analista.
Questo è in nuce il discorso che stamattina, farò ad un emittente radiofonica che mi ha invitato , il link della quale metterò solo dopo essermi accertato che si apra, vista la mia nota dabbenaggine nel indicare link che poi si aprono in punto cieco.
Come sempre, psicoanalisi e desiderio.
Mentre tutta l'intellighenzia vi blatera, in tv, ' fate i bravi, siate monogami, siate fedeli anche quando tutto è morto. Obbedite, lasciatevi giudicare', la forza sovversiva del desiderio indica la strada opposta. Come diceva Freud ' noi portiamo la peste'
Molla tuto, alzati in piedi, corri giù dalle scale.
Vai incontro a chi ti sta aspettando, non corre il rischio di perderlo.
Insomma, vatti a prendere l'amore, ovunque esso sia.
Vi ricordate la ' Canzone di Carla' ?
George si innamora di Carla, e per lei compie azioni inconsulte, al punto di fermare un autobus per farle fare un giro. La ditta lo riprende e lo licenzia.
Ma quella scena, vale tutto il film.
Maurizio Montanari
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Allora, avrai due amori nella vita, uno possibile con cui costruire, uno impossibile con cui vivere in sogno ciò che sarebbe potuto essere. Ho sempre pensato che la vita ti regali con ogni persona al massimo un paio di occasioni, la seconda, se per qualche strano motivo hai buttato via la prima. Tu le sprecherai entrambe, poi continuerai a pensarci sempre, come una condanna, un tormento, un chiodo fisso distratto dal muro solo alcuni secondi, il giusto tempo per staccarsi e far crollare in terra, in mille pezzi, le tue certezze di anni. Perché in cuor tuo sai che avrai dovuto rinunciare per cause di forza maggiore, non avresti voluto. Conoscerai cos'è la disperazione, conoscerai l'impotenza che consiste nel riporre il domani in una speranza negata. Tutto ciò che vivrai con chi avrai accanto ti risveglierà sempre un ricordo sottile, prepotente, assoluto, selvaggio e passionale com'è una storia non consumata, un'emozione proibita. Uno sguardo incancellabile, e lo sapevo, lo sapevo già, credimi, lo sapevo come un giuramento che non l'avrei dimenticato, né avrei potuto ritrovarlo mai più negli occhi di nessuno. Lei aveva uno sguardo che sapeva tutto di me e io sapevo tutto del suo, senza esserci potuti dire quasi niente che potesse giustificare quella strana sintonia. Due persone che si guardano e si spogliano di tutto, hai presente? Si percorrono, come si fa con una strada che conduce nel punto più alto che c'è ma poi devono rivestirsi, nascondere la propria intimità e cedere al potere del "non si può", divisi su un bivio beffardo. Ma io quello sguardo lo conservo dentro di me come un segreto ribelle che si è svelato al respiro e fa parte di ciò che mi tiene in vita, non me lo sfilo dal cuore. Perciò ogni mio respiro lo alimenta ancora. - e quindi si sceglie il primo tipo di amore? Credo di sì, a malincuore, ecco il perché di tanta gente infelice. Forse sprecando il momento perfetto poi ci si consola così, quasi fosse una giustificabile punizione. Io no, io non ce l'ho fatta. Ho preferito niente. Ma oggi penso che forse, più semplicemente, la natura degli uomini sia questa qui. Noi amiamo essenzialmente quello che ci manca.
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Massimo Bisotti
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dinonfissatoaffetto · 8 months
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𝑱𝒐𝒔𝒆̀ 𝑺𝒂𝒓𝒂𝒎𝒂𝒈𝒐 - 𝑨 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒔𝒆𝒓𝒗𝒆 𝒍𝒂 𝒍𝒆𝒕𝒕𝒆𝒓𝒂𝒕𝒖𝒓𝒂?
A niente, - risponde Saramago - prenda le opere letterarie più notevoli, quelle occidentali, se vuole, le più vicine a noi; prenda quelle che hanno messo il dito nelle piaghe delle miserie umane, quelle che con maggior acume e forza ci hanno avvertiti sul pericolo che rappresenta la nostra presenza umana per il mondo in cui viviamo, prenda le tragedie di Sofocle, la Commedia di Dante, il Don Chisciotte, i drammi e le tragedie di Shakespeare, i romanzi di Kafka, Tolstoi, Dostoievski, Musil, Camus, Sartre, quelle che vuole, e sarà d’accordo con me che nessuna di queste opere – nemmeno tutte loro insieme - sono riuscite a cambiare una virgola nella storia della barbarie umana.
– 𝑽𝒂 𝒃𝒆𝒏𝒆, 𝑺𝒊𝒈𝒏𝒐𝒓 𝑺𝒂𝒓𝒂𝒎𝒂𝒈𝒐. 𝑸𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊 𝒍𝒆𝒊, 𝒑𝒆𝒓𝒄𝒉𝒆́ 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆?
Questo è un altro paio di maniche. Sebbene sia vero che la letteratura non è mai servita a cambiare il corso della nostra storia, e in questo senso non nutro alcuna speranza nei suoi confronti, a me è servita per amare di più i miei cani, per essere un miglior vicino di casa, per curare i miei alberi, per non buttare la spazzatura in strada, per amare di più mia moglie e i miei amici, per essere meno crudele e invidioso, per capire meglio questa cosa tanto strana che siamo noi uomini.
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